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Ci siamo, il Natale sta per assalirci.
Cosa donare ai consanguinei?
Cosa regalare a chi ha saputo conquistare il nostro affetto?
Un libro va sempre bene? Giammai! Funziona se lo si sceglie con cura e se risponde con allegra puntualità a un interesse o a una passione – e magari anche a una più che legittima inclinazione estetica. Insomma, questo fanno le strenne: sono libri belli o edizioni pazze e preziose, sono libri ben delimitati dal punto di vista tematico, sono libri estrosi che si lasciano associare volentieri alle fissazioni e alle curiosità dei destinatari. La premessa metodologica di queste liste festive è sempre la stessa, ma trovo sensato ripeterlo anche per il 2025.
In caso di ulteriori necessità esplorative, al fondo trovate i rimandi anche alle edizioni passate di queste carrellatone.  
Ultima nota e poi si parte: liberissimi e liberissime di segnarvi su un pezzo di carta le proposte che troverete qua dentro per andarvele a comprare in libreria, senza necessariamente avvalervi dei link (sì, sono affiliati).
A posto? A posto.
Sproniamo le renne, si parte!


Margaret Atwood
Le nostre vite. Una specie di autobiografia
(Ponte alle Grazie)

Traduzione di

Che ci si meravigli (e spaventi) con le sue ancelle o che ci si addentri nella testa delle temibili Zie di Gilead o che la scintilla per Atwood si sia messa a crepitare partendo da un altro tra i suoi innumerevoli romanzi, Le nostre vite è l’avventura definitiva e rallegrerà di certo chi già coltiva una sana fandom per l’autrice canadese, che qui si racconta con franchezza, godibilissima perfidia e grande generosità.

P. S. Se vi va di donare Il racconto dell’ancellaI testamenti, ecco qua uno splendido cofanetto.


Renaud Roche & Laurent Hopman
Le guerre di Lucas. Episodio II
(BAO Publishing)

Potremmo litigare per ore sulla parabola filmica dell’universo di Star Wars – quale trilogia “nuova” ha maggiormente suscitato il vostro sdegno? Come è stato possibile concepire quella cazzata dei midichlorian? Vogliamo parlare di Jar Jar Binks? Come diamine hanno resuscitato l’imperatore Palpatine?  – ma l’impatto di George Lucas sui nostri immaginari e sulla storia del cinema resterebbe saldo e indubitabile. Roche e Hopman hanno iniziato a raccontare il making-of di A New Hope nel primo volume delle Guerre di Lucas e proseguono qui il viaggio. Auspico per questa serie un’estensione su nove tomi, ma vediamo come si mette. Se la forza scorre potente in casa vostra, ficcateli entrambi sotto l’albero.

P. S. L’ultimo set Lego di Star Wars che ho costruito potrebbe essere un buon elemento d’accompagnamento.


Sofia Fabiani
Il dolce. Basi e ricette di pasticceria
(Gribaudo)

Per la rubrica “i social hanno fatto anche cose buone”, eccoci qua a impiastricciarci di pastafrolla con @cucinarestanca. È di certo una proposta editoriale più “tecnica” rispetto ai suoi libri precedenti – Cucinava sempreCucinare stanca. Manuale pratico per incapacy – e che conferma la sua ferrea competenza e la rara capacità di renderla accessibile. Insomma, funzionerà benone per chi vuole partire dai fondamentali della pasticceria e lanciarsi in esperimenti estrosi dopo aver imparato almeno a camminare. E un cuore a Sofia.

Altri spunti legati alle cibarie?
Per chi vuole fare il pane c’è questo bel manuale a fumetti di Ken Forkish e Sarah Becan (Quinto Quarto). Robin Ha vi insegna – sempre a fumetti – a cucinare koreano. Volete semplicemente ammirare dei meloni e delle angurie stupende? C’è un’enciclopedia a tema che ha tutte le fattezze di un coffee-table smorfioso. A tal proposito, vi rammento che è sempre possibile scoprire ricette strabilianti e contemporaneamente fare del bene ai civili palestinesi con l’ebook di Cocomero & Friends.


Coco Wyo
Posticini carini – Colora la tenerezza
(Magazzini Salani)

Per Coco Wyo è partito un sommovimento internazionale di fulgido amore – che ha inevitabilmente generato anche una valanga di copycat orrendi generati dall’IA. Senza lasciarci ingannare, dunque, che fa il collettivo Coco Wyo? Ha rivitalizzato l’ormai saturo mercato dei coloring book proponendo innanzitutto degli angoletti confortevoli e degli ambienti armoniosi – per quanto zeppi di roba – in cui sarebbe bello poter sostare. Oltre a Posticini carini, troverete anche Soffici cuccioliCoccole a Natale. Forse mi starò rincoglionendo, ma sono assolutamente rapita. SOFFICI CUCCIOLI CAPITE?!


Marion Montaigne
I nostri mondi perduti
(BAO Publishing)

Che Zerocalcare ficcasse prima o poi una graphic novel piena di dinosauri nella collana Cherry Bomb – che sta curando per BAO – era un po’ il segreto sogno di tutti quanti. Ebbene, ci siamo. I nostri mondi perduti è una vastissima ricognizione paleontologica che mescola storia della scienza e cultura pop, divulgazione e cruente dispute evoluzionistiche. Ottima idea, Zerocalcare.

Altri dinosauri? C’è Andrea Cau – esimio paleontologo – con Il dilemma dei dinosauri, un saggio a tratti dolorosissimo che spiega per filo e per segno da dove vengono le bestie a sangue caldo di Jurassic Park e perché non dovremmo prenderle per buone. Lo so, è un duro colpo… ma è anche un efficace spaccato di storia recente della paleontologia. Volete saperne di più? Qua ci siamo noi che facciamo una chiacchiera.

Preferite continuare a crogiolarvi nel vostro affetto per Spielberg? Ecco una latta di schiuma da barba da usare come borraccia – sì, è quella che Dennis Nedry voleva riempire di embrioni di dinosauro. Capolavoro.
Ma abbiamo anche un libro sul making-of di Jurassic Park A FORMA DI VHS.

Potrei andare avanti delle ore, ma preferisco concludere il capitolo dinosauri con questa lista tematica che contiene sia proposte per grandi che per piccoli.


Dante
Divina Commedia | Inferno
(Blackie edizioni)

Blackie continua ad alimentare la sua collana/progetto dei Classici Liberati e, dopo IliadeOdisseaGenesi, ci manda allegramente all’Inferno con Dante e tutti i suoi illustri peccatori. L’idea, come sempre, è quella di accompagnare a un’opera fondamentale una serie di apparati che possano attenuarne gli aspetti potenzialmente ostici e “farci mondo” attorno.

Volete recuperare un’iconografia così solida da essere quasi diventata “canonica” per la Commedia? L’Ippocampo ne ha ficcata parecchia in Fantastico Gustave Doré, librone-retrospettiva della sua produzione più visionaria.


Mary Shelley feat. Minalima
Frankenstein
(L’Ippocampo)

Vista l’ondata d’entusiasmo collettivo per i “mostri” classici, segnalo il ritorno dei Minalima alla loro collana di preziosi illustrati pieni zeppi di trovate cartotecniche. Da quel che m’è parso di capire dalla quarta, il testo di quest’edizione dovrebbe essere quello del 1818. Parte dall'”originale” del 1818 anche il Frankenstein illustrato da Marco Calvi e tradotto da Tiffany Vecchietti uscito per ReBelle Edizioni – che vi segnalo con ancora più entusiasmo.

Per la falange del cinema, invece, Guillermo del Toro ha raccolto in un libro la storia produttiva del “suo” Frankenstein. Come i migliori art-book cinematografici, è un oggetto di rara beltà… anche se chi ha amato con passione il recente adattamento forse s’accontenta anche di una semplice foglia secca.

Altri spunti per donare dei classici in edizioni illustrate di grande formato? Dall’Ippocampo trovate la collana Papillon Noir che fa proprio quello. Per ora ci sono Cime tempestoseIl grande GatsbyIl ritratto di Dorian Gray
Volete stare sul perturbante? Bur ha sfornato Weird, una nuova collana dalla veste grafica molto gagliarda. Al momento ci trovate Ann Radcliffe con I misteri di UdolphoFosca di Tarchetti, Il re in giallo di Robert W. Chambers e Alle porte dell’incubo di Poe.


Jonathan Wilson
La piramide rovesciata – La Bibbia della tattica nel calcio
(Limina)

Chi apprezza il GIUOCO del pallone non potrà che accogliere con gioia questo autorevole saggio che è sia una “storia del calcio” che una ricognizione tattica e un atlante cultural-sportivo. Ci troverete dentro filosofie, grandi allenatori, campioni, colpi di genio e, forse, anche lo scheletro della squadra perfetta.

Se in casa (come la sottoscritta) avete una persona abbonata alla Riserva, segnalo anche Il mito dei bomber di provincia del prode Emanuele Atturo (Einaudi).


Adriano Panatta & Paolo Bertolucci
La telefonata – Gli Slam del 2025
(Fandango)

Intanto che ci occupiamo di sport, mi pare sensatissimo pensare al tennis e a chi il tennis lo ama – o ha imparato ad apprezzarlo di recente. Fa niente se noi c’eravamo già, bisogna accogliere volentieri anche i tifosi e le tifose dell’ultima ora. Panatta e Bertolucci a tennis ci hanno giocato con gloriosi risultati e ormai da un pezzo si dedicano al commento del loro sport, ritagliandosi anche un podcast divertentissimo in cui un po’ parlano dei tornei più importanti del circuito e un po’ si prendono per il culo. Ecco, in questo libro ci sono gli Slam del 2025, più o meno come li abbiamo ascoltati.

Ma qualcosa su specifici campioni? Limina vi soccorre, per il momento, con NovakAlcaraz, entrambi di Mark Hodgkinson.

Il tennis come esperienza estetica? Emanuele D’Angelo di Broken Rackets ha sfornato Paradise Courts, un volume fotografico avvenente e smorfiosissimo che censisce i campi da tennis più belli del mondo.


Masato Tanaka & Shuzen Iwata
La storia universale in infografica
(Vallardi)

Traduzione di Nicola Emanuele Jacchia

Mia personalissima fissazione, gli atlanti e/o i libri divulgativi con i grafici, le mappette e le illustrazioni MAI MANCHERANNO IN QUESTI LISTONI. Qui, con l’ausilio di inesauribili trovate visive e coccosi personaggetti tondeggianti, si parte dalla preistoria per approdare alla storia novecentesca e ai più recenti disastri, sintetizzando l’impossibile e producendo una piacevole infarinatura che incoraggia approfondimenti ulteriori.

