Snapchat è un aggeggio social-piattaformoso che consente alla gente di postare video della lunghezza massima di dieci secondi per raccontare un po’ quello che ne hanno voglia. I video spariscono dopo 24 ore – insieme alla “Storia” quotidiana in cui sono confluiti – e possono essere liberamente commentati da chi li guarda – sempre che l’utente in questione abbia “aperto” i messaggi privati e non vi abbia bloccato. Anche i messaggi spariscono, una volta visualizzati, a meno che non riteniate necessario salvarli – schiacciandoci sopra un dito finché non vi esce SALVATO – o screenshottarli per la posterità. Se salvate sono fatti vostri, se screenshottate si vede.
E fin qua, favola.
Ma sono tutti in grado di gestire saggiamente la magica possibilità di commentare le storie altrui?
Non sempre. O non moltissimo.
Anzi, facciamo così: ci sono margini di miglioramento.
Non so bene come sia accaduto, ma su Snapchat c’è parecchia gente che sembra divertirsi a guardare quello che racconto. Di conseguenza, ricevo moltissimi messaggi ogni giorno. Non è una gara a chi riceve più messaggi, che sia super chiaro. Le gare mi fanno pietà e chi si alza al mattino con il chiodo fisso di ACCUMULARE FOLLOWER dovrebbe stare a letto e ciao.
Il “moltissimi” messaggi quotidiani che mi ritrovo nella schermatina della chat è un dato propedeutico allo spiegone.
Perché?
Il “moltissimi” ci assiste in due modi.
UNO) mi ha aiutata ad elaborare una casistica piuttosto esaustiva (per quanto soggettiva) sull’argomento.
DUE) le persone non sono sempre in grado di mettersi nei panni altrui su un social che non fornisce indicatori numerici “pubblici”. Snapchat non è Facebook, dove un contenuto è visibilmente accompagnato da MIPIACE esplicitamente conteggiati e da una discussione pubblica. Snapchat permette un’interazione diretta molto ricca, ma non abbiamo idea di che cosa succede “a casa” di chi riceve i nostri commenti. E quasi sempre non abbiamo nemmeno modo di “conoscere” chi è che sta effettivamente parlando con noi – faccenda che, in un contesto di scarsa trasparenza, non può che complicare le cose.
Per rendere la faccenda ancor più incasinata, dirò anche che sono una di quelle persone che risponde pubblicamente a domande che potrebbero essere di un qualche interesse per la collettività (mostrando ai popoli del mondo il messaggio originale e partendo da lì) e che c’è anche una rubrica, che si chiama #LibriniTegamini, in cui consiglio – sempre a beneficio di tutti – libri da leggere a chi me li chiede.
Alla luce di tutta questa roba veramente estenuante che v’ho raccontato, vorrei dunque offrirvi qualche consiglio molto sereno e sincero per chiacchierare civilmente e allegramente con le gente che vi piace guardare su Snapchat.
Non è una predica, non è un “decalogo del bon-ton di Snapchat”, non è un “se fai così vedrai che starai simpatico a tutti” e non è neanche un VI DICO COME STARE AL MONDO PERCHÉ IO LO SO E VOI SIETE SCEMI. È una fenomenologia – personalissima – di quello che trovo inopportuno e che preferirei non dover vedere più.
Condividerete il mio fastidio? Bene, mi fa piacere.
Vi sembrerò antipatica e insensbile? Ancora meglio. Vuol probabilmente dire che appartenete alla ristretta fascia di utenti che non sa distinguere un commento carino, spassoso e interessante da una bestialità. E leggere questa roba potrebbe esservi d’aiuto – o potrebbe convincervi a non seguire più quella rompicoglioni di Tegamini. Win-win, insomma.
Bene.
“Domandare è lecito, rispondere è cortesia”, diceva mia nonna – che in vita sua parlava all’incirca con 14 persone complessivamente. Se diamo la possibilità alle persone di parlarci, è saggio ed educato rispondere alle domande e ai commenti che ci arrivano. Ma il grado di “complessità” e di ricchezza della risposta non è qualcosa su cui vi consiglio di sindacare. Perché è possibile che il vostro commento sia un po’ sciocco o non offra particolari spunti di dialogo. Ed è anche possibile che il vostro commento sia poco educato.
Ci sentiamo tutti degli irripetibili fiocchi di neve, ma forse sarebbe più opportuno commentare di meno ma commentare quando abbiamo effettivamente qualcosa da dire (rispettando chi ci legge e tenendo presente che la gente non può e non deve perdere tempo dietro alle scortesie).
Esempi.
