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Chris Pratt

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Insomma, tutti quanti amiamo insensatamente qualcosa. C’è chi adora la Juventus – anche se proprio non capisco come sia possibile – e chi impazzisce per i francobolli. Ci sono fanatici dei bonsai, di Wagner o della barca a vela. Qualcuno, là fuori, adora la fisica quantistica e si diverte a far parlare i pappagalli. Io ho i dinosauri. Sono cresciuta con le enciclopedie illustrate della preistoria, in quarta elementare ho letto Jurassic Park e, l’anno scorso, ho spedito centoventi partecipazioni di matrimonio con sopra un maestoso triceratopo corazzato. Steven Spielberg, un bel giorno, ha deciso che anche a lui piacevano un casino i dinosauri. Ed è stato così carino da buttare in piedi un film che permettesse a tutti quanti di capire com’è che funziona davvero un t-rex. Per i fortunati che, da piccoli, hanno potuto ammirare la perfetta cattiveria di un dilofosauro vendicatore, il mondo si è trasformato all’improvviso in un posto dove la giustizia era possibile. Perché, se c’è un dinosauro, tutto è più bello. Jurassic Park fa parte del mio immaginario. Ed è anche un po’ la prima cosa a cui penso quando devo cercare di descrivere la bellezza dell’universo. In sintesi, sono Alan Grant… quando vede per la prima volta un brachiosauro che va a spasso per una pacifica pianura erbosa.

alan grant

Quando ho scoperto che, dopo Il mondo perduto e quella disgrazia di Jurassic Park III, la nobile industria del cinema avrebbe sfornato Jurassic World, il terrore si è impadronito del mio animo.
E se fa schifo?
E se poi è una mastodontica stronzata tonante?
E se è una di quelle orribili minestre riscaldate che s’inventano di tanto in tanto – anzi, anche troppo spesso –  perché non riescono a farsi più venire in mente niente di nuovo?
E se poi è così brutto e improbabile da farmi dimenticare quanto ho amato il romanzo e il primo film?
Insomma, non è che ci fosse tutto questo ottimismo. Ho fatto del mio meglio per ridurre al minimo le aspettative e, in memoria dei vecchi tempi, ho ordinato ad Andres Diamond – il mio DJ di fiducia è meglio del vostro – di sparare il tema di Jurassic Park ad intervalli regolari durante la nostra cena di nozze. Vagare per i tavoli con John Williams a bomba e un vestito con lo strascico è un’esperienza che auguro a tutti, uomini compresi.
Nonostante i miei sforzi, però, Jurassic World sembrava promettere bene. Chiaro, dopo aver visto il primo trailer mi sono istintivamente ribellata all’idea che un velociraptor potesse essere addestrato come un pastore tedesco dell’arma dei Carabinieri. E anche tutta la faccenda degli ibridi geneticamente modificati mi sembrava una solenne minchiata. E lo scriteriatissimo romanticismo di John Hammond? E che fine ha fatto Ian Malcolm imbottito di mofina? Per farla breve, ero preoccupata come un suricato a un raduno delle Frecce Tricolori, ma cercavo di non farmi travolgere dal nichilismo. Perché, da qualche parte, splendeva un fioco barlume di senso. Il fatto, poi, che anche Chris Pratt la pensasse come me – I DINOSAURI SONO GIÀ WOW, stronza di una Bryce Dallas-Howard -, mi ha dato modo di riflettere. Quando ho scoperto che la colonna sonora sarebbe stata curata da Michael Giacchino e che il mesosauro si nutre di squali bianchi, ho cominciato a perdere il controllo del sistema limbico e mi sono sentita in dovere di aggiornare la cover di Facebook, sfoggiando un becero screenshot del trailer.

Colin Trevorrow, riuscirai a non profanare i ricordi più belli della mia gioventù?

La grande domanda ha finalmente trovato risposta l’altro giorno. Perché non mi avrete invitata all’anteprima di Age of Ultron, ma la preistoria sa apprezzarmi e mi accetta così come sono.