Se vi garba il genere o sapete a chi potrebbe garbare, vi segnalo anche Le operazioni della Seconda Guerra Mondiale in 100 mappe della premiata ditta Lopez-Aubin-Bihan per l’Ippocampo.
Illustrazioni vispe per spiegarsi meglio? Ci sono anche nel saggio di Alessandro Maccarrone per Blackie, L’infinito piacere della matematica. Là fuori, evidentemente, c’è qualcuno che la capisce e sa addirittura renderla comprensibile.


Ximo Abadìa
Verticale – Storia illustrata dell’arrampicata
(Quinto Quarto)

Amiche e amici in fissa con l’arrampicata? Congiunti, sodali d’escursione, gente che ama scarpinare in salita – e non solo perché al rifugio c’è la polenta da mangiare? Perfetto, abbiamo un illustrato pronto a raccontarci la perigliosa e affascinante storia dell’esplorazione montana, dai primi geloni alle più recenti competizioni canonizzate.

Un libro potenzialmente affine? Visionario ribelle, la storia di Yvon Chouinard, fondatore di Patagonia.
Un libro che si tuffa in un ambiente tradizionalmente percepito come opposto alla montagna? Ecco qua Mare di Piotr Karski – sempre edito da Quinto Quarto. È uno di quegli albi ibridi che possono essere apprezzati da bambini, grandi, medi, tutti quanti. Oltre a raccontare mari e oceani con imprevedibile creatività, contiene anche numerosissime attività buffe da svolgere.


Marracash
Qualcosa in cui credere – La mia trilogia
(Rizzoli Lizard)

Niente, al Marrageddon è poi finita che non ci sono andata perché quando avevamo comprato i biglietti non avevamo valutato che in casa ci sarebbe stato un bambino di un paio di mesi da accudire e a sentire Marra ci sono andati mio marito e il mio giovane cognato. Io no, a casa col Dadani. Al di là delle mie vicissitudini personali, i musicisti tendono a far uscire dei libri che sono più assimilabili a gadget fotografici che a qualcosa che si può leggere davvero, ma questo malloppo di Marracash è un oggetto che credo gli faccia onore e che aggiunge tassellini degni d’interesse a Persona, a Noi, loro, gli altri e a È finita la pace. Se ascoltate Marra o cercate qualcosa per chi lo apprezza e ha apprezzato la sua recente trilogia musicale, Qualcosa in cui credere è uno spunto validissimo.

Per chi invece era con me a sudare a San Siro con delle bottigliette rigorosamente senza tappo (e senza ghiaccio) di vodka lemon in mano, ricordo sempre che esiste un’autobiografia di Gabry Ponte. SI VOLA. 😀
Intanto che ci siamo: lo sapevate che anche Max Pezzali ha raccontato la sua storia in un libro? Si chiama I cowboy non mollano mai


Flavio Parisi
Tokyo è una grande cucina – I giapponesi si conoscono a tavola
(Utet)

Di Flavio Parisi s’era già parlato da queste parti per il suo primo lavoro Giappone-centrico – Cadere sette volte, rialzarsi otto era una riflessione sull’apprendimento di una lingua ostica mentre si vive in un posto affascinante e anche profondamente “alieno”. In questo nuovo libro si torna a Tokyo per raccontare il paese e i suoi abitanti attraverso la cucina, le abitudini a tavola e la convivialità. Il cibo è un potente veicolo culturale e mangiare in Giappone è senza ombra di dubbio un’esperienza mistica.

Ci sono splendidi viaggi in cantiere? Eriko Kawasaki aka Erikottero può soccorrervi con Easy Japan (Longanesi), un manuale linguistico dalla spiccata vocazione pratica che saprà anche darvi una mano nel decifrare comportamenti e forme di cortesia. Non sono usciti ieri, è vero, ma sia I love Tokyo che I love Japan della Pina restano delle piacevolissime guide.

Vi risparmio le librerie con l’inevitabile gatto saggio, le botteghe di quartiere dove tornare ad apprezzare il senso della vita, i baretti e i negoziucci che garantiscono rinascite personali ma credo sia il caso di salutare con favore il ritorno di Antonietta Pastore – pioniera della traduzione letteraria dal giapponese all’italiano – al tema della vita in Giappone. Seguito ideale di Leggero il passo sui tatamiDove vuole andare, sensei? (Einaudi) è un nuovo reportage sentimental-pratico che abbraccia una lunghissima frequentazione diretta – cominciata nel 1974 e mai interrotta.
Un altro graditissimo ritorno? C’è Laura Imai Messina con Le parole della pioggia, illustrato da Emiliano Ponzi.

E i manga? Da vecchia ciabatta quale sono, non posso non menzionare l’edizione completa per i 30 anni di I cortili del cuore di Ai Yazawa.


Roberto Alajmo – Marco Carapezza
Avventure postume di personaggi illustri
(Sellerio)

Per la quota cimiteriale – che mai deve mancare -, un saggio snello e favolosamente folle sulle vicissitudini di dieci salme ragguardevoli. Gente che da viva ha fatto la storia e che, da morta, si sarebbe forse meritata un destino meno rocambolesco.

Approfitto dell’atmosfera vagamente sinistra di questo blocco per rammentare che è uscito un nuovo romanzo di Michele MariI convitati di pietra, una storia che affosserà per sempre la già scarsa reputazione delle rimpatriate del liceo.


Iacopo Bruno & Francesca Leoneschi
Inseparabili
(Rizzoli)

Nelle profondità di un oceano sconosciuto, un piccolo polpo piange il padre scomparso e abbandona il regno per ripescare la sua anima da un abisso scurissimo. Sempre là sotto, lo spettro di una bambina che ha perso il cuore in un naufragio cerca consolazione. Si incontreranno? Certo. I disegni di Iacopo Bruno, qui, meriteranno tutto il vostro più sincero stupore.

Un altro romanzo – teoricamente per ragazzi – che può allietare sia per inventiva che per cura dell’edizione? Cesare vi consiglia L’ordine dei Senzasonno di Isaak Friedl per Giunti.


Stefano Zuffi
Animali dipinti
(24Ore Cultura)

Per le bimbe e i bimbi di Michel Pastoureau, un atlante ragionato degli animali nell’arte. Attraversando epoche e tradizioni pittoriche, Zuffi cataloga le bestie dalla simbologia più nutrita, inserendole nel loro habitat iconografico di riferimento e offrendoci numerosi capolavori da ammirare.

Più scienza e meno arte? Roberta Ragona – aka Tostoini – ha firmato per Aboca Fossili viventi – Le straordinarie creature del passato che vivono tra noiPer un approccio estremamente attivo e partecipato all’evoluzione, invece, c’è Evolution Book. Estinguiti o sopravvivi, un libro a bivi che vi spronerà a decidere che bestia diventare – e a capire perché certe creature proprio non ce l’hanno fatta.


Daniel Keyes
Fiori per Algernon
(Nord)

Uscito nel 1966, il topolino Algernon e il “suo” scienziato riappaiono per Nord tirati a lucidissimo con il trattamento superlusso. Labirintico taglio colore! Risguardi matti! Un modo intelligente per rinfrescare un romanzo che vale la pena continuare a leggere.

A proposito di romanzi che appaiono con particolare cura nel confezionamento – e che possono tornarvi utili nel caso ci sia già dell’apprezzamento per le autrici: Noi di Christelle Dabos (e/o) e Katabasis di R. F. Kuang (Mondadori).


Jane Austen
I capolavori
(Newton Compton)

Per i 250 anni dalla nascita dell’autrice sono state più che legittimamente sfornate numerose proposte editoriali, spesso e volentieri rivolte a un pubblico giovane, vispo e assai abituato al taglio colore di cui sopra, alle copertine gradevoli da vedere e a un impianto di publishing meno polveroso rispetto a quello che noi rognosi e rognose millennial abbiamo esperito. In questo filone si inserisce anche il cofanetto completo delle opere di Jane Austen prodotto da Newton Compton con la curatela di Felicia Kingsley – cofanetto che da ragazzina, ve lo dico, mi sarebbe parecchio piaciuto ricevere. E invece.

Vogliamo esplorare la vicenda biografia di Jane Austen? Carolina Capria la ripercorre con precisione, affetto e passione in Per sempre tua: il mondo infinito di Jane Austen (Gribaudo).
Vogliamo frazionare i romanzi di Jane Austen per potercene gustare un frammento tutti i giorni? Liliana Rampello ha curato Un anno con Jane Austen (Neri Pozza), una raccolta di 365 scene memorabili, dialoghi e citazioni.
Servono strumenti per orientarsi meglio? Ecco qua la mappa letteraria di Orgoglio e pregiudizio (il Saggiatore).


Daniel Wallace
Big Fish
(il Saggiatore)

Traduzione di Silvia Lalia

Sempre ci accapiglieremo su trasposizioni e adattamenti, ma risalire ai materiali originali di film molto fortunati o emblematici è sempre un esercizio fascinoso. Ebbene, anche Big Fish arriva da un libro… ci uniamo al circo?

Altri recenti e curiosi esempi? Abbiamo K-PAX di Gene Brewer (Accento)Ammazzati amore mio di Ariana Harwicz per Ponte alle Grazie – da cui è stato tratto Die My Love, in arrivo al cinema – e Lezioni di chimica di Bonnie Garmus (di cui si era parlato anche qui).
Attori che scrivono? Minimum Fax ha appena tradotto The Book of Elsewhere di Keanu Reeves e China Mieville. Per approfondire vi rimando qui.


Ludovica Lugli
Le chiavi magiche
(Utet)

Ludovica Lugli ha scelto un sottotitolo pacato e modesto, che fa così: “Indagine di una lettrice su Elsa Morante e i suoi romanzi”. Non sta mentendo, perché Le chiavi magiche è esattamente un viaggio nei libri di Morante, in quello che ci hanno lasciato e in quello che potevano dirci sia di lei che della sua epoca, ma a quel “lettrice” avrei aggiunto “lettrice molto accorta, molto acuta, molto sveglia, proprio una brava lettrice”. Veniva lungo? Sì, ma ci voleva.

