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Stan Lee

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È ormai palese e assodatissimo: gli eroi Marvel ricevono sempre un sacco di complimenti. Belli! Simpatici! Vispi! Interessanti! Complessi! Ironici! Sodissimi! Ben vestiti! Ben pettinati! Spiritosi! Presi bene – non come quei menagrami piagnucoloni della DC! Viva gli eroi Marvel! Insomma, da Iron Man a Groot, gli esseri umani adorano i supereroi Marvel con una costanza a dir poco granitica – che non vacilla nemmeno di fronte a conclamati pastrocchi, tollerati di buon grado in nome dell’integrità di un glorioso e formidabile “cinematic universe” che culminerà con le presumibilmente orgasmiche Infinity Wars.
Ah, le Infinity Wars. Dopo le Infinity Wars posso anche crepare, ho deciso.
Pur non potendo nascondere il mio entusiasmo tragicamente fanciullesco per gli Avengers – e i Guardiani della Galassia, e il Doctor Strange e pure Ant Man, ovviamente -, vorrei però tentare di riconquistare un minimo di razionalità. Fingerò di essere una consumatrice assennata di prodotti d’intrattenimento. Cercherò di arginare la mia ormai decennale euforia esercitando un sacrosanto diritto: il fastidio. Perché certo, va bene, adoro Peter Quill e sono sconvolta dalle formidabili capacità atletico-manipolatorie della Vedova Nera, ma non sono mica tutti così. Dopo quattordici film, perbacco, anch’io ho sviluppato qualche antipatia. Ed è ora sputare il rospo, senza timori e senza disonore. Marvel, ti adoro, ma devo darmi un contegno. Qui, dunque, ho deciso di elencare i personaggi dell’universo Marvel (Avengers-related – quindi niente X-Men, vecchi Spiderman, reboot di Spiderman e compagnia cantante) che mi sono più invisi. Quelli che mi stanno sull’anima. Quelli che mi hanno quasi (o del tutto) rovinato un’esperienza cinematografica potenzialmente favolosa.
Ebbene sì, Marvel, ci sono personaggi che andrebbero presi a calci nei denti. O compatiti per la loro inutilità. O per il tedio che ispirano nello spettatore. O incitati a farci vedere qualcosa in più, magari. Perché nessuno è perfetto, insomma, nemmeno i supereroi.
Ecco qua, dunque, le creature Marvel che – A TITOLO DEL TUTTO PERSONALE E SENZA ALCUNA PRETESA DI SERIA CRITICA CINEMATOGRAFICO-ONTOLOGICA – non sopporto. Ci provo, ma non li godo.

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Aldrich Killian

Aldrich Kilian

Un uomo che ha dedicato una vita intera alla vendetta, senza rendersi conto del proprio scarsissimo tempismo. Killian, Tony Stark è sbronzo, circondato da sgnacchere in tanga, felice come una crostata di prugne e stufo marcio di parlare di scienza (almeno per una sera). E tu che fai? Vai lì e gli proponi una discussione seria e PESISSIMA sul futuro della genetica subatomica. Alle due del mattino. In mezzo a una festa. Ma che cosa ti doveva dire? Ma che ti aspettavi? Ma che vuoi? Certo, Tony Stark è un cafone, ma pure tu hai delle difficoltà. E cercare di trombargli la moglie (una ventina d’anni dopo) trasformandoti pure in una montagna di Diavolina per il barbecue non migliorerà di certo le cose. Aldrich Killian, chi? Ecco che cosa continuerà a risponderti Tony Stark. E ben ti sta.
CATEGORIA | Malvagi per futili motivi.

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Odino

Odino

Odino ci offre un esempio lampante della labilità del confine che separa il vecchio saggio dal vecchio scemo. Grida e sbraita, scaccia gente da Asgard senza tanti complimenti e, quando ci sarebbe veramente bisogno di lui per fronteggiare una minaccia letale e potenzialmente devastante che fa? Va a fare un pisolo. E tanti saluti.
CATEGORIA | Pessimi genitori. / Narcolettici.

