Tag

Giappone

Browsing

“Regala un libro che non sbagli mai”: MADORNALE ERRORE, TRAGEDIA, MENZOGNA!
Donare un libro è potenzialmente meraviglioso, ma bisogna metterci del doveroso impegno e lasciarsi pervadere dalla nobile necessità di assecondare – o almeno di intuire – gli interessi altrui. È anche un po’ per favorire questa sana ricerca di argomenti e aree di curiosità che, specialmente a Natale, tendo a procedere per temi ben riconoscibili. Quando si può, provo anche a individuare delle edizioni “importanti”, perché mi preme farvi fare doppiamente bella figura. Ma guarda, questo libro è perfetto per me ed è pure MAGNIFICO a vedersi! Ecco, non sempre si arriverà a quest’intersezione eccellente tra contenuto e involucro – che poi è anche un po’ la definizione condivisa di “strenna” – ma vale la pena tentare.
Altre note metodologiche? Non necessariamente troverete solo novità freschissime – perché i libri, per nostra fortuna, non scadono. Sì, i link puntano ad Amazon – ma se non vi va di comprare lì e di convogliare ESORBITANTI % di affiliazione nella mia direzione potete felicemente segnare tutto e rivolgervi alla vostra libreria preferita.

Procediamo?
Procediamo, che queste premesse non ha mai voglia nessuno di leggerle.


Giampaolo Barosso
Dizionarietto illustrato della lingua italiana lussuosa

Elliot

Gramolazzo! Caccugnare! Lampasco! E suppergiù altre 2000 voci qui collezionate, spiegate e commentate con sagace ironia e un autentico gusto per la stravaganza linguistica.
Per chi coltiva una vivace passione per la lingua italiana ma – grazie al cielo – è immune da pretenziosità e parrucconerie.


Jenny Uglow
Il libro di Quentin Blake
L’ippocampo
(Traduzione di Paolo Bassotti)

Uno splendido compendio per immagini della carriera e della vita professionale (e non) di uno degli illustratori più amati della galassia tutta, dagli esordi al sodalizio leggendario con Roald Dahl.
Per chi ha voglia di curiosare nell’archivio di un artista che ha profondamente popolato il nostro immaginario, accompagnando le storie della nostra infanzia con estro e accuratissima crudeltà. 🙂


James Mottram
Jurassic Park – The Ultimate Visual History
Insight

Inaugurata nel 1993 da Spielberg – su materiale romanzesco di Michael Crichton – la saga di Jurassic Park ci ha accompagnato in varie vesti fino a pochi mesi fa, con il terzo e ultimo capitolo dell’inevitabile reboot che tocca a tutti i prodotti di successo delle nostre infanzie. Questo volume – che fa parte del catalogo favolosamente pop di Insight – è una gloriosa cronaca del backstage del primo film e chiude simbolicamente il cerchio ospitando anche i contributi di Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum, oltre a una valanga di fotografie inedite e “documenti” di lavorazione.
Per chi ama i libroni dedicati al cinema e continua a non accettare i dinosauri con le piume. Sì, vi sto specificamente segnalando l’edizione originale in inglese.


Omero
Odissea
Blackie Edizioni
(Traduzione di Daniel Russo)

Blackie inaugura con questa prima illustrissima uscita il suo filone dei “Classici Liberati” AKA un progetto che ambisce a conciliare rigore filologico e accessibilità, riconsegnandoci i testi fondanti della nostra cultura in una chiave ad alto tasso di godibilità, senza sminuirne la profondità o semplificarne la portata. Come si fa? Ottima domanda. Blackie si affida qui alla traduzione di Daniel Russo, basata sulla versione in prosa di Samuel Butler – celeberrima per la sua eleganza e leggibilità – e a un impianto iconografico giocoso e puntuale, senza tralasciare annotazioni e commento.
Per chi a scuola ha sofferto ma vuole rifarsi, per chi già ama i classici e vuole continuare coltivarli.

Bonus track: Daniel Russo che parla del lavoro sull’Odissea chez Tienimi Bordone.
Bonus track inevitabile, visto che parliamo di Blackie: il famigerato (e regalabilissimo) quaderno dei compiti delle vacanze per adulti c’è anche quest’inverno.
Bonus track correlato, visto che abbiamo tirato in ballo un libro “interattivo”: era uscito quest’estate per accompagnarci sotto l’ombrellone, ma i casi da risolvere di Scena del crimine continuano ad essere una valida idea per chi apprezza gialli e rompicapo.


Janina Ramirez
Divine – 50 storie meravigliose di dee, spiriti e streghe
Nord Sud Edizioni

Dalle valchirie a Medusa, da Rangda a Venere, un’indagine splendidamente illustrata sul rapporto tra femminilità e trascendenza. Il libro cataloga le sue cinquanta “dee” per aree tematiche – Guida e governo, Nuova vita, Morte e distruzione, Amore e conoscenza, Natura e animali -, passando in rassegna le mitologie e la storia di un ampio ventaglio di popoli e culture.
Per chi sta costruendo una biblioteca femminista, per le fattucchiere del vostro cuore e per chi apprezza leggende e folklore.


Barbara Sandri & Francesco Giubbilini
Progetto grafico di Camilla Pintonato

Il gallinario
Quinto Quarto

Dunque, vorrei in realtà segnalarvi Quinto Quarto in blocco, ma uso questa esaustiva enciclopedia delle galline come testa di ponte. Non so cosa ci sia nelle scelte grafico-visuali di Camilla Pintonato, ma questo libro mi mette addosso una serenità indescrivibile – e il serraglio è in via d’espansione, pure. Volete dedicarvi agli ovini? Perfetto, c’è Il pecorario. Vi piacciono i maiali? Ottimo, c’è Il porcellario.
Per chi sogna di governare una fattoria ma sta in 34mq a Milano e per chi ama la saggistica zoologica ben illustrata (in tutti i sensi).


Jean Giono (con le illustrazioni di Tullio Pericoli)
L’uomo che piantava gli alberi
Salani

Una caparbia impresa solitaria – portata avanti con l’unico intento di far tornare a vivere un territorio disgraziato – che non smette di scaldare il cuore e di generare edizioni stupende. Qui il testo di Giono è accompagnato dalle illustrazioni di Pericoli, che si trasformano in una sorta di narrazione parallela – con tanto di musica da ascoltare grazie a un QR.
Per chi non abbandona la speranza e crede ancora nel potere della generosità disinteressata.


Cecily Wong & Dylan Thuras
Food Obscura – Guida alle meraviglie gastronomiche del mondo
Mondadori
(Traduzione di Manuela Faimali e Teresa Albanese)

La versione gastronomica del beneamato Atlas Obscura promette di condurvi ai quattro angoli del globo alla scoperta dei cibi e delle specialità più intriganti.
Per chi ama viaggiare, sperimentare mangiando ed esplorare luoghi insoliti.


Craig A. Monson 
Suore che si comportano male
Il saggiatore

(Traduzione di Luisa Agnese Della Fontana)

Geniale copertina che rende omaggio a Cronaca Vera e contenuto di raro rigore storico, per quanto si parta da premesse indocili e riottose. Scandagliando registri e una vasta documentazione d’archivio, Monson costruisce qui una hall of fame delle monache italiane che fra il XVI e il XVIII secolo cercarono di ribellarsi – talvolta violentemente – alle imposizioni di una vita che non avevano scelto.
Per gli spiriti liberi di ogni tempo, per chi mal tollera soprusi e costrizioni, per chi ama la saggistica storica più spigliata.


Comics & Science – Vol. 1 e 2
A cura di Roberto Natalini e Andrea Plazzi
Feltrinelli

I due volumoni di Comics & Science raccolgono l’immenso lavoro divulgativo portato avanti dal 2012 dal CNR in collaborazione con una folta schiera di straordinari fumettisti italiani. Le storie sono in precedenza uscite in fascicoli tematici ma trovano qui per la prima volta una dimora “complessiva”… e il risultato è davvero magnifico. Dalla matematica all’esplorazione spaziale, dalle scoperte informatiche al collasso delle stelle, il disegno incontra la ricerca per farsi accessibile, divertente, chiaro e limpido.
Per chi impara meglio quando se la spassa, per chi studia volentieri e per chi vuole capire meglio il presente per riuscire a intravedere il futuro.


Michael Leader & Jake Cunningham
Ghiblioteca – La storia dei capolavori dello Studio Ghibli
Magazzini Salani

Tornerei volentieri a rimpolpare il filone “backstage del cinema” con questa enciclopedia (necessariamente) illustrata della filmografia pluridecennale dello Studio Ghibli. Un eccellente tour guidato che approfondisce prodezze tecniche, significati e fonti d’ispirazione, da Totoro alla Città incantata.
Per chi ama Hayao Miyazaki, l’arte e l’animazione giapponese.


Francesco Costa
California
Mondadori

Che cosa sta succedendo alla California? Come è possibile che uno stato che produce così tanta ricchezza e sul quale abbiamo riversato così tanti sogni stia diventando un posto in cui si campa fondamentalmente male? Costa torna alla sua specialità – gli Stati Uniti del nostro presente – per cercare di districare una matassa di non facile interpretazione.
Per chi ascolta Morning con trasporto, per chi si interessa di macro-fenomeni “esteri” che riguardano pure noi (più del previsto) e per chi sta combattendo col mercato immobiliare delle nostre grandi città.

Bonus track a tema Costa-Il Post: la collana delle Cose spiegate bene co-prodotta con Iperborea è arrivata ormai al quarto volume. Se fra i destinatari dei vostri doni c’è chi vorrebbe approfondire il funzionamento della filiera editoriale o le droghe, la giustizia e le questioni di genere, dateci un occhio.


Mervyn Peake
Gormenghast – La trilogia
Adelphi

(Traduzione di Anna Ravano e Roberto Serrai)

Descrivere Gormenghast è un problema. Ci ho provato qui, partendo dal primo libro della trilogia. È un’opera folle, labirintica, terrificante e superba che non somiglia a niente e reinventa molto di quello che può risultarci noto. Adelphi, con uno slancio di notevole coraggio, ha deciso di far convergere i tre atti di Gormenghast in un unico volume che immagino possa tornarvi utile anche come elemento architettonico per edificare il vostro personalissimo torrione maledetto.
Per chi non teme nulla – e fa male -, per chi vuole revisionare completamente la sua idea di gotico, per chi ama i gatti bianchi in grandi quantità.


Alex Johnson & James Oses
Una stanza tutta per sé – Dove scrivono i grandi scrittori
L’ippocampo

Da Jane Austen a Paolo Cognetti, un’indagine illustrata sugli spazi creativi di chi amiamo leggere da tempi più o meno recenti. Ogni stanza è raccontata da Johnson e illustrata sapientemente da Oses, per dar vita a una grande residenza collettiva abitata da penne illustri.
Per chi legge volentieri storie e romanzi ma vuole anche sapere meglio da dove arrivano.