Un approccio più “visivo” al Morante-verso? Per Einaudi è uscito Album Morante, un volume curato da Emanuele Dattilo che raccoglie lettere, fotografie e parecchi materiali inediti che ricostruiscono il mondo e il contesto personale e culturale dell’autrice.
Un altro volumone fotografico einaudiano – che si posiziona saldamente nel solco della nostalgia mondana e cinematografica? Francesco Piccolo ha firmato e “organizzato” Paparazzi, una raccolta di un’ottantina di scatti emblematici dell’epoca d’oro della “dolce vita”. Non vogliamo scansarci da Cinecittà? Olivia Laing torna al romanzo con Lo specchio d’argento (il Saggiatore) e sceglie di ambientarlo proprio lì, sul set del Casanova di Fellini.


Jean Jullien
This Is Not a Book
(Phaidon)

“Qual è il tuo libro preferito?”: quando me lo chiedono rispondo sempre che è impossibile deciderlo, ma sto seriamente valutando di usare Jullien come grimaldello universale. È questo, il mio libro preferito. Tié.

Un rimedio alla domanda opposta? Quale mai sarà il peggior libro del mondo? Auroro Borealo ci viene in soccorso con Il libro brutto dei libri brutti (Blackie).


Mi sono di certo dimenticata almeno 37 tomi che in realtà avrei voluto includere ma spero vivamente di avervi risolto qualche grana – o almeno di avervi indicato una valida pista. Se ci avete preso gusto o vi va di espandere le opzioni, qui trovate le edizioni passate dei listoni di Natale:

Per i bambini e le bambine, vi incoraggio a consultare questa lista, la carrellata tematica sui mezzi di trasporto e i mezzi pesanti, la raccolta degli atlanti (e dintorni) e il focus sugli insetti.
Per un approccio estremamente funzionale e sintetico a quello che di consultabile c’è qui sul blog nella sezione LIBRI o nei circoletti dell’Instagram, ecco il link generale a tutte le vetrine. Sì, le aggiorno man mano e senza soluzione di continuità.

Vi bacio, vi ringrazio per l’attenzione e vi auguro efficaci soluzioni a ogni dilemma regalifero. Evviva!

Cora Seaborne entra a far parte a pieno titolo della schiera di signore rispettabili che iniziano a campare meglio all’indomani della dipartita dei loro coniugi. Lo sforzo vero, per la protagonista del Serpente dell’Essex così come per le vedove sue colleghe di fine Ottocento, consiste nel continuare proiettare per un tempo ritenuto decoroso quel dolore e quella contrizione che il lutto richiede, industriandosi però clandestinamente per trovare un nuovo scopo e un modo per impiegare al meglio la libertà fortuitamente conquistata.
Per Cora – che ha perso l’uomo rivelatosi crudelissimo che ha sposato sull’onda di una fisiologica inconsapevolezza giovanile -, questa libertà consiste nel recupero di una sua personalità più antica, “selvatica” e rozza, almeno per gli standard londinesi.
Per ritrovarsi, cambiare finalmente aria e ricominciare, Cora inizia col trasferirsi con figlio e bambinaia-confidente a Colchester, nell’Essex, con l’unica ambizione di rivoltare pietre in cerca di reperti preistorici e di infangarsi il più possibile gli scarponi.

Il punto di riferimento di Cora è Mary Anning, pioniera della paleontologia del Regno Unito (e del mondo intero) e scopritrice di fossili che hanno fatto la storia. Anning, armata di cestino, martello e scopettini, setacciò la costa di Lyme Regis – poi ribattezzata Jurassic Coast – rinvenendo scheletri di ittiosauri, plesiosauri e rettili marini.
In un’epoca in cui le scienze naturali potevano godere di diffusione accademica ma anche dell’apporto di un nutrito movimento “dilettantistico”, Anning rimase una sorta di felice eccezione in un panorama irrimediabilmente dominatissimo da studiosi maschi, ma di certo rappresentò un esempio di caparbia intraprendenza, reale autorevolezza e disinteresse per le convenzioni. Il valore del suo lavoro e delle sue scoperte furono riconosciuti – un traguardo non scontato, data l’agguerrita competizione – e i suoi reperti più significativi sono ancora esposti al British Museum.

Già, credo che il canetto di Mary Anning stia cercando di fare la cacca. Su un fossile di plesiosauro, probabilmente.

Ma rimettiamoci in carreggiata.
Che succede a Colchester e nel contiguo bacino del Blackwater? Si direbbe poco, perché son posti pittoreschi e ameni ma di certo molto diversi dal frenetico ribollire della grande città. Cora, però, riceve una provvidenziale soffiata: annegamenti sospetti, villici che perdono il senno e pecore disperse si moltiplicano… che sia tornata la bestia leggendaria che infesta il fiume? Cora decide di vestire i panni della studiosa razionale e di cominciare a indagare con oggettività sul fenomeno. Psicosi collettiva, antiche superstizioni riemerse in un momento di scalogna o autentica opportunità per rivenire un fossile vivente?
Pur con intenti diversi – placare una congregazione sempre più inquieta e riportare la serenità nel villaggio – anche il reverendo Ransome sta cercando di far luce sul caso del presunto mostro del fiume. La sua traiettoria e quella di Cora sono destinate a incrociarsi e a generare ripercussioni insospettabilmente vaste, tra status quo turbati e massimi sistemi che precipitano, condensandosi, nel rapporto tra due persone che sperano di scovare un litorale clemente su cui approdare.

Se amate i romanzi storici – con tanto di scambi epistolari -, il moto inesorabile delle maree e le narrazioni che nelle tribolazioni minute provano a mettere in scena i grandi dilemmi – dal conflitto tra fede e ragione a quello tra classi sociali, dalla rettitudine del buon padre di famiglia agli albori delle rivendicazioni di indipendenza delle donne, dalla superstizione al senso di colpa, dalla purezza dell’anima che lotta per non farsi “contaminare” dalle pulsioni del corpo -, Il serpente dell’Essex è un bel posto dove sguazzare: scrittura ricca (e ben tradotta da Chiara Brovelli per Neri Pozza), ricostruzione accurata e colpi di scena gestiti con elegante aplomb, per quanto i drammi e le inquietudini non manchino. Che siate più inclini a soccombere a mistiche atmosfere minacciose o a tifare per “poligoni” affettivi variamente ingarbugliati, è di certo un bel congegno romanzesco. Ma ci sarà davvero, questo serpente? Tutto dipende dalla rete che vi andrà di gettare in acqua…


Segnalazioni televisivo-cinematografiche

Dal romanzo di Sarah Perry è stata recentissimamente tratta una serie TV con Tom Hiddleston – SCARSA FANDOM QUI – e Claire Danes.
Ho scoperto che esiste anche un film su Mary Anning. Si chiama Ammonite e Kate Winslet interpreta la nostra indefessa paleontologa.
Ho già visto qualcosa? Figuriamoci, ma segnalo comunque volentieri. E allungo la mia lista delle cose da recuperare.

 

Questo è il post che linkerò senza sosta per rispondere ai frequentissimi “ma da dove vengono quegli orecchini?”, “e l’anello che hai sul medio della mano destra?”, “mi ricordo che avevi fatto incidere una roba su un bracciale, mi ricordi che brand era?”. Ecco. Perché, in alcuni casi assai virtuosi, gli innumerevoli ME L’AVETE CHIESTO IN TANTE che popolano Instagram corrispondono a verità. Questo è il post per chi non ha screenshottato in tempo, per chi vuole chiedere ma ha paura di disturbare, per chi non frequenta gli agili circoletti coi contenuti in evidenza e per chi vuole ricoprirsi di monili come una statua della Madonna portata a spalla da un manipolo di nerboruti seminaristi.
Insomma, compagne gazze ladre, questo è per voi.

Ho raccolto qua di seguito un po’ di suggerimenti gioielliferi abbondantemente collaudati negli ultimi mesi. Sono quasi tutti brand artigianali che ho conosciuto su Instagram e di cui continuo a parlare molto volentieri, ben conscia di avere ancora parecchio di cui sdebitarmi. Spero che anche voi troverete il modo di supportarli.

Cominciamo?
Cominciamo.

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Emmevi

Ecco da dove ha origine la mia presente ossessione per gli earcuff, per i catenami vari e per gli orecchini a cerchietto con pendaglietti pazzi. Mi sono già regalata, tra le altre cose, questa collana a maglie rettangolari e le mie intenzioni sono sempre più bellicose.

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Halite

Un dinamico duo mamma-figlia, dalla Puglia con fulgido furore. Se amate le pietre, le perle, i materiali “importanti” e non vi siete ancora rassegnate al minimalismo, lanciatevi con trasporto. Se vi garba il genere, date anche un’occhiata alle borse-sacchettino.

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Ossi di seppia

Tecnica antica (anzi, archeologica) per pezzi unici. Ogni gioiello viene realizzato con la fusione in osso di seppia – si piglia un osso di seppia, lo si “scolpisce” per creare uno stampo in cui poi viene colato il metallo. E si ricomincia da capo, perché l’osso resiste per un po’, ma non si può riutilizzare per fare un altro gioiello. A parte il fascino generato dalla tecnica produttiva, fonte infinita di meraviglia è regolarmente il tema delle collezioni. Perché sono anelli spaziali, astronomici, mitologici e “alieni”, quasi, nella loro bellezza.

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Iccio

Beatrice mi ha donato, qualche tempo fa, uno di quegli anelli che decidi di non toglierti mai più. È sottile sottile, con una letterina punzonata su ogni medaglietta. Dice CESARE, mi è molto caro ed è un ottimo portabandiera per lo splendido lavoro di Iccio. Anche in questo caso, materiali pregiati e oreficeria degna di una fucina elfica.

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Eilish

COME POSSIAMO NON AMARE DELLE OTTANTENNI COI CAPELLI FLUO CHE INDOSSANO COLLANE PIENE DI DINOSAURI DICO IO. Alice è il mio riferimento folle nell’universo dei monili. L’ultima collezione – Jurassic Girl – è un ibrido tra il mondo dei giocattoli e la bigiotteria fotonica da SCIURA di qualche decennio fa. Il risultato finale è una combo assurda di vintage giocoso e un momento di autentica gioia penzolante.

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Giulia Lentini

Orafa dalle mani sante, Giulia si ispira alla natura per farci abbondantemente splendere… riabilitando pure le alghe e le spugne. Io sono la fiera proprietaria di una vasca da bagno in cui sguazza serafica una bellissima perla.

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Le Bandite

“Piccoli amuleti per donne magiche”, dichiarano loro. E hanno ragione. Che voglia di appendermi 600 cose al collo per emergere maestosa dalla spuma del mare.

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Malvina

Gli orecchini voluminosi sono pesanti? Non necessariamente. Il cavallo di battaglia di Malvina sono gli Airone, in ottone e ventaglietti di gomma crepla – un materiale leggerissimo, resistente e potenzialmente assai colorato.

