Tag

Palermo

Browsing

Ebbene, quanto tempo è passato dal viaggio a Palermo? Sei mesi? Sei anni? Un’era geologica? Più o meno. Per nostra fortuna, però, non mi attende un compito difficile. Palermo non è una città che si dimentica facilmente e la memoria, quando sfrigola di bellezze raccolte lungo la strada, tende ad assisterci.
Ecco qua, dunque, un piccolo riassunto di quel che abbiamo visto, mangiato, visitato, bevuto.

Grande premessa. La nostra visita ha avuto il pregio di combaciare con il weekend delle Vie dei Tesori, un’iniziativa che ogni anno rende accessibili palazzi, dimore, musei e strutture che normalmente non sono aperti al pubblico – o lo sono con modalità diverse e/o più ridotte. Tanti luoghi di interesse ospitavano anche le installazioni artistiche di Manifesta, la biennale d’arte Europea che nel 2018 ha fatto tappa proprio a Palermo. Il consiglio generale, dunque, è di informarvi bene sulle aperture d’ordinaria amministrazione nel periodo dell’anno da voi prescelto. Si fa un po’ di fatica, lo so, ma si fa più fatica ad arrivare in un posto e trovare chiuso.
Altro consiglio: il ricco itinerario della Palermo arabo-normanna (e dei siti UNESCO) è un altro splendido gomitolo da seguire.

POSTI

Il rifugio antiaereo di Piazza Pretoria
Durante la Seconda Guerra Mondiale i bombardamenti non hanno risparmiato Palermo, anzi. Uno dei rifugi della città era in pieno centro, sotto alla splendida Piazza Pretoria, e si può ancora visitare. Si entra da una specie di anfratto minuscolo nella portineria del palazzo comunale – salutate gli addetti, mi raccomando – e si scende fino al nucleo di gallerie e corridoi, aperti per la prima volta al pubblico solo un paio di anni fa. La visita guidata è, in larga parte, un’operazione narrativa (di grande efficacia e suggestione). Per controllare la disponibilità delle visite, c’è il sito.
Capitan Ovvio vi sconsiglia di imbarcarvi nell’impresa se vi angosciano gli spazi sotterranei/angusti/sigillati.
Capitan Ovvio vi esorta anche a guardare il resto di Piazza Pretoria – anche detta Piazza della Vergogna – e la sua fontana di intricata beltà zoomorfa.

I Quattro Canti
Un incrocio che diventa piazza, tributo alle quattro sante protettrici della città e omaggio esuberante alle stagioni.

Chiesa di San Cataldo
Tre panettoncini rossi sul tetto e un interno dall’austero splendore.

Cattedrale
La magnificenza esterna surclassa il contenuto della Cattedrale (fenomeno che non si registra praticamente mai nel resto dei luoghi di culto palermitani), ma c’è di che consolarsi. Si possono visitare le cripte, l’area delle tombe (compreso il sarcofago di granito rosso di Federico II, STUPOR MUNDI), il tesoro e anche i tetti. Sui tetti andateci anche per noi, perché siamo capitati durante una specie di nubifragio e quel pezzo lì era  stato momentaneamente interdetto alla frequentazione del pubblico. Siamo fortunatissimi, sempre.

Palazzo dei Normanni
La Cappella Palatina è di una bellezza abbagliante. Ma non in senso metaforico, sul serio. Sembra proprio in grado di creare la luce dal niente del cosmo. È uno tripudio di mosaici meticolosissimi – che rivestono anche l’ultimo dei battiscopa – e una specie di forziere miracoloso che può contenerci.
La Cappella fa parte del complesso monumentale del Palazzo dei Normanni, che ospita anche mostre temporanee e un percorso permanente di visita – giardini compresi. Potete saggiamente munirvi di biglietto qua, senza aspettare per anni alla biglietteria di Piazza Parlamento.

Santa Maria dello Spasimo
Una delle tappe più fascinose del quartiere della Kalsa. In parole poverissime, è una chiesa scoperchiata. Il complesso – dalle ambizioni gotiche – doveva comprendere un convento e il santuario, rimasto però incompiuto. Oggi si può passeggiare lungo una navata titanica (con tanto di albero che cresce rigoglioso accanto a una delle pareti perimetrali) e osservare lo scheletro della chiesa, senza soffitto.

