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Veleggiando splendidamente verso gli 80, Bianca Pitzorno decide di raccontarsi nel modo forse più azzeccato per una scrittrice dall’eredità così vasta, varia e avventurosa: che lettrice sono stata? Che posto hanno occupato nella mia vita i tantissimi libri che prima o dopo mi hanno accompagnata? Cos’hanno lasciato a me e cosa spero la lettura possa lasciare agli altri?
Alla vicenda personale di una bambina precoce, felicemente disordinata, curiosa e aperta a un sano conflitto si mescolano, in Donna con libro, ricordi, imprevedibili lessici famigliari e pure un bel pezzo di storia d’Italia – prima insulare e poi “continentale”.

Da Salgari a Mann, passando per la sconfinata BUR e le tante collane “inventate” decennio dopo decennio per ospitare storie e pensieri, Pitzorno ci accompagna alla scoperta di una biblioteca interiore che funziona come fucina inesauribile di identità e prospettive sul mondo, come polmone di formazione continua.
Non c’è la minima boria, in questo libro. Non c’è traccia di quella seriosità parruccona e arrogante di chi pare leggere più per farti pesare una posizione di presunta superiorità che per autentico trasporto e gioia privata. A Bianca Pitzorno frega pochissimo di leggere con quell’ansia strumentale di “posizionamento”. Legge – e ci spiega com’è leggere per lei – perché non può farne a meno, perché la fa felice e perché le piacerebbe trasmetterci il medesimo sentimento di soddisfatto abbandono e inesauribile stimolo alla scoperta.

Insomma, in un universo di tacchini da combattimento, siate il più possibile delle Bianche Pitzorno. Perché no, non è un caso che chi è capace di leggere e di parlare di libri con questo serafico affetto istintivo abbia anche scritto così tante storie che hanno contribuito in maniera decisiva a farci diventare lettrici e lettori.

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Un’altra signora ragguardevole che di recente ha deciso di auto-ritrarsi attraverso i libri – quelli che di “peggio” le hanno fatto nella vita, nel caso specifico? Daria Bignardi. Ecco qua Libri che mi hanno rovinato la vita (e altri amori malinconici).

Tra le potenziali liste di libri donabili a chi vi pare per Natale (valgono anche gli auto-regali) quella che compilo più volentieri è sempre questa. Le strenne nascono per essere boriose fuori – “belle” edizioni che sbarcano in libreria con l’intento di farvi fare un’egregia figura, appagando il vostro e l’altrui feticismo – e avvincenti dentro. Insomma, fumo più arrosto. Sono tutti manufatti degni del British Museum? No, ma tendono a rispondere a propensioni specifiche, configurandosi come regali che fanno sentire compreso chi li riceve. Diamine, hai davvero pensato a me!
Ho cercato di radunare qua un coraggioso manipolo di spunti eterogenei, in modo da aiutarvi a scegliere “per interessi” e non solo per caratteristiche demografiche che, se posso permettermi, lasciano un po’ il tempo che trovano. Sì, vorrei regalare un libro a mia madre che ha 60 anni. E quindi? Tua madre avrà ben delle passioni, delle inclinazioni o delle predilezioni che possono trovare un corrispettivo nel mercato librario. Ecco, qui il principio è quello, per quanto possibile.

Procediamo!

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Elisa Shori AKA Disegnetti Depressetti
Fragile – Maneggiare con cura

Per i millennial disorientati ma volenterosi delle vostre vite, una raccolta di disegni rivelatori, teneri e DEVASTANTI.

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Isabel Thomas e Sara Gillingham
Esplorando gli elementi – Una guida completa alla tavola periodica
Un “atlante” per esplorare la tavola periodica degli elementi. Per chi ama la chimica o per chi vuole documentarsi sul tema in maniera curiosa e ben sintetizzata (sia dal punto di vista testuale che visivo… ah, le infografiche!). Il disprosio, il tantalio e il vanadio non avranno più segreti per voi.
[Traduzione di Angela Ragusa].

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Charlie Mackesy
Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo
Per una chiacchiera più approfondita, ecco qua.
Voglio anche dichiararlo: sto tifando tantissimo affinché Mackesy soppianti Il piccolo principe. PER SEMPRE.
[Traduzione di Giuseppe Iacobaci]

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The Star Wars Archives – Episodio I-III (1999-2005)
Dunque, sono già in possesso del primo volume di questa MERAVIGLIA, quello dedicato alla “trilogia originale”. Che roba sono? Sono un compendio strabiliante di backstage, foto inedite, testimonianze dal set, making-of e note di produzione di Star Wars. Il librone rosso si focalizza sugli Episodi I, II e III e, nonostante io abbia molto da ridire sul risultato finale (IDDIO, PERCHÉ INFLIGGERCI JAR JAR), sono talmente invasata che vorrei pure questo.

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Alastair Bonnett
Fuori dalle mappe – Un viaggio fantastico in luoghi inesplorati
Che altro ci resta da scoprire? Parecchio, pare. Questo libro è un atlante (più narrativo che visivo) dell’ignoto, delle mete poco battute e di misteri geografici conclamati. Città invisibili, stati privi di un territorio, isole artificiali, festival pazzi e luoghi perduti, una raccolta di destinazioni per viaggiatori curiosi e immaginazioni sconfinate.
[Traduzione di Lorenzo Vetta].

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Jüne Plã
Club Godo – Una cartografia del piacere
Per chi è in possesso di un apparato genitale e non ha paura di imparare a utilizzarlo al meglio delle sue rutilanti potenzialità. Contiene disegnetti esplicativi di rara limpidezza.
[Traduzione di Maura Parolini e Matteo Curtoni].

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Harry Potter – Il mondo segreto
Il libro pop-up

La galassia potteriana ha dato vita a innumerevoli spin-off degni di nota, tra cui sicuramente ci sono gli immani pop-up di Matthew Reinhart. A questo giro, il celeberrimo paper artist ci porta a spasso per Diagon Alley, con dettagliatissime tappe al Ministero della Magia e al Binario 9 e 3/4. Il libro si apre e diventa una specie di modellino interattivo lungo un metro e venti. Perbacco.

Intanto che ci siamo, non posso esimermi dal segnalare l’edizione di Harry Potter e la Pietra FIlosofale con le illustrazioni dei sempre magnifici Minalima. Non sarà un pop-up grande come una persona, ma anche qui le trovate cartotecniche e le sorprese pazze non mancano.

Vi piace l’approccio dei Minalima ma detestate i maghi? Nessun problema. L’Ippocampo sta proseguendo con la pubblicazione della loro collana dei classici. L’aggiunta più recente è La sirenetta e altre fiabe. Quelle “altre fiabe” sono le fiabe più celebri di Hans Christian Andersen. E no, non finiscono bene. Le fiabe di Andersen non finiscono mai bene.

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Daniela Collu
Un minuto d’arte
Da Borromini a Olafur Eliasson, 60 capolavori raccontati con sapiente sensibilità (e senso dell’umorismo) da una delle mie chiacchierone preferite dell’Internet – e della vita, quando ancora ci si poteva incontrare. Una rubrica nata su Instagram e ora approdata in un volume illustrato che spera di infarinarvi ben bene in materia d’arte senza farvi diventare degli insopportabili parrucconi.

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Rob Hobson
Sogni d’oro – L’arte del buon riposo
Un delizioso librino per chi dorme male e vorrebbe dormire meglio, ma anche per chi ronfa come una pietra e ambisce semplicemente ad approfondire il tema del sonno e la sua tentacolare importanza per il nostro “funzionamento”.
[Traduzione di Elena Cantoni].

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Daniel Kariko
Vivono tra noi – Ritratti straordinari di insetti ordinari

Per gli entomologi in erba (che potranno godersi i ritratti DETTAGLIATISSIMI di bachi, ragni e coleotteri di ogni tipo, scattati utilizzando anche il microscopio elettronico) e per chi, pur amando esaminare la minuziosa fisionomia di formiche e scarabei, si diletta anche a sviscerarne i comportamenti. Insetti fantastici e dove trovarli… in questo atlante fotografico, ecco dove.
[Traduzione di Emiliano R. Veronesi].