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Laura Bassan

Forme minerali, vegetali, spugnose e cristalline.

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Officine Gualandi

Pazzissime ceramiche multicolori che potete utilizzare per adornarvi, ma anche per arredare le vostre deliziose abitazioni.

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Grandmother Lab

Sfavillanti collezioni pop. Ci sono anche accessori per capelli e pezzi degni di Wonderwoman… o di Jem con tanto di Holograms al seguito.

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Benbar

Forme geometriche in bronzo, ottone e argento – con un ottimo occhio per le pietre. Tutti fatti a mano.

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L’Atlante dei Bottoni

Vecchi dizionari o libri di scuola destinati al macero vengono recuperati per creare dei monilini parola-centrici. Ogni pezzo è unico ed è il risultato di un’esplorazione iconografica e testuale. Vastissimo fascino: io ho CHIMERA.

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Papaveri e Rondini

Che pace, che linee pulite, che gioia minimalista da ninfa dei boschi. Ogni tanto ci vuole.

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Gian Paolo Fantoni

Le collezioni sono numerose, ma io ho un debole per i giocosissimi gioielli personalizzabili con le letterine cubiche.

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Lindanera

Piccoli piccoli e Pitagora-approved. In più, materiali che di sicuro non mancano di originalità: cemento e corteccia.

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Tità Bijoux

Organizzazione matriarcale e pizzo come materia prima d’elezione – ma il pizzo si accartoccia? Macché. Viene trattato in modo da renderlo “solido” ma leggero. Bellissime anche le ultime collezioni a base di maglie e catene.

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Aspettaevedrai

Sara recupera vecchi piatti, tazze e teiere e con i cocci di ceramica più belli e strambi crea gioielli irripetibili. Ultimamente sta anche esplorando le vaste potenzialità dei fiori.

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Demodé Jewels

Volete appendervi una monstera alle orecchie? Ora si può. Silvia disegna tutte le grafiche dei suoi gioielli, stampa su una miscela di legno di recupero e taglia al laser. Si va dai pattern alle invenzioni più strambe.

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Rubinia

Per donini decisamente preziosi o per far personalizzare con punzonatura fatta a mano un bracciale o un anello – io ho fatto martellare un paragrafo intero di Borges su una fascetta d’argento, per dire.

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Mi sarò sicuramente dimenticata qualcosa, ma mi pare che ci sia materiale.
Concluderei con un’ulteriore indicazione pratica. Dove li ficchiamo tutti questi gioielli? Dopo molte peregrinazioni, mi sono comprata un armadietto portagioie che continuo a trovare molto comodo e funzionale. Eccolo qui.

L’estate è finita, è arrivato il momento di lamentarci perché non abbiamo niente da mettere. O perché abbiamo meno tempo per leggere e fare i pisolini. O perché abbiamo posticipato troppa roba all’autunno e adesso stiamo crepando male. La panacea universale a ogni genere di difficoltà, però, è coltivare sani desideri. Io, in tutta sincerità, sto già pensando al Natale. Perché in fondo sono un’ottimista.
Ecco qua un po’ di cose che ho apprezzato – e che magari vorrei pure comprarmi o fare in modo che mio marito me le regali – nell’ultimo periodo.

Come di consueto, può capitare che ci siano aggeggi che ho scoperto, amato e scelto grazie alla solerte sollecitazione di un ufficio stampa o di un brand con cui sto lavorando volentieri. Li trovate segnalati con un agile *.

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Buone nuove all’orizzonte (soprattutto per i miei piedi): Scholl* continuerà a volermi bene e a farmi passeggiare con le sue multiformi calzature anche quest’autunno. Per un agile riassunto delle puntate precedenti, ecco qua i primi due post che sono usciti: UNO e DUE. Accantonando i sandali estivi in vista del ritorno di temperature adeguate e più clementi, sto scegliendo le scarpe da collaudare nei prossimi mesi. C’è di tutto – stivali e stivaletti compresi -, ma penso che partirò dalle sneakers, un po’ perché tra le mie necessità c’è quella di rincorrere un bambino velocissimo, e un po’ per soddisfare una curiosità quasi scientifica: le scarpe da ginnastica sono già, praticamente per definizione, le scarpe più comode che ci sono. A quali assurdi livelli di comodità può arrivare una scarpa da ginnastica Scholl? Ecco, spero lo scopriremo. Sono assai tentata dalle Charlize. Ci saranno in grigio e in nero (con gli sberluccichi metallici) e, indipendentemente dal colore, saranno dotate della consueta e saggissima tecnologia Memory Cushion – la soletta, in pratica, è studiata per redistribuire bene il peso e ammortizzare in modo ottimale la pianta del piede. In attesa di passeggiare in loro compagnia, ecco qua i primi modelli disponibili della collezione autunno-inverno.

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Chronicle Books sforna, in generale, libri pazzeschi – senza mai trascurare il feticismo innato che lega una vasta porzione della popolazione dei lettori ai libri in quanto “oggetti fisici”, oltre che vascelli per ogni possibile meraviglia. Ebbene, è da poco uscito un tomo illustrato di Jane Mount che celebra questa nostre fissazioni per tutto quello che è libresco. Si va dai gatti che hanno deciso di vivere nelle librerie ai negozi più belli del mondo, in un susseguirsi di colori, scaffali meravigliosi e libri ritratti al massimo delle loro potenzialità – in pila, insomma. Per farti capire che li devi ancora leggere.
Date un occhio a Bibliophile qui – c’è qualche immagine degli interni – o mettetelo nel carrello qui.

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Il mio entusiasmo per i grandi rettili preistorici è ormai di dominio pubblico. Tra una maglietta di Jurassic Park e l’altra, però, non ho di sicuro dimenticato l’altra mia surreale passione: LE STAMPE PAZZE. Ebbene, sono felice di comunicarvi che sarà un autunno gloriosissimo per chi ha intenzione di andare in giro con addosso dei dinosauri.
Le stampe in concorso sono due (più svariati accessori).
Tanto per cominciare, ci sono le camicette e i vestiti FAVOLA (sia midi che lunghi) di Ottod’ame.

Ma sul treno dei dinosauri – che è pure un cartone animato per bambini, lo trovate su Netflix – c’è anche Lazzari. Ogni anno, all’interno della collezione “principale”, c’è anche una capsule affidata a un’illustratrice. E a questo giro l’incombenza è toccata a Carolyn Suzuki, che ha deciso di deliziarci con questa fantasia che, personalmente, mi fa venire voglia di stramaledire il meteorite per averci privati di animali così mirabili.

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Non va bene per il mio iPhone, ma sono comunque felice di segnalarvi una cover di Tiger a forma di pavone.

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Nemmeno quest’estate sono riuscita a procurarmi una borsa di paglia. Ma la fissa per gli intrecci non mi è sicuramente passata. Mentre inizio a domandarmi se mai me ne libererò, ho deciso di appassionarmi agli accessori di Studio Sarta, un brand nato nel 2017 a Palermo. La “struttura” delle borse ricorda le sedie di paglia di una volta, ma in versione super minimal. I secchielli sono i miei preferiti. Ci sono diverse combinazioni di colori e sono tutti fatti in Italia con rattan, velluto (per il sacchettino-fodera) e pelle (per fibbie, manico e tutto il resto). Lui si chiama Pablo.

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Primark Beauty ha sfornato una linea di spazzole per capelli con le cattive Disney.
Ciao.
Addio.
Sogno di una vita.
Pettinami, Ursula. PETTINAMI.

Altroché arricciaspiccia!

Orbene, anche questa volta abbiamo finito.
Al prossimo tornado di desideri!

Allora, avere un infante comporta svariate e articolatissime responsabilità. Si va da quelle della sussistenza più basilare – la creatura deve mangiare, dormire, lavarsi e indossare dei vestiti puliti – a quelle relative all’apprendimento, al gioco e, più in generale, alla felicità e alla gioia. In entrambi i casi, bisogna industriarsi. Anche con una certa creatività. Perché non è detto che somministrare al proprio luminoso erede un piatto di penne al pomodoro richieda meno estro rispetto all’organizzazione di un teatrino delle marionette, certe volte. Cesare, per mia fortuna, mangia come un facocero senza farsi pregare particolarmente e, grazie al cielo, ha anche deciso di non aver più bisogno di essere cullato per un’ora e mezza in attesa del sopraggiungere del sonno, migliorando di molto la tenuta strutturale delle nostre schiene e dandoci finalmente la possibilità di sfoderare tutti i libri di favole che possediamo. In altri frangenti, però, il nostro spirito di inventiva resta indispensabile. Perché i piccoli umani vanno intrattenuti, e non possiamo di sicuro aspettarci che faccia tutto la scimmia George. La scimmia George va bene quando sei da sola in casa e devi preparare la cena, ma una volta riempito lo stomachino son fattacci tuoi. BISOGNA GIOCARE. Bisogna assecondare i movimenti delle macchinine. Bisogna lanciare palloni di ogni forma e dimensione. C’è il nascondino. Ci sono le costruzioni. Ci sono le robe sonore da schiacciare. Ci sono i balletti e le canzoncine. I carrettini. I puzzle con le bestie. I puzzle fatti a cubo. Il Didò. I pennarelli per scarabocchiare. Le impenetrabili barriere di cuscini. I libri con le finestrelle da finestrellare. I libri che ti spiegano il mondo e come si chiamano le cose. I pupazzi. Ci sei pure tu, tutta intera, che devi trasformarti a comando in un cavallo e passeggiare per casa con tredici chili di bambino EUFORICO sulla groppa.
E fin qui, va bene.
La faccenda molto CHALLENGING, però, è rinfrescare il repertorio ludico. Perché, certo, ci sono dei giochi preferiti che faremo credo PER SEMPRE – temo -, ma mica possiamo adagiarci sugli allori della routine. Gli infanti crescono e le curiosità si evolvono. E tu devi adattarti, estraendo dal cilindro nuove occupazioni e rivedendo il palinsesto dell’intrattenimento per evitare che le minuscole sinapsi del bambino si cementino. Perché bisogna provare, almeno vagamente, a star dietro a tutte le cose nuove che conosce e che sa fare.

