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Potrei (e dovrei) dedicarmi a circa 953 cose più rilevanti del tema “maglioni brutti di Natale che in realtà sono STRAORDINARI”, ma quando distribuivano il buonsenso ero al bar… ed eccoci qua.
La faccenda dell’Ugly Christmas Sweater è una tradizione assai poco autoctona. A Natale, quand’ero piccola, mi vestivano come un fagiano impagliato alla corte dello zar di tutte le Russie e, in generale, si tende a pensare che per le feste comandate sia necessario presentarsi a tavola con degli indumenti decorosi. E mettiti una camicia, non vorrai mica far venire uno scioppolone alla nonna Rina, no? Lo sai che ci tiene! Ecco, pare che i riguardi nei confronti della salute psicofisica delle nonne stiano scemando, lasciando il posto all’anarchia vestimentaria più virulenta. Il mondo anglosassone (non si sa bene con quale autorità) sembra incoraggiarci con veemenza a far quel cavolo che ci pare. Anzi, a fare scientemente del nostro peggio, conciandoci con roba talmente improbabile da risultare geniale (o anche solo cretina in maniera simpatica). Maglioni natalizi inguardabili come performance artistica, tipo. Panettoni e dadaismo. Postmodernità e anolini in brodo. L’andazzo è quello.

Ecco.

Chi sono io per tirarmi indietro, mi domando.
Anzi, come ho fatto ad affrontare più di 30 Natali senza indossare un maglione imbarazzante.
È arrivato il momento di sceglierne uno.
E, visto che le fandom che mi affliggono sono numerose, ho deciso di buttarla definitivamente in vacca. Senza badare alla composizione del tessuto e neanche alla quasi sempiterna dicotomia sartoriale maschio/femmina. Non è importante, in questo frangente.

Ecco qua, dunque, una selezione di rivoltanti maglioni natalizi pieni di… COSE. Dei film. E delle serie TV. E della sempre cara cultura pop.

Procediamo.


In ben pochi lo direbbero, ma Darth Vader fa l’albero di Natale già a novembre. Ed è pronto a strangolare con il solo ausilio della Forza chiunque non si dimostri abbastanza garrulo.
Eccolo qua.

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Dress-code più che obbligatorio per il party natalizio delle Stak Industries.
Ecco!

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Lo so, spezza il cuore. Ma fa anche molto ridere.
Shame! Shame! Shame!

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Hai mai danzato con Babbo Natale nel pallido plenilunio?
Adesso sì.

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A livello di analogie climatiche con il più rigido degli inverni, Hoth è una scelta assolutamente azzeccata.
Riscaldiamoci con le budella fumanti di un tauntaun! 

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Under his eye.
E a fuoco Gilead.

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Per Amore del Cuore. Inevitabilmente.
Eccolo!

Ah, c’è anche quello Atari.
E qui c’è pure una variante in rosa del tema Playstation.

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La prima slitta trainata dai velociraptor.
Qui non si bada a spese!

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I Guardiani addobbano Groot, per Natale? Sarebbe la vita.
(Perdonatemi per la gag tragica. Il maglione è qui).

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Per mia fortuna non sono mai entrata nel tunnel di Candy Crush ma, all’occorrenza, c’è un maglione brutto anche per quello.

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Chi non festeggia il Natale è un Mangiamorte.
Riddikulus!

Se ne sentite il bisogno, qui c’è anche un maglione con uno scorcio del castello e delle leggiadre candele danzerine.

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Per chi predilige un approccio più fumettistico ai supereroi Marvel, ci sono anche i maglioni “vintage”. Potrete rallegrare i vostri congiunti con Thor, Ironman, Wonder WomanSpiderman e Superman, tanto per pescarvene alcuni.

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Concluderei in “bellezza” con una perla di maestro Yoda. E vi esorterei anche ad abbandonare ogni esitazione. Siate imbarazzanti. E fieri.
Fare o non fare. Non c’è provare!

È ormai palese e assodatissimo: gli eroi Marvel ricevono sempre un sacco di complimenti. Belli! Simpatici! Vispi! Interessanti! Complessi! Ironici! Sodissimi! Ben vestiti! Ben pettinati! Spiritosi! Presi bene – non come quei menagrami piagnucoloni della DC! Viva gli eroi Marvel! Insomma, da Iron Man a Groot, gli esseri umani adorano i supereroi Marvel con una costanza a dir poco granitica – che non vacilla nemmeno di fronte a conclamati pastrocchi, tollerati di buon grado in nome dell’integrità di un glorioso e formidabile “cinematic universe” che culminerà con le presumibilmente orgasmiche Infinity Wars.
Ah, le Infinity Wars. Dopo le Infinity Wars posso anche crepare, ho deciso.
Pur non potendo nascondere il mio entusiasmo tragicamente fanciullesco per gli Avengers – e i Guardiani della Galassia, e il Doctor Strange e pure Ant Man, ovviamente -, vorrei però tentare di riconquistare un minimo di razionalità. Fingerò di essere una consumatrice assennata di prodotti d’intrattenimento. Cercherò di arginare la mia ormai decennale euforia esercitando un sacrosanto diritto: il fastidio. Perché certo, va bene, adoro Peter Quill e sono sconvolta dalle formidabili capacità atletico-manipolatorie della Vedova Nera, ma non sono mica tutti così. Dopo quattordici film, perbacco, anch’io ho sviluppato qualche antipatia. Ed è ora sputare il rospo, senza timori e senza disonore. Marvel, ti adoro, ma devo darmi un contegno. Qui, dunque, ho deciso di elencare i personaggi dell’universo Marvel (Avengers-related – quindi niente X-Men, vecchi Spiderman, reboot di Spiderman e compagnia cantante) che mi sono più invisi. Quelli che mi stanno sull’anima. Quelli che mi hanno quasi (o del tutto) rovinato un’esperienza cinematografica potenzialmente favolosa.
Ebbene sì, Marvel, ci sono personaggi che andrebbero presi a calci nei denti. O compatiti per la loro inutilità. O per il tedio che ispirano nello spettatore. O incitati a farci vedere qualcosa in più, magari. Perché nessuno è perfetto, insomma, nemmeno i supereroi.
Ecco qua, dunque, le creature Marvel che – A TITOLO DEL TUTTO PERSONALE E SENZA ALCUNA PRETESA DI SERIA CRITICA CINEMATOGRAFICO-ONTOLOGICA – non sopporto. Ci provo, ma non li godo.

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Aldrich Killian

Aldrich Kilian

Un uomo che ha dedicato una vita intera alla vendetta, senza rendersi conto del proprio scarsissimo tempismo. Killian, Tony Stark è sbronzo, circondato da sgnacchere in tanga, felice come una crostata di prugne e stufo marcio di parlare di scienza (almeno per una sera). E tu che fai? Vai lì e gli proponi una discussione seria e PESISSIMA sul futuro della genetica subatomica. Alle due del mattino. In mezzo a una festa. Ma che cosa ti doveva dire? Ma che ti aspettavi? Ma che vuoi? Certo, Tony Stark è un cafone, ma pure tu hai delle difficoltà. E cercare di trombargli la moglie (una ventina d’anni dopo) trasformandoti pure in una montagna di Diavolina per il barbecue non migliorerà di certo le cose. Aldrich Killian, chi? Ecco che cosa continuerà a risponderti Tony Stark. E ben ti sta.
CATEGORIA | Malvagi per futili motivi.

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Odino

Odino

Odino ci offre un esempio lampante della labilità del confine che separa il vecchio saggio dal vecchio scemo. Grida e sbraita, scaccia gente da Asgard senza tanti complimenti e, quando ci sarebbe veramente bisogno di lui per fronteggiare una minaccia letale e potenzialmente devastante che fa? Va a fare un pisolo. E tanti saluti.
CATEGORIA | Pessimi genitori. / Narcolettici.

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Arnim Zola

Arnim Zola

Partiamo serenamente dal presupposto che l’Hydra fa schifo. Qualsiasi cosa c’entri coi nazisti fa schifo per definizione, ma dell’Hydra ho sempre apprezzato l’organizzazione, il fatto che – per quanto orrendo e sbagliato – ci fosse un piano di fondo, un ideale malvagio e ributtante, ma preciso. La Marvel, secondo me, ha mille problemi con i cattivi, specialmente nei film dedicati a un unico supereroe. Non ti viene mai veramente il dubbio, a volte, che i buoni possano perdere e che il male trionferà, non ci sono antagonisti che ti fanno paura per davvero. E, molto spesso, ti sembra che rincorrano scopi sciocchi, dettati da una megalomania troppo umana e meschina per trovare posto in una narrazione che dovrebbe scuotere le sorti del mondo. Ecco, l’Hydra no. Con l’Hydra mi sono sempre agitata davvero. L’Hydra è un “cattivo” pensante e ben strutturato. Peccato che, sovente, gli “uomini dell’Hydra” non mi sembrino all’altezza della terrificante organizzazione che dovrebbero rappresentare. Il dottor Zola, per dire, suscita in me reazioni contrastanti – anche se quella prevalente è un po’ un BASTA! DI NUOVO LUI?. Nel Primo vendicatore si rintana negli angoli e osserva quasi sgomento il Teschio Rosso che sclera e imperversa. Se ne sta lì, tremante e tutto sommato marginale. Nei film successivi, invece, la sua coscienza “virtuale” spunta in giro come il prezzemolo. Speravamo di essercene liberati? Macché, ha continuamente qualche rivelazione importantissima da rifilarci. Salta fuori pure mentre Iron Man e Steve Rogers si corcano di mazzate in un luogo remotissimo e gelido, quando di lui ben poco ce ne frega. E in versione virtuale risulta molto più terrificante, sadico e folle dello Zola in carne e ossa. Decidiamoci, insomma, Zola criceto spaventato o Zola 32 bit malvagio e sghignazzante? Ma soprattutto, quante volte ancora ce lo ritroveremo davanti? Basta, lasciatelo bruciare all’inferno, che ormai vivo nel terrore che in qualche Gemma dell’Infinito si nasconda la faccia verde di Zola.
CATEGORIA | Fastidiosamente funzionali. / Invadenti.

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Malekith

Malekith

Malekith è uno che persino Google ritiene trascurabile. Ci sono tipo sei foto, tutte piccolissime. E non ti biasimo, Google. Gli Elfi Oscuri sono quasi comici. Hanno una bellissima navetta spaziale a forma di vanga gigante e si fanno delle trecce portentose, ma sono un ottimo esempio di cattivi da quattro soldi. Che cosa volete? L’oscurità! Quando la volete? Subito! Dove la volete? Da tutte le parti! E perché? …perché Odino ci ha offesi 5689 anni fa? E perché non vi abbiamo mai sentito nominare, visto che siete così importanti? …perché ci nascondiamo! Siamo discreti!
Dai, Elfi Oscuri. Fateci la cortesia.
CATEGORIA | Sonno e inutilità.

