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Aspettiamo che la fotografa faccia la post-produzione, ho pensato. Scegliamo un po’ di foto, Amore del Cuore fa qualche prova di impaginazione, gliele ridiamo, lei ce le sistema tutte bene-bene e poi posso sventolarle di qua e di là. Solo che siamo ancora allo step uno, in pratica. Scegliamo le foto, Amore del Cuore? Ma c’è il Milan… di Pippo Inzaghi! Allora le guardiamo domani. Ma domani dobbiamo andare all’anteprima delle Tartarughe Ninja! Insomma, il disagio. Abbiamo una roba tipo seimila foto, in milioni di cartelle. Cartelle in bianco e nero. Cartelle a colori. Cartelle. Dopo numerosi tentennamenti, ci siamo messi lì ad appiccicare dei pallini digitali vicino a quelle che ci piacciono. I miei pallini sono verdi e quelli di Amore del Cuore sono gialli. I pallini sono stati copiosamente distribuiti, ma poi la vita ci ha sopraffatti ancora una volta e non siamo riusciti a cimentarci nell’organizzazione di un ipotetico album. Non ancora, almeno.
Visto che bisognava dare una svolta al processo creativo, qua ci sono un po’ dei nostri pallini colorati delle Matrimoniadi. Le mirabili foto sono opera di Emanuela Balbini, che vorremmo pure ringraziare con tutto il cuore per essere stata pazientissima, disponibile, invisibile, fantasticamente vigile e – tanto per sintetizzare – un casino brava. Ogni volta che passiamo davanti a una siepe o a un muro romanticamente sgarrupato pensiamo a lei che ci grida AMOREGGIATE! (e MENO LINGUA!, anche). Nel mio caso c’è stata anche una lunga serie di SALTA! che un po’ più giù riuscirete ad apprezzare meglio.
Pronti?
Pronti, valà, che sono già passati tre mesi.
Benvenuti al (sommamente frammentario) Fotoromanzo delle Matrimoniadi. Stavo per mettere tutte le foto che possediamo, ma vi ho risparmiato l’omelia di Don Giovanni, Amore del Cuore che si allaccia le scarpe con incredibile perizia, il buffet dei dolci, noi che limoniamo duro con centinaia di metri quadri d’edera alle spalle e tutti quanti i convenevoli. Il buffet dei dolci non l’ho visto nemmeno io, adesso che mi ci fate pensare.