Visto però che noialtri abbiamo un po’ dimenticato quella storia della meraviglia che solo la mente di un giovane virgulto sa cogliere anche nel più banale degli anfratti della creazione, ogni suggerimento è utile. Ogni supporto, invenzione o stampella creativa è da considerarsi un’ancora di salvezza nel burrascoso mare del COSA DIAVOLO POSSO ESCOGITARE ANCORA. E il cavallo l’abbiamo fatto. E nasconderci ci siamo nascosti. E i travasi ok. E il libro con gli animali bene. E quello con le filastrocche pure. CHE COSA POSSO FARE PER TE PICCOLO KRAKEN DIMMELO MALEDIZIONE.
Ebbene, ci sono mezzi a nostra disposizione.
Qualche tempo fa, è iniziata la mia avventura con Canon alla scoperta di un progetto da mamma, il Creative Park. Visto che con Canon siamo già amici da tempo e che, per i fatti miei, uso da mesi e con immensa felicità la loro app per lo smistamento (all’interno della famiglia) delle foto e dei video di Cesare – se volete documentarvi, si chiama Lifecake… liberatevi dalla schiavitù dell’invio multiplo di prodotti multimediali a nonni, zii e parenti lontani -, ho accettato di buon grado. Sono stata dotata di una stampante Pixma e sono partita all’avventura.

Ma che si può fare, in sintesi?
Creative Park è una piattaforma in cui Canon ha raccolto – con l’ausilio di creativi, designer e artisti dell’origami di caratura galattica – una serie di progetti ludico-ornamentali da fare con le proprie creature, usando semplicemente la carta, le immancabili forbici con la punta arrotondata e un po’ di colla. Tutti i progetti sono gratuiti, scaricabili e stampabili (istruzioni comprese) e hanno il nobile scopo di intrattenere i nostri pargoli con attività di vario tipo. Ci sono i disegni da colorare, le bestie da costruire, le grafiche da appiccicare al muro per rendere più gioiose le camerette, i modellini da far volare e le giostrine da far penzolare sui lettini. È una specie di enciclopedia tematica di strumenti per generare divertimento “manuale” e di risorse fai-da-te per riempirsi i muri di casa di teste di tirannosauro. O di comodi metri per misurare quanto crescono i nostri benedetti figli. Si può spulciare tutto il “cataologo” e si possono anche consultare le raccolte tematiche – a questo giro, per esempio, c’erano i gruppi di lavoretti coi dinosauri e pure quelli sullo spazio, coi razzetti e i pianeti. LA VITA.

Cosa abbiamo scelto noi? Cesare raggiungerà il ragguardevole traguardo dei due anni a settembre, quindi non posso aspettarmi che faccia “attivamente” gli origami. Può, però, beneficiare del risultato. Quindi mi sono stampata diversi pennuti da fargli saltellare davanti – visto che tra le nostre onomatopee preferite c’è indiscutibilmente CIP CIP – e, nella speranza di espandere le sue capacità verbali e/o definitorie, ci siamo anche lanciati con baldanza sui blocchetti di carte con gli oggetti e la fauna. Non paga, ci siamo anche dotati di allegre bandierine dal grande potenziale decorativo e di una foca che sta lì ad aspettare che qualcuno le tiri dei cerchi colorati sul naso.

Insomma, c’è varietà. E ci sono le basi per sentirsi più estrose di Dodò dell’Albero Azzurro. Il Creative Park è in grado di sopperire a tutte le esigenze ludico-educative dei nostri figli ed è pure garanzia di un’ammissione alla Normale di Pisa con quindici anni buoni di anticipo? No, ma mi pare una risorsa utile per genitori che, molto umanamente, possono aver bisogno di una spintarella sul lato creativo e che vogliono aggiungere qualche freccia al loro arco. Rinfrescare il repertorio, gente. Rinfrescare il repertorio!
Con la sentita speranza di aver segnalato qualcosa di utile a chi ormai ha giocato pure con le piastrelle del pavimento, torno a incollare le ali a un parrocchetto canterino e a pianificare un’intera Arca di Noè di bestiole pieghevoli e variamente rimbalzanti.
:3

Sto per partire, incredibile ma vero. E quest’anno, forse, riuscirò anche a riposarmi vagamente – nonostante l’adorabile ma impegnativa presenza dell’erede. A grande richiesta (sul serio, mica racconto panzane), arriva dunque l’elenchino di libri che avrei l’ambizione di leggere in agosto. Fallirò? Ne leggerò uno in croce e mi sentirò scema come una roccia? È possibile. Ma non demoralizziamoci anzitempo. Ecco qua una lista ultra-aspirazionale di romanzi e/o vari prodotti editoriali accumulati negli ultimi mesi e inesorabilmente rimandati “a quando potrò finalmente buttarmi a pancia per aria”. Non li ho ancora letti, ma per una serie di ragioni vorrei farlo. E magari verrà voglia di farlo anche a voi. In chiusura, poi, troverete qualche fulmineo consiglio per letture estive già collaudate e dunque raccomandatissime.

Ma procediamo, che se no mi rubano il posto a bordo piscina e l’infante mi scappa prima che possa cospargerlo di protezione OTTOMILA.

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DIVERSI LIBRI CHE VORREI LEGGERE MOLTO

Beatrice Mautino
Il trucco c’è e si vede
(Chiarelettere)

Una biotecnologa e divulgatrice scientifica – molto istruttiva anche su Instagram – tenta di diradare le possenti nebbie del marketing sensazionalistico per aiutarci a decifrare meglio quello che ci spalmiamo in faccia. Dalla cosmesi al BIUTI, una piccola e rigorosissima guida per spendere soldi (spesso parecchi) in maniera più consapevole e saggia.

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Alan Rauch
Il delfino
(Nottetempo)
Traduzione di F. Conte

L’ultimo arrivato nel serraglio della collana Animalía di Nottetempo: un imprescindibile saggio zoologico-culturale sul delfino. Dalle doti acrobatiche ai risvolti mitologici, dalle leggende all’arte, una storia ragionata e super estrosa di una bestia acquatica che sembra meritarsi da centinaia di anni la nostra più sincera fascinazione.

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Simone Lisi
Un’altra cena
(Effequ)

Quattro amici e quattro atti per raccontare una cena. Chiacchiere quotidiane che diventano passettini verso una specie di abisso in cui le cose che non ci diciamo restano in agguato. Vorrei leggerlo anche solo per capire se i commensali, alla fine, riescono a digerire.

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Gail Honeyman
Eleanor Oliphant sta benissimo
(Garzanti)

Traduzione di S. Beretta

Mi pare di capire che Eleanor Oliphant sia piaciuto a tutti. Il che, di solito, è una roba che mi insospettisce. Comunque, la storia è quella di una ragazza un po’ svitata e solitaria che parla solo con una pianta in vaso e tiene tutti a debita distanza, convincendosi che l’autarchia emotiva sia la chiave per superare il grande trauma che l’ha segnata. Ma che succede quando qualcuno tenta finalmente di rompere il guscio? Non ne ho idea, ma vorrei scoprirlo… sperando che Eleanor non diventi la nuova Amélie Poulain.

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Michele Mari
La stiva e l’abisso
(Einaudi)

L’opera di recupero degli arretrati di Mari prosegue con caparbia gradualità. Tanti romanzi non sono stati ristampati per parecchio tempo ed erano praticamente introvabili… ma il vento pare essere cambiato. Anche se di vento, in questo libro, pare essercene ben poco. La storia si svolge su un galeone spagnolo inchiodato dalla bonaccia in un angolo remoto d’oceano. Il racconto segue la diffusione di una follia strisciante e misteriosa che si impadronisce lentamente dell’equipaggio, mentre il capitano – bloccato nella sua branda -, tenta di districarsi nei meandri di una realtà allucinatoria e sconosciuta.

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Michael Crichton
I cercatori di ossa
(Longanesi)

Traduzione di D. Comerlati

Che vi devo dire, Il regno distrutto è piaciuto solo ad Amore del Cuore. Chissà che cosa direbbe Crichton di Jurassic World e seguiti vari, CHISSÀ. Ma non soffermiamoci su domande che non avranno mai risposta. Leggiamo, piuttosto, il primo romanzo a base di dinosauri del compianto creatore di Jurassic Park. La storia è ambientata nel selvaggio West nel 1876. Qui, in mezzo alla polvere e a indiani battaglieri, un paleontologo si accinge a riportare alla luce una scoperta sensazionale, che gli verrà però contesa da una spedizione rivale, pronta a tutto per fargli le scarpe. E forse anche la pelle.
I cercatori di ossa è una specie di evento. Il libro, infatti, è stato “rinvenuto” – non si sa se sottoterra o no – dieci anni dopo la morte dell’autore e non era mai stato pubblicato da nessuna parte.

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Elena Ferrante
L’amore molesto
(E/O)

Della Ferrante ho letto solo la quadrilogia dell’Amica geniale. E, onestamente, vorrei approfondire. E/O ha inaugurato da qualche mese una collana – Le Cicogne – che raccoglie i titoli più emblematici e “famosi” della casa editrice. E il libro che ha fatto conoscere la Ferrante al grande pubblico non poteva mancare. Sempre ambientato a Napoli, L’amore molesto è la storia del rapporto vastissimamente problematico tra una madre (che si ammazza) e una figlia che cerca di sottrarsi al potere soverchiante del loro rapporto.

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Teju Cole
L’estraneo e il noto
(Contrasto)

Traduzione di G. Guerzoni

Teju Cole è un intellettuale a tutto tondo. Fotografo, narratore, artista e viaggiatore, è una delle penne più eclettiche e curiose del panorama culturale contemporaneo. L’estraneo e il noto è una raccolta di articoli e piccoli reportage – mai comparsi in Italia – in cui Cole affronta temi diversissimi, toccando argomenti di pressante attualità (come il movimento Black Lives Matter) e rileggendo gli eventi più disparati attraverso la lente della creatività e della riflessione artistica.

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Isaac Bashevis Singer
Satana a Goraj
(Adelphi)

Traduzione di A. Dell’Orto

Un testo di rara potenza linguistica, fatto di foschi presagi e vasti misteri. Siamo nel 1666, tempo di fedi ferventissime, paesaggi desolati, maledizioni e catastrofi. Sprofondare nel peccato e nell’oscurità per riemergerne purificati: gli ebrei polacchi della piccola comunità di Goraj attendono l’arrivo (profetizzatissimo) del nuovo Messia, che porrà fine al loro Esilio e li condurrà nuovamente in Terra Santa. Peccato che a tirare le fila della sfrenata deriva morale di Goraj ci sia il diavolo in persona e che nessuna promessa, quando c’è di mezzo Satana, può dirsi sacra.