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Arnim Zola

Arnim Zola

Partiamo serenamente dal presupposto che l’Hydra fa schifo. Qualsiasi cosa c’entri coi nazisti fa schifo per definizione, ma dell’Hydra ho sempre apprezzato l’organizzazione, il fatto che – per quanto orrendo e sbagliato – ci fosse un piano di fondo, un ideale malvagio e ributtante, ma preciso. La Marvel, secondo me, ha mille problemi con i cattivi, specialmente nei film dedicati a un unico supereroe. Non ti viene mai veramente il dubbio, a volte, che i buoni possano perdere e che il male trionferà, non ci sono antagonisti che ti fanno paura per davvero. E, molto spesso, ti sembra che rincorrano scopi sciocchi, dettati da una megalomania troppo umana e meschina per trovare posto in una narrazione che dovrebbe scuotere le sorti del mondo. Ecco, l’Hydra no. Con l’Hydra mi sono sempre agitata davvero. L’Hydra è un “cattivo” pensante e ben strutturato. Peccato che, sovente, gli “uomini dell’Hydra” non mi sembrino all’altezza della terrificante organizzazione che dovrebbero rappresentare. Il dottor Zola, per dire, suscita in me reazioni contrastanti – anche se quella prevalente è un po’ un BASTA! DI NUOVO LUI?. Nel Primo vendicatore si rintana negli angoli e osserva quasi sgomento il Teschio Rosso che sclera e imperversa. Se ne sta lì, tremante e tutto sommato marginale. Nei film successivi, invece, la sua coscienza “virtuale” spunta in giro come il prezzemolo. Speravamo di essercene liberati? Macché, ha continuamente qualche rivelazione importantissima da rifilarci. Salta fuori pure mentre Iron Man e Steve Rogers si corcano di mazzate in un luogo remotissimo e gelido, quando di lui ben poco ce ne frega. E in versione virtuale risulta molto più terrificante, sadico e folle dello Zola in carne e ossa. Decidiamoci, insomma, Zola criceto spaventato o Zola 32 bit malvagio e sghignazzante? Ma soprattutto, quante volte ancora ce lo ritroveremo davanti? Basta, lasciatelo bruciare all’inferno, che ormai vivo nel terrore che in qualche Gemma dell’Infinito si nasconda la faccia verde di Zola.
CATEGORIA | Fastidiosamente funzionali. / Invadenti.

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Malekith

Malekith

Malekith è uno che persino Google ritiene trascurabile. Ci sono tipo sei foto, tutte piccolissime. E non ti biasimo, Google. Gli Elfi Oscuri sono quasi comici. Hanno una bellissima navetta spaziale a forma di vanga gigante e si fanno delle trecce portentose, ma sono un ottimo esempio di cattivi da quattro soldi. Che cosa volete? L’oscurità! Quando la volete? Subito! Dove la volete? Da tutte le parti! E perché? …perché Odino ci ha offesi 5689 anni fa? E perché non vi abbiamo mai sentito nominare, visto che siete così importanti? …perché ci nascondiamo! Siamo discreti!
Dai, Elfi Oscuri. Fateci la cortesia.
CATEGORIA | Sonno e inutilità.

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Rhodey Rodes / War Machine

war machine

Certo, è triste che Stephen Strange non si sia preso la briga di operare un eroe di guerra ferito in combattimento (risparmiandogli probabilmente la paralisi e/o infinite sessioni fisioterapiche), ma diciamoci la verità: se in un film esiste Tony Stark, a nessuno interessa vedere un’altra armatura che svolazza in giro. E Rhodey lo sa, poveraccio. Mica è scemo. E sentirgli raccontare storielle presumibilmente eroiche e gloriose alle feste non mi fa divertire – Ah! Ma che ragazzo autoironico! -, mi spezza il cuore e basta. Vorrei amarti, Rhodey, ma ti impegni troppo. WAR MACHINE. Certo. La verità è che sarai sempre un Iron Patriot, purtroppo. C’è poco da fare.
CATEGORIA | Trying too hard. / Vivere nell’ombra.

