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Chi era Gustavo Rol? Forse non lo sapremo mai, un po’ per deliberata “opacità” del personaggio in questione e un po’ per l’intrinseco mistero dello spazio liminale in cui si è sempre mosso. Francesca Diotallevi – ormai collaudatissima autrice di romanzi ispirati a figure che della poca appariscenza hanno fatto la loro cifra esistenziale – maneggia l’enigma di Rol con cautela, basandosi su documenti, cronache e testimonianze e riempiendo le inevitabili lacune con il punto di vista di un narratore smarrito ma tenace, scettico e romantico insieme.

Piccola digressione per inquadrare meglio la faccenda. Carismatico, altissimo, sempre ben vestito e assai garbato, Gustavo Rol faceva l’antiquario a Torino, se vogliamo proprio dargli una definizione triviale che ben funziona nel “nostro” mondo. Nel dopoguerra aveva cominciato a ospitare a casa sua in via Silvio Pellicoun appartamento UMILISSIMOpiccoli gruppi di spettatori ben selezionati e, di fronte a loro, si esibiva in esperimenti al confine tra telecinesi, chiaroveggenza, spiritismo e… magia? Senza chiedere un soldo a nessuno e domandando solamente ai presenti di mantenere il massimo riserbo sugli eventi di queste serate, Rol ha per anni compiuto apparenti prodigi, molti dei quali restano ancora avvolti dal più denso MA CHE DIAV. Interpellato da ricchi e potenti – dal Duce all’avvocato Agnelli, passando per Fellini -, Rol ha vaticinato disgrazie e fortune, letto nel pensiero e letto libri chiusi, parlato coi morti e attraversato i muri, senza mai muoversi attivamente per alimentare la propria leggenda o trasformare questi perturbanti talenti in una montagna di soldi. Understatement sabaudo? Indole autenticamente generosa e disinteressata? Vero spirito compassionevole? Chissà. Quel che sappiamo è che, in mezzo a tanti ciarlatani – che vogliono deliberatamente infinocchiarti – e più che sinceri illusionisti – che il trucco non te lo spiegano ma non fingono che non ci sia –, Rol ha trovato il modo di spiccare per prodezze fuori dal comune e per una sorta di impianto “etico” altrettanto peculiare. Non si è mai prestato all’esecuzione dei suoi esperimenti in un ambiente controllato e scientificamente monitorabile, ma la sua fama è lievitata per una sorta di accumulo di cronache spontanee, per la stupefatta loquacità dei testimoni suoi contemporanei e per l’umanissimo bisogno di credere in qualcosa, probabilmente.

Il romanzo di Diotallevi si avvicina a Rol senza fretta, intrecciando la figura del “mago” a quella di un reduce di guerra che dopo una lunga prigionia torna in patria e non è più in grado di “funzionare” nel mondo. Per sfuggire ai debiti di gioco e a compagnie poco raccomandabili, fa i bagagli e parte per Torino – la sua antica città – dove Miriam, l’amore di gioventù, ha sposato un altro. Sarà proprio Miriam, che già frequenta la casa di Rol con una devozione totale, a introdurre Nino a una delle famigerate serate. Nino, che gradirebbe riuscire a scrivere per il cinema, fiuta all’istante il potenziale di quella storia e si mette in testa di smascherare Rol… perché sì, vuoi che non ci sia un trucco?

L’espediente del personaggio/narratore profondamente disilluso e ben radicato nella razionalità è molto salutare, mi viene da dire. Nino guarda Rol come un rompicapo da risolvere e non come una sacra manifestazione del sovrannaturale in cui riporre una fede cieca. Non sempre Nino ha saputo suscitare il mio profondo interesse, leggendo, ma mi rendo conto della necessità “pratica” di consegnargli il timone e il punto di osservazione. Rol è ovviamente il pezzo forte e le pagine in cui ci onora della sua presenza hanno un passo diverso, credo. Quello che sostiene di voler fare – mostrarci che può esistere “altro”, donarci uno spiraglio di meraviglia e testimoniare l’esistenza di una realtà infinitamente complessa – è struggente e quasi fanciullesco. La tragedia di Rol si radica nella ricezione mondana del suo “lavoro”: io sono qua per farvi pensare, per lasciarvi intuire l’immensità della mente e del mondo, ma voi siete qua per divertirvi, per mitigare il tedio delle vostre giornate, per esigere trastulli o, al massimo, per capire quali e quante balle racconto. Non voglio e non devo dimostrarvi niente, perché nemmeno i miei prodigi saranno sufficienti a scalfirvi davvero – io, per voi, sono e sarò sempre un pupazzo, un diversivo, uno spettacolo.
Ecco, Diotallevi abbraccia lo scoramento di Rol e, vivendo in un’epoca che ha fatto dell’intrattenimento cinico uno dei suoi pilastri portanti, ce lo racconta senza agiografie e senza istruire processi, lasciandoci invece lo spazio di dubitare – almeno un pochino – delle nostre certezze.

Effetti speciali aggiuntivi: qui c’è Piero Angela che va a trovare Rol. Una citazioncina tratta dal pezzo integrale:

Da decenni Rol si produce nei salotti torinesi, davanti (come lui stesso afferma) a “scienziati, medici, letterati, artisti, religiosi, atei, filosofi, militari, uomini politici, capi di stato e di governo, gente di ogni classe sociale” ecc.: cioè tutte persone… incompetenti in trucchi! Perché invece non vuole mai fare i suoi “esperimenti” sotto l’occhio di un esperto? Neanche una volta? Non serve rispondere che Rol non fa queste cose per lucro: il problema è di sapere se ciò che produce è autentico oppure no. Ma perché dovrebbe fare trucchi, affermano i suoi sostenitori, se non guadagna una lira? Si potrebbe facilmente rispondere che il prestigio (e il potere) che si ottiene convincendo gli altri di avere certe facoltà è forse ancora maggiore di quello che si può avere col denaro.

Qui c’è il libro – è uscito per Neri Pozza – e qui c’è il consueto link per il periodo di prova gratuito di Storytel. Ve lo rammento perché io l’ho ascoltato lì.

 

Vi risparmierò lunghi preamboli, perché la mole di informazioni da gestire è già di considerevole portata. Manca un mesetto all’inaugurazione dell’edizione 2024 del Salone del Libro di Torino – la prima affidata ad Annalena Benini, come vi raccontavo già in questo succulento contenutone di backstage – e il programma è finalmente disponibile per consultazioni, pianificazioni di visita e redazione di bellicose incursioni.
Qua di seguito trovate una selezione di incontri, eventi e appuntamenti da tenere d’occhio. Il criterio? Personalissimo: sono gli eventi che seguirei potendo disporre del superpotere del teletrasporto, del dono dell’ubiquità o di un bagaglio di energie illimitato. Il programma completo è spulciabile qui, mentre gli eventi già prenotabili (o che lo diventeranno) abitano qui. Fine dell’introduzione.


GIOVEDÌ 9 MAGGIO

Ore 12:00-13:00
Annabelle Hirsch
Autrice di Una storia delle donne in 100 oggetti (Corbaccio)
Palco LivePiazzale 5
Con Carlotta Sanzogni

Annabelle Hirsch crea un universo fatto di donne e delle loro cose. Che siano un papiro di Saffo, una spilla di Hannah Arendt o una macchina per cucire, il mondo femminile è indagato attraverso le connessioni sensoriali con gli oggetti più diversi.

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Ore 12:45-13:45
I libri sono belli ma la vita di più: lavoro editoriale e sfruttamento
In collaborazione con Redacta, sezione di Acta
Sala MadridCentro Congressi

Una conversazione su come si lavora in editoria a partire dai dati del sondaggio “Vale davvero la pena di lavorare in editoria?” e dalla proposta di compensi dignitosi per le persone freelance, uno strumento pratico a disposizione di tutti e tutte.

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Ore 13:45-14:45
Cenere. Storia di amore e di dolore
Omaggio a Grazia Deledda ed Eleonora Duse
Sala GranataPad. 1
Con Paola BertoloneClaudia Gianetto e Angela Guiso

A 120 anni dalla prima edizione, un approfondimento sul romanzo del Premio Nobel Grazia Deledda ‘Cenere’, in correlazione all’omonima trasposizione cinematografica del 1916 che vede la grande attrice Eleonora Duse per la prima e ultima volta sullo schermo.

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Dalla grafica alla scrittura, dalla fotografia al digitale: l’IA è uno dei temi del momento. Un’analisi dell’impatto che questo tipo di tecnologia ha, o potrebbe avere, sulla traduzione editoriale.

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Ore 14:00-15:00
Elizabeth Strout
Lezione inaugurale: l’inizio molto lento della mia carriera molto veloce
Sala OroPad. Oval

I ricordi, gli incontri, i libri della giovinezza e la fatica della scrittura, la curiosità insaziabile e l’ironia nel ‘racconto di formazione’ di una delle voci più importanti della letteratura americana contemporanea.

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Ore 15:00-16:00
I ferri del mestiere
Politica editoriale dei testi razzializzati e traduzione
Sala AmbraPad. 1
Con Isabella FerrettiCorrado MellusoIgiaba Scego e Tiziana Triana

Come confrontarsi editorialmente con un testo razzializzato? Una riflessione sul tema tra sensibilità e problematiche traduttive.

