Tag

oceano

Browsing

Saltelliamo sul posto con inaudito entusiasmo, perchè gli animali tornano a fissarci con intensità!
Dopo il miracoloso alpaca, il narvalo spezzacuori, il provocante babirussa, quella cretina della sula e l’agghiacciante nerita peloronta, Gli animali ti guardano – la rubrica che salverà l’etologia moderna – ci delizia con una nuova bestia del mare, il gelatinoso clione, meglio (e più correttamente) conosciuto come Sea Angel (feat. Pitbull).

***


o triste abitatore della terraferma, fluttua con noi, squiiiiiiiiii!

***

Tecnicamente, l’angelo di mare è un gasteropode. Da qualche parte nel bel mezzo della magia dell’evoluzione, una lumaca ha perso il guscio ed è cascata in mare. Ben conscia di andare a fondo come una pietra, la nostra lumaca sgusciata ha pian piano cacciato fuori delle pinnette e, tanto per non essere individuata a milioni di miglia di distanza, è impallidita fino a diventare trasparente. La trasparenza, c’informano alcuni studi in gran parte apocrifi, sarebbe anche sopraggiunta a causa degli innumerevoli spaventi patiti dall’angelo di mare agli albori della sua esistenza subacquea, quando ancora aveva qualcosa in comune con le bavose lumache mangialattuga e non aveva la minima idea di cosa fare nell’immensità dell’ostile oceano.
Mai poi tutto è finito bene.
Gli angeli di mare sono una grande famiglia. Presenti a quasi tutte le latitudini (dal circolo polare alle acque danzerine dell’Equatore) possono raggiungere l’imponente lunghezza di cinque centimetri e sono strenui sostenitori di un modello esistenzial-economico a metà tra l’autarchia e la società schiavistica. Orgogliosamente ermafroditi, i Sea Angels sparpagliano uova a spruzzo e ci saltano in mezzo per fecondarle, senza una preoccupazione al mondo. Oh, dove sarà la metà del mio cuore, il clione della mia vita? Perbacco, ma sono sia maschio che femmina, a che mi servono queste scemenze romantiche, amerò me stesso nell’immensità del mare! La servitù della gleba, invece, subentra sul fronte alimentare. Non si sa bene come, ma i Sea Angels sono riusciti a convincere una specie a loro molto somigliante – le ghiotte farfallette di mare – a seguirli ovunque, come un carrello da buffet con le ruote. E così, senza manco un po’ di sudore o strategia predatoria, i Sea Angels vivono in armonia col loro cibo, che divorano con efficienza senza pari: dotati di boccuccia uncinata, i piccoli bastardi arpionano le farfalle di mare e succhiano il contenuto del loro fragile esoscheletro come ragazzine col Calippo, per poi tornare a fluttuare serafici in placide lagune increspate dai loro ruttini soddisfatti.
Ora, perchè la farfalla di mare si fa trattare così? Cosa la spinge a farsi svuotare le interiora da un dispotico e fluorescente mostricciattolo, senza opporre la minima resistenza, senza buttare in piedi una qualche manifestazione di protesta, senza uno straccio di sollevazione popolare?
La verità è che la farfalla di mare è vittima dei poteri ipnotici del Sea Angel. Per farvi capire, c’è pure un video dall’inestimabile contenuto didattico (con speaker già del tutto assuefatto).

***

[tentblogger-youtube JVMyg9dXkWo]

***

Guardare un Sea Angel in movimento spappola il cervello. Quelle adorabili pinne ad aluccia. Quell’ondeggiare pacifico e silenzioso. Quel ritmico frullare e andare alla deriva. E ciao, lobotomia, sistemi nervosi disgregati, bava alla bocca e occhio a palla.
Ma pensiamoci. Perchè magari non riusciremo a salvare le farfalle di mare dalla voracità dei Sea Angels, ma potremmo trasformarli in un business più redditizio delle pompe funebri.
Quel che servirà per cominciare è un acquario speciale per clioni. Costa 1500 dollari, ha le istruzioni solo in giapponese ed è l’unico recipiente che non ammazzerrà i vostri malefici Sea Angels, ma saranno soldi ben investiti… che diamine, dov’è il vostro spirito imprenditoriale. Perchè i clioni e le loro proprietà ipnotiche vi renderanno più ricchi di Gordon Gekko. Come? Ecco una pratica lista di possibili attività clioniche milionarie.

