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Siamo collettivamente programmati per considerare la California un posto degno di essere sognato. Pochi altri luoghi hanno goduto di una fama altrettanto dorata e hanno saputo capitalizzarla, rendendo spesso possibili ascese sfolgoranti e grandi fortune, più o meno basate sull’innovazione tecnologica. Se ci mettiamo i paesaggioni e la costante influenza sulla cultura globale – dal cinema alla musica – dovremmo aver dipinto un quadro più che idilliaco. Chi non vorrebbe vivere in un posto dove c’è ricchezza, occupazione, fermento e inventiva? Università strabilianti, terreno fertile per far germogliare le proprie idee, la promessa continua del progresso e del benessere? Insomma, chi non vorrebbe vivere in California, sembra domandarci il fin qui incoraggiante curriculum dello stato? I californiani, a quanto pare.

Da che mondo è mondo, la gente si sposta per migliorare le proprie condizioni di vita. Le motivazioni possono essere innumerevoli, ma l’ambizione di base è grossolanamente riassumibile in questo modo. Perché mai, dunque, un posto che sembra avere ogni carta in regola per garantire radiosi futuri sta perdendo “popolazione”, invece di guadagnarne come regolarmente è sempre accaduto?
Francesco Costa prova a rispondere, un pezzettino alla volta, a questa domanda complicata in California – in libreria per Mondadori. Perché sì, per quanto controintuitivo possa risultare, qualcosa si è spezzato e i costi della vita californiana stanno cominciando a sovrastare le opportunità, superando anche la dicotomia tra città e centri più piccoli. Tutto tende all’impraticabile, allo sproporzionato, al dispendioso.

Dalle radici profonde di una crisi immobiliare che sta raggiungendo vette surreali all’emergenza umanitaria (mi pare la definizione più accurata) dei senzatetto, dal costo esorbitante della vita all’incubo del traffico, Costa assembla un puzzle pieno di linee di frattura e tesserine bruciacchiate dal fuoco dei frequentissimi incendi. Il paradosso più grande sta forse nella politica che, nel professarsi estremamente virtuosa, “woke” – come viene bollata con insofferenza – e iper vigile e accogliente in fatto di diritti civili, diversity ed equità, non sembra di fatto avere gli strumenti per affrontare una realtà conflittualissima, iniqua e impari. La California pare un posto dove il privilegio estremo viene riconosciuto a parole – sovente di autodenuncia, perché segnalare sempre la propria rettitudine è fondamentale – ma dove è difficile innescare un cambiamento che non sia soltanto cosmetico. Perché restare, si chiedono molti “nuovi” californiani, in un simile ginepraio di potenziali passi falsi e oggettive asperità pratiche? Perché rinunciare a un presente più “semplice” – anche se magari meno glorioso, per certi standard da SE VUOI PUOI – in nome di una promessa che pare sempre più remota o alla portata ci chi partiva già in vantaggio?
Vedremo come si mette? Vedremo come si mette. O al massimo raccoglieremo firme per l’ennesima petizione in difesa di uno status quo che non conviene quasi più a nessuno.

“Regala un libro che non sbagli mai”: MADORNALE ERRORE, TRAGEDIA, MENZOGNA!
Donare un libro è potenzialmente meraviglioso, ma bisogna metterci del doveroso impegno e lasciarsi pervadere dalla nobile necessità di assecondare – o almeno di intuire – gli interessi altrui. È anche un po’ per favorire questa sana ricerca di argomenti e aree di curiosità che, specialmente a Natale, tendo a procedere per temi ben riconoscibili. Quando si può, provo anche a individuare delle edizioni “importanti”, perché mi preme farvi fare doppiamente bella figura. Ma guarda, questo libro è perfetto per me ed è pure MAGNIFICO a vedersi! Ecco, non sempre si arriverà a quest’intersezione eccellente tra contenuto e involucro – che poi è anche un po’ la definizione condivisa di “strenna” – ma vale la pena tentare.
Altre note metodologiche? Non necessariamente troverete solo novità freschissime – perché i libri, per nostra fortuna, non scadono. Sì, i link puntano ad Amazon – ma se non vi va di comprare lì e di convogliare ESORBITANTI % di affiliazione nella mia direzione potete felicemente segnare tutto e rivolgervi alla vostra libreria preferita.

Procediamo?
Procediamo, che queste premesse non ha mai voglia nessuno di leggerle.


Giampaolo Barosso
Dizionarietto illustrato della lingua italiana lussuosa

Elliot

Gramolazzo! Caccugnare! Lampasco! E suppergiù altre 2000 voci qui collezionate, spiegate e commentate con sagace ironia e un autentico gusto per la stravaganza linguistica.
Per chi coltiva una vivace passione per la lingua italiana ma – grazie al cielo – è immune da pretenziosità e parrucconerie.


Jenny Uglow
Il libro di Quentin Blake
L’ippocampo
(Traduzione di Paolo Bassotti)

Uno splendido compendio per immagini della carriera e della vita professionale (e non) di uno degli illustratori più amati della galassia tutta, dagli esordi al sodalizio leggendario con Roald Dahl.
Per chi ha voglia di curiosare nell’archivio di un artista che ha profondamente popolato il nostro immaginario, accompagnando le storie della nostra infanzia con estro e accuratissima crudeltà. 🙂


James Mottram
Jurassic Park – The Ultimate Visual History
Insight

Inaugurata nel 1993 da Spielberg – su materiale romanzesco di Michael Crichton – la saga di Jurassic Park ci ha accompagnato in varie vesti fino a pochi mesi fa, con il terzo e ultimo capitolo dell’inevitabile reboot che tocca a tutti i prodotti di successo delle nostre infanzie. Questo volume – che fa parte del catalogo favolosamente pop di Insight – è una gloriosa cronaca del backstage del primo film e chiude simbolicamente il cerchio ospitando anche i contributi di Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum, oltre a una valanga di fotografie inedite e “documenti” di lavorazione.
Per chi ama i libroni dedicati al cinema e continua a non accettare i dinosauri con le piume. Sì, vi sto specificamente segnalando l’edizione originale in inglese.