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Ore 15:30-16:30
L’amore ha bisogno di spazi
Desideri e piaceri al di là degli stereotipi
Arena BookstockPad. 4
Con Marina CuolloMartina Fuga e Sabina Minardi

Ci sono tanti tipi di amore come sono tanti i corpi e le esistenze. Lasciarsi sorprendere dai desideri, i piaceri e la felicità oltre gli stereotipi e la fatica del quotidiano attraverso ‘Diciotto’ (Salani) e ‘Viola’ (Fandango).

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Lo Statuto dei lavoratori è in vigore in Italia dal 1970. Irene Soave ne rivisita alcuni articoli leggendoli alla luce di quanto succede oggi alle donne e tra le donne – ma non solo – nel mondo del lavoro.

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Scrittore e drammaturgo, autore di ‘Colazione da Tiffany’ e di ‘A sangue freddo’, che gli diedero la notorietà mondiale e ne fecero anche un personaggio pubblico, Truman Capote è il precursore di molta narrativa di oggi.

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Ore 16:15-17:15
Teresa Cremisi dialoga con… Antonio Sellerio
Chi e cosa fa un editore: Sellerio
Sala BluPad. 2

Per la sezione dedicata all’editoria, curata da Teresa Cremisi, una conversazione con un editore nato libero e lontano dalle ideologie e dai centri di potere.

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Ore 17:00-18:00
Francesco Costa dialoga con… Daniele Raineri
Informazione: come si racconta una guerra
Sala OroPad. Oval

Se è vero che le guerre si combattono anche con l’informazione, la stampa come dovrebbe raccontarle? Daniele Raineri, inviato di Repubblica, è uno dei più esperti giornalisti di guerra in Italia. Ha lavorato nei luoghi più pericolosi del pianeta, dalla Siria allo Yemen; ha trascorso in Ucraina buona parte del 2022 e del 2023, spesso lavorando dal fronte; quest’anno ha fatto la spola tra Israele e Palestina.

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Nella prima traduzione italiana a opera di Ilide Carmignani, il romanzo che Cortázar ha scritto nel 1973 alternando finzione e ritagli di giornale. Racconta le disavventure di un commando argentino rivoluzionario alle prese con l’organizzazione di un attentato contro un gerarca in visita a Parigi.

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Con la capacità di rendere i personaggi storici attraverso la lente romanzesca, Francesca Diotallevi scrive un romanzo dedicato a Gustavo Adolfo Rol, ponendo interrogativi di fronte ai quali anche l’anima più razionale vacilla.


VENERDÌ 10 MAGGIO

Può il giornalismo contribuire a promuovere il cambiamento in un contesto in cui tutti gli attori della società, dalle istituzioni alle imprese, sono chiamati ad attivarsi per affrontare le grandi sfide ambientali e sociali? Il solution journalism per esempio propone un’informazione orientata a mostrare non solo i problemi ma anche le soluzioni.

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Ore 10:30-11:30
Premio Vero (Il Post)
I sedici candidati
Sala GranataPad. 1
Con Ludovica LugliMarino Sinibaldi e Luca Sofri

Presentazione dei candidati del premio dedicato alla non fiction italiana, pensato per libri che raccontino e spieghino la realtà.

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Ore 13:15-14:15
Lezioni di scrittura con Stefania Bertola
Romanzo rosa
Sala VerdeGalleria Visitatori

Un incontro organizzato in occasione della seconda edizione del concorso letterario “A/R Andata e Racconto – In viaggio con amore” organizzato dal Salone del Libro e Gruppo FS.

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Ore 14:30-15:30
Giovanni Lindo Ferretti e Antonio Spadaro
‘Noi portiamo il fuoco’. Il padre e il figlio di Cormac McCarthy
Sala RossaPad. 1
Con Alessandro BanfiGiovanni Lindo Ferretti e Antonio Spadaro

‘La strada’, capolavoro del celebre romanziere americano, racconta di un padre, di un figlio e di un fuoco di cui sono custodi. In quella storia ci siamo anche noi. Perché l’apocalisse non è questione di fine del mondo, ma del nostro presente.

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Ore 15:00-16:00
Alessandro Barbero
La storia immaginaria
AuditoriumCentro Congressi
Con Giuseppe Laterza

Il passato è stato raccontato da molti diversi punti di vista: dai testimoni e dai cronisti, dagli storici e dai romanzieri… Con Alessandro Barbero un viaggio lungo i secoli, tra avvenimenti e protagonisti, nello specchio della storia immaginaria.

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Ore 15:00-16:00
Melania G. Mazzucco dialoga con… Francesca Cappelletti
L’arte da leggere: dirigere la Galleria Borghese di Roma
Sala BluPad. 2

Che cosa vuol dire dirigere una galleria sovrabbondante di capolavori d’arte antica e moderna, tra le più visitate d’Italia: come si espone, si rinnova e si divulga un patrimonio consolidato, che però ha bisogno di dialogare col presente? Cos’è davvero un museo? Ne parla Melania G. Mazzucco, curatrice della sezione arte, con Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese di Roma, storica dell’arte, studiosa del collezionismo e di Caravaggio, docente universitaria, ricercatrice, saggista.

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Cosa succede quando la diffidenza inquina lo sguardo e il confine tra colpa e pettegolezzo si fa labile? Ilaria Gaspari costruisce una storia ambientata nella Roma degli anni ’80 per riflettere sulle maldicenze, sul confine tra chi siamo veramente, e quello che gli altri dicono di noi.

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All’età di otto anni, Juliette si innamora dei cavalli. Amèlie predilige i volatili, specialmente se in volo. Se Juliette nel suo ultimo libro racconta l’infanzia con sua sorella, Amèlie si concentra invece su un trauma della sua adolescenza: un abuso subito e il potere salvifico della scrittura.

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Cosa accade quando una casa si tramuta in un’entità senziente? Se l’inconscio di chi ci abita diventa un tutt’uno con i libri, le stampe, i ricordi d’infanzia? Un romanzo sul senso che diamo agli oggetti, tra struggimento e ossessioni.

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Il nuovo romanzo di Claudia Durastanti, dopo il successo mondiale di La straniera è un libro percorso dalle figure magiche e sfuggenti di tre donne, unite da una rete di corrispondenze invisibili, tra epoche antiche e future, in cui riusciamo a vedere, ora da vicino, ora da lontano, tutto quello che potremmo essere.

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In questo laboratorio Sio conduce all’interno del suo processo creativo, mostrando i principali passi che lo portano dalla semplice idea alla storia ultimata.

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Ore 16:45-17:45
Non è mai morto nessuno
Miti e fake news nella scienza
Arena BookstockPad. 4
Con Dario BressaniniBeatrice Mautino e Alessandro Mustazzolu

Tre divulgatori scientifici ci aiutano a sfatare i miti e le bufale collegati alla chimica e alla microbiologia di tutti i giorni.

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All’inizio del 2020 a New York giunge notizia di un nuovo virus. Mentre la scrittrice Lucy Barton si aggrappa alla vita di sempre, William, scienziato e suo primo marito, intuisce la catastrofe e la convince a partire con lui alla volta di una casetta in affitto sulle coste del Maine. È necessario fare appello all’amore, alle sue forme strane e imperfette, per salvarsi la vita.

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Ore 18:00-19:00
Luciana Littizzetto dialoga con… Stefania Bertola, Diego De Silva e Alessia Gazzola
Giallo e rosa, i colori dei libri “leggeri”
Sala OroPad. Oval

Luciana Littizzetto, curatrice della sezione dedicata alla leggerezza intesa come sollievo o come esercizio intelligente dell’ironia, ragiona con due autrici e un autore, tra i più amati dai lettori italiani. I romanzi di Bertola, Gazzola e De Silva, sono sempre attesissimi, radicati nei deliri del presente, disincantati ma acuti. I protagonisti non sono mai sicuri di niente, tranne di una cosa: che solo robuste dosi di leggerezza possono difenderci dalla paura.

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Goliarda Sapienza è un personaggio romanzesco, a cominciare dal suo nome, e a un romanzo assomiglia anche la sua storia. Accompagnati dalle letture di Donatella Finocchiaro, il collettivo Mis(S)Conosciute insieme alla sceneggiatrice Ippolita di Majo ci guidano in un viaggio attraverso la scrittura e i temi fondamentali dell’autrice dell’’Arte della gioia’. Lettura finale di Paola Pace da ‘Lettera aperta’. Per l’evento è previsto l’uso di cuffie.

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Ore 18:15-19:15
Francesco Costa dialoga con… Ben Smith
Informazione: per un pugno di clic
Sala AzzurraPad. 3

Nell’era dei blog, Ben Smith (‘Traffic’, Altrecose) era uno dei più importanti blogger statunitensi e una macchina da scoop. In quella dei social media, è stato il direttore che ha portato BuzzFeed a vincere un Pulitzer. Poi è diventato il più letto editorialista del New York Times. Ora ha fondato una testata con ambizioni globali, si chiama Semafor. Come si fa un giornale nuovo?


SABATO 11 MAGGIO

Ore 11:30-12:30
Teresa Cremisi dialoga con… Stefano Mauri
Chi è e cosa fa un editore: GeMS, il Gruppo editoriale Mauri Spagnol
Sala BluPad. 2

Per la sezione dedicata all’editoria, curata da Teresa Cremisi, una conversazione con un editore espressione di uno sviluppo famigliare che si è costituito in senso inverso: da leader della distribuzione a secondo gruppo editoriale italiano.

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Donne troppo pigre per essere ribelli, razionali eppure scaramantiche, capaci di inventare mondi immaginari solo per mandarli in frantumi. Fanno sesso, disinibito o goffo, hanno le idee chiare oppure mentono, molto spesso. Hanno tanti progetti ma gli impegni sono gabbie. Un filo unisce i racconti dissacranti di Veronica Raimo: lo sguardo libero sulle donne e le loro relazioni.