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Zerocalcare
A Babbo morto – Una storia di Natale
Posso dire che non li sopporto i libri di Natale a tema Natale? Ecco. Però questo è di Zerocalcare. E Babbo Natale schiatta.
Per chi vivesse sotto a un sasso, quest’anno è uscito anche Scheletri… che è molto bello e mi ha anche fatto molto preoccupare per Michele.

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Giulia Blasi
Rivoluzione Z
Penso che il sottotitolo sia già assai rivelatorio: Diventare adulti migliori con il femminismo. Chi ha già letto Manuale per ragazze rivoluzionarie troverà qui una preziosa versione a misura di adolescente (femmina o maschio che sia), per imparare a costruire un futuro un po’ meno impervio del presente che abitiamo (ancora con parecchie storture).

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Movieplayer.it (Liguori – Cuomo – Grossi)
100 serie TV in pillole
Per chi vaga disorientato nelle lande sovrappopolate dell’intrattenimento in streaming, una pratica enciclopedia delle serie TV per riscoprire quello che ci siamo persi in passato e ritrovare la bussola nel vasto mare delle novità.
Volume uno e volume due.

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Riccardo Falcinelli
Figure
Un “maestro” della grafica – non solo editoriale – assembla per noi questo saggione sul multiforme mondo delle immagini, isolandone i mattoncini costitutivi (dalla percezione alla composizione) e portando allo scoperto i linguaggi e le solide impalcature che si nascondono dietro a quello che vediamo. Corredato, ovviamente, da numerose immagini. Se no che libro sulle immagini era.

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Ursula K. Le Guin
Terramare – La saga completa
Gli Oscar Draghi sono un ottimo posto dove cercare edizioni sontuose di grandi classici (e non) del fantastico. Questo Terramare, forse, è quello con la copertina e la “resa fisica” meno d’impatto fra i numerosi titoli che militano nella collana, ma è di sicuro un pregevole spunto per chi è convinto di aver già letto tutto il fantasy che c’era o per chi vuole approcciarsi a Le Guin non solo sul fronte sci-fi. Ci manchi, Le Guin. Ma sono contenta perché ancora tanto di tuo mi resta da leggere.

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Erika Grazia Lombardo
La casa leggera
Per chi vuole ribaltarsi casa o anche solo razionalizzare un po’ gli ambienti senza dover per forza individuare gli oggetti che SPARKANO JOY. Un manuale pratico per organizzare la casa che non ingiunge di buttare tutto quello che possediamo ma ci aiuta a gestire meglio quello che c’è – sfoltendo con buonsenso e senza pipponi filosofici.

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Vera Gheno
Potere alle parole – Perché usarle meglio
Di Vera Gheno potrei anche pescare una pubblicazione più recente, tipo Femminili singolari, ma mi piace pensare che dopo aver letto questa godibilissima indagine socio-linguistica sull’importanza quotidiana dell’esprimersi BENE vi verrà voglia di recuperare anche il resto.

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Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei di [Grant Snider, Boris Battaglia]

Grant Snider
Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei
Una raccolta a fumetti per quei lettori che sono fierissimi di essere dei lettori e che amano leggere libri pieni di gente che legge o che riflette su quanto è favoloso leggere. Ma senza farlo pesare agli altri. Così, perché sono proprio dei lettori felici e basta.
[Traduzione di Boris Battaglia].

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Anna Bauer – Noam Levy
Terrarium
State sviluppando una pericolosa fissazione per la vegetazione domestica? Avete piante ovunque? Perché non ficcarle anche in un vaso! Una guida illustrata per cominciare a creare i vostri piccoli ecosistemi sottovetro e gioire di ogni tenera fogliolina nuova – sempre che letali muffe non sopraggiungano.

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Roger-Pol Droit
101 esperienze di filosofia quotidiana
Non avevo idea che l’UNESCO disponesse di un “Consigliere di filosofia”, ma a quanto pare esiste e ha anche scritto questo libro. Che cos’è? Un eserciziario pratico (a tratti anche scanzonato e imprevedibile) per ritrovare il filo dei nostri pensieri e imparare ad apprezzarne il flusso prezioso. Da “Bere facendo pipì” a “Considerare l’umanità come un errore”, 101 spunti per far scoppiettare i nostri neuroni.
[Traduzione di Sandro Mancini].

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L’agenda tascabile 2021 per maniaci dei libri
Per chi è costretto ad annotare impegni e scadenze ma in realtà vorrebbe solo sprofondare in poltrona e leggere.

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James W. P. Campbell – Will Pryce
La biblioteca – Una storia mondiale
Ottanta illustri biblioteche di tutto il mondo fotografate e raccontate per tracciare la traiettoria storica, culturale e funzionale del libro e dei posti che l’umanità ha ideato per conservarlo, condividerlo, studiarlo.
[Traduzione di Luigi Giacone e Chiara Veltri].

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Igort
Quaderni giapponesi I-II-III
Sto attendendo che mi arrivi il terzo volume (qua li trovate raccolti tutti quanti in un bel cofanetto, ma ovviamente esistono anche “sfusi”), ma tra le cose che più ho amato leggere sul Giappone ci sono sicuramente i Quaderni giapponesi di Igort. Un po’ per il disegno, un po’ per le riflessioni e le meditazioni di un artista che qua si fa ponte tra il nostro mondo e una cultura che continua a risultare “altra”, i Quaderni sono una splendida guida a metà tra viaggio ed esperimento narrativo. Illuminano rituali, estetica e storia del Sol Levante con profondità e saggezza. Quanto mi piace scrivere “Sol Levante”, ogni tanto. Quasi quanto KERMESSE.

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Tom Gauld
Dipartimento di teorie folgoranti
L’ho tradotto io, ma è l’aspetto meno rilevante. Particelle imprevedibili, citazioni letterarie, piante carnivore senzienti, professori magnetizzati, esperimenti che finiscono super male, reperti preistorici che chiacchierano, comete che insultano asteroidi… il Dipartimento contiene le vignette a tema scientifico-tecnologico di Gauld, in un andirivieni di trovate surreali e invenzioni degne dei numerosi scienziati pazzi che lo popolano. A proposito di scienziati pazzi, l’introduzione di Francesco Guglieri è fatta a librogame. E vale il biglietto. :3

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Alessandro Barbero
La voglia dei cazzi (e altri fabliaux medievali)
Tra tutti i possibili consigli ricavabili dall’immensa produzione dell’esimio professor Barbero, nostra guida spirituale e voce di mille podcast, ecco cos’ho deciso di ripescare. Troverete voi la persona più adatta a ricevere il peculiare dono.

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Visto che i consigli libreschi non scadono, ecco la listona dello scorso anno.
Se può esservi utile, ho messo l’elencone anche nella mia vetrina Amazon.

Orbene, dopo due anni in agenzia sono diventata allergica ai contenuti tematici e pure alle cose legate a una specifica occasione di calendario. Ma proprio un odio che provoca anche reazioni psicosomatiche, mica solo un lieve fastidio. Orticaria visibile. Mal di stomaco da rigetto. Poi, però, mi sono accorta che nella mia libreria ci sono numerose (e valentissime) opere narrative che potrebbero ben adattarsi a una giornata che celebra mostri, spaventi vari, inquietudini, terrori e oscurità. E ho deciso di fare un esperimento. Anche perché, in questo caso, non ho clienti che non vedono l’ora di farmi correggere un copy chiedendomi FRANCESCA VA BENE È GIÀ MOLTO EFFICACE MA POSSIAMO FARLO UN PO’ PIÙ CREEPY?
Ecco.
Per la mia tenebrosa gioia e anche un po’ per la vostra – spero -, ecco qua una lista di letture più o meno recenti da abbinare alle vostre zucche. Ma qua c’è qualcuno che ha mai effettivamente mutilato una zucca a scopi decorativi? Io no di certo, ma per leggere non è necessario.
Di alcuni libri ho probabilmente già parlato su Instagram o qui sul blog, ma ho comunque deciso di inserirli nell’elenco perché mi sembrava che non potessero mancare all’appello.
Se li conoscete già siate tolleranti.
Se li vedete per la prima volta, invece, tanto meglio. Sarà una scoperta in più.
Se amate qualcosa che non è nella mia lista, poi, consigliatemelo caldamente nei commenti. Anch’io ho bisogno di suggerimenti, credetemi.

Procediamo!

