Un mesetto fa mi sono cimentata in un’impresa difficilissima – almeno per me. Salire su un palco e provare a parlare per un quarto d’ora di qualcosa che mi sembrava importante.
Ted e TedX (che sono gli eventi Ted organizzati in maniera indipendente in giro per il mondo con il patrocinio dell’inflessibile quartier generale) mi piacciono molto. Sono una specie di enciclopedia globale di idee, curiosità, storie rilevanti, ispirazione e invenzioni. Quando mi hanno chiesto se volevo partecipare alla TedX di Modena, dunque, mi è anche un po’ venuto da pensare MA COSA VOLETE CHE DICA MA PERCHÉ IO. Lasciandomi trasportare da quelle ondate di ottimismo e fiducia nelle mie capacità che ogni tanto mi assalgono, però, ho deciso di provarci. E ho assemblato un discorso sul tempo… un tema che mi sta sempre parecchio a cuore.
Gli speech – perché non sono dei discorsi, sono degli SPEECH – dei Ted devono rispondere a una serie di linee guida. Devono anche un po’ essere delle performance “interessanti”, oltre che trasmettere in modo efficace un concetto centrale che possa in qualche modo toccare i cuori e i cervelli degli altri. Il cappello generale del TedX Modena Salon era il futuro. Anzi, era BE THE FUTURE. E ho pensato che, in quel contesto, parlare di tempo, di come lo usiamo, di come ci sembra che non basti mai e di come ci schiacci – se non riusciamo a trovare un equilibrio – poteva essere appropriato.
Com’è andata?
Ho scritto e riorganizzato il discorso con grande puntigliosità. E ho anche fatto parecchie prove. Parlare in pubblico in una chiesa barocca tutta illuminata di rosso non è che sia proprio una passeggiata. Io, di solito, sto in vestaglia davanti alla macchina del caffè. E, di sicuro, non sono molto abituata a quel livello di “struttura”. O a doverci mettere così tanto. Che un quarto d’ora sembra anche poco, ma là sopra diventa un’era geologica. Molto bene, ora Tegamini parlerà del tempo, occupando l’intero Cretaceo.
Insomma, corroborata dallo studio e da un impegno che di solito non mi caratterizza, ero certa di arrivare in fondo senza intoppi. Come un capodoglio. O Godzilla. Invece mi sono agitata MOLTISSIMO. Non credevo, ma sono ancora ben lontana dalla calma stentorea della regina dei Borg. Nel video che trovate qua sotto – generosamente approvato dall’headquarter di Ted con tutte le benedizioni del caso – ci sono un paio di stacchi. Ecco, immaginatemi mentre raccolgo le idee e tiro fuori una mappa concettuale da una provvidenziale tasca della gonna. E poi riparto, facendo del mio meglio per contenere l’impulso a scappare FORTISSIMO.
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Grazie alla formidabile squadra di TedX Modena per l’invito, per il supporto, per il corso accelerato di public-speaking e per la pazienza.
Grazie ai miei compagni d’avventura per avermi fatto scoprire concetti misteriosi e punti di vista avvincenti. È stato bello fare questa cosa complicata insieme a voi.
Grazie a chi è venuto a sentirci al Collegio San Carlo e si è fermato a chiacchierare con me. Incontrarvi dopo un’esperienza quasi traumatica è stato bello, utile e super confortante. Amica che mi hai portato un bicchiere di rosso e un piatto di salame con la torta fritta/gnocco fritto: non ti dimenticherò.
Grazie a Vivienne Westwood – e ad Alexia – per il completo bellissimo che ho sfoggiato per l’occasione… e per la tasca della gonna. Senza quella tasca non ne sarei uscita. Che il cielo benedica Dame Vivienne.
Grazie ad Amore del Cuore, che soffriva in seconda fila ma mi ha sempre sorriso al momento giusto.
E grazie a voi tutti per l’incoraggiamento e il tifo – mi è arrivato forte e chiaro. Volevo rendervi assai orgogliosi e, nonostante qualche impasticciamento, spero di esserci riuscita. Ci provo sempre… e spero con tutto il cuore che si capisca.