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Non ho idea di cosa regalerò alla gente che amo e non so nemmeno se farò l’albero di Natale – in questa casa abitano un bambino di un anno e un gatto di sette chili, la vedo grigia -, ma sono assai intenzionata ad industriarmi per i vostri futuri acquisti festivi. Perché si pensa che regalare un libro sia una roba facile, ma non è vero niente. Visto che donare un romanzo o un’ambiziosa opera di narrativa è molto complicato, ho deciso di cominciare con una lista di libri dall’aspetto avvincente e dal pregevole contenuto. C’è un po’ di tutto, tematicamente parlando, e l’idea è quella di farvi trovare qualcosa di adatto ai gusti più disparati ma anche di farvi fare una bellissima figura. Perché nessuno vuole essere quello che, ogni santo anno, distribuisce calzini ai propri congiunti. Smettetela con queste calze, donate un libro fantasmagorico, bizzarro e super interessante!

Cominciamo?
Cominciamo.

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Lettering creativo (ma non solo)

La mia calligrafia è un susseguirsi di bruchi (giuro, in pratica scrivo tutte le lettere uguali e non si capisce niente) e sono pure mancina, il che non può essere che un’aggravante. Tra le numerose ambizioni che albergano nel mio cuore, dunque, c’è anche quella di migliorare quest’incresciosa situazione. Ebbene, ho scoperto che esiste un tenerissimo manuale di lettering – con tanto di esercizi – che dovrebbe sospingermi verso un’esistenza costellata di quaderni pieni di svolazzi armoniosissimi.

Per chi?
Fan del bullet-journal (e dei diari in generale), autori di bellissimi bigliettini di auguri, principi e principesse, ambiziosi estimatori dell’home-decor-fai-da-te.

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Atlas Obscura
Guida alle meraviglie nascoste del mondo

L’Atlas Obscura è la vita. E basta. È una guida-wunderkammer, divisa per continenti, ai posti più bizzarri del mondo, alle stramberie geografiche più estreme e alle usanze più insolite di popoli di ogni genere. Troverete catacombe, costruzioni abbandonate, bar senza senso, sagre dimenticate, musei assurdi, manifestazioni naturali rarissime e angoli pressoché inesplorati. Ogni meta è abbondantemente illustrata e raccontata con il gusto autentico della scoperta.

Per chi?
Viaggiatori incalliti, amici che disprezzano i villaggi turistici, matti, curiosi e sognatori.

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Errico Buonanno e Luca Mastrantonio
Notti magiche – Atlante sentimentale degli anni Novanta

 Una raccolta di nostalgie e ricordi degli anni Novanta, corredata da una gran quantità di immagini che vi faranno tornare in mente i poster che tenevate in camera alle medie. Da Lady Diana ai Backstreet Boys, dalla Smemoranda a Non è la Rai, un viaggio televisivo, musicale e “sociologico/consumistico” nel decennio che ha segnato – nel bene e nel male – il nostro immaginario.

Per chi?
Amici nati negli anni Ottanta che, presto o tardi, hanno irrimediabilmente posseduto un Tamagochi. E non l’hanno mai dimenticato.

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J. K. Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban
Con le illustrazioni di Jim Kay

Jim Kay sta alacremente proseguendo nelle gigantesche operazioni di illustrazione dell’intera saga di Harry Potter e, quest’anno, siamo arrivati al terzo volume. È cromaticamente un po’ più cupo dei precedenti (il che non mi pare strano, devo dire), ma suscita altrettanta meraviglia.

Per chi?
Per chi è cresciuto con questi libri e si merita un’edizione bellissima da sbandierare a destra e a sinistra. E anche per i maghi del domani.

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La mini-collana Piccole donne, grandi sogni
di Maria Isabel Sánchez Vergara

Una serie coccosamente illustrata per raccontare, in poche pagine, le vicende biografiche di alcune donne particolarmente degne d’ammirazione. I primi quattro librini sono dedicati ad Agatha Christie, Coco Chanel, Frida Kahlo (lo so, lo so, Frida è ovunque – portate pazienza) e Amelia Earhart.

Per chi?
Bambine (e signore) ribelli che si sono già lette le favole della buonanotte, donne che – com’è doveroso – fanno il tifo per le altre donne.