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Quando Amanda torna a casa non è più la stessa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è spento. Vorrebbe proteggerla, ma c’è un segreto che non può più nasconderle, un luogo che ha sempre cercato di dimenticare.

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Ore 12:45-13:45
L’eredità di Carla Lonzi
Storia e nuovi filoni di pensiero del femminismo italiano
Sala GranataPad. 1
Con Francesca ArchibugiAnnarosa ButtarelliClaudia Durastanti e Tiziana Triana

A distanza di oltre quarant’anni dalla scomparsa di Carla Lonzi, i suoi scritti, insieme a quelli del gruppo Rivolta Femminile, sono al centro di dibattiti, discussioni, riflessioni e danno vita a nuovi filoni di pensiero. Un’eredità viva e poliedrica per una pensatrice legata indissolubilmente alla storia del femminismo italiano.

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Ore 12:45-13:45
Omaggio a Moana Pozzi
A partire dal libro Moana Pozzi: tutto deve brillare di Francesca Pellas (Blackie)
Sala RosaPad. 1
Con Matteo B. BianchiFrancesca Pellas e Laura Pezzino

Moana Pozzi è stata il volto e il corpo di una rivoluzione personale che è diventata collettiva.

Quella di chi non accetta un destino imposto – la famiglia l’aveva avviata verso studi rigorosi dalle suore – e sceglie per sé stessa una strada diversa, sfidando lo sguardo di chi giudica e quello di chi si sente offeso.

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Ore 13:45-14:45
Nadia Terranova racconta Alba de Céspedes
In occasione della pubblicazione di Romanzi (I Meridiani Mondadori)
Sala GranataPad. 1

Scrittrice, poetessa, giornalista e partigiana, autrice anche per il cinema, per la radio e per il teatro, Alba de Céspedes è stata una delle figure più eclettiche e innovative della letteratura italiana del Novecento, apprezzata anche all’estero fin da ‘Nessuno torna indietro’.

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In Chi dice e chi tace niente rimane mai fermo, le passioni, le inquietudini, le verità e gli enigmi, i silenzi del presente e il frastuono del passato: tutto sempre si muove, tutto può sempre cambiare. Il nuovo romanzo di una delle scrittrici più eclettiche e coinvolgenti del panorama letterario italiano.

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Ore 15:30-16:30
Zerocalcare
Autore di Quando muori resta a me (BAO)

Dopo molti anni, Zerocalcare torna a raccontare la sua famiglia. ‘Quando muori resta a me’ comincia con un viaggio in macchina insieme al padre verso un piccolo paesino del Veneto in cui si pone molte delle domande senza risposta dell’infanzia.

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Dopo una vita frenetica, un ottantaduenne prende in affitto una casa in una cittadina ventosa apparentemente tranquilla dove si trova a districare le matasse di un variegato catalogo umano fatto di dispetti e pettegolezzi.

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Tradimenti che sono essi stessi miracoli, occasioni per fermarci un momento e cogliere l’opportunità di sfuggire a noi stessi, oppure di esserlo più che mai. Valeria Parrella torna alla forma del racconto, cara ai suoi esordi.

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Ore 17:15-18:15
minimum fax 30
Trent’anni di libri, di storie, di persone
Sala AmbraPad. 1
Con Veronica GallettaGiordano MeacciValeria Parrella e Valeria Veneruso

A raccontare la casa editrice due autrici e un autore che hanno pubblicato nelle tre diverse decadi della casa editrice. Con un saluto lampo di Nicola Lagioia.

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L’incontro si inserisce nella maratona di eventi “Cento anni di amore e di lotta” promossa da Fandango Libri per celebrare uno dei più grandi scrittori del Novecento, saggista, drammaturgo, attivista, voce della comunità afroamericana e cantore di passioni e diritti.

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Dopo ‘Lessico famigliare’, Natalia Ginzburg ha consegnato il suo lessico intimo in ‘Vita immaginaria’. Con voce limpida, assertiva, assorta, la scrittrice spalanca la propria vita dall’infanzia alla vecchiaia. Una lezione di Domenico Scarpa con letture di Jasmine Trinca per scoprire il “parlare di notte” e conoscere “i noi”, facendo emergere qualcosa di essenziale sul nostro lato notturno.

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Ore 18:15-19:15
Francesco Piccolo dialoga con… Paolo Sorrentino
Cinema: l’officina del regista, scrivere e fare un film
Sala OroPad. Oval

Paolo Sorrentino racconta come nasce un film nella sua testa, come scrive e realizza una storia per trasformarla nel suo cinema originale e inimitabile.

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Daria Bignardi racconta il carcere e gli incontri che ha fatto in trent’anni di esperienze e confronti con chi ci è stato rinchiuso, con chi ci vive e con chi ci lavora. Una storia di prigioni reali e interiori.

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Ore 19:30-20:30
Ricordatemi come vi pare
Michela Murgia amava il Salone, il Salone ama Michela Murgia
Sala OroPad. Oval
Con Maurizio De GiovanniAlessandro GiammeiValeria ParrellaRoberto SavianoChiara Tagliaferri e Chiara Valerio

La voce dell’intellettuale più lucida e appassionata dei nostri tempi torna a farci visita, attraverso quella degli scrittori che l’hanno amata.

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Ore 19:30-20:30
Raccontare con la voce
Perché un podcast non è un libro
Sala AzzurraPad. 3
Con Mario CalabresiFrancesca MannocchiPaolo Nori e Sara Poma

Come si trasforma un testo letterario in narrazione orale? Come si scelgono le parole per farle suonare reali e autentiche nel racconto parlato dei podcast? E come interviene il suono e la musica? La prospettiva secondo uno scrittore, una giornalista e un’autrice di podcast.


DOMENICA 12 MAGGIO

Ore 12:15-13:15
Maria Luisa Frisa e Chiara Tagliaferri in dialogo con Maria Grazia Chiuri e Levante
Puntata speciale di ‘Sailor – Anatomia del corpo attraverso la moda’
Sala OroPad. Oval
Con Maria Grazia ChiuriMaria Luisa FrisaLevante e Chiara Tagliaferri

Il podcast di Storielibere.fm in collaborazione con Camera Nazionale della Moda Italia, ideato e condotto da Maria Luisa Frisa e Chiara Tagliaferri, arriva al Salone con una puntata live che ha per protagoniste Maria Grazia Chiuri, Direttrice Artistica delle collezioni donna Dior, e Levante, una delle cantautrici e musiciste più carismatiche delle ultime generazioni.

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Ore 13:00-14:00
Non siamo soli
Il traduttore editoriale e il rapporto con la redazione
BookLabPad. 4
Con Rossella Monaco e Thais Siciliano

Corso Book-Makers. Un’introduzione alla traduzione editoriale, una professione che richiede molto più di una semplice competenza linguistica. La lezione esplora le qualità che definiscono il traduttore, tra conoscenze, sensibilità e abilità personali, indagando tra le dinamiche di un mestiere che vive tra solitudine e confronto.

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Ore 14:00-15:00
Il Cavaliere oscuro, Superman e Watchmen
L’importanza nascosta dei fumetti nella narrativa del XXI secolo
Sala del FumettoPad. 1
Con Gianluca Morozzi e Nicola Peruzzi

Watchmen di Alan Moore, il Batman di Frank Miller e il Superman di Grant Morrison hanno avuto e avranno ancora un grandissimo impatto nel mondo del cinema. Ma possono aver influenzato anche l’attuale generazione di scrittori di narrativa? Quand’è che il racconto per immagini tipico del fumetto e quello più tradizionale della letteratura hanno iniziato a parlarsi e influenzarsi a vicenda?

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Una chiacchierata tra autrici e autori BAO Publishing per parlare di una professione che è ancora difficile da spiegare a chi ci sta attorno. Un racconto di come si abbattono gli stereotipi attraverso le storie a fumetti.

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Adattarsi a circostanze inaspettate, trovarsi a navigare in acque sconosciute e ad affrontare drastici cambiamenti della propria vita. Guadalupe Nettel, una delle scrittrici latinoamericane più popolari e amate in Italia, si muove tra reale e fantastico, rivelando la natura strana e inquietante di ciò che ci circonda.

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Ore 15:15-16:15
Emanuela Fanelli
L’ironia si impara usandola
Sala BluPad. 2

Vincitrice del Premio David di Donatello alla Miglior Attrice Non Protagonista nel 2023 per ‘Siccità’ di Paolo Virzì, candidata anche nel 2024 per il ruolo di Marisa in ‘C’è ancora domani’ di Paola Cortellesi, Emanuela Fanelli illumina il cinema italiano con la sua irresistibile ironia, la stessa che l’ha resa amata in tv nella trasmissione ‘Una pezza di Lundini’ e nella serie ‘Call My Agent’. Da sempre autrice dei suoi testi, Emanuela si racconta al pubblico del Salone e spiega perché l’autoironia può salvarci in ogni situazione.

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Da una parte, ci sono i “figli del boom”, quelli che hanno surfato sull’esplosione economica; dall’altra, le generazioni nate all’ombra della crisi del nuovo millennio. Matteo Bordone racconta la contrapposizione culturale (e non solo generazionale) che sta dietro il neologismo “boomer”.