Omero
Odissea
Blackie Edizioni
(Traduzione di Daniel Russo)

Blackie inaugura con questa prima illustrissima uscita il suo filone dei “Classici Liberati” AKA un progetto che ambisce a conciliare rigore filologico e accessibilità, riconsegnandoci i testi fondanti della nostra cultura in una chiave ad alto tasso di godibilità, senza sminuirne la profondità o semplificarne la portata. Come si fa? Ottima domanda. Blackie si affida qui alla traduzione di Daniel Russo, basata sulla versione in prosa di Samuel Butler – celeberrima per la sua eleganza e leggibilità – e a un impianto iconografico giocoso e puntuale, senza tralasciare annotazioni e commento.
Per chi a scuola ha sofferto ma vuole rifarsi, per chi già ama i classici e vuole continuare coltivarli.

Bonus track: Daniel Russo che parla del lavoro sull’Odissea chez Tienimi Bordone.
Bonus track inevitabile, visto che parliamo di Blackie: il famigerato (e regalabilissimo) quaderno dei compiti delle vacanze per adulti c’è anche quest’inverno.
Bonus track correlato, visto che abbiamo tirato in ballo un libro “interattivo”: era uscito quest’estate per accompagnarci sotto l’ombrellone, ma i casi da risolvere di Scena del crimine continuano ad essere una valida idea per chi apprezza gialli e rompicapo.


Janina Ramirez
Divine – 50 storie meravigliose di dee, spiriti e streghe
Nord Sud Edizioni

Dalle valchirie a Medusa, da Rangda a Venere, un’indagine splendidamente illustrata sul rapporto tra femminilità e trascendenza. Il libro cataloga le sue cinquanta “dee” per aree tematiche – Guida e governo, Nuova vita, Morte e distruzione, Amore e conoscenza, Natura e animali -, passando in rassegna le mitologie e la storia di un ampio ventaglio di popoli e culture.
Per chi sta costruendo una biblioteca femminista, per le fattucchiere del vostro cuore e per chi apprezza leggende e folklore.


Barbara Sandri & Francesco Giubbilini
Progetto grafico di Camilla Pintonato

Il gallinario
Quinto Quarto

Dunque, vorrei in realtà segnalarvi Quinto Quarto in blocco, ma uso questa esaustiva enciclopedia delle galline come testa di ponte. Non so cosa ci sia nelle scelte grafico-visuali di Camilla Pintonato, ma questo libro mi mette addosso una serenità indescrivibile – e il serraglio è in via d’espansione, pure. Volete dedicarvi agli ovini? Perfetto, c’è Il pecorario. Vi piacciono i maiali? Ottimo, c’è Il porcellario.
Per chi sogna di governare una fattoria ma sta in 34mq a Milano e per chi ama la saggistica zoologica ben illustrata (in tutti i sensi).


Jean Giono (con le illustrazioni di Tullio Pericoli)
L’uomo che piantava gli alberi
Salani

Una caparbia impresa solitaria – portata avanti con l’unico intento di far tornare a vivere un territorio disgraziato – che non smette di scaldare il cuore e di generare edizioni stupende. Qui il testo di Giono è accompagnato dalle illustrazioni di Pericoli, che si trasformano in una sorta di narrazione parallela – con tanto di musica da ascoltare grazie a un QR.
Per chi non abbandona la speranza e crede ancora nel potere della generosità disinteressata.


Cecily Wong & Dylan Thuras
Food Obscura – Guida alle meraviglie gastronomiche del mondo
Mondadori
(Traduzione di Manuela Faimali e Teresa Albanese)

La versione gastronomica del beneamato Atlas Obscura promette di condurvi ai quattro angoli del globo alla scoperta dei cibi e delle specialità più intriganti.
Per chi ama viaggiare, sperimentare mangiando ed esplorare luoghi insoliti.


Craig A. Monson 
Suore che si comportano male
Il saggiatore

(Traduzione di Luisa Agnese Della Fontana)

Geniale copertina che rende omaggio a Cronaca Vera e contenuto di raro rigore storico, per quanto si parta da premesse indocili e riottose. Scandagliando registri e una vasta documentazione d’archivio, Monson costruisce qui una hall of fame delle monache italiane che fra il XVI e il XVIII secolo cercarono di ribellarsi – talvolta violentemente – alle imposizioni di una vita che non avevano scelto.
Per gli spiriti liberi di ogni tempo, per chi mal tollera soprusi e costrizioni, per chi ama la saggistica storica più spigliata.


Comics & Science – Vol. 1 e 2
A cura di Roberto Natalini e Andrea Plazzi
Feltrinelli

I due volumoni di Comics & Science raccolgono l’immenso lavoro divulgativo portato avanti dal 2012 dal CNR in collaborazione con una folta schiera di straordinari fumettisti italiani. Le storie sono in precedenza uscite in fascicoli tematici ma trovano qui per la prima volta una dimora “complessiva”… e il risultato è davvero magnifico. Dalla matematica all’esplorazione spaziale, dalle scoperte informatiche al collasso delle stelle, il disegno incontra la ricerca per farsi accessibile, divertente, chiaro e limpido.
Per chi impara meglio quando se la spassa, per chi studia volentieri e per chi vuole capire meglio il presente per riuscire a intravedere il futuro.


Michael Leader & Jake Cunningham
Ghiblioteca – La storia dei capolavori dello Studio Ghibli
Magazzini Salani

Tornerei volentieri a rimpolpare il filone “backstage del cinema” con questa enciclopedia (necessariamente) illustrata della filmografia pluridecennale dello Studio Ghibli. Un eccellente tour guidato che approfondisce prodezze tecniche, significati e fonti d’ispirazione, da Totoro alla Città incantata.
Per chi ama Hayao Miyazaki, l’arte e l’animazione giapponese.