Corollario: se il titolo vi suscita moti d’amore per Virginia Woolf, c’è anche Stanze tutte per sé, che si concentra sulle dimore più significative per il gruppo Bloomsbury degli anni Venti (Edward e Vita Sackville-West in testa).


Valentina Divitini
Leggere i tarocchi – Una guida e molte idee per esperti e principianti
Magazzini Salani

Una guida lontana dal nozionismo per scacciare le diffidenze e padroneggiare uno strumento di ragionamento alternativo, tra immaginazione e simboli condivisi. Ne avevo parlato anche qua e vi incoraggio ad approfondire, se serve. 🙂
Per chi intuisce il fascino delle storie e vuole provare a farsi le domande giuste.

Bonus track illustre: Dizionario dei simboli di Juan-Eduardo Cirlot.


Gribaudo
La collana Straordinariamente

Vi fornisco un link approssimativo, ma sappiate che la collana Straordinariamente – popolata da questi volumi di grande formato dalla grafica di copertina assai riconoscibile – contiene suppergiù ogni branca dello scibile umano. Che vi interessiate di Black History o di medicina, di economia o di Sherlock Holmes, è assai probabile che ci sia un tomo per voi. L’idea di base è quella di rispondere ai quesiti fondamentali di una determinata “materia”, sviscerandone i casi esemplari e sintetizzando in maniera accessibile e graficamente vispa le curiosità e i fenomeni più rilevanti.
Per chi ama gli approfondimenti “verticali” e vuole umiliarci a Trivial Pursuit.


Nicolas Guillerat & John Scheid
Infografica della Roma antica
L’ippocampo

Tutte le volte che compilo questi listoni mi trovo a esclamare “diamine, stai mettendo troppi libri dell’Ippocampo!”. Ma come si fa? Sono perfetti per queste circostanze. Beccatevi dunque anche la storia di Roma raccontata per prodezze a base di data-visualization – dagli eventi bellici all’organizzazione della res publica, dall’economia ai divertimenti popolari. Se l’approccio vi affascina, i medesimi curatori hanno sfornato anche l’Infografica della Seconda Guerra Mondiale.
Per chi apprezza un approccio innovativo alla ricostruzione storica e per chi già vuol bene ad Alberto Angela.


Naomi Wolf
Il mito della bellezza
A cura di Maura Gancitano e Jennifer Guerra
Tlon
(Traduzione di Marisa Castino Bado)

La nuova edizione di un testo dirompente, uscito per la prima volta in Italia nel 1991 e qua riproposto con una curatela d’eccezione che punta ad attualizzare il dibattito, nonostante le dinamiche fondamentali possano risultarci ancora fin troppo familiari. Si parla di corpo, di donne e di bellezza. Si parla di uomini. Si parla, in estrema sintesi, di potere. Perché il nocciolo della questione è sempre lì.
Per chi vuole offrire uno scheletro teorico solido a molte rabbie e istintivi moti di sacrosanta insofferenza.

Bonus track: per restare in compagnia di Maura Gancitano, ecco anche Specchio delle mie brame – La prigione della bellezza.


Seymour Chwast & Steven Heller
Hell – Guida illustrata agli inferi
Corraini

Va’ all’inferno! …sì, ma quale? Ogni cultura ha il suo, ogni cosmogonia ne ha immaginato uno, per non parlare dell’arte, della letteratura e delle religioni. Questa agile guida illustrata ci accompagna alla scoperta delle dimensioni infernali più emblematiche, tra ustioni e supplizio eterno.
Per chi ci finirebbe volentieri, perché si vocifera che la compagnia sia interessante.

Bonus track: per un approccio meno pop ma di sconfinato fascino e abissale terrore, ecco il catalogo di Inferno, la ragguardevole mostra del 2021 ospitata dalle Scuderie del Quirinale. 


Altre idee inerenti all’universo libresco-editoriale? Eccoci.

La Revue Dessinée Italia

È un progetto indipendente che “adatta” al nostro contesto l’omonima rivista francese e che ha ben debuttato quest’anno con i primi tre volumi – ricevendo anche il premio Gran Guinigi di Lucca Comics come miglior iniziativa editoriale del 2022. Esce ogni tre mesi, non s’avvale di pubblicità e ogni numero è frutto della collaborazione tra giornalist* e artist*. Il risultato è una raccolta di reportage, rubriche e inchieste a fumetti “multidisciplinari” che affrontano temi d’attualità e offrono un punto di vista critico su molte magagne o fenomeni rilevanti del presente.
Si possono acquistare qua i singoli numeri, abbonarsi o donare un felice abbonamento 2023.

Donare un abbonamento vi pare un’idea saggia? Concordo e vi rammento dell’esistenza di Storytel – scegliendo una gift-card che copre periodi medio-lunghetti c’è anche un buon margine di sconto.


Treccani Emporium

Treccani Emporium si presenta come “il negozio online della cultura italiana”… e se non scelgono loro una definizione adatta non so francamente chi mai potrebbe farlo. 🙂
Oltre alle proposte editoriali di Treccani troverete anche una selezione di oggetti di design e alto artigianato e una nutrita linea di cartoleria basata proprio sulle definizioni.


Altre risorse utili già pubblicate? Perché no. 
Ecco qua la lista natalizia del 2021.
E la lista del 2020.
Questa, invece, è la lista dello scorso anno dedicata ai bambini e alle bambine.
Vi rammento anche l’intera categoria Libri, che male non fa.
Per spiccati interessi naturalistici, vi rimando volentieri al catalogo di Aboca – qua c’erano i percorsi di lettura che avevo individuato qualche tempo fa e che ho aggiornato dopo il debutto della collana Kids.
Per un colpo d’occhio rapido, ecco la vetrina Amazon – segnalo in particolare la sezione degli atlanti e la grande sezione delle strenne. Sempre lì, parecchi spunti anche per l’infanzia.

Felici doni libreschi a voi! 🙂

Dunque, quando ho finito il libro sono andata subito a cercare Grantland, la rivista che Brian Phillips – da quanto ci risulta dalla bandella – ha contribuito a fondare e animare con i suoi scritti. Voi risparmiatevlo perché posso già dirvi io che Grantland ha chiuso bottega e online restano solo gli archivi – vi metto il link, in nome della speleologia. Mi sono rattristata istantaneamente, perché immaginavo già di poter leggere a cadenza regolare una sorta di versione in tempo reale di questa raccolta di reportage, ma poi ho deciso che m’andava già benone aver incontrato Phillips nelle Civette impossibili – in libreria per Adelphi nella traduzione di Francesco Pacifico. Chissà, credo di essere diventata una che vede il bicchiere mezzo pieno, probabilmente perché visualizzo un bicchiere di rosso e non un bicchiere d’acqua.

Ma di che parla questo libro? Di varie ed eventualissime imprese umane, dalla corsa storica dei cani da slitta in Alaska (BALTO NON TI ABBIAMO DIMENTICATO) a quel che passa per la testa della famiglia reale britannica, dalle gerarchie del sumo a Locutus dei Borg. Ci sono tigri da avvistare nel folto di una foresta indiana e blockbuster caciaroni, le macerie di una famiglia di petrolieri e una gita all’Area 51 – spoiler: non si vede niente, c’è solo un cartello minaccioso in mezzo al deserto.

Sono reportage che non deragliano a causa di un’eccessiva invadenza del narratore ma che ne rispecchiano la curiosità sorniona e un po’ malinconica, il gusto per l’insolito misto a un buon occhio per il surreale
. Quel che c’è qui, anzi, è una grande collezione di episodi che paiono manifestarsi in universi lontani, popolati però da protagonisti che ne hanno fatto il loro orizzonte di normalità.
Ho un debole per la capacità d’osservazione altrui. E anche per le avventure. Non so cosa si provi a prendere un aereo per andare a sincerarmi di come si comportino i miti nel posto in cui si rendono accessibili agli esseri umani, ma mi sono goduta ogni incursione con l’interesse vispo che si produce solo all’intersezione tra narratore azzeccato e storia che vale la pena di raccontare – perché non ne sappiamo ancora abbastanza o perché c’è un modo “migliore” per avvicinarla, un’angolazione più propizia del nostro sguardo.

 

[Bonus track: un capitolo è dedicato a Norstein e al suo lavoro geniale, che si sviluppa in una sorta di mondo parallelo immune dalle scadenze ma tristemente soggetto alle necessità materiali.
Non so se mai vedremo l’adattamento animato del Cappotto di Gogol che cerca di portare a termine ormai da qualche decennio, ma Il riccio nella nebbia vive e lotta con coi. Lo trovate su Youtube e anche in questa versione libresca.]

 

 

Allora, se il vostro obiettivo è approcciarvi a una scrittura estrosa, guizzante, ricca e succulenta – ECCO, qua non gira esattamente così. Lo stile ragionieristico giapponese – iper funzionale, precisino e fondamentalmente anonimo – colpisce ancora… e devo confessare che un po’ patisco questa strutturale impossibilità di distinguere una voce dall’altra. Di buono c’è che non si sconfina nella pedanteria e nella ripetitività e che, forse proprio per l’atmosfera piana e per l’assenza di arzigogoli, I miei giorni alla libreria Morisaki – tradotto da Gala Maria Follaco per Feltrinelli – vi filerà via liscio e finirete per leggere con gran lena. Menate mie a parte, è un romanzo che come campo-base sceglie una libreria piacevolmente sgangherata di Tokyo, collocata nel quartiere con la più alta concentrazione di librerie al mondo – Jinbōchō.

Che succede? Takako, 25 anni, inaugura la sua crisi esistenziale grazie a una doppia rottura: il collega con cui credeva di far felicemente coppia fissa la informa serafico del suo imminente matrimonio e Takako, in preda a questa cocente delusione sentimentale, decide di licenziarsi per non trovarsi davanti tutti i santi giorni quella gran faccia di tolla. TAKAKO LASCIATELO DIRE PERÒ COI COLLEGHI NON È MAI IL CASO PERDIANA.
Comunque, dopo una parentesi di autocommiserazione e rancorosa letargia, uno zio con cui non si sente da una decina d’anni le tende provvidenzialmente la mano: ma vieni a stare nella stanzina al piano di sopra della mia libreria, mi dai una mano e non ti faccio pagare l’affitto. E Takako fa i bagagli e va a leccarsi le ferite alla libreria Morisaki, non senza un certo scetticismo. Lo zio Satoru non è esattamente un pilastro della sua vita adulta, ma non le è rimasta più una lira e, anche se non legge dalla scuola dell’obbligo, decide di fare un tentativo.