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Joshua Foer, Dylan Thuras, Ella Morton
Atlas Obscura
(Mondadori)

Traduzione di T. Albanese, G. Cecchini e della mia amica Francesca Mastruzzo

L’Atlas Obscura non è propriamente un libro che fa paura o che contiene cose particolarmente inquietanti. È, più che altro, un libro per esploratori dell’ignoto e delle piste meno battute. Un grande atlante illustrato, diviso per aree geografiche, delle mete “oscure” in quanto poco conosciute. Un catalogo di meraviglie geografiche lontane dalle rotte classiche e di posti che nascondono storie spesso imprevedibili. Insomma, una guida di viaggio per chi non ha paura di spingersi là dove pochi sono già stati prima.

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David Almond
Skellig
(Salani)

Traduzione di P. A. Livorati

Skellig, secondo me, è uno di quei romanzi che non andrebbero rinchiusi nella categoria dei “libri per ragazzi”. Ci sono libri che parlano a tutti e che affrontano temi giganteschi, indipendentemente dall’etichetta “lettura consigliata dai 9 anni in su”. Freghiamocene altamente, dunque. Il protagonista di questa storia è un bambino che sta facendo del suo meglio per superare con coraggio un momento difficile, che non riesce nemmeno a decifrare completamente. La vita della sua sorellina è appesa a un filo e l’atmosfera, in casa, non è delle più spensierate. Servirebbe un miracolo, forse, ma il destino manda a Michael qualcos’altro. Una creatura fatta di piume e ombre che appare all’improvviso nel garage di casa. Non si sa da dove viene, non si sa che cosa vuole. Ha solo bisogno d’aiuto e di un po’ di tempo per riprendersi. E Michael decide di soccorrerlo, vincendo una paura molto più vasta e terrificante di quella del buio.

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Michail Bulgakov
Cuore di cane & Uova fatali
(Feltrinelli)
A cura di S. Prina

Dunque, potevo anche parlare del Maestro e Margherita – che in questa lista farebbe un figurone -, ma in un’esplorazione delle opere di Bulgakov e della letteratura fantastica in generale credo sia saggio riesumare anche queste due novelle lunghe. O romanzi brevi. O quello che sono, insomma. Gli argomenti sono all’apparenza molto diversi, ma esplorano in entrambi i casi il tema della metamorfosi, dell’ambizione umana e dell’imprevedibilità intrinseca di quello che speriamo di controllare, anima compresa. Cuore di cane racconta un orrido esperimento scientifico: trasformare un cane randagio in un essere umano, grazie a una specie di trapianto di cervello. Nelle Uova fatali, invece, incontriamo uno scienziato che progetta un raggio in grado di accelerare esponenzialmente la crescita delle cellule. Le conseguenze, in entrambe le vicende, saranno particolarmente catastrofiche… e sviscerate con dovizia di particolari e con l’intento, assai poco celato, di smascherare la natura repressiva e miope dell’ordine sovietico.

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Susanna Clarke
Jonathan Strange & il Signor Norrell
(TEA)
Traduzione di P. Merla

Visto che ai due maghi avevo addirittura dedicato un post, credo sia opportuno sfoderarlo di nuovo.

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Gipi
La terra dei figli
(Coconino Press)

Gipi racconta e disegna la fine della civiltà. Non conosciamo le origini del cataclisma, ma quel che sappiamo è che quasi nulla è rimasto. La narrazione segue le peregrinazioni di due fratelli in una terra devastata, dove anche la parola si è contratta, adattandosi a un nuovo sistema in cui la sopravvivenza più brutale è alla base di ogni rapporto “umano”. I fratelli, dopo aver perso il padre, vagano alla ricerca di una madre che forse hanno solo immaginato e che abita in un diario che non hanno il permesso o le capacità di leggere.
Un fumetto rarefatto, crudo e potentissimo.

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Neil Gaiman
Il figlio del cimitero
(Mondadori)

Traduzione di G. Iacobaci

Neil Gaiman meriterebbe una lista a parte, visto che quasi tutto quello che ha deciso di inventare rientra perfettamente nello spirito dell’impresa. Considerate Il figlio del cimitero come un degno apripista, dunque, e proseguite con le esplorazioni se ancora non vi siete soffermati particolarmente sul mondo di Gaiman. La storia è gustosa: sfuggito all’omicidio dei suoi genitori, Bod gattona fino a un cimitero e viene adottato e cresciuto dalla comunità dei defunti. La Morte gli dona la capacità di comunicare coi trapassati, che lo proteggeranno e lo alleveranno come se fosse figlio loro. Il destino di Bod, però, è in agguato oltre i cancelli del camposanto… là fuori c’è la vita che un “vivo” dovrebbe inseguire, ma ci sono anche degli assassini con un lavoro da completare. E la vendetta, un po’ come la Morte, può essere inesorabile. Mistero! Scheletri! Tombe! Cadaveri!

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Emil Ferris
La mia cosa preferita sono i mostri
(Bao Publishing)
Traduzione di M. Foschini

Che libro stupefacente. Ne ho già parlato con grande trasporto su Instagram, ma ci tengo a sprigionare ammirazione anche qui. Emil Ferris è un’esordiente dalle vicende biografiche che rasentano l’assurdo. Dopo aver militato per lunghi anni nel mondo dell’illustrazione, rimanendo però sempre in una posizione un po’ defilata, ha deciso di presentarsi finalmente al grande pubblico con questa graphic-novel, un libro stratificato e complessissimo che, raccontando la quotidianità di una ragazzina di undici anni nelle periferie non proprio idilliache della Chicago del 1968, riesce a trasportarci nella Germania nazista e a frugare nei meandri più remoti dei nostri cuori. La grande metafora che la Ferris sceglie di utilizzare per accompagnarci in questo viaggio è quella del “mostro”, ma seguendo due filoni diversi. Ci sono i “mostri buoni”, che ci insegnano a difenderci e ci fanno compagnia quando sono gli altri a vedere in noi qualcosa che non capiscono. E ci sono i “mostri cattivi”, che soffocano la nostra voce e tramano per distruggere quello che di più umano possediamo. I disegni sono strabilianti – le penne a sfera possono fare magie, a quanto pare – e i riferimenti all’arte, al cinema e all’immaginario horror si sprecano. Attendo con trepidazione il secondo volume.

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Jonathan Hickman, Tomm Coker
Black Monday
(Mondadori)
Traduzione di L. Fusari

Esoterismo, sangue e alta finanza: che cosa c’è di meglio? Ecco qua l’approfondimento che avevo scritto per l’uscita del primo volume. Il secondo è disponibile già da un mesetto e l’ho ordinato ieri.

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Shirley Jackson
L’incubo di Hill House
(Adelphi)
Traduzione di M. Pareschi

Non ho la minima intenzione di vedere la serie di Netflix ispirata a questo romanzo. E non lo dico per snobismo. Lo dico perché quelle cose mi fanno una paura eccessiva e passerei i prossimi tre mesi ad accendere tutte le luci di casa anche solo per andare in bagno dopo le sette di sera. Il libro, per ammissione degli stessi produttori, è ben diverso dalla trasposizione televisiva. Ed è un racconto di follia, tormento psicologico, ricordi aggrovigliati e pavimenti che scricchiolano. Può un luogo portare alla pazzia? Certamente, se stiamo parlando di Hill House. Shirley Jackson – autrice con cui vi perseguito già da secoli con Abbiamo sempre vissuto nel castello, altra meraviglia degnissima di menzione in questo frangente – è abilissima nel manipolare la tensione e nel farci sentire continuamente minacciati, anche quando le cose sembrano assolutamente innocue. Ed è quello il vero prodigio del terrore più autentico: trasformare la paura in tarlo, la razionalità in sospetto, la solidità delle cose in dubbio strisciante. Sempre.

Per chi volesse approfondire il mondo dell’autrice o frugare nel suo stipetto dei ricordi, è da poco uscito anche Paranoia, una raccolta di pagine sparse, racconti brevi, riflessioni sul mestiere di scrivere e istantanee quotidiane.