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Jane Foster

Jane Foster

Di Jane Foster conosciamo perfettamente la straordinaria intelligenza… ma perché continuano a ricordarcelo, mica perché lo vediamo. Jane Foster ha scoperto questo. Jane Foster dirige un centro di ricerca. Jane Foster ha calcolato le possibilità del viaggio interdimensionale. Jane Foster è un genio. Jane Foster, in realtà, è quella che ha ben pensato cacciare le mani in mezzo a due giganteschi monoliti fluttuanti color tenebra per capire se l’Ether è bagnato. E no, amici, quella roba lì non è curiosità scientifica. È pura idiozia. È un film che fa procedere la trama servendosi dell’imbecillità improvvisa e ingiustificata dei suoi protagonisti. NON CACCIARE LE MANI IN MEZZO A DEI MASSI NERISSIMI CHE VOLANO, ACCIDENTI A TE.
Ma Jane Foster mi suscita anche altre perplessità. La sua presenza è ingombrante, anche se invisibile. Ogni volta che Thor appare sul nostro pianeta (e ci rimane per quelli che allo spettatore sembrano mesi) non posso fare a meno di chiedermi perché non vada a trovare Jane. Cioè, non è una relazione a distanza tipo lui è di Milano e lei è di Novara. È una relazione a distanza Terra-Asgard. Visto che ce l’avete menata così tanto con Thor che s’innamora, il minimo che posso aspettarmi è che Jane ricompaia, di tanto in tanto. E invece no. Riferimenti goffi a Jane che è occupatissima a studiare qualcosa dall’altra parte del mondo. Thor che inventa scuse ridicole – “Non voglio metterla in pericolo” – invece di far girare tre volte il martello e volare da lei in 27 minuti. Jane c’è ma non c’è, e rende le relazioni tra i personaggi super traballanti e artificiose.
Quel che più mi fa arrabbiare di Jane, però, è l’effettivo fallimento dei buoni propositi relativi al suo personaggio. Inventiamoci una ragazza forte, saggia, sveglia, indipendente, non la solita bonazza svenevole che va continuamente soccorsa e salvata! E invece. Mani nell’Ether > coma > malattia incredibile e sconosciuta > viaggio ad Asgard > elfi oscuri incazzati > invasione di Asgard > TERRA IN PERICOLO > UNIVERSO A RISCHIO > MORTE MORTE MORTE. E lei là, con una finta armatura da signora asgardiana e la piega perfetta. Jane Foster, io ti maledico.
CATEGORIA | Personaggi girl-power venuti male. / Palle al piede. / Attori troppo famosi che la Marvel non è riuscita a contrattualizzare per benino.

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Falcon

Falcon

“Amore del Cuore, sto facendo un post sui personaggi Marvel che non apprezzo particolarmente. Te chi è che non tolleri?”.
“Il tizio-gallina”.
“Ma chi? Non c’è nessuna gallina”.
“Quello con le ali. Quello che le ha prese da Ant Man”.
“Ahhhhh, FALCON!”.
“Si chiama Falcon?”.
“Come dovevano chiamarlo, GALLINATRON?”.
“Non mi interessa. È veramente il capo dei pirla”.
CATEGORIA | Con tutti i supereroi fighi che la Marvel ha inventato, proprio lui dovevamo sucarci? Ant Man, hai tutta la nostra stima.

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Darcy Lewis

Darcy

Avrò un cuore di pietra, ma le simpatiche pasticcione non le reggo più. Soprattutto quando non stanno zitte un secondo e non riescono a farmi ridere. Darcy è di un’invadenza rara e, anche se non ripugna quanto Zola (AHHHHHHH!), al terzo dialogo volevo già gettarla giù dal Bifrost. Poi, capisco che le ricerche di Jane Foster non possano di certo essere considerate “ortodosse” – almeno non nel primo Thor – e che di laureati del MIT che fanno la fila per uno stage da lei ce ne siano pochi, ma non puoi neanche risolverla assumendo la scema del villaggio, santo il cielo!
CATEGORIA | Orticaria. / Pagliacci tristi.