Come in ogni parabola di rinascita che si rispetti, Takako si riscuote con gradualità dal suo scontroso torpore e comincia a partecipare attivamente alla vispa vita di quartiere. Nei libri, a lungo utilizzati solo per far spessore sotto alle gambe traballanti dei tavoli, ritrova alleati preziosi e, una pagina dopo l’altra, il suo cuore malridotto si ringalluzzisce e risana. Alla sua storia si intreccia quella dello zio, che si affaccenda con passione nel negozio in attesa che la moglie fuggiasca si rifaccia viva – sempre che le vada, visto che è sparita da un lustro e nessuno sa dove sia finita. Takako e Satoru condividono civilmente la solitudine, ma insieme trovano il modo di immaginare tempi migliori e di tornare a far baluginare la fiammella della speranza.

Se vi va di leggere qualcosa di piacevole, lieve e rassicurante – con bonus “atmosfera giapponese”, roba che su di me esercita sempre il suo fascino – la libreria Morisaki sarà di certo una valida tappa. Poche pretese ma tutto sommato ben riposte. 

 

[Sì, come copertina del post ho scelto un evocativo fotogramma del camino di Netflix, pietra miliare delle feste nella nostra abitazione.]

Poche tradizioni si confermano salde – almeno da queste parti – come il listone dei libri da donare e/o farvi donare a Natale.
Il consiglio metodologico è sempre lo stesso: basiamoci un po’ meno sul mero dato demografico – AKA “cosa regalo a mia figlia che ha 24 anni?” – e cerchiamo di riflettere meglio su interessi spiccati, passioni manifeste e ambizioni esplorative dei destinatari e delle destinatarie. Un dono funziona se asseconda il cuore di chi lo riceve, credo, e la vivace produzione editoriale limitrofa al Natale – la vasta schiera delle famigerate “strenne” – è qua per assisterci con gran lena.

In vista delle feste faccio del mio meglio per assemblare lenzuolate di consigli in grado di inserirsi in maniera chiara in un determinato tema o filone, privilegiando magari le edizioni un po’ più “importanti” del consueto. Troverete dunque libri di grande formato, argomenti disparatissimi e anche parecchi illustrati. L’auspicio generale è di far felice chi aprirà il pacchetto (anche se fate schifo a fare i pacchetti, tipo me) e anche di farvi fare bella figura.

Visto che i libri non scadono, per completezza vi incoraggio anche a consultare le edizioni precedenti delle guide natalizie. Trovate qua quella del 2020 e qua quella del 2019.

Procediamo? Procediamo, che nel mondo c’è scarsità di carta.

***

Mateusz Urbanowicz
Botteghe di Tokyo
(L’ippocampo)

Arrivato in Giappone nel 2016 per lavorare come illustratore di sfondi per uno studio d’animazione di Tokyo, Urbanowicz ha esplorato in lungo e in largo la città armato di macchina fotografica, catturando tanti di quelli che sulle guide turistiche che piacciono alla gente che piace tendono ad essere classificati come “posticini caratteristici”. Ha iniziato a disegnare, con poetica meticolosità, le facciate delle botteghe che più l’avevano colpito, alimentando gradualmente una collezione che nel tempo si è espansa fino a riempire questo meraviglioso volume. Diviso per quartieri, Botteghe di Tokyo è sia un esercizio visivo di rara bellezza che una guida alle numerose attività commerciali, spesso minuscole, che sembrano rievocare un’altra epoca e riportarci a una dimensione di familiare accoglienza e antiche stratificazioni.

*

Irene Cuzzaniti
La casa verde. Piante e composizioni per ogni stanza
24 Ore Cultura

Sono innegabilmente diventata una gattara delle piante. Balcone, salotto, camera da letto… non c’è ambiente che venga risparmiato dalla mia furia verdeggiante. In questo adorabile manuale illustrato – che va benone anche per chi è alle prime armi -, Irene Cuzzaniti ci fornisce le informazioni base per cominciare a fare amicizia con le piante e per scegliere quelle più adatte ai nostri spazi. Il volume è diviso per ambienti domestici e propone anche numerosi tutorial ben fotografati e spiegati per destreggiarvi tra diversi progetti ornamental-orticoli, dai centrotavola al terrario aperto per i cactus.

*

Tracy Turner & Andrew Donkin
La storia del mondo in 25 città
(Nord Sud)

Dall’antica Menfi alla San Pietroburgo degli zar (in odore di sanguinosa deposizione), diecimila anni di storia globale condensati in 25 mappe “parlanti”, per esplorare le città diventate simbolo di una precisa epoca o di un balzo “evolutivo” potenzialmente rivoluzionario per il genere umano. Un volume visivamente splendido – curato dal British Museum – che soddisfa curiosità topografiche e sintetizza con puntualità gli aspetti più salienti di civiltà, popoli e snodi geopolitici irripetibili.

*

Art Spiegelman
Maus
Cofanetto in 2 volumi

(Einaudi)

Stile Libero ospita già da lunghissimo tempo Maus nel suo ricco catalogo e, negli anni, sono usciti anche diversi materiali “extra”, che completano l’universo di Art Spiegelman aggiungendo tasselli sempre preziosi alla sua opera più emblematica. È uno di quei libri per cui vale la pena sprecare l’abusata definizione di “necessario” e, se l’idea è quella di tramandarci un’opera fondamentale e di passare il testimone della memoria a chi ancora non ha avuto occasione di leggerlo, una nuova edizione è rubricabile tra le buone notizie. Dall’immagine si intuisce poco, ma questo Maus è in due volumi – che rispettano la suddivisione originaria di Spiegelman – raccolti in un cofanetto che contiene anche un sedicesimo con disegni preparatori, un albero genealogico dell’autore (pre e post Seconda Guerra Mondiale) e due storie brevi, uscite in altri lidi ma propedeutiche a Maus.

*

Daniela Collu
Perché no? Il libro delle domande… che con le risposte sono tutti bravi
(Mondadori)

Da millenni ci rimettiamo alla presunta sapienza di oracoli di ogni genere, uscendone irrimediabilmente più confuse e confusi di prima. Perché non cominciare, dunque, a porci domande migliori invece di cercare risposte fin troppo semplici? Daniela Collu quest’anno aveva voglia di divertirsi e, prendendo ispirazione dalle surreali sessioni di Q&A che popolano le sue Instagram Stories, ha deciso di ristrutturare il tradizionale Libro delle risposte – feticcio editoriale che popola da quando ne ho memoria l’area limitrofa alla cassa del 100% delle librerie di catena che m’è capitato di frequentare nella vita – ribaltandone l’assunto di base: io non ti rispondo, anzi… son qua per proporti altri abissali quesiti. Per farsi una risata e/o per disinnescare i dubbi – spesso cretinissimi – che ci attanagliano inutilmente.

*

Wally Koval
Wes Anderson, quasi per caso
(il Saggiatore)

Pochi account Instagram riescono a pacificarmi come @accidentallywesanderson. Il fenomeno è ben presto spiegabile, perché le premesse che animano questo ormai articolatissimo progetto fotografico sono le stesse che generano quel pesante effetto ipnotico che ci coglie di fronte alle pellicole di Wes Anderson. Non è più un regista “e basta”, Wes Anderson si è tramutato in una specie di vasta e puntigliosissima esperienza estetica fatta di simmetrie, piani sequenza, prospettiva centrale, un certo gusto rétro e una precisa palette di colorini. Vedendo le sue ultime imprese cinematografiche mi viene da pensare che l’ambizione estetica stia superando quella narrativa e che Wes Anderson sia ormai diventato una macchina perfetta che replica all’infinito i suoi stessi stilemi, ma la riconoscibilità di quel che produce è immediata e affascinante – per quanto io rimpianga la famiglia Tenenbaum. Questo volumone è una collezione di scorci del mondo reale che sembrano usciti da un film di Wes Anderson – ogni “quadro” è accompagnato da precise coordinate geografiche e va a comporre una variegato e pazzissimo atlante che pare l’emanazione diretta, per quanto accidentale, di scenografie, location e scorci andersoniani.

*

Ursula K. Le Guin
La mano sinistra del buio
(Mondadori)

Ursula K. Le Guin non ha avuto in Italia una storia editoriale che grida accessibilità e facile reperibilità. Io l’ho scoperta relativamente tardi, ordinando cose qua e là in lingua originale o ascoltando in inglese su Storytel – le lacune sono ancora molte, per quanto mi riguarda, ma sono felice di registrare un’accresciuta attenzione sia per l’autrice che per il fantastico/fantascientifico. The Left Hand of Darkness è uno dei suoi romanzi più celebri e ricompare ora nella nuova traduzione di Chiara Reali per la brigata di Oscar Vault: un’ottima occasione per far capolino in un universo sterminato e per sostenere una riscoperta che spero possa dimostrarsi ampia e battagliera.

[Visto che siamo in tema “libri che tornano disponibili dopo un passato un po’ singhiozzante”, Fazi ha inglobato Jonathan Strange & il signor Norrell di Susanna Clarke, ripubblicandolo in una bella edizione. Clarke è già approdata da loro con Piranesi.]

*

Caterina Zanzi (& company)
Conosco un posto. Milano
(Magazzini Salani)

Madame Zanzi è per me un molteplice punto di riferimento. Sono una fervente frequentatrice del blog – che in questi anni si è sempre dimostrato una risorsa preziosa per orientarmi a Milano – e considero anche Caterina una specie di collega fidata. Insomma, è una di quelle persone che se fa bene una cosa, come nel caso di questa guida, mi infonde fierezza e mi suscita della sincera partecipazione. Il libro è un lavorone sia di Caterina che della redazione di Conoscounposto, una sintesi ragionata e ben organizzata dal punto di vista della consultazione – sia per zona che per “occasione” – degli indirizzi migliori dove mangiare, bere, svagarsi, fare compere e “vivere” a Milano. Abito ormai da un pezzo in questa città ma non ho ancora finito di esplorarla e tanti degli spunti più azzeccati – che hanno poi prodotto ricordi belli e momenti di gioia in compagnia – li devo a Caterina e ai suoi sodali. Insomma, che siate autoctone/autoctoni o neo-Milanesi, è un tomo utile che non mi farei scappare.