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Richard Matheson
Io sono leggenda
(Fanucci)
Traduzione di S. Fefè

Dimenticate Will Smith, ve ne prego. Se c’è una cosa bella di questo libro è il finale. E il film riesce a sputarci su con una disinvoltura che rasenta l’inspiegabile, visto che è il finale a rendere speciale e sensata tutta questa narrazione. Non spoilero, giuro, ma è una roba che mi manda al manicomio.
Dunque. Robert Neville è l’ultimo essere umano rimasto sul nostro pianeta – per quel che ne sa. Gli altri, contagiati da una specie di virus, sono diventati vampiri. Il mondo che conosciamo non esiste più e Neville tira avanti come meglio può, cercando di studiare la mutazione che ha sconvolto l’ordine costituito e barricandosi nel suo rifugio di notte, quando i vampiri escono a dargli la caccia. Ma cosa succede quando l’aberrazione diventa normalità? Qual è la creatura che ha davvero il “diritto” di sopravvivere? Che cosa siamo tutti quanti, se non scherzi dell’evoluzione che hanno imparato a coesistere? Will Smith dei miei stivali.

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Michele Mari
Fantasmagonia
(Einaudi)

Anche Michele Mari sarebbe quasi da inserire in blocco qua dentro. Ma Fantasmagonia mi pare il libro più adatto. Perché è un compendio di tremori letterari e di immaginazioni sghembe, una collezione di creature da temere e luoghi da osservare con reverenza. E contiene anche la ricetta per creare un fantasma.
Per approfondire, ecco il post che avevo scritto qualche anno fa, all’uscita del Supercorallo.

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Gianluca Morozzi
Blackout
(TEA)

Non riesco a vedere le cose “horror” in tv, ma poi leggo serenamente Morozzi. Non so. C’è qualcosa di strano. È anche vero che Morozzi ha la capacità di carpire l’attenzione del lettore con un’efficacia rara, ma ci sono robe in questo libro che fanno venire da vomitare anche solo a pensarci e che non sopporterei mai e poi mai in un’ipotetica versione cinematografica – CHE SPERO VIVAMENTE NON VERRÀ MAI REALIZZATA PERDONAMI MOROZZI SO CHE I DIRITTI SULLA TV E SUI FILM SON SOLDI MA IO NON VOGLIO SAPERNE NIENTE PER CARITÀ. Comunque. La faccenda è relativamente semplice: quattro sconosciuti col loro personalissimo bagaglio di problemi, turbe e segreti si ritrovano intrappolati insieme in un ascensore angustissimo a Ferragosto. I telefoni non prendono, non c’è in giro un cane e le probabilità di ricevere soccorso appaiono assai remote. Che cosa succederà? Tutto il male possibile.

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Cees Nooteboom
Tumbas. Tombe di poeti e pensatori
(Iperborea)

Traduzione di F. Ferrari

Cees Nooteboom ha passato una trentina d’anni a viaggiare per il mondo alla ricerca delle tombe dei poeti, dei pensatori, dei filosofi e degli scrittori che più hanno segnato il suo percorso intellettuale. Tumbas raccoglie le sue fotografie e trasmette, per capitoli fulminei, l’eredità storica e artistica di chi occupa quelle sepolture. È un libro stranissimo, che sceglie di mantenere viva la memoria delle idee attraverso la lapide, uno dei manufatti più statici e definitivi che siamo riusciti a inventarci.

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Mervyn Peake
Tito di Gormenghast
(Adelphi)
Traduzione di A. Ravano

Giuro, non pensavo di aver già scritto così tante cose sulla frazione più temibile e fascinosa della mia biblioteca personale. Ecco qua un bel biglietto per Gormenghast!

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Anne Rice
Intervista col vampiro
(TEA)
Traduzione di M. Bignardi

Anne Rice, una colonna della mia adolescenza. Non so se ringraziarla o stramaledirla. La saga delle Cronache dei vampiri è vasta e assai articolata… dopo averne letti diversi, negli anni, mi viene anche da dire che fermarsi a Intervista col vampiro potrebbe non essere una cattiva idea. Quello che di sicuro Anne Rice è riuscita a fare, però, è creare una sorta di versione “moderna” del vampiro. Non è la sola ad aver rivisitato e arricchito il mito originario, ma ha lasciato un’impronta molto potente nel nostro immaginario, costruendo per i suoi personaggi una sfera emotiva (e sentimental-comportamentale) molto specifica e persistente. Mi viene da dire che è quasi colpa di Anne Rice se, anni dopo, ci siamo ritrovati con Edward che luccica e con una miriade di sottoprodotti e calchi di Lestat, Louis, Armand e Claudia. Ma chi se ne importa. Ognuno è libero di scegliere il vampiro che preferisce. E i miei prediletti, anche a distanza di ere geologiche, saranno sempre quelli di Intervista col vampiro, coi loro pizzi stazzonati e il loro vasto terrore di trascorrere un’eternità di vuoto assoluto.

*

Bonus track: libri che ho sfogliato ma che non ho ancora letto

Vasti festeggiamenti per il bicentenario di Frankenstein: Utet ha pubblicato da poco una corposa biografia di Mary Shelley (La ragazza che scrisse Frankenstein di Fiona Sampson), mentre il Castoro ha dedicato alla scrittrice un romanzo illustrato di rara bellezza: Mary e il Mostro di Lita Judge.
Per chi poi volesse farsi una cultura solidissima del macabro – anche nelle sue sfumature storico-religiose più solide – o gustarsi fumetti spaventosamente spensierati il consiglio è di consultare il vasto catalogo di Logos Edizioni. Io ho intenzione di cominciare da un corroborante volume fotografico sugli ossari. E dall’edizione illustrata di Carmilla.

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Niente. Sono certissima di aver scordato cose fondamentali o di aver citato opere che ormai hanno già letto tutti, ma spero comunque di aver fornito qualche spunto avvincente. Se così non fosse, consoliamoci con secchi di cioccolato estorto ai vicini di casa. :3

Non ho idea di cosa regalerò alla gente che amo e non so nemmeno se farò l’albero di Natale – in questa casa abitano un bambino di un anno e un gatto di sette chili, la vedo grigia -, ma sono assai intenzionata ad industriarmi per i vostri futuri acquisti festivi. Perché si pensa che regalare un libro sia una roba facile, ma non è vero niente. Visto che donare un romanzo o un’ambiziosa opera di narrativa è molto complicato, ho deciso di cominciare con una lista di libri dall’aspetto avvincente e dal pregevole contenuto. C’è un po’ di tutto, tematicamente parlando, e l’idea è quella di farvi trovare qualcosa di adatto ai gusti più disparati ma anche di farvi fare una bellissima figura. Perché nessuno vuole essere quello che, ogni santo anno, distribuisce calzini ai propri congiunti. Smettetela con queste calze, donate un libro fantasmagorico, bizzarro e super interessante!

Cominciamo?
Cominciamo.

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Lettering creativo (ma non solo)

La mia calligrafia è un susseguirsi di bruchi (giuro, in pratica scrivo tutte le lettere uguali e non si capisce niente) e sono pure mancina, il che non può essere che un’aggravante. Tra le numerose ambizioni che albergano nel mio cuore, dunque, c’è anche quella di migliorare quest’incresciosa situazione. Ebbene, ho scoperto che esiste un tenerissimo manuale di lettering – con tanto di esercizi – che dovrebbe sospingermi verso un’esistenza costellata di quaderni pieni di svolazzi armoniosissimi.

Per chi?
Fan del bullet-journal (e dei diari in generale), autori di bellissimi bigliettini di auguri, principi e principesse, ambiziosi estimatori dell’home-decor-fai-da-te.

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Atlas Obscura
Guida alle meraviglie nascoste del mondo

L’Atlas Obscura è la vita. E basta. È una guida-wunderkammer, divisa per continenti, ai posti più bizzarri del mondo, alle stramberie geografiche più estreme e alle usanze più insolite di popoli di ogni genere. Troverete catacombe, costruzioni abbandonate, bar senza senso, sagre dimenticate, musei assurdi, manifestazioni naturali rarissime e angoli pressoché inesplorati. Ogni meta è abbondantemente illustrata e raccontata con il gusto autentico della scoperta.

Per chi?
Viaggiatori incalliti, amici che disprezzano i villaggi turistici, matti, curiosi e sognatori.

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Errico Buonanno e Luca Mastrantonio
Notti magiche – Atlante sentimentale degli anni Novanta

 Una raccolta di nostalgie e ricordi degli anni Novanta, corredata da una gran quantità di immagini che vi faranno tornare in mente i poster che tenevate in camera alle medie. Da Lady Diana ai Backstreet Boys, dalla Smemoranda a Non è la Rai, un viaggio televisivo, musicale e “sociologico/consumistico” nel decennio che ha segnato – nel bene e nel male – il nostro immaginario.