https://instagram.com/p/3ui8NcldIz

Jurassic World funziona.
Jurassic World fa felici.
Jurassic World, in sintesi, è un omaggio a tutto quello che di bello ci ricordavamo
.
Mi spiace per i bimbi di oggi – che sicuramente si divertiranno per un casino di altri motivi – ma Jurassic World è per noi. E scansatevi tutti.
Questo film, per costruzione, è fondamentalmente Jurassic Park. E fin qui, niente di nuovo. Quello che fa in grande, però, è realizzare – almeno per un po’ – il super sogno di John Hammond: mettere la gente di fronte alla meraviglia. La roba interessante è quello che succede dopo, quando il sogno – che stavolta sembra funzionare senza intoppi – deve misurarsi con il mondo vero… che non si accontenta mai e che, soprattutto, ha assunto un ambizioso ufficio marketing. Il parco è assolutamente affascinante. È come vedere gli Universal Studios, coi dinosauri al posto del rollercoaster della Mummia. O come fare un giro a Seaworldsolo che la tribuna sprofonda sott’acqua e le orche sono lunghe venticinque metri. C’è la gente che fa la coda e che s’incazza quando chiudono un’attrazione. Ci sono souvenir da tutte le parti, bibite che costano quanto un collier di Bulgari, fastidiose pubblicità e pass-VIP che ti fanno saltare la fila. C’È UN DIAMINE DI RECINTO DOVE SI POSSONO CAVALCARE I TRICERATOPI NEONATI E I BAMBINI ABBRACCIANO I BRONTOSAURINI, COI GALLIMIMUS CHE SFRECCIANO FELICI DI QUA E DI LÀ. Quella scena lì è un dono del Signore. Quando ho visto il baby-triceratopo con la sella volevo cavarmi gli occhi e darli da mangiare alle aquile.
Ma diamoci un contegno.
Come in Jurassic Park, anche Jurassic World si interroga su che cosa sia giusto fare. La vita trova sempre una strada… e non si può controllare quello che ci rifiutiamo di capire e rispettare. Siamo responsabili di quello che creiamo, soprattutto se decidiamo di inventarci un dinosauro grossissimo, cattivissimo e spaventosissimo per far felici gli investitori. L’Indominius Rex – non preoccupatevi, Chris Pratt si unirà ai vostri sbeffeggi – è il primo dinosauro sociopatico della storia. E avrà il nobile compito di mandare tutto in vacca, come da tradizione. Noterete con piacere che, in questo film, le tradizioni sono importanti. Vedrete milioni e milioni di strizzate d’occhio a Jurassic Park, roba che vi farà sentire meno soli nell’universo e vi farà agitare i pugnetti per aria come ragazzini delle medie.

Bene.
Adesso attacco con gli spoiler, quindi regolatevi.
SPOILER!
Ho detto SPOILER!
Qua sotto ci sarà roba che potrebbe divertirvi, ma vi conviene tornare dopo aver visto il film.
SPOILER!
…e poi non lamentatevi.

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Finalmente.
Io le recensioni non le scrivo per fare la persona che finge di capire qualcosa di cinema, io le scrivo perché non posso accettare che Bryce Dallas-Howard faccia i cento metri sui tacchi, e devo assolutamente lamentarmene con qualcuno. Trovo molto più plausibile che l’ingegneria genetica abbia capito come riportare in vita i dinosauri, piuttosto che Bryce Dallas-Howard che corre sul ghiaietto con le DECOLTÉ per due ore e mezza, scansando pterodattili e sfuggendo alla morte.
Ma passiamo a faccende più rilevanti.
I velociraptor sono sempre stati i miei preferiti, anche quando erano “cattivi”. Jurassic World ha provato a realizzare il prodigio dei prodigi: farci andare a spasso per la città con un velociraptor da compagnia. Darei un braccio – letteralmente, forse – per avere un velociraptor da compagnia. A questo punto, non possiamo che parlare di Chris Pratt. Chris Pratt è una specie di miracolo ambulante. Le mie colleghe, quando sono tristi, fanno un giro sull’account Instagram di Claudio Marchisio, ma io – pur apprezzando Claudio Marchisio, nonostante la squadra per cui milita – sono assolutamente sconvolta da Chris Pratt. Chris Pratt, solo il cielo sa come, è stato capace di addestrare quattro velociraptor. Ci sono i velociraptor che rincorrono un maiale e lo vogliono mangiare tantissimo, ma spunta Chris Pratt e si fermano di botto. NO, CHRIS. NON DIVOREREMO QUESTO MAIALE. NOI TI APPREZZIAMO. NOI TI STIMIAMO. NOI VOGLIAMO FARTI FELICE. IL MAIALE PUÒ VIVERE, SE TI FA PIACERE. SIAMO DEGLI INTELLIGENTISSIMI VELOCIRAPTOR ASSOLUTAMENTE LETALI, MA LA TUA FELICITÀ CONTA PIÙ DELLA NOSTRA. AMACI, CHRIS. AMACI, SIAMO DINOSAURI SENSIBILI.
I velociraptor di Chris Pratt sono tre femmine e un maschio.
Le tre femmine vogliono fidanzarsi con Chris Pratt.
Il quarto vuole essere Chris Pratt – ma in fondo sappiamo che la pensa come le femmine.