*

COSE – Spiegate bene. A proposito di libri
(Il Post feat. Iperborea)

Da operatrice editoriale ormai quasi veterana, mi trovo spesso (soprattutto su Instagram) alle prese con un vasto e anche legittimo domandone: “il mio sogno è lavorare nel mondo dell’editoria. Da dove comincio? Come si fa?”. Non è un interrogativo banale, anzi. Il mondo dell’editoria viene spesso percepito come una sorta di bolla mitologica popolata da titani della cultura, nobilissimi propositi e stanze ricolme di imperdibili manoscritti. La realtà dei fatti è di certo meno poetica, ma non per questo manca di fascino. Il Post – facendosi di volta in volta aiutare da “collaboratori” d’eccezione – ha lanciato qualche mese fa una rivista a forma di libro, ospitata da Iperborea. Il primo numero – A proposito di libri – mi sta aiutando a rispondere alla domanda di partenza: fornisce un’infarinatura sintetica su come mediamente funzionano le case editrici e offre una panoramica generale su ruoli aziendali e struttura del settore, a metà tra racconto curioso e spiegone introduttivo.
Se il progetto vi interessa, è uscito anche il secondo numero: Questioni di un certo genere.

*

Antoine Pecqueur
Atlante della cultura. Da Netflix allo yoga: il nuovo soft power
(ADD Editore)

Che diamine è il “soft power”? Il concetto è stato coniato nel 1990 da Nye – politologo americano – per definire l’uso dell’arte e dei valori culturali come leva di potere a livello geopolitico. L’Atlante della cultura di Antoine Pecqueur, in trenta capitoli o casi di studio tematici, esplora i meccanismi relazionali, politici, comunicativi ed economici che compongono il grande ingranaggio dei nuovi rapporti di forza mondiali, evidenziando come la cultura – nelle sue molteplici espressioni – si sia affermata come uno dei pezzi più importanti della scacchiera, nonostante spesso rifugga le metriche numeriche “oggettive”.
Per approfondire ulteriormente, qua il post dedicato.

*

Pokémon – L’enciclopedia
(Mondadori)

Qua siamo in realtà in possesso di un vasto catalogo editoriale a tema Pokémon, un po’ perché in questa casa abita un ex-bambino che ha vissuto l’epoca d’oro dei Pokémon e un po’ perché il bambino vero che abbiamo messo al mondo si sta godendo con grande trasporto il revival – già, sono usciti parecchi cartoni nuovi e l’universo dei Pokémon pare destinato a un’espansione infinita. Insomma, non di soli Pikachu, Charizard e Bulbasaur campano i giovani virgulti del presente e questa enciclopedia è un garrulo strumento per aggiornare le vostre antiche conoscenze o passare il testimone alle generazioni future.

*

Brooke Vitale & Teo Skaffa
I Goonies. La storia illustrata
(Nord Sud)

Mi sono infilata nel tunnel del vintage coi Pokémon, tanto vale proseguire con un’altra pietra miliare della mia infanzia: i Goonies! Anche in questo caso l’applicazione è doppia: un ottimo dono per i fan di vecchia data che non si imbattono in un’emanazione “nuova” dei Goonies da un bel pezzo, ma anche piccoli lettori da coinvolgere in un’avventura senza tempo. Ma com’è fatto? È presto detto: è la trasposizione a fumetti del film. A Cesare – anni 5 – lo stiamo leggendo noi senza riscontrare difficoltà di comprensione. Se avete bambini o bambine che leggono per conto loro è assolutamente proponibile in autonomia.

*

Beatrice Mautino
È naturale bellezza
(Mondadori)

Beatrice Mautino è una delle divulgatrici che seguo con più attenzione e gratitudine per l’opera meritoria di informazione e pacato ma inflessibile “debunking” che ogni giorno viene portata avanti sul suo account Instagram – là la trovate come @divagatrice. Tanto si parla di sostenibilità, greenwashing, plastica diabolica, creme miracolose, materie prime da ostracizzare e virtù non sindacabili del “bio”, ma quanto di quello che compriamo o che ci viene venduto come indiscutibilmente buono per la nostra faccia e per il pianeta fa davvero quel che dichiara di fare? Quanto di quello che a suon di slogan pubblicitari abbiamo imparato a considerare benefico e quasi in odore di santità produttiva può dirsi davvero tale? Anche in questo saggio e con la consueta chiarezza argomentativa, Mautino ci offre qualche strumento interpretativo in più – powered by SCIENZA, baby – per accrescere la nostra consapevolezza di consumatori/consumatrici e destreggiarci con un pizzico di razionalità in più anche nel comparto della cosmesi.

*

Angela Nicente
Atlante femminista – Alla scoperta del patriarcato
(Edizioni Clichy)

Grafica e illustratrice, Angela Nicente ha presentato una versione di questo atlante come progetto per la tesi di laurea. Ora è diventato un libro che, tappa dopo tappa – anzi, isola dopo isola – condensa i “temi caldi” del dibattito attuale su femminismo, patriarcato e questioni intersezionali limitrofe. Uno strumento sintetico e visivamente molto ben strutturato che può trasformarsi in un’efficace lettura introduttiva ai molti tasselli di tutto quello che ci fa quotidianamente arrabbiare e che varrebbe la pena demolire insieme. Per ogni isola troverete un riassunto di “cosa si dice”, chi la abita, una mappa territoriale – che in realtà è una mappa concettuale – e un testo con le doverose spiegazioni, fenomeno per fenomeno.

Intanto che siamo in quest’area tematica, vi rammento anche dell’esistenza dell’Atlante delle donne di Joni Seager, uscito per ADD Editore. Lavoro, salute, maternità, alfabetizzazione, contraccezione, diritti… una panoramica multidisciplinare che ambisce a fotografare la condizione femminile nel mondo, avvalendosi di dati assai aggiornati e di un assortimento di infografiche, cartine e grafici.

*

Vivienne Westwood. Sfilate
(L’ippocampo)

Qua scelgo Vivienne Westwood come portabandiera, perché quella delle sfilate è una collana ormai molto ricca di volumi monografici curatissimi e dedicati, di volta in volta, a una diversa casa di moda. Scelgo Vivienne Westwood anche perché mi è particolarmente cara e sono una cliente fedele – non assidua come vorrei o come mi potrebbe disegnare Ai Yazawa, ma non lamentiamoci. Il librone – rivestito di godurioso tartan – è frutto di un improbo lavoro d’archivio e recupero: contiene i look di tutte le sfilate del marchio, dal 1981 a oggi, insieme a un succulento backstage, sia “storico” che filosofico…. perché il Vivienne-pensiero è quasi più avvincente di quel che vediamo transitare in passerella.

*

Quaderno d’inverno. Giochi ed esercizi per adulti
(Blackie Edizioni)

Editori “giovani” con tradizioni ormai solide alle spalle? Eccoci! Blackie ha già sfornato con successo e spasso due eserciziari di compiti per le vacanze estive – sempre rivolti ai grandi – e questo Quaderno è il primo che promette di sostenerci anche nei mesi invernali. Lo spirito è sempre il medesimo: quiz, passatempi, rompicapi, cruciverba e zuzzurellonate varie che attingono alla cultura pop e puntano a intrattenerci con ironia.

Sempre di Blackie – visto che di zuzzurellonate stiamo parlando – segnalo volentieri anche L’arte di essere Bill Murray di Gavin Edwards. Trattasi tecnicamente di una biografia del pacioso attore ma, dato il personaggio, è più che altro un manifesto spirituale. Dagli esordi come spalla ben poco considerata del Saturday Night Live alle leggendarie incursioni alle feste di compleanno di privati cittadini ignari, Bill Murray proietta immancabilmente l’immagine di uno che si diverte moltissimo e che ha imparato a fregarsene al punto giusto. Come fa? Edwards cerca di spiegarcelo, catalogando le sue gesta e provando a restituirci un’immagine più “realistica”, ma non meno assurda e imprevedibile, del Murray che ci pare di conoscere.

*

Zerocalcare
Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia
(Bao Publishing)

Qua io la metterei giù così: c’è in libreria una cosa nuova di Zerocalcare? Perfetto, la si compra a scatola chiusa. Che altro vi serve sapere? Niente. Esatto.
Mi rendo però conto che molti “nuovi” fan, complice Strappare lungo i bordi, possano sentirsi un po’ persi nella produzione ormai molto consistente dell’ottimo Zerocalcare e che amerebbero ricevere qualche indicazione per cominciare a volergli bene non solo su Netflix ma anche leggendo. Ebbene, Bao ha già fatto i compiti per me: qua trovate una comoda guida che, tra cavalli di battaglia e lista ragionata delle gesta, mappa efficacemente il lavoro del trafelato Michele. Se volete sapere la mia, per chi parte da una base non ancora nutritissima voterei per un approccio cronologico, visto che tanto di quello che racconta Zerocalcare procede per accumulazioni autobiografiche.

*

Italia in 52 weekend. Itinerari inconsueti tra natura, arte e tradizioni
(Lonely Planet – EDT)

Ah, signora mia! Andiamo tanto lontano ma poi non apprezziamo le meraviglie della nostra splendida terra! Sembra una di quelle frasi da vecchi tromboni e trombone a cui reagire alzando con veemenza gli occhi al cielo, ma non posso negare che nasconda un fondo di verità – maledizione, quanto detesto dover dare ragione alla categoria dei tromboni. Comunque, regalare una guida di viaggio mi sembra sempre un gesto di sommo buon auspicio: vai, ti divertirai, scoprirai delle cose nuove, trascorrerai momenti spensierati. Di questi tempi – coi viaggi a lungo raggio tornati nemmeno troppo all’improvviso più impervi – una raccolta di itinerari “italiani” potrebbe rappresentare una validissima soluzione. Lonely Planet ne raccoglie qua 52 – uno a settimana per un anno intero, in pratica – occupandoci egregiamente i weekend ed esortandoci a vagare per borghi, città e luoghi relativamente vicini ma forse ancora poco battuti.

*

Leonardo Bianchi
Complotti! Da Qanon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto
(Minimum Fax)

Ho condiviso con Leonardo Bianchi un divano al Salone del Libro. Io ho espresso la mia simpatia per quell’innocuo complotto che teorizza l’immortalità di Keanu Reeves e lui, che ai complotti ha deciso di dedicare un saggio intero, mi ha raccontato come si “costruiscono” le fandonie di maggior successo e cosa può trasformarle in ostacoli veri per la convivenza civile, oltre a un potente veleno che deforma il dibattito pubblico. Dal Pizza-gate agli Illuminati, un testo per esplorare la faccia più irrazionale del nostro rapporto con la realtà, l’informazione e la scienza. Se li conosci li disinneschi, mi verrebbe da pensare… ma forse la faccenda è assai più complicata di così. Nel dubbio, vi auguro di non trovarvi a Natale seduti a tavola con una schiera di complottisti agguerriti. Voi, se potete, opponete una strenua resistenza.

*

Con la certezza di aver scordato circa l’86% dei libri che volevo segnalare, spero comunque di essere riuscita a fornire qualche spunto sfizioso per i vostri doni. Se ce la faccio, mi piacerebbe molto sfornare anche una lista focalizzata sulla narrativa. Vediamo come va. Nel caso servissero consigli miratissimi e personalizzati, mi trovate con indefessa costanza su Instagram o nel nostro bellissimo gruppo Telegram. Per frugare ulteriormente, vi indirizzerei senza indugio anche alla ricca categoria Libri qua sul blog.