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Rhodey Rodes / War Machine

war machine

Certo, è triste che Stephen Strange non si sia preso la briga di operare un eroe di guerra ferito in combattimento (risparmiandogli probabilmente la paralisi e/o infinite sessioni fisioterapiche), ma diciamoci la verità: se in un film esiste Tony Stark, a nessuno interessa vedere un’altra armatura che svolazza in giro. E Rhodey lo sa, poveraccio. Mica è scemo. E sentirgli raccontare storielle presumibilmente eroiche e gloriose alle feste non mi fa divertire – Ah! Ma che ragazzo autoironico! -, mi spezza il cuore e basta. Vorrei amarti, Rhodey, ma ti impegni troppo. WAR MACHINE. Certo. La verità è che sarai sempre un Iron Patriot, purtroppo. C’è poco da fare.
CATEGORIA | Trying too hard. / Vivere nell’ombra.

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Jane Foster

Jane Foster

Di Jane Foster conosciamo perfettamente la straordinaria intelligenza… ma perché continuano a ricordarcelo, mica perché lo vediamo. Jane Foster ha scoperto questo. Jane Foster dirige un centro di ricerca. Jane Foster ha calcolato le possibilità del viaggio interdimensionale. Jane Foster è un genio. Jane Foster, in realtà, è quella che ha ben pensato cacciare le mani in mezzo a due giganteschi monoliti fluttuanti color tenebra per capire se l’Ether è bagnato. E no, amici, quella roba lì non è curiosità scientifica. È pura idiozia. È un film che fa procedere la trama servendosi dell’imbecillità improvvisa e ingiustificata dei suoi protagonisti. NON CACCIARE LE MANI IN MEZZO A DEI MASSI NERISSIMI CHE VOLANO, ACCIDENTI A TE.
Ma Jane Foster mi suscita anche altre perplessità. La sua presenza è ingombrante, anche se invisibile. Ogni volta che Thor appare sul nostro pianeta (e ci rimane per quelli che allo spettatore sembrano mesi) non posso fare a meno di chiedermi perché non vada a trovare Jane. Cioè, non è una relazione a distanza tipo lui è di Milano e lei è di Novara. È una relazione a distanza Terra-Asgard. Visto che ce l’avete menata così tanto con Thor che s’innamora, il minimo che posso aspettarmi è che Jane ricompaia, di tanto in tanto. E invece no. Riferimenti goffi a Jane che è occupatissima a studiare qualcosa dall’altra parte del mondo. Thor che inventa scuse ridicole – “Non voglio metterla in pericolo” – invece di far girare tre volte il martello e volare da lei in 27 minuti. Jane c’è ma non c’è, e rende le relazioni tra i personaggi super traballanti e artificiose.
Quel che più mi fa arrabbiare di Jane, però, è l’effettivo fallimento dei buoni propositi relativi al suo personaggio. Inventiamoci una ragazza forte, saggia, sveglia, indipendente, non la solita bonazza svenevole che va continuamente soccorsa e salvata! E invece. Mani nell’Ether > coma > malattia incredibile e sconosciuta > viaggio ad Asgard > elfi oscuri incazzati > invasione di Asgard > TERRA IN PERICOLO > UNIVERSO A RISCHIO > MORTE MORTE MORTE. E lei là, con una finta armatura da signora asgardiana e la piega perfetta. Jane Foster, io ti maledico.
CATEGORIA | Personaggi girl-power venuti male. / Palle al piede. / Attori troppo famosi che la Marvel non è riuscita a contrattualizzare per benino.

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Falcon

Falcon

“Amore del Cuore, sto facendo un post sui personaggi Marvel che non apprezzo particolarmente. Te chi è che non tolleri?”.
“Il tizio-gallina”.
“Ma chi? Non c’è nessuna gallina”.
“Quello con le ali. Quello che le ha prese da Ant Man”.
“Ahhhhh, FALCON!”.
“Si chiama Falcon?”.
“Come dovevano chiamarlo, GALLINATRON?”.
“Non mi interessa. È veramente il capo dei pirla”.
CATEGORIA | Con tutti i supereroi fighi che la Marvel ha inventato, proprio lui dovevamo sucarci? Ant Man, hai tutta la nostra stima.

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Darcy Lewis

Darcy

Avrò un cuore di pietra, ma le simpatiche pasticcione non le reggo più. Soprattutto quando non stanno zitte un secondo e non riescono a farmi ridere. Darcy è di un’invadenza rara e, anche se non ripugna quanto Zola (AHHHHHHH!), al terzo dialogo volevo già gettarla giù dal Bifrost. Poi, capisco che le ricerche di Jane Foster non possano di certo essere considerate “ortodosse” – almeno non nel primo Thor – e che di laureati del MIT che fanno la fila per uno stage da lei ce ne siano pochi, ma non puoi neanche risolverla assumendo la scema del villaggio, santo il cielo!
CATEGORIA | Orticaria. / Pagliacci tristi.

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Pietro Maximoff

Quicksilver

I gemelli Maximoff ne passano di tutti i colori. E la guerra, e le bombe di Stark che gli devastano la famiglia, e la simpatica idea di offrirsi come cavie per gli esperimenti dell’Hydra, e la solitudine, e la difficoltà di procurarsi i prodotti per decolorarsi bene i capelli… Insomma, la loro vita è impervia, dolorosa e piena di rancore. Ma io non ce la faccio lo stesso. Passi la Wanda, che ha ancora tante meraviglie da imparare e sortilegi spettacolari da farci vedere, ma Pietro no. Aaron Taylor-Johnson è un bravissimo attore, quindi darò la colpa a Joss Whedon. Joss, di grazia, perché hai detto al Taylor-Johnson che il modo migliore per trasmettere allo spettatore tutta l’angoscia e il furore vendicativo di Pietro fosse una perenne espressione da uomo che si è fatto molta cacca nei pantaloni della tuta – senza avere la possibilità di cambiarseli o anche solo di sbarazzarsene? Perché, Joss. Perché l’hai costretto. E alla fine, non pago, l’hai pure ammazzato. Non si fa così.
CATEGORIA | Mal consigliati. / Resting bitch face.

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Justin Hammer

Justin Hammer

Pensare che quel cialtrone di Justin Hammer e la sua compagnia possano in qualche modo rappresentare, per le Stark Industries, dei seri concorrenti è semplicemente inaccettabile. Certo, Hammer è funzionale all’entrata in scena di Vanko – che è un po’ il cattivo ufficiale del film – ma quella con Tony Stark è una rivalità che nemmeno la più coriacea delle sospensioni dell’incredulità riuscirebbe a sostenere. Non ho problemi ad elaborare un procione parlante, ma non riesco a capacitarmi di Hammer. E lo so, non mi fa onore, ma ho continuato a sperare che il pappagallo di Mickey Rourke gli beccasse via un occhio.
CATEGORIA | Wanna Marchi.

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Bucky Barnes

Winter Soldier

Dobbiamo a Bucky e alle sventure che gli capitano – PER COLPA DEL DOTTOR ZOLA ANCORA LUI MALEDIZIONE BASTA BASTA! – alcuni tra i più bei film (più o meno corali) dell’universo Marvel. Il fatto che lui rimanga muto e catatonico per i tre quarti del tempo non dovrebbe turbarci, perché il suo merito più autentico è quello di scatenare reazioni a dir poco perentorie da parte degli altri Avengers. Non dovrebbe turbarci, dico… però ci turba. Almeno, io me la prendo. Bucky, sono Steve! Sono Steve! Sto sfasciando gli Avengers per amor tuo! SILENZIO. BRONCIO. GRUGNITO. FUGA PRECIPITOSA. Bucky mi fa continuamente venire in mente Michelangelo che prende a martellate il Mosè strillandogli PERCHÉ NON PARLI! Certo, il Mosè non era stato programmato per trasformarsi in una spietata e inarrestabile macchina da guerra da un sadico scienziato nazista, ma la relazione tra Bucky e Steve mi pare un pochino unidirezionale. Bucky, sappiamo che hai il cervello fritto, ma ti prego, ti prego, dilla una cosa carina ogni tanto a Captain America. Se lo merita. Va bene, l’hai ripescato dalle macerie di un palazzo affondato e stai trovando maniere trasversalissime per fargli capire che CI SEI, ma ha bisogno di un amico che non opti per l’ibernazione forzata ogni venti minuti. Esterna i tuoi sentimenti, Bucky, Esterna!
CATEGORIA | Amori non ricambiati. / Dateci di più.

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Stan Lee

stan lee

MA CHE RIDERE IL CAMEO NUOVO DI STAN LEE! Ecco, all’inizio sì, mi facevano ridere. Ma sto notando un certo deterioramento dell’approccio creativo-cialtrone all’arte del cameo. Quando Tony Stark lo scambia per Hugh Hefner mi sono divertita parecchio. Ma vedere Stan Lee parcheggiato su un asteroide a blaterare cose senza senso nel nuovo Guardiani della Galassia un po’ m’ha intristito. Sarò sicuramente io che non riesco a cogliere – per drammatica ignoranza – una REFERENCE colta a un qualche fumetto del 1967, certo, ma ormai sono molto più felice di veder apparire a caso Donald il papero che il povero Stan Lee seduto su un sasso nel bel mezzo di una galassia dimenticata da ogni genere di divinità.
CATEGORIA | Può bastare, grazie.

Come si può tristemente constatare dalla categoria Cinema & TV di questo scalognato blog, le mie preferenze filmiche coincidono all’incirca con quelle di un bambino di nove anni che ha appena fatto la varicella. Adoro i robot giganti che prendono i mostri a petroliere sul muso, mi emoziono tantissimo appena vedo un velociraptor e tiro le mutande a Tom Hiddleston con del vero sentimento.
Di film non capisco praticamente niente, ma adoro parlarne. E adoro leggere quello che dicono gli altri – metti mai che imparo qualcosa.
Nel vasto universo dell’opinione cinematografica, il mio preferito è sempre stato Leo Ortolani. Di cose belle per il mondo ne ha disegnate tante, ma nulla riesce a farmi felice come una delle sue recensioni a fumetti sull’ultimo polpettone Marvel, o sull’ultima saga fantascientifica che qualcuno ha deciso di sbolognare a J. J. Abrams, o sull’ultimo disperato tentativo di fare un film con i Fantastici 4. Pur continuando a non comprendere come è riuscito ad apprezzare Prometheus, ho PRE-ORDINATO Il buio in sala – pubblicato da Bao – e l’ho atteso con lo stesso entusiasmo sprigionato da un biologo imbecille di fronte a una biscia spaziale dall’aria palesemente assassina.