– pagate da anni una tata ubriacona o una giovane babysitter irresponsabile che passa le sue serate sul vostro divano mentre le creature che avete messo al mondo picchiano ripetutamente la testa contro gli spigoli senza che nessuno intervenga a salvarle? Tutto questo è superato, perchè i vostri bambini non avranno più bisogno di essere guardati a vista da gente che se ne frega: con i Sea Angels, l’incubo dell’iperattività potrà essere finalmente debellato. E poco importa se avete promesso un cagnolino in regalo, una bella tanica di clioni è quello che serve davvero a ripristinare la concordia in famiglia. Prendete i vostri figli, sedeteli davanti all’acquario e andate a farvi il giro dei bar… al vostro ritorno li troverete dove li avete lasciati, catatonici, mansueti e adorabili, pronti per andare a nanna come sacchi di patate.
Più economici di una tata (e sicuramente più intonati all’arredamento): Sea Angels, le babysitter del domani!

– l’open-space vi sembrava una grande idea, ma siete stanchi di guardare i vostri dipendenti che agonizzano in minuscoli cubicoli sotto la luce cimiteriale del neon? C’è gente che si alza in piedi e grida all’improvviso, ormai del tutto incapace di contenere la propria ansia tra quelle tre sconfortanti paretine piene di foto delle ferie e margheritoni a calamita? C’è agitazione e scoglionamento? Quello che vi serve non è una nuova macchina del caffè, ma un bell’acquario di clioni! Studi scientifici dimostrano che la produttività degli uffici che godono del benefico influsso dei Sea Angels è del 24,6% superiore rispetto agli spazi di lavoro tradizionali.
Regalate un’oasi di pace ai vostri impiegati, perchè un dipendente sereno è un dipendente più efficiente. Vasche per clioni, ora anche nel formato panoramico da dieci litri, per un open-space davvero a misura d’uomo!

– c’è la crisi, ci si agita e ci si allarma. E drogarsi è sempre più costoso, nonchè complicato dal punto di vista dell’approvvigionamento e delle rogne legali. Volete qualcosa che vi asfalti e vi aiuti a non pensare tutto il tempo al disastro della vostra esistenza? Buttate gli ultimi soldi che vi restano in una solida fornitura di Sea Angels. Placheranno i vostri sbalzi d’umore, vi stenderanno come la morfina e, nell’annullare le vostre capacità cognitive, risparmieranno il resto dei vostri organi dallo scempio.
Stupefacenti Sea Angels, nella variante strobo-acquario per un’esperienza piacevolmente allucinatoria!

Ma c’è di più. Sea-Angels antisommossa (la folla è in subbiglio? Mandate avanti una squadra di agenti con pettorine trasparenti, piene zeppe di clioni… e tutto quello che dovrete fare dopo sarà passare per strada con una benna e raccogliere i manifestanti rintronati), Sea-Angels per trasporti in ritardo (stufi dei pendolari inferociti? Vasche di clioni per stazioni!), Sea-Angels da diversivo (volete copiare ma la professoressa vigila con troppo zelo? Proponete l’acquisto di un acquario di classe!).
Diavolo, quei maledetti cosi sono il business del domani… e c’è pure una solida componente di social responsibility (liberiamo le farfalle di mare dal vorace giogo dei Sea Angels!) che piace tanto agli investitori. Insomma, ci sarà pure un qualche fondo dell’Unione Europea a cui potremmo appellarci per buttare in piedi una società per l’allevamento e la distribuzione di clioni. Già me la vedo, la quotazione in borsa, l’attico su Park Avenue, la cabina armadio retroilluminata. Un sogno, qua c’è un sogno! Porteremo gli invertebrati alle masse!
…e poi, sono così carini.

 

Dopo il glorioso debutto in sella al morbido alpaca sputacchione, nell’attesissima seconda puntata della rubrica “Gli animali ti guardano” ci occuperemo – con la consueta perizia e accuratezza etologica – dell’elusivo e voluminoso narvalo… una bestia che, al contrario dell’unicorno, non ha avuto la buona creanza di rimanere entro i confini della mitologia.