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Qua c’è la mia adorata cognata Alice-Fenice che veste Amore del Cuore in una bizzarra camera d’albergo eletta a campo base della famiglia dello sposone. Si vocifera che Fenice sia la persona più brava della Lombardia ad abbottonare le camicie.
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Qua c’è Beatrice che cerca di capire come farmi somigliare a una persona.
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Un pregevole ricciolo-cannellone, forgiato dalle prodigiose mani di Elena.
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Ottone von Accidenti si è rifiutato di portarci le fedi, così ci siamo rassegnati al tradizionale cuscinetto.
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Vogue Piacenza – Luglio 2014.
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Qua è un po’ il momento in cui ci si domanda se i tacchi sono troppo alti. Certo che sono troppo alti, ma produrrete una tale quantità di endorfine da dimenticarvi delle vostre estremità. E anche di fare la pipì per un’irragionevole quantità di ore.
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Se ce l’ho fatta io, possiamo farcela tutte.
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Là sotto ci siete voi, ma prima o poi vi tireranno fuori.
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Le ragazze di Poesie Sposa non solo vi vestiranno, ma vi allieteranno anche con stupefacenti numeri di magia. Qui, per dire, un aggeggio di seta rosa scaturisce direttamente dalla mia generosa scollatura.
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EVVAI. Ci state ancora dentro. Non siete ingrassate all’improvviso come dei leoni marini!
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Questo, invece, è un po’ il momento in cui vi domanderete se vostro marito sarà in grado di slacciarvi il vestito, in un momento imprecisato della notte. E sarà anche l’ultima volta nell’arco della luminosa giornata del vostro sposalizio in cui sarete in grado di fare un respiro profondo, di quelli che coinvolgono l’intera cassa toracica, con spostamenti di costole e tutto il resto.
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Lì ero un po’ angustiata perché temevo di rossettarmi accidentalmente qualcosa di bianchissimo. Terrore che ha continuato ad accompagnarmi per il resto delle Matrimoniadi.
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Nel frattempo, all’accampamento dei Del Cuore si pensava alle cose importanti.
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Il perché al mondo esistano le occhiaie continua ad essere un mistero.
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Ma guarda. Siete addirittura arrivate.
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A livello di difficoltà, ho patito molto di più a scendere da quella macchina lì che a laurearmi. Anche perché ci sono arrivati tutti dopo a decidere di fare in là la stramaledetta portiera. Quella signora lì con la capoccia bionda è MADRE, Terrore delle Galassie. Ho avuto il divieto di pubblicare primi piani ravvicinati perché ha detto che è rugosa. Quindi ci si accontenterà di inquadrature vaghe e truffaldine.
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Il mio papà che tenta invano di comprendere come camminare di fianco a una persona avvolta in una tonnellata abbondante di organza di seta multistratificata senza causarle un danno permanente.
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Qua eravamo al “vai, papà. Conto fino a tre e vediamo cosa succede”. Nonostante le raccomandazioni, poi, ho continuato a impugnare il BUCHE’ come una Babolat.
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Questa è più o meno l’unica foto in cui non guardiamo entrambi per terra con un’espressione sommamente preoccupata. Si vede che a metà strada ci eravamo ormai convinti di essere capaci. Adesso posso anche chiudere la sfilata di Chanel, ma mangiando un panino con la salamella.
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FIGATA SPAZIALE! Siamo riusciti ad arrivare in fondo alla navata! Questo matrimonio sarà un successo!
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Attacco al Regno dei Cieli. Con due carrarmatini.
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Caspiterina, un anello!
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Amore del Cuore, lì fuori ci sono le persone che ci vogliono tirare il riso.
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Volée di dritto matrimoniale!
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Preparatevi all’irreparabile. Vi ritroverete chicchi di riso anche nelle mutande.
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Ricordate, amici. Tirate il riso pilaf, che non sporca lo sposo. E non scuoce.
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E usate il BUCHE’ per proteggere i vostri momenti di intimità.
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Fate anche un po’ le timide.
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E masticate con la bocca chiusa.
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Numerosi TVB.