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Edward Sorel, I diari bollenti di Mary Astor

Amici, quando un libro Adelphi ha una copertina così vuol dire che dev’essere capitato qualcosa di rivoluzionario. Vi rimando all’esaurientissimo articolo di Rivista Studio per approfondire ogni pagina del libro, ma qui sarò breve. Edward Sorel – celeberrimo disegnatore e grafico americano – ricostruisce e illustra una storia vera, quella del controverso processo “a luci rosse” di Mary Astor, trascinata in tribunale dal marito cornuto per la custodia della figlia. Le rivelazioni della Astor, attrice non di primissimo piano ma adorata dall’autore per una vita intera, fecero tremare l’intero establishment hollywoodiano di metà anni ’30. I suoi diari, insieme a una montagna di articoli scandalistici dell’epoca, sono serviti a Sorel per ripercorrere e riversare in queste pagine la sua turbolenta e labirintica vicenda, riportando al contempo alla ribalta un mondo luccicantissimo… che non c’è più.

Per chi?
Gente che a casa ha un bel mobile-bar, gente che non legge Gente, gente che non si rassegna a imboccare il viale del tramonto, gente che ama il cinema – con un po’ di nostalgia.

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Simon Stålenhag, Loop

Per spiegarla sinteticamente, dovrei dire che Loop è una distopia scandinava pittorico-narrativa, post-bellica e anche un po’ nuclearizzata. Visto che non sarebbe chiarissimo, temo sia meglio espandere un po’ il concetto. Il libro racconta un mondo parallelo, quello di una piccola cittadina svedese al confine con il più grande acceleratore di particelle mai costruito al mondo. Il progetto Loop, attivo tra il 1954 e il 1969, ha lasciato alle sue spalle un paesaggio bizzarro e surreale: robot abbandonati che si aggirano nella neve, enormi impianti industriali dall’aria assai cinematografica, boschi pieni di dinosauri, relitti arrugginiti. A raccontarci quel che rimane del Loop, vent’anni dopo, saranno dei ragazzi cresciuti all’ombra di questo sconfinato cimitero industriale, tra scienza e immaginazione.
Illustrazioni favolose e struggenti. Livello massimo di allucinazione collettiva.

Per chi?
Orfani di Asimov, lettori di fantascienza ormai annoiati dalla fantascienza, ingegneri, meccanici, costruttori di intelligenze artificiali.

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The Legend of Zelda. L’arte di una leggenda

Un librone grossissimo, illustratissimo e completissimo su Zelda. È una sorta di enciclopedia ufficiale – con tanto di bolla papale della Nintendo – sul mondo di Zelda e sulla creazione di personaggi, meccaniche e ambientazioni. Visto che uno dei temi principali è anche “the art of”, troverete anche una vagonata di immagini, studi e meraviglie visuali che hanno contribuito a farvi invasare con Zelda.

Per chi?
Amiche e amici videoludici, nostalgici, splendidi geek e aspiranti game-designer.

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H. P. Lovecraft, Il Necronomicon
(a cura di Giuseppe Lippi)

Siamo abituati a dare in escandescenze per la bellezza delle edizioni estere di una determinata opera, ma capita raramente che un’edizione italiana ci sconvolga in maniera particolare. Ecco, adesso c’è un Necronomicon INCREDIBILE anche per noi, curato e assemblato da Giuseppe Lippi, che è un po’ il gran sacerdote di Lovecraft nel nostro paese.

Per chi?
Per i più coraggiosi estimatori della letteratura fantastica – il Necronomicon, dopotutto, è il libro che conduce il lettore alla pazzia – e per gli adoratori di Cthulhu (anche se per evocarlo davvero conviene orientarsi su questo).

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Mamma, mi racconti la tua storia?

Non credo che MADRE sia il tipo, ma magari la vostra mamma sì. Se avete una genitrice predisposta, un’idea del genere potrebbe scatenare cose assai belle. Come funziona. Il libro è una sorta di diario pieno di domande a cui la vostra mamma dovrà rispondere, più spazi in cui appiccicare fotografie e importanti pezzetti di carta. Le domande sono raggruppate in quattro macro-sezioni (“Quando eri piccola e sei diventata grande”, “Quando ti sei innamorata e sei diventata mamma”, “Il tempo libero e le cose che ami” e “Chi sei diventata”) che, nel loro complesso, hanno lo scopo di restituire un ritratto dell’essere umano che conoscete come mamma ma che, nel passato più o meno recente, ha amato, dimenticato, gioito o superato difficoltà. Ha vissuto, insomma. E magari ha voglia di prendersi un po’ di tempo per riordinare i ricordi, facendosi dare una mano da questo libro. Per affidarveli e regalarveli FOREVER.
Se la cosa vi garba, c’è anche una versione per sorelle e per amiche.