 

Esordirò con un’osservazione un po’ ridicola. La quarta di copertina m’aveva infuso un certo senso d’allarme perché Mio, la nostra protagonista, pare lì per lì motivatissima da un unico scopo: utilizzare la sua vista prodigiosa – per quanto fisiologicamente fondata – per attribuire un colore specifico a ogni singolo essere umano che incontra. E io, che sono arida e tendente all’assurdo, ho subito pensato ECCOCI QUA, UN ROMANZO SULL’ARMOCROMIA… MA IN GIAPPONE! Alla faccia della mia pochezza d’animo, però, Le vite nascoste dei colori di Laura Imai Messina – in libreria per Einaudi – si prefigge scopi ben diversi, con la delicatezza di un’ala di farfalla.

Che accade in questo libro? Dipende dall’occhio.
La dorsale principale – a livello di movimento di trama, almeno – è quella dell’incontro tra Mio e Aoi, che nasce come fortuita collisione tra cuori carezzevoli ma nasconde trame e predestinazioni che arrivano da lontano.
Mio è l’ultima discendente di una stirpe di creatori di kimono nuziali, l’indumento più complicato e ricco di significati simbolici della produzione indumentaria del Giappone tutto. La sua famiglia gestisce con sapienza un atelier specializzato in shiromukudalla tintura del tessuto alla vestizione della sposa. Mio è cresciuta sbirciando di soppiatto le giovani donne assistite dalla madre e dalla nonna, ma anche beandosi delle innumerevoli sfumature della stoffa. Il suo rapporto col colore è totalizzante, ma non tanto per sghiribizzo o ossessione. Mio è strutturata, proprio a livello ottico, per percepire una gamma cromatica molto più ampia del consueto e questa capacità di vedere il colore e di interpretarlo diventerà il suo cammino d’elezione, anche da grande. Il fatto che Mio veda più sfumature degli altri – e che cerchi di descriverle costruendo, di fatto, un vocabolario prodigioso che un po’ attinge dalla storia e un po’ vive d’accostamenti suggestivi – non la trasforma in una mazzetta Pantone ambulante, ma in una sensibilissima cartina tornasole che cattura anche quello che si agita sotto la superficie.

[Parentesi di puro fascino visivo: lo shiromuku è fatto così. La foto viene da qua.]

E Aoi? Aoi ha un’impresa di pompe funebri. Se la famiglia di Mio affianca chi, col matrimonio, sta per intraprendere una vita nuova, Aoi è custode dei riti che governano il corpo dei defunti e consolano i rimasti. È un ragazzo gentile, abituato a confrontarsi con le persone durante i momenti in cui meno vorremmo essere visti – mentre soffriamo, mentre ci separiamo da chi abbiamo amato. Anche nel suo caso, non pare sia un talento che nasce dall’allenamento o dal quella patina di cinismo disincantato che finisce quasi sempre per rivestire chiunque svolga un mestiere – e lo svolga bene – per un lungo lasso di tempo. Aoi non ha timore della morte perché è nell’accudire la vita – che si tratti di un giardino o di chi incontra – che si radica davvero il suo talento. E Mio, che sta invece al mondo col freno a mano tirato, timorosa di scoprirsi, di sbilanciarsi nel sentimento e di finirne incenerita come già ha visto accadere, più che alla vita che prosegue pensa al passato che non si può più modificare. A paralizzarla, forse, è la vastità delle possibilità che intravede nello spettro cromatico – che si tratti di fiori o di anime – che rende ricchissimo ma anche soverchiante il mondo in cui si aggira. L’unico a cui non riesce ad attribuire un colore, però, è proprio Aoi. Ed è da lì che comincerà il loro cammino.

Mi sono ingrovigliata già a sufficienza su Mio e Aoi, ma il loro incontro non è l’unica tesserina del mosaico. È un libro che parla di famiglia e di identità, di ricordi inattendibili – perché filtrati dalle sensazioni che un ricordo inevitabilmente ingloba, di responsabilità, scelta, eredità e sacrificio. Come il colore di una persona poco si intuisce se quel dono ci manca, tanto di quello che è davvero decisivo può restare taciuto e sepolto, anche se modifica in maniera irreparabile la nostra rotta.
Insomma, se il nucleo sono Mio e Aoi – e i loro sguardi complementari -, tantissimo fa anche l’atmosfera e l’accurata levità di Laura Imai Messina. Parte del fascino che, da lettori “altri”, attribuiamo a un romanzo ambientato in Giappone si annida anche in quello che di quei posti ci viene permesso di scorgere, credo. La precisione dello sguardo di Mio non troverebbe espressione senza una cura analoga della parola e del contesto. Quel che ci viene restituito è un Giappone fatto di piccoli quadri ricchi di dettaglio che mettono in comunicazione il nuovo con l’antico, la tradizione col quotidiano. Già l’esplorazione dei colori è un campo di gioco significativo, perché riesce ad abbracciare sia estetica che bagaglio simbolico, radicato in una cultura che col colore cercava di catturare l’armonia, ma organizzava anche il funzionamento gerarchico dei suoi gruppi sociali, tanto per fare un esempio. Ed è mettendo in fila tanti minuscoli moti dell’animo e facendoci pensare a quale mai potrebbe essere la sfumatura della parte posteriore della foglia del salice o del fondo di un armadio che Laura Imai Messina traccia per noi la parabola volubile e complessa di un amore che sboccia. E quando accade? Quando, finalmente, scegliamo di mettere da parte la paura e di correre il rischio di ricorrere alla verità… svelando i nostri veri colori.

Dunque, questo post può essere utilizzato in due modi.
Uno. Può fungere da fonte di ispirazione per rimpolpare il vostro scaffale di illustrati di raro pregio e ricchezza tematica – con utili sconfinamenti nel campo narrativo, anche.
Due. Può fungere da mini-passaporto per cominciare ad esplorare le vaste praterie di Zalando Privé, spin-off di Zalando che ospita offerte “a tempo” per abbigliamento, accessori e casa – a prezzi particolarmente scontati.
Perché ho scelto i libri con le figure? Perché li amo profondamente e perché rendono le contaminazioni visive molto più immediate. Vero, è un approccio un po’ Pinterest… ma l’esercizio si è dimostrato istruttivo e anche spassoso. Che cosa troverete, quindi? Libere associazioni tra il letterario, il visivo e lo spendaccionesco. In coda, qualche appunto pratico su come funziona Zalando Privé – che ringrazio già per avermi lasciata divertire.

Partiamo!

*

Ai Yazawa
I cortili del cuore
(Deluxe)
Panini Comics

Lo so, Ai Yazawa forse merita un po’ del nostro rancore per non aver mai finito Nana, ma che devo fare… l’ho amata in gioventù e il suo tratto ricchissimo e insolito ha a lungo sostenuto la mia passione per lo strambo, la moda e l’invenzione. Ritrovare sugli scaffali un’autrice che mi ha accompagnata così tenacemente – forse contribuendo in maniera significativa anche al mio inquietante Periodo Borchiato Della Tarda Adolescenza – è fonte di gioia. Da qualche mese, Panini ha sfornato queste nuove edizioni (con numerose pagine a colori) dei Cortili del cuore, riportandoci nel microcosmo – invecchiato benissimo – della premiata ditta Happy Berry.
Che si metterebbe Mikako Koda – quando non si disegna da sola le sue favolosità? Ecco un’ipotesi.

Coach | Patrizia Pepe | Calvin Klein

*

Emil Ferris
La mia cosa preferita sono i mostri
(Bao Publishing)

Parlo spesso di questo libro e le cose non faranno che peggiorare alla comparsa del secondo volume – Amazon indica settembre 2020 come data di uscita, ma non sono mai molto bravi con i metadati, quindi tenderei a non fidarmi. Emil Ferris è appena stata a Lucca Comics, con tanto di mostra delle sue strabilianti tavole a penna, e mi auguro che qualcuno abbia sollecitato con veemenza Bao al grido di DATECI I MOSTRI DUE. La mia cosa preferita sono i mostri è ambientato nella Chicago del ’68 e affronta con una sensibilità rara e un raggio d’azione sterminato il lato oscuro dell’essere umano, sia dal punto di vista storico – una grande porzione del libro racconta le vicissitudini di una transfuga della Germania nazista – che quotidiano. Anche chi amiamo di più può trasformarsi in un’entità terrificante? Perché gli altri temono quello che non conoscono e non controllano? Quanti rischi siamo disposti a correre per restare fedeli a quel che riteniamo giusto?

Insieme a Karen, una bambina di 11 anni che sceglie di mostrarsi con le fattezze di un lupo mannaro, esploreremo un universo fatto di mostri benevoli – come quelli dei b-movie e dei fumetti horror da pochi spiccioli – e di mostri ben più temibili. Al cuore di ogni snodo narrativo, l’indagine clandestina che Karen sceglie di condurre per far luce sulla morte misteriosa della sua vicina di casa.
E cosa si metterebbe Karen? Lo sappiamo già. Karen porta con fierezza – quasi come una corazza o un mantello dell’invisibilità – un impermeabile da perfetto investigatore privato. Che le sta un po’ troppo grande.

Bristol Textiles | Karen 🙂 | Moves

*

Tim Anderson
Tokyo Stories. Storie e ricette giapponesi
(EDT)

L’immagine non rende giustizia al metallico splendore della copertina – e non ci permette di intravedere nemmeno il rosa fotonico delle pagine. Dovrete fidarvi di me, abbiamo poche alternative. Tokyo Stories è un felice ibrido tra un diario di viaggio e un ricettario. In entrambe le sue accezioni, è un tributo alla multiforme cucina giapponese e all’infinita varietà di spunti mangerecci che Tokyo può offrire ai suoi visitatori e ai suoi residenti. Insomma, è una guida allo street-food da scovare “sul campo” – grazie alla brillante aneddotica e alle fotografie di Tim Anderson – ma anche un manuale di istruzioni per riprodurre i piatti più rappresentativi, amati e ricchi di storia (e di sapore), senza rinunciare a una doverosa componente pop.

Che ci mettiamo? Uno squalo che Hokusai disapproverebbe, uno scenografico kimono e un abitino che somiglia a uno stagno di pesci koi.