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L’insensatezza di tutta questa HYPE non mi è sfuggita, credetemi.
Cretina, hai praticamente già letto i nove decimi di questo libro sul blog di Ortolani, che cosa speri mai di trovarci dentro?
Va bene, ci sarà pure qualche recensione inedita, ma non mi sembra il caso di agitarsi così tanto.
Cos’è, abbiamo all’improvviso diciassette euro da buttare?
Taci, buonsenso. Taci e lasciami divertire.
Perché è di questo che si tratta.

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Non vi siete mai imbattuti in una recensione di Ortolani? Stolti, vi invidio profondamente! Se vi piacciono i supereroi, le astronavi e avete (giustamente) paura dei vecchietti in coda alla posta, questo libro sarà per voi fonte di inesauribile sorpresa e probabili convulsioni.
Siete convinti di sapere ormai a memoria l’intero blog? Vi sbagliate: avete trent’anni e il vostro cervello non è più quello di una volta. Il buio in sala riattiverà le vostre esauste sinapsi e vi farà ridere come la prima volta – o quasi. Insomma, dipende da quanto vi siete effettivamente rimbambiti. Io, per dire, sono stata scacciata dalla camera da letto alle due del mattino perché sghignazzavo con eccessiva foga (rischiando, probabilmente, di rompere le acque).
Nell’augurarvi un consorte più comprensivo di Amore del Cuore, vi esorto ad acquistare questo prezioso volume e a trovare un luogo appartato dove godervelo in santa pace. Che con diciassette euro, ormai, non ci comprate più manco un pezzo di pizza. Tanto vale buttarli via con stile.

 

Sono molto contenta. Questo film poteva essere una boiata terrificantetipo Batman v Supermanma, con mio grande sollievo, è un ottimo esempio di come centosei supereroi possano litigare con dignità, rispettando i nostri affaticatissimi cervelli. E, dopo innumerevoli MAI UNA GIOIA, finalmente ci meritavamo qualcosa di tollerabile.
Ma che succede? Perché Civil War è bello?
Parliamone.
Con spoiler.
Ripeto. SPOILER.

Captain-America-Civil-War

Dopo aver praticamente sbriciolato un’immaginaria nazione est-europea in Age of Ultron – che non mi è garbato un granché… come non è garbato neanche al povero Joss Whedon, da quel che si è capito – gli Avengers si trovano nuovamente al centro di ogni genere di polemica. Il loro ultimo intervento in Africa, infatti, si è concluso nel consueto cumulo di calcinacci sanguinolenti e bambini martoriati. Le Nazioni Unite, all’improvviso, non sembrano più disposte a tollerare un tale scempio. Questa gente con i superpoteri deve smetterla di andarsene in giro a seminare distruzione nel nome di un ipotetico bene comune! Ah, signora mia, dove andremo a finire. Perché non prendono esempio da Dragonball? Qualcuno ha forse mai visto Goku e Vegeta pestarsi a Manhattan? Comunque. Il buon Tony Stark – che vive ormai intrappolato in una perenne condizione di rimorso e scarsa fiducia nelle proprie capacità di giudizio – si schiera a favore di una specie di Trattato Internazionale per il Controllo del Supereroe Eccessivamente Disinvolto, ed esorta il resto della ciurma ad imitare il suo luminoso esempio. Purtroppo, però, il sempre opportuno Bucky riemerge dopo un paio d’anni dalle tenebre per far APPARENTEMENTE saltare in aria un’aula piena zeppa di diplomatici e membri incazzati della famiglia reale wakandiana.
Apriti Bifrost.
Captain America, ben lo sappiamo, perde completamente la brocca ogni volta che all’orizzonte balena il braccione meccanico di Bucky. Fermamente intenzionato a sventarne la cattura – NON È STATO LUI, STOLTI! I MALVAGI STANNO NUOVAMENTE MANIPOLANDO LA SUA MENTE! L’ULTIMA VOLTA M’HA TIRATO FUORI DA UN RELITTO, C’È SPERANZA CHE SI RIPIGLI, M’HA RICONOSCIUTO, GUAI A CHI LO TOCCA! -, si precipita in suo soccorso sfanculando il mondo intero e inimicandosi in modo quasi del tutto irreparabile Tony Stark, ormai ridotto allo status di povero Cristo. Cioè, Pepper sembra averlo scaricato – per fondare Goop e suggerire a tutte quante di farci l’ossigenoterapia alla vagina. E Visione guarda sempre le tettone a Wanda. Nessuno lo degna più d’un briciolo d’attenzione e nemmeno le armature sono più arroganti come una volta. Insomma, una situazione drammatica. #TeamIronMan. #TeamTomFord.
In un crescente parapiglia – assai guardabile anche nelle sequenze d’azione, che tanto schifo ci avevano fatto nell’ultima uscita degli Avengers – e in un addensarsi di sospetti e piani obliqui, emerge la figura di un abile malvagio: Niki Lauda. Daniel Brühl, non so se sia per la faccia che ha o per la sua indiscutibile capacità di risultarti in ogni modo antipatico, sembra essere condannato ad interpretare gli stronzi, i viscidi e i reietti della terra. Daniel Brühl è l’esatto opposto di Martin Freeman, che in questo film fa Everett Ross, e che riesce a risultare amabile anche interpretando personaggi che non interessano a nessuno.
MA STIAMO DIVAGANDO, MALEDIZIONE.
Niki Lauda, dimostrando uno stile, una pazienza, una perseveranza e un’abilità che l’ultimo Lex Luthor manco è capace di sognarsi, riesce nell’impresa di riportare alla luce un terrificante scheletro nell’armadio, non prima d’aver però costretto gli Avengers a sputarsi vicendevolmente in faccia.

Ecco il folle pagellino dei due schieramenti. 

team cap
STEVE ROGERS (giunto per l’occasione al secondo limone della sua vita – o forse… fermi tutti, giunto per l’occasione AL PRIMO LIMONE DELLA SUA VITA) è riuscito a tirarsi dietro:
BUCKY, il Winter Soldier dalla mano pesante > basta dirgli “vagone merci” in russo e riuscirete a convincerlo a commettere qualsiasi genere di enormità (e a venire a fare shopping con voi al centro commerciale di Arese il sabato pomeriggio). Lo trovo estremamente figo, ma il suo ostinato mutismo mi esaspera. E, seppur io capisca – razionalmente – perché Captain America lo ami così tanto, continuo a pensare che non valga la pena sbattersi a tal punto per lui.
WANDA, la strega con le parigine di lana > ancora vittima della sindrome di Jean Grey, combina un casino ogni volta che decide di uscire di casa. Potrebbe sbriciolare il mondo, ma cioè, tipo, raga… ho problemi.
FALCON, quel tuo cugino che si diverte a pilotare i droni > perdonatemi, ma Falcon è semplicemente troppo buffo per essere preso sul serio.
OCCHIO DI FALCO(N), quello che in pensione s’annoia > sempre caparbio e immancabilmente polemico, molla figli e famiglia per azzuffarsi improvvisamente con gli unici amici che ha mai avuto. E, ancora una volta, non finisce mai le frecce.
ANT MAN, il capo dei galli > non ho mai recensito Ant Man, ma mi è piaciuto tantissimo. Credo che, a livello di “tono” e di adorabile sbruffonaggine, Paul Rudd sia un po’ il nostro nuovo Iron Man. In questo film ci sono circa due battute argute e sei cose che possono farti ridere. E le dice tutte Paul Rudd. In questo film, dal punto di vista dell’azione, c’è un’unica cosa davvero assurda e stupefacente. E la fanno fare a Paul Rudd – subito dopo averlo spedito tra i circuiti di Tony Stark a svitare bulloncini, a bordo di una freccia volante. Dopo tutto ciò, LO FANNO DIVENTARE GIGANTE, SANTO IL CIELO. È UN MOMENTO BELLISSIMO. METTETE PAUL RUDD DA TUTTE LE PARTI! FATEGLI GETTARE I CAMION ADDOSSO AI CATTIVI! Amore imperituro per Ant Man.

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TONY STARK (sempre genio, sempre miliardario e sempre filantropo, ma decisamente non più playboy… e molto più amareggiato dalla vita) combatte con:
VEDOVA NERA, la donna che cambiava idea > di solito tifo moltissimo per la Vedova Nera. Questa volta, oltre ad apprezzare il modo saggissimo in cui il suo personaggio permette alla trama di progredire, non mi è sembrata in grande spolvero. Vero, come ti mena una donna intelligente non ti mena nessuno, ma mi è sembrata un po’ fuori dal gioco. Sarà la svolta diplomatica con tanto di tailleur. Sarà la ragionevolezza. Sarà che si sforza di essere una bella persona. Sono un po’ spiazzata. Ridatele Bruce Banner – e un po’ di senso dell’umorismo -, povera ragazza.
WAR MACHINE, l’uomo sbagliato nel posto sbagliato > più soldato di Captain America, Rhodey utilizza le armature di Tony Stark come se fossero trattori. O betoniere. O camion della spazzatura. Non mi sono mai affezionata a lui, ma vederlo precipitare come un menhir da tre chilometri d’altezza mi ha fatto decisamente impressione. Gli auguro di rimettersi presto.
VISIONE, una creatura onniveggente capace di apprezzare il cashmere > Visione è l’unico nell’universo che è stato capace di sollevare il martello di Thor. Nonostante ciò, non sa preparare una zuppa. Visione che prova a cucinare e, come noialtri, si domanda quanto sia – esattamente – un pizzico di qualcosa vale molto di più di Visione che si smaterializza quando cerchi di mollargli un cartone. Visione, nonostante le apparenze faticosamente celate, sta diventando più umano dell’umanità stessa… e la sua vulnerabilità nei confronti della scollatura di Wanda ne è la prova lampante. Ricordate, amici. Le tette fanno sbagliare mira anche ai migliori. Adoro comunque, anche in modalità pesciolone lesso.
BLACK PANTHER, una speranza per le monarchie di ogni latitudine > tra i nuovi arrivati nel club dei supereroi, il re di Wakanda è sicuramente degno di una parata. È animato da motivazioni plausibili e, anche se non c’è molto tempo per farci amicizia, riesce comunque a compiere un percorso  apprezzabile. In questa prima uscita fa esattamente quello che dovrebbe fare: farti venire voglia di vedere il suo film.
SPIDERMAN, finalmente in bolla > vederlo apparire nel trailer mi aveva messo addosso un malessere senza fine. Un po’ perché non avevo alcuna intenzione di sorbirmi l’ennesimo reboot del personaggio e un po’ perché, con tanta carne al fuoco, aggiungere anche lui al minestrone mi sembrava una decisione di difficile gestione. Sbagliarsi, ogni tanto, è bellissimo. Sebbene non riesca ad accettare la data di nascita di Tom Holland – 1996, ma vi pare corretto? -, il nuovo Spiderman mi è piaciuto molto. Amore del Cuore ha accolto la nuova zia May con un’entusiasmo che mai gli avevo visto sprigionare di fronte a una scena Marvel e io, mio malgrado, sono stata costretta ad ammettere che questo Spiderman merita una possibilità. Speriamo in bene.

