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Natale

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Dopo aver appurato che non saremmo riuscite a incrociarci – come le vere donne di mondo, che hanno sempre degli impegni precedenti -, abbiamo elaborato un piano infallibile. Ilaria doveva lasciarmi allo stand di Compagine, al Salone, una preziosa copia con dedica del suo Vintagismi, che così poi passavo e me la compravo. Poi però si è dimenticata, ma fa niente, sono comunque successe delle coccole. Me l’hanno passata al telefono – super imbarazzo, che io non so telefonare – e sono stata accolta con grande affetto, in un tripudio di foto e tolleranza. Tolleranza e immenso garbo, anzi, perché sono riuscita a esclamare “Ma che carine queste noci! Ma perché avete un cestino di noci, qua in mezzo ai libri?”. Senza battere ciglio, mi hanno indicato il gigantesco logo appeso al muro. Che poi è questo qua.

Lo so, lo so.
Con me ci vuole un po’ di pazienza.
E forse vale la pena cambiare argomento… che siamo qua per commuoverci con Vintagismi.

È un librino tenero, pieno zeppo di ricordi,  scoperte e ciuffetti storti. Ci sono le lumache, le scarpe con gli occhi, un giardino con piantata in mezzo una pietra gigante, un papà iperattivo, i pomodori dell’orto, una nonna pettoruta e abilissima nel distorcere la realtà, un divano-nascondiglio, la foto di classe di prima elementare e la tragedia dell’abbigliamento anni Novanta. Sulla pagina dell’OUTFIT natalizio è come se ci fossi anch’io, con collettone di pizzo e calzamaglia rossa che prudeva tantissimo. MADRE contribuiva al folklore complessivo trasformando la gonna scozzese in una gonna-PANTALONE scozzese, tanto per farmi capire da subito che il mondo è un luogo tetro, ingiusto e inospitale. Vi torneranno in mente i passamontagna e gli inspiegabili fuseaux con le ghette, insieme a tutti gli sport che vi hanno fatto fare anche se non ne avevate voglia e pativate come dei cani. Poi ci sono i cantanti del cuore – che ve li immaginavate bellissimi ma poi erano tutt’altro – e le estati di noia, in cui si impara a leggere per divertimento e non ci si annoia mai più.

È proprio un librino felice. Si va in giro per i ricordi di un’altra persona e, senza neanche pensarci troppo, cominciano a venire a galla anche i tuoi. Fa nostalgia allegra, ecco, anche per le cose più surreali e le passeggiate di venti chilometri in salita – sia all’andata che al ritorno.
Poi quando capisco se sono più adorabili le illustrazioni o i testi torno indietro e ve lo dico.

TEGAMINI – Cosa dite allora, apriamo i regali?
PAPA’ – Ma che regali? Guarda che noi non te ne abbiamo mica fatti.
TEGAMINI – Eh, fa niente. Ve li ho portati io. Guarda che roba. Tò papino.
PAPA’ – Oh vacca, che bello. Ma che bello. La biografia di Newton!
TEGAMINI – Lo sapevo che ti piaceva. Volevo prenderti l’ultimo di Stephen Hawking ma poi ho pensato che ami comunque di più Newton. Poi hai visto il sottotitolo? Cos’è, “genio, alchimista o psicopatico?”
PAPA’ – Grazie, guarda, hai proprio fatto bene.
TEGAMINI – MADRE, vieni qua che c’è il tuo regalo.
MADRE – Ecco, ecco. Cosa lascio, tutti i piatti nel lavandino?
TEGAMINI – Ma se non abbiamo ancora finito di mangiare, DIOSANTO. Tò, tieni, eccoti un dono.
MADRE – Chiara Frugoni. La voce delle immagini.
TEGAMINI – Lei è bravissima. In questo libro qua ci sono tutte le storie sull’iconografia medioevale, con le illustrazioni belle, i santi e compagnia. E scrive così bene che vedrai che ti diverti, non è mica un mattone.
MADRE – Oh, ma pensa. Ma mi piace già.
TEGAMINI – Hai sentito, papà? Le piace!
PAPA’ – Incredibile.
MADRE – Te taci, che hai due regali. C’è anche il mio. Tieni, tieni.

Padre apre il suo regalo. È inequivocabilmente un pigiama. Di quelli beige, felpatini ma comunque leggeri, con la casacca a righe BORDO’ e blu. Tre bottoncini e taschino. È un bel pigiama. Niente da eccepire.