Topman | Free People | Foxiedox

*

Jonathan Hickman, Tomm Coker
Black Monday
(Mondadori)

Un’altra delle mie fissazioni è Black Monday, un noir esoterico ambientato nel mondo di Wall Street. Ne avevo parlato anche qui, ma l’ossessione non mi abbandona e sto attendendo con discreta trepidazione l’uscita della terza raccoltona italiana. Il disegno è superbo, quasi cinematografico. E la trama è un magnifico groviglio di dinastie, scranni rituali da occupare, equilibri di potere e voragini oscure. Il grande assunto di fondo è che, dietro al funzionamento della finanza e delle grandi correnti di pensiero che regolano la vita economica del pianeta, ci sia – e ci sia sempre stato – Mammona, in una delle sue plurime emanazioni. Dalla crisi del ’29 a quella più recente dei subprime, l’avidità ha sempre avuto un prezzo… e non esiste conoscenza che si possa ottenere senza offrire qualcosa in cambio.

Chi ha venduto l’anima al diavolo ci ha guadagnato anche un servitore sovrannaturale e non dovrà più sporcarsi le mani – almeno materialmente. Georgia Rotschild e la sua fantasmatica controparte combattono, nei primi due volumi, per riemergere dall’esilio in cui erano state relegate e tornare a sedersi nel cerchio dei potenti, sfoderando anche un più che discreto senso del teatro.
E che ci vogliamo mettere, mentre pesiamo il cuore dei nostri nemici su una bilancia d’oro?

Roberto Cavalli | Patrizia Pepe | Zac Posen

*

Fedrica Magrin & Laura Brenlla
Atlante dei mostri e dei fantasmi più spaventosi
(White Star)

Avere un figlio di tre anni mi autorizza ad accumulare senza il minimo ritegno tomi illustrati che affrontano qualsiasi argomento dello scibile umano. Vogliamo forse trascurare i mostri e i terrori del mondo? Giammai! Cesare DEVE conoscere le insidie di Scilla e Cariddi! Questo atlantone illustrato chiama a raccolta le creature fantastiche delle latitudini più disparate, costruendo una grande mappa delle belve leggendarie più emblematiche del mondo. Il libro è diviso per aree geografiche, con l’aggiunta di sezioni tematiche (la mitologia greca è fondamentale, Cesare!) e paginoni doppi per i mostri che hanno saputo invadere con grande capillarità il nostro immaginario, dalla viverna al kraken.

Cosa si metterebbe una fattucchiera come si deve? Parecchie cose.

Keepsake | Coach | Patrizia Pepe

*

Virginie Aladjidi – Emmanuelle Tchoukriel
Inventario della natura
(L’Ippocampo)

L’Ippocampo ha sfornato, negli anni, un ventaglio davvero ampio di Inventari illustrati. Quelli “specializzati” sono numerosi e ben possono rispondere alle curiosità più sfaccettate, dagli insetti agli animali dell’oceano, passando per fiori, alberi, creature di montagna e dinosauri. L’inventario della natura è un compendio che ambisce a radunare le piante e le bestie che meglio rappresentano – per rilevanza, diffusione e presenza nel nostro immaginario – le grandi famiglie di riferimento. È pensato per essere sfogliato come un album e, in 500 pagine, ci porta a spasso per mari, terre emerse e continenti lontani. Le illustrazioni sono intuitive, meticolose e degne del più nobile degli atlanti naturalistici. Potenziali applicazioni: bambini curiosi che vogliono orientarsi meglio tra vegetali, fiori e animali, senza trascurare la vasta schiera di “grandi” che non hanno mai smesso di guardare con gioia e autentico trasporto i documentari. Perché la famiglia Angela sarà sempre un faro nella notte.

I pattern naturalistici sono un classico intramontabile. Potevo marciarci per circa sei anni, ma ho fatto del mio meglio per restringere il campo.
Un tributo alla flora? Eccoci.

Etro | Stella McCartney | Sister Jane

E la fauna? Non possiamo di certo ignorarla.

River Island | Melvin & Hamilton | Lost Ink

*

Mi sono auto-imposta un traguardo, perché le associazioni da inventare e i potenziali libri da consigliare sono virtualmente infiniti. Andremo avanti con l’esperimento? Sarebbe bello. Per ora, però, fingo di ritenermi soddisfatta e, mentre attendo che i miei acquisti arrivino a destinazione, ecco qualche informazione su Zalando Privé.

Come funziona? Zalando Privé è un fratellino di Zalando e raccoglie, quotidianamente, una gran quantità di offerte a tempo. Ogni giorno, infatti, vengono attivate delle sezioni nuove, che rimarranno “accese” per un periodo più o meno breve per poi tornare a inabissarsi, trascinando nelle profondità dello shopping on-line i loro sconti molto succosi. Ecco, quello è un aspetto rilevante… insieme alla varietà delle proposte. Ci sono solo marchi IPER esosi? No, c’è un po’ di tutto. Troviamo abbigliamento da donna, uomo e bambino, ma anche accessori per la casa, cancelleria, gioielli, articoli sportivi e, ovviamente, borse e scarpe. Si possono trovare offerte “per brand” – ciao, ecco qua tutto Missoni / ciao, ecco qua tutte le Adidas del mondo – o per “tema” – ciao, ecco qua un sacco di idee per vestirsi in ufficio / ciao, ecco qua tutti i trench – e anche per “velocità” di consegna. Al fondo della home, per gli acquirenti più organizzati, ci sono pure i trailer delle offerte in arrivo, inseribili con gran comodità nel vostro Calendar per scongiurare le dimenticanze. Come accennavo all’inizio, i grandi marchi convivono con designer meno conosciuti o con linee molto accessibili, il che rende anche interessante l’esplorazione quotidiana.
Un consiglio pratico? Fateci un giro. È tutto particolarmente auto-esplicativo e fruibile, nonostante la mia lenzuolata di indicazioni.
Vi lascio il link, che fa sempre comodo.

Buone ricerche e, come al solito, buone letture.

Vi avviso, questa Wishlist parte bene… e poi sprofonda nel surrealismo. Ma il bello dei desideri è anche quello: coltivare l’assurdo, il bizzarro, il poco plausibile. Siamo bravi tutti a comprare le cose che servono. Ma sono quelle improbabili che ci rimettono in contatto con le nostre pulsioni più autentiche, libere e vitali.
POTERE ALLE COSE A CASO! CHI SE NE IMPORTA!
Ecco.
Dopo questa interpretazione filosofica assai traballante, ecco che cosa mi sta piacendo molto in questo periodo.

***

La passione per gli orecchini GROSSI continua ad animarmi furiosamente. E si scatena in tutta la sua potenza quando si tratta di pezzi unici, ispirati all’arte, alla storia del costume e all’Oriente. Dunque, Lebole Gioielli sforna una quantità di collezioni quasi ingestibile – e vale la pena frugarle un po’ tutte – ma, complice Giorgio Amitrano, mi sono particolarmente invasata con gli orecchini Iro Iro. Pietre naturali e ottone galvanizzato oro, più sete di antichi kimono. Ogni orecchino è diverso dall’altro. E penso proprio che “Lady” Murasaki approverebbe.

*

Quando è partito il pezzo “autunnale” del mio lavoro con Scholl, sono stata travolta da numerose indecisioni. Perché, per quanto io ami gli stivaletti in nappa, mi sono anche resa conto di non avere praticamente nulla di veramente antipioggia. C’è anche da dire, però, che tutti gli stivali di gomma che vedevo in giro mi sembravano scomodi. Di quelli che ti fanno venire le bolle perché ti balla dentro il piede e passi la giornata sentendoti una papera storpia. Scholl, però, ha fatto i Taty, un modello super impermeabile ma con la suola Memory Cushion, come tutte le sue altre calzature, e una ragionevolissima fodera interna in tessuto confortevole. E sono pure splendenti, di un gioioso PVC lucido come il cranio di Alien – cosa per me assolutamente favolosa. Il problema è che la selezione delle scarpe per la stagione gelida l’ho fatta più o meno ad agosto e, influenzata da un’ottimismo insensato, ho deciso che la pioggia non esisteva e ho preso le Peyton. Che sono valentissime e che uso praticamente tutti i giorni, ma rispondono a un bisogno differente rispetto ai Taty. Insomma, alla fine della fiera, i Taty vincono un posto in wishlist. E mi sono rimasti sul gozzo.

Non mi dilungo ulteriormente sui miei dilemmi, ma vi comunico volentieri che Scholl ha deciso di sfornare un codice sconto solo per noi. È la prima volta che l’azienda fa un esperimento di questo genere, quindi spero di fare un’ottima figura ma anche di risultare utile a voi che vedete passare queste scarpe ormai da qualche mese. Ma veniamo ai dettagli pratici. Con TEGAMINI20 ci sarà il 20% di sconto fino al 22/11 su tutta la collezione autunno-inverno che trovate sullo shop di Scholl. È valido solo online, non è cumulabile ad altre promozioni in corso e si può usare anche più volte. Evviva!

*

So di essere un po’ ridicola, ma se posso vestire Cesare con cose dall’aspetto zoomorfo sono sempre molto contenta. Mi sbizzarrisco con calzine coi musetti, pantaloncini con creste di dinosauro e l’ho portato in giro per lungo tempo (quand’era piccolo piccolo) in una surreale tuta imbottita da orsacchiotto. Spero che qualcuno mi fermi – magari addirittura lui – ma, nel frattempo, mi godo queste assurdità. Ho scoperto Donsje, un brand di Amsterdam che produce vestiti basic di ottima qualità e accessori (con materiali altrettanto favolosi) a forma di bestia. Il mio suggerimento è di spulciarvi tutto lo shop – soprattutto LE SCARPE -, mentre io pondero sull’effettiva possibilità che i capelli del mio infante stiano tutti quanti sotto a una cuffia da koala.

*

Desiderare libri come condizione mentale perenne. Sto attraversando una fase di folle (e doveroso) entusiasmo per l’Ippocampo e ho appena scoperto un nuovo Atlante. Là fuori ci sono atlanti di ogni genere. atlanti dei luoghi maledetti e/o immaginari, atlanti delle isole misteriose, ATLANTI. A fine ottobre è uscito anche l’Atlante delle zone extraterrestri di Bruno Fuligni, un volume illustrato che ci offre una rigorosa mappatura – tra leggende metropolitane, oggetti volanti non identificati e iniziative scientifico-governative – dei presunti punti di contatto tra umanità e intelligenze aliene.

*

Visto che abbiamo già abbandonato il pianeta, direi di proseguire fino alla più lontana lontana delle galassie. Nelle mie peregrinazioni esplorative alla scoperta di Amazon Moda, ho scovato una valida alternativa alle vestaglie in cui mi avvolgo quotidianamente per lavorare a casa. Ebbene, perché limitarsi a una vestaglia quando puoi metterti un confortevole mantello di Darth Vader? VOGLIO DIRE.