Francesco Costa
California
Mondadori

Che cosa sta succedendo alla California? Come è possibile che uno stato che produce così tanta ricchezza e sul quale abbiamo riversato così tanti sogni stia diventando un posto in cui si campa fondamentalmente male? Costa torna alla sua specialità – gli Stati Uniti del nostro presente – per cercare di districare una matassa di non facile interpretazione.
Per chi ascolta Morning con trasporto, per chi si interessa di macro-fenomeni “esteri” che riguardano pure noi (più del previsto) e per chi sta combattendo col mercato immobiliare delle nostre grandi città.

Bonus track a tema Costa-Il Post: la collana delle Cose spiegate bene co-prodotta con Iperborea è arrivata ormai al quarto volume. Se fra i destinatari dei vostri doni c’è chi vorrebbe approfondire il funzionamento della filiera editoriale o le droghe, la giustizia e le questioni di genere, dateci un occhio.


Mervyn Peake
Gormenghast – La trilogia
Adelphi

(Traduzione di Anna Ravano e Roberto Serrai)

Descrivere Gormenghast è un problema. Ci ho provato qui, partendo dal primo libro della trilogia. È un’opera folle, labirintica, terrificante e superba che non somiglia a niente e reinventa molto di quello che può risultarci noto. Adelphi, con uno slancio di notevole coraggio, ha deciso di far convergere i tre atti di Gormenghast in un unico volume che immagino possa tornarvi utile anche come elemento architettonico per edificare il vostro personalissimo torrione maledetto.
Per chi non teme nulla – e fa male -, per chi vuole revisionare completamente la sua idea di gotico, per chi ama i gatti bianchi in grandi quantità.


Alex Johnson & James Oses
Una stanza tutta per sé – Dove scrivono i grandi scrittori
L’ippocampo

Da Jane Austen a Paolo Cognetti, un’indagine illustrata sugli spazi creativi di chi amiamo leggere da tempi più o meno recenti. Ogni stanza è raccontata da Johnson e illustrata sapientemente da Oses, per dar vita a una grande residenza collettiva abitata da penne illustri.
Per chi legge volentieri storie e romanzi ma vuole anche sapere meglio da dove arrivano.

Corollario: se il titolo vi suscita moti d’amore per Virginia Woolf, c’è anche Stanze tutte per sé, che si concentra sulle dimore più significative per il gruppo Bloomsbury degli anni Venti (Edward e Vita Sackville-West in testa).


Valentina Divitini
Leggere i tarocchi – Una guida e molte idee per esperti e principianti
Magazzini Salani

Una guida lontana dal nozionismo per scacciare le diffidenze e padroneggiare uno strumento di ragionamento alternativo, tra immaginazione e simboli condivisi. Ne avevo parlato anche qua e vi incoraggio ad approfondire, se serve. 🙂
Per chi intuisce il fascino delle storie e vuole provare a farsi le domande giuste.

Bonus track illustre: Dizionario dei simboli di Juan-Eduardo Cirlot.


Gribaudo
La collana Straordinariamente

Vi fornisco un link approssimativo, ma sappiate che la collana Straordinariamente – popolata da questi volumi di grande formato dalla grafica di copertina assai riconoscibile – contiene suppergiù ogni branca dello scibile umano. Che vi interessiate di Black History o di medicina, di economia o di Sherlock Holmes, è assai probabile che ci sia un tomo per voi. L’idea di base è quella di rispondere ai quesiti fondamentali di una determinata “materia”, sviscerandone i casi esemplari e sintetizzando in maniera accessibile e graficamente vispa le curiosità e i fenomeni più rilevanti.
Per chi ama gli approfondimenti “verticali” e vuole umiliarci a Trivial Pursuit.


Nicolas Guillerat & John Scheid
Infografica della Roma antica
L’ippocampo

Tutte le volte che compilo questi listoni mi trovo a esclamare “diamine, stai mettendo troppi libri dell’Ippocampo!”. Ma come si fa? Sono perfetti per queste circostanze. Beccatevi dunque anche la storia di Roma raccontata per prodezze a base di data-visualization – dagli eventi bellici all’organizzazione della res publica, dall’economia ai divertimenti popolari. Se l’approccio vi affascina, i medesimi curatori hanno sfornato anche l’Infografica della Seconda Guerra Mondiale.
Per chi apprezza un approccio innovativo alla ricostruzione storica e per chi già vuol bene ad Alberto Angela.


Seymour Chwast & Steven Heller
Hell – Guida illustrata agli inferi
Corraini

Va’ all’inferno! …sì, ma quale? Ogni cultura ha il suo, ogni cosmogonia ne ha immaginato uno, per non parlare dell’arte, della letteratura e delle religioni. Questa agile guida illustrata ci accompagna alla scoperta delle dimensioni infernali più emblematiche, tra ustioni e supplizio eterno.
Per chi ci finirebbe volentieri, perché si vocifera che la compagnia sia interessante.

Bonus track: per un approccio meno pop ma di sconfinato fascino e abissale terrore, ecco il catalogo di Inferno, la ragguardevole mostra del 2021 ospitata dalle Scuderie del Quirinale. 


Altre idee inerenti all’universo libresco-editoriale? Eccoci.

La Revue Dessinée Italia

È un progetto indipendente che “adatta” al nostro contesto l’omonima rivista francese e che ha ben debuttato quest’anno con i primi tre volumi – ricevendo anche il premio Gran Guinigi di Lucca Comics come miglior iniziativa editoriale del 2022. Esce ogni tre mesi, non s’avvale di pubblicità e ogni numero è frutto della collaborazione tra giornalist* e artist*. Il risultato è una raccolta di reportage, rubriche e inchieste a fumetti “multidisciplinari” che affrontano temi d’attualità e offrono un punto di vista critico su molte magagne o fenomeni rilevanti del presente.
Si possono acquistare qua i singoli numeri, abbonarsi o donare un felice abbonamento 2023.