Per chi?
Amici nati negli anni Ottanta che, presto o tardi, hanno irrimediabilmente posseduto un Tamagochi. E non l’hanno mai dimenticato.

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J. K. Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
Con le illustrazioni di Jim Kay

Jim Kay sta alacremente proseguendo nelle gigantesche operazioni di illustrazione dell’intera saga di Harry Potter e, quest’anno, siamo arrivati al terzo volume. È cromaticamente un po’ più cupo dei precedenti (il che non mi pare strano, devo dire), ma suscita altrettanta meraviglia.

Per chi?
Per chi è cresciuto con questi libri e si merita un’edizione bellissima da sbandierare a destra e a sinistra. E anche per i maghi del domani.

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La mini-collana Piccole donne, grandi sogni
di Maria Isabel Sánchez Vergara

Una serie coccosamente illustrata per raccontare, in poche pagine, le vicende biografiche di alcune donne particolarmente degne d’ammirazione. I primi quattro librini sono dedicati ad Agatha Christie, Coco Chanel, Frida Kahlo (lo so, lo so, Frida è ovunque – portate pazienza) e Amelia Earhart.

Per chi?
Bambine (e signore) ribelli che si sono già lette le favole della buonanotte, donne che – com’è doveroso – fanno il tifo per le altre donne.

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Edward Sorel, I diari bollenti di Mary Astor

Amici, quando un libro Adelphi ha una copertina così vuol dire che dev’essere capitato qualcosa di rivoluzionario. Vi rimando all’esaurientissimo articolo di Rivista Studio per approfondire ogni pagina del libro, ma qui sarò breve. Edward Sorel – celeberrimo disegnatore e grafico americano – ricostruisce e illustra una storia vera, quella del controverso processo “a luci rosse” di Mary Astor, trascinata in tribunale dal marito cornuto per la custodia della figlia. Le rivelazioni della Astor, attrice non di primissimo piano ma adorata dall’autore per una vita intera, fecero tremare l’intero establishment hollywoodiano di metà anni ’30. I suoi diari, insieme a una montagna di articoli scandalistici dell’epoca, sono serviti a Sorel per ripercorrere e riversare in queste pagine la sua turbolenta e labirintica vicenda, riportando al contempo alla ribalta un mondo luccicantissimo… che non c’è più.

Per chi?
Gente che a casa ha un bel mobile-bar, gente che non legge Gente, gente che non si rassegna a imboccare il viale del tramonto, gente che ama il cinema – con un po’ di nostalgia.

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Simon Stålenhag, Loop

Per spiegarla sinteticamente, dovrei dire che Loop è una distopia scandinava pittorico-narrativa, post-bellica e anche un po’ nuclearizzata. Visto che non sarebbe chiarissimo, temo sia meglio espandere un po’ il concetto. Il libro racconta un mondo parallelo, quello di una piccola cittadina svedese al confine con il più grande acceleratore di particelle mai costruito al mondo. Il progetto Loop, attivo tra il 1954 e il 1969, ha lasciato alle sue spalle un paesaggio bizzarro e surreale: robot abbandonati che si aggirano nella neve, enormi impianti industriali dall’aria assai cinematografica, boschi pieni di dinosauri, relitti arrugginiti. A raccontarci quel che rimane del Loop, vent’anni dopo, saranno dei ragazzi cresciuti all’ombra di questo sconfinato cimitero industriale, tra scienza e immaginazione.
Illustrazioni favolose e struggenti. Livello massimo di allucinazione collettiva.

Per chi?
Orfani di Asimov, lettori di fantascienza ormai annoiati dalla fantascienza, ingegneri, meccanici, costruttori di intelligenze artificiali.

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The Legend of Zelda. L’arte di una leggenda

Un librone grossissimo, illustratissimo e completissimo su Zelda. È una sorta di enciclopedia ufficiale – con tanto di bolla papale della Nintendo – sul mondo di Zelda e sulla creazione di personaggi, meccaniche e ambientazioni. Visto che uno dei temi principali è anche “the art of”, troverete anche una vagonata di immagini, studi e meraviglie visuali che hanno contribuito a farvi invasare con Zelda.

Per chi?
Amiche e amici videoludici, nostalgici, splendidi geek e aspiranti game-designer.

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H. P. Lovecraft, Il Necronomicon
(a cura di Giuseppe Lippi)

Siamo abituati a dare in escandescenze per la bellezza delle edizioni estere di una determinata opera, ma capita raramente che un’edizione italiana ci sconvolga in maniera particolare. Ecco, adesso c’è un Necronomicon INCREDIBILE anche per noi, curato e assemblato da Giuseppe Lippi, che è un po’ il gran sacerdote di Lovecraft nel nostro paese.

Per chi?
Per i più coraggiosi estimatori della letteratura fantastica – il Necronomicon, dopotutto, è il libro che conduce il lettore alla pazzia – e per gli adoratori di Cthulhu (anche se per evocarlo davvero conviene orientarsi su questo).

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Mamma, mi racconti la tua storia?

Non credo che MADRE sia il tipo, ma magari la vostra mamma sì. Se avete una genitrice predisposta, un’idea del genere potrebbe scatenare cose assai belle. Come funziona. Il libro è una sorta di diario pieno di domande a cui la vostra mamma dovrà rispondere, più spazi in cui appiccicare fotografie e importanti pezzetti di carta. Le domande sono raggruppate in quattro macro-sezioni (“Quando eri piccola e sei diventata grande”, “Quando ti sei innamorata e sei diventata mamma”, “Il tempo libero e le cose che ami” e “Chi sei diventata”) che, nel loro complesso, hanno lo scopo di restituire un ritratto dell’essere umano che conoscete come mamma ma che, nel passato più o meno recente, ha amato, dimenticato, gioito o superato difficoltà. Ha vissuto, insomma. E magari ha voglia di prendersi un po’ di tempo per riordinare i ricordi, facendosi dare una mano da questo libro. Per affidarveli e regalarveli FOREVER.
Se la cosa vi garba, c’è anche una versione per sorelle e per amiche.

Per chi?
Ma per la vostra mamma, ovvio!

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The Art and Soul of Blade Runner 2049

Il nuovo Blade Runner mi è piaciuto molto. Non riesco ancora bene a capire se sia capitato perché è effettivamente un gran film o perché sono semplicemente rimasta ipnotizzata. Comunque sia, una cosa è chiara: Blade Runner di Villeneuve è una felicità per gli occhi – e mi immagino che debba esserlo anche un art-book dedicato al film. Li adoro, gli art-book dei film. Li desidero sempre ma poi non me li compro mai. Dobbiamo invertire questa stupida tendenza. Prima del 2049, magari.

Per chi?
Minimalisti, estimatori della fantascienza, groupie di Ryan Gosling, amici delle macchine volanti, fidanzate olografiche.

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Ti saluta STOCAZZO!

Dei primi due pregevoli volumi di questa STRABILIANTE serie di coloring-book avevo già parlato qui, ma ora è d’obbligo tornare sull’argomento per segnalare due gloriose nuove uscite: Enlarge your pencil! (40 categorie porno da colorare) e il beneamato Ti saluta STOCAZZO!, con 40 nuove parolacce e ingiurie su cui sfogare tutta la vostra ira repressa.

Per chi?
Amici di birrette, collezioniste di pennarelli assetate di vendetta, fan di Calciatori Brutti, compagni e compagne di banco.

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Petunia Ollister, Colazioni d’autore

Petunia Ollister è un’istituzione dell’Instagram librario e la sua rubrica #bookbreakfast appare ogni settimana anche su Robinson di Repubblica. Poco tempo fa è uscito il suo libro, che raccoglie le sue colazioni letterarie più belle, accompagnate da ricette e citazioni. Fa venire molta fame. E anche molta voglia di leggere.
P.S. La copertina diventa una tovaglietta.

Per chi?
Social fotografi in cerca di spunti per leggere qualcosa di nuovo, aspiranti pasticcere, bibliofili che si portano i libri anche a tavola.

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Detlef Bluhm, I gatti e le loro donne

Cinquanta quadri che contengono almeno un gatto e una donna, accompagnati da un fascinoso mini-excursus artistico che contestualizza l’opera e il ruolo dei felini ritratti. La selezione dei dipinti è super trasversale, quindi troverete epoche e correnti artistiche diversissime – ma comunque assai miagolanti.