*

E per questa settimana è tutto. Che il Lato Oscuro possa sempre vegliare sul vostro salvadanaio. :3

Mi sono resa conto che le listine vi garbano. E anche a me non urtano particolarmente, anzi. Mi impongono un certo sforzo di sintesi che le rende forse più fruibili rispetto alle mie consuete lenzuolate. Ciò detto, ecco qua quattro libri (tre romanzi e un saggio “sentimentale”) che ho apprezzato in questo periodo. Sono scompagnatissimi fra loro, ma non mi pare uno svantaggio. Ci sarà (potenzialmente) qualcosa di bello per tutti. O almeno spero.
Procedo con celerità.

***

M. T. Anderson
Paesaggio con mano invisibile
(Rizzoli)
Traduzione di B. Capatti

Un adolescente racconta le trasformazioni della società statunitense dopo lo sbarco sul nostro pianeta di una specie aliena. I vuuv sono esseri tozzi e sgraziati, dotati di una tecnologia capace di renderli quasi onnipotenti. Il loro arrivo determina il collasso dell’economia terrestre, che si riconverte alle esigenze produttive vuuv, distruggendo di fatto il tessuto delle comunità umane e generando una disparità siderale tra i ricchi – quelli più vicini agli alieni – e i poveri – tutti gli altri. Il romanzo è costruito “a dipinti”: Adam, infatti, è un artista, ed è attraverso i suoi quadri, i suoi disegni a carboncino e i suoi schizzi che ci ritroviamo progressivamente immersi in un mondo nuovo, dove la schiavitù è una realtà e anche i sentimenti possono diventare materiale di simulazione.
Un romanzo stranissimo e crudo, una piccola storia fantascientifica di ribellione, di disperazione e di lotta per preservare il bene più prezioso che possediamo: la dignità (nonostante le conseguenze invalidanti dei virus intestinali cronici).

*

Paolo Giordano
Divorare il cielo
(Einaudi)

Dunque, è il primo romanzo di Giordano che leggo. Perché, mio malgrado, soffro della sindrome del lettore rompicoglioni: se una roba la leggono tutti ne diffido automaticamente. Molto spesso ci prendo, altre volte mi perdo qualcosa di bello. Ecco, a questo giro mi sono sforzata di zittire la vocetta da lettrice rompicoglioni e ho deciso di provare a fare amicizia con Giordano. Non ho idea di come siano gli altri suoi libri, ma Divorare il cielo è un polpettone che ti fa venire voglia di vedere come va a finire. La vicenda ruota attorno a un quadrangolo amoroso – esisterà il “quadrangolo amoroso”? Chi può saperlo – dalle radici adolescenziali e dagli sviluppi devastanti. Teresa, di anni quindici e rotti, passa tutte le estati a Speziale dalla nonna, in Puglia. Una notte si ritrova in piscina tre bagnanti clandestini. Li guarda dalla finestra – mentre vengono scacciati senza molti riguardi dal padre e dal tuttofare della villa – e, anche se non può ancora sospettarlo, continuerà a guardarli per i due decenni successivi (o quasi), finendo anche per trasformarsi nel loro occhio del ciclone, il punto verso cui tutti e tre convergono, si scontrano, gravitano e si aggrovigliano, pur da distanze e con intensità variabili. I tre – Bern, Nicola e Tommaso – sono fratelli a tutti gli effetti, anche se il sangue non li lega. Vivono tutti quanti alla masseria confinante con la villa di Teresa, in una sorta di famiglia allargata capeggiata da un benevolo ma complicato figuro che legge loro la Bibbia, organizza funerali per i passerotti stecchiti, elogia le virtù del sano lavoro manuale e professa la reincarnazione. Che cosa potrà mai andare storto? Parecchio. Ma tante tribolazioni saranno comunque punteggiate da nitidissimi momenti di felicità, perdizione, speranza e gioia.
Nonostante tutto l’impianto del romanzo dipenda dalla quasi totale incapacità di Teresa di comprendere con esattezza che cosa le stia succedendo – o di interpretare i tormenti altrui -, l’intreccio dei piani temporali funziona molto bene e, nonostante certi episodi siano un po’ “iperbolici” per i miei gusti – e pure un po’ WTF -, il lavoro di scavo psicologico sui personaggi è davvero riuscitissimo. Insomma, mi sembra di aver trovato il modo di apprezzare Giordano. O almeno questo libro. Vittoria!

*

Rossella Milone
Cattiva
(Einaudi)

Quanti romanzi e/o opere di assortita non-fiction ci sono sulla maternità? Millemila. Quanti di questi libri sono prescindibilissimi, stucchevoli e anche un po’ fastidiosi, con quella loro patina forzata di GUARDAMI SONO UNA MAMMA PASTICCIONA TI RACCONTO COME FUNZIONANO LE COSE CON ARGUZIA E CORROBORANTE DISINCANTO SONO CERTA CHE TROVERAI I MIEI GUAI TANTO CONFORTANTI E ALLEGRAMENTE SCANZONATI? Quasi tutti. Ecco, è raro imbattersi in una narrazione materna come quella della Milone. E mi sento di ringraziarla, sul serio. È un libro che si legge in un paio d’ore, ma che riesce a filtrare in maniera potentissima nelle pieghe dei ricordi (spesso freschi) di chi ha più o meno recentemente vissuto l’esperienza della nascita di un figlio. È il primo libro di questo “filone” che mi sembra voglia prendere sul serio le mamme, riconsegnandoci – con una lingua bellissima – quei momenti di profonda gioia e di profonda difficoltà che fanno parte dell’universo nuovo che ci troviamo ad attraversare insieme ai nostri bambini, senza sapere bene come si fa. È una storia di istinti confliggenti ma, soprattutto, di correnti sotterranee che ti trascinano lontano e di piccole ancore – che sembrano non fare altro che mangiare, piangere e riempire pannolini di roba immonda – che hanno immancabilmente il potere di restituirti il cuore.

*

Giorgio Amitrano
IRO IRO
(DeA Planeta)

Giorgio Amitrano è un’istituzione. Accademico e traduttore “ufficiale” per l’Italia dei più grandi narratori giapponesi, è da tempo immemore un vero punto di riferimento per chi si occupa di cultura nipponica, dalla letteratura all’intrattenimento. IRO IRO è il suo primo saggio – di taglio gioiosamente autobiografico – sul Giappone. È un testo “colto” ma lontano dai toni specialistici, un ordinato divagare che tocca i nodi salienti della società, della storia e dell’impianto “visivo-filosofico” giapponese reinterpretandoli con la sensibilità di chi ha fatto di quel paese materia di studio e di fascinazione perenne. Dall’arte della calligrafia al karaoke, Amitrano ci fa da guida in uno splendido puzzle di suggestioni letterarie, artistiche e cinematografiche – rigorosamente raccolte nella bibliografia finale -, consegnandoci un diario di bordo in cui i ciliegi in fiore convivono con i robottoni e gli haiku spuntano come isolette fra le pagine di Murakami. Delizioso.

 

Il mio amore per la cancelleria è vasto è smisurato. Colleziono quaderni troppo belli per essere utilizzati, penne mirabili e graffette a forma di cose assurde – tra cui pinguini e orsi polari. Adoro i bigliettini, gli adesivi, i portamatite e i blocchetti. Rubo pure le biro degli alberghi, ma anche quelle brutte. Perché comunque sono delle biro. E le biro sono il bene.
Di tanto in tanto, poi, vengo travolta dalla necessità di rendere più sistematiche le mie passioni. E mi ritrovo a costruire ordinatissime cartelline di bookmark in cui cerco di far confluire tutto quello che amo da mesi in maniera dispersiva e caotica. Ecco, questo post nasce esattamente dalla nobile esigenza di compilare un affidabile mini-database delle cartolerie online che vorrei monitorare con più attenzione e sensatezza. E visto che il grosso dello sforzo consiste nel ritrovarli, questi benedetti shop o quel che vi pare, buttare giù un elenchino anche qui mi sembrava faccenda di poco conto. La speranza è quella di donarvi emozioni impareggiabili e, magari, di raccogliere anche qualche suggerimento aggiuntivo – a beneficio mio e della collettività tutta.

Pronti?

Pronti.

Ecco un po’ di cartolerie virtuali (più o meno definibili “cartolerie”) che vorrei sommergere di soldi.

***

LIBRIMUTI2

Libri Muti (Slow Design)

Dei Libri Muti avevo già parlato in una Weekly Wishlist, credo – oltre ad aver condiviso su Instagram un regalo bellissimo di Rigadritto -, ma visto che sono incredibilmente meravigliosi mi pare opportuno ribadire il concetto. Che cosa sono i Libri Muti? Sono dei quaderni. Che somigliano a dei libri. Perché sono legati come dei libri. E hanno la copertina. E le pagine di un’ottima carta. Bianche, però. Quindi voi potete prenderli e scriverci dentro quel che vi pare. Quelli di Slow Design – impresa fiorentina di rara saggezza – riprendono le copertine classiche di capolavori letterario-scientifici di ogni epoca e sono oggetti splendidi, oltre che quaderni funzionali e rispettabilissimi.

*

slideshow_2

Present /&/ Correct

P&C è stato fondato nel 2009 da una coppia di grafici londinesi. Inizialmente doveva ospitare le creazioni dei fondatori, opere meritevoli di altri designer e chicche vintage scovate in giro per l’Europa, ma si è ben presto trasformato in un progetto in perenne evoluzione. Tra le ispirazioni dichiarate: i compiti, gli uffici postali e la scuola.
Oggi c’è praticamente di tutto. Dai multicassettini di legno per organizzare la scrivania ai francobolli bulgari degli anni ’60. Ogni oggetto è deliziosamente retrò e selezionato con palese passione e cura maniacale.

*

Mamegoma-Pencil-Case-3_1024x1024

Kawaii Pen Shop

Un vasto deposito votato alla diffusione globale dei colori pastello e della cancelleria nipponico/asiatica. Non è un’accozzaglia di quaderni di Hello Kitty, tanto per capirci, ma un posto interessante dove trovare accessori “orientali” che conservano la loro giocosità pur non somigliando in maniera smaccata ai patacconi che potremmo trovare nell’uovo di Pasqua. Altra nota positiva, spedizione gratuita.

 *

fox-croud-wallpaper

Season Paper Collection

Julie Costaz e Mélissa Le Vaguerèse, designer tessili, hanno fondato Season Paper nel 2012. Il brand sforna due collezioni l’anno di prodotti cartacei (quaderni, biglietti, carta da parati, carta da regalo…). Tutto viene realizzato a Parigi con materiali provenienti da foreste sostenibili europee. La specialità delle estrose signorine sono i poeticissimi pattern disegnati con le loro manine d’oro.

