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Libri

Adelphi al -25% fino al 15 febbraio: i miei preferiti

By tegamini 24 Gennaio 2018
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Ebbene, l’intero catalogo Adelphi è in promozione fino al 15 febbraio. C’è il -25% su tutto quanto e, visto che gli Adelphi costano spesso una fucilata, la notizia è da accogliere con gioia e vaste celebrazioni. Non ho letto ogni titolo mai pubblicato da Adelphi, mio malgrado, ma un paio di preferiti vorrei comunque provare a consigliarli. Metti mai che possano servire d’ispirazione a qualcuno.

Ecco dunque una rapida e minuscola lista della spesa, in ordine casualissimo ma pieno di sentimento.

*

Neil MacGregor, La storia del mondo in 100 oggetti
(Traduzione di Marco Sartori)

La storia “materiale” credo sia la mia preferita – insieme a quella simbolico-iconografica (sempre che una definizione del genere possa dirsi accettabile). Comunque, questo magnifico volumone di Neil MacGregor racconta i punti di svolta dell’evoluzione umana attraverso cento oggetti emblematici, oggetti che hanno saputo ridefinire un’epoca o cambiare per sempre la civiltà – più o meno antica – che li ha concepiti. La forbice temporale è molto ampia (si va dagli albori dell’umanità ai giorni nostri), così come lo spettro geografico (che non trascura continenti che spesso, da Europei, tendiamo a studiare solo come potenziali mete di colonizzazione).
Godibilissimo da leggere, curiosissimo ma assai rigoroso, pieno di splendide fotografie e sicuramente già presente sullo scaffale di Alberto Angela.

Andrew Sean Greer, La storia di un matrimonio
(Traduzione di Giuseppina Oneto)

Ecco qua un riassunto stringatissimo: Pearlie e Holland, San Francisco, 1953, quel che rimane della guerra, l’amore, quel che rimarrà di loro. Il romanzo racconta, mettendo alla prova in quasi tutti i modi possibili la coppia protagonista, l’impervio tentativo di conoscere davvero la persona che amiamo. E gli sforzi che siamo disposti a fare per riuscirci, o per rassegnarci al fallimento, o per vivere affrontando le conseguenze di quello che abbiamo scelto di sapere. Tanti punti di svolta, una voce narrante battagliera e disincantata e, sullo sfondo – anzi, mica tanto sullo sfondo – i pregiudizi che più hanno segnato la società americana.

Edward von Keyserling, Principesse
(Traduzione di Anna Rosa Azzone Zweifel)

Un romanzo che somiglia ai deliziosi salottini popolati dai suoi personaggi: preziosi, ordinati, eleganti, sfarzosi… ma, a guardar bene, potremmo notare la carta da parati un po’ stropicciata dall’umidità, in un angolo. O una frangia annodata del tappeto. O una poltrona col velluto leggermente liso sul bracciolo, dove si appoggiano i gomiti. Keyserling racconta è la storia di Roxane, Eleonore e Marie, tre principesse baltiche che attendono di capire, fondamentalmente, che cosa ne sarà di loro. Per rango e “posizione” non possono certo aspirare alla libertà di seguire il cuore e galleggiano, quindi, in una specie di stagno fatto di piccole e grandi malinconie, minuscole rivincite ed estemporanei moti di ribellione.
Guardi, signora mia, proprio una meraviglia d’atmosfera. E come mi sono commossa, non le dico.

Mervyn Peake, Tito di Gormenghast
(Traduzione di Anna Ravano)

Il primo capitolo di una poderosa trilogia gotico-fantastica che racconta le gesta dei superstiti di una dinastia di personaggi superbamente strambi, che si aggirano nella monumentale fortezza di Gormenghast, un maniero vivo come solo le costruzioni sinistre e labirintiche possono esserlo. Il punto di svolta di questo primo romanzo sarà la nascita di Tito, erede designato e ultima speranza della famiglia De’ Lamenti.
Immaginazione sconfinata, scrittura sontuosa e stanze piene zeppe di gatti bianchi.

