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Bentornate e bentornati a questo tentativo – con solo vaghi fini di periodicità – che ambisce a riordinare i vari stimoli che sparpaglio in giro e che vorrei cercare di conservare con un po’ più di raziocinio.

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LEGGERE

Incredibile ma vero, ci sono numerose segnalazioni da raggruppare… alcune delle quali sono addirittura articolate! Gennaio, hai fatto schifo per tante ragioni, ma sul fronte libri ci è andata bene.
Dunque, potete recuperare i seguenti post su due libri meritevolissimi:

Bernardine Evaristo – Ragazza, donna, altro (SUR)
Michele Masneri – Steve Jobs non abita più qui (Adelphi)

Visto che abbiamo nominato Adelphi, gli sconti durano ancora per qualche tempo. Qua c’è un antico listone che avevo preparato con qualche consiglio per una campagna precedente. Si sono aggiunti di sicuro altri titoli degnissimi, ma quello che c’è qua è sempre vero. Mi cimenterò in un aggiornamento, ma ormai aspettiamo il prossimo giro.

Anche Mirella, la nostra fida topa di biblioteca, si è prodigata in suggerimenti e spiegoni. Ecco qua gli ultimi, recuperati a imperitura memoria dalle fugaci Instagram Stories.

Il ritorno della famigerata e schiettissima Olive Kitteridge in Olive, ancora lei di Elizabeth Strout (uscito per Einaudi con la traduzione di Susanna Basso).

Poi, visto che sono evidentemente in un periodo “anziane signore che riflettono sull’esistenza”, ecco anche Anne-Marie la beltà di Yasmina Reza, scoperta da queste parti con Felici i felici. 

Per completare l’opera, su Storytel sto finendo di ascoltare Disobbedienza di Naomi Alderman – sì, è l’autrice di Ragazze elettriche e questo è il suo romanzo d’esordio – e mi sembra di essere piombata in uno spin-off di Unorthodox.
Se siete in vena di collaudi, qua ci sono sempre 30 giorni di prova gratuita per cimentarvi con gli audiolibri.

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GUARDARE

Ho sviluppato una sincera partecipazione per le vicissitudini di Kipo e dei suoi multiformi amici. Ma proprio che alzo le braccia al cielo ogni tre minuti e di tanto in tanto piango pure.
Dunque, è difficile da riassumere, ma comincia più o meno così. Kipo è una ragazzina con i capelli rosa che cerca di ricongiungersi a suo padre in un mondo popolato da corgi alti cinquanta metri, megascimmie, gatti boscaioli, vipere rocker, puzzole motocicliste, lontre da avanspettacolo e pesci parlanti. La superficie è dominata da animali mutanti – alcuni dotati di favella e altri no – e solo parzialmente organizzata sotto la monarchia assoluta e terrorizzante di Scarlomagno, mandrillo megalomane (con mandrillo intendo proprio la specie scimmiesca e non alludo ad alcuna disinvoltura nella sfera sessuale) che va in giro a bordo di un fenicottero gigante a due teste (coi denti) e suona il pianoforte. Gli esseri umani si nascondono in società sotterranee e frammentate e cercano, di base, di tirare avanti… anche se tramano nel buio per levare di mezzo i mutanti che rendono inabitabile la superficie. Non vi spoilero niente, ma è una storia super ramificata, viva, più realistica di quel che sembra e piena di cuorosità, saggi propositi, amicizia e STRUGGLE adolescenziale variamente metaforizzato. Io e Cesare siamo super fan. È una produzione Dreamworks e si può vedere su Netflix.

Kipo e l'Era delle Creature Straordinarie, la recensione della serie animata Netflix

Kipo and the Age of Wonderbeasts: Contro un mondo in guerra - SpaceNerd.it

Sempre su Netflix – e senza l’ambizione di fornirvi suggerimenti particolarmente originali, dato che l’avrete già finito tutti un mese fa – abbiamo cominciato a guardare SanPa. Bisognerebbe scriverci trecento tesi di laurea, credo.

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SPERPERARE

Mi sono comprata la versione scura e un po’ più pesantina dei jeans che ho messo di più quest’estate. Per la rubrica “se trovi una roba con cui ti senti a tuo agio prendila in molteplice copia e in diverse gradazioni di colore”. Sono di Benetton e li trovate qua (in ambo le alternative).

Ho ordinato uno spruzzino fighetto per nebulizzare l’acqua sui vegetali di casa.

Anche se poi non me li so asciugare come si dovrebbero asciugare i ricci, questo shampoo sta funzionando super bene.