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Tristan Garcia
7
(NN)
Traduzione di S. De Sanctis

Qui basta proprio “il concept” del libro. Sul mercato c’è una nuova droga. Se la prendi avrai la possibilità di ritornare al tuo “schema cognitivo” dei trent’anni, dei venti o dei dodici. Non ho idea di come questa roba possa svilupparsi all’interno di una narrazione o che cosa diamine capiti partendo da queste premesse, ma sono già travolta dalla fascinazione.

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Piero Angela
Il mio lungo viaggio
(Mondadori)

L’autobiografia di Piero Angela. Non penso sia necessario aggiungere altro.

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Tara Westover
L’educazione
(Feltrinelli)

Traduzione di S. Rota Sperti

La vicenda di Tara Westover è così incredibile che, sulle prime, ero convinta che L’educazione fosse un romanzo e non un memoir. Cresciuta in una famiglia di mormoni in mezzo alle montagne dell’Idaho, Tara vive all’interno di un microcosmo completamente scollato dalla realtà. In casa non ci sono libri e non ci sono giornali. Andare a scuola è vietatissimo, la medicina “scientifica” è bandita e le uniche occupazioni possibili per lei e per i fratelli sono aiutare i genitori a mandare avanti il rottamaio del padre o bollire erbe per la madre guaritrice. A diciassette anni, però, Tara scopre un’alternativa… e sceglie di emanciparsi con l’unica arma su cui può ragionevolmente mettere le mani: l’educazione.

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C. S. Lewis
Lontano dal pianeta silenzioso
(Adelphi)

Classicone della fantascienza. Un professore di filologia viene rapito da due scienziati e trasportato su un altro pianeta, Malacandra. Il professore riuscirà a fuggire e partirà per una personalissima esplorazione del mondo su cui è coercitivamente capitato. Incontrerà le creature più impensabili che, condividendo con lui i segreti del loro pianeta, gli sveleranno in realtà il grande mistero della Terra, “pianeta silenzioso” che ha smesso ormai da millenni di comunicare con gli altri mondi.

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Eleonora C. Caruso
Le ferite originali
(Mondadori)

Per la rubrica “Esperimenti arditi”, tuffiamoci nel groviglio della più subdola seduzione. Dunque, trattasi di complicatissimo triangolo sentimentale con devastante resa dei conti finale. Anzi, quadrangolo. Anzi, facciamo così: c’è un bellissimo ingannatore. Si chiama Christian. Christian sta, contemporaneamente, con Dafne – che studia medicina -, Davide – che studia ingegneria fisica – e Dante – un fascinoso quarantenne con famiglia e una RAL assai robusta. Nessuno dei tre, ovviamente, è a conoscenza della vastità delle panzane che Christian – tra un’ondata e l’altra di euforia/autodistruzione da disturbo bipolare – va loro spiattellando. Che accadrà? Ne usciranno mai? Ne usciranno interi? Chissà.

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LIBRI CHE HO GIÀ LETTO (PIÙ O MENO RECENTEMENTE) E CHE SECONDO ME SONO VACANZIERI E MERITEVOLI

Valeria Fioretta
Se tu lo vuoi
(Piemme)

Dunque, seguo Valeria ormai da qualche anno. Amo il suo blog e mi piace ascoltarla dai remoti albori di Snapchat. Sono molto contenta che sia riuscita a trovare il tempo di scrivere un romanzo e sono ancor più felice di averlo apprezzato. Perché quando qualcuno che “conosci” – anche solo virtualmente – scrive qualcosa la faccenda si fa sempre spinosa. Vorresti avere la possibilità di parlarne bene, ma mica è detto che escano sempre delle meraviglie. Niente, Valeria mi ha fortunatamente liberata dall’imbarazzo scrivendo un libro godibilissimo. È una storia di sentimenti, di cuori che si aggiustano e di avventure cittadine estive (in quel di Torino). La protagonista, Margherita, viene brutalmente mollata da un uomo che le piaceva parecchio – e che aveva cercato di irretire con ogni mezzo, fallendo -, evento che la fa sprofondare repentinamente in una specie di rabbiosa letargia da abbandono. Si riprenderà facendo una cosa lontanissima dal suo “personaggio”: la tata per una bambina sveglia ma molto riservata, figlia di un papà single. Già, l’impianto è da commedia romantica… perché sì, è una commedia romantica, alla fin fine. E funziona bene. È un libro leggero (nell’accezione più positiva del termine) e spigliato, pieno di battute sagaci e di sinceri interrogativi sullo stare al mondo. Si legge volentieri, Valeria ha una voce narrante molto caratteristica e si finisce per fare il tifo per Margherita… il che è un ottimo segno, perché ci si affeziona veramente solo ai personaggi che funzionano.
Portatevelo in spiaggia insieme a un bricco di Estathé. La morte sua.

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Marco Marsullo
Due come loro
(Einaudi)

Altro romanzo ad alto tasso di ombrellonabilità, con tanto di Dio in camicia hawaiana e Diavolo che stappa ottime bottiglie di rosso. Non è un libro che vi spalancherà reami inesplorati dell’interiorità, ma la storia è piacevolmente caciarona, nonostante la posta in gioco sia la salvezza eterna delle anime. Come funziona? C’è un tizio piuttosto derelitto e cialtrone – che risponde all’improbabile nome di Shep – che serve (a insaputa delle controparti) sia Dio che il Diavolo. Il suo compito, per entrambi, è quello persuadere gli aspiranti suicidi a gettarsi di sotto (un punto per il Diavolo) o a scendere dal cornicione (un punto per Dio), garantendo così l’equilibrio ultraterreno. Shep, che ancora non si è ripreso dalla rottura con l’amatissima Viola, si barcamena in questo scenario impossibile, facendo del suo meglio per non farsi stramaledire da nessuno dei due importanti committenti e cullando perennemente il sogno di riconquistare la fidanzata perduta – ormai instradata verso una nuova vita.
Portatevelo a bordo piscina – ma solo la piscina è piena di smandrappone come quelle che piacciono a Dio – o in cima a un vulcano. In ogni caso, non scordate il salvagente e non sporgetevi nel cratere.

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Jean Echenoz
Inviata speciale
(Adelphi)

Traduzione di F. Di Lella e L. Di Lella

Echenoz ha una scrittura che, lì per lì, potrebbe anche risultare fastidiosa. Perché è perennemente arguto. In maniera quasi sfiancante. Ogni frase è un piccolo mondo in miniatura dove ogni nevrosi, stramberia o dettaglio insolito vengono amplificati fino ad ottenere un festival dell’assurdità umana. Ciò detto, è così bravo che stai lì e ti sciroppi tutto. Questo libro è una specie di spy-story surreale, che si apre con il sequestro di una bella donna – con poco senso pratico – e si sviluppa in maniera ancor più imprevedibile, trasformandosi in un tentativo di destabilizzazione della Corea del Nord. Lo so, sembra una barzelletta, ma Echenoz vi tira scemi fino alla fine, nonostante le estenuanti descrizioni della vastissima rete metropolitana parigina.

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Temo di essere stata eccessivamente ambiziosa. Ma il buonsenso è palesemente una virtù che non mi appartiene. Quindi metto in valigia… e parto. Sperando di aver scelto bene.
La vostra brama di mamozzi da leggere non si è ancora placata? Date un occhio alle numerose liste e recensioni che popolano coraggiosamente la categoria Libri e il video-archivio dei #LibriniTegamini. E godetevi delle corroboranti vacanze all’insegna della miglior nullafacenza.

Sebbene io sia consapevole delle mie oggettive difficoltà nella gestione dello shopping, ecco qua una nuova carrellata di desideri e brame più o meno insensate.

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BlackMilk è una bottega creativa che sforna accessori di stoffa fatti a mano, super personalizzabili. Si può scegliere un modello di borsa, ad esempio, e richiederlo in una particolare fantasia, pescando tra quelle a disposizione. L’assortimento di stampe è saggio – ce ne sono tante “classiche”, ma si trovano anche quelle pazze. Ho adocchiato due cose: i segnalibri di stoffa da mettere sugli angolini dei libri e la borsa Pancia – che ha una forma intelligente e adattabile e si può portare anche a tracolla.

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Per il sessantesimo anniversario di Biancaneve, Disney e Asics hanno unito le forze per sfornare una microcollezione di scarpe da ginnastica Gel-LYTE dedicate alla fioccosa principessa mangiatrice di mele avvelenate e alla Regina Cattiva. Nonostante la mia tradizionale propensione a parteggiare per i malvagi, devo arrendermi alla meraviglia vellutata del modello di Biancaneve.

[La fotina viene da qui].

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“I Maverick”. Perbacco, non mi ero minimamente accorta dell’esistenza di questa nuova collana einaudiana. Probabilmente stavo perdendo tempo su internet – pratica che Kenneth Goldsmith sembra però riabilitare. In questo breve saggio, Goldsmith analizza il comportamento del navigatore medio, evidenziando le esternalità positive e i risvolti socio-esperienziali che derivano da una fruizione e produzione di contenuti che potrebbe apparire superficiale, disordinata e puramente ludica. Troppo ottimismo – in un libro che parla di umani che USANO L’INTERNET? Forse sì. Ecco perché sono curiosa.

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Francesi folli che creano cancelleria surreal-rétro e una vasta gamma di oggettistica per la scrivania (e la casa) degna di un manicomio vittoriano. Ci sono distinti signori con la bombetta e le orecchie colme di orate, fermacarte di vetro con insetti variopinti, pecore con gli stivali, pugili con dei carciofi al posto delle mani e duchesse dotate di tentacoli. Io mi sono affezionata al pollo-lampione, ma sono certa che Gangzai sarà in grado di assecondare brillantemente anche alle vostre più insolite fissazioni. I quaderni sono INCREDIBILI.

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Già qualche tempo fa mi interrogavo sull’offerta standard dei corsi in palestra – corsi che, in nessun modo, sembrano in grado di soddisfare la mia esigenza di diventare la Vedova Nera. Ma poco male, perché ho scoperto l’accademia di spada laser. Anzi, di LIGHTSABER COMBAT SPORTIVO. E sto impazzendo. Ludosport, si chiama. L’idea è venuta nel 2006 a tre amici milanesi ed è poi stata esportata con crescente successo in tutto il mondo. Si va, si piglia una spada laser – gli attrezzi sono stati studiati e progettati appositamente da una specie di fucina di premi Nobel per un utilizzo “reale”, senza tralasciare lucine ed effettoni a noi tanto cari – e si imparano i rudimenti della tecnica e del duello. Seriamente, io DEVO iscrivermi. Sarei magnifica. Compio gli anni a marzo, Amore del Cuore. Questo è un appello ufficiale.