Donare un abbonamento vi pare un’idea saggia? Concordo e vi rammento dell’esistenza di Storytel – scegliendo una gift-card che copre periodi medio-lunghetti c’è anche un buon margine di sconto.


Treccani Emporium

Treccani Emporium si presenta come “il negozio online della cultura italiana”… e se non scelgono loro una definizione adatta non so francamente chi mai potrebbe farlo. 🙂
Oltre alle proposte editoriali di Treccani troverete anche una selezione di oggetti di design e alto artigianato e una nutrita linea di cartoleria basata proprio sulle definizioni.


Altre risorse utili già pubblicate? Perché no. 
Ecco qua la lista natalizia del 2021.
E la lista del 2020.
Questa, invece, è la lista dello scorso anno dedicata ai bambini e alle bambine.
Vi rammento anche l’intera categoria Libri, che male non fa.
Per spiccati interessi naturalistici, vi rimando volentieri al catalogo di Aboca – qua c’erano i percorsi di lettura che avevo individuato qualche tempo fa e che ho aggiornato dopo il debutto della collana Kids.
Per un colpo d’occhio rapido, ecco la vetrina Amazon – segnalo in particolare la sezione degli atlanti e la grande sezione delle strenne. Sempre lì, parecchi spunti anche per l’infanzia.

Felici doni libreschi a voi! 🙂

Le piante si evolvono facendosi gli affari propri. Alcune hanno sviluppato strategie raffinatissime per tenere alla larga i predatori – disgustandoli col saporaccio delle loro foglie o rincoglionendoli con principi attivi che puntano a disorientarli, più che a ucciderli – o per rendersi più gradevoli agli insetti impollinatori e, dunque, farsi “propagare” con maggiore zelo. Alcuni di questi grimaldelli evolutivi si esprimono in molecole o composti che, incidentalmente, producono effetti di varia natura anche su di noi. Usiamo le piante per alimentarci, curarci o tentare d’ingentilire il nostro aspetto da tempo immemore… ma che succede quando di mezzo c’è una potenziale alterazione dei meccanismi di funzionamento della nostra mente? La faccenda si complica. E si fa anche molto affascinante.

Senza lesinare sulle imprese di coltivazione, Michael Pollan raccoglie in Piante che cambiano la mente – uscito per Adelphi con la traduzione di Milena Zemira Ciccimarra – tre approfondimenti distinti su altrettante sostanze psicoattive che, a vario titolo, hanno intrecciato una relazione solida e duratura con noi: l’oppio (ricavabile da papaveri molto più comuni di quel che potremmo sospettare), il caffè e la mescalina/il peyote. Sono tre reportage scritti in diverse fasi della carriera di Pollan, qui ricontestualizzati e rivisti per interrogarci anche sulla ricezione culturale, sociale e “criminale” del consumo. Se il caffè (e il tè) possono essere considerati stimolanti che potenziano la nostra performance e rientrano nel regno dell’accettabilità e della legalità, infatti, su oppio e allucinogeni si addensano riflessioni e strutture di controllo di ben altro tenore.

L’accettabilità di una sostanza, ci dice Pollan, è di fatto un costrutto sociale e normativo deliberato. Quel che non ha la capacità di disturbare l’ordine costituito “va bene” – ciao, caffeina che ci rendi più efficienti! – mentre su quello che può scatenare effetti meno mappabili e controllabili si legifera in maniera molto più stringente, in soldoni. L’oppio è un buon esempio di liminalità – e la crisi degli oppioidi negli USA fa ben capire quanto sia spesso sdrucciolevole il confine tra droga e farmaco – e il capitolo sulla mescalina allarga ulteriormente il campo accogliendo una nicchia di consumo molto specifica: per i nativi americani il peyote è una pianta sacra e uno strumento per preservare il collegamento con la sfera spirituale della natura, oltre che uno dei pochi collanti comunitari rimasti. Insomma, in questo libro si parla di piante, di persone e di norme condivise, più che di “sballo”.

Devo dire che m’aspettavo un’esposizione un po’ più vivace e meno guardinga e che non sono rimasta particolarmente colpita dalla voce narrante, ma ho apprezzato gli sforzi di allargamento del campo e l’approccio “multidisciplinare”. In inglese si usa drug sia per parlare di droghe che per definire i farmaci e le medicine… e forse il punto di questi tre pezzi sta proprio lì, nell’impresa fluida di definizione di un confine che per le piante da cui ricaviamo questi composti – capaci di alterare la nostra coscienza e il nostro modo di “funzionare” – semplicemente non esiste.

Dunque, quando ho finito il libro sono andata subito a cercare Grantland, la rivista che Brian Phillips – da quanto ci risulta dalla bandella – ha contribuito a fondare e animare con i suoi scritti. Voi risparmiatevlo perché posso già dirvi io che Grantland ha chiuso bottega e online restano solo gli archivi – vi metto il link, in nome della speleologia. Mi sono rattristata istantaneamente, perché immaginavo già di poter leggere a cadenza regolare una sorta di versione in tempo reale di questa raccolta di reportage, ma poi ho deciso che m’andava già benone aver incontrato Phillips nelle Civette impossibili – in libreria per Adelphi nella traduzione di Francesco Pacifico. Chissà, credo di essere diventata una che vede il bicchiere mezzo pieno, probabilmente perché visualizzo un bicchiere di rosso e non un bicchiere d’acqua.

Ma di che parla questo libro? Di varie ed eventualissime imprese umane, dalla corsa storica dei cani da slitta in Alaska (BALTO NON TI ABBIAMO DIMENTICATO) a quel che passa per la testa della famiglia reale britannica, dalle gerarchie del sumo a Locutus dei Borg. Ci sono tigri da avvistare nel folto di una foresta indiana e blockbuster caciaroni, le macerie di una famiglia di petrolieri e una gita all’Area 51 – spoiler: non si vede niente, c’è solo un cartello minaccioso in mezzo al deserto.