Roberto Bolaño, La letteratura nazista in America
(Traduzione di Maria Nicola)

Dunque, secondo me bisognerebbe leggere anche 2666 e I detective selvaggi, ma si casca BENISSIMO anche pescando tra le opere meno mastodontiche di Bolaño. La letteratura nazista in America è un oggetto narrativo assurdo. È un’antologia critica che raccoglie una vasta schiera di scrittori nord e sudamericani che in qualche modo hanno simpatizzato con il nazismo. Ma c’è tutto, proprio. Biografie, bibliografie, vicissitudini editoriali, rivalità, sodalizi, imprese e catastrofi. È una specie di universo parallelo in cui osserviamo un intero movimento cultural-letterario fatto di autori che non sono mai esistiti e che Bolaño ha inventato per noi, creando un puzzle dal realismo maniacale. Ci sono episodi che fanno spaccare dal ridere, personaggi ripugnanti e meschini, disavventure paradossali. È una follia. Ed è stupefacente.

Benedetta Craveri, Amanti e regine
Sono una ferventissima fan di madame Craveri. Le sue ricostruzioni storiche sono di una grazia unica e di un acume raro. Amanti e regine è una raccolta di ritratti di donne di potere nella Francia dell’Antico Regime. Di potere perché effettivamente investite di una carica ufficiale o perché, “di fatto”, capaci di insediarsi con successo in uno snodo decisivo all’interno di un sistema prettamente maschile. Troni e camere da letto, insomma, ma soprattutto “gestione dell’influenza” e sprezzo delle convenzioni.
Altre segnalazioni dal Craveri-mondo: Maria Antonietta e lo scandalo della collana (dal titolo assai auto-esplicativo) e Gli ultimi libertini (che non ho ancora letto ma ho in wishlist da circa mille anni).

Theodore Sturgeon, Cristalli sognanti
(Traduzione di Gian Pietro Calasso)

Pubblicato nel 1950, Cristalli sognanti è un’avventura fantascientifico-onirica di ambientazione… circense? Un bambino di otto anni, con tre dita in meno alla mano sinistra, fugge dai genitori adottivi e trova rifugio presso il luna park dell’ex-medico Monetre, un tizio super sinistro e misantropo al punto da desiderare l’estinzione del genere umano. Come se ciò non bastasse, Monetre è pure ossessionato dai cristalli e intende utilizzarli per spazzare via il suo prossimo. Da dove vengono? Non ci è dato saperlo. Ma quel che sappiamo è che i cristalli custodiscono il potere di plasmare la vita e la materia e che possono obbedire a ordini telepatici. Serve un tramite, però. E chi se non il piccolo Horty – protetto da una nana assai premurosa – si scoprirà in grado di manovrarli?
E alé, pandemonio.
È un libro bizzarro, che gioca con la realtà (e con l’inconscio) per dimostrarci che sotto la superficie delle cose possono nascondersi meraviglie e mostri indicibili.

Jurgis Baltrušaitis, Il medioevo fantastico
(Traduzione di Zuliani-Bovoli)

Non mi ricordo per quale motivo, ma Il medioevo fantastico era una delle letture richieste per un esame non meglio identificato all’università. E l’ho amato molto, questo libro, anche se non dobbiamo pensare di trovarci di fronte alla limpidezza divulgativa di un Michel Pastoureau, per dire. Baltrušaitis è un po’ più contorto e puntiglioso, ma questo vastissimo saggio – pubblicato nel 1955 – continua ad essere un punto di riferimento per gli studi sull’arte gotica e sulle influenze iconografiche che ne hanno alimentato le imprevedibili diramazioni – più o meno grottesche, dall’antichità classica fino all’estremo Oriente.