Per chi?
Gattare e gattari, assidui frequentatori di mostre, gente che tenta invano di dipingere il proprio gatto e che ama i saggi artistici dal taglio originale.

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 Every Child Is My Child. Storie vere e magiche di piccola, grande felicità

Una raccolta di favole, scritte da una quarantina di personaggi molto amati della televisione, della musica, della cultura e dello spettacolo italiano e illustrate da altrettanti artisti, per aiutare concretamente i bambini siriani. Tutti i proventi del libro verranno devoluti a favore della costruzione di una scuola al confine con la Turchia, là dove di storie positive e racconti pieni di gioia c’è parecchio bisogno. Perché i più piccoli hanno già sofferto abbastanza. Ed è ora di cambiare le cose.

Per chi?
Per chi ha bimbi che necessitano di una storia della buonanotte e per chi crede che il futuro dei più piccoli sia anche una nostra responsabilità.

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Dolci americani

Non immaginatevi uno di quei libroni da cucina super patinati con la copertina rigida e intenti più “espositivi” che pratici, perché questa raccolta di ricette somiglia di più a una rivista… e punta all’utilità, anche se credo contenga le foto più belle che io abbia mai visto scattare a un pezzo di torta. Ci sono tutti i grandi classici della pasticceria americana – cheesecake, donut, pancake, tortazze di mele e compagnia danzante – spiegate in maniera agile ed efficace.

Per chi?
Gente che vive da California Bakery, fan di unicorni e arcobaleni, potenziali concorrenti di Bake Off Italia (ma anche pasticceri del tutto inetti), frequentatori dell’hashtag #foodporn.

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Paleoart

Di questo libro avevo già parlato nella mia lunghissima wishlist Taschen, ma non posso esimermi dal piazzarlo anche qui. Un po’ perché in una lista di tomoni arroganti non può mancare un titolo Taschen e un po’ perché trovarmelo sotto l’albero mi farebbe di certo versare copiose lacrime. Comunque, Paleoart è un viaggio visivo nella rappresentazione artistico-scientifica della preistoria. È pieno di dinosauri incredibili e di paesaggi vecchi di milioni di anni – così come siamo riusciti ad immaginarli e a farli rivivere sulla carta.

Per chi?
Addestratori di velociraptor, registi di kolossal, aspiranti paleontologi, paesaggisti, Chris Pratt.

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Elena Ferrante, L’amica geniale

Il Natale è una calamita per i cofanetti e le edizioni rilegate, abbellite e rimpolpate. E quest’anno tocca alla quadrilogia dell’Amica geniale. Non c’è molto altro da aggiungere, a parte NINO SARRATORE MERDA.

Per chi?
Gente in cerca di un bel polpettone da leggere, ragazze che pensano di avere un fidanzato che fa schifo (così si consolano), futuri telespettatori che vogliono arrivare preparati alla serie, cofanettari incalliti.

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Abbiamo finito? Direi di sì.
Felice shopping festivo. E ricordate: regalate i libri splendidoni, che sono anche facili da impacchettare.

Per ulteriori ispirazioni, date un occhio all’archivio dei #LibriniTegamini o alla nutritissima categoria Libri.

Un articolo di qualche anno fa – che vi linkerei volentieri, se solo non fosse protetto dal temibile paywall del Sunday Times -, sosteneva che i libri di Terry Pratchett fossero i più rubati nelle biblioteche britanniche. Per quanto il furto e il ladrocinio siano da deplorare, non posso fare a meno di apprezzare un lestofante che, quantomeno, dia prova di ottimi gusti letterari. Perché Terry Pratchett è la vita – ed è ora che troviate il modo di fargli posto anche nella vostra.

In Italia, non si sa bene il perché, i fan di Terry Pratchett sono all’incirca dodici – e hanno un bruttissimo carattere. Invece di girare per la strada elencando a gran voce i pregi della saga di Mondo Disco, passano le giornate a lamentarsi con virulenza sulla pagina Facebook di Salani. Ma con dell’astio serio. E le traduzioni. E le pubblicazioni disordinate. E la lunga attesa tra un libro e l’altro. E il riscaldamento globale. E la gente che ti spoilera i telefilm. E l’olio di palma. E l’intrinseca iniquità dell’umano vivere.
Al mondo c’è qualcosa che vi fa schifo e vi fa incazzare come crotali? Niente panico, un fan di Pratchett l’avrà già abbondantemente rinfacciato a Salani. Ma con la puntigliosità di un vegano crudista.

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Comunque.
Per quanto incontentabili, i fan di Pratchett non hanno torto su tutta la linea.

Pratchett, nel nostro paese, resta una specie di tesoro inesplorato. Un po’ perché la vastità della sua produzione è di difficile gestione, ma anche un po’ perché non si capisce bene come collocarlo – e come spiegare alla gente che quello che scrive è veramente speciale e diverso da tutto il resto. 
Per quel che ci ho capito io, il “pubblico” – qualsiasi cosa sia – è abituato al fantasy “classico” (= il drago Smaug dorme su un mucchio d’oro nelle viscere di una montagna) o alle recenti porcherie sovrannaturali di taglio young-adult (= ho 200 anni, Bella. Ma amo te che ne hai 16 e sei una palla al piede. Che c’è di strano?).
Pratchett, con tutto il bene che gli voglio, non è altrettanto incasellabile. E non somiglia a niente. Ha preso una tartaruga immensa, dei maghi cialtroni, quattro sassi incantati, un gruppetto di megere e la Morte… e ci ha costruito un’intera cosmologia fantastica. E non sto parlando di un universo ultra-complicato (che si regge in piedi solo se ogni atomo viene sviscerato in maniera esasperante) o di Tolkien che vi obbliga a imparare la grammatica elfica (altrimenti siete scarsi). Il solo scopo dell’universo di Pratchett è quello di farvi divertire come pazzi, autoalimentandosi ad ogni pagina. Mondo Disco ha delle leggi, ma anche degli angoli inesplorati e misteriosi. Mondo Disco ha una struttura così solida e viva da potersi permettere anche il paradosso e l’ironia. Anzi, da poter usare l’ironia e l’assurdo come collante.
È per quello che la gente ruba i libri di Pratchett. Perché sono una continua invenzione, una perenne ricerca del piacere vero della lettura. Un’avventura e un’esplorazione di uno spazio narrativo che cresce man mano che ci si cammina dentro – cercando di non rotolare a terra perché si ride troppo.

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La buona notizia è che, dopo tante rotture d’anima e picchetti su Facebook, Salani sembrerebbe aver deciso di ricominciare a dedicarsi a Pratchett con una certa sistematicità. Tipo l’Algida col Winner Taco.  
Il 30 giugno arrivano in libreria i primi tre libri di DiscoworldIl colore della magiaLa luce fantastica e L’arte della magiaNuova grafica – cielo, una Pratchett-collana! -, copertina rigida e grande felicità. Come la maggior parte degli esseri umani, infatti, ho letto la saga di Mondo Disco – composta a sua volta da diversi sottocicli dedicati a specifici personaggi, aree geografiche o filoni narrativi – in maniera totalmente disordinata e tragicamente parziale. I romanzi sono una quarantina, dopotutto. E io ho solo due mani. L’idea, dunque, è di procedere per gradi e di colmare pian piano le lacune, iniziando da questi primi tre volumi – che, incidentalmente, non ho mai letto e che, ne sono certa, mi rallegreranno in ogni modo possibile.

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Che fare, dunque?
Amate già – un po’ a caso – Terry Pratchett? Mettete ordine nella vostra adorazione.
Non avete mai letto Terry Pratchett? È un buon momento per cominciare.
Fate già parte della schiera dei dodici fan italiani di Pratchett? Ve ne prego, trovate pace. E aiutate il resto della penisola a divertirsi con voi.