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Ore 16:00-17:00
Abdulrazak Gurnah
Autore di L’ultimo dono (La nave di Teseo)
Sala AzzurraPad. 3
Con Alberto Cristofori e Alessia Rastelli

Il premio Nobel per la Letteratura 2021, Abdulrazak Gurnah, racconta la sua narrativa, segnata dall’esperienza dell’immigrazione e da una profonda riflessione sull’appartenenza, sull’importanza del perdono e del dialogo.

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Da più di duemila anni il racconto letterario si intreccia con la storia dell’uomo, leggendola, vivificandola, in parte riscrivendola. Ma perché è così importante per noi raccontare storie e, ancora di più, ascoltarne di continuo? In cosa ci ha trasformato la letteratura, a cosa serve oggi, che cosa rappresenta per le creature in cui (forse) ci trasformeremo nel futuro?

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È in una Tokyo di un futuro non ben precisato che Murata Sayaka, autrice di La ragazza del convenience store per la prima volta in Italia, sceglie di ambientare la sua ultima raccolta di racconti che ritrae una società retta su regole molto diverse da quelle del nostro mondo.

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Ore 17:00-18:00
Voci tempestose
Chiara Tagliaferri racconta le sorelle Brontë
Bosco degli scrittoriPad. Oval
Con Francesca ManciniSabrina Tinelli e Chiara Tagliaferri

Chiara Tagliaferri, scrittrice e autrice, insieme a Michela Murgia, del podcast Morgana, racconta la storia delle tre sorelle Brontë e di quell’unico fratello privilegiato e disgraziato. Di quell’infanzia isolata nella campagna inglese e dei giochi di bambini che hanno dato vita alla scintilla creativa riversata anche in Cime Tempestose. Il suo intervento è parte di ‘Voci Tempestose’, una serie podcast del Salone del Libro, in collaborazione con Chora Media.

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Da oltre dieci anni Orhan Pamuk, premio Nobel per la Letteratura 2006, scrive e disegna quotidianamente sui suoi taccuini. Vi registra gli avvenimenti del giorno, annota le sue riflessioni sull’attualità, si interroga sull’architettura dei suoi libri e dialoga con i personaggi, dando vita a una straordinaria composizione di testi e disegni che rivela qui per la prima volta ai suoi lettori.

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Nel 2023 Paolo Nori ha affrontato un viaggio d’altri tempi, tra autobus e attraversamenti di confine a piedi fino a Pietroburgo. Durante la permanenza è stato visitato da fantasmi di scrittori russi e grandi artisti. Tutti gli ponevano importanti quesiti: a cosa serve l’arte in mezzo a una guerra?


 

Sto già cominciando a pensare a come vestirmi per sopravvivere ai bizzarri microclimi del Lingotto. Tenuta a cipolla? Scarpe da ginnastica? La giacca la porto? Non la porto? Non si sa. Ci sono problemi troppo vasti e aleatori per essere risolti in anticipo. Soffermiamoci piuttosto sulle certezze.

Dunque, l’edizione numero trentadue del Salone del Libro di Torino ci sfiancherà e meraviglierà dal 9 al 13 maggio. Il titolo/tema di quest’anno sarà “Il gioco del mondo”, in onore di Julio Cortázar e del suo approccio ribelle, avventuroso e liberissimo alla letteratura… e alla vita. Per dirla meglio: “la cultura non contempla frontiere o linee divisorie, la cultura i confini li salta. Supera divisioni, frantuma muri, balza dall’altra parte. Per creare. Come fa il lettore del ‘contro-romanzo’ di Julio Cortázar”. Ecco anche perché il Salone, nel 2019, ha scelto di non avere un paese ospite, ma una lingua ospite: lo spagnolo.

Potremmo dedicare una tesi di laurea a ogni filone tematico che fa da scheletro al calendario RICCHISSIMO di appuntamenti, presentazioni, laboratori, incontri e lezioni, ma non voglio dilungarmi in maniera insopportabile o affliggere il mio prossimo con ulteriori dilemmi, perché l’agenda – come nelle migliori tradizioni – sfiora già una splendida ipertrofia.

NOTA METODOLOGICA
Nelle numerose righe seguenti troverete una selezione di eventi. L’elenco non ha la pretesa di essere esaustivo, anzi. È un elenco basato su un approccio assai personale… e risponde al domandone: cos’è che mi piacerebbe seguire (disponendo di energie illimitate e anche di una macchina del tempo)? Tutta questa roba. Tanti “grandi nomi” mancano, nel mio elenco. Così come manca una mappetta in grado di dirvi dov’è la Sala Magenta e come si raggiunge. Ci sono, in compenso, i link alle pagine dei singoli appuntamenti per costruire il vostro itinerario con razionalità e le didascalie originali MADE IN SALONE, per chiarire meglio di che si tratta. Cosa ben più rilevante, però, c’è tutto quello che amerei andare a sentire, da lettrice.
Per consultare il programma completo, vi invito caldamente a visitare il sito del Salone.

ALTRA PICCOLA SEGNALAZIONE
Venerdì alle 15.30 presento Lena e la tempesta di Alessia Gazzola, con Garzanti. Se siete nei paraggi, venite a sentirci.

Per il resto, buona consultazione. E magari ci vediamo in giro al Lingotto. O in coda al bagno, che è più probabile.

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GIOVEDI’ – 9 MAGGIO

Lezione inaugurale di Fernando Savater
Dov’è l’identità culturale dell’Europa

11.00
Che cosa accomuna i cittadini europei? Un certo modo di intendere la democrazia? Un particolare riguardo verso valori umani non negoziabili? La letteratura, l’arte, la filosofia? O il modo in cui si guarda all’idea di comunità? Uno dei pensatori più importanti degli ultimi decenni prova a tracciare un identikit del nostro continente in un suo momento di crisi.

Mattia Carratello e Jonathan Galassi
Storie di editoria
12.00
Il presidente della Farrar, Straus & Giroux, traduttore in inglese di Montale e Leopardi, editore di Franzen e Vargas Llosa, poeta e scrittore, si racconta all’americanista e editor di Sellerio Mattia Carratello.

Samantha Cristoforetti
Diario di un’apprendista astronauta (La nave di Teseo)
14.00
La vita nello spazio raccontata da @Astrosamantha che, per quasi sette mesi, è stata in orbita attorno alla Terra sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Giusi Marchetta
Tutte le ragazze avanti! Cosa significa crescere femminista per le ragazze di oggi
14.30
Perché è importante oggi in Italia parlare di femminismo con gli adolescenti? Un dialogo aperto in cui le protagoniste del Tavolo delle ragazze condividono le loro riflessioni sui temi della parità e della violenza di genere.

Alessandro Barbero
“Guerra e pace”
16.00
Lo storico e romanziere Premio Strega, ripercorre il romanzo di Lev Tolstoj e in particolare l’impresa che costò l’Impero a Napoleone Bonaparte, dalla presa di Mosca alla Beresina.

Letture di Massimo Carlotto a partire da “Noi, l’Europa” di Laurent Gaudé (Edizioni e/o)
17.30
L’appello per un’Europa diversa di uno scrittore Premio Goncourt interpretato da uno dei più amati scrittori italiani.

Fabrizio Gifuni
Un certo Julio. Omaggio a Julio Cortázar e Roberto Bolaño
18.00
Uno degli attori più amati delle ultime generazioni, nel Salone del libro dedicato alla lingua spagnola, evoca due scrittori formidabili: Julio Cortázar e Roberto Bolaño. Diventa l’uno e l’altro, dando vita a uno spettacolo impossibile da dimenticare.

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VENERDI’ – 10 MAGGIO

2019: dati e prospettive del libro in Italia
(A cura di Associazione Italiana Editori)
10.30
Quali segnali provengono dal mercato in questo inizio 2019? Dopo tre anni di crescita, nel 2018 le vendite di libri hanno registrato un modesto segno negativo. Molte le ragioni, ma con un punto di partenza chiaro: in Italia si continua a leggere poco e gli indici di competenza letteraria sono i più bassi tra i Paesi europei.

Lucca Comics & Games 2019
Anteprima per la stampa e per il pubblico
11.30
Il festival crossmediale più avanzato d’Europa dedicato a fumetto, gioco, videogioco, serie TV, illustrazione, narrativa fantasy e sci-fi, presenta le prime novità della prossima edizione (Lucca, 30 ottobre-3 novembre). Dal nuovo poster al tema dell’anno, dai primi ospiti e alle iniziative speciali.

Vanni Santoni
“I fratelli Michelangelo” (Mondadori)
14.30
Un immaginario che abbraccia Wes Anderson come Thomas Mann, il racconto delle vite di quattro fratelli sparsi per il globo, uno dopo l’altro di ritorno in Italia, al cospetto di un padre istrionico e misterioso.

Alessia Gazzola
“Lena e la tempesta” (Garzanti)
15.30
Dall’autrice che ha ispirato la fortunata serie TV l’Allieva, un nuovo romanzo e l’incontro con Lena, una protagonista esemplare in cui i lettori potranno identificarsi e affezionarsi.
[La presento io. :3]

Gary Shteyngart
“Destinazione America” (Guanda)
16.00
Un manager di Manhattan entra in crisi quando al figlio viene diagnosticato l’autismo. È il periodo della campagna elettorale di Trump, nel 2016, e inizia un viaggio verso un’America a lui sconosciuta, piena di rabbia e povertà.

Caspar Henderson
“Il libro degli esseri a malapena immaginati” (Adelphi)
17.00
Le strane regole con cui intere famiglie di viventi, di cui tutto ignoriamo a partire dall’aspetto, e animali tanto vicini a da risultarci quasi invisibili dividono il gioco antico della vita.