Palazzo Butera
Ci siamo aggregati a una visita guidata di Manifesta e abbiamo esplorato la parte già “riqualificata” del palazzo. Il complesso è mastodontico ed è stato acquistato un paio di anni fa da facoltosi privati (collezionisti d’arte, tra le altre cose) che hanno deciso di restaurarlo e di riaprirlo alla cittadinanza. I saloni e gli ambienti verranno rimessi in sesto e integrati con opere contemporanee, creando un avvincente incontro tra antica nobiltà isolana e modernità. Il maestoso terrazzo che affaccia sul mare – e sulla Passeggiata delle Cattive – è stupendo. Bonus track: valente sbirciatina dal piccolo belvedere sul tetto.

Palazzo Forcella De Seta
Il materiale d’ispirazione primigenia per Palazzo Forcella De Seta è l’Alhambra andalusa. E la cosa non può che farci piacere. Mosaici moreschi e pavimenti ipnotici, finestre complicate e belve esotiche che si rincorrono sui soffitti. Natura e geometria. E pure qualche ponteggio, nostro malgrado.

Chiesa del Gesù (AKA Casa Professa)
BAROCCO OVER 9000.
LA MORTE DEFINITIVA DEL MINIMALISMO.
UN TRIONFO ASSOLUTO.
PUTTI CHE ESCONO DALLE (BENEDETTE) PARETI.

Chiesa di Santa Caterina
IDEM COME SOPRA MA QUI CREDO DI AVER ANCHE PIANTO.
[Nota aggiuntiva: accanto alla chiesa c’è una porticina che vi condurrà sapientemente al chiostro del monastero. E alla leggendaria pasticceria].

Mercato di Ballarò
Pur alloggiando a venti metri dal mercato della Vucciria, siamo sempre capitati nel momento sbagliato. Niente. Zero. Deserto. Ci siamo però consolati con un’escursione al mercato di Ballarò… che non finisce mai. Vasto, incasinato, tentacolare e traboccante, pieno di ortaggi di dimensioni quasi preoccupanti, cartelli pazzi, secchiate di pesce, olive, ROBA, è un’esperienza sensoriale decisamente intensa e avventurosa. È tutto traballante, disordinato e vorticoso, c’è la gente che passa in motorino agitando dei pesce spada decapitati, ci sono BOSCHI di origano, merce che penzola da ogni escrescenza possibile, muri scassati, fili elettrici che sembrano delle liane. È una bellezza.

***

MANGIARE

Pasticceria Costa
Una pasticceria storica – che trovate opportunamente ubicata ai Quattro Canti – con dolci artigianali e cannoli degni di una parata celebrativa. Il locale è una bomboniera. Ah, il fascino retrò delle vetrinette!

Buatta
Un ristorante siciliano “moderno”. Ingredienti del territorio e piatti della tradizione, rielaborati in maniera vispa ma senza asfaltarne le origini. “Cucina popolana”, c’è scritto da tutte le parti. Ecco, me l’aspettavo un po’ più “popolano”, forse. Meno trattoria di Moscova. Abbiamo mangiato bene? Direi di sì. Sperticati applausi per l’antipasto misto. SFINCIONE, TI VOGLIO BENE.

Focacceria Testagrossa
Ci siamo passati dopo la visita a Palazzo dei Normanni – è a una decina di minuti a piedi da lì. CHE BENESSERE. È uno dei posti più ronci di sempre, credo, ma ci siamo appollaiati su uno sgabello in strada e ci siamo mangiati i nostri panini con panelle e crocché. Due panini grandi come il mio cranio più una bibita a testa: 5€ e rotti. Commozione vastissima.

Pasticceria Cappello
Torta Setteveli. Fatto!

Al Vecchio Club Rosanero
Le mie esperienze culinarie preferite sono anche le più surreali. Il Vecchio Club Rosanero è una trattoria assai alla buona, sobriamente decorata da ogni genere di cimelio del Palermo. Sciarpe, foto, magliette, palloni, GONFALONI, gagliardetti, tutto. La cucina è tipica e casereccia, si mangia un casino (pure bene), si spende pochissimo.

Friggitoria Chiluzzo
Anche in Piazza della Kalsa ci si può rifocillare a colpi di panini, frittazzi, panelle e altre prelibatezze. Ci sono un po’ di tavolini, l’atmosfera è piacevolmente scacciona e vi verrà anche voglia di rimanere lì solo per guardare la fervente attività che si scatena dietro al banco. Pure qua si mangia come tirannosauri con 6€ in due, tipo.