Sono reportage che non deragliano a causa di un’eccessiva invadenza del narratore ma che ne rispecchiano la curiosità sorniona e un po’ malinconica, il gusto per l’insolito misto a un buon occhio per il surreale
. Quel che c’è qui, anzi, è una grande collezione di episodi che paiono manifestarsi in universi lontani, popolati però da protagonisti che ne hanno fatto il loro orizzonte di normalità.
Ho un debole per la capacità d’osservazione altrui. E anche per le avventure. Non so cosa si provi a prendere un aereo per andare a sincerarmi di come si comportino i miti nel posto in cui si rendono accessibili agli esseri umani, ma mi sono goduta ogni incursione con l’interesse vispo che si produce solo all’intersezione tra narratore azzeccato e storia che vale la pena di raccontare – perché non ne sappiamo ancora abbastanza o perché c’è un modo “migliore” per avvicinarla, un’angolazione più propizia del nostro sguardo.

 

[Bonus track: un capitolo è dedicato a Norstein e al suo lavoro geniale, che si sviluppa in una sorta di mondo parallelo immune dalle scadenze ma tristemente soggetto alle necessità materiali.
Non so se mai vedremo l’adattamento animato del Cappotto di Gogol che cerca di portare a termine ormai da qualche decennio, ma Il riccio nella nebbia vive e lotta con coi. Lo trovate su Youtube e anche in questa versione libresca.]

 

 

Come parlare educatamente di soldi?
“1) Non parlarne.
2) Se ne parli, non essere specifico.
3) Minimizza quello che hai.
4) Enfatizza il fatto di averli guadagnati.
5) Non dimenticare mai che il lavoro è la storia che ci raccontiamo sui soldi.”
In questo memoir di economia “pratica” – tradotto da Chiara Veltri per Luiss -, Eula Biss sceglie di ignorare queste regole di buona creanza per parlare di soldi con insolita e corroborante franchezza, cercando di inquadrarci come agenti attivi che popolano un sistema collettivo fatto di scelte materiali, tempo e risorse scarse.
Cosa dicono di noi i nostri desideri? Quali parametri guidano le nostre decisioni di consumo? Dove possiamo tracciare il confine del privilegio? Qual è il nostro rapporto con le cose? Quanto costa decidere di essere “improduttivi”? Come si misura il valore dell’arte o del pensiero?

Partendo sempre da uno spunto di vita vissuta – che si tratti di bambini che commerciano carte dei Pokémon al parco giochi o di cosa accada all’economia domestica quando “vinci” il Genius Grant della fondazione Guggenheim -, Biss ripercorre in un susseguirsi di brevissimi capitoli le tappe della sua personale parabola di consumatrice pensante per interrogarsi sul potere dei soldi e sull’influenza che esercitano nello strutturare il nostro modo di concepire il lavoro, gli investimenti, le relazioni e la mobilità sociale. Possediamo casa nostra o di nostro c’è davvero solo il mutuo? È poi così disdicevole voler lavorare il meno possibile? Perché distinguiamo razionalmente il necessario dal superfluo ma non smettiamo mai di desiderare? Perché ogni nostro “progresso” pare verificarsi alle spese di qualcun altro? Da Virginia Woolf che maltratta la cuoca al potersi permettere un caminetto da 12.000$, Biss riflette sulla precarietà diffusa di un sistema che si nutre delle sue stesse estremità e che resiste vendendoci un sogno d’ascesa raramente corroborato dai fatti.

Va bene, ma è uno di quei libri paraculi che più che offrirci una riflessione su un problema trasversale, vero e pressante nasce come esercizio autoassolutorio fatto di grandi sensibilità esibite? A tratti l’ho pensato. Poi mi sono ricordata che scrivere un libro è un investimento molto precario. È ricerca costante di tempo, stanze tutte per sé e risorse che sostengano in anticipo la speranza futura che qualcuno paghi quel che stai facendo. Poche attività, forse, descrivono con esattezza quel che vuole raccontare questo libro come l’aver scritto questo libro. Perché, in un mondo dove sono i soldi a generare altri soldi, niente costa di più del tempo dedicato a qualcosa che forse non produrrà mai un beneficio monetizzabile.

Allora, io non so niente di meditazione. Non lo dichiaro per vantarmi di una lacuna – perché tendo a vergognarmi sempre molto delle mie lacune -, ma per palesare con franchezza un punto di partenza individuale. Non ho mai seguito un percorso di meditazione – né a livello di “corsi” né avvalendomi della nutrita galassia di app fai-da-te che ti spiegano come sgombrare la mente e trasformarti in un’entità superiore che affronta la vita levitando -, ma sto al mondo cercando di assecondare la curiosità, anche perché sarebbe assai noioso soffermarmi solo su quello che mi pare di conoscere già, senza trovare spiragli per scoprire mondi nuovi.
Eccoci dunque qui con Chandra Livia Candiani e Il silenzio è cosa viva – che è uscito nelle Vele Einaudi e che ho ascoltato su Storytel, potendo avvalerci solo dei tormenti narrati più o meno tangenzialmente da Carrére e di una solida ammirazione per la ricerca poetica dell’autrice, che è una delle voci ormai consolidate della Bianca.

È un testo snello e relativamente breve, che un po’ ci introduce alla pratica della meditazione e un po’ serve a Candiani per spiegarci che cosa significa e ha significato per lei. È una cronaca metodologica che parte da un approccio personale per costruire un percorso “filosofico” accessibile a tutti, perché il come affrontiamo gli urti e i doni della vita è di certo un tema trasversale.
Candiani medita e insegna a meditare, esplorando con un linguaggio di raro spessore e ricchezza quello spazio di silenzio ed estrema vigilanza che possiamo imparare ad occupare per “sentire” più distintamente.