Mi arrivano sempre più spesso materiali promozionali stampati su carta piantabile. Sono fogli “normali” che contengono dei semini. Voi li spezzettate, li sotterrate in un vaso, li innaffiate e vi vengono su germogli e foglioline. Sento che la situazione del verde domestico sta per sfuggirmi di mano. Non so dove i miei svariati mittenti si siano procurati la loro carta piantabile, ma a giudicare dalle iconcine vengono da qua.

Non si pianta, ma ho comunque trovato un quaderno che ben si adatta alla mia calligrafia ingombrante e che mi aiuta ad arginare il disordine. È un po’ rétro.

 

 

Amore del Cuore è arrabbiatissimo con me perché, in casa nostra, il primo utilizzatore assiduo e devoto di Satispay è stato lui e, come ogni early adopter che si rispetti, pretende che gli venga riconosciuto il merito di aver capito in anticipo che una cosa è comoda, utile e valente. Diciamolo chiaro e tondo, allora: grazie per avermi convertita, Amore del Cuore. Senza di te brancolerei ancora nell’ignoranza.
Bene, ora che ci siamo levati dai piedi i doverosi credits, direi di procedere. Perché siamo qui? Perché Satispay, qualche tempo fa, ha individuato la mia propensione a raccontare i posti dove amo spendere dei soldi e mi ha anche identificata come utente felice del servizio.
Perché non facciamo collidere queste due fondamentali placche tettoniche, dunque, compilando una piccola guida ai locali, negozi e/o entità milanesi che accettano i pagamenti con Satispay – sfornando pure dei cashback, magari – e che apprezzo in modo particolare? Ed eccoci qua.

Due parole sul servizio, prima di passare all’accozzaglia di indirizzi che ho messo insieme.
Cos’è Satispay? È un’applicazione che permette di pagare cose col telefono. Si collega al vostro IBAN e crea un salvadanaio virtuale – l’importo settimanale ve lo scegliete per conto vostro, in base a quello che combinate di solito – che vi servirà per i pagamenti e per immagazzinare i cashback ricevuti. Che roba sono i cashback? Moltissimi negozi del circuito Satispay vi restituiscono una percentuale sull’acquisto, che va a finire direttamente nel vostro credito disponibile, rimpinguandolo di volta in volta.
Satispay permette anche di creare salvadanai da destinare alle vostre ambizioni di risparmio e di pagare con il telefono un vasto ventaglio di rotture di scatole (i bollettini, il bollo auto, le ricariche del telefono, le multe…). Se uscite in compagnia e vi spaccate abitualmente la testa su come dividere i conti, poi, l’app permette anche di spedire/ricevere soldi da altri utenti – riducendo, auspicabilmente, la frequenza dei “guarda, ti devo 25€ ma non ho contanti adesso… te li rendo la prossima volta che ci vediamo”. E poi vi evitano per mesi e, quando ricapita di trovarvi, par brutto esordire con “Ciao, quanto tempo! Ma ti ricordi quei 25€ che mi devi da febbraio?” e alla fine state zitti e i vostri 25€ non si palesano mai più. Ecco.
È sicuro? Per forza. Satispay non si aggancia a carte di credito e compagnia danzante, ma il suo punto di riferimento è l’IBAN, perché l’unica cosa che può fare qualcuno se conosce il vostro IBAN è farvi un versamento – e solo le istituzioni autorizzate, come nel caso di Satispay all’attivazione del servizio, possono effettuare prelievi.
È la solita roba che c’è solo a Milano mentre il resto d’Italia si attacca al tram? Fortunatamente no. Qua c’è un’eloquente mappa della nostra splendida penisola, piena di puntini che indicano la diffusione degli esercizi che accettano Satispay. In generale, l’app vi propone una lista di esercizi aderenti al circuito, in base alla posizione in cui vi trovate. Ma si può anche cercare per categorie, oltre che per “distanza”.

Avrò detto tutto? Speriamo.
Ecco qua qualche indirizzo Satispay-friendly a Milano, pescato dalla mia lista dei posti del cuore.
Legenda? Eccoci. Gli * indicano i cashback.

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ABBIGLIAMENTO & ACCESSORI

Le It * – Corso Genova 7
Ho conosciuto le ragazze su Instagram e vado a trovarle spesso. La formula del negozio è quella che apprezzo con più trasporto: una selezione curata ed estrosa di vestiti e accessori – gioiellini fatti a mano compresi – che coprono una forbice di prezzo saggia. L’effetto finale è un bel mix di abbigliamento che non vi ammorberà con la sensazione di “l’ho già visto 80 volte” e che non vi farà arrabbiare perché non potete mai permettervi le cose belle. Organizzano anche dei pop-up temporanei – ospitando piccoli marchi indipendenti o sarte che vi prendono la misura in negozio e poi vi confezionano un capo unico – e hanno cominciato ad allestire un angolino beauty. Insomma, ho passato l’estate vestendomi solo con quello che ho scovato da loro, in pratica. E punto a replicare quest’inverno.