Bisso
Una libreria storica ai Quattro Canti che si è trasformata in ristorante/bar/bistrot, conservando vetrine e parte degli arredi originali. Dunque, ci siamo andati in una serata particolarmente infausta – quella del temporale più violento dell’anno, si è poi scoperto – e l’affollamento era quasi claustrofobico. Volevamo fermarci a cena, ma nonostante fossimo seduti non c’era lo spazio fisico per maneggiare una forchetta. Ci siamo limitati a un bicchiere di vino e abbiamo sfidato le intemperie per tentare la fortuna altrove. Bello assai a vedersi, ma da riprovare in circostanze meno iellate.

***

BERE

St’orto
Ci siamo fermati a fare l’aperitivo la sera dell’approdo in Sicilia, seguendo il buon consiglio di un amico autoctono di Amore del Cuore (grazie, Max!). È un bar/pub/vineria piccolino, con tavoli fuori più o meno condivisibili con gli altri avventori e un’atmosfera ibrida. Perché il posto è curato, ma anche alla buona. Si beve bene – i cocktail costano 5€ e i taglieri di ciccionate d’accompagnamento sono valentissimi – ma con poche pretese e grande pace.

Via Paternostro
Immaginateci come api sui fiori, ma coi locali al posto dei fiori. È una via vispissima e brulicante, con bar dalla struttura incomprensibile che hanno “il fuori” ma pure dei “dentro” paralleli, che somigliano a dei garage ma sono pieni di poltroncine gattopardesche. Vagate, confusi e felici.
Menzione d’onore al Bar Garibaldi, che vanta anche un calendario di incontri letterario/culturali assai nutrito. Ci siamo tornati due sere di fila.

***

NEGOZI (E UN SIGNORE)

Edizioni Precarie
Cartoleria creativa e quaderni stupefacenti. Viene tutto rilegato a mano usando la carta alimentare dei mercati di Palermo. Ne ho comprati due, con buona pace della cappelliera dell’aereo.

Magazzini Anita
Una boutique vintage in pieno centro. Selezione super creativa e prezzi (anche) molto accessibili.

La biblioteca di Pietro Tramonte
Non so bene come sia possibile, ma a Palermo c’è un signore che ha una biblioteca per strada e che regala i libri a chi lo va a trovare. Ci siamo passati tutti i santi giorni – perché il “suo” vicolo era vicino a casa nostra – ma la pioggia devastante deve aver persuaso il signor Tramonte e tenere chiuso e a coprire la nutrita esposizione con solidi teli di plastica. Insomma, ve ne segnalo la presenza. Andate a salutarlo calorosamente anche per me, se il sole splende – come di solito accade.

***

ALLOGGIO
Ci siamo felicemente stabiliti da Indigo Rooms, a due passi dalla Vucciria. La formula è interessante. Indigo è uno studio di registrazione con foresteria, utilizzabile dagli artisti o dai turisti di passaggio. L’insonorizzazione è ottima e nessun gruppo heavy metal funesterà il vostro sonno, ci tengo a precisarlo. Il tutto è ospitato nella storica dimora del Principe di Lampedusa – Giuseppe Tomasi di, proprio lui. I ragazzi che gestiscono l’impresa sono ospitali, simpaticissimi e cuoroni veri.

***

Il clima scalognato ha rallentato parecchio la visita e tante mete ci sono rimaste sul gozzo. Torneremo per completare l’opera? Spero tanto di sì. Per il momento, spero che queste poche indicazioni possano tornarvi utili per organizzare un degno giretto.
E che Santa Rosalia vi preservi.
😀

***

CREDITS & RINGRAZIAMENTI TURISTICI
Se volete integrare, vi consiglio di fare quello che ho fatto anch’io prima della partenza: date un occhio alla guida palermitana di Elena. È ormai una veterana e mi sono affidata a lei con immensa fiducia.
Ringrazio anche tutte le volenterose e i volenterosi che mi hanno tempestato di messaggi su Instagram per suggerirmi posti e cose belle da fare. Citarvi è impensabile, ma il vostro contributo non è andato sprecato. Vi sono debitrice.

L’estate è finita, è arrivato il momento di lamentarci perché non abbiamo niente da mettere. O perché abbiamo meno tempo per leggere e fare i pisolini. O perché abbiamo posticipato troppa roba all’autunno e adesso stiamo crepando male. La panacea universale a ogni genere di difficoltà, però, è coltivare sani desideri. Io, in tutta sincerità, sto già pensando al Natale. Perché in fondo sono un’ottimista.
Ecco qua un po’ di cose che ho apprezzato – e che magari vorrei pure comprarmi o fare in modo che mio marito me le regali – nell’ultimo periodo.