Il magico potere di riordinare i libri: la biblioteca di casa tra progetto e serendipità
17.30
Scaffali che straripano? Come riordinare la biblioteca di casa, riscoprendo i nostri libri, e con loro una parte sostanziale della nostra vita. Con una scintilla di serendipità che ci fa trovare cose preziose che non sapevamo di avere o di voler cercare.

Sellerio, cinquant’anni in blu
17.30
Il racconto di cinquant’anni della casa editrice Sellerio dalla voce dei suoi protagonisti.

Francesco Piccolo
“L’animale che mi porto dentro” (Einaudi)
18.00
Di quante cose è fatto un uomo? Sensibilità, ferocia, erotismo e romanticismo, debolezza, sete di potere. In modo serio, divertente, spietato, Francesco Piccolo racconta la vita di molti attraverso una sola.

Alessandro Baronciani
Reading nello studio di Munari
18.30
Una lettura spettacolo del graphic novel best seller di Alessandro Barociani ” Le ragazze nello studio di Munari”.

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SABATO – 11 MAGGIO

Marco Balzano 
“Le parole sono importanti” (Einaudi)
Con Diego De Silva
10.30
Attraverso dieci appassionanti scavi etimologici, Marco Balzano dà voce alle parole e alle storie che ci possono raccontare.

Alberto Angela
“Cleopatra” (Harper Collins)
10.30
Uno dei più amati divulgatori italiani racconta il carisma di una donna che ha segnato la Storia condizionando la storia di Roma e di tre dei suoi più celebri protagonisti: Cesare, Antonio e Ottaviano.
[Il buon Alberto sarà anche alle 18.15 allo Spazio RAI].

Adrian Fartade
“Su Nettuno piovono diamanti” (Rizzoli)
11.30
Un viaggio entusiasmante ai confini del Sistema solare, da Giove a Ultima Thule, in compagnia del giovane divulgatore esploso su YouTube e capace di umanizzare la scienza mostrandone il potenziale poetico e il legame con il quotidiano.

Reading di Neri Marcorè
Que viva Márquez!
11.30
Uno dei più eclettici uomini di spettacolo, anche noto come divulgatore di libri, dichiara al Salone il suo amore per un gigante della letteratura in lingua spagnola: il Premio Nobel Gabriel García Márquez. A partire da L’amore ai tempi del colera, qualcosa più di un libro del cuore.

Leonardo Sciascia, scrittore editore. Ovvero la felicità di fare libri
11.30
In occasione dei 30 anni dalla morte di Leonardo Sciascia e dei 50 anni dalla fondazione della casa editrice Sellerio, il racconto e la memoria della straordinaria avventura editoriale del grande scrittore e del suo fondamentale contributo alla nascita e alla sviluppo di casa Sellerio.

J. D. Salinger, mio padre. E Holden Caulfield
12.00
Incontro con Matthew Salinger in occasione del centenario della nascita dell’autore.
Con Loredana Lipperini.

Luis Sepúlveda
La vita e i libri, dal Cile all’Europa
Con Giancarlo De Cataldo
13.30
La letteratura e la politica, il passato il presente e l’immediato futuro attraverso lo sguardo di uno scrittore, che come pochi altri, ha il dono di una scrittura, e di uno sguardo sul mondo, esatti e universali.

Colum McCann
Vincitore del premio letterario internazionale Mondello
14.30
L’opera di McCann è sostenuta da un’ispirazione multiforme. La finzione parte da eventi reali, su cui innesta una tensione straordinaria grazie alla sua “empatia radicale” – la capacità di restituirci personaggi senza falsità. E quale sfida più grande in un mondo pervaso dal cinismo?
Introduce e consegna il Premio: Giovanni Puglisi

Brutti dentro o brutti fuori?
L’evoluzione del mostro nella letteratura fantasy
15.00
L’essere mostruoso ha sempre avuto un ruolo di primo piano nel fantasy, ma negli anni, e soprattutto in tempi recenti, ha subito anch’esso molte trasformazioni. Ne parlano esperti del nuovo fantasy italiano.

La letteratura latinoamericana non esiste
Con Emiliano Monge, Alan Pauls, Claudia Piñeiro, Luis Sepúlveda, Juan Villoro, Bruno Arpaia
15.30
Tra il Río Bravo e Capo Horn, ventuno nazioni, decine di lingue oltre allo spagnolo e al portoghese, scrittori cosmopoliti… È davvero possibile parlare di “letteratura latinoamericana” al di là della retorica del realismo magico?

Roberto Saviano
“In mare non esistono taxi” (Contrasto)
16.00
Le traversate del Sahara, i centri di detenzione in Libia, le navigazioni nel Mediterraneo, i naufragi: le immagini dei più grandi fotoreporter internazionali sulle rotte dei migranti raccontate da Roberto Saviano.

Mark O’Connell 
“Essere una macchina” (Adelphi)
Con Francesco Guglieri
16.00
Il Transumanesimo punta a condurre l’uomo verso una condizione post-umana, fatta insieme di protesi, criogenetica, upload della mente e, forse, immortalità. Mark O’Connell ci accompagna in un mondo che si muove sul confine che separa la ricerca più avanzata e l’illusione.

Marco Missiroli
“Fedeltà” (Einaudi)
Con Chiara Valerio
16.30
Siamo sicuri che resistere a una tentazione significhi essere fedeli? La fedeltà è un’àncora che ci permette di non essere travolti nella tempesta, ma è anche lo specchio in cui ci cerchiamo ogni giorno sperando di riconoscerci. Marco Missiroli lo racconta andando al cuore dei suoi personaggi: lui, lei, l’altra, e l’altro. Noi stessi.

Nadia Terranova
“Addio, fantasmi” (Einaudi)
Con Michela Marzano
17.30
Ritornare da un’altra città, da un’altra vita, alla casa in cui si è vissuta l’infanzia e l’adolescenza, per scegliere quali oggetti tenere e quali buttare. E subito i fantasmi tornano vivi e l’esigenza di allontanarli, una volta per tutte, urgente.

Leo Ortolani
“Due figlie e altri animali feroci” (BAO)
17.30
Incontro con l’autore che presenta la nuova edizione di “Due figlie e altri animali feroci” , il libro che racconta l’adozione internazionale delle sue figlie.

Michela Murgia
“Noi siamo tempesta” (Salani)
18.30
Le storie degli eroi sono le prime e sole che sentiamo da bimbi. Michela Murgia decide invece di raccontare avventure collettive, perché l’eroismo è per pochi, ma la collaborazione è un superpotere che appartiene a tutti.

Giacomo Papi
“Il censimento dei radical chic”
Con Giuliano Ferrara
18.30
In un’Italia in cui prospera il malaffare, i clandestini, i rom, gli omosessuali e i raccomandati sono già stati annientati… ora tocca agli intellettuali e ai Radical Chic!

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DOMENICA – 12 MAGGIO

L’anticipazione del nostro destino: l’umanesimo e Machiavelli
Con Ernesto Franco, Alberto Asor Rosa e Massimo Cacciari
10.30
Due studiosi e due opere a confronto sul destino passato e presente di un’Italia costantemente in bilico tra grandezza del pensiero e della cultura e catastrofi della storia.

Igort
“Kokoro” (Oblomov)
11.30

Ernesto Ferrero
Lo zoo di Primo Levi
12.00
l curatore per Einaudi della raccolta Ranocchi sulla luna e altri animali, racconta e legge le pagine che lo scrittore ha dedicato agli animali, con la curiosità di uno sguardo ammirato e divertito, mai sentimentale o antropomorfo.

Matteo Nucci
“L’abisso di Eros” (Ponte alle Grazie)
Con Emanuele Trevi
12.30
Cosa accade quando siamo presi da quell’emozione potentissima che gli antichi chiamarono eros? In che modo eros entra dentro di noi e ci cambia? Le risposte più compiute a queste domande eterne sono ancora quelle dei classici greci.

I ferri del mestiere: oltre abita il silenzio
Tradurre la letteratura
Con Enrico Terrinoni e Ilide Carmignani
12.30

Matt Haig
“Vita su un pianeta nervoso” (Edizioni e/o)
13.00
Una risposta all’ansia che pervade la contemporaneità. Più connessi, più veloci, sempre più “animali sociali”… eppure ci sentiamo anche soli, e abbiamo paure che non sapevamo di avere.

BAO X
Il tempo vola quando ci si diverte!
Con Daniel Cuello, Leo Ortolani, Alberto Madrigal, Zerocalcare, Radice e Turconi, Capitan Artiglio, Michele Foschini, Caterina Marietti
13.30
Bao compie 10 anni! Per festeggiare gli editori chiacchierano con gli autori dalla casa editrice alla scoperta dei segreti del loro lavoro.

Annalena Benini
“I racconti delle donne” (Einaudi)
14.30
Da Dorothy Parker a Natalia Ginzburg, da Marguerite Yourcenar a Alice Munro. I racconti più belli della narrativa mondiale in cui le donne dicono chi sono davvero.

I ferri del mestiere: traduzione e adattamento del “Trono di spade”
Con Ilide Carmignani, Matteo Amandola, Leonardo Marcello Pignataro
14.30

Ernesto Franco
Il sentimento di non esserci del tutto
15.30
Julio Cortázar e la sua scrittura attraverso la lente di un sentimento trovato da lui ma condivisibile da tutti.