Nell’immaginario profano si tende a pensare che meditare somigli allo sgombrare il terreno dallo sgradito e dal doloroso, creando un posto sicuro, vuoto e libero dal turbamento. Leggendo, però, si scopre che è piuttosto vero il contrario.
Credo di aver capito che si tratta, in realtà, di accedere a una consapevolezza più “pulita”, sfrondata del superfluo e coltivata come un giardino pronto a ospitarci. Ci si accede imparando ad abitare un silenzio che non è assenza di stimoli o di relazioni, ma ascolto dell’impatto delle cose su di noi. Non è contemplazione del vuoto, ma la capacità di lasciarsi attraversare da quello che succede, rimanendo presenti e vigili a noi stessi. Il disordine ci disarma ma, anche nel marasma peggiore, quel che salva è sapersi costruire una bussola.
Fra venti minuti mi iscriverò a un corso di meditazione o partirò per un ritiro fra gli eremiti della montagna? Non penso. Ma sono contenta di essermi donata questa parentesi di infarinatura – splendidamente narrata.

 

[Visto che di Storytel abbiamo parlato, ecco qua il solito link per beneficiare di un periodo di prova gratuito di 30 giorni].

La saggistica è un universo multiforme in cui torno a intermittenza a rifugiarmi. È un invito ad esercitare la curiosità e un felice calderone sfaccettatissimo in cui ogni più che legittima fissazione può trovare espressione, dimora e spazio per afferrarci. È con questo spirito – e con la solita disposizione avventurosa – che ho accettato ben volentieri l’invito a compilare questa piccola guida di lettura che spero possa ispirarvi a scandagliare il catalogo Aboca, meravigliandovene quanto me – e pure di più, se vi va. Data la deformazione paleontologica della nostra famiglia, il primo incontro con questo editore va fatto risalire a Donald H. Prothero e ai suoi Fossili fantastici, ma non solo di giganti preistorici rocambolescamente riportati alla luce avremo modo di parlare.
Le edizioni Aboca nascono nel 2012 come una sorta di spin-off filosofico rispetto all’impegno produttivo dell’azienda-madre. Nel tempo, oltre a chiarire un preciso posizionamento valoriale, hanno saputo ospitare illustri punti di vista, divulgatori assai autorevoli e voci di spicco che animano con rigore il dibattito scientifico, ambientale e zoologico. Insomma, vocazione divulgativa e ricerca eclettica, pensandoci sempre come partecipanti attivi – e responsabili – alla vita del pianeta che ci ospita.

Cosa troverete qua?
Suggerimenti tematici per approcciarvi al catalogo Aboca e farlo entrare in pianta stabile nei vostri radar.
Procedo!


Animalini

Josef H. Reichholf 
Scoiattoli & Co. – Viaggio nel mondo del roditore più simpatico, veloce e parsimonioso

Vispi abitanti della natura più selvaggia ma anche degli spazi “addomesticati” delle nostre città, gli scoiattoli sono ottimi ambasciatori: li possiamo osservare con relativa frequenza e sono ormai diventati validi rappresentanti della commistione tra ambienti diversi. Oltre a presentarci i roditori che per vari incroci del destino si è trovato ad accudire, Reichholf ci offre, in questo libro, una panoramica accurata (e pure affettuosa) del “funzionamento” e del comportamento dello scoiattolo. Perché sì, sono innegabilmente carini, ma non solo di codine poffose vale la pena occuparsi.

 

Wendy Williams
La vita e i segreti delle farfalle – Scienziati, ladri e collezionisti che hanno inseguito e raccontato l’insetto più bello del mondo

Dall’epica migrazione delle monarca al lavoro pionieristico di Maria Sybilla Merian nel XVII secolo, dall’ossessione per la bellezza ai delicati equilibri dei nostri ecosistemi, Wendy Williams ci introduce al variopinto mondo delle farfalle servendosi efficacemente di una doppia chiave tematica: all’indagine entomologica (cos’è una farfalla, insomma?) si unisce una prospettiva storica fatta di scoperte, collezionisti maniacali, rivalità e titanici scontri teorici. Lepidotteri alla riscossa!

 

Rachel Carson
La vita che brilla sulla riva del mare – Le piante e gli animali che popolano i litorali rocciosi, le spiagge sabbiose e le barriere coralline

Biologa marina e antesignana della riflessione pubblica sull’ambiente, Rachel Carson ci accompagna alla scoperta di un luogo liminale: la costa. Frangia ibrida tra mare e terra, la riva ospita una varietà sorprendente di creature e vegetali che hanno sviluppato strategie uniche di adattamento e sopravvivono spesso in condizioni fragilissime. Quest’edizione – la prima per l’Italia – ospita anche la preziosa introduzione di Margaret Atwood.

 

Susanne Foitzik & Olaf Fritsche
Minimi giganti – La vita segreta delle formiche

Dovendo rispondere ai quesiti incalzantissimi dell’entomologo di casa – che ha cinque anni ma è comunque molto intransigente – non è il primo libro sulle formiche che leggo… ma si è senza dubbio rivelato il più curioso e piacevole. Oltre a renderci partecipi del come si studiano le formiche – tema per niente scontato -, Foitzik e Fritsche ce le presentano innanzitutto come abilissime costruttrici di reti “sociali”: non esiste formica senza una colonia e non esiste colonia che non assegni a ogni insetto un ruolo preciso, vitale al funzionamento complessivo della comunità. Come fanno a comunicare? Coma fanno a sapere, individualmente, cosa ci si aspetta da loro? Perché alcune specie hanno addirittura sviluppato la capacità di coltivare funghi? Ecco qua un buon posto per scoprirlo.


