Diario

La gioia del finire le cose

Pinterest LinkedIn Tumblr

Siete giunti fin qui con la certezza di trovare grandiosi annunci e cambiamenti radicali? Il felice completamento di progetti millenari? Vite che svoltano e poderosi capitoli che si chiudono? Costanza, caparbietà e il raggiungimento di obiettivi ambiziosi?

Bride Kill Bill

Peccato.
Là fuori ci sarà sicuramente qualcuno che saprà darvi la soddisfazione che meritate. Gente che si allena per due anni per poter scalare l’Annapurna senza bombole. Giovani che comprano un pezzo di terra e ci costruiscono sopra una casa con le loro mani. Storie INSPIRESCIONAL di imprenditrici coraggiose che dopo anni a pane e cipolle sono riuscite a trovare il modo di campare vendendo braccialetti di canapa intrecciata.
Qua no, desolata. Niente.
Ma procediamo con ordine.

Elle Driver walk

Ci sono lingue interessanti che riescono ad esprimere con un’unica parola un concetto complesso e articolato. Per dire, se vi comprate sempre tantissimi libri ma poi finisce che non li leggete ma vi piace comunque accumularne delle tonnellate e vi viene un po’ d’ansia ma non riuscite lo stesso a farne a meno e molto presto sarete costretti a traslocare perché in casa non ci state più però insomma siete felici ed è questo quello che conta, ECCO, in giapponese c’è un preciso termine che descrive sinteticamente il fenomeno. Anche le lingue scandinave riescono a fare magie di questo genere – specializzandosi, di solito, in concetti teneri. La felicità che si prova bevendo una cioccolata calda dopo una camminata di tre ore sotto a una bufera di neve >>> vocabolo norvegese precisissimo. L’odore di buono che i neonati lasciano sulle copertine che li avvolgono >>> vocabolo danese super sintetico. La tipologia molto caratteristica di sonno tombale ma piacevole che ti assale dopo un pranzo festivo >>> vocabolo finlandese di rara efficacia.
Bene.

Elle Driver pretty cool

L’italiano ha tante belle qualità, ma non la gloriosa capacità di conglomerare vasti ragionamenti, concentrandoli in una sola parola. Io, ad esempio, oggi vorrei parlare della grande soddisfazione che ricavo dal finire un flacone di bagnoschiuma, ma ho delle difficoltà a dirlo in maniera rapida. E comincio a pensare che si tratti di una sorta di fissazione patologica che riguarda solo me, perché se ci trovassimo alle prese con un concetto universale come il rancore, l’allegria, l’invidia o la gioia, probabilmente esisterebbe anche una parola ben definita per descriverlo.

Bride vedi tu

Ma che cos’è che succede, alla fin fine.
L’inconcludenza ci circonda. Viviamo immersi in un perenne vortice monsonico di stimoli eterogenei e di entità differenti – più o meno corporate – che tentano di pungolare la nostra curiosità proponendo di continuo cose da fare, da vedere, da leggere, da comprare, da collezionare e da ascoltare. Uno non è in pace neanche quando lavora, perché per ogni mail a cui rispondi te ne arrivano 12 e, mentre tenti di stabilire un nuovo record di slide create consecutivamente senza nessuno che ti telefoni, arrivano in sei e ti trascinano in riunione – e te sei ancora lì che provi a centrare il titolo.
C’è chi sostiene di riuscire a fare tutto, di avere il tempo e le capacità organizzative necessarie a gestire il binge-watching di intere serie televisive nel giorno esatto dell’uscita, c’è chi torna a casa dall’ufficio alle dieci di sera e in due mesi scrive un romanzo, c’è chi va ai concerti, vede gli amici, dipinge Cappelle Sistine senza vacillare e riesce a fare la spesa andando oltre il minuscolo orizzonte della cena di quella sera lì. C’è chi, in sintesi, va a letto con la consapevolezza di aver fatto, ogni giorno, tutto quello che doveva fare. Di aver chiuso il cerchio. Di non essersi perso niente.
E poi ci sono io, che osservo i cestoni del bucato e mi rendo conto che mai e poi mai ne vedrò il fondo. E se mi pare di non poter governare il cestone del bucato, vi lascio immaginare il resto.

Oren silly rabbit

Ecco perché sono così contenta quando finisco il bagnoschiuma. O lo SCIAMPO. O la crema idratante per la faccia. O il mascara. O una confezione di Saccottini all’albicocca. O lo scatolotto delle pastiglie per la lavastoviglie. O il sale grosso. Il sale grosso non finisce mai. Quando riusciamo a finire il sale grosso mi sento come Cristoforo Colombo che mette piede a terra dopo sedici anni di navigazione. Mi sembra di aver portato a termine una grande impresa. Lo zucchero. Lo zucchero che finisce è una specie di miracolo. Un’autentica testimonianza di abnegazione e incrollabile costanza. Se sono riuscita a finire un pacco di zucchero, un cucchiaino alla volta, un caffè alla volta, non ho nulla da temere. Io le torte non le faccio, finire lo zucchero è un evento epocale. Un traguardo nobilissimo. Se riesco a finire lo zucchero, allora posso sperare di finire anche qualcosa di più significativo – prima o poi. Se lo zucchero finisce, anche le altre cose possono finire – almeno in teoria.