“L’amica geniale”, dal libro alla serie
Con Saverio Costanzo, Alba Rohrwacher, Goffredo Fofi, Tiziana de Rogatis
15.30
Uno dei più grandi successi editoriali della letteratura italiana nel mondo è diventato una serie tv di pari successo. Ne parla il regista, Saverio Costanzo, proprio nei giorni in cui esce in libreria la raccolta degli interventi che Elena Ferrante ha tenuto nella sua rubrica settimanale sul Guardian.

Cristina Taglietti
“Risvolti di copertina. Viaggio in 14 case editrici italiane” (Laterza)
16.30
Le case editrici sono, prima di tutto, case. I tavoli per le riunioni sostituiscono i tavoli da pranzo, gli sgabuzzini diventano piccole cucine, le cantine archivi. Da Palermo a Milano, da Roma a Bologna e Torino, un viaggio per raccontare dall’interno marchi storici o sigle appena nate, piccole imprese artigianali e grandi gruppi editoriali.

Luca Briasco
Omaggio a Philip Roth
17.00
Il gigante della letteratura del Novecento raccontato dall’americanista che lo conosce come pochi, per ricordare i successi di una carriera letteraria che di fatto coincide con la sua vita.

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LUNEDI’ – 13 MAGGIO

Piero Bianucci
Omaggio a Oliver Sacks
12.00
Il giornalista scientifico racconta lo scrittore e scienziato che ha aperto un nuovo capitolo nella storia delle neuroscienze grazie allo studio delle patologie del cervello.

Francesca Diotallevi
Omaggio ad Anna Maria Ortese
15.00
L’autrice di “Dai tuoi occhi solamente” (Neri Pozza), romanzo sulla vita di Vivian Maier, ripercorre le pagine di una delle scrittrici che più l’ha emozionata, autrice di storie di estrema bellezza e grande complessità.

 

Dopo aver abbandonato la casa di MADRE e papà, ho abitato – certe volte per poco e certe volte per molto – in tre grandi e nobili città. Le metropoli in questione sono New York, Torino e Milano.
A New York ci sono rimasta per tre mesi, che poi ti scade il visto turistico, che è quello che scegli di usare quando sei una stagista che deve tornare in Italia per laurearsi. A New York abitavo in un posto surreale e struggente, una specie di palazzo per femmine che studiano e lavorano, vicino alla Penn Station e al Madison Square Garden. Si chiama Webster Apartments, ed è una via di mezzo tra un college, un albergo, una casa di tolleranza e un ospizio. Pagavi poco meno di mille dollari al mese e avevi la tua stanza, la colazione, la cena e le pulizie. Mille dollari al mese possono sembrare una bestemmia, ma per gli standard abitativi della sfarzosa Manhattan è praticamente un dono del cielo.

Il Webster era stato inventato negli anni Venti dal signore dei grandi magazzini Macy’s, come rifugio sicuro e accogliente per le giovani donne volenterose che si spostavano nella Grande Mela per inseguire i propri sogni. Io ci sono stata nel 2009, e il regolamento era ancora quello degli anni Venti. Gli uomini li potevi far entrare, ma non salire ai piani. Ci potevi bere un tè nei salotti comuni, li potevi far venire giù a mangiare, ma se un maschio tentava di prendere un ascensore per avventurarsi nella tua camera, veniva giustiziato sul posto da un energumeno russo. Insomma, scopare era categoricamente proibito, in compenso – però -, si potevano fare un sacco di altre cose pericolose e infiammabili, tipo fumare in stanza, gettarsi dal tetto, far scadere scatole di cereali nell’armadio, fare la cacca nei bagni comuni o decidere di abitare in quel posto per tutta la vita. C’erano ragazze giovani e piene di speranza tipo me e poi c’era un plotone di settantenni e ottantenni col deambulatore. C’erano divorziate rancorosissime che non sapevano dove altro andare. C’erano matte che non uscivano mai dalla loro camera.
Comunque, a parte l’assurdità della situazione, una roba che non ha mai creato problemi è il bucato. Sul mio piano c’era la lavanderia e te andavi col tuo sacco pieno di roba puzzolente, pigliavi un misurino dell’economicissimo detersivo Tide e cacciavi tutto nella prima lavatrice libera. Poi ti ritiravi nella tua stanza, facevi un po’ di sudoku e, dopo un’oretta, tornavi indietro e traghettavi i tuoi poveri panni nell’asciugatrice. E avevi fatto il bucato. Piegavi e via, i tuoi sei metri quadri di spazio vitale erano salvi.

Poi, niente, mi sono trasferita a Torino. Quartiere San Paolo, una camera da letto che ci stava dentro solo il letto, un minibagno, un minicorridoio e una cucina-ingresso-stanza-per-vivere-quando-non-stai-dormendo. Dopo un annetto e un po’, mi sono spostata verso il centro (si sa, quando si fa una carriera travolgente nel settore dell’editoria è importante abitare vicino ai bar) e ho perso una stanza. Quella casa lì era grande come camera mia a Piacenza e, volendo, potevi pure ribaltare il letto dentro al muro, tipo Quagmire. Non c’era nessun posto dove andare, in quella casa. E continuavo a non avere un balcone. Lì almeno c’erano due finestroni che facevano entrare un po’ di luce, ma mica potevo attaccare un bastone alla ringhiera e stendere le mutande col pizzo su Corso Re Umberto. Quell’anno lì mi si congelò la caldaia e, tempo dopo, augurai la morte alla padrona di casa, tra me e me. Avete presente quelle quarantenni che vanno a fare la piega ogni due giorni, non hanno bisogno di lavorare, sono sempre stressatissime perché devono andare a prendere i bambini a scuola (e basta) e si strappano gli adduttori al corso pomeridiano di zumba? Le mamme ricche con le Hogan. Non affittate mai una casa da una mamma ricca con le Hogan. Se hai un problema non ti sapranno aiutare, ma ti faranno le pulci sul tubo della doccia. “Guardi, signora, le lascio in casa una libreria e una scarpiera… il docciatore, con tutto il rispetto, costa 8 euro e ci può anche pensare da sola”. La mamma ricca con le Hogan ti fa un favore ad affittarti la casa, lo fa di malavoglia, fingerà di aver imbiancato e ti vesserà con ogni genere di pidocchioso adempimento (spesso facoltativo)… ma non lo fa perché sa che cosa sta succedendo o perché ci tiene. Lo fa perché glielo ordina un sadico agente immobiliare che il marito le ha messo vicino, ben sapendo di aver sposato una cretina.

Comunque, ora abito a Milano e la nostra padrona di casa è una nobildonna genovese con tredici cognomi che, periodicamente, mi chiede di mandarle delle foto del mio gatto. E’ una persona adorabile. L’antica nobiltà sconfigge le parvenu con le Hogan 1789 a 0. Ha delegato tutto – di sua sponte – a una solerte agenzia che, in caso di rogne – per ora ci si è liquefatto un lavandino IKEA, con conseguente accumulo d’acqua che ha fatto corrugare il parquet della cucina, creando un sorprendente effetto zattera-pirata – interviene con piglio e decisione. La signora Eliodora, dopo aver riconosciuto che, in effetti, poteva scegliere un lavandino migliore e/o far montare un lavandino mediocre da un idraulico sobrio, ha pagato le riparazioni, compresi gli incredibili puntellamenti e incollaggi del parquet, con la pacifica rassegnazione dei veri mecenati. E Ottone le piace un casino.

Comunque.

A parte il netto miglioramento nei rapporti locatario-locatore e la felicità di quest’ultima soluzione abitativa (c’è Amore del Cuore, i metri quadri sono aumentati, c’è una lavastoviglie), anche qui a Milano – e forse anche peggio che a Torino -, il disagio da stendino non si placa. Non c’è il balcone, la “lavanderia” è angusta, e non stiamo in uno di quei palazzi dove tutti si accampano sul ballatoio e si fanno le treccine, coi tendoni di plastica verde che scrocchiano al vento, a tempo coi bonghi. Fai il bucato e stendi in salotto. Hai da stendere le lenzuola? Peggio per te, dovrai tenerti in mezzo al soggiorno una specie di catafalco umidiccio e ondeggiante, una roba imponente e minacciosa che, se per caso devi andare a fare la pipì nel cuore della notte senza accendere le luci e ti sei dimenticato che ce l’hai lì in mezzo a casa, ti farà anche venire uno stramlone.
Ora, non so voi, ma qui ci garba andare in giro con la roba pulita, ed è un festival perenne della lavatrice. Ho addirittura comprato un secondo stendino all’IKEA, un affare bianco, a tre piani, con dei bracci rotanti e una bizzarra struttura a libro. Appena entri in casa lo vedi. Lo vedi, in qualsiasi modo. Sta lì, pieno di calzini, come un parente rancoroso che ti mette in imbarazzo al pranzo di Natale: allora, come andiamo? Abiti sempre in quello strano stanzone col soppalco? Ah, certo. Io non credo che ce la farei. Insomma, è anche vero che sei a Porta Venezia, ma come si fa a cucinare di fianco al bucato. Bisognerebbe rispondere con un perentorio FOTTITI, IO VADO SEMPRE AL RISTORANTE, ma evito di mentire, quando posso.

stendino della malora
Insomma, lo stendino sta diventando il simbolo di ogni fallimento, ti fa ricordare che la vita è effimera e che non ti pagano abbastanza. Ti fa sentire in povertà, lo stendino, come il campeggio… una roba che hai accuratamente evitato anche quando ci andavano tutte le tue amiche del catechismo. Ma dai, in tenda agli scout ci si diverte un casino, vieni anche tu, siamo nel gruppo dei Furetti! Col cavolo, vacci te a fare la cacca in un buco scavato nella foresta. Sono troppo vecchia per avere uno stendino in mezzo a casa. Mi muovo troppo scompostamente per non urtarlo ogni volta che passo. Dietro allo stendino c’è questa piccola libreria bellissima che mi ha regalato Amore del Cuore al compleanno… E NON LA VEDO MAI, MALEDIZIONE! Oh, permesso, ma che buon odore di bucato che c’è in casa! PER FORZA, HO SEMPRE LO STENDINO IN SALOTTO.