 

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Il GGG è il secondo libro che ho letto. Ho cominciato con Le streghe e, visto che mi ero trovata bene con Roald Dahl, ho deciso di fidarmi della collana. Li avevo letti al mare, nella stessa estate. Avevo sette anni e una libreria di fiducia. Ci passavamo la sera, dopo aver finito il gelato. Coi gelati non ti fanno entrare, in libreria. C’era uno scaffale basso pieno di Istrici. Io sceglievo, MADRE pagava. E tutto funzionava molto bene. Una ventina d’anni dopo, Amore del Cuore mi ha regalato la nuova edizione del GGG. Sempre un Istrice, ma con la copertina rigida. L’avevo letto in mezzo pomeriggio, mentre aspettavo che tornasse dal lavoro. Rileggerlo è stato terapeutico. Mi sono sentita super fiera della piccola me. Con tutto quello che c’era nella libreria del mare, io ero riuscita a pescare i due libri per ragazzi (e per persone grandi) più belli mai scritti. La gente non ha a disposizione un numero illimitato di ottime decisioni, nella vita. Io me ne sono giocate due a sette anni nel budello di Loano, in provincia di Savona. E non credo di averne a disposizione molte altre. Cercheremo di farcele bastare.
Ma perché mai ci troviamo qui?
Siamo qui perché la Disney ha finalmente deciso di sfornare il teaser trailer del GGG, diretto da Steven Spielberg. E il mio cuore trabocca di timori e di vaghe speranze. E pure di una certa ilarità. Che ci devo fare. Il GGG, in inglese, si chiama The BFG. E io, accidenti a me, non riesco a vederci un innocente The Big Friendly Giant. Per me è un tragico THE BIG FUCKING GIANT. Per sempre. E senza rimedio. Addio poesia, addio meraviglia dell’infanzia. E millemila applausi alla delicatezza dell’acronimo italiano. Grande Gigante Gentile. Un titolo che è riuscito a preservare la mia innocenza fino a un’età francamente eccessiva.
Ma com’è questo benedetto trailer?
Beccatevelo qua.

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Trattandosi di un teaser, non è che si capisca un granché. La piccola Sofia ha un greve accento inglese e un taglio di capelli di un’inclemenza rara. L’orfanotrofio è un orfanotrofio regolamentare. E il GGG è sufficientemente grande da suscitare un legittimo timore. Non sappiamo se le sue orecchie saranno della dimensione giusta. Non c’è traccia della sua bizzarra sintassi. Non c’è ombra di cetrionzoli. Il procedimento di soffiaggio dei sogni non è stato ancora affrontato. Non ci sono giganti selvaggi e crudeli. La regina d’Inghilterra non ci ha ancora onorato della sua presenza – con o senza corgi. Insomma, ne sappiamo come prima. Ma possiamo cominciare a crederci. È un trailer incredibilmente cauto e guardingo. Il che, forse, può farci ben sperare. Perché la cautela e la circospezione possono anche essere sintomi di estremo rispetto – per un libro meraviglioso e per noi ex-mini persone che hanno imparato ad amare la lettura grazie a questa storia. Non nutro una fede cieca e assoluta nelle capacità di Steven Spielberg. Certo, mica è il primo cretino che s’incontra dal panettiere… è che, di base, non sono il tipo. Propendo per i presagi di sventura, così poi non ci rimango male. In questo caso, però, vorrei provare a sperarci. Spero che Spielberg non si sia dimenticato di noi. E che, in qualche modo, abbia provato a immaginare tutto quello che ho immaginato io da piccola, in spiaggia, con il mio Istrice in mano e MADRE che m’inseguiva per spalmarmi la crema solare. È un libro incredibilmente conciso, per la vastità di quello che racconta. Lo schermo del cinema sarà grande abbastanza? Vedremo. Intanto, proviamo a metterci un po’ di fiducia. Metti mai che, per una volta, finirà per andarci bene.

 

In generale, sono stata una bambina molto fortunata. E Harry Potter, senza ombra di dubbio, fa parte a pieno titolo delle cose felici che mi sono capitate crescendo. Imbattersi in un universo di questo genere è raro, nella vita di un lettore. Che ti capiti mentre stai diventando grande, poi, è piuttosto miracoloso. Le “mie” edizioni di Harry Potter sono un gran casino. I primi due sono in italiano, gli ultimi cinque in inglese – tutti diversi. Ordinavo la mia copia online – su Bol, pensa te – appena usciva il nuovo libro, senza badare troppo al packaging. Alcuni hanno la copertina dell’edizione “da grandi”, altri quella illustrata. Ora, a casa, abbiamo in tutto 21 libri di Harry Potter, compresi i due cofanetti completi – quello blu con il castello di Hogwarts e quello psichedelico con le coste fotoniche e i collage con gli animali pazzi. Si narra che quelle copertine siano, in assoluto, le preferite dalla Rowling, ma continuo a sperare che si tratti di una pura leggenda metropolitana. Comunque. I “miei” Harry Potter sono ancora a Piacenza, esattamente dove li avevo lasciati. Forse, però, è arrivato il momento di portarli qui e di presentarli alla nuova edizione Salani con le illustrazioni di Jim Kay. Perché un libro così è una garanzia di felicità, proprio come la felicità che ho provato da piccola quando ho scoperto che al mondo esisteva la saga di Harry Potter.

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Qualche parruccone potrebbe dire che Harry Potter è un libro che non ha bisogno di illustrazioni. Racconta un mondo così ricco, ramificato e vivo che, chiedendo a qualcuno di rappresentarlo, si finirebbe quasi per rovinarlo. Con i film, tutto sommato, ci è andata bene, ma mettere dei disegni di fianco a una storia – e ritrovarsi tutto quanto in mano, in un libro vero – è un’altra faccenda. La lettura, un po’ come la fantasia ben coltivata, è un lavoro solitario. La puzza di una pozione, il baccano sulle tribune di un campo da Quidditch e l’aspetto di un Dissennatore sono, in fin dei conti, una questione molto privata. Ho visto i Dissennatori al cinema, ma continuo a immaginarmeli a modo mio… e niente, temo, potrà farmi cambiare idea. Quello che posso dire, dopo aver sfogliato La pietra filosofale è che questa nuova edizione è incredibilmente affascinante, ma anche molto “rispettosa” del nostro amore per la saga. Perché quelle di Jim Kay sono illustrazioni da lettore. Sono di una precisione maniacale, ma sono anche diverse da tutto quello che ci è capitato di vedere prima. Non si mangiano la storia, le crescono attorno – come un commento saggio o un approfondimento interessante. Sono i disegni di una persona che, in un modo o nell’altro, adora questa storia quanto la adoriamo noi. E ce ne sono un milione, di questi disegni. Le pagine sono piene di macchioline d’inchiostro, i capitoli cominciano sempre con una cornice “tematica”, ci sono paesaggi a pagina piena, castelli e personaggi che spuntano all’improvviso e, in ogni angolino, si nascondono dettagli inaspettati. Ho trent’anni e un brutto carattere, ma se mi accorgo che un artista si è preso la briga di incidere un microscopico “T RIDDLE” sul portone che fa da sfondo a un ritratto di Hermione, un po’ mi emoziono. E gli sono istintivamente grata.
Adoriamo tutti insieme:

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Saltellini.
Cricetini festanti.
Vulcani che eruttano fenicotteri!
LACRIME GLITTERATE.
Per concludere il tour, parlerei anche del prezzo. Questo libro bellissimo costa 29 euro. Ora, 29 euro possono essere molti o pochi. Il molto o il poco dipendono dalla vostra disponibilità economica, dalla vostra propensione all’investimento o al risparmio e dalle vostre priorità di consumo in un dato momento storico. Qui, però, non stiamo parlando di 29 euro in senso generale. Stiamo parlando del prezzo di questo specifico libro. Bene? Bene. Cortesemente, non venitemi a dire che 29 euro per questo libro sono tanti, perché vi denunzierò ai centauri. E vi consiglierò anche un corso accelerato dal titolo “Come si fa un’edizione illustrata fighissima”, seguito dall’approfondimento “Se non capite perché questo strabiliante volume non costa 5 euro e 90, vi meritate Newton Compton. E pure Geronimo Stilton”. L’affermazione “Mi piacerebbe un casino, ma in questo momento non me lo posso permettere perché ho appena sganciato 160 euro di gas –  ma conto sulla benevolenza di Babbo Natale” è del tutto accettabile e legittima. L’affermazione “Minchia, zia! Costa troppo! Ma che è, d’oro?” scatenerà l’orda di centauri.
Non credo di dover aggiungere altro.
Visto che non posso fotografarvi maldestramente l’intero TOMO – e che, in tutta franchezza, auguro a chiunque di portarsene a casa una copia da spulciare con infinita attenzione -, mi fermo qui. Sfogliatelo quando siete tristi, convertite i miscredenti, allevate basilischi e preparate una carbonara con Peppa Pig.