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Amore del Cuore, mi si sono afflosciati tutti i capelli, ma è la prima volta che mangiamo insieme da sposati e sono molto contenta.
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L’unico giorno caldo dell’estate 2014. Il cielo ci protegge.
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Radiose giovani donne che non hanno paura di inciamparmi nello strascico. Amore del Cuore, al terzo UISCHI SAUAR, comincia a dare segni di cedimento. La provenienza delle rose giganti è ignota.
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Per rallegrarci come si deve della magnificenza del mio pizzo.
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La foto ufficiale con i CupidoS. A loro dobbiamo la nostra felicità. Manuela, per farmi una cortesia, è diventata all’improvviso poco fotogenica.
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Compito della sposa è vagare incessantemente per i tavoli, tipo ape operaia.
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MADRE, Flagello dei Mondi, spupazza Amore del Cuore con evidente soddisfazione. E Amore del Cuore sembra anche che ci stia.
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Una roba a metà tra uno SCIO’ PUSSA VIA e un saluto dalla carrozza. L’assurdità del gesto è sicuramente imputabile alla signorina a pois, l’iperattiva madamigella Gabbianella.
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Andrea Gentile non avrà fatto in tempo a leggere in chiesa perché si è dimenticato a casa i pantaloni, ma il discorso gli è venuto benissimo e ci siamo assai commossi.
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Cielo, la squadra di tennis di mio marito!
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SALTA!
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SALTA, MALEDIZIONE, SALTA!
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Ecco, andava bene anche se saltavo un po’ meno. Su TMZ titolerebbero “Bride flashes flancy embroidered thong”. Credo sia la mia foto preferita.
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Le due eroiche signore che hanno avuto la pazienza di spiegare ad Amore del Cuore com’è fatto un ufficio. Amore del Cuore, al tempo, aveva moltissimi capelli.
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Ecco, quell’energumeno col boccione di rosso è Cippo, l’artefice del nostro viaggio di nozze. Fatevi organizzare i viaggi dalla gente che è capace di divertirsi, che vengono meglio. Grazie Cippone! (Il giorno dopo si è scoperto che, per tornare a casa, Cippo ha attraversato in macchina un campo di mais).
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Può accadere che ad un certo punto qualcuno decida di issarvi su una seggiola. Se non c’era il papà di Amore del Cuore, però, col cavolo che ci salivo.
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Un assembramento di ovaie selvaggiamente felici. Ve le noleggio, se avete delle amiche un po’ menose.
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Può anche capitare che vostro marito venga sollevato da terra da un uomo che si fa chiamare Andres Diamond. Il medesimo uomo, poi, vi metterà della musica bella.
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La scandalosa avvenenza dei giovani Del Cuore.
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Le incomprensibili scapole appuntite della sposa.
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La torta alla fine era così. In cima ci sono i dinosauri acquistati da MADRE – Devastatrice di Orizzonti – chissà dove. Probabilmente è andata fino in Mongolia a scavarli via dalle pendici di un crepaccio. Lì, nel frattempo, ci siamo noi che accoltelliamo la torta. Più che un taglio è venuta fuori una pugnalata. Perché non sembra, ma non è facile capire come affrontare una torta nuziale. Quale sarà la consistenza? A che altezza bisogna intervenire? Che faccia c’è da fare? Un casino. I petali erano lì di default. Non avevo idea che avremmo avuto dei petali.
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Tiè, torta. Noi ci abbiamo provato. E adesso che ci pensino dei professionisti.
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In realtà facciamo così anche a casa. Ogni volta che apriamo una bottiglia la alziamo al cielo ed esultiamo.
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La torta era un po’ storta, secondo me. L’importante, però, è ridersela.
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Quel topo morto che ho lì davanti è il papillon di Amore del Cuore. Non mi ricordo perché fosse lì, ma mi sentivo molto importante. Quella roba bianca e tondeggiante a circa tre metri dal suolo, invece, è il mio bouquet da lancio. Ne avevo inspiegabilmente DUE. Uno per me – che MADRE (Valchiria Fiammeggiante) ha fatto essiccare come una reliquia benedetta di Santa Rita – e uno da scagliare alle le giovani donne in età da marito presenti alla cerimonia. Se vedete una cravatta, là in mezzo, è perché un conto è l’identità di genere e un conto è l’orientamento sessuale.
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E fatevi raccontare com’è andata la festa, perché voi avrete troppi parenti da salutare.