Shirley Jackson, Abbiamo sempre vissuto nel castello
(Traduzione di Monica Pareschi)
Di questo libro parlo spesso perché se lo merita. È una specie di passeggiata su un lago ghiacciato, in una bella giornata leggermente troppo calda per le medie stagionali. La narratrice è una spensierata diciottenne che vive con l’amatissima sorella e uno zio invalido nella grande casa di famiglia, in una specie di idilliaco microcosmo lontano dalla disprezzata cittadina dove ogni tanto diventa necessario recarsi a fare compere. E il resto della famiglia? Tutti morti avvelenati, sei anni prima. Chi sarà stato? Cos’è successo veramente? Che cosa ci nascondono Marty Katherine e Constance?
Mai un libro è riuscito a calibrare la tensione in una maniera così perfetta, secondo me. E mai l’orrore ha trovato il modo di mascherarsi così bene.

*

Diamine, pensavo fossero di più.
È meglio se vado a cercarmelo anch’io, qualche nuovo Adelphi da leggere.
:3

4

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7 Comments

  1. Barbara 6 anni ago Reply

    Uuuuhhh, Amanti e regine è bellissimo, l’ho letto e consigliato a mezzo mondo. 2666 mi ha sfiancata (la parte dei delitti, cielo, mi perseguita ancora) e non sono più riuscita a leggere Bolano. Come se lo stessi ancora digerendo. Prima o poi, però, voglio riprendere in mano il buon Roberto magari seguendo i tuoi consigli.

    Io, degli Adelphi, suggerirei anche La morte della Pizia di Dürrenmatt: secondo me è un gioiellino. Oppure ci si potrebbe lanciare sull’ottima Némirovsky: Il ballo potrebbe essere un buon inizio.

  2. Crostanza 6 anni ago Reply

    Probabilmente hai già letto tutto, ma io ho adorato Il Vagabondo delle Stelle di Jack London! Oltre che La donna che visse due volte (da cui è ripreso Vertigo di Hitchcock) e di Hesse La Cura. Poi qualcosa di Chatwin ma non mi ha entusiasmato come autore. avrai letto sicuramente tutto, ma ci provo ♥️

    • Tegamini 6 anni ago Reply

      Sono LONTANISSIMA dall’aver letto tutto, credimi.

  3. Marta 6 anni ago Reply

    Sono appena tornata dalla libreria con Abbiamo sempre vissuto nel castello; era l’unica copia disponibile e ho aiutato il commesso a cercarla. Credo sia l’unica gioia di questa giornata (oggi è il mio compleanno) considerando che sono in ansia per l’esito di un esame. Comunque ti consiglio Tuo è il regno di Abilio Estévez: è un po’ sconosciuto ma ti assicuro che è un’incanto. Baci!

    • Tegamini 6 anni ago Reply

      Non ti ho fatto gli auguri in tempo. MALEDIZIONE.
      Spero che l’esame sia andato bene. :3

  4. alessandra 6 anni ago Reply

    maledizione…89.00 euro è il totale speso un’ora dopo la lettura di questo post sul sito Adelphi!
    Ora aspetto il pacco e spero in una leggera influenza che mi “costringa” a casa in un ciclo di letture compulsive e scontate

    • Tegamini 6 anni ago Reply

      89 euro è record.
      Mi congratulo!
      :3

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    Francesca Crescentini è nata a Piacenza nel 1985. Non disponendo dei mezzi sufficienti per allestire una wunderkammer regolamentare, nel 2010 ha fondato Tegamini, un blog a metà tra un diario di bordo e un contenitore curioso. Dopo aver militato nel marketing editoriale e aver lavorato come digital copywriter, dal 2016 Francesca è traduttrice e content creator a tempo pieno. Vive a Milano con la sua famiglia e una quantità allarmante di piante.