Ragazze sapienti

Due titoli per riavvicinarci al regno dell’umano, entrambi curati da Erika Maderna – che per Aboca si è occupata diffusamente di mitologia botanica e di storia “curativa”, mettendo in primo piano gli antichi saperi custoditi dalle donne in contesti più o meno accoglienti (o propensi a carbonizzarle al rogo).
Per virtù d’erbe e d’incanti e Medichesse riflettono sul ruolo delle donne in medicina, esplorando quel territorio ibrido tra conoscenza erboristica e ritualità, tra consapevolezza profonda delle proprietà “utili” della natura e dominio del magico.
Passando in rassegna piante emblematiche, strutture sociali, pregiudizi pervasivi e figure di spicco – immancabilmente bollate come indemoniate, soggetti devianti o temibili streghe da neutralizzare o ridurre al silenzio -, Maderna restituisce dignità e visibilità a uno spazio di autonomia femminile che per secoli ci ha viste protagoniste, spesso a carissimo prezzo.


Esplorazioni

Telmo Pievani & Mauro Varotto
Viaggio nell’Italia dell’antropocene – La geografia visionaria del nostro futuro

Corredato da mappe meticolosissime che tentano di descrivere un territorio che ancora non c’è – ma che promette di manifestarsi in maniera fin troppo solida -, Viaggio nell’Italia dell’antropocene è un dettagliato what if geografico: che aspetto avrà l’Italia del 2786 (mille anni dopo l’emblematico viaggio di Goethe nel nostro paese), se non faremo nulla per contenere gli effetti dell’attività umana sul clima del pianeta? Tra nuovi deserti, innalzamento delle acque e “zone climatiche” del tutto inedite, Pievani e Varotto immaginano una grande cartolina del nostro avvenire, sperando da un lato che esista ancora una casa dove poterla recapitare e, dall’altro, che ci sia ancora margine per mitigare il panorama ben poco incoraggiante che ci restituisce.

 

Jemma Wadham
Il mondo dove è bianco – Viaggio nelle terre dei ghiacciai tra allarme e stupore

Venticinque anni di ricerca sul campo – in condizioni a dir poco estreme – condensati in un volume che fotografa l’involuzione di una delle risorse più fragili e preziose del pianeta: il ghiaccio. Dalle calotte polari alle vette andine, Wadham sfata la percezione comune del ghiacciaio come massa inerte e “morta” per svelarci le meraviglie di questi ecosistemi impervi ma delicatissimi, vitali per la nostra sopravvivenza e più che mai da capire e, in ultima ma urgente istanza, da preservare.

 

Donald R. Prothero
La storia della vita in 25 fossili – Le meraviglie dell’evoluzione e i suoi intrepidi ricercatori

Siamo propensi a considerare l’evoluzione come un processo efficiente ed esatto, fatto di miglioramenti incrementali che appaiono ordinatamente per garantire a piante e bestie l’efficacia operativa necessaria a sopravvivere. Anche la storia della scienza ci viene di solito dipinta come un susseguirsi di eroiche rivelazioni e intuizioni vincenti… ma come funziona davvero? Prothero – geologo e paleontologo, nonché splendido divulgatore – prova qui a far collidere i punti di svolta evolutivi più rilevanti nel lungo percorso della vita sulla terra con la parabola niente affatto lineare della scoperta. Come? Raccontandoci 25 fossili “esemplari” che hanno rappresentato un bivio fondamentale sia per il mondo naturale che per la nostra capacità di comprenderlo.

 


Verde

Stefano Mancuso
Botanica – Viaggio nell’universo vegetale

A Stefano Mancuso e al suo approccio accessibile e curioso devo molto del mio interesse recente per le piante. Questo volume è lo scheletro di uno spettacolo multimediale nato con lo scopo di raccontarci il mondo vegetale come un’insieme di organismi sorprendentemente consapevoli e “attivi” – uno dei cavalli di battaglia tematici di Mancuso. Le piante comunicano, collaborano, decifrano le condizioni ambientali che le ospitano e si adattano di conseguenza, facendo leva su risorse estrose e sofisticate: un altro tassello accessibilissimo per imparare a considerare il “verde” come creatura viva e come potenziale motore di innovazione.

 

Patrick Roberts
Giungle – Come le foreste tropicali hanno dato forma al mondo e a noi

Troppo intricate per viverci o autentiche protagoniste di ogni era del nostro pianeta? Dalla comparsa dei primi fiori all’influenza che esercitano sull’atmosfera terrestre, le giungle e le foreste della fascia tropicale non sono semplicemente un posto interessante e scenografico dove scovare pennuti variopinti da ammirare nei documentari. Fra storia, botanica e zoologia, Robert si addentra nel fitto della vegetazione per offrirci una visione più completa del ruolo che la fascia tropicale ha esercitato nella traiettoria evolutiva della Terra e del nostro rapporto – non sempre equilibrato e ponderato – con le risorse naturali.

 

Zora del Buono
Vite di alberi straordinari – Viaggio tra le piante più antiche del mondo

Io, degli alberi illustri catalogati qui da Zora del Buono, ho visto solo il Generale Sherman, una sequoia di 2200 anni che supera gli 80 metri d’altezza. Di alberi ragguardevoli, però, al mondo ce ne sono parecchi… e non primeggiano solo per dimensioni. Ci sono vegetali scampati alla bomba atomica, piante-colonia che ridefiniscono il concetto stesso di albero o fronde che persistono dopo aver offerto riparo a regnanti, poeti e pensatori. Questo libro è il risultato di un viaggio lungo un anno – che replicherei assai volentieri – alla scoperta di piante che hanno a loro modo fatto la storia, trasformandosi in simboli di resistenza al tempo e in monumenti al potere rigenerativo della natura.


Aboca Kids

Felice novità? Felice novità: il catalogo Aboca si è recentissimamente arricchito di una collana nuova dedicata ai piccoli lettori e alle piccole lettrici.
Dagli illustrati di grande formato che fungono efficacemente da portabandiera per la categoria degli “atlanti” – come La fantastica avventura dell’evoluzione – ai volumi con una componente di divulgazione più marcatamente narrativa, la natura resta al centro, nelle sue molteplici declinazioni. Che si tratti di capire da dove viene quello che mangiamo – come nella versione per ragazzi del Dilemma dell’onnivoro di Pollan – o come distinguere a colpo sicuro una megattera da un capodoglio, Aboca Kids promette di diventare un ottimo punto di riferimento per assecondare le curiosità zoologico-botaniche delle piccole persone di vostra conoscenza… ma anche un po’ dei grandi – perché i libri ben pensati non conoscono confini anagrafici e l’ecosistema di Aboca è di certo accogliente.