Inviare un HAHAHAHAHA ad ogni snap di una storia, per un totale di 23 HAHAHAHAHA consecutivi. Mettervi allegria mi fa piacere, ma contenetevi, ve ne prego. Adoro gli HAHAHAHA, ma ne basta uno. Giuro che capirò.
Volete delle precisazioni su qualcosa che avete visto?
Non siamo su Depop.
Marca? Negozio? Prezzo? Mi fai la foto dell’etichetta? Non benissimo. E soprattutto, molto spesso, dimostra una scarsa propensione all’ascolto. Se mi compro una cosa bella e mi prendo la briga di farla vedere su Snapchat, è assai probabile che vi spieghi da dove viene e come procurarvela. Se poi volete domandarmi che taglia ho scelto perché non avete idea di come veste quel brand (quesito sacrosanto e dubbio amletico perenne), c’è modo e modo. Ciao Tegamini, quel maglione lo voglio tantissimo anch’io! Ne vale la pena? Veste piccolo o dici che me la cavo con la S? A quel punto, vi risponderò probabilmente con una dettagliata nota vocale in cui vi racconterò pure come si chiama la pecora che ha fornito la lana per quel maglione. Marca? Negozio? Prezzo? Vi risponderò con un monosillabo.
Approfondire una questione rispondendo volentieri a delle domande poste con educazione è bello e civile, ma non vi autorizza ad utilizzare le persone come un motore di ricerca. Se, ad esempio, vi informo che il rossetto VAVAVOOM lo trovate da Sephora, non chiedetemi di individuare il punto vendita più vicino alla vostra abitazione. Non chiedetemi di decifrare per voi il funzionamento dei resi di Asos. O di mandarvi l’URL di un sito che, se vi interessava così tanto, potevate screenshottare negli snap precedenti. Insomma, se vi interessa sapere qualcosa di facilmente reperibile utilizzando Google per un secondo, non chiedete a un’altra persona di farlo per voi.
Ma come dobbiamo intendere la faccenda dell’educazione?
Snapchat non è certamente il luogo adatto ad ospitare slanci d’eccessiva formalità – Baronessa Tegamini, anche Voi qui a corte! Qual diletto! Mi rallegro della Vostra compagnia e Vi esorto ad avvalerVi dei miei servigi in caso di periglio o di necessità. Vostro sempre devotissimo. -, ma non deve nemmeno diventare la sagra del cappone ripieno di Campiofiorito.
Un minuscolo accorgimento per partire con il piede giusto? Provate a presentarvi, se è la prima volta che scrivete a una persona – acquisterete all’istante 1000 punti serenità e farete una gentilezza a chi vi legge.
È un po’ che “parlate” con una persona che seguite? Non ci sarà certo bisogno di sciorinare convenevoli ogni volta, ma non date mai per scontato che l’universo intero abbia precisamente in mente chi siete, che numero di scarpe portate e qual è il vostro colore preferito. Siate pazienti, insomma. E mettete gli altri nelle condizioni di capirvi il più possibile.
Ah, nel “non è educato” inserirei anche la casistica dei maniaci ai giardinetti. Non c’è bisogno di ricevere foto inopportune per aver voglia di unirsi al programma di protezione testimoni dell’FBI. È sufficiente uno sconosciuto che ha la brillante idea di scriverti “vorrei una tua ciocca di capelli per poterti clonare e tenere sempre qua con me”.
Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.
Un’altra cosa ESTREMAMENTE spiacevole sono gli utenti che parlano male degli altri. In chat. Con te. Senza che voi abbiate fornito loro alcun appiglio o input.
Un conto è dire pubblicamente “GIANLUIGI NON LO SOPPORTO” e ricevere dei commenti in merito – ve la siete cercata? Gestitevi i “Ma che cazzo dici, Gianluigi è fantastico! Sei una stronza” o i “Gianluigi non piace neanche a me” – e ben altro è leggere, dal niente, una cattiveria gratuita su un’altra persona. Pensate di risultare simpatici? Credete di poter creare una qualche specie di “alleanza” fondata sulla disapprovazione nei confronti del Gianluigi di turno? Siete in cerca di “complicità”? Complimenti, avete appena fatto una figuraccia.
C’è una persona con cui vi piace chiacchierare e che COL TEMPO avete imparato a conoscere un po’ meglio? Potete provare a condividere la vostra opinione su Gianluigi. Ma scrivere al primo che passa che Gianluigi è un coglionazzo non è saggio, non è piacevole da leggere e, soprattutto, nessuno ve lo ha chiesto. Se dovete proprio parlare di un’altra persona, parlatene in positivo. Altrimenti tacete.