Wait and See * – via Santa Marta 14
Fondato dalla mitologica Uberta Zambelletti – se non la seguite su Instagram rimediate subito -, Wait and See è un magnifico antro delle meraviglie nel distretto delle Cinque Vie. A parte l’oggettiva gioia che può suscitare un negozio dove in ogni angolino c’è qualche aggeggio che raramente vi potrà capitare di vedere al mondo, la selezione degli abiti è straordinaria. Le sezioni sono suddivise cromaticamente – Rossella Migliaccio would be proud – e troverete anche spille, borse, scarpe, monili, oggetti curiosi e piacevoli stramberie. Budget medio-altino, ma sacrosanto.

Dixie * – via San Maurilio (angolo via Torino)
Qua a Milano ci sono diversi Dixie e, prestando un po’ di attenzione alle composizioni dei tessuti, si possono scovare belle cose. Maglieria giocosa, abiti stampati e moda “da tutti i giorni” a prezzi ragionevoli. Storicamente, ci ho comprato diversi abiti lunghi che sono ben sopravvissuti alle lavatrici e che, addosso, fanno la loro figura, anche se non escono dalla sartoria della Scala.

Ottica San Maurilio * – via San Maurilio 14
I negozi di ottica dallo stampo retro’ hanno un posto speciale nel mio cuore di ragazza miope (e anche astigmatica). A parte la bellezza della bottega – che può fregiarsi anche di una cassettiera spettacolare da tipografia -, l’assortimento di montature è vasto e avvincente. Ci sono modelli vintage, marchi internazionali d’occhialeria d’eccellenza e pezzi di qualità che si allontanano dalle strade più battute. Volendo, vengono anche realizzati occhiali su misura in diversi materiali – legno compreso.

Rubinia * – via Vincenzo Monti 16
Un valente brand di gioielli che ormai adoro. Se cercate qualcosa ad alto valore simbolico, Rubinia è un’ottima meta. Ogni gioiello viene realizzato a mano e c’è una grande attitudine alla personalizzazione – se sono riusciti a punzonarmi “Ignoriamo il senso del drago come ignoriamo il senso dell’universo” su un bracciale potete ormai ritenerli pronti a tutto.

Ma i brand “grossi”? Sono arrivati anche loro. Qua a Milano, Satispay si può usare – tra gli altri – da TwinSet*, Benetton*, Falconeri (Corso Vercelli 33)* e Intimissimi (Corso Vercelli 14)* – con cashback potenzialmente succulenti.

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BERE E MANGIARE

La Forgia degli Eroi * – via Ampère 15
Visto che siamo in tema “posti alla buona”, la Forgia è una via di mezzo tra una ludoteca e un locale dove si beve e si mangia. Quando ero piccola, a Piacenza, finivamo spesso in questi pub scalcinati a bere birre e a giocare a Trivial Pursuit o a qualsiasi roba in scatola ci fosse a disposizione. E, vi dirò, il FORMAT continua a piacermi. La Forgia ha un menù di paninazzi, hamburger gozzissimi, bruschette e birre artigianali di tutto rispetto. Cocktail “rudimentali”, direi, ma son certa di aver bevuto ben di peggio. I piatti e le bevande prendono il nome da personaggi ed episodi del pantheon fantasy, fomentando ulteriormente la vena nerd che pervade molti di noi. A disposizione dei clienti c’è anche una gamma sterminata di giochi di società (in buono stato manutentivo) e, volendo, postazioni per i videogame. Se l’idea di mettere piede a Lucca Comics vi terrorizza, ecco, forse la Forgia non è il posto perfetto per voi. In alternativa, amerete. Cimentatevi assolutamente con Cards Against Humanity.

Soulgreen * – Piazzale Principessa Clotilde
Un ristorante in prevalenza vegetariano che riesce a conciliare due estremi non scontati: un posto bellissimo dove si mangia anche bene. Ci sono stata diverse volte per i fatti miei (immergendo la faccia in una vasta gamma di bowl) e anche con l’infante, che s’è scofanato una zuppiera di gnocchi alla norma ed è stato accolto con grande solerzia. Gli ingredienti scelti sono stagionali e arrivano da produttori selezionati con attenzione. Il locale, in più, devolve parte dei suoi proventi a favore della nutrizione dei bambini in difficoltà con il programma “Proud to Give Back”.