 


Come concludere?
Tenderei a non farlo, invitandovi a esplorare ulteriormente – e seguendo le vostre più spiccate inclinazioni – il catalogo Aboca. Spero che questa lista possa rappresentare un punto di partenza utile e il primo passo per la coltivazione di una biblioteca naturalistica molto vispa e rigogliosa.
🙂

 

Quante delle usanze che diamo per assodatissime sono in realtà costrutti sociali o “riti” relativamente recenti? Non so stilare un elenco completo, ma fra queste lente sedimentazioni storiche c’è senz’altro la misurazione del tempo che trascorre secondo scansioni convenzionali/condivise e l’abitudine di festeggiare il compleanno, considerandolo sia come una ricorrenza o un giorno “speciale” che come rigoroso traguardo periodico che ci consente di dichiarare con precisione la nostra età anagrafica.
Perché per secoli non si è sentito tutto questo gran bisogno di sapere con esattezza quanti anni avevano le persone?
In un più vasto ordine delle cose, era ritenuto più importante a livello simbolico il momento della nascita, quello della morte o il battesimo?
Qual era il rapporto tra tempo “collettivo” e tempo individuale?

L’invenzione del compleanno di Jean-Claude Schmitt – un saggio snello e curioso, supportato da un ricco apparato iconografico che un po’ ci assiste nel controbilanciare un’esposizione non proprio spumeggiantissima – ripercorre le tappe che ci hanno gradualmente condotti a spegnere le candeline su torte di varia foggia mentre intoniamo (ragliando allegramente) canzoncine assortite.

Dalle feste pagane alla “censura” introdotta nel Medioevo dal cristianesimo – che considerava il giorno in cui moriamo il vero inizio della vita, perché è della dimensione ultraterrena dell’anima che è più opportuno occuparsi -, Schmitt scartabella illustri diari, minuziose cronache di corte e calendari pieni zeppi di santi per tracciare la rotta evolutiva del compleanno “moderno”, svelandoci – fra le altre cose – l’insospettabile legame tra Goethe e la torta con le candeline.

Perché non documentarsi sull’avvincente esistenza della formica tagliafoglie, mi domando. Chi siamo noi per tirarci indietro di fronte a questo prodigio organizzativo della natura. Cosa ci impedisce di affrontare la saggistica zoologica con la meticolosità che merita. LE FORMICHE TAGLIAFOGLIE SONO CAPACI DI COLTIVARE, PERBACCO.

Se devo esternare un solido parere sul grado di complessità di questo libro, va sinceramente detto che non si tratta di uno di quegli ameni testi di divulgazione “pop” – o puramente aneddotici – tipo “le lontre marine si tengono per mano per non andare alla deriva AWWW CHE TENEREZZA INSOSTENIBILE”. Gli autori, illustri mirmecologi di lungo corso, non ci risparmiano dissertazioni particolareggiate su enzimi, esperimenti intricati, struttura del sistema nervoso e polisaccaridi fogliari. Per qualche prodigio, però, Le formiche tagliafoglie di Bert Hölldobler e Edward O. Wilson – tradotto da Isabella C. Blum per la sempre fascinosa collana Animalia di Adelphi – fila via relativamente bene. Credo molto sia dovuto al fascino del tema.

Che mai faranno, queste benedette formiche? Parecchio.
Le tagliafoglie sono classificabili come superorganismi simbiotici: non ha senso prendere in considerazione una singola formica, perché la titanica espressione della sua “intelligenza” e destrezza strategica si esprime nella colonia. E la colonia esiste con lo scopo di espandersi e di sostenere la propria crescita. Come? Mantenendo salda una relazione di simbiosi: le tagliafoglie non raccolgono con precisione militare la materia vegetale per mangiarla, lo fanno per “nutrire” la loro vera fonte alimentare, un fungo che viene collettivamente coltivato nei nidi.
Insomma, le foglie dan da mangiare al fungo (che prolifera e garantisce prosperità alla colonia solo in determinate condizioni) e la formica mangia quello. Et voilà, ecco l’agricoltura ed ecco due specie – una formica e un fungo – che collaborano e comunicano. Se la fungaia muore anche la colonia muore e sia il fungo che la formica hanno tutto l’interesse a continuare a sostenersi a vicenda.

Perché mi intrippo con queste cose? Perché siamo abituati a classificare l’intelligenza basandoci su quanto somiglia alla nostra. La natura non ha affinato le società delle formiche tagliafoglie per stupirci o offrirci uno spettacolo – anche se incidentalmente succede – ma per cogliere un’opportunità, esplorare una possibilità di specializzazione estrema e di “pensiero”. È pensiero che si basa su assunti differenti dai nostri – e di certo usa altri parametri ancora per stabilire in cosa consista il “successo” di un processo evolutivo – ma riesce ad amministrare alla perfezione milioni di individui che perseguono tenacemente uno scopo condiviso.
Quel che pare innato negli animali, quella misteriosa direzione precisa che sintetizziamo con il concetto di “istinto” non ha niente di miracoloso: è lo spazio in cui si esercita la capacità minuscola di risolvere un problema – sopravvivere – partendo da presupposti quasi inconcepibili per noi. La meraviglia della scienza forse sta proprio in quello spazio di possibilità lì: imparare a vedere quello che governa in silenzio noi, i funghi e le formiche che li coltivano… da molto prima dell’uomo.
Lunga vita alle tagliafoglie – e ai loro funghi!

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[Bonus track]
Insetti più “fruibili”? Magari anche alla portata dei bimbi? Ecco qua una lista a tema.