 

E’ una bella giornata, c’è il sole e il resto. Il tipo di giornata che ti fa pensare che va tutto bene. La giornata sbagliata per questo, sbagliata per noi che siamo stati insieme quando pioveva sempre, dal 5 ottobre al 12 novembre. Ma adesso siamo a dicembre e il cielo è limpido e mi è tutto chiaro. Ti dico perché ci siamo lasciati, Ed. Te lo scrivo qui, in questa lettera, tutta la verità del perché è successo. E la stramaledetta verità è che ti ho amato tantissimo.

Daniel Handler, “Perché ci siamo lasciati”
Salani Editore

***

Daniel Handler di solito va in giro a dire di chiamarsi Lemony Snicket e gli piace tantissimo far succedere cose agghiaccianti agli orfanelli. Orfanelli che non solo soffrono, ma vengono anche presi per mitomani per un buon tre quarti dei tredici libri che li vedono protagonisti. Loro e quel gran bastardo del Conte Olaf. Ma non siamo qui per compiangere i poveri fratelli Baudelaire, anche se si meriterebbero tutta la nostra solidarietà… dall’alba al tramonto. Siamo qua perché Lemony Snicket ha scritto 360 pagine di croccantissimi spezzamenti di cuore. Spezzamenti di cuore che vi faranno ricordare tutte le vostre disgrazie, ma al momento giusto… perché adesso è tutto passato e ci potete quasi ridere sopra. Per dire, a me sono tornate in mente centoseimila cose spiacevoli che cerco di dimenticare da quasi un decennio. Ma che cosa capita, in questo libro che vi farà preoccupare molto e sperare di aver bruciato tutte le vostre fotografie del liceo?
Succede che c’è Min che mette tutti i ricordi della sua storia con Ed dentro a un grande scatolone e va a scaricarglielo davanti alla porta di casa.
All’apparenza, Min non ha niente di speciale. Anzi, sa un po’ troppe cose per essere una ragazza popolare. È fissata col cinema e con i vecchi film, beve caffè con panna e tre cucchiai di zucchero e le piacerebbe fare la regista.
Ed è un bellone, vicecapitano della squadra di basket – con relativo stuolo di ragazzine che gli tirano dietro le mutande di pizzo – e una mandria di amici che si sbronzano ai falò post-partita e ruttano in coro la Nona di Beethoven.
Ed e Min sono sbagliatissimi, insieme. Non hanno niente in comune. Ed non capisce le battute di Min. A Min fa schifo il basket e ha sempre pensato che la cosa più triste del mondo sia andare sulle gradinate a vedere il proprio fidanzato che cerca di fare canestro. Eppure, c’è dell’eppure. Una sera Ed arriva – senza invito – al compleanno del migliore amico di Min e, tra una torta al cioccolato troppo amara per essere mangiata e un paio di birrozzi – che Min svuota nell’erba perché le fa schifo pure la birra – finisce a bigliettini con “Non riesco a smettere di pensare a te” e ciao, è amore. ADDIO.
Il libro è fatto di tutto quello che Min si ricorda di lei e di Ed. Di tutto quello che è successo nella loro storia-meteorite e delle cose che le sono rimaste in tasca, o nella borsa o nel cuore in quel breve periodo passato insieme. Ogni oggetto che Min restituisce – un cappotto comprato in un negozio di seconda mano, i biglietti del cinema del loro primo appuntamento, degli assurdi tagliauovo cubici, roba così – si trasforma in una spiegazione del perché è tutto finito. E finisce per qualcosa che tramortirà sia Min che voialtri. E ci rimarrete male. Malissimo. Perché dopo un po’ ci crederete anche voi, che magari le cose potrebbero aggiustarsi. Che tutto quel super-amore non andrà davvero a farsi benedire.
Il libro è accompagnato – anzi, è più che accompagnato – dalle bellissime illustrazioni di Maira Kalman, che ci fa vedere tutto quello che Min ha buttato nella scatola, capitolo dopo capitolo.

***

Insomma, indipendentemente dal livello di felicità delle vostre adolescenze, fatevi del male con Ed e Min. Sarà un esercizio salutare. Vi farà venire in mente tutto quello a cui siete sopravvissuti. E sarete contentissimi di non doverne più sapere niente. Anche se, a voler proprio essere sinceri, ci saranno anche molti stomaci pieni di farfalle che avevate dimenticato… e torneranno a galla anche quelli. Che poi, quegli stomaci lì, erano anche un po’ il motivo di tutta la fatica che avete fatto.

 

Agili e scattanti consigli di lettura. Perché è così che siamo: agili e scattanti. E anche non proprio super tempestivi, ma comunque molto volenterosi.
Bene, procederò senza indugi a dire bene del Seggio vacante (Salani editore, viva Salani).

Non ci saranno maghi con gli occhiali tondi, dissennatori e licantropi, non ci faranno un parco a tema né un esercito di pupazzetti con le sciarpette a righe, ma Il seggio vacante è un bel libro.
Nessun protagonista vi starà simpatico: l’unico essere umano degno di stima è Barry Fairbrother che, crepando a pagina tre nel parcheggio di un ristorante, darà involontariamente il via a una catena di catastrofici sconvolgimenti amministrativi, etici e sentimentali che devasteranno la quiete di Pagford, cittadina inglese di finto marzapane. Al centro della contesa ci sono i Fields, quartiere periferico e degradato di cui Pagford tenta di liberarsi da anni, appioppandone la giurisdizione alla vicina Yarvil. Il consiglio comunale – col seggio lasciato vuoto da Barry – è spaccato a metà e la dipartita del più strenuo sostenitore dei Fields non farà che peggiorare le cose. Bisogna decidere sui Fields, e alla svelta, non se ne può più di quei drogati che disturbano la pubblica quiete, corrompono i nostri figli e gettano le cartacce in terra. Chi prenderà il posto di Barry? Tutti quelli che si candidano per rimpiazzare il povero Fairbrother hanno molto da nascondere… e determinatissimi nemici pronti al sabotaggio.
Tutto questo per dire che la trama è ben costruita, piacevolmente intricata e va dove deve andare, concitazione finale compresa (Voldemort non arriva mai, ma l’idea è quella)… insomma, la Rowling ci aveva abituato bene e non si è dimenticata come si fa, anche se ogni tanto inciampa in qualche piccola noioseria e situazione stereotipata. C’è anche un mezzo martirio con annessa simbologia salvifica per la collettività pagfordiana, ma se la prendete come dei veri sportivi vi sembrerà un buon finale, coerente con quello che è capitato prima e adatto a chiudere la faccenda.
I personaggi sono dei gran bastardi e, ancora meglio, sono dei bastardi che sembrano veri. Aggrappati a patetiche ambizioni, pregiudizi ed egoismi, andrebbero tutti buttati in un pentolone pieno di lava. Pagina dopo pagina, Rowling ci fa fare un tour guidato nelle loro teste: paure, scheletri nell’armadio, invidie, gelosia… è il festival del “lo penso ma non lo dico”.  Ed è bellissimo, perché il lettore che sa come stanno davvero le cose si sentirà un po’ come una portinaia onnipotente. Il lettore si troverà anche a fare il tifo (giustamente) per i ragazzini che, più che parteggiare per un generale senso di giustizia e rettitudine, scateneranno agghiaccianti vendette sul capo di chi se lo merita… o quasi sempre. Insomma, vi verrà da schierarvi e da partecipare alle elezioni, vi preoccuperete per i personaggi di cui nessuno si preoccupa e cercherete di non sputare sul libro ogni volta che i vostri più acerrimi nemici apriranno bocca.

In conclusione, Rowling approvata e consigliata ad amici e parenti. Ci ritroverete tutto quello che sa fare meglio (gestire moltitudini di personaggi – con identità, vite interiori e obiettivi perfettamente delineati – dentro a una cornice/trama con tutte le necessarie complicazioni) e, anche se Pagford somiglia molto di più a Privet Drive che a Hogwarts, constaterete con piacere che gli orfani di Barry Fairbrother non hanno bisogno di una scopa volante per farvi saltare dentro alle loro storie.