Sono finiti?
Sono finiti.
Mamma mia, che sbattimento.

Far funzionare all’interno di una trama sensata una tale quantità di gente è un’impresa titanica. I fratelli Russo, non si sa bene come, riescono a governare la baracca con un ottimo ritmo… infilandoci un colpo di scena decisamente interessante. Bucky che trucida i genitori di Tony Stark, splendido! Cioè, orribile e terrificante – ma assolutamente ottimo dal punto di vista narrativo. In questo film c’è un cattivo “normale” che architetta in maniera straordinaria una vendetta assolutamente ordinaria – come del resto sono tutte le vendette. Insomma, ammettiamolo. È raro che il livello di esecuzione di una vendetta riesca a superare il tedio infinito di un cattivo che agisce per vendetta. Niki Lauda, però, se la cava alla grande. E le conseguenze del polverone che ha sollevato, fortunatamente per noi, non si risolveranno tanto presto.
Civil War è un film di supereroi con un intreccio degno di questo nome – che funziona senza ricorrere per forza alla consueta accozzaglia di azioni che si svolgono scriteriatamente in parallelo in vista del gigantesco BUM-BUM-SBADABENG finale. Ecco perché, forse, Civil War riesce a fare un passetto in più rispetto al resto del “genere”. Civil War è ben bilanciato, sempre motivato e sorprendentemente umano. Certo, non ci si sottrae a un’inevitabile dose di retorica e il senso dell’umorismo non è un cavallo di battaglia del film, ma Civil War è un film. Un film vero. E una delle cose che capitano in questo film, fra le tante, è che dei supereroi se la prendano in maniera virulenta gli uni con gli altri. Non ti schieri con una delle due parti perché, nel profondo del cuore, sei convinto della necessità di una costituzione sovranazionale che regoli l’operato dei supereroi, ti schieri perché questi personaggi – ormai – hanno un “vissuto” e una storia, anche per te.
Dai, questa volta è andata bene.
Rallegriamoci.
Verso le Infinity Wars e oltre!

Ci sono gli spoiler.
Anche se, in realtà, avete già visto praticamente tutto nei trailer… quindi non so bene nemmeno io perché mai dovremmo affannarci a questo modo, dato che la struttura fondamentale di questo film dovrebbe già esservi molto chiara. Francamente non so neanche perché siete venuti qui a leggere le mie perplessità ma, per correttezza e per non far arrabbiare nessuna senatrice americana, io vi avverto. Ci sono gli spoiler.

batman vs superman 1

Niente. C’è Bruce Wayne che se la prende un casino perché Superman gli sega a metà la Wayne Tower coi raggi fotonici. E poco gli frega che, pur devastando in lungo e in largo la città, Superman sia riuscito a salvare il mondo dal generale Zod e dalla sua meganave a forma di spremiagrumi dell’Alessi. Niente da fare, Bruce Wayne viene investito da una classica epifania post-traumatica e si arrabbia lo stesso. E i suoi dubbi, alla fin fine, sono legittimi. Bruce Wayne è l’esempio vivente di quanto sia difficile fare il supereroe. Ci vuole costanza, ci vuole dell’impegno. Bisogna allenarsi, fabbricarsi delle cose, imparare a menare la gente, vivere perennemente nell’angoscia che qualcuno ti scopra e spendere una barca di soldi. I cattivi ti prendono a calci in faccia, tutti hanno paura di te, non si dorme mai e c’è, in generale, un livello altissimo di sbattimento. Tutto questo sarebbe ancor più nobile se Bruce Wayne fosse un poveraccio con le calze bucate, ma perdoniamogli per un attimo la sua sfacciata ricchezza. Voglio dire, ce ne sono un casino di tizi ricchi al mondo, ma mica tutti decidono di utilizzare il proprio tempo libero per combattere per la salvezza di Gotham. C’è il golf. C’è la filantropia. C’è la lirica. E poi è orfano, maledizione. Non vedete quant’è triste?
COMUNQUE.

dawn of justice bruce wayne

Bruce Wayne è lì che vive la sua vita d’agio e tormento supereroistico autoinflitto quando, un bel giorno, arriva uno che vola e spara raggi laser dalle palle degli occhi. 
Cioè, è concorrenza sleale.
E c’è materiale per un concreto dilemma etico.
Che cos’è l’uomo. Dio esiste? Dio è fra noi? Sarà sempre dalla nostra parte? Un grande potere può darti il diritto di scegliere per tutti?
Insomma, Bruce Wayne se la prende, ma le sue preoccupazioni non sono infondate. Superman, a livello concettuale, non è facile da metabolizzare per l’essere umano (o il supereroe) medio.
E fin qui s’andava piuttosto bene. Bataffleck, pur gonfio come una zampogna, ci sta dentro. La storia, nei suoi vari pezzettini, poteva addirittura aver senso e decollare gradualmente con garbo e decoro.
Poi non so razionalmente spiegarmi com’è che succeda, ma va un po’ tutto a farsi benedire.
Perché Superman sviluppa quest’antipatia sdegnosa per Batman? Non ne ha veramente motivo. Ha già un casino di problemi per i fatti suoi, che gli frega di puntare il dito contro uno che, così a occhio, passa le giornate a menare degli scippatori derelitti? Perché si prende la briga d’acciaccargli la Batmobile e di andare addirittura a fargli brutto? Lex Luthor è visibilmente un viscido… e aver origliato un complotto ai suoi danni non dovrebbe darti il diritto di pensarne automaticamente male. Ma soprattutto, poi, prova a fargli una domanda. Atterragli sul cofano della macchina, va bene, ma chiedigli qualcosa. Fatti spiegare. Oh, Batman. Che storia è? Cosa succede? Ma è vero che ce l’hai con me? Che ci facevi in cantina da Lex Luthor? Ma non sembra assurdo anche a te che il mainframe dell’intero impero Lexcorp stia tra le cucine e la dispensa?
Zero, invece.
“La prossima volta che vedi il tuo segnale, accendi Netflix e stai a casa”.
Già gli stai sull’anima, a Batman. Non ti lamentare se dopo questa brillante incursione nei fatti suoi ti detesterà ancora di più. Gli sfondi di palazzi, gli strappi le portiere dalla macchina, lo minacci come uno di quei ciccioni prepotenti che pestano le bambine. Ma chi ti conosce, Superman. Stai nel tuo. Chi ti ha chiesto niente.

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Data la solidità delle motivazioni fondanti di questa mortale antipatia tra Batman e Superman, è stato necessario fomentarli ulteriormente. Di tanto in tanto, ad esempio, Batman viene risucchiato in sequenze oniriche che sembrano arrivare per direttissima dall’inferno delle peperonate mal digerite. Tombe materne che grondano sangue, scontri in un mondo desertico che somiglia al preoccupante incrocio tra Ant Man e Mad Max, pezzi di metaforica kryptonite che fungono goffamente da collante con quanto sta “realmente” accadendo. Visto che nemmeno gli incubi di Bruce Wayne e il fantasma di Kevin Costner che ammucchia pietre sulla cima dell’Everest possono assisterci fino in fondo, arriva pure Lex Luthor. E le nostre sventure si moltiplicano.
Lex Luthor, per me, è un mistero.

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Il che cosa gliene freghi davvero a lui di tutta la faccenda resta per me un enigma, al pari della recitazione fastidiosissima di Jesse Eisemberg e ai boccoli biondi uguali uguali a quelli che avevo io per la cresima. Che vuoi davvero, Lex Luthor? Che cosa te ne viene in tasca? Il tuo scopo è solo farti un giro nell’astronave di Zod? Superman ti sta semplicemente sui coglioni? Che tipo di scienziato sei, esattamente? Perché parli, gesticoli e saltelli in giro come un cocainomane a un corso d’improvvisazione teatrale? Come puoi affidare il destino delle tue macchinazioni a un timer per le uova sode? Ma, soprattutto, che razza di piano è “facciamo provare Batman e se non ce la vede dentro liberiamo un antico abominio di Krypton”?
Ma che diamine.
Ma perché.
E poi che facciamo?
In che modo questo scenario potrebbe mai giovarti, Lex Luthor?
Non mi pare che Doomsday ti dia un granché retta. O pensi forse di essere Natasha Romanoff?

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I problemi si affastellano, le preoccupazioni abbondano, le motivazioni latitano, i monumenti esplodono, i Lawrence Fishburne strillano, il populismo dilaga, gli Alfred bevono e le Lois Lane irritano. Fatto sta che Batman e Superman cominciano a prendersi a frigoriferi in faccia dopo un’eternità di tempo. Ma manco quello è riuscito a darmi un po’ di sollievo.
Nonostante Superman ami tantissimo la sua mamma e Batman sia incazzato nero – al punto da prendere ripetutamente a picconate la ruota di un trattore, soffiando come un cinghiale e sbatacchiando pesi giganteschi sul nudo cemento -, il loro scontro mi è sembrato del tutto privo di significato. Perché sappiamo perfettamente – anche senza aver visto il trailer -, che nella pancia di un rottame kryptoniano c’è un orrore indicibile che va pian piano maturando e che, per forza di cose, i due eroi dovranno affrontarlo insieme per il bene dell’umanità – e anche un po’ per presentarci quella gnocca atomica di Wonder Woman e far partire tutto il baraccone della Justice League. Lo spettatore sa che Doomsday sta arrivando. Come può dunque godersi col giusto abbandono una lotta all’ultimo sangue, se sa benissimo che non sarà una lotta all’ultimo sangue ma soltanto un momento puramente interlocutorio in cui due omoni giganteschi si gonfiano di legnate perché nessuno dei due è in grado di gestire un malinteso?
Lex Luthor, sei un babbo. Ci hai rovinato tutto il divertimento.