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Il mercato delle magliette con delle cose disegnate ad altezza tette – anzi, con un disegnino per ogni tetta – è ormai saturo. Per la prima volta, però, sento il bisogno di comprarmene una. Perché ho scoperto che sulle tette possono starci felicemente anche dei triceratopi disegnati da Happycupstudio.

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Downton Abbey è finito – e ok, stanno girando il film, ma che dobbiamo fare nel frattempo? Possiamo guardare The Crown, ma nemmeno la nuova stagione è in grado di accompagnarci in eterno. Ma Julian Fellowes è comunque qui per soccorrerci, perché ha anche scritto dei libri all’apparenza gradevolissimi. Belgravia – polpettone romantico-storico di rara piacevolezza – mi aveva tenuto compagnia due estati fa sotto l’ombrellone, facendomi venire voglia di scovare i suoi altri romanzi. Il primo che vorrei leggere è Snob, arguta cronaca delle peripezie della nobiltà inglese contemporanea alle prese con l’orda rampante dei nouveaux-riches. Il cuore della contesa, in questo caso – anzi, OVVIAMENTE -, sarà il matrimonio tra la fascinosa ma relativamente “umile” Edith e un ultra-nobilissimo conte con madre ingombrante. Somiglia a Downton Abbey? Certo. Ed è questo il bello.

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Casa mia è un inferno, a livello Instagram-fotografico. Non ci sono superfici ben illuminate e, quando sono ben illuminate, sono troppo cupe. Legni scurissimi. Tappeti cupissimi. Roba che riflette. Ora, non sono una foodblogger che deve ritrarre fette di torta perfettissime e nemmeno una di quelle che va a compare i fiori freschi all’alba per fare la foto con la tazza di caffè e una pletora di deliziosi biscottini incredibilmente simmetrici, ma un fondo chiaro mi farebbe comodo – soprattutto per i libri o per le foto di cose “piccole”. Ebbene, l’universo ha elaborato una soluzione. C’è un sito, ad esempio, che smercia una vasta gamma di fondi “finti” – di vinile – da utilizzare per le foto più disparate. Ci sono quelli colorati, quelli coi pattern e pure quelli che riproducono materiali di ogni genere, dal legno al marmo. Si chiama MiniBackdrops… ed è tutto qui.

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E per questa settimana abbiamo desiderato a sufficienza, direi.
Felice sperpero!

Che avete comprato al Black Friday?
Io niente.
Ho solo accumulato desideri e frustrazioni, come al solito.

Prima di procedere con gli aggeggi che ho amato questa settimana, ecco una piccola nota metodologica – che si è resa necessaria a questo giro e che potrebbe servire anche nelle prossime puntate di questa PRODIGIOSA rubrica. Tutto quello che avete visto nelle puntate precedenti è frutto di desideri purissimi, spontanei e non sollecitati. Ma mi sta capitando, ormai spesso, di essere contattata per inserire questo o quel prodotto nei post di Weekly Wishlist. Non è successo, fino a questo momento, che mi garbasse davvero qualcosa di quello che mi veniva segnalato e, dunque, ho declinato con grazia. Di recente, però, sono stata più fortunata e ho effettivamente trovato roba sensata e coccosa, che poteva benissimo far parte di una Weekly Wishlist. Dato che non si tratta di “ritrovamenti autonomi” ma di una reazione positiva a uno stimolo proveniente da altre entità, i prodotti che approdano in Wishlist in questo modo verranno serenamente segnalati con un sobrio * accanto al nome del brand. E ogni Wishlist che conterrà uno o più prodotti di questo tipo finirà anche nella categoria “Collaborazioni”. Perché è una forma di pubblicità. E niente, va detto. Senza problemi.
Perdonatemi per il mammozzone burocratico, ma faccio del mio meglio per essere una pia donna e mantenere un rapporto di mutua comprensione e rispetto nei confronti di chi investe il proprio tempo per venire a leggere cosa scrivo.

Procediamo?
Forza e coraggio!

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Tra i numerosi accidenti che hanno funestato le mie ambizioni per il Black Friday c’è sicuramente anche questa nuova e GESTIBILISSIMA passione per la roba fatta di seta al 100%. E che sarà mai. Ma prenditelo un foulard di Silken Favours, capirai! E invece no. Bisogna procedere con cautela, perché le stampe pazze sono troppe e ci si mette un attimo a sviluppare una dipendenza. Silken Favours è un marchio londinese che produce anche cuscini clamorosi e abbigliamento stravagante, privilegiando i motivi complicati e gli animalini adorabili. Ci sono sciarpe tempestate di corgi reali, gattini, colibrì, ghepardi o ogni genere di creatura che l’onnipotente ha mandato in terra. In pratica sono riusciti a sintetizzare in camicioni e foulard tutto quello che adoro, premurandosi anche di pensare a un’eccezionale composizione tessile.
La sofferenza è grande.
VOGLIO DIRE, SONO CONIGLIETTI.

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Non so dove voglio andare d’inverno con dei fiori in testa – presto, che qualcuno mi porti su una spiaggia tropicale – ma nulla può impedirmi di voler bene alle coroncine di Mon Lisa. Sono fatte a mano, si annodano civilmente sulla nuca (o dove siete più comode) e possono finirci sopra gli aggeggi più disparati. Pon-pon compresi – perché fa freddo, ovviamente. E nulla scalda il cranio come una fila di pon-pon, si sa.

Un post condiviso da Mon Lisa (@monlisaofficial) in data:

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Ma torniamo per un attimo al pragmatismo. Pensiamo alle vestaglie. La vestaglia, come chiunque abbia avuto la pazienza di sciropparsi una mia giornata su Stories o su Snapchat sa bene, è in assoluto il capo d’abbigliamento che utilizzo con più frequenza – e con più amore. Ne ho solo due e finiscono forsennatamente in lavatrice a turno, perché non posso assolutamente affrontare l’inverno senza infagottarmici dentro e trovarmele entrambe da lavare sarebbe inaccettabile. Per limitare l’ansia, dunque, ho deciso di ampliare il parco vestaglie, lavorando sull’esperienza accumulata per trovare un modello a) pratico, b) poffoso, c) con le maniche non troppo largone (perché non posso continuare a travolgere roba e devo potermele tirare su senza troppi sbattimenti quando lavo culetti o riempio la lavastoviglie, d) calda come un piumone ma non voluminosa come un piumone, e) collo-friendly, perché sono vecchia e mi ci avvolgo fino al naso e amo sotterrarmi nella morbidezza fino agli zigomi VA BENE, d) dotata di tasche dove inserire bavaglini, biscotti, telefoni, calzini numero 21 che trovo in giro per casa, fazzoletti, ROBA CHE SERVE. Ebbene, frugando sul sito di Cotonella* ho trovato la terza vestaglia. Ha tutto. Potrebbe funzionare. È lei. Ha pure un gioioso motivo natalizio e le tasche a forma di CUORINI. Dobbiamo incontrarci, vestaglia. Cingimi! RALLEGRIAMO INSIEME IL FOCOLARE DOMESTICO.

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Ce l’hanno tutte. Ma la voglio comunque.

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La storia è semplice. Un coniglietto torna a casa con la sua mamma a sera tarda. La mamma lo porta in braccio, mentre lui sonnecchia e osserva quello che succede intorno a loro. I movimenti della città. Gli altri. Le luci. Le piccole azioni che accompagnano una giornata che finisce. Perché la domanda che dobbiamo farci, quando andiamo a dormire, è sempre la stessa: che cosa significa sentirsi davvero a casa, al sicuro? Com’è sentirsi amati?
Il libro si chiama The Way Home in the Night ed è scritto/disegnato da Akiko Miyakoshi. E io ho pianto solo a leggere la sinossi.

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Una lampada a forma di diplodoco. A chi non serve, dopotutto?

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L’ultimo oggetto del desiderio di questa settimana è qualcosa di glorioso. TheFabLab, in un momento di indubbio genio, ha deciso di sfornare degli umarell da scrivania. Per chi non vivesse a Milano o non avesse mai sentito questo termine, gli umarell sono i vecchi che guardano i cantieri. Quelli che si posizionano davanti a un qualsiasi scavo/ponteggio/transenna/opera urbanistica in fase di realizzazione e osservano i lavori in corso con le mani dietro la schiena, pronti a dispensare suggerimenti utili agli esasperatissimi operai. Ebbene, da oggi potrete piazzarvi un umarell sulla scrivania e avere anche voi un anziano – progettato e stampato in 3D – che vi fissa mentre lavorate. Sono in visibilio. E sono certissima che la mia produttività ne gioverebbe.

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Nell’impossibilità di trovare qualcosa che possa competere con l’umarell, direi di chiuderla qui. Alla prossima Weekly Wishlist e felici desideri a tutti! :3

Per farla breve, Lazzari riesce all’incirca a rappresentare tutto quello che amo.
Come avrete modo di sentire anche nel magistrale Snapchat-video che ho appiccicato un pochino più sotto, sono una di quelle classiche persone che ogni due giorni molesta pubblicamente Lazzari con esortazioni di questo tenore: CHE COS’HA IL VENETO CHE NOI NON ABBIAMO? PERCHÉ NON APRITE A MILANO, PERCHÉ! CHE COSA DOBBIAMO FARE PER CONVINCERVI? ANCHE NOI VI MERITIAMO. NON POSSO MICA VENIRE A VERONA OGNI TRE GIORNI.
Lazzari, il mio personalissimo Winner Taco.

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Crociate per l’apertura di punti vendita milanesi a parte, di Lazzari amo con trasporto soprattutto le stampe. E l’attenzione un po’ folle per il dettaglio, soprattutto zoologico. La gonna-squalo? Ce l’ho ancora sul gozzo. I colletti con i narvalini? Svengo. Anna Kövecses che disegna alpaca e gattini neri che giocano coi gomitoli? LEGATEMI ALL’ALBERO MAESTRO.
Per celebrare degnamente la collezione autunno-inverno, mi sono magicamente trasformata in una #LazzariGirl ricoperta di cigni e ho fatto l’unica cosa che sembro in grado di fare con una certa efficacia: consigliare dei libri da leggere. Possibilmente in tema con il mood ricercato, giocoso e originale del brand.
Il risultato, come vi conviene moltissimo verificare qua sotto – se già non vi siete visti tutto quanto su Snapchat -, è una puntata speciale di #LibriniTegamini, con quattro nuovi consigli di lettura.