narvalo

Il monodon monoceros – unico cetaceo dal nome ragionevolmente associabile all’espressione gotta catch’em all – popola le deprimenti, scure e gelide acque nelle vicinanze del Polo Nord e può raggiungere i cinque metri di lunghezza, zanna esclusa. La conformazione conica, la quasi totale assenza di pinne dorsali e lo scarso sviluppo delle pinne natatorie contribuiscono a far somigliare il narvalo a un gigantesco kebab galleggiante.
Ben poco si sa sulle attitudini romantiche del narvalo. Le femmine danno alla luce ogni anno uno o due piccoli, che alla nascita sono già dei silurotti di un metro e mezzo. Ci piace pensare che il corno spunti qualche tempo dopo il parto. Nonostante il loro aspetto poco ergonomico e letale, i narvali sono creature pacifiche e socievoli, fanatiche del feng-shui. La nobile disciplina orientale è infatti l’unico mezzo a disposizione di questi malinconici mammiferi del mare per vivere in branchi di anche centinaia di esemplari senza trucidarsi e impalarsi a vicenda ad ogni cambio di direzione. La qualità che i narvali più apprezzano nei propri simili è la prevedibilità.
Nell’alimentazione, il narvalo può essere equiparato a un qualunque burinazzo umano, arricchitosi torbidamente e in modo spropositato con qualche volgare attività. Il cetaceo, infatti, si nutre essenzialmente di pregiate seppie, calamari giganti ed esosi crostacei.
Per affossare in modo definitivo la propria reputazione, molti studiosi hanno a lungo dibattuto sulla funzione del benedetto corno del narvalo, finendo per morire in disgrazia senza mai essere giunti a una conclusione plausibile. Si pensava che il corno servisse nella caccia, per infilzare altri ignari abitanti dell’idrosfera, ma il narvalo è un nuotatore flemmatico e sonnacchioso, poco incline agli inseguimenti subacquei e palesemente non adatto a trafiggere la preda in velocità – l’avere una pessima mira è infatti la seconda qualità che i narvali più apprezzano nei propri simili e gli esemplari più saggi e amati del branco si dedicano con grande impegno a massacranti allenamenti, allo scopo di peggiorare le proprie capacità di impalare con precisione.
Secondo una teoria forse elaborata da un qualche cavaliere particolarmente attaccato alla propria Durlindana o dal Consiglio Mondiale dei Maestri Jedi,  il corno del narvalo fungerebbe da arma di difesa, in uno scenario moschettieristico cappa e spada. Anche questa teoria è però miseramente naufragata di fronte alla remissiva personalità del narvalo, un cetaceo emo, che sembra attendere di perire di morte violenta con la stessa serena indole dei martiri del primo cristianesimo, porgendo l’altra guancia e scoprendo il costato alle accuminate lance degli aggressori. Non c’è dunque da stupirsi che orche marine, orsi polari ed eschimesi si dedichino con indicibile spasso alla caccia del narvalo. Se ben ci pensiamo, infatti, il narvalo è l’animale perfetto su cui costruire un mirabolante racconto di caccia. Apparentemente mostruoso e arcigno, ma in realtà meno pericoloso di uno scolapasta, il narvalo è facile da uccidere e da morto fa più paura che da vivo. Dunque, chiunque ammazzi un narvalo potrebbe attribuire al gesto connotazioni leggendarie, vantandosi in lungo e in largo al bar davanti a un pubblico ansioso di  essere sommerso di fandonie.
Ma torniamo all’angosciosa diatriba della zanna. Giunge in aiuto, in questa disperata quanto sterile ricerca del significato funzionale del corno del narvalo, un fatto molto semplice: solo gli esemplari maschi sono zavorrati dalla ridicola escrescenza. Di conseguenza, si potrebbe pensare che il corno sia un qualche tipo di richiamo erotico, come accade per cervi, stambecchi, caproni e il resto della cornuta fauna terrestre, che si prende a capocciate per impressionare il gentil sesso. Il narvalo, così come moltre altre specie animali, fa quindi  della propria prorompente escrescenza ossea un mezzo di richiamo per la femmina, che si dirigerà baldanzosa dal narvalo col corno più lungo. Avvallando quest’ultima ipotesi, gli etologi di ogni latitudine sono finalmente giunti, dopo un tortuoso percorso fatto di osservazioni empiriche, coraggiose ipotesi e cocenti smentite, alla scoperta dell’acqua calda.

In conclusione –  e come si può ben osservare nell’eloquente documento fotografico -, il narvalo è un autentico eroe tragico, che lotta strenuamente per far emergere la propria vera personalità: incapace di infliggere crudeltà al prossimo, viene dall’uomo investito del ruolo di giustiziere di animali adorabili, in un trionfo di incomprensione, superficialità ed esecrabile violenza gratuita.
La triste verità è che il narvalo è un mammifero marino tragicamente frainteso.