raptor

Nonostante il finale sia assolutamente telefonato – perbacco, chi mai potrà mangiare l’Indominus Rex? Forse l’unico dinosauro più grande di lui, anche se sguazza felice nel mare? CORRECTAMUNDO! Avete vinto un giretto in groppa al triceratopino! -, sono impazzita per il ritorno in scena del tirannosauro. È stato un glorioso momento-Pacific-Rim. In mezzo a tutti quei recinti super tecnologici, ai dilofosauri olografici, ai dottor Wu – identici a com’erano vent’anni fa -, al vecchio centro visitatori che riemerge dalla giungla e agli anchilosauri che giocano a cricket con i nipoti di Bryce Dallas-Howard, Trevorrow è riuscito a farci dimenticare il t-rex. Ci ha regalato un’impareggiabile apparizione della capretta, ma – nel felice rincoglionimento generale – ci siamo scordati del t-rex. Quando l’adorabile nerd nostalgico della sala controllo – SEI COME UN FRATELLO PER ME! ANZI, SEI TUTTI NOI! – ha aperto il recinto, mi è venuta voglia di piangere. Continuo a non spiegarmi come Bryce Dallas-Howard sui tacchi possa correre più veloce di un tirannosauro, ma ho deciso di credere ciecamente anche alla più assurda delle puttanate. Ho gridato forte nel secchiello vuoto dei pop-corn e mi sono schierata con i carnivori ragionevoli. Certo, il fatto che un velociraptor dia retta a Chris Pratt è già piuttosto strambo… e forse è per quello che non ho battuto ciglio di fronte a un t-rex che decide amabilmente di collaborare con un velociraptor per annientare un incubo della genetica. Che vi devo dire, prenotatemi una vacanza in Costa Rica.
Per concludere, vorrei: ringraziare Giacchino per aver preservato la magia della colonna sonora originale, assumere un elicotterista a tempo pieno per il signor Masrani – altro grande esempio di rispetto delle tradizioni: tutti i propietari del parco devono essere un po’ suonati -, complimentarmi col parrucchiere di Bryce Dallas-Howard – lo so, vi sta sull’anima… ma è un bel personaggio e ha un caschetto superbo -, piangere un po’ perché nessun velociraptor dimostra di saper aprire le porte, singhiozzare un altro po’ per il maiasauro che spira tra le forti braccia di Chris Pratt – Alan Grant e la dottoressa Sattler sarebbero riusciti a salvarlo, anche senza frugare in una pila di cacca alta due metri – e, più di ogni altra cosa, ricordarvi una grande verità. Invitare i nipotini a visitare il vostro parco dei dinosauri porta una sfiga nera e irreparabile.

Nel prossimo post, visto che vado ancora alle medie, vi racconterò che cosa succede quando una persona di trent’anni incontra un album di figurine con i dinosauri. 

The park is open!
Andate a divertirvi… finché i dimorfodonti non vi strappano il fegato!
<3

ian gallimimus

Non so perché, ma Guardians of the Galaxy in Italia esce il 22 ottobre. Sarà che qua d’estate i cinema chiudono. Sarà che ormai in casa la gente ha l’aria condizionata e in agosto non sente il bisogno di andarsi a rinfrescare le ascelle alla multisala. Sarà che il doppiaggio di Groot, l’albero senziente che dice solo I AM GROOT, si è dimostrato più complesso del previsto. Io non lo so, ma va così. Visto che ero in America al momento giusto, però, io i Guardiani della Galassia sono andata a vederlo. A Santa Monica, dove i ricchi passano le vacanze. In un cinema con lo schermo così grosso che spanciava nel mezzo e un sottofondo di gente che masticava senza sosta. In America c’è sempre qualcuno che mastica rumorosamente o che minaccia di andare in giro senza scarpe. Comunque, visto che uscirà fra secoli e che la mia prosa è irresistibile – una giovane donna, su Twitter, mi ha sgridata perché le ho spoilerato Spiderman… Ma scusa, io lo scrivo sempre all’inizio del post se ci sono degli spoiler. Eh, lo so, ma non riuscivo a smettere di leggere. MADRE le avrebbe detto di andare a pescare, io le ho mandato un cuorino -, insomma, per tutti questi validissimi motivi ho pensato di fare una di quelle recensioni da personcina professionale, senza dire un cavolo di quello che succede e dedicandomi semplicemente al com’è questo film. Visto che ho difficoltà ad elaborare delle argomentazioni organiche e ben strutturate perché non sono abituata a litigare con le persone sui social network, si procederà in ordine sparso – ma non senza entusiasmo.

guardians of the galaxy poster

La Marvel ha annunciato il nuovo film!
FIGATA!!!! Cos’è?
Guardiani della Galassia!
…e chi diavolo sono?