Non pretendete che gli altri parlino di quello che pare a voi. Vi siete inventati un bellissimo # che state cercando di far girare – con la malcelata speranza, spesso, che giri un po’ anche il vostro nome? Non spammatelo a caso. Tegamini si interessa di libri, unicorni e soprammobili imbecilli? Ottimo! Mandiamole 10 snap in chat in cui la esortiamo insistentemente a partecipare a un # dedicato agli attrezzi agricoli! Tegamini non ha parlato di attrezzi agricoli nonostante la mia mirata segnalazione? Tegamini se la tira!
Caso B.
Tegamini non ha partecipato al mio # dedicato ai libri fotografici sui soprammobili a forma di unicorno? Ma se ne parla sempre di quelle cose lì? Tegamini se la tira!
Nel primo caso non meravigliatevi. Mica a tutti interessano gli attrezzi agricoli. Che cosa vi dovrei dire? Che maneggio la vanga con grazia? Che ne so io di vanghe. Me lo state dicendo solo per approfittarvene, e la cosa non vi fa onore.
Nel secondo caso, invece, è probabile che la persona che vorreste coinvolgere non abbia avuto il tempo di reagire ai numerosi stimoli – anche se pertinenti – che le sono arrivati. O, molto semplicemente, non ha voglia di parlarne. O la vostra richiesta, anche se sensata, era un po’ troppo invadente. Insomma, segnalate quello che vi sembra appropriato, ma non attendetevi matematicamente una reazione. Potreste non essere gli unici, quel giorno, ad aver fatto la stessa cosa.
Vagamente collegato al punto precedente, c’è la faccenda dell’approfittarsene, soprattutto quando una persona si dedica a sfornare una rubrica in cui si menzionano direttamente altri utenti o si postano richieste in cui il nickname è abbondantemente visibile. Ora, io tendo a non pensar male della gente, ma se mi domandi un libro in chat e io ti rispondo con un suggerimento ben motivato cinque minuti dopo, mi aspetto un “Grazie” o un’eventuale richiesta di ulteriori chiarimenti (“Hai altro da consigliare di questo autore?”, “Ma è molto triste e dici che mi ammazzo a pagina 30?”, “Va bene anche per il mio fidanzato che non è mai uscito dal tunnel dei Librogame?”) e non un “Ma scusa, non mi fai il video pubblico come agli altri?”.
Una persona ha appena detto che è contenta? Non commentate con un panegirico sull’ineluttabilità del destino e sulla sorte fatale che attende tutti noi.
Una persona si rallegra perché il suo bambino dorme? Non commentate con un “Adesso te la passi bene, ma vedrai quando mette i denti! Vedrai quando va all’asilo, quanti MORBI si prende! Vedrai quando arriva l’adolescenza e comincerà a sputarti in faccia!”.
Una persona dichiara il proprio amore per il marito, la moglie, il fidanzato, la fidanzata, il compagno, la compagna? Non commentate con un “Adesso tutto ok, ma vedrai! Anche le cose più belle finiscono”.
Insomma, se uno è triste provate a incoraggiarlo, se vi sembra opportuno. Ma se uno è felice lasciatelo stare, se proprio non vi va di partecipare alla sua gioia. Non possiamo mica andare in giro con una mano sui coglioni 24 ore al giorno, per la miseria.
Seguite da qualche mese una persona che non parla mai della sua vita sentimentale? O del lavoro? O dei suoi genitori? Potrebbe essere un orfano single e disoccupato con dei traumi inscalfibili. O potrebbe non aver voglia di affrontare quegli argomenti. Se dopo qualche tempo vi accorgete che ci sono cose che un determinato utente NON DICE, non provate a tirargliele fuori con domandine “simpatiche” in chat. Avrà i suoi buoni motivi e, soprattutto, non è obbligato a dirvi più di quello che si sente di dire. Osservate, ascoltate e provate ad adeguarvi al “limite di condivisione” che il vostro utente del cuore ha deciso di tracciare.
Vi sembra che vi sia rimasto ben poco da commentare?
Correggete il tiro e provate anche a mettervi nei panni degli altri. E, alla luce della limitata casistica che ho avuto voglia di raccogliere, non biasimate chi “chiude” le chat. Mi sembra che ci siano dei presupposti più che validi.
Ve la cavate già bene?
Continuate felicemente così. Chiacchierate. Fotografate beluga. Parlate di quello che vi piace e che vi rende felici. Approfondite quello che vi sta a cuore. Chiedete consigli VERI a chi pensate possa aiutarvi. Condividete quello che sapete se pensate possa servire.
Snapchat non è una gara di popolarità. Non è la Corrida di Corrado e non è nemmeno una scuola elementare. Prendetevi il tempo per pensare davvero a quello che scrivete. Vi aiuterà a stabilire delle relazioni più positive, piacevoli e divertenti. E credo si starebbe un po’ tutti meglio.