Per chi?
Ma per la vostra mamma, ovvio!

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The Art and Soul of Blade Runner 2049

Il nuovo Blade Runner mi è piaciuto molto. Non riesco ancora bene a capire se sia capitato perché è effettivamente un gran film o perché sono semplicemente rimasta ipnotizzata. Comunque sia, una cosa è chiara: Blade Runner di Villeneuve è una felicità per gli occhi – e mi immagino che debba esserlo anche un art-book dedicato al film. Li adoro, gli art-book dei film. Li desidero sempre ma poi non me li compro mai. Dobbiamo invertire questa stupida tendenza. Prima del 2049, magari.

Per chi?
Minimalisti, estimatori della fantascienza, groupie di Ryan Gosling, amici delle macchine volanti, fidanzate olografiche.

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Ti saluta STOCAZZO!

Dei primi due pregevoli volumi di questa STRABILIANTE serie di coloring-book avevo già parlato qui, ma ora è d’obbligo tornare sull’argomento per segnalare due gloriose nuove uscite: Enlarge your pencil! (40 categorie porno da colorare) e il beneamato Ti saluta STOCAZZO!, con 40 nuove parolacce e ingiurie su cui sfogare tutta la vostra ira repressa.

Per chi?
Amici di birrette, collezioniste di pennarelli assetate di vendetta, fan di Calciatori Brutti, compagni e compagne di banco.

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Petunia Ollister, Colazioni d’autore

Petunia Ollister è un’istituzione dell’Instagram librario e la sua rubrica #bookbreakfast appare ogni settimana anche su Robinson di Repubblica. Poco tempo fa è uscito il suo libro, che raccoglie le sue colazioni letterarie più belle, accompagnate da ricette e citazioni. Fa venire molta fame. E anche molta voglia di leggere.
P.S. La copertina diventa una tovaglietta.

Per chi?
Social fotografi in cerca di spunti per leggere qualcosa di nuovo, aspiranti pasticcere, bibliofili che si portano i libri anche a tavola.

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Detlef Bluhm, I gatti e le loro donne

Cinquanta quadri che contengono almeno un gatto e una donna, accompagnati da un fascinoso mini-excursus artistico che contestualizza l’opera e il ruolo dei felini ritratti. La selezione dei dipinti è super trasversale, quindi troverete epoche e correnti artistiche diversissime – ma comunque assai miagolanti.

Per chi?
Gattare e gattari, assidui frequentatori di mostre, gente che tenta invano di dipingere il proprio gatto e che ama i saggi artistici dal taglio originale.

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 Every Child Is My Child. Storie vere e magiche di piccola, grande felicità

Una raccolta di favole, scritte da una quarantina di personaggi molto amati della televisione, della musica, della cultura e dello spettacolo italiano e illustrate da altrettanti artisti, per aiutare concretamente i bambini siriani. Tutti i proventi del libro verranno devoluti a favore della costruzione di una scuola al confine con la Turchia, là dove di storie positive e racconti pieni di gioia c’è parecchio bisogno. Perché i più piccoli hanno già sofferto abbastanza. Ed è ora di cambiare le cose.

Per chi?
Per chi ha bimbi che necessitano di una storia della buonanotte e per chi crede che il futuro dei più piccoli sia anche una nostra responsabilità.

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Dolci americani

Non immaginatevi uno di quei libroni da cucina super patinati con la copertina rigida e intenti più “espositivi” che pratici, perché questa raccolta di ricette somiglia di più a una rivista… e punta all’utilità, anche se credo contenga le foto più belle che io abbia mai visto scattare a un pezzo di torta. Ci sono tutti i grandi classici della pasticceria americana – cheesecake, donut, pancake, tortazze di mele e compagnia danzante – spiegate in maniera agile ed efficace.

Per chi?
Gente che vive da California Bakery, fan di unicorni e arcobaleni, potenziali concorrenti di Bake Off Italia (ma anche pasticceri del tutto inetti), frequentatori dell’hashtag #foodporn.

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Paleoart

Di questo libro avevo già parlato nella mia lunghissima wishlist Taschen, ma non posso esimermi dal piazzarlo anche qui. Un po’ perché in una lista di tomoni arroganti non può mancare un titolo Taschen e un po’ perché trovarmelo sotto l’albero mi farebbe di certo versare copiose lacrime. Comunque, Paleoart è un viaggio visivo nella rappresentazione artistico-scientifica della preistoria. È pieno di dinosauri incredibili e di paesaggi vecchi di milioni di anni – così come siamo riusciti ad immaginarli e a farli rivivere sulla carta.