PADRE – Oh, ma che bello, grazie!
MADRE – È una tuta da casa.
PADRE – Bellissima. Ne avevo proprio bisogno.
TEGAMINI – Una tuta da casa? Ma cosa stai dicendo. Ci vedete? Ma è un pigiama, cazzo.
MADRE – Ma come ti esprimi!
TEGAMINI – Ma MADRE, come fai a dire che è una tuta da casa? È un pigiama!
MADRE – Non è vero. Guarda che bei colori da giovane.
TEGAMINI – MADRE, potrebbe anche essere a fiori hawaiani, ma quello lì è un pigiama, santo il Dio! Ma non lo vedi? È sottile, non è mica di felpa. È così un pigiama che non riesco nemmeno a spiegarti perché è un pigiama!
MADRE – Mimmo, ma la senti?
TEGAMINI – Papà, anche tu, è un pigiama! Vi prego, accettiamolo!
PADRE – Io non lo so. Mi piace.
TEGAMINI – Non ho detto che è brutto. Ho detto che è un pigiama! È un bel pigiama.
MADRE – Sà Mimmo, provatelo.

Mio padre si denuda in mezzo al salotto e indossa il suo nuovo pigiama. Poi torna comodamente a tavola per il panettone.

TEGAMINI – Senti, adesso che ce l’ha su è inequivocabile! Siamo tutti qua, e il papà è in pigiama!
MADRE – Gli sta benissimo, la sua tuta.
TEGAMINI – AAAAAAAHHHHHHH!!! Dov’è il gatto? Solo lui mi capisce!
MADRE – Lascialo stare, mio nipote, che stava dormendo.
TEGAMINI – …aspetta, però. Forse ho capito, MADRE. La tua astuzia non conosce confini!
MADRE – È una tutaaaaaa.
TEGAMINI – È una mistificazione! Sappiamo benissimo che il papà odia i pigiami e creperebbe piuttosto di dormirci dentro.
PADRE – Solo all’ospedale me lo sono dovuto mettere.
TEGAMINI – Ecco. Quindi tu, MADRE, subdola e scaltra, gli hai rifilato un pigiama spacciandolo per tuta da casa, sperando che un giorno si converta! Papà, fuggi, è una trappola!
PADRE – …
MADRE – Oca.
TEGAMINI – Quando mi insulti vuol dire che ho ragione.

 

Mi hanno regalato un estintore.
L’ho sempre voluto, sin da bambina. A Santa Lucia si chiedevano solo pony ed estintori, perchè se il pony correva troppo e s’incendiava, poteva comunque essere salvato dal provvidenziale strumento spegnifiamme.
E poi arreda, l’estintore arreda. È allegro, di un bel rosso vivo. Ti ci difendi anche, metti che ti arrivi in casa un malfattore, non c’è niente di più versatile di un estintore se si decide di sfondargli la mandibola con un colpo ben assestato. E non parliamo di quell’aria un po’ industrial-chic che si porta dietro: l’estintore è un oggetto di design senza tempo, capace di trascendere la mera funzionalità per sorprendere con le sue forme accattivanti, sempre attuali.
Perchè non è un caso se nei musei c’è pieno di estintori appesi. E poi, ammettiamolo una buona volta: che Natale è, se non ti viene da dar fuoco a qualche consanguineo.

A casa mia c’era snobismo, quindi non si aspettava Babbo Natale ma avevamo Santa Lucia, una portatrice di regali di nicchia. E io credevo a Santa Lucia con una fervida, incrollabile e cieca fede, cieca almeno quanto lei.

Fondamentalmente, ci credevo così tanto perchè non avevo ben chiari i meccanismi dell’economia di mercato. Esempio lampante: ero una bambina convinta che il bancomat regalasse i soldi, ma allo stesso tempo non riuscivo a dare un valore a quello che c’era nei negozi, che mi sembrava assolutamente fuori dalla nostra portata. Di conseguenza, non era plausibile che ricevessi tutti quei giocattoli in una botta sola senza un aiuto sovrannatural-divino… tutti quei giocattoli avrebbero rovinato noi e la nostra discendenza, rendendo arida la terra, sterili gli armenti e secche le fonti.
Il fatto è che il denaro mi trascinava nella più assoluta confusione.