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Il combattimento (che, per la cronaca, Bataffleck vince alla grande nonostante abbia deciso di bardarsi come uno scaldabagno dell’Alto Medioevo) si interrompe con un pretesto che dovrebbe risultare profondo (e farci apprezzare tutte le benedette volte in cui Zach Snyder ha deciso di ricordarci che a Bruce Wayne hanno ammazzato i genitori… COME SE POTESSIMO SCORDARCELO) ma che, in realtà, fa abbastanza ridere. La mia mamma viva si chiama come la tua mamma morta! Potevo dirtelo subito e ci saremmo risparmiati un casino di seccature… ma non ci ho pensato, va bene? Le nostre mamme hanno un nome veramente meraviglioso. Fantastico. Siamo a posto, no? A posto. Perfetto. Andiamo a mangiarci un gelato.
Ma che diavolo vorrebbe dire? M’ammorbi per un’ora e mezza, tenti strenuamente di costruire dell’odio tra due perfetti estranei che nulla al mondo avrebbero da rimproverarsi e, quando finalmente ti sembra d’avercela fatta, la chiudi così? Ma che siamo, dei bambini?
E lasciatemi dire un’altra cosa. Cari Batman e Superman, scegliere il nome della propria mamma come safeword è veramente una roba poco garbata. Vergognatevi.

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Insomma, questo film mi è sembrato un gran casino. Sono felicissima di aver fatto finalmente la conoscenza di Wonder Woman – che trovo incantevole e che vorrei vedere in azione in maniera un po’ più sensata quanto prima – e posso capire perfettamente che Batman v Superman serva da trampolino di lancio per operazioni ancor più grandiose, ma trovo incredibile che qualcuno possa aver pensato che una battuta tipo “Siamo nel bagno degli uomini, cara Lois. Ma lei ha due coglioni così, quindi è la benvenuta” potesse risultare tollerabile. Nessuno ci restituirà più i tre secondi di vita che abbiamo sprecato ad ascoltare quest’assurdità. E nessuno riuscirà mai a farmi capire che cosa volessero veramente fare TUTTI i personaggi di Batman v Superman. E, così a spanne, temo che anche il povero Ben Affleck ne sia perfettamente conscio.

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Ci sono gli spoiler.
Fate voi.
Qua ce ne laveremo elegantemente le mani. Anzi, i moncherini.

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Pessimo Deadpool!

Detesto le mere storie di vendetta. Che vi devo dire, sono fatta così. Cominciano, finiscono e ti lasciano lì. Mi rendo conto che Wade Wilson abbia tutte le ragioni per avercela su moltissimo con Francis, sadico sbruffone (per nulla brutto), ma c’è comunque un vasto mondo che il nostro “eroe”, nella sua sacrosanta furia, finisce per ignorare. Certo, anche la solita solfa del mondo che sta per finire è un gran fracassamento di balle, ma una simile trama ha comunque il pregio di alzare la posta in gioco. Cielo, il destino dell’umanità! Insomma, Vanessa ci sta assai simpatica, ma mica è la mia fidanzata. Che farebbe Deadpool di fronte alla potenziale distruzione dell’universo? Per ora non ci è dato saperlo, anche se scoprirlo non sarebbe male. Dormirebbe, credo. O si gratterebbe il culo. Ma poco importa. È una questione di principio. Non se ne può più della gente che si vendica e basta. Rendiamo sterminati questi orizzonti. Anzi, sterminiamo questi orizzonti con la vastità delle nostre narrazioni!

Il fatto che Deadpool taccia raramente non sempre è positivo. Alcune GAGs sono riuscite a smuovere anche il mio cimiteriale senso dell’umorismo ma, per l’80% del tempo, mi sono sentita drammaticamente vecchia. C’è un limite al fascino che un insulto come SCOREGGIAMERDA può esercitare sulla mia antichissima corteccia cerebrale. E sentire quindici SCOREGGIAMERDATE al minuto non può che accrescere il mio senso di disagio. Non sarò Wittgenstein, va bene, ma non sono neanche una quindicenne piena di fiducia nel destino. E tu, scortesissimo Deadpool, non dovresti ricordarmelo con una tale spietatezza e caparbietà. E no, “avrò chiuso il gas” non è divertente… nemmeno se te lo domandi mentre cappotti una macchina. Che c’è da ridere. Che cosa. Spiegatemelo.

Ma la cosa più fastidiosa e invasiva è forse un’altra.
Deadpool, abbiamo ben compreso che il tuo film non è il solito film di supereroi. Ma credimi, puoi rilassarti. Non è necessario che ce lo ripeti ad ogni cambio di scena. Che vuoi, una pacca sulla spalla? Un posto all’ufficio marketing? Ti vogliamo bene, nostro malgrado. Non romperci l’anima continuando a puntualizzare l’ovvio. E non abusare della breccia nella quarta parete. Di tanto in tanto è piacevole, ma il film devi lasciarmelo vedere. Non ho bisogno dei sottotitoli. Ma neanche se ti guardassi in lingua originale – cosa che, per mia sfortuna, non è stato possibile fare.

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I cattivi, che scoramento. Va bene, la versione britannica – e atletica – di Mengele dovrebbe inquietarci assai, ma il fatto che dichiari apertamente di non provare alcun genere di emozione è una brutta faccenda. Sai già che la scelta tra vivere e morire finirà per non tangerlo un granché… e come fai ad interessarti a un personaggio del tutto indifferente alla sua permanenza al mondo? Se non frega a te, Francis, figurati quanto frega a noi.
La manzona manesca che mastica i fiammiferi è praticamente un cartonato. Un cartonato 3D. Un modellino. Un’infrastruttura. Ha suscitato in me un vaghissimo fremito quando ho scoperto che è stata la fidanzata di Henry Superman Cavill, ma capirai. Era meglio se sfoderava anche la seconda mammella e scappava con Colosso. E buonanotte al secchio.
Insomma, cattivi approssimativi. Che ci sta, quando il protagonista è un chiacchierone megalomane immortale, ma è una roba che mette sempre un po’ di tristezza. Mi piacciono le lotte ad armi pari. O almeno un po’ difficili. Fatecelo penare, questo lieto fine. Anche ai quindicenni farebbe bene. Gli sbattimenti formano il carattere.

Ottimo Deadpool!

Sono positivamente impressionata dalla vivacità sessuale dei protagonisti di questo film. E anche dall’allegra e sconclusionata verosimiglianza della loro storia d’amore. Credo fermamente che i supereroi debbano accoppiarsi con disinvoltura e serenità, invece che ammazzarci di chiacchiere e fare bruscamente ritorno ad Asgard. O tediarci con problemi che non esistono ancor prima di andare a convivere – vedi Natasha Romanoff e Bruce Banner – o piangere come vitelli ogni venti minuti – vedi Spiderman e Gwen… “Cielo, non posso metterti in pericolo! Ti amo troppo per stare con te!”. L’approccio Deadpool è molto più sano: mi caccio in questo grosso guaio perché non posso vivere senza di te, Vanessa. Qualcuno ti minaccia? Che problema c’è. Sbudellerò i malvagi dal primo all’ultimo.
Cioè, c’è di che commuoversi.

Altrettanto corroborante è il furore assolutamente legittimo sprigionato dal buon Wade. Le cose vanno male? Ho tutto il diritto di incazzarmi come una locusta e inveire contro i santi. Siamo naturalmente portati ad aspettarci il peggio da Deadpool e, in una situazione simile, ogni azione sensata e “retta” diventa ancora più preziosa. Il fatto che, ogni volta, Deadpool decida se essere una persona spregevole o pestare a gratis un pizzaiolo stalker – agendo, di fatto, nel nome della giustizia più cruda – è molto interessante. E di certo aggiunge una sfumatura meravigliosa a un personaggio che sembra piacerci per i motivi sbagliati. Non deve piacerci perché manda a cagare tutti, trasforma la gente in kebab e si fa le seghe coccolando pupazzi a forma di unicorno. Deadpool dovrebbe piacerci perché ha deciso di essere libero. Tutto il resto è una conseguenza di questa scelta, nel bene e nel malissimo.

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Colosso e Testata Mutante Negasonica sono adorabili. Così come gli altri comprimari. Dalla vecchia cieca che monta a caso i mobili dell’Ikea al barista un po’ codardo, ho amato molto i personaggi secondari. Non finiscono per essere delle complete macchiette e, nel loro piccolo, hanno comunque una storia da raccontare. Chissà che fine ha fatto il tassista indiano, poveraccio. Sono un po’ in pena per lui.

Lo sfondamento della quarta parete ha anche dei vantaggi. Perché Deadpool può permettersi di vedere le cose come le vediamo noi. Il che, spesso, produce momenti di ottima autoironia – vedi le battute su Lanterna Verde, sulla bella faccia di Ryan Reynolds e sulla sparuta presenza del vasto contingente degli X-Men nel film – e spunti comici in grado di far ridere pure me. Un’altra conseguenza positiva della quarta parete fatta con la carta da forno è la flessibilità super divertente del racconto. Deadpool “manovra” gli SLOMO, i flashback, il ritmo e la sequenza di quello che stiamo vedendo, trovando il tempo di fare e dire quel che gli pare anche nei momenti più improbabili – tipo mandare cuorini a Vanessa… con un coltello piantato nel cranio e la morte che incombe. Il fatto che un “eroe” condivida i nostri stessi riferimenti pop – insultando generosamente i Limp Bizkit -, poi, non fa che aumentare il potenziale surreale di quello che stiamo vedendo. E non so cosa piace a voii, ma è molto raro che la roba surreale si riveli noiosa, banale e poco interessante.
Quindi. Quarta parete con Deadpool che mi ammorba facendosi i complimenti da solo: male! Quarta parete con Deadpool che invoca un atterraggio da supereroe: bene!

Insomma… cazzata o figata?
L’adolescente che è in me sta cucendo un costume da Deadpool. La rispettabile signora che avete di fronte, invece, conserva un certo scetticismo… pur amando fortissimo l’unicorno dei titoli di coda.