pai mei

In un universo dove la lista delle cose da fare non finisce mai è assolutamente necessario scegliere con cura le proprie battaglie – e rendersi conto dei propri limiti, con garbo e razionalità. Il grande romanzo americano. La visione completa delle stagioni “nuove” del Doctor Who – quelle coi dottori fighi. Il lavaggio puntuale dei maglioni invernali a fine stagione. La costruzione di un guardaroba coerente e funzionale. Imparare il giapponese. Capire qualcosa di vino. Una galleria Instagram cromaticamente coerente. Una casa Pinterest. Nulla di tutto questo è possibile. MA ARRIVARE IN FONDO ALLA CONFEZIONE DEL PRIL SÌ. E IO CI GODO TANTISSIMO.

oren happy

Che hai fatto quest’anno, Tegamini?
Bé, dunque…
Io ho seguito una campagna che ha vinto l’oro a Cannes, ho completato il ciclo di epilazione definitiva di gambe, braccia, baffi, inguine (patata inclusa), ho ristrutturato una casa, ho raccolto centomila euro per gli orfani del Korbenienstan, ho letto la quadrilogia della Ferrante in due sere e non mi sono persa una lezione del corso di meditazione. Tu?
…io? Sono arrivata in fondo a un ombretto glitterato di Sephora – ci lavoro dal 2005, su quell’ombretto. Che altro? Ah, già. HO FINITO SEI PACCHI DI TAMPAX VERDI. QUELLI PIÙ GROSSI. E SCUSAMI SE È POCO.

Bride bloody satisfaction

21 Comments

  1. Ti capisco tantissimo; la mia nuova strategia è acuistare confezioni piccole, in barba al risparmio, così le finisco prima e raddoppio le soddisfazioni. 🙂

  2. Ma soprattutto, PIU’ GIF DA KILL BILL PER TUTTI!

    P.S. Io quest’anno spero di finire Infinite Jest. Quando accadrà (se accadrà) fuochi d’artificio!

    • Kill Bill mi sembrava un film adatto… è un glorioso racconto di caparbietà, dopotutto. 🙂

  3. Margherita Reply

    ahahahahahahah
    Arrivare alla fine di questo post ridendo e sentendosi immensamente compresi: che gioia 😀
    Ti adoro!

  4. I tampax più grandi sono quelli arancioni! Quasi introvabili e piuttosto inquietanti…

  5. Quoto TUTTO. Un mese fa però sono entrata nel girone delle nippo-maniache che ordinano per colore anche i calzini spaiati. Galeotto fu il libro Dan-Sha-Ri di Hideko Yamashita. Non che faccia miracoli, ‘che le calze sempre spaiate restano, però ho terminato DUE biro. DUE. E le ho anche felicemente buttate nell’immondizia. Olè!

  6. Francesca eroina nazionale di noi in-finitori di cose!
    Per la storia dei libri… beccata in pieno!
    A volte mi domando perché concludo così poco e mi deprimo, altre ammetto che non finirò mai tutto quello che vorrei e vado oltre. Poi mi domando se non ho qualche problema… ma tant’è! Intanto, gaudio et giubilo perché ho finito e commentato il tuo post!;)
    Tanti cuotoni Francesca!:*

    • Anch’io sono in cerca di una spiegazione. Per consolarmi continuo a ripetere che, in realtà, voglio fare TROPPE cose. 🙂

  7. Centrata in pieno!
    Che poi io sono così scema che compro una marea di ebook su kindle (e ne leggo la metà), quindi non ho neanche la soddisfazione di vederli belli allineati con le copertine colorate…

  8. Robiciattola Reply

    Mamma mia quanto sono felice anche iooooo

    Ora vado s leggere il post sugli sconti ché mi sa che anche li troverò delle similitudini 😉

  9. Qualcuno sarà mai riuscito a finire una gomma senza perderla prima?

  10. Vogliamo mettere la soddisfazione nel finire una penna? Al liceo ne consumavo una per volta e quando vedevo che l’inchiostro iniziava a sbiadire emettevo urletti di gioia.

    Per le cose della cucina che danno più soddisfazione mi trovo d’accordo col sale grosso, una vera goduria. Oppure riempire il dispenser del sapone per le mani in bagno

  11. Ciao Francesca, trovo questo articolo molto confortante. Anche io spesso mi chiedo perchè non sono capace di essere una epica Wonder Woman. MI fanno stare meglio i tubetti finiti, soprattutto se non ne ho comperati altri nel frattempo. Mi sento PARSIMONIOSA! Sono felice di non essere la sola a sentirsi un pò inadeguata, maldestra ed anche fuori tempo. Meno male! Grazie

Write A Comment