Per chi?
Addestratori di velociraptor, registi di kolossal, aspiranti paleontologi, paesaggisti, Chris Pratt.

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Elena Ferrante, L’amica geniale

Il Natale è una calamita per i cofanetti e le edizioni rilegate, abbellite e rimpolpate. E quest’anno tocca alla quadrilogia dell’Amica geniale. Non c’è molto altro da aggiungere, a parte NINO SARRATORE MERDA.

Per chi?
Gente in cerca di un bel polpettone da leggere, ragazze che pensano di avere un fidanzato che fa schifo (così si consolano), futuri telespettatori che vogliono arrivare preparati alla serie, cofanettari incalliti.

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Abbiamo finito? Direi di sì.
Felice shopping festivo. E ricordate: regalate i libri splendidoni, che sono anche facili da impacchettare.

Per ulteriori ispirazioni, date un occhio all’archivio dei #LibriniTegamini o alla nutritissima categoria Libri.

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Ho passato buona parte della mia infanzia a cercare di capire che cosa potevo o non potevo fare. In casa mia c’era la convinzione che quasi tutto – dai cartoni animati alle caramelle – potesse irreparabilmente trasformarmi in un’assassina. O in una trapezista dal coltello facile. O in una spregiudicata meretrice eroinomane. O in un politico che insulta le ragazzine su Twitter. È un casino, un genitore si gira un attimo e si ritrova con Pablo Escobar che fa merenda in cucina. La verità è che non ci si improvvisa presidenti degli Stati Uniti, astronauti, neurochirurghi, Newton e capitani d’industria così, in cinque minuti. Non ci si può affidare al caso, e non conviene nemmeno sperare in qualche provvidenziale miracolo genetico. Per tirare su fenomeni, intellettuali e premi Nobel serve un solido progetto pedagogico. Cielo, la nostra unica figlia bionda, la proteggeremo e la cresceremo come il piccolo Mozart! Stabiliremo regole severe ma giuste. Metteremo al bando i Cavalieri dello Zodiaco e la incoraggeremo a fare sport all’aria aperta e a leggere Proust. Evvai, salveremo la sua anima dalle sostanze psicotrope!
Ecco, l’andazzo era questo. 
Il pc – incredibilmente – mi ricordo che lo potevo usare. Probabilmente perché c’era l’idea che facesse diventare intelligenti.
Il mio papà, per qualche esorbitante cifra, comprò subito un 386 della IBM. Avevo deciso di battezzarlo CIRILLO, il 386, perché in un Istrice della serie di Zio Albert – avete presente, no? Zio Albert e i quanti, Zio Albert e i buchi neri… otto anni e già dovevo star lì a farmi bonariamente intortare da Einstein sulla struttura della materia -, insomma, in questi libri qua c’era il nipotino-genio di Zio Albert che aveva questo computer senziente che si chiamava così. CIRILLO era un acronimo di non mi ricordo più cosa, ma eran tutti valori positivi e pieni di saggezza. E niente, mi sedevo lì davanti a Cirillo e mi sciroppavo centinaia di migliaia di enciclopedie didattiche con le pagine interattive sulla struttura riproduttiva della raganella blesa dell’Amazzonia sud-orientale. Preparavo anche i programmi del saggio di fine anno delle elementari. La grande sfida non era tanto impaginare sensatamente l’elenco delle canzoncine che dovevamo strillare o delle poesie che ci facevano recitare, la roba veramente interessante era escogitare il modo di cacciarci dentro più clip-art possibili. Insomma, potevo farci praticamente di tutto, col pc. Ma guai a me se giocavo a qualcosa.
I videogiochi no.
I videogiochi rimbecilliscono. I videogiochi sono delle stupidaggini, fanno perdere tempo, spiaccicano i neuroni e sono pieni di boiate di cattivo gusto.
Quindi no, piccolo Mozart, non giocherai sul computer, non giocherai col Game Boy e non sognarti neanche di chiedere a Santa Lucia il Nintendo o la Playstation. E intanto che ci siamo, dimenticati anche il motorino. La legge ti autorizzerà a guidarlo fra una decina d’anni, ma noi cominciamo a dirtelo subito, così ti abitui all’idea. Ecco. Visto che ero una bambina molto obbediente – e perennemente terrorizzata dalla possibilità che i miei genitori potessero smettere all’improvviso di volermi bene -, non mi sono battuta con sufficiente convinzione per rivendicare i miei diritti videoludici, e ho accettato la situazione. A parte Tetris, lo Street Fighter che c’era al bar della spiaggia e una sporadica avventura nel magico universo di Final Fantasy VII – c’è da dire che ho buongusto, se l’unico gioco che ho comprato nella vita è Final Fantasy VII – sono eroicamente cresciuta senza videogiochi. Quando ci penso mi viene in mente l’Isola di Pasqua. Mi sento come una prateria incontaminata. Un giacimento petrolifero che nessuno ha ancora scoperto. Mi sento come una caverna sottomarina piena zeppa di forme di vita misteriose che non s’è ancora capito bene che cosa siano. Mi specchio, e vedo un dodo di un metro e settanta. Ecco.
Non so bene come dirlo, ma la verità è che a marzo faccio trent’anni. E la settimana scorsa ho giocato per la prima volta a Super Mario.