A me, dello zumba, non me ne frega una mazza di niente. Anzi, non è vero. Se dello zumba non me ne fregasse davvero niente, non mi starebbe così sulle balle. La mia non è semplice indifferenza, è proprio antipatia manifesta. Odio lo zumba, la cardio-capoeira, lo spinning, la fit-boxe, lo step e anche il pilates. Odio, ma proprio a livello ontologico, i corsi della palestra. L’idea di trovarmi rinchiusa in uno stanzino di venti metri quadri insieme ad altri esseri umani che ansimano a ritmo di reggaeton mi terrorizza. Istruttori iperattivi e ottimisti che ti incitano a gran voce, gente che si arrotola i pantaloni al ginocchio – ma solo una gamba -, fenomeni che non riescono manco a salire sulla cyclette ma indossano completini sportivi da seimila euro, tacchini ripieni che fanno i pesi allo specchio, asciugamanini bagnaticci, attrezzi incomprensibili, centrifugati detox alla frutta, magliette pezzate. PIUTTOSTO LA MORTE.
Sarò all’antica, ma il fitness non lo capisco. In palestra ci andavo quando giocavo a tennis, perché faceva parte della preparazione atletica. Sai com’è, puoi colpire la palla benissimo, ma se non ci arrivi vicino hai poco da colpire. E quindi niente, ci si allenava in campo, si correva come cammelli derelitti sull’argine di Po per migliaia di chilometri e si facevano gli esercizi in palestra. Lo scopo complessivo, però, era molto chiaro: giocare meglio a tennis, posticipando il più possibile il momento in cui, durante la partita, vorresti solo stramazzare a terra e morire. Idem per lo sci. Si sciava in montagna e ci si squartava in palestra. Anzi, per lo sci avevo anche il pomeriggio dedicato al pattinaggio di velocità. Ci andavo subito dopo solfeggio, pervasa da una furia senza nome. Insomma, tra sci e tennis avevo due gambe così, ma mi servivano a qualcosa. C’erano dei benefici ludici, oltre che agonistici. A tennis ci puoi giocare coi tuoi amici, ci puoi giocare al mare in una bella sera d’estate. Anche a sciare ci puoi andare con i tuoi amici. Sono attività che generano spasso e hanno anche un preciso obiettivo – fare punto (nel caso del tennis), non sfracellarti contro a un pino (nel caso dello sci).
Insomma, quello che vorrei comunicare a chi s’inventa i corsi della palestra è la roba seguente: creatori di corsi per la palestra, quello che ci proponete non è adatto a soddisfare le profonde necessità delle nostre bellicosissime anime. Ci serve qualcosa di alto, nobile, arrogante e scenografico. Ci serve un addestramento da supereroe.
Ecco, in estrema sintesi, che cosa sarebbe davvero utile imparare.

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Tramortire i nostri nemici, calzando con infinita spocchia un elmo col pennacchio.

 

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Affettare orde di demoni con un’ascia magica – dotata di pratico paletto all’estremità inferiore -, senza rovinarci la piega.

 

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Cavalcare maestosi destrieri, manovrare uno spadone e gestire con successo un falcone – possibilmente senza fidanzarcisi.

 

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Prendere acrobaticamente a calci sui denti chi se lo merita, indossando una tutina molto aderente. E, in generale, primeggiare nello spumeggiante mondo dello spionaggio.

 

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Gestire con successo una katana giapponese lunga quattro metri.

 

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Gestire con successo una katana giapponese di dimensioni standard, trionfando – però – nella nobilissima arte della vendetta.

 

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Usare una frusta, anche quando a casa abbiamo finito il balsamo e la maschera disciplinante all’argan.

 

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Trionfare – con tracotanza – anche nelle situazioni più intricate. Vedi accerchiamenti, inferiorità numerica e disparità in fatto di armamenti.

 

Ispirare puro terrore.

 

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Prendere al volo le frecce. Senza manco metterci dell’impegno.

 

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Domandare se, per caso, c’è qualcun altro che se la sente.

 

Trinity
Padroneggiare una mossa che l’universo ha concepito precisamente per noi.

 

E non ci servirebbe saper fare tutto questo perché, in qualche modo, saremo chiamati a salvare il mondo. Ci farebbe comodo proprio a livello di equilibrio psicofisico. Imparare roba del genere, care palestre, non solo scolpirebbe i nostri sederi, ma ci renderebbe anche incredibilmente più autorevoli. Macché autorevoli, SPLENDIDI e devastanti.
E voi là, con lo zumba e il cardio-total-body. Dove sono i pugnali. Dove sono i lanciafiamme. Dov’è l’ambizione! Mettetemi in groppa a un velociraptor, con un’alabarda in mano. Insegnatemi a rompere femori, con il solo ausilio di una spinacina Aia. Fatemi diventare il T1000.
Possibile che, là fuori, non ci sia una palestra pronta a trasformarmi in Ezio Auditore?

 

age of ultron

Joss Whedon, poverone, si è scelto un mestiere difficile. Joss Whedon è un uomo che si sveglia, beve il caffè ed esce di casa con la consapevolezza di doverci traghettare tutti quanti verso le Infinity Wars. Io, alla mattina, sto dieci minuti ad analizzare il cassetto delle mutande – che se scegli quelle con l’elastico molle finisce che ad ogni passo te le ritrovi in mezzo alle chiappe. Joss Whedon si alza dal letto e, da anni, ha il sacro compito di trovare le mutande giuste per un intero universo CINEMATICO.
Mettetele voi, le mutande a Groot, santo il cielo.
Nonostante queste palesi e comprensibili difficoltà, Joss Whedon – chissà poi come – è riuscito a sfornare un nuovo film degli Avengers, conservando addirittura il senno. A parte un candido “Sono un po’ stanchino”, l’ho visto piuttosto in sagoma. E il film? Partendo dal presupposto che è impossibile prendersi male davanti un’impresa degli Avengers, non posso fare finta che Age of Ultron sia una fulgida meraviglia. Anzi, è un film pieno di problemi. Somiglia un po’ a quei libri d’avventura in cui l’autore si impegna tantissimo a descrivere nel dettaglio ogni movimento dei suoi personaggi, dimenticando – spesso e volentieri – di piazzarli su una seggiola a dire due cose. Come ti senti, trafelato e tumefattissimo personaggio? Scommetto che ne hai pieni i coglioni di vagare da un continente all’altro senza un’anima che ti domandi come va. Tieni, bevi una birra e conversiamo come delle persone normali. Se poi non hai voglia di star qua con me, puoi sempre scambiare due parole coi tuoi compagni supereroi. Non vi farà male, giuro.
E invece niente.
Age of Ultron è un film ponte, suo malgrado. E sappiamo tutti che fine ha fatto il Bifrost. Manca un po’ di cuore, insomma. Non c’è l’alchimia bella-bella in modo assurdo del primo Avengers, non c’è la stessa tensione e, nonostante alcuni sporadici tentativi, questa gente non ha un mazza da dirsi. Quello che ne esce meglio, a livello di “perbacco, che personaggio interessante” è un arrabbiatissimo burattino alto tre metri che, guarda un po’ l’originalità, vuole distruggere il mondo.
Io mi chiedo, ma tutti questi qua che vogliono distruggere il mondo… ma dov’è che s’immaginano di vivere, dopo?
Comunque.
Quello che possiamo fare, per divertirci un po’, è parlare di che combinano i nostri beneamati supereroi, analizzandone baldanzosamente le gesta, le prodezze sentimentali, le sfighe e i fattacci loro. Che tanto si sa, siete venuti qui per perdere tel tempo, mica per fare un master in cinematografia.

CI SONO GLI SPOILER.
CI SONO GLI SPOILER.
CI SONO GLI SPOILER.

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***

IRON MAN

Tony Stark, profondamente segnato dalla battaglia di Manhattan e dal bordello infame accaduto in Iron Man 3, prosegue nella sua parabola discendente. C’è chi parla di introspezione, crescita, presa di coscienza, consapevolezza, senso di responsabilità, saggezza e illuminazione. C’è chi, invece, lo guarda e pensa a un Mocio Vileda volante. Tony Stark, incredibile ma vero, non ci regala uno straccio – LOL! – di soddisfazione, ma neanche quando indossa una specie di armatura frigorifero e picchia molto forte quel sacco di patate di Hulk. La roba che mi è piaciuta, di Iron-Frigo VS Hulk, è la faccenda del satellite pazzo. Quella roba è bellissima. È una specie di prigione telecomandata. E tutto funzionerebbe alla perfezione, se solo Hulk non fosse in grado di scavare. E se Iron Man ci regalasse, di tanto in tanto, un briciolo del suo sarcasmo.
Comunque.
L’unico “merito” di Tony Stark, in questo particolare frangente cinematografico, è l’accidentale creazione di Ultron. Travolto da un eccesso di zelo – e dimenticando quanto bene erano andate le cose l’ultima volta che aveva esagerato con l’assemblaggio di armature pazze che pensano da sole -, il buon Tony decide di costruirne una capace di proteggere tutta quanta la terra. Nonostante il saggio Banner passi ben il 23% dell’intero monte-dialoghi del film a spiegargli che è una solenne cazzata, Iron Man sbologna a Jarvis l’ingrato compito di concludere l’elaborazione-dati più importante della storia dell’umanità e si va a bere un Margarita.
Geppetto, almeno, era rimasto a carteggiare il suo pezzo di legno fino alla fine.

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ULTRON

Non ho avuto la fortuna di sentire Ultron che vaneggia con la voce di James Spader, ma mi è sembrato comunque un personaggio fascinosissimo. Certo, se avesse dichiarato all’improvviso di poter aprire uno Stargate mi sarei sentita molto meglio, ma ci faremo andar bene quel che c’è.
Ultron risponde, involontariamente, a una grande domanda: anche le intelligenze artificiali vivono malissimo l’adolescenza? Brufoli e ascelle pezzate a parte, Ultron è un teenager da manuale. Teatrale, rabbioso, irascibile e rissoso, Ultron detesta i suoi – Tony Stark e Jarvis -, si sente sommamente incompreso – MUORI, GENERE UMANO! -, frequenta cattive compagnie – ciao, giovani fenomeni da baraccone dell’Hydra, ci andiamo a pigliare un gelato? – e reagisce alle sfighe con plateale, sincero e autentico disappunto – OH, NO, ANCORA VOI!
La roba che avvantaggia Ultron, rispetto al sedicenne medio, è la capacità di mandare in orbita una città. Ma anche, lasciatemelo dire, l’incomprensibile necessità di procurarsi un corpo vero. Quella faccenda lì, devo essere sincera, non l’ho mandata giù. Per il resto, Ultron ha il mio benestare. Anche perché, con tutti i posti che ci sono al mondo, ha scelto di sedersi a blaterare sull’altare di una chiesa diroccata. Con una gloriosa coperta sulla testa.
Che qualcuno porti Ultron in vacanza a Formentera. È il momento giusto.