 

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Perbacco, dopo tutto questo tempo chissà che cosa vi aspettavate. Io vorrei comunque ringraziarvi un’altra volta per averci accompagnati in questi mesi di scleri e felicità. Organizzare delle Matrimoniadi è un po’ come mandare della gente su Marte, ma con qualcuno che ha voglia di riderci un po’ su insieme a te si fa molto meglio.
Grazie, insomma. Qua ci si ama sempre molto.

 

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Sposarsi dovrebbe essere un’esperienza gioiosa, rilassante e amena. Una sposa contenta dovrebbe svegliarsi alle 11, mettersi i cetriolini sugli occhi e affidarsi all’indiscutibile saggezza di decine di minuscole fate glitterate che ti smaltano le unghie, ti arricciano i capelli e ti sistemano il velo, in un tripudio di fiori freschi e bestioline che trillano. E poi niente, la sposa contenta arriva in chiesa – abbagliando i presenti con il biancore della sua candida e riposatissima carnagione – e via, baci, abbracci, amore che trionfa e festa in qualche luogo ben addobbato e splendidamente illuminato dalla romantica luce delle candele. Una bella giornata, col sole, un sacco di persone che ti ispirano affetto e simpatia, solenni momenti di commozione, sopracciglia impeccabili, risate e neanche un po’ di mal di piedi.
E tutto questo splendore è molto probabile che si verifichi davvero – anzi, ne ho l’assoluta certezza -, solo che bisogna sopravvivere a quello che capita prima. Perché organizzare un matrimonio è orribile. Orribile, a tratti umiliante e, in generale, assolutamente esasperante. Ora capisco perfettamente a che cosa servono i wedding planner… capisco la necessità e l’inestimabile valore della loro professione ma, perdonatemi, non riuscirò mai e poi mai comprendere chi diamine glielo faccia fare. Pensateci: una vita a organizzare matrimoni. Degli altri, poi. Wedding planner, ma perché vi piace? Che ci trovate? Insegnatemi a tirare avanti fino al 19 di luglio. Spiegatemi come arrivarci con la leggiadria e la maestosa tranquillità di un monarca assoluto.
Perché bisogna porsi dei problemi assurdi. Bisogna sprecare delle mezz’ore della propria vita a discutere di cose che non ti interessano e che manco dovrebbero entrarci, nella tua orbita cognitiva. Mezz’ore a parlare di menate. Coi parenti, con gli addetti ai lavori, con gli amici che – teneramente e senza sapere cosa rischiano di scatenare – fanno l’errore di chiederti come procedono i preparativi. Menate insopportabili, sbattimenti, problemi che non hanno senso.
Tipo, non lo so, la passatoia della chiesa. 
La passatoia della chiesa è quel tappeto che ricopre la navata centrale, dall’entrata fino all’altare. Ogni chiesa ha una sua passatoia d’ordinanza, che – da quanto ho capito – viene srotolata alla bisogna durante particolari giornate di festa. M’immagino che la passatoia venga fatta ruzzolare sulle piastrelle della Casa del Signore per prime comunioni, battesimi, cresimi e riti di natura collettiva. Ebbene, chi se ne importa, della passatoia della chiesa. E invece no. Perché, se ti sposi in una determinata chiesa, dovrai sincerarti del colore e della composizione organolettico-tessile della suddetta passatoia della malora e, in base a queste caratteristiche cromatiche e strutturali, dovrai stabilire se il diamine di tappeto del cavolo SI INTONA ai fiori con cui intendi addobbare la chiesa. I fiori. Che fiori? Dovete deciderlo voi. Vi presenterete di fronte a una professionista dell’allestimento e dell’addobbo che vi chiederà “Francesca, che cosa aveva in mente? Su quali tinte pensava di orientarsi? Che fiori intendeva utilizzare?”. E io che ne so. So identificare otto tipi di fiori: margherite, tulipani, ciclamini, viole, papaveri, orchidee, rose e mimose. Otto, va bene? Mi verrebbe anche da aggiungere CACTUS, ma non credo sia pertinente. Io non ho idea di quali siano le consuetudini e gli standard in fatto di addobbi per cerimonie e vasti ricevimenti. Non so che aspetto abbia una peonia. Non so quanto è grande, quando cresce spontaneamente e quando devi comprarla surgelata, non so quanto costa e non so neanche perché è necessario darle tutta questa importanza. Ma non c’è un catalogo fotografico? Allestimento chiesa, sbam, 10 possibilità. Centrotavola, sbam, 15 possibilità. Bouquet, sbam, 22 possibilità. Con le foto, i nomi dei vegetali coinvolti, le varianti decorative possibili e le implicazioni economiche. Mica che ti devi sedere lì a sfogliare album fotografici – realizzati con uno spregiudicato utilizzo del flash – delle chiese altrui. Di abbazie, addirittura. Di cattedrali che speri di non dover mai visitare nella vita. Bisogna decidere cosa mettere SOPRA l’altare, ai LATI dell’altare e AI PIEDI dell’altare. Bisogna decidere con quale frequenza distribuire degli assurdi mazzetti di fiori e nastri sulle panche. Panca fiorita – panca – panca fiorita – panca. O panca fiorita – panca fiorita – panca fiorita – panca fiorita. O una sì e due no. O nessuna, ma se non addobbi manco una panca poi fai la figura del pezzente. Ebbene, solo dopo aver pensato a tutte queste cose, avrete il diritto di occuparvi veramente della passatoia della chiesa. La vorrete simile alla peonia – anche se non sapete com’è, la stramaledetta peonia – e, proprio quando vi sembrerà di esservi finalmente levate dai coglioni una delle settecento scemenze che contribuiranno alla buona riuscita del vostro matrimonio – almeno dal punto di vista strettamente estetico -, vostra MADRE introdurrà l’ennesima incognita immotivata. “Ma Francesca, guarda che io l’ho vista la passatoia della chiesa, è molto bella. Le piastrelle sono di cotto e l’altare è tutto di marmo. La passatoia è rossa, arabescata. Al Don piace molto la sua passatoia, io userei quello che abbiamo già, no?”