*

WS-SUN-bassa-1000x1005

Write Sketch &

Un po’ di made in Italy milanese, che gioia. Anche in questo caso, dobbiamo la nostra gratitudine a una coppia di creativi – Matteo Carrubba e Angela Tomasoni – che, dopo una decina d’anni di militanza nell’art direction per la moda e il design, hanno deciso di dedicarsi alla cancelleria di qualità eccelsa. WS& nasce nel 2014 con una linea di quaderni geometrico-postmoderni a cui si sono aggiunti, negli anni, formati e prodotti diversi. Oggi troviamo copertine metalliche, tutto l’occorrente per scrivere e favolosissime tote-bag plissettate.

*

Schermata 2018-02-01 alle 09.16.48

Jo & Judy

Brand tedesco ad altissimo coefficiente di instagrammabilità, Jo & Judy è un po’ più orientato al “design da scrivania” che alla cancelleria in senso stretto. Ci sono soluzioni esteticamente armoniosissime per numerose esigenze fin troppo reali (che ne so, trovate anche i planner per ricordarvi i compleanni), ma anche piccoli gioielli e ninnoli per rendere bellissimo il vostro spazio di lavoro. Lo shop è consultabile per aree tematiche e per filtri cromatici… e tutto grida fortissimamente MOODBOARD.

*

Schermata 2018-02-01 alle 09.39.37

Paperchase

Paperchase è una colossale catena britannica specializzata in cancelleria di ogni forma e dimensione (da quella più pacata alle assurdità totali), con un occhio di riguardo allo scemenzame variegato e all’occorrente per il crafting. L’assortimento è vastissimo e l’attenzione ai “fenomeni pop” del momento è decisamente spiccata. Volete i cactus? Volete gli unicorni? Volete i glitter? Volete le frasi motivazionali – ma non quelle zuccherose? Volete i fenicotteri? Bene, da Paperchase c’è. E finalmente hanno deciso di spedire in tutto il mondo.

*

zeldalibro

Scrapzelda

Penso che Camilla – già superlativa di suo – non abbia bisogno di presentazioni. E forse nemmeno il suo shop, ma parliamone lo stesso. Perché Camilla è riuscita a tirare fuori dal cassetto un po’ il sogno di tutte/i: fare (anche) la cartolaia. Da lei, oltre all’ormai proverbiale agenda annuale, troverete quaderni, adesivi e accessori per lettori incalliti, come i segnalibri a barchetta con gli elastici colorati. Evviva!

*

Schermata 2018-02-01 alle 10.03.38

Out of Print

Out of Print non è precisamente un brand di cartoleria, ma una specie di paradiso per i lettori che non sanno come vestirsi. L’impresa è cominciata con le magliette letterarie – con stampate sopra le copertine “vintage” dei grandi classici – e l’assortimento si è gradualmente espanso per ospitare le sportine di tela, gli astucci, le calze, le spillette, i quaderni e centomila altri articoli per chi ama leggere e (probabilmente) anche scrivere. Amore del Cuore si è abbigliato per anni solo da Out of Print.

*

01303312-editor-diary

Sticker Stack

Un negozione britannico – ancora una volta – specializzato in adesivi tenerelli, cancelleria vergognosamente appagante dal punto di vista visivo e accessori funzionalissimi per organizzare lo studio, il lavoro e l’esistenza in generale. Tutto arriva dall’Asia – in particolare dalla Corea e dal Giappone – e, cosa non frequentissima, è anche possibile una ricerca per brand – il che è ancor più invasante perché poi finisci a cercarti anche quei brand lì, trasformando la tua wishlist in una specie di abisso senza fondo. La componente kawaii, in questo caso, è praticamente nulla. Ma giuro che non se ne sente la mancanza.

*

Bonus finale, un libro che credo mi comprerò fra cinque minuti.

514isjVAsuL

*

Il mondo è vasto e sono certa di ignorare l’esistenza di un’infinità di luoghi pieni zeppi di cancelleria che invece voi conoscete come le vostre tasche. Ecco, raccontatemi tutto, se vi va. Che nella mia cartellina di bookmark c’è ancora un sacco di spazio. Per il resto, in alto i pennarelli!

*

EDIT MIGLIORATIVO

Grazie ai preziosi contributi raccolti su Facebook – tanto amore per voi! – ecco qualche altro link favolosissimo per proseguire con lo shopping.

Pleased To Meet
Papier Tigre
kikki.K
Erin Condren

Accadono un mucchio di cose, in questo periodo. E io sono contenta, perché ho gli occhi grandi e una specie di scomparto/cassapanca adibito alle curiosità e alle avventure che aspetta sempre di essere riempito. Nonostante le numerose spedizioni scientifiche e le rigorose analisi speleologiche, però, non s’è ancora capito se lo scomparto/cassapanca abbia un fondo. La teoria più accreditata vota per l’ipotesi abisso-senza-fine. Che è una buona notizia, se ci pensiamo, soprattutto quando si inciampa in una coccosità da raccontare. Perché non capita spesso, ma ogni tanto succede che si faccia qualcosa per la prima volta.

Perché io non sono abituata ad andare ai corsi di origami. Non so bene come funzionino, le vostre giornate, ma io non mi diletto abitualmente con la nobile arte della piegatura della carta. Non faccio quasi da mangiare, mi rifiuto di imparare a stirare. Figurati se mi metto lì a piegare dei pezzi di carta carina.

***

1740465_209642815900497_2137399360_nChe a vederli così sembra facile. Ma volano le bestemmie, quando tocca a te.

***

È successo che Sony si è inventata dei nuovi Vaio – tutti sottilissimi, tutti leggerissimi, tutti snodatissimi. Ce n’è uno con lo schermo che si stacca della tastiera gridando “sono un Transformer tablet-pc-e-viceversa! YOLO! Fai di me ciò che vuoi!”. E un altro ha lo schermo che gira al contrario tipo esorcismo-touchscreen. Ve lo giuro, me l’hanno aggeggiato davanti per quindici minuti ma non ho ancora capito quale stregoneria gli consenta di piegarsi di qua e di là. Un portatile, siori e siore, ma ora diventa un portatile con lo schermo ribaltato sul coperchio, siori e siore, non c’è trucco e non c’è inganno! -, dicevo, Sony si è inventata questi pc portatili che fanno i miracoli e, per farci divertire ancora di più, ha pure organizzato una lezione di origami con un’adorabile signorina maestra giapponese che era così giapponese che sembrava finta.

***

sony experience tegamini 4

sony experience tegamini 1

1741139_623867327708191_331093000_n

***

Dunque, Kayoko si è rimboccata le maniche del kimono, ci ha spiegato da dove vengono gli origami – i nobili giapponesi superglamour, intorno all’anno 1000, facevano regali a un sacco di gente… e molto spesso la piegatura della carta faceva parte del regalo, oltre che funzionare da sfarzosa confezione -, ci ha raccontato la storia della gru – leggiadro simbolo di speranza e pace – e ha cercato di insegnarci a piegare una farfalla e un fiore di loto. Io, che ho la manualità di un orso di pezza con la congiuntivite, ho più volte gridato aiuto. Li volevo far bene i miei origami, ci tengo tantissimo a queste imprese disperate. Mi appassiono, anche se ho le mani di legno. E poi come si può deludere una persona così tenera e adorabile? Kayoko è praticamente commestibile, santo il cielo!

***

sony experience tegamini 2Ora pieghiamo GLU.
Anzi no, GLU è troppo difficile.

***

Al posto di GLU, abbiamo fatto una farfalla e un fiore di loto. Gli origami dovrebbero donare un’anima alla materia inanimata, trasformare la carta in poesia, in arte e fantasmagorica illusione. Bene, la mia farfalla è l’unico origami che non solo non prende vita, ma riesce addirittura a far regredire la materia prima: da splendido quadrato di carta turchese di prima qualità a risma di fogli super economici per la stampante dell’ufficio.
Il fiore di loto, invece, m’è uscito con le proporzioni sbagliate. Ci vorrebbero tutti dei petali che avvolgono magicamente la corolla, ma io avevo solo la corolla. I petali sotto, stitici e storti, manco si vedono. Come esercizio di pura auto-flagellazione, vi invito ad individuare il mio fiore di loto, che spicca per scarsa grazia e assoluta asimmetria in mezzo alle meraviglie di Kayoko. Accidenti a lei e alle sue ditine affusolate.

Insomma, sono un’inetta, ma è stato molto istruttivo. E poi è successa un’altra cosa assolutamente surreale. Perché s’era fatta una certa, e ci hanno generosamente offerto la cena, con sushi, lasagnazze e tutti quei cosini nei bicchierini con le forchettine piccine picciò. La cosa fantastica è che se prendi una dozzina di blogger e li metti davanti a un buffet, i blogger rispetteranno il buffet. Si sistemeranno tutti quanti alla distanza più idonea rispetto alla tavola imbandita e, belli dritti in piedi, faranno le foto al cibo, perfetto e intatto – così com’è. Solo dopo aver fatto la foto al cibo – ed essersi assicurati che tutti i presenti ci siano riusciti senza interferenze e, anzi, con una buona angolazione -, ecco, solo in quel momento si sentiranno autorizzati ad avvicinarsi alla roba da mangiare.

Agli apericena ci vorrebbe un cordone di blogger che ripristinano l’ordine e la civiltà. Altroché pizza fredda e patate coi tocchi di salsiccia unta.
Armonia. Cibo fotogenico. Dagherrotipi.
Mi sembrava di stare alle corse di Ascot. O in una missione di James Bond, nel caso della tizia che fotografava le cosa con l’orologio.

***

Come se non ci avessero cullati a sufficienza, poi, ci hanno anche donato delle cose utilissime. Un po’ di carta da origami – con istruzioni (per infanti) che riuscirò comunque a fraintendere mentre tento disperatamente di piegare un cuore per Amore del Cuore – e la manna delle manne, il bombarozzo-batteria portatile. Me n’ero appena comprato uno di quella serie lì, solo un po’ meno capiente, e già mi sentivo Robocop. Adesso che ne ho due posso sopravvivere anche in fondo a un crepaccio, con un’orda di stambecchi mannari alle calcagna. Anche perché, ormai, l’iPhone mi sta carico per tre ore, poi crolla al 22% e poi si spegne. Una vita grama. Tutte le volte che penso alla batteria dell’iPhone mi viene in mente quel gioco-esperimento per i bambini che amano la scienza… quello con la patata con tre elettrodi conficcati nella buccia che – non so come – fa funzionare un orologio, o qualcosa di altrettanto ininfluente dal punto di vista energetico. E’ così, l’iPhone, ha la batteria che va a patate.

***

🙂

E niente. Volevo raccontarvelo, visto che è stato una tenerezza. Ho anche conosciuto @LaVyrtuosa, finalmente! 😀

Grazie, allora, Vaio-inventori. E’ stato proprio super divertente.
GLU a voi!