Hygge * – via Giuseppe Sapeto 3
Mi sembra che la mania collettiva per il lifestyle danese si stia un po’ attenuando, ma non tutte le fissazioni vengono per nuocere. Hygge è un piccolo locale accogliente e pacioso che propone colazioni, brunch, pranzi e caffetteria. I piatti richiamano la tradizione nordica sia per scelta delle ricette che delle materie prime e, in generale, la sensazione è quella di trovarsi in una bolla di tranquillità e ragionevolezza. Da collaudare a colpi di fette di torta e infusi roventi nei mesi invernali.

LùBar * – via Palestro 16
Vorrei potervi dire come si mangia da LùBar, ma non ho mai avuto il privilegio. Sono sempre capitata in orari avversi all’apertura della cucina. Quel che posso dire – e che appare palese già a distanza siderale – è che il locale è splendido. Nell’accezione di splendore che potremmo attribuire al giardino d’inverno di una nobildonna. Verde salvia e vetrate ovunque.

Testone * – via Vigevano 3
Meta prediletta del mio consorte e dei suoi amici – dopo la partita di basket settimanale dell’Olimpia -, Testone mi costringe nuovamente a dar ragione ad Amore del Cuore, dopo molteplici collaudi. Il locale di via Vigevano è la succursale milanese di un’istituzione umbra… e la cucina è quella. Dalla celebre torta al testo (riempibile con penso qualsiasi cosa), alla carne alla brace, il menù è casereccio e le porzioni abbondanti. Prezzi onestissimi e, tanto per dirlo come lo direbbe una Lonely Planet, “atmosfera rilassata”.

Enoteca/Naturale * – via Santa Croce 19
Un posto tranquillo nel cortile/giardino del nuovo complesso di Emergency in Sant’Eustorgio. Piacevolissimo il fuori – ci siamo donati svariati aperitivi ristoratori mentre Cesare razzolava in giro (è tutto cintato, quindi i figli non vi scappano) – ma anche il dentro ben vi difenderà dai rigori dell’inverno. Ottimi vini da degustare insieme a olive e taralli e c’è anche la possibilità di ordinare dei piattini, un po’ in modalità tapas bar.

Frizzi & Lazzi * – via Evangelista Torricelli 5
Sarebbe stato meglio parlarne all’arrivo dei primi caldi – invece che del gelo incipiente – ma segnatevelo per i tepori futuri. Il bello del Frizzi, infatti, è il cortile, in mezzo alle case di ringhiera della zona Navigli. Il servizio è assai spartano – non attendetevi il signor Carson che vi porta un tovagliolo inamidato, insomma -, i prezzi contenuti e le patatine ragionevolmente croccanti. Roncio ma sincero… e grande meta per le serate estive più lunghe e battagliere.

Sempre in zona Navigli, grande amore per Ugo* e il Banco*. Ugo è un po’ più MONDANITÉ, visto che il grosso dell’attività del locale finisce per riversarsi per strada, mentre al Banco troverete ottimi cocktail – pure estrosi – e una più alta probabilità di accomodarvi a un tavolino come delle principesse. Sono due ottimi luoghi dove assaggiare qualcosa di nuovo, secondo me. Abbiamo tutti il nostro cocktail d’elezione, ci mancherebbe, ma nel caso vogliate ampliare i vostri orizzonti, meglio provarci mettendosi nelle mani di un super mixologist.

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VARIE ED EVENTUALI

Donchisciotte* è uno dei nostri negozioni di giocattoli preferiti. Si è recentemente spostato da via Col di Lana per approdare in via Vetere. Ci abbiamo comprato monopattini, dinosauri di plastica di ogni forma e dimensione, sabbie cinetiche e palloncini ENORMI per i compleanni. Zero Barbie e Gormiti, ma tanti giochi adorabili e saggi. Offre anche l’opportunità di ammirare dal vivo le mitologiche Sylvanian Families.

Sul fronte libresco, invece, possiamo cimentarci con Open More Than Books (Viale Monte Nero 6)* – che ha anche un comodissimo spazio di coworking con caffetteria -, Gogol & Company (via Savona 101)* – sto valutando di trasferirmi in quel quartiere e un grande fattore che consideriamo ogni volta che vediamo una casa è la distanza dalla Gogol -, la Centofiori (Piazzale Dateo 5)* e la Libreria del Convegno (via Lomellina 35)*.

Qua a Milano, Satispay si può usare anche in tanti supermercati (Pam, Esselunga e Naturasì in primis, ma anche da Tigotà, se vogliamo restringere il raggio d’azione merceologico) e, RULLO DI TAMBURI, pure in farmacia. Molte farmacie vi sfornano anche il cashback… il che non credo vi farà ammalare più volentieri, ma fornisce almeno un minimo di consolazione.

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Bene, dovrei aver concluso. Vi lascio qui il link d’iscrizione per fare un collaudo, se vi va – come spero accada. Buoni giretti e buona caccia ai cashback-Pokémon. 🙂