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Per i più inclini alle comodità dell’acquisto d’impulso, ecco dove trovare i quattro preziosi tomi:
Michel Pastoureau, Bestiari del medioevo
Martin Hopkinson, Ex Libris: The Art of Bookplates
Robert Sabuda, Encyclopedia Prehistorica: Dinosaurs
Benedetta Craveri, Amanti e regine 

Per chi volesse giustamente riempire Lazzari di miliardi e lingotti d’oro, invece, ecco qua il favoloso shop.

E niente. È stato bellissimo. Cignetti e libri fantastici a tutti.

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Sono sconvolta.
Ma posso provare a razionalizzare la situazione.
Ho la sventura di dover gestire un’immaginazione ipertrofica. Questa faccenda ha degli indubbi vantaggi – non ho bisogno di drogarmi (anzi, partendo da un livello altissimo di follia, ho il sacro terrore delle sostanze stupefacenti dal potenziale psicotropo), ho sempre qualcosa da dire ai brainstorming e sono bravissima a inventare menzogne davvero credibili -, ma anche dei preoccupanti effetti collaterali. Ho difficoltà ad interagire con le persone in maniera razionale, mi convinco di essere capace di comunicare verbalmente con il mio gatto, ho paura del citofono e m’interesso al movimento circolare del cestello della lavatrice. Il primo problema, però, è che mi faccio i film. Non riesco a trattenermi. Succede qualcosa di assolutamente infinitesimale? Fantastico. Il mio cervello si impossesserà del particolare più insignificante del cosmo e lo trasformerà nella Cappella Sistina. Anzi, in una riproduzione della Cappella Sistina fatta di GIF animate fluo. A forma di labirinto. In un setting subacqueo. Con meduse veggenti che giocano a rubamazzo. E le Sibille che cantano le figlie noi siam di Tritone, i nostri bei nomi li ha scelti lui. E il Papa che percuote il kraken brandendo la carcassa di uno squalo bianco.
Ormai faccio anche fatica a dormire.
Perché il problema vero è che ad ogni moto ascendente della mia immaginazione corrisponde anche un corredo di aspettative irrealistiche nei confronti della vita, degli eventi, degli esseri umani e del mio tempo libero. E potrete ben capire che l’universo faccia una certa fatica a non deludermi, quando m’è venuto in mente il Papa che picchia il kraken con uno squalo. Indossando una muta da sub di un bianco abbagliante. E bombole dell’ossigeno a forma di tabernacolo.
Sono certa che la psichiatria sia già riuscita a spiegare il fenomeno, ma non ho abbastanza soldi per andare da una persona a farmi diagnosticare della roba.
Comunque.
I film, ovviamente, rientrano nella complicata infrastruttura del mio meccanismo di aspettativa e delusione. Soprattutto se mi prendo bene dopo il primo trailer e devo aspettare un paio d’anni prima di vedere il film.
Arlo prometteva benissimo. Il meteorite ha mancato la Terra! I dinosauri non si sono mai estinti! Che diamine, è il più grande WHAT IF dell’universo. Un gigantesco WHAT IF in mano alla Pixar, poi… mica al tipo che mi porta la pizza una volta la settimana e continua a sbagliare scala.
Sono andata a vedere Arlo appena è uscito al cinema. Ero felice. Ero un tripudio di gridolini e battimani.
E sono uscita con la morte nel cuore. E con la chiara sensazione di essere un mostro senza cuore. Perché le leggo, le critiche e le recensioni della gente che capisce davvero qualcosa di cinema. E tutti ci avevano visto del buono e del bello, in questo film. Chiaro, non è che si gridasse al capolavoro in maniera unanime, ma ogni singolo articolo è riuscito a mettere in luce qualcosa di poetico, struggente e apprezzabile.
E io là, a darmi in testa una padella antiaderente.
Ma analizziamo il mio scoramento.

CI SONO GLI SPOILER.
IO VE LO DICO.
CI SONO GLI SPOILER.

Anche se, capirai, che spoiler mai saranno.

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I dinosauri sono scampati al meteorite per trasformarsi in nuclei isolati di servi della gleba – gli erbivori -, allevatori di mammiferi lobotomizzati – i carnivori di grossa taglia -, sciacalli di dubbia moralità – i carnivori di piccola taglia –  e criminali sciroccati – gli onnivori volanti. I piccoli mammiferi popolano prati e boschi conducendo una vita priva di significato. Gli umani, pur avendo afferrato l’importanza dei legami affettivi che solo una famiglia può donare, sono ancora indietrissimo. Ululano alla luna, fanno la cacca nei cespugli e, con ogni evidenza, non sono ancora approdati al decisivo stadio della fabbricazione di utensili.
E fin qua, posso anche sentirmi in pace. È il tuo mondo, Pixar. Sei tu che stabilisci le regole. Fai quello che ti pare, basta che quello che decidi di creare sia un mondo ricco, vasto e interessante.
In quanto a vastità, il mondo di Arlo è vasto.
Solo che non succede una mazza.
Ho letto praticamente ovunque che questo film andrebbe amato anche solo per la minuziosa e magnifica ricostruzione dell’ambiente naturale. L’acqua che sembra vera. Il cielo che sembra più cielo del cielo. Il cielo che si riflette nell’acqua, creando miliardi di sfumature cangianti. Le foglie iridescenti. I raggi del sole che filtrano fra le fronde. E le foglie iridescenti che precipitano nell’acqua baciata dal sole producendo altre incredibili sfumature magiche un po’ ondulate e splendenti e ipnotiche.
Però.

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Certo, è un bellissimo mondo. Ma se avevo voglia di guardare il paesaggio andavo a farmi una gita sulla Pietra Parcellara. Che dopo un po’ di temporali, acqua che scorre e vento che soffia mi sono anche già rotta i coglioni. Perdonatemi, ma non ce la faccio. Il paesaggio deve aiutare. Il paesaggio è un attore non-protagonista. Ma non venitemi a dire che devo rimanere a bocca aperta per un ruscello. Ammiro il gesto tecnico e me ne rallegro, ma continuerò a domandarmi CHE ALTRO C’È.
Comunque. Nell’impossibilità di trovare conforto nello splendore dello scenario naturalistico, ho cercato di concentrarmi sulla trama e sugli avvenimenti. Non succede una mazza, si diceva. Ed è proprio così. Mi rendo conto che questo film non sia assolutamente rivolto a me. Questo film è per teneri frugoletti di otto anni che probabilmente non hanno ancora accumulato una significativa dose di cinismo. Il fatto che io mi sia posta questa domanda – “Ma Arlo è per me?” – è già un chiaro segnale di fallimento. Ho trent’anni. E me ne frego solennemente del pubblico potenziale di quello che guardo e leggo. Il mio libro preferito è Il GGG e sono fermamente convinta che se una cosa “per bambini” è bella davvero non potrà che piacere anche a gente di centomila anni. Ci sono storie che parlano a tutti. E, di solito, sono le storie che funzionano e che sopravviveranno al tempo. Arlo è una roba che se me lo facevi vedere da piccola ti tiravo dietro i Trudi. Gli stessi che mi metterei a lanciare dal balcone adesso, se solo non fossero i miei più cari ricordi d’infanzia. Arlo, in fin dei conti, è questa roba qui:
1. Ciao, ecco il nostro protagonista. È un giovane dinosauro inetto, insicuro, antipatico, codardo e scoordinato. Arlo, in pratica, è Bella di Twilight.
2. Ciao, ecco il papà di Arlo. È il classico papà benevolo. Lo uccidiamo con un pretesto, donando ad Arlo un bel senso di colpa. Lo facciamo anche morire come Mufasa, tanto la gente guarderà quanto abbiamo fatto bene il fiume in piena e non s’accorgerà di niente.
3. Ciao, Arlo ha bisogno di crescere e di riscattarsi. Il protagonista di una storia lo fa, di solito. Cambia, si evolve. Facciamogli fare un viaggio formativo. Il tema del viaggio funziona sempre. Specialmente se innescato da una causa completamente idiota – tipo Arlo che s’inciampa, casca nel fiume e si risveglia a un triliardo di anni luce di distanza da casa sua.
4. Ciao, al protagonista serve anche un amico. L’amico deve far ridere e, possibilmente, deve aiutarlo nel suo percorso di maturazione. Ovviamente non sono mica amici, all’inizio. Anzi, è colpa del comprimario se il nostro protagonista è orfano. Che se la sbrighino loro.
5. Ciao, dobbiamo allungare la minestra. Dobbiamo far finta che i due personaggi siano complessi. Ai personaggi complessi serve tempo per risolvere i loro problemi. Facciamoli smarrire, mettiamoli in pericolo, ispiriamoli grazie ad incontri edificanti, buttiamoci un paio di gag coi criceti e qualche momento-nostalgia con delle lucciole molto coreografiche.
6. Ciao, ora sono amici per davvero. Arlo sarà cresciuto, finalmente? Mettiamolo alla prova. Prendiamo il piccolo umano e piazziamolo in un tronco cavo al limitare di una cascata. In mezzo a uno stormo di pterodattili cocainomani.
7. Ciao, l’ordine del mondo va ripristinato. Facciamo tornare tutti a casa loro.
E vi giuro, mi sono emozionata di più a scrivere questo riassunto colmo di disprezzo e delusione che a sorbirmi quasi due ore di dinosauri che galoppano per i prati. Arlo non m’è diventato più simpatico di una virgola, nonostante gli sbattimenti e le prove di grande valore spirituale che riesce a superare. La sua crescita interiore, così caparbiamente guadagnata, non è riuscita ad accrescere la mia stima nei suoi confronti. Anzi. Mi sono anche incazzata. Quando torna a casa, dopo aver mollato la sua vecchia madre con l’intero raccolto sulla groppa, gli fanno pure mettere la sua impronta sul silos di pietroni. Ma vi pare che se lo sia meritato? Che è. Pensavamo che fossi morto! Ma non sei morto! METTI LA TUA IMPRONTA. Ma perché? Andate tutti ad arare la terra col naso, brontoscemi.
Sono diventata arida e senza cuore?
Mi aspetto troppo dai film?
Non riesco più ad apprezzare la semplicità e le buone intenzioni di una fiaba senza troppe pretese?
Che cos’ho che non va.
Come posso detestare anche le increspature dell’acqua.
Ho paura.
Ma ho il sospetto che la Pixar la pensi come me.
8. Ciao, ci siamo accorti che questo film è una loffa… ma ve lo facciamo uscire due mesi dopo Inside Out. Vediamo chi avrà il coraggio di lamentarsi. Che cavolo, quest’anno ne avete già visto uno bello. Che altro volete da noi?
Vorremmo la Pixar, cortesemente. Sempre e comunque.