Mi arrabbio sempre, ultimamente.
Credo sia una mezza sindrome di Mary Poppins. Un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto. E il salotto appartiene a me. Me lo merito, un salotto. Ho finalmente un divano. Era dal 2009 che non avevo un divano. E’ scomodo, i cuscini si spostano ed è color cacchetta, ma è un divano. Quanto ancora dovrò attendere per non vedere più il diamine di stendino in mezzo ai piedi? Io non lo so. Ma voi come fate? Sono l’unica che vuole accendere un mutuo per avere una camera da destinare unicamente allo stendino? Un tempio, gli posso anche erigere un altare votivo, basta non trovarmelo più nei coglioni. E adesso che ne ho due, di stendini, faccio lavatrici a rullo, perché così non mi si accumula la roba sporca. E GLI STENDINI CHE MI INGOMBRANO L’ANIMA SI MOLTIPLICANO!

Ho bisogno di aiuto.
Ho bisogno di un castello.
Con dei terrazzamenti baciati dal sole.
Con le mura merlate.
E in cima alle mura ci metterò centinaia di stendini.
E ballerò nel mio salone. Finalmente vuoto.
Senza neanche un paio di calzette che cercano di asciugare.

La cabina armadio è sopravvalutata. Lo “studio” non è niente. La vera ricchezza è la stanza in più per lo stendino. Anzi, sono pronta alla conversione. Sono pronta a credere in qualcosa di bellissimo, di innovativo, di civile. Finalmente so che cosa voglio. IO VOGLIO L’ASCIUGATRICE.
…solo che di là non mi ci sta.
Manco quella.
Mai una gioia.
E poi si muore.

***

Allora, qua c’è tutto un prologo che vi dovete sorbire. Perché l’adorabile illustratrice di A.A.A. – Il diario fantastico di Alessandro Antonelli, Achitetto è anche la medesima persona meravigliosa che, tempo fa, decise di partecipare a uno dei miei Contest-ini con un Loki che sfreccia sul dorso della borsa-gallina. E vinse, che diamine. Come si fa a non amare follemente un Loki che sfreccia su una gallina gigante? Così, mandai a Ilaria Urbinati una bella Sportini-premio (“Andare a vedere i narvali”) e continuai ad esserle molto grata, ma un po’ da lontano.

Ecco. Poi, la settimana scorsa, si scopre che Ilaria è in partenza per la fiera del libro per ragazzi di Bologna. E allora le grido “ma vai a salutare Amore del Cuore, che è a quello stand là”. “Ma come faccio a riconoscere Amore del Cuore?”. “Non temere, allo stand sono solo in due, e lui è molto grosso”. Ed è solo grazie all’indomito coraggio e alla gentilezza di Ilaria se sono qua a parlare di questo libro. Perché lei allo stand ci è andata e, oltre a “Scusa, mi vergogno molto, ma tu sei Amore del Cuore?” ha anche deciso di farmi un regalone. Con tanto di biglietto e autoritratto.

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Ma cuori, cuori!
E io il libro l’ho letto e, come succede sempre quando c’è qualcosa che mi piace, ne parlo con sincero trasporto.
Dunque, A.A.A. (Espress edizioni) viene fuori da Ilaria, Fabio Geda, Marco Magnone e dal 150° anniversario della stipula del contratto per la costruzione della Mole, super edificio che, oltre ad essere il simbolo di Torino, è anche la grande eredità di un personaggio avventuroso, ambizioso, sognatore e bisbetico. Questo libro a fumetti è il diario fantastico dell’architetto Alessandro Antonelli. C’è l’infanzia, ci sono gli studi, la laurea, i primi progetti, una discreta quantità di porte in faccia, delle solenni rampognate da parte dei committenti e anche una casa a forma di fetta di polenta. C’è la ricerca della perfezione e la volontà di costruire sempre più in alto. C’è tutta la vita di un uomo fuori dal comune e la storia delle opere che ha solo immaginato – come il progetto per la “nuova” Piazza Castello – e di quelle che è riuscito a realizzare – come la Cupola di San Gaudenzio a Novara e, ovviamente, la Mole… anche se morì prima di vederla completata.

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Il pollo alla Marengo dell’Antonelli non l’ho assaggiato, ma la sua storia mi è piaciuta davvero. Tanto per cominciare, ho imparato delle cose che ignoravo sovranamente (che vi devo dire, colpa mia), ma ho anche fatto mille oooh e aaah. Un po’ per i magnifici disegni di Ilaria e un po’ per i pensieri e i sogni – appassionati e contagiosissimi – che finiscono nella testa dell’illustre Architetto. Insomma, le costruzioni saranno pesanti e complicate, ma questo libro è felice e pieno d’ispirazione. E una volta finito non sarete grati solo al trio di autori, ma anche a quegli omini-alpinisti che si svegliano alla mattina e vanno a staccare le stalattiti in cima alla Mole. O frugano nei buchi fra un mattone e l’altro per vedere se ci si sono incastrati dei falchi. O raddrizzano le stelle arrugginite. Ecco, evviva tutti quanti, allora.

 

Il genitore piacentino medio, se la sua prole decide di andare all’università a Milano, è molto difficile che dica “O prole mia, ma che sarà mai, ti affitto una simpatica e ammiccante garçonnière in zona Colonne, che così puoi razzolare felice coi tuoi compagnucci di corso… e se poi trovi anche il tempo di studiare, insomma, tanto meglio. Uscire di casa, uscire di casa vi sveglia, a voi giovani!”
Ecco.
Il genitore piacentino medio, invece, prenderà il suo studente-figlio e gli dirà “C’è il regionale delle 7.08 che fa Rogoredo, Lambrate e Milano Centrale. T’ho preso l’abbonamento… e se anche solo pensi a finire fuori corso ti sego le dita dei piedi e poi ti diseredo”.
Molti dei senzatetto che bevono birrette da due euro in Colonne con gli studenti dotati di garçonnière sono ex-studenti piacentini pendolari, tragicamente deragliati fuori corso e scacciati come cani. Stanno lì insieme a quelli con la garçonnière per farli svaccare definitivamente. Il loro scopo finale – a parte la conquista del mondo – è di mettere insieme un’armata di ex-studenti piacentini senza fissa dimora e assaltare gli atenei che li hanno ripudiati prima che a ripudiarli fosse la famiglia.

Ma stiamo divagando.

Io il su e giù Piacenza-Milano l’ho fatto per cinque anni, col papà che mi comprava l’abbonamento in prima classe perché non poteva credere che i treni fossero ancora uguali a quelli che prendeva lui trent’anni fa, quando lavorava da qualche parte vicino a Lodi. In prima classe c’era tutta la gente che arrancava verso l’ufficio, poi c’eravamo io e il mio amico delle superiori col genitore ferroviere. Se hai un genitore ferroviere, si è scoperto, tu e tutti i tuoi consanguinei sarete automaticamente ammessi gratis sul treno che più vi piace. Lo invidiavo un casino. Aveva anche questo tesserino che testimoniava la sua appartenenza alla stirpe dei ferrovieri… e secondo me avrebbe dovuto vantarsene un po’ di più.
Insomma, grazie al mio papà che finanziava la prima classe, capitava addirittura che si trovasse posto a sedere. Lo stare seduti, però, non assicurava che tutto il resto andasse a finire bene. Se avevo un esame alle 10 – orario che all’intero mondo sembra, giustamente, onestissimo e normale – partivo in media alle sei e venti del mattino, che se un caribù sveniva sui binari vicino a Secugnago, a Milano non c’era speranza di arrivare. Certe volte rinunciavo proprio al viaggio e la notte dell’esame stavo a casa della mia amica Flavia, che aveva una gatta grassissima che mi svegliava sempre. Paprika era l’unica gatta del mondo ad avere il passo pesante.  Arrivava in salotto e faceva scricchiolare tutto il parquet… e io mi svegliavo, sbraitando modelli macroeconomici e indici di bilancio.
Ma stavamo parlando di treni. Anzi, dell’orrore dei treni… però non siamo qua per fare del blog-dolore, come delle Barbare d’Urso qualsiasi. Siamo qua per parlare dell’evoluzione fenomenologica della ferrovia, del passeggero che muta al mutare del vagone che lo ospita, delle distanze che si accorciano perché le velocità si impennano, dei “salumi di alta qualità” e del “scegliete una pausa di gusto!”.

Siamo qua perché da settembre prendo due Frecciarossa al giorno (pagandoli profumatamente, questa volta di tasca mia).
E siamo qua perché, più di tutto, non riesco a capire com’è che si siedono le persone.