. “MADRE, io entrerò in chiesa, darò fuoco alla passatoia e arriverò all’altare camminando tra le fiamme. Darò fuoco alla passatoia per il bene della prossima sposa che dovrà porsi il medesimo problema, così farà come ne ha voglia, visto che non esisterà più una resident-passatoia con la quale confrontarsi. Ancora non lo può sapere, questa sposa, ma mi ringrazierà. Come io ringrazierò il Don e gli dirò rispettosamente che la sua spelacchiata passatoia vecchia, che la usa ai funerali e per la Lavanda dei Piedi, se la può pure mettere in saccoccia, se non vuole che gliela mandi in orbita insieme a tutte le peonie del continente”.
SANTISSIMO IL CIELO.
L’allestitrice, prima di rivelarvi quanti soldi vuole e come è più opportuno procedere, vorrà visitare la chiesa insieme a voi. Idem per la villa dove si svolgerà il vostro ricevimento. Perché per capire come illuminare il giardino dove cenerete, bisogna capire com’è il giardino di sera. UN GIARDINO DOVE HA GIA’ ORGANIZZATO CIRCA VENTISEI FESTE. Vogliamo usare il riflettore sull’albero? Cielo, potrebbe essere troppo violento, tipo San Siro. Vogliamo mettere candele e lanterne? Visto che è molto grande, bisognerà scegliere dove concentrare lanterne e candele, che non possiamo mica sparpagliare lumicini a casaccio. Anche sui tavoli, oltre alle composizioni floreali, bisognerà sistemare dei punti luce. Vogliamo le candele dentro a dei vasi? Vasi tondi? Vasi quadrati? Vasi ottagonali? VASI A FORMA DI MADONNA, va bene? VASI! FACCIAMO DEI FALO’, CON LE OSSA DEI NOSTRI NEMICI, maledizione.
Ed è così che passerete i vostri sabati a vagare per la provincia di Piacenza parlando di cose che non conoscete e cercando di quantificare i metri di pizzo che vi serviranno per infiocchettare le bomboniere, sempre che si voglia usare del pizzo, perché si potrebbe optare per raso, cotone, cordino, tulle, organza o CAPPI DA PATIBOLO. Dovrete trovare il modo di presentarvi alla villa di sera, possibilmente in un giorno infrasettimanale, magari quello successivo all’incontro-cinema del corso prematrimoniale, dove vi faranno vedere Casomai con Fabio Volo e Stefania Rocca – con tanto di dibattito finale sul significato della responsabilità e dell’importanza della comunità. Ma perbacco, ma proponimi qualcosa che non mi faccia patire, qualcosa dove l’espediente narrativo del “tutto quello che hai visto in questi 3/4 di film in realtà non è vero” non ti faccia venir voglia di alzarti in piedi e invocare il Cavaliere Senza Testa. Qualcosa che non coinvolga Fabio Volo. Fammi vedere The Family Man, cazzo. No, guardiamo una tragedia costellata di tradimenti, amici malvagi, neonati che ti annientano, aborti e lunghi silenzi. Avevate l’aria un po’ troppo spensierata, o giovani sposi, ma ricordate: la vita è sofferenza. E invece LA VITA E’ NICOLAS CAGE CHE TI AMA ANCHE SE GLI MANGI L’ULTIMO PEZZO DI TORTA. Va bene?
E’ per questi – e altri innumerevoli motivi – che ho deciso di evocare Cthulhu per affidargli il resto dei preparativi del mio matrimonio. Non tutto quanto, sia chiaro. Voglio che Cthulhu si occupi delle cose più demenziali, perché è lì che ci si impantana nell’indecisione e nel tentennamento. Cthulhu mica esita o rallenta. Lui è fatto così. Emergerà dall’abisso e deciderà i miei centrotavola. Se qualcuno, nel processo, dovrà essere sacrificato, Cthulhu provvederà di conseguenza. E io potrò serenamente trovare una persona che mi trucchi, finire di pensare alla mia acconciatura, accompagnare Amore del Cuore a provare un bel completo, fare un post per parlare del viaggio di nozze – che il mini-sito dell’agenzia diciamo che informa, ma non convince -, cercare una macchina fotografica o un qualche altro aggeggio per documentare tutte le cose meravigliose che ci accadranno, occuparmi di quello che si stampa – perché credo di essermi imbattuta in una piccola tipografa molto speciale – e trovare il modo di trasformare le menate in qualcosa di istruttivo e piacevole. Che aspettiamo allora? Non c’è un minuto da perdere: prendiamoci per mano ed evochiamo Cthulhu, con convinzione e autentica fiducia. Perché Cthulhu è il mio wedding planner. E nulla potrà più ostacolarci.

Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn!

Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn!

Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn!

Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn!

Che cavolo.