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  • Impareggiabili fonti di conforto per fronteggiare vastissimi drammi. Vorrei aver avuto tutti questi soffici Momomi quando l’ho letto la prima volta, giuro. 😎 Abbraccia un Momomi! Andrà meglio. ❤️

#momomi
@creative.by.nice 
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  • Che pazienza che hai, Cesare piccolo. Che coraggioso sei stato quest’anno. Quante cose hai imparato e che conforto è stato averti intorno. Ti cascheranno altri denti? Non è chiaro. Gli ovetti Kinder torneranno al supermercato dopo l’estate? Te lo auguri di cuore. Com’è andata a scuola? Bene. Come si chiama quella cosa che funziona come la sottrazione ma con il più? L’addizione. Sei sempre nuovo di zecca, anche se oggi hai compiuto sette anni. Sei la mia prima speranza, il mio artista preferito e la persona che meno al mondo tollera il solletico. Hai cambiato tutto e molto ancora trasformerai. Trovi piacevolissimi gli scorpioni ma hai paura dei cani, il formaggio ti preoccupa, detesti i bottoni, dormi bene, ordini acqua tonica col ghiaccio. Sette anni fa non ho potuto tenerti in braccio subito, ma abbiamo recuperato. Che bene ti voglio, ragazzino. Resta strano. ❤️
  • Capita di lasciare la propria città d’origine. Capita perché si studia, perché si cerca un lavoro da fare, perché ci si innamora di qualcuno che viene da un altro posto. Capita anche che si vada via per capire come (e se) ce la caveremo per conto nostro o perché vogliamo dimenticarci di noi e ricominciare da capo, con meno bagaglio. Si va anche via per odio, astio e disgusto, ma non è stato il mio caso. Quanto lontano si va? Dipende. Io ho nidificato a un’ora scarsa di macchina da dove sono cresciuta, ma forse non è solo una questione di distanze “geografiche”. Mi piace pensare di essere tornata con qualche traguardo felice da raccontare, con un po’ di storie per ricordare la strada fatta. Non s’arriva mai per davvero, ma almeno si sa sempre da dove si parte. E io sono fierissima di essere partita da qua. ❤️