Ora, se compri un biglietto Frecciarossa ti assegnano il posto. Se, invece, compri un abbonamento mensile, il posto non ce l’hai e devi vagare come una trottola in cerca di un cantuccio libero dalle terga di qualcuno che, al contrario di te, non ha dato 295 euro (in anticipo) a Trenitalia. E pace per il Milano>Torino delle otto del mattino, che è tutto un susseguirsi di folkloristici riti propiziatori e balletti di “scusi, mi sa che lì ci sono io” e “prego, mi alzo subito”. Alla mattina si sta pigiati e buonanotte… capirai, ci sono esperienze pendolaristiche ben più cruente e chi sono io per fare la zarina sulla slitta. Quello che però non comprendo è che cosa spinga la gente ad agglomerarsi e ammassarsi anche quando non è necessario. Per dire, il Torino>Milano delle 18.40 mi regala sempre momenti di fragoroso stupore.
Ho addirittura prodotto dei diagrammi.

Ecco. Si sale a Porta Nuova e il treno è vuoto. Una roba commovente. Allora ti scegli bene il posto, ti ammucchi intorno tutti i necessari generi di conforto e, finalmente, ALLUNGHI LE GAMBE. Ora, io non sono una modella siberiana di due metri e dieci, sono solamente una persona di un metro e settanta che non vuole passare il tempo rattrappita e compressa. Io le voglio allungare, le gambe. E non mi sembra un’ambizione così bizzarra, anzi, mi è sempre sembrato un desiderio condivisibile da ogni altro essere umano. A chi piace scalciarsi col passeggero davanti? Chi ha voglia di dribblare le centosei borse per il pc che il consulente-medio non può fare a meno di piazzare in terra, sotto al maledetto tavolino e in mezzo ai tuoi piedi innocenti? L’unica cosa che mi consola, quando mi mollano le borse sui piedi è che, quando mi addormento tiro calci. Comunque. Sarò io misantropa, ma non ne voglio di gente davanti, voglio potermi distendere come una paciosa foca monaca sul suo scoglio levigato.

È per questo che, se fossi una che sale a Torino Porta Susa, deciderei di comportarmi in questo modo:

Dove mi siedo?
Semplice, fuori dalle balle.
Mi siedo nel mio cantuccio e allungo le gambe pure io, senza generare disordine, senza offendere le articolazioni del prossimo e obbligarlo a regredire dalla situazione felice e serena del tragitto Porta Nuova-Porta Susa. Che a star bene ci si abitua alla svelta e poi col cavolo che vuoi rimetterti lì con le ginocchia in gola.
Qualcuno potrebbe dire “Eh, ma scusa, il posto che mi hanno assegnato non è mica quello lì dove si possono distendere le gambe”. E pace. Pace e bene. Ci siamo in due, sul treno, ma che ti frega, vai lontanissimo e non intralciare la mia posizione-yoga numero centotredici, diamine. Se poi arriva qualcuno che effettivamente quel posto ti rimetti a obbedire al biglietto. Ma finché non c’è nessuno perché condannarci all’artrosi?
Perché è illogico e insensato, ma quello che succede a Torino Porta Susa è questo:

Perché.
Perché.
Perché.
C’è tutto il treno. Che cosa vuoi da me. Ma non puoi essere un po’ misantropo anche tu, viaggiatore sottovuoto che arrivi all’improvviso a turbare la mia tranquillità?
All’inizio non mi spostavo, che magari sembrava maleducato. Adesso, invece, ho deciso di infischiarmene dei sentimenti altrui e di rispondere con boria e tracotanza all’insensatezza della gente che non si sa sedere. Di solito, stacco il caricabatterie dalla mia spinetta personale, lo attacco alla spinetta vicina (anche se è distante tipo un centimetro) e, sbuffando come un bufalo con gli zoccoli scheggiati, mi trasferisco pesantemente nel sedile LIBERO alla mia destra. Tiro la levetta sotto al sedile e, facendo tutto il rumore che posso, allungo il sedile con cattiveria. E basta, mi rimetto com’ero prima, viva Dio. E non avrei più nessun problema con l’illogico passeggero appena arrivato se non mi accorgessi, tutte le maledette volte che, appena mi sposto, anche lui distende le gambe. E anzi, le distende con un certo scocciato sollievo, come se ogni sua scomodità fosse tutta colpa mia. “Oh, finalmente ti sei levata. Ma pensa te, sta stronza, neanche le gambe mi faceva stendere, che è tutto il giorno che lavoro come un bastardo in un campo di patate, brava, brava, mettiti da quella parte, fuori dai coglioni”.
E ve lo giuro, è così che va.
Ed è questo quello che davvero mi sconforta. Che posso quasi quasi capire che uno voglia sedersi dove il biglietto gli dice di sedersi, ma il resto no. Il resto è di una stupidità che sfiora la superstizione.
E allora, come salvarsi?
Niente, mi siedo nei sedilini appaiati, quelli che hanno davanti solo gente messa di spalle. E mi guardo bene dal lasciare la giacca nel posto libero che mi rimane vicino, che questi posti sono preziosi e vanno condivisi con chi è ancora in grado di sedersi normalmente.

MADRE – flagello dei mondi – e Padre – maestro zen in levitazione – sono in visita-lampo nel capoluogo piemontese per recapitare alla loro unica figlia una preziosa scarpiera. Che a Torino le scarpiere non le vendono. Comunque, molte meraviglie sono capitate… e tutte nell’arco della mia sontuosa ora di pausa pranzo.

***

MADRE mi scorge all’orizzonte, dopo due settimane di lontananza.

TEGAMINI – Mamma! Ciao!
MADRE – Hai in casa delle ragnatele che non ci si può credere. Sono tutte nell’angolino in alto a destra, ma non ce l’hai più lo Swiffer? Te li avevo presi, l’altra volta. Grosse così sono, devi tirarle via!
TEGAMINI – ….mamma! Ciao!

***

Corpi estranei assalgono Padre.

PADRE – Ma che diavolo è questa roba rosa.
TEGAMINI – Credo che siano pelucchi della sciarpa della mamma, ti hanno colonizzato.
PADRE – …e non si tolgono.
TEGAMINI – Diventerai il Tenerone!

***

MADRE, Padre e Tegamini si siedono al ristorante. MADRE dà le spalle al tavolo vicino.

MADRE – Tieni la mia giacca, mettitela lì dietro sulla tua spalliera della sedia.
TEGAMINI – Cos’ha che non va la tua spalliera?
MADRE – Sono troppo vicina a questi qua dietro.
TEGAMINI – Tienti la tua benedetta giacca come fanno tutti quanti.

Mezz’ora dopo, i due del tavolo dietro a MADRE assestano un manrovescio a un bicchiere d’acqua. Alcuni schizzi colpiscono di striscio la giacca di MADRE.

MADRE – Ecco, te l’avevo detto.
PADRE – Vedi, con tua madre succedono continuamente cose di questo genere.
TEGAMINI – Ha i poteri.
PADRE – Sono spaventato.

***

C’è coerenza. E c’è anche ostruzionismo.

MADRE – Francesca, ma guarda che collino secco che hai. Ma mangi? Sei tutta pelle e ossa. Ma stai bene? Devi mangiare, anche la frutta.
TEGAMINI – La probabilità che io muoia d’inedia è remotissima. Prenderò la carbonara.
MADRE – …ma che schifo, è grassa! Mangia il rollé di coniglio.
PADRE – Io mangio il persico con le verdure.
MADRE – …per carità, guarda che il persico lo pescano in quel golfo con dentro il piombo.

***

Si rimpiangono i bei tempi andati.

PADRE – Valeria, te lo ricordi Eta Beta?
MADRE – Certo, che mangiava quelle palline… ma cos’erano.
TEGAMINI – Naftalina.
PADRE – Naftalina! …erano belli i nostri fumetti, mica come quelli che ci sono adesso.
TEGAMINI – Vabè papà, adesso non venirmi a dire che uno che mangia la naftalina è il genio del secolo…

***

Con un rispettabile pezzo di pane, faccio la scarpetta nel sughetto di coniglio.

MADRE (in dialetto piacentino – che non so nemmeno trascrivere -, mentre mangia patatine con le mani) – FRANCESCA! COSA FAI ANCHE IL PUCCIO? IN PUBBLICO?

***

Si affrontano difficoltà indicibili.

MADRE – Tuo padre ne ha fatta subito una delle sue. Abbiamo parcheggiato davanti al portone e non riuscivamo ad aprirlo.
PADRE – Eh, pensavo che fosse il mazzo di chiavi nuovo, son stato lì un bel po’ e non andava bene neanche una chiave.
MADRE – Certo che se andiamo al 35 invece che al 33…
PADRE – Ma sono i portoni. Sono assolutamente identici.
MADRE – Tuo padre sta perdendo colpi. Ci manca solo che si perda sotto casa e poi le ho viste tutte.

***

Una cosa l’ho imbroccata.

MADRE – Ho visto che stai coltivando una zolla d’erba.
TEGAMINI – Già.
MADRE – …brava!

***

Ci fermiamo al semaforo per fare la lista della spesa.

PADRE – Adesso ti andiamo anche a fare un po’ di spesa, che se no qua.
TEGAMINI – Ma ho tutto, papà, non imbarcatevi in sbattimenti assurdi.
PADRE – La carta da cucina ce l’hai? E la cartaigienica? E la birra?
TEGAMINI – …mah, la birra è finita. Se proprio passi davanti al supermercato…

***

Padre mi telefona alle sei di sera.

TEGAMINI – Papà, siete arrivati?
PADRE – Macchè, siamo appena partiti.
TEGAMINI – Ah, ma avete fatto un giro?
PADRE – Eh sì, magari.
TEGAMINI – Ma perchè no?
PADRE – Tua madre ti ha sterilizzato la casa.
TEGAMINI – Dovevi fermarla, in qualche modo.
PADRE – …e come? Davvero, come?

***

Basta, li amo immensamente.