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THOR

Non riesco mai a capire se Thor vada regolarmente a trovare la sua fidanzata o se scelga deliberatamente di ignorarla per mesi interi, senza ragione. Sentimenti a parte, Thor sembra essersi ambientato un po’ meglio sul nostro pianeta… perdendo, dunque, l’unico aspetto che lo rendeva interessante: il fatto di essere un biondissimo e gigantesco pesce fuor d’acqua. Thor, che dal nulla blatera di pentapalmi e frantuma tazze di caffè sul pavimento. Thor, che non ha vestiti normali… ma in fondo gli va bene così. Un uomo grosso e grezzissimo, che si esprime come un monaco cistercense e si fa delle treccine stupende. Qua, tanto per integrarlo ancora meglio con la fauna terrestre, riescono anche a fargli dire un tragico “Si parla che…” – abbiamo capito, è un errore di doppiaggio, ma non posso fare a meno di costruirci su una gloriosa metafora.
E niente.
Nonostante io trovi Thor uno degli spettacoli più belli che la natura sarà mai in grado di regalarci, il suo principale Age of Ultron-merito è quello di innescare l’unica gag davvero carina del film… il mirabile gioco-aperitivo del “Martello nella roccia”. Va bene, è bello e imponente, scaglia fulmini e volta… ma dateci qualcosa in più, qualcosa che ci faccia seriamente felici, qualcosa di strabiliante. Dateci suo fratello, per dire.

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CAPTAIN AMERICA

Il buon Steve Rogers sta migliorando. The Winter Soldier, contro ogni pronostico, mi era assai garbato. Qui in Age of Ultron, nonostante la tracotanza dei superpoteri altrui, Joss-Mutandatore-di-Universi-Whedon trova anche il modo di fargli sfoderare un paio di prodezze assai pregevoli. A coronare questo incredibile filone positivo, Captain America – grazie alla sua anima pura e generosa – riesce anche a smuovere il benedetto Mjölnir di ben 2 micron. Non potendosi manco sbronzare, non mi sembra una gran soddisfazione… ma pazienza.
Nonostante i passi da gigante, però, il finale del film riesce quasi a ricordarci perché Captain America, in fondo in fondo, ci sta un po’ sull’anima. Sono tutti là, bloccati su questa città-asteroide pronta a schiantarsi al suolo. Sono là per aria, e hanno un mucchio di problemi. Il mondo sta per finire, ma Captain America non vuole sentire ragioni. DOBBIAMO SALVARE ANCHE L’ULTIMO SCOIATTOLO DI QUESTO TERRIFICANTE AGGLOMERATO URBANO. Prima salviamo questa gente – inclusi i loro animali da compagnia… i criceti, le cocorite, le tartarughe di terra, le cavie, i cincillà… TUTTI, DEVONO FARCELA TUTTI -, insomma, prima salviamo questa gente – blatte incluse – e poi, se ci resta tempo, salviamo il mondo. Che diamine, saremo supereroi, ma abbiamo pur sempre due mani. L’onore! La giustizia! Mica come quegli sconsiderati della DC, che radono al suolo Metropolis senza battere ciglio. Superman, vergognati! Qua alla Marvel c’è dell’etica, qua si distrugge con criterio! Stolti! E niente. Captain America vaga casa per casa, porgendo panini al prosciutto e bottigliette di minerale a grandi e piccini. Prego, accomodatevi sulla scialuppa. Fino a venti minuti fa, l’Hellcarrier di scialuppe non ne aveva, ma adesso ce ne sono in abbondanza. Mica come quei bastardi del Titanic! W la terza classe! Democrazia! Aiuti umanitari! Giustizia sociale! Rettitudine!
Che qualcuno gli trovi una fidanzata, prima che scateni una Civil War.

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OCCHIO DI FALCO

Per me, Occhio di Falco è un mistero. Sarò una persona poco sensibile, sarò un cuore di pietra… che vi devo dire. Per me, che Occhio di Falco ci sia o non ci sia, non fa alcuna differenza. Molti lo amano perché è un po’ lo Xander del gruppo. Anche Xander – pur non avendo alcun genere di potere sovrannaturale – era un fidato alleato di Buffy e passava le sue giornate ad aiutarla a combattere il male. Occhio di Falco, in più di Xander, ha un’ottima mira, sa guidare gli aerei, riesce ad ammazzarti con un foglio A4 stropicciato e ha dei riflessi fantastici. Chiaro, sono dei grandissimi meriti. Roba che schifo non ci fa. Ma lasciatemi protestare un attimo. Perché, tra tutti i personaggi che ci sarebbe piaciuto conoscere ancora meglio, Occhio di Falco è veramente l’ultimo della lista. Fantastico, Occhio di Falco ha una moglie gravida, tredici figli e una fantastica casetta nella prateria! La Vedova Nera non è la sua ragazza, è la sua migliore amica! Occhio di Falco, zitto zitto, è un animo sensibile! Fine osservatore delle dinamiche che stravolgono, frullano e scompigliano il fragile equilibrio degli Avengers, Occhio di Falco è un ingranaggio imprescindibile… senza di lui, i nostri adorati paladini si sarebbero già sfanculati da un pezzo!
Bravo.
Bene.
Bis.
…ma quindi, fatemi capire. Queste storie super interessanti. Ce le avete raccontate per farci capire che, in fondo in fondo, anche lui serve a qualcosa?

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LA VEDOVA NERA

La Vedova Nera si è ritrovata, suo malgrado, al centro di una spiacevole controversia. Durante il press-tour di presentazione del film, infatti, Jeremy Renner e Chris Evans si sono lasciati scappare una battuta non proprio argutissima, che si è presto trasformata in un caso interplanetario. Alla domanda “che ne pensate della Vedova Nera?”, infatti, i due brillanti attori hanno risposto come risponderebbe il vostro panettiere al secondo vodka-lemon: “LA VEDOVA NERA È UNA ZOCCOLA”.
Apriti cielo – con annessi CHITAURI.
E il sessismo. E vi pare il modo di parlare dell’unica ragazza del film. Zoticoni. Retrogradi. Maschilisti.
Mentre giornalisti di ogni latitudine si impegnavano al massimo per difendere il suo buon nome, Natasha Romanoff sfrecciava in motocicletta verso il più fulgido dei tramonti – raccattando, di tanto in tanto, uno scudo di purissimo vibranio dal centro esatto della carreggiata. Pure Natasha non ha superpoteri, ma nessuno si sognerebbe mai di considerarla uno Xander qualsiasi.
Mi piace tantissimo, la Vedova Nera.
Mi piace il fatto che scelga, ogni volta, da che parte stare. Mi piace molto la schiettezza assoluta che è capace di dimostrare a chi se lo merita… e il talento infinito con cui finge di essere un’altra persona, quando è necessario. Doma gli Hulk, non si spettina, non le manda a dire e riesce a indossare una tutina di pelle palesemente scomodissima senza perdere un briciolo di mobilità.
La verità è che le ragazze di ogni continente tifano per Natasha Romanoff, ma come se non ci fosse un domani. Possono darle della mignotta finché vogliono, ma se riuscisse veramente a sdraiarseli tutti a noi farebbe solo un gran piacere.
SPOLPALI, NATASHA, SPOLPALI!
La faccenda più bella, però, è che Natasha sa benissimo di non averne alcun bisogno.

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HULK

Bruce Banner è qui per ricordarci che il mondo è complicato. Sul fronte anger-management, il dottor Banner sembra starci un po’ più dentro… almeno fino al minuto venti del film. Funziona così. Gli Avengers liberano Hulk. Hulk spacca il nemico. Hulk mastica alberi, si sfonda montagne sul cranio, abbatte edifici e sputa pallottole. Al momento della ritirata, qualcuno spedisce la Vedova Nera a un metro da Hulk e, contravvenendo ad ogni buonsenso e legge naturale, Hulk si tranquillizza. Che vi devo dire, il mondo è strano. La storia d’amore tra Banner e Natasha è una faccenda che mi garba, a livello concettuale. Hanno un casino di problemi in comune. Entrambi, tanto per cominciare, cercano di stare al mondo nascondendo chi sono davvero. Non sono due personcine che si lasciano andare facilmente. E sanno per esperienza che gli errori non si dimenticano. Mi piace, la loro storia. E la troverei addirittura sensata e commovente, se solo non ci fosse piovuta in testa all’improvviso. Quando mai la Vedova Nera e Banner si sono parlati, nel resto del Marvel-universo? State cercando di farmi credere che “Bruce! Bruce! Ascoltami! Andrà tutto bene!” nella stiva dell’Hellcarrier possa creare un precedente sufficientemente solido per raccontare uno affetto che sboccia tra mille difficoltà? Ma che è. Ah, dimenticavo, è la Vedova Nera che ha reclutato Banner in India! Deve pur significare qualcosa!
Bah.
IL CUORE. DATECI DEL CUORE, BESTIE!
Nonostante lo scetticismo, però, sto dalla loro parte. Sarebbe bellissimo, se Banner e Natasha riuscissero a volersi bene in santa pace. Dove sarà atterrato, lo stramaledetto aereo di Hulk? Tornerà mai? Si sarà portato i calzoncini di ricambio?
Ci scommetto i mignoli che, per puro caso, Hulk si è schiantato su una Gemma dell’Infinito. Ma così, mentre cercava un tabaccaio.

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I GEMELLI DEL DESTINO

Quicksilver e Scarlet Witch, in questo universo, sono figli dell’Hydra. Prima che gli Avengers facessero irruzione – grazie alla scena d’azione più confusa di sempre – nella ridente base surgelata del barone Von Strucker, Pietro e Wanda passavano le loro giornate a bisbigliare abbracciati dietro agli stipiti delle porte. Come il 79% dei personaggi di questo film, i gemelli ce l’hanno a morte con Tony Stark. A parte quello, non sanno una mazza di niente. Uno corre velocissimo – sentendosi perciò in dovere di vivere in tuta -, l’altra genera incubi, campi di forza e altra roba rossiccia incredibilmente devastante – soffrendo, come ogni supereroe con quelle magiche capacità, di una pesantissima sindrome di Jean Grey. Inserendosi a casaccio nell’intreccio narrativo, i Maximoff prendono circa un migliaio di decisioni – contraddicendosi ogni quindici minuti, fino a schierarsi dalla parte dei buoni. Verso la fine, Pietro crepa e a nessuno frega niente – …cioè, tipo, lo conoscevamo appena, che cosa dovremmo dire? Wanda e le sue manine a uncino, in compenso, strappano il cuore a Ultron, ci regalano un classico grido di dolore – NOOOOOOOOOOOOOHHHHHHHHHH! – e marciano con decisione verso la nuova base degli Avengers, una specie di stabilimento Ferrari da qualche parte in mezzo ai prati.
Su di me, in tutta franchezza, Pietro e Wanda hanno generato lo stesso impatto emotivo della cassiera del supermercato. Wanda m’è piaciuta un po’ di più, però. Facciamo che Wanda è la cassiera del supermercato che si dimentica accidentalmente di batterti un filetto.

