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Non si capisce bene perché, ma l’unicorno è la bestia fantastica più cara alle culture di ogni tempo. Con la pioggia e col sole, dalle pianure falcidiate da Gengis Khan fino alle profumate corti rinascimentali, il mito dell’unicorno prospera, galoppa allegramente e s’ingarbuglia, alimentando strani commerci, imperversando nell’arte e arrivando persino a convertire un signore serio e precedentemente incredulo come Leibniz.

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Dando prova di tantissima incoscienza, SettePerUno continua ad ospitare con sconfinata grazia la mia rubrica mensile sulle creature fantastiche. Dopo Sleipnir – il fiero cavallo a otto zampe di Odino – e l’innocua Chimera – ingiustamente macellata da uno sbruffone volante -, la terza puntata svela le meraviglie dell’unicorno, bello bello in modo assurdo e pieno zeppo di proprietà medicinali. Per leggere tutto quanto, vi conviene dirigervi su Spezzatino d’unicorno, che qua devo cimentarmi in un insperato spin-off.

Allora, dopo aver messo insieme tutta la Miticheria – e PERDIANA, vorrei aggiungere -, @stefi_idlab mi ha segnalato l’esistenza di un testo fondamentale, ripescato dalle polverose profondità della British Library. L’inestimabile tomo, cercato per anni dal professor Brian Trump del British Medieval Cookbook Project, è il libro di ricette di Geoffrey Fule, cuoco della regina Philippa alla metà del quattordicesimo secolo. Con grande diletto per tutti noi, il buon Fule non si occupava solo di arrostire montoni e di lessare tuberi, ma proponeva estrosi manicaretti a base di animali fantastici, da marinare nell’aglio e cuocere allegramente sulla graticola, così come dimostrano le illuminanti miniature a margine del manoscritto.

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Barbecue d’unicorno


La robaccia inutile, tipo corni da collezione, zoccoli veloci e codine setose vanno a finire nel cestone della spazzatura. Mica si mangiano.

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Grazie a Fule ora sappiamo che è possibile. Sappiamo che il sogno dell’unicorno tonnato o della cotoletta d’unicorno è ormai dietro l’angolo. Perchè siamo gente raffinata, e la roba in scatola inizia anche un po’ a stancarci. In alto gli spiedi!

 

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L’articolo della British Library, in caso non vi accontentaste di magici destrieri e vi andasse di assaggiare un bell’istrice paffuto.

 

 

È con grande gioia e orgoglio che arrivo fin qui a strombazzare la nuovissima collaborazione di Tegamini con SettePerUno, che ha avuto l’ardire di affidarmi una rubrica. Di che si parlerà? Di creature fantastiche, perbacco. E visto che ho diligentemente prodotto una descrizione delle Miticherie, non vedo perchè non dovrei rifilarvela:

«La manticora soffia dalle narici lo spavento delle solitudini. Il baldanders cambia continuamente forma… e capita che diventi una salsiccia. Il gillygaloo depone uova quadrate sulle pendici delle montagne più scoscese. Il basilisco crea il deserto. La fenice campa mille anni, e poi prende fuoco. La remora è capace di rallentare le imbarcazioni e di trasformarsi in metafora, tutte le volte che vuole. Il drago occidentale è sempre malvagio, il drago cinese è sapiente, ma perde ogni forza se gli si toglie la perla che custodisce in bocca. L’idra ha molte teste, ma una sola è immortale.

Gli animali fantastici ci tengono occupatissimi da millenni, dato che “i mostri – c’insegna Borges – nascono per combinazione d’elementi d’esseri reali, e che le possibilità dell’arte combinatoria sono quasi infinite”. Miticherie va a disturbare creature inesistenti, bestie leggendarie e demoni dimenticati, un po’ perché è molto divertente, e un po’ perché conviene tenere in allenamento l’immaginazione».

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Insomma, ringrazio con un’esplosione di pubblica gioia SettePerUno per l’ospitalità: farei anche delle crostatine, ma non ho l’attrezzatura necessaria.
Ed ecco dove leggere tutto.

Il benvenuto di SettePerUno

Il primo post delle Miticherie > Sleipnir: il cavallo più veloce del Valhalla

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