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Pietro Maximoff

Quicksilver

I gemelli Maximoff ne passano di tutti i colori. E la guerra, e le bombe di Stark che gli devastano la famiglia, e la simpatica idea di offrirsi come cavie per gli esperimenti dell’Hydra, e la solitudine, e la difficoltà di procurarsi i prodotti per decolorarsi bene i capelli… Insomma, la loro vita è impervia, dolorosa e piena di rancore. Ma io non ce la faccio lo stesso. Passi la Wanda, che ha ancora tante meraviglie da imparare e sortilegi spettacolari da farci vedere, ma Pietro no. Aaron Taylor-Johnson è un bravissimo attore, quindi darò la colpa a Joss Whedon. Joss, di grazia, perché hai detto al Taylor-Johnson che il modo migliore per trasmettere allo spettatore tutta l’angoscia e il furore vendicativo di Pietro fosse una perenne espressione da uomo che si è fatto molta cacca nei pantaloni della tuta – senza avere la possibilità di cambiarseli o anche solo di sbarazzarsene? Perché, Joss. Perché l’hai costretto. E alla fine, non pago, l’hai pure ammazzato. Non si fa così.
CATEGORIA | Mal consigliati. / Resting bitch face.

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Justin Hammer

Justin Hammer

Pensare che quel cialtrone di Justin Hammer e la sua compagnia possano in qualche modo rappresentare, per le Stark Industries, dei seri concorrenti è semplicemente inaccettabile. Certo, Hammer è funzionale all’entrata in scena di Vanko – che è un po’ il cattivo ufficiale del film – ma quella con Tony Stark è una rivalità che nemmeno la più coriacea delle sospensioni dell’incredulità riuscirebbe a sostenere. Non ho problemi ad elaborare un procione parlante, ma non riesco a capacitarmi di Hammer. E lo so, non mi fa onore, ma ho continuato a sperare che il pappagallo di Mickey Rourke gli beccasse via un occhio.
CATEGORIA | Wanna Marchi.

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Bucky Barnes

Winter Soldier

Dobbiamo a Bucky e alle sventure che gli capitano – PER COLPA DEL DOTTOR ZOLA ANCORA LUI MALEDIZIONE BASTA BASTA! – alcuni tra i più bei film (più o meno corali) dell’universo Marvel. Il fatto che lui rimanga muto e catatonico per i tre quarti del tempo non dovrebbe turbarci, perché il suo merito più autentico è quello di scatenare reazioni a dir poco perentorie da parte degli altri Avengers. Non dovrebbe turbarci, dico… però ci turba. Almeno, io me la prendo. Bucky, sono Steve! Sono Steve! Sto sfasciando gli Avengers per amor tuo! SILENZIO. BRONCIO. GRUGNITO. FUGA PRECIPITOSA. Bucky mi fa continuamente venire in mente Michelangelo che prende a martellate il Mosè strillandogli PERCHÉ NON PARLI! Certo, il Mosè non era stato programmato per trasformarsi in una spietata e inarrestabile macchina da guerra da un sadico scienziato nazista, ma la relazione tra Bucky e Steve mi pare un pochino unidirezionale. Bucky, sappiamo che hai il cervello fritto, ma ti prego, ti prego, dilla una cosa carina ogni tanto a Captain America. Se lo merita. Va bene, l’hai ripescato dalle macerie di un palazzo affondato e stai trovando maniere trasversalissime per fargli capire che CI SEI, ma ha bisogno di un amico che non opti per l’ibernazione forzata ogni venti minuti. Esterna i tuoi sentimenti, Bucky, Esterna!
CATEGORIA | Amori non ricambiati. / Dateci di più.