Ecco.
Quando ho dovuto spiegare ad Amore del Cuore – che non aveva visto manco il trailer e, in genere, subisce con pazienza e diffuso disinteresse la mia fissazione per i supereroi -, insomma, quando ho dovuto spiegargli che cosa sapevo del nuovo polpettone Marvel, mi è uscita all’incirca questa descrizione. Amore del Cuore, in questo film ci sono una gnocca verde – quella che in Avatar faceva la zebrona blu che tirava le frecce e dopo un po’ stava in plancia sull’Enterprise -, un procione parlante che spara, Batista – quello del wrestling col collo grosso come una mortadella, dai, quello della Batista Bomb -, uno sbruffone biondo mai visto in vita mia e una specie di albero semovente alto tre metri. Non ho idea di che cosa ce ne faremo di questa gente o del perché questo film esista, non ho capito chi è il cattivo e, in generale, non so una mazza di niente, ma dobbiamo vederlo assolutamente. Sono nello spazio! Ci sono le astronavi! C”è UN PROCIONE CHE PARLA… anzi, c’è un procione che parla con la voce di Bradley Cooper! E l’albero è Vin Diesel!
Sul serio, non vi serve sapere altro. Pensano a tutto loro. E sono adorabili.
Guardiani della Galassia è un po’ la Marvel che va a sedersi al bar di un villaggio turistico. Quei bar in mezzo alla piscina, tipo. Che ne facciamo di tutte queste strampalate scene post-credits che disseminiamo in giro da almeno un lustro? Non possiamo mica buttar via un Benicio Del Toro incredibilmente ossigenato! Ebbene, quelli che odiano gli sprechi di idee e di incastri saranno contenti di accogliere nei loro esigenti cuori un bel po’ di mondi nuovi, roba che completa e rende più comprensibile quello che abbiamo già visto succedere. Ah, gli anguilloni corazzati degli Avengers, ma da dove verranno? Eh, da quei posti lì della fantascienza caciarona. Perché va così, è un bel film di fantascienza come si deve. Anzi, è un film di fantascienza super divertente. Era un po’ che non sentivo dei dialoghi così spassosi. E vedere quei cinque coglioni lì tutti assieme è una felicità. Non ce n’è neanche uno che riesca vagamente a non interessarti, albero e procione compresi. Cioè, Groot è il mio nuovo idolo. Se dovessi scegliermi adesso un testimone di nozze piglierei Groot, ma senza pensarci cinque minuti. In generale, ogni scena è una sorpresa. C’è quella leggerezza intelligente che ti fa contento, ma senza smenarci dal punto di vista della tensione o dell’empatia. Vuoi bene a tutti, ti preoccupi, ti prendi male. Ma c’è proprio della gioia, anche. Saranno le musicassette vintage e le spacconate, sarà che quei cinque lì sono – a loro modo – degli sfigati e dei fenomeni da baraccone, sarà che è facile tifare per la gente simpatica che – nonostante le apparenze – ha anche un casino di senso della giustizia, dell’amicizia e dell’onore. Non capisco bene che cosa sia successo, ma questo film è un mezzo prodigio. E c’è pure Lee Pace. Lee Pace dovrebbe diventare patrimonio Unesco. Bisognerebbe costruirgli attorno un museo. Te entri e vai a guardare Lee Pace che vive la sua vita, coi suoi sopracciglioni.  In questo film ha un costume corazzato che lo fa somigliare a una suora-samurai ricoperta di bitume fosforescente. Uno spettacolo. Ed è sempre incazzato come una biscia. E non vi parlo neanche di chi rivedrete nella scena post-credits… quella roba lì è una perla immortale. Un tributo alla vostra infanzia – se ne avete avuta una come si deve. Insomma, ho ritrovato la fede nella fantascienza felice. Vi esorto con veemenza a presentarvi al cinema il 22 ottobre… e informo gli arcigni uffici stampa che se mi vogliono regalare un costume da Gamora sono pronta anche ad andare un po’ a correre al parchetto. In alternativa, si accettano dei Groot per il giardino. O dei contrabbandieri-redneck da scatenare contro le forze del male. Van bene anche un paio di Gemme dell’Infinito, a farle montare ci penso io.
Viva i Guardiani.
Viva i procioni!
Viva Zoe Saldana, che non si capisce perché la debbano sempre dipingere come una matta, povera stella.
E in bocca al lupo a Batman vs Superman, che se pigliano anche uno solo di questi qua e lo mettono vicino a Tony Stark la galassia esplode in un trilione di coriandoli a forma di unicorno bionico!
Ah, la vita è meravigliosa.