Grazie a @conamoreesquallore per essere sempre una delle mie interlocutrici libresche preferite. Grazie a Maura Gancitano @tlon.it che, oltre ad averci fatto chiacchierare, è anche l’anima progettuale di questa nuova creatura che succede a Piacenza e che spero abbia vita lunga. Cuori al @festivalpensarecontemporaneo e soprattutto a voi che ci avete dedicato un sabato mattina. Mai avrei creduto di vedere una coda fuori da un teatro (anche) per me. Grazie, veramente.
  • Dissentire spesso, dissentire sempre. 🔥
  • Un’aria riposata. Maggiori capacità di parcheggio. Il talento per i videogiochi. Il biondo che non sgialla.  Pazienza per le ombre. Batterie più durature. Ricordi felicissimi. Futuri rassicuranti. Vestiti espandibili per bambini. Il frigo che non fa il ghiaccio. Meno peli. Una gallina o forse tre. Un altro muro per i libri. Tutti i denti. Una legione di streghe. Una storia che si scrive da sola. Sognare quando dormo. Bicchieri infrangibili. La voglia di correre. Svegliarmi senza strilli. Pastelli da temperare. Panetterie decenti. L’intelligenza al momento giusto. Zero timori reverenziali. Più faccia di tolla. Far colazione seduta. Occhiali puliti. Verdure che non gonfiano. Meriti indiscutibili. Vendette da giurare. La cabina armadio. Solide nozioni di autodifesa. MADRE che mi rompe i coglioni. Un arsenale di NO. Montagne russe noiose. Un bel cappello. Il coraggio dei pirati. Qualcuno che organizzi le feste. Nozioni utili di cucito. Uno studio. Tanti altri disastri scampati. La memoria di me e di cosa credevo di poter fare.
  • Ogni tanto c’è chi sbertuccia i genitori che per raccontare quel che fanno i bambini molto piccoli usano il NOI. “Oggi abbiamo fatto il bagnetto”, ad esempio - e non “oggi ho fatto il bagnetto alla creatura” o “oggi la creatura ha fatto il bagnetto”. In questo frequentissimo NOI può di certo esistere una componente di tenero vezzo linguistico, ma a pensarci bene è anche il modo più accurato di descrivere quel che succede. Col cavolo che ha fatto il bagnetto, mica basta riempire una vasca, tirarci dentro tre papere galleggianti e dirgli CARO MIO IL BAGNOSCHIUMA È QUELLO COL TAPPO VERDE CI VEDIAMO TRA TRE QUARTI D’ORA LA MAMMA VA A STENDERSI UN ATTIMO. No, te stai lì a farti infradiciare, a vedere che non affoghi in una spanna d’acqua o che non tiri le craniate al rubinetto, stai lì a manovrare bestie che se le schiacci fanno PIRIPIRI e a levare lo sporchino dalle pieghe grassottelle. Il bagno è un FACCIAMO. Tutto è un facciamo, in senso strettamente pratico. E anche quando non c’è bisogno di un’assistenza diretta, magari quando capiscono come si striscia, come ci si capovolge - ciao tartarughe non faremo la vostra fine -, come si gattona o come si cammina, quel noi lì ti viene da usarlo lo stesso, perché è un traguardo. Chiaro, non sei tu, persona grande, che finalmente capisci come mettere un piede davanti all’altro per arrivare da qualche parte, ma anche in quel caso stai lì e un po’ applaudi, un po’ copri gli spigoli con le mani e un po’ speri che caschino di chiappa e non di naso. Ci sei e anche se sai già camminare perché hai ormai sedicimila anni provi una specie di fierezza trasversale perché è diventato capace di qualcosa in più e quel pezzettino aggiuntivo ti pare il prodotto di tutti i FACCIAMO accumulati nei giorni, nelle settimane, nei mesi. Quindi sì: SIAMO BRAVI E ADESSO CAMMINIAMO. ❤️
  • Sto cercando qualche ricordo fotografico dotato di luce solare ma per ora niente, il malvagio vescovo di Avignone ci ha maledetti tantissimo e in forma umana mi si vede in giro solo di notte. 💃🏼❤️
  • Titolo del Gazzettone delle Puglie del giorno dopo: 
🗞️ Stupore in Valle d’Itria: famigerato bebè-canaglia si addormenta nel passeggino all’ora di cena. “Non credevamo sarebbe mai accaduto”. 🗞️
📷 Photo gallery: la madre nei luoghi del miracolo.

@borgoegnazia
  • Non c’è lavatrice che io carichi al momento opportuno. Dove sono le mutande comode? Ancora da lavare. Porto 13 libri da leggere e non ho mai quello che voglio leggere davvero. Se vado in giro sono presissima dall’essere in giro e una certa contentezza mi confonde e faccio cento foto che poi restano lì e a novembre mi verrà da parlare di mari e monti ma forse non sarà più il caso. Porto dei golfini che metto in valigia perché le previsioni davano freddo alla sera ma poi non c’è mai freddo e io ho questi golfini sul groppone e la prossima volta GIURO mi avvolgo in una salvietta, piuttosto. Che bello che d’estate posso non asciugarmi i capelli ma se non me li asciugo sono opachi, come quando lavi l’insalata ma non la fai girare bene in quel cestellino vorticante e rimane pesta e pure amarognola. Ogni tanto mi viene da cercare il gatto o mi agito perché credo d’averlo chiuso fuori ma mi ricordo dopo un po’ che non c’è. Nulla di quello che ho imparato con il bambino grande è applicabile al bambino piccolo, però le verdure le mangiano volentieri tutti e due. Fine delle somiglianze. Ho sempre caldo ma appena metto un alluce in acqua mi passa e non ho più alcun desiderio di fare il bagno. Quello che succede, in sintesi, è che c’è una finestra opportuna e corretta per produrre delle azioni o elaborare delle decisioni efficaci ma faccio come quella vela bianca molto piccola che va per conto suo e si accorge di tutto a scoppio ritardato e non si incastra mai nello spazio che il paesaggio ha composto per lei.

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