Come di consueto, può capitare che ci siano aggeggi che ho scoperto, amato e scelto grazie alla solerte sollecitazione di un ufficio stampa o di un brand con cui sto lavorando volentieri. Li trovate segnalati con un agile *.

***

Buone nuove all’orizzonte (soprattutto per i miei piedi): Scholl* continuerà a volermi bene e a farmi passeggiare con le sue multiformi calzature anche quest’autunno. Per un agile riassunto delle puntate precedenti, ecco qua i primi due post che sono usciti: UNO e DUE. Accantonando i sandali estivi in vista del ritorno di temperature adeguate e più clementi, sto scegliendo le scarpe da collaudare nei prossimi mesi. C’è di tutto – stivali e stivaletti compresi -, ma penso che partirò dalle sneakers, un po’ perché tra le mie necessità c’è quella di rincorrere un bambino velocissimo, e un po’ per soddisfare una curiosità quasi scientifica: le scarpe da ginnastica sono già, praticamente per definizione, le scarpe più comode che ci sono. A quali assurdi livelli di comodità può arrivare una scarpa da ginnastica Scholl? Ecco, spero lo scopriremo. Sono assai tentata dalle Charlize. Ci saranno in grigio e in nero (con gli sberluccichi metallici) e, indipendentemente dal colore, saranno dotate della consueta e saggissima tecnologia Memory Cushion – la soletta, in pratica, è studiata per redistribuire bene il peso e ammortizzare in modo ottimale la pianta del piede. In attesa di passeggiare in loro compagnia, ecco qua i primi modelli disponibili della collezione autunno-inverno.

***

Chronicle Books sforna, in generale, libri pazzeschi – senza mai trascurare il feticismo innato che lega una vasta porzione della popolazione dei lettori ai libri in quanto “oggetti fisici”, oltre che vascelli per ogni possibile meraviglia. Ebbene, è da poco uscito un tomo illustrato di Jane Mount che celebra questa nostre fissazioni per tutto quello che è libresco. Si va dai gatti che hanno deciso di vivere nelle librerie ai negozi più belli del mondo, in un susseguirsi di colori, scaffali meravigliosi e libri ritratti al massimo delle loro potenzialità – in pila, insomma. Per farti capire che li devi ancora leggere.
Date un occhio a Bibliophile qui – c’è qualche immagine degli interni – o mettetelo nel carrello qui.

***

Il mio entusiasmo per i grandi rettili preistorici è ormai di dominio pubblico. Tra una maglietta di Jurassic Park e l’altra, però, non ho di sicuro dimenticato l’altra mia surreale passione: LE STAMPE PAZZE. Ebbene, sono felice di comunicarvi che sarà un autunno gloriosissimo per chi ha intenzione di andare in giro con addosso dei dinosauri.
Le stampe in concorso sono due (più svariati accessori).
Tanto per cominciare, ci sono le camicette e i vestiti FAVOLA (sia midi che lunghi) di Ottod’ame.

Ma sul treno dei dinosauri – che è pure un cartone animato per bambini, lo trovate su Netflix – c’è anche Lazzari. Ogni anno, all’interno della collezione “principale”, c’è anche una capsule affidata a un’illustratrice. E a questo giro l’incombenza è toccata a Carolyn Suzuki, che ha deciso di deliziarci con questa fantasia che, personalmente, mi fa venire voglia di stramaledire il meteorite per averci privati di animali così mirabili.

***

Non va bene per il mio iPhone, ma sono comunque felice di segnalarvi una cover di Tiger a forma di pavone.

***

Nemmeno quest’estate sono riuscita a procurarmi una borsa di paglia. Ma la fissa per gli intrecci non mi è sicuramente passata. Mentre inizio a domandarmi se mai me ne libererò, ho deciso di appassionarmi agli accessori di Studio Sarta, un brand nato nel 2017 a Palermo. La “struttura” delle borse ricorda le sedie di paglia di una volta, ma in versione super minimal. I secchielli sono i miei preferiti. Ci sono diverse combinazioni di colori e sono tutti fatti in Italia con rattan, velluto (per il sacchettino-fodera) e pelle (per fibbie, manico e tutto il resto). Lui si chiama Pablo.

***

Primark Beauty ha sfornato una linea di spazzole per capelli con le cattive Disney.
Ciao.
Addio.
Sogno di una vita.
Pettinami, Ursula. PETTINAMI.

Altroché arricciaspiccia!

Orbene, anche questa volta abbiamo finito.
Al prossimo tornado di desideri!