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Stan Lee

stan lee

MA CHE RIDERE IL CAMEO NUOVO DI STAN LEE! Ecco, all’inizio sì, mi facevano ridere. Ma sto notando un certo deterioramento dell’approccio creativo-cialtrone all’arte del cameo. Quando Tony Stark lo scambia per Hugh Hefner mi sono divertita parecchio. Ma vedere Stan Lee parcheggiato su un asteroide a blaterare cose senza senso nel nuovo Guardiani della Galassia un po’ m’ha intristito. Sarò sicuramente io che non riesco a cogliere – per drammatica ignoranza – una REFERENCE colta a un qualche fumetto del 1967, certo, ma ormai sono molto più felice di veder apparire a caso Donald il papero che il povero Stan Lee seduto su un sasso nel bel mezzo di una galassia dimenticata da ogni genere di divinità.
CATEGORIA | Può bastare, grazie.


sono Spider-Man. e la tutina mi dona immensamente!

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Dopo avervi variamente deliziato con la delirante guida al fangirling degli Avengers, Tegamini torna a pascolare nella sempre avvincente prateria Marvel con il primo capitolo del molto necessario – o forse no – reboot della saga di Spider-Man, il supereroe più amato da chi rompe gli occhiali e li riappiccica con lo scotch.

Ora, la precedente trilogia non era partita male… ma si era conclusa con un disastro d’imbarazzanti proporzioni. Da una incoraggiante battaglia con Willem Dafoe che rideva a crepapelle a bordo di un aliante, il carrozzone si era spostato sul dottor Octopus di Alfred Molina – che non avrà avuto i capelli a scodella, ma era comunque davvero spiacevole da vedere – per arenarsi definitivamente in un insensato putiferio di Uomini Sabbia, abbozzi di Venom e James Franco volanti. Che poi James Franco sa fare tutto. Scrive, dipinge, recita, sceneggia, fotografa, si sega via le braccia. Di certo può anche fluttuare, ma ora chi se ne importa. Un po’ per l’assurda carloneria dell’ultimo episodio della saga e un po’ perchè Tobey Maguire perseverava nel ricordare a tutti quanti che lui al casting l’aveva detto che non sarebbe improvvisamente diventato longlineo e simpatico, si decise per una subitanea soppressione del franchise in attesa di tempi migliori. Insomma, speriamo che la gente si dimentichi di quello che è appena successo e vediamo se si può buttare in piedi qualcosa di più dignitoso, prima o poi. Ma che dite, ci proviamo dopo gli Avengers? Insomma, gli Avengers è così straordinario che anche se Spiderman fa un po’ schifo potrebbero non prendersela troppo. Massì, valà. Ed eccoci qui, sull’onda del generalizzato entusiasmo supereroistico con un nuovo Peter Parker, una nuova fidanzata, una zia May di svariati decenni più giovane e la saggia decisione di riavvicinare in qualche modo Spider-Man al suo originale fumettistico.

Che dire. The Amazing Spider-Man (o come qualcuno appena uscito dal servizio militare mi ha fatto trovare scritto sul biglietto del cinema: Spider-Man, The Amazing) non è una roba spiacevole, ma non mi ha nemmeno spettinata dall’entusiasmo. Ha il gigantesco svantaggio di dover per forza ripassare per roba che le moltitudini hanno già visto – e il ragno morsicone, e la strabiliante rivincita scolastica, e la morte con tonnellate di sensi di colpa dello zio Ben, e come mi faccio il costume, e caspiterina, so andare sui muri! – e la grande sfortuna di una sceneggiatura scaturita dalla mano sinistra di un opossum. Insomma, ci sono momenti che ti fanno esclamare “santo il cielo, questa è una cosa che direbbe Spider-Man!”, ma poi capita qualcosa di patetico che ti fa fare le bolle dentro al bicchiere della cocacola. Gwen, ti arpionerò una natica con la mia ragnatela, affinchè tu possa teatralmente finire tra le mie braccia! Ma anche, spero non ve ne accorgerete, ma qui smadonniamo da mesi per evitare assonanze con “da un grande potere derivano grandi responsabilità”, accidenti a quelli del primo film che si sono fatti venire una buona idea e adesso siamo qui nelle code di lucertola fin sopra i capelli. Insomma, pochi momenti davvero divertenti – tutti nel trailer o nei dieci secondi del mirabile cameo di Stan Lee – e un gran girovagare tra disperazioni, scienziati pazzi monodimensionali e la zia May che ha solo bisogno che qualcuno le vada a comprare le benedette uova.