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VISIONE

Rendendosi improvvisamente conto che Paul Bettany è troppo bravo e bello per limitarsi a fare la vocetta di Jarvis, Joss Whedon ha improvvisamente deciso di dipingerlo di rosso e di regalarci Visione. Non ho ben capito come sia nato e nemmeno che cosa possa fare di preciso, ma Visione è una meraviglia. Mi piacerebbe legargli un filo alla caviglia e tirarmelo dietro come un palloncino. I personaggi completamente “alieni”, legnosissimi, mantellati e dotati di eccellenti zigomi con me funzionano sempre. Spero che lo caccino in ogni scena dei prossimi ennemila film. Fate fare tutto a lui. Fategli dire delle cose. Fateci capire che cos’è. Visione mangia? Può cambiare colore a piacimento? Gli garbano i gattini? Dove abita? Thanos gli spaccherà il cranio? Fa la pipì? Ha bisogno di una fidanzata?
CHE DIAMINE, VISIONE HA ANCHE VINTO IL GIOCO-APERITIVO DI THOR, È IL CAPO DEI GALLI! Mettetegli un fiocco in testa e recapitatemelo sulla porta di casa!
VISIONE PER LA PRESIDENZA DELL’UNIVERSO!
SCONFIGGI L’INSENSATEZZA: VOTA VISIONE!

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E niente, questo è quanto.
Age of Ultron è un solenne pastrocchione strombazzante.
Le scene d’azione sono un bordello. Ogni cosa succede troppo in fretta. Non ci sono procioni che parlano. Tony Stark è diventato un tristone. Captain America è riuscito a regredire. Loki non s’è visto, ma ci siamo dovuti sorbire suo fratello per due ore e passa. Qualsiasi tentativo d’infondere un po’ d’anima a questa gente non ha fatto che accrescere il già poderoso fattore-WTF dell’intera vicenda. La Vedova Nera riesce a malapena a limonare, Occhio di Falco finisce sempre le frecce e l’angoscia infinita di Joss Whedon – COME FACCIO A CACCIARCI DENTRO TUTTA QUESTA ROBA, È IMPENSABILE! STO MALE. STO SOFFRENDO. MA PERCHÉ A ME? VOGLIO ANDARE IN VACANZA PER IL RESTO DELLA MIA VITA! TEAM-THANOS! SAPETE COSA VI DICO? NON GIRO NEMMENO LA SCENA POST-CREDITS, COSÌ IMPARATE, STRONZONI! – è percepibile ad ogni scena. Ultron, in compenso, vuole il Booster rosso.
Age of Ultron è un gran casino, ma ho nove anni e me lo andrei a rivedere domani.

Spoiler?
OVVIO.
Beware.

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Leviamoci subito il pensiero.
È un film piacevolone? Ma certissimo.
Vi cambierà la vita? Ma proprio no. 
E quindi? E quindi guardatevelo con spirito giocoso, questo Spider-Man, che mica stiamo al mondo per patire. Mica siamo dei Peter Parker, con centosei cattivi da combattere ogni santa volta e un guardaroba estremamente limitato. Noi non scorgiamo il padre defunto della nostra fidanzata agli angoli della strada. Non dobbiamo lottare per farci la lavatrice da soli, che se no nostra zia May si accorge che siamo dei supereroi. Non abbiamo amici potenti che bramano il nostro sangue per guarire da una malattia di inaudita rarità che somiglia al drammatico incrocio tra la lebbra e la peste bubbonica. I nostri lanciaragnatele non si friggono e, superata con successo l’adolescenza, non sentiamo il bisogno di ricoprire di fotografie e metri di nastro adesivo le pareti delle nostre camerette. Non siamo nemmeno ingegneri elettronici col riporto e i pantaloni scappati. Oxford non ci telefona per regalarci una borsa di studio. Una cosa che, invece, forse saremmo capaci di fare anche noi – e senza un impiego alla Oscorp – è bloccare una centrale elettrica schiacciando semplicemente il bottone STOP, ma questo è un altro paio di maniche. Perché questo film è pieno di stupidaggini, ma bisogna un po’ prenderla come fa Paul Giamatti, in arte Rhino. Paul Giamatti si è divertito come un bambino, si vedeva proprio. C’è per sei minuti, ha questo fenomenale accento russo da barzelletta e devasta una decina di isolati con un camion pieno di plutonio, indossando una comoda tuta dell’Adidas da gangster dell’est e due chili buoni di collanazze d’oro. E tutto questo ancora prima di ricevere un’armatura a forma di rinoceronte corazzato.

Paul Giamatti On The Set Of 'The Amazing Spiderman 2'

rhino giamatti

Così, bisogna fare. C’è da buttarla in caciara, come c’insegna il prezioso Giamatti.
Perché Electro ha la faccia così gonfia? Le anguille fotovoltaiche erano forse piene di cortisone? Perché è così incredibilmente lento e rincoglionito? RHAAAAAAAAA, vi distruggerò perché non mi facevate posto in ascensore! MAAAAAAAAX, mi chiamo MAAAAAAX, come hai potuto dimenticarmi?
E Harry? Harry comincia ad ammalarsi e a riempirsi di croste nell’esatto istante in cui il suo augusto genitore, impareggiabile simpaticone, gli comunica che in casa loro c’è questo lieve problemino genetico. Prima non aveva niente – a parte l’hobby di covare invincibili rancori – e all’improvviso ALE’, morte che incombe e serpeggia, tra una giacchetta di sartoria e l’altra.
Anche Parker-padre, poi, è uno che fa le cose in grande. Per lasciarti in eredità una video-spiegazione lui non si accontenta di seppellirti una chiavetta in un contenitore ermetico, in un qualche posto segreto e sicuro. Una roba che si fa in due ore. No, per farti vedere un video lui ricicla un’intera stazione abbandonata della metropolitana, con tanto di treno-laboratorio che emerge dalle profondità della terra. E suo figlio si siede lì, guarda il filmato e tanti saluti, non gli viene manco in mente di farci qualcosa, con quelle gloriose tonnellate di attrezzature scientifiche. Che io non so, con zia May patisce la fame da quand’è piccolo… ma suo padre non poteva comprare un acceleratore di particelle in meno e lasciargli una valigia piena di soldi per vivere un po’ più decorosamente?
Ma soprattutto, QUANTO PIANGE SPIDER-MAN? Fateci caso, non c’è una scena in cui Peter Parker non singhiozzi. Piange, piange e piange. Piange perché vuol bene a sua zia, piange per la frustrazione, piange tutte le volte che deve fare qualcosa con Gwen – si lasciano e piange, la rivede e piange, limonano e piange -, piange perché la faccenda di Harry lo tormenta, piange nel diamine di treno-laboratorio, piange sulla schiena spezzata della sua fidanzata e per i cinque mesi successivi al suo funerale. Lui, semplicemente, piange. Piange quand’è in borghese e, sicuramente, piange pure nella maschera, con conseguenze di scomodità e appiccicatume che preferisco non prendere in considerazione.

spiderman garfieldHarry, ben ritrovato! Sono il tuo unico amico d’infanzia, non mi abbracci neanche?
Oh, ciao, Peter. E’ bello rivederti, ma sono in riunione. Se vuoi un abbraccio vai a chiederlo a tua zia.

spiderman electroMAAAAAAAAX! Friggerò i vostri ascensori! MAAAAAAAAAAAX!
Perché non m’avete fatto snello come il dottor Manhattan, perché!

spiderman garfield stoneFuori rido. Ma dentro, PIANGO.

spiderman goblinPerché non l’hai chiusa in un bunker, la tua fidanzata! Perché mi costringi a scaraventarla giù per una torre piena d’ingranaggi? Perché voi siete così tenerelli e io devo star qui con la faccia verde e una montagna di pustole bavose! Maledetti! 

La verità è che Andrew Garfield è troppo adorabile. E anche il suo Spider-Man è afflitto da questo insormontabile problema. Arrendiamoci: si può provare a prendere in giro questo film, ma non c’è niente da fare, è comunque uno spasso. E’ come quando Amore del Cuore cerca di sgridare Ottone von Accidenti perché butta in terra la macchina del caffè nel cuore della notte. Una volta è sceso dal soppalco per amputargli le zampe – zampe che Ottone utilizza per raspare forsennatamente su sacchetti, bottiglie, mobili e qualsiasi cosa faccia un rumore infernale… e sempre alle 4 del mattino -, ma poi me lo sono visto che risaliva la scala col gatto in braccio. “Ho provato ad arrabbiarmi, ma è troppo carino”. Ecco. Cosa gli puoi dire a uno che scrive TI AMO con le ragnatele sul ponte di Brooklyn, che ti guarda dalla cima di un palazzo mentre vai a mangiare immonde polpette coreane coi tuoi amici, che rischia la vita per attraversare una strada quando c’è rosso, perché tu sei dall’altra parte e lui è troppo travolto dai sentimenti per far caso a macchine, tir, cingolati e autobus? E’ uno che difende i bambini e i loro esperimenti di scienze dai bulletti del quartiere, per la miseria! I pompieri gli prestano il casco! Ed è così coordinato! E ci sono tutte le piccole gag simpatiche!
Insomma, io ci ho provato. Ma non posso vincere, quando si tratta delle chiappette d’oro di Andrew Garfield. E a me gli smilzi non piacciono neanche, figuratevi un po’.

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Io non so perché mi vogliano così bene, i caroni di BadTaste. Ma me ne vogliono sul serio. E hanno il coraggio di pubblicare sul loro sito – che è una cosa seria, super professionale, ben documentata e piena di informazioni importanti, raccolte con amore e dedizione – una delle mie recensioni coi gridolini. Io li ho avvertiti: volete che fangirli? Fangirlerò, mettetevi al riparo. Ma loro non si sono scomposti, mi hanno portata a vedere l’anteprima di Captain America. The Winter Soldier e hanno accettato di buon grado le mie stupidaggini. E io sono improvvisamente diventata l’unica che può scrivere cento volte FIGATA in un pezzo per un posto così rispettabile.
Perché di FIGATA trattasi.

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Iron Man 3 vi aveva messo l’angoscia?
Thor. The Dark World era una stupidaggine colossale, nonostante la salvifica presenza di Loki?
Non temete, Steve Rogers ha deciso di salvare la situazione. L’unico Avenger che m’è sempre sembrato palloso, retorico e, diciamolo, anche un po’ inutile, è finalmente diventato un superbullo clamoroso (senza per questo gettare alle ortiche il suo cuoricione d’oro). Cento punti a Captain America e ai suoi bei coscioni.
Ecco. Allora armatevi di un degno accessorio da supereroe – all’anteprima mi hanno donato un THOR-CERCHIETTO! – e andate a leggere che è successo.

Captain America. The Winter Soldier – La Tegamini-fangirl-recensione su BadTaste!