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Matthew Baker | Perché l’America

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Un ragazzo che decide di abbandonare il proprio involucro fisico per trasformarsi in pure coscienza digitale. Una società in cui le donne hanno eradicato il patriarcato, confinando gli uomini a “riserve” controllate dopo possono svolgere solo mere funzioni riproduttive e di intrattenimento sessuale. Lessicografi vendicativi contro i bulli della scuola. Matrimoni pesantemente sponsorizzati. Prostitute sciamane. Condanne penali che non prevedono la carcerazione ma una cancellazione selettiva dei ricordi – più hai trasgredito alle norme, più memoria ti verrà sottratta. Un sistema che assolutizza la cura dei figli, facendosene carico in toto grazie a istituti che rimpiazzano i genitori. Un’epidemia di neonati senz’anima. Una piccola città che si dissocia dagli Stati Uniti per autodeterminarsi e fondare una nuova America che ne recuperi i valori più autentici. Strutture comunitarie in cui i settantenni organizzano cerimonie suicide per non pesare sulla collettività una volta giunti al termine della loro vita produttiva. Il tempo che scorre al contrario per descrivere le conseguenze di un trauma inconcepibile…

Tra satira, speculative-fiction, trovate poetico-tecnologiche e un ben dosato ricorso a un surreale più plausibile di molto del reale che ci circonda, Matthew Baker costruisce in questa raccolta di racconti – uscita per Sellerio nella traduzione di Marco Rossari e Veronica Raimo – un mosaico di realtà alternative che esplorano gli impatti interiori della dissoluzione di diversi assunti di base del nostro modo di concepire il mondo e l’organizzazione del nostro stare insieme, dalla famiglia al corpo, dall’educazione alla convivenza con i nostri simili.
Un po’ David Foster Wallace- ciao, anni sponsorizzati! – e un po’ George Saunders, i personaggi di Baker si aggirano sul confine del dubbio e della ribellione all’ordine che conoscono: una galleria di micro-mondi autonomi governati da un cambio di paradigma di base, una serie di laboratori sperimentali che tentano di immaginare normalità nuove e un funzionamento “diverso” dei nessi causa-effetto.

Non senza spogliarci di ogni speranza – perché che fanno i ribelli, se non credere con tenacia a qualcosa che gli altri non sono ancora in grado di vedere? –, con Perché l’America Baker rimescola le nostre già malridotte e scarse certezze per produrre altri scenari zoppi e vitalissimi, in un tentativo collettivo di immaginarci meno sperduti e meno disarmati di fronte a un panorama del reale che sfida di continuo la nostra capacità di prevedere il peggio. Non è un libro che ci offre soluzioni, ma ci propone una miriade di spunti per proiettarci in spazi dove siamo già abbondantemente arrivati alle estreme conseguenze. Un bellissimo calderone di assurdità umane.

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Qualche altro spunto nel filone della speculative-fiction? Eccoci qua.
> Cory Doctorow, Radicalized – Quattro storie del futuro
A cura di Sheila Williams, Relazioni – Amanti, amici e famiglie del futuro
Nella medesima collana di Relazioni (che poi è quella dei “12 Tomorrows” del MIT) è da poco uscito anche Improvvisazioni, curato da Gideon Lichfield. È una raccolta “d’emergenza” che è stata commissionata e scritta nel 2020 e ha un approccio programmaticamente assai più ottimistico rispetto a molta della fantascienza o delle imprese di edificazione letteraria del futuro a cui siamo abituati. Sono storie che cercano di immaginarci proiettati in un domani più equo, sano e funzionale, partendo dal trauma collettivo della pandemia. Sono racconti splendidi, ma la ricezione individuale credo dipenda molto dal grado di saturazione raggiunto sul tema del COVID.

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