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Quel che funziona – al di là di quello che gli tocca dire – è l’adorabile e adattissimo Andrew Garfield. A parte che non ci si spiega come faccia ad avere tutti quei capelli e che è molto gradevole da guardare mentre sgambetta in tutina rossa e blu, il Garfield è un buonissimo Peter Parker. Non so ancora che cosa lo spinga a vestirsi come Sheldon Cooper e come faccia a guarire spontaneamente da una ferita d’arma da fuoco al quadricipite femorale (esiste, il quadricipite femorale?), nè come possa sopportare il pendolarismo Queens-Midtown per andare a scuola tutte le sante mattine, ma mi è piaciuto… e si fa pure gli stunt da solo, come un cercopiteco del circo. Insomma, incoraggiamenti al Garfield e alle sue chiappette d’oro, sperando che le qualcuno riesca ad aggiustare un po’ il tiro sulle sbruffonaggini di Spider-Man – che dovrebbero risultare ironiche e spassose, invece che un po’ strane e imbarazzanti – e a fargli dire tre sillabe in più quando non è in costume. Per il resto, può continuare a stagliarsi sulla skyline e a vantarsi dei suoi piacevolissimi deltoidi.

Di Gwen e Lizard onestamente ci si riesce ad interessare poco, e non per colpa loro, poveroni. Emma Stone, a parte le parigine un po’ da studentessa sadomaso e la posa statica con pila di libri al petto, non è che sia memorabile… ma le riconosciamo il merito di essersi almeno fidanzata col Garfield e di aver conquistato un posto alla Oscorp ancor prima di finire il liceo, roba che se andava a far domanda Keplero gli dicevano di prendere la porta dei fattorini. E il dottor Connors? E’ diventato un cattivo scarso, come capita in quasi tutti i film di Spider-Man. Sarà che Spider-Man ha così tanti problemi da finire per occupare pure lo spazio degli altri, ma il vecchio rettilone riesce a toccarci ben poco il cuore e il suo bislacco piano finale di trasformare gli abitanti di Manhattan in lucertoloni verdi ci piove un po’ in testa. Sai che c’è, oggi diventate tutti quanti lucertole! I cattivi devono avere il tempo di macerare nei loro tormenti, soprattutto se non decidono di dedicarsi a una vendetta ben circoscritta. Un cattivo idealista tipo Lizard non puoi farlo arrampicare su un traliccio e sperare che ci aggradi, così, perchè è preso bene con l’erpetologia e s’è chiuso in una fogna a farsi ricrescere un arto monco. Che diamine, qua c’è gente quasi sofisticata.

Comunque, credo sia praticamente impossibile imbroccare uno Spider-Man. C’è sempre qualcosa che manca, roba strana nel posto sbagliato e l’affannosa ricerca – spesso fallimentare – di introdurre qualche innovazione nelle oscillazioni del nostro supereroe tra un grattacielo e l’altro – sbattetelo in mezzo alle casette del Village, voglio vedere che fa -, insomma, ancora non mi va bene. C’è Garfield dal gluteo aureo, è vero, ma il miracolo è ancora ben lungi dal capitare. E al quarto tentativo inizio un po’ a perdere le speranze. Ridere si ride poco, epicheggiare si epicheggia poco, il cattivo è solo grosso e manesco e la storia d’amore è molto tenera, va bene, ma non siamo mica qui per limonare.