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È successo perché Amore del Cuore è arrivato a casa con una immotivata Wii U. Così, all’improvviso. Amore del Cuore è un tipo risoluto. Io, se mi veniva in mente adesso che volevo una Wii, finiva che la compravo nel 2019, per i miei bambini. Lui no, è un uomo incisivo. L’ha tirata fuori dalla scatola, ha rubato al mio quattordicenne cognato ben 2 controllerini – con relativi volanti per Mario Kart -, si è seduto lì, ha appicciato Super Mario 3D World e in sette giorni scarsi l’ha spianato via. Ma in serenità. Così, la sera, tanto per fare qualcosa mentre si digerisce. Al che ho pensato, capirai, è facile. Salti di qua, corri di là, scansi una pianta carnivora e viva la gioventù. Ce la posso fare anch’io, che diamine. Ho trovato marito, sarò ben capace di governare i movimenti di un idraulico alto tre centimetri.

La verità è che giocare a Super Mario è difficilissimo, se non hai introiettato i principi-base del videogiocare sin dagli anni innocenti dell’infanzia. Non solo è difficile, ma è anche assurdo.

Super Mario, da quel che ho capito, è una persona perbene. Ha un collega ingiustamente sottovalutato che si chiama Luigi – o sono parenti? – e una passione evidentemente non corrisposta per una principessa vestita di rosa. È ben strano, ho pensato subito. Come si saranno conosciuti una principessa e due idraulici? Cielo, la vasca da bagno di porcellana si è crepata a metà! Aiuto, sudditi, soccorretemi! La principessa Peach, oltre agli idraulici, frequenta anche funghi semoventi, draghini col naso grosso e un casino di altri esserini-cianfrusaglia che le zompettano intorno incessantemente. Il nemico di tutti quanti è un tozzo incrocio tra un tartarugone spinoso e una specie di leone obeso e irascibile.
Amore del Cuore, ma chi è quello lì? Perché ha rapito le fatine campanneline? Che se ne fa. Dove le ha messe. E perché mai dovremmo aiutarle? Che ci frega, s’impicchino pure.
È il cattivo, cuchina. Si chiama Bowser.
Browser?
…seh, Internet Explorer.
Nel gioco che sto facendo io, Bowser Explorer cattura queste fatine imbecilli, le caccia in un barattolo e se le porta via. Mario, inspiegabilmente, sente il bisogno di salvare le scalognate fatine, si getta in un tubo insieme al suo seguito di funghi, principesse, ciafferini e minchiatine trotterellanti e parte all’inseguimento. E niente, ci sono i mondi. Dentro ad ogni mondo ci sono i livelli. E poi ci sono delle casine che, se ci entri, puoi vincere delle cose. Una roba che non sapevo è che, mentre cerchi di sopravvivere a un livello – scansando gli innumerevoli esseri nocivi che cercano in tutti i modi di saltarti addosso o evitando di gettarti accidentalmente in fondo a un dirupo -, è anche importante prendere le stelline verdi. Perché se non hai abbastanza stelline verdi non ti fanno entrare nel castello di Bowser Explorer e le fatine si attaccano al tram. La faccenda divertente è che nessuno te le illustra, queste leggi inconfutabili del mondo di Super Mario. Piglia più stelline verdi che puoi. Oppure, le campanelle forniscono a Mario un’inquietante tutina da gatto. Con la tutina da gatto ti puoi arrampicare meglio e puoi graffiare i malvagi. Ma GESOO, ditele, queste cose. Uno non può ritrovarsi all’improvviso con la principessa Peach che spara globi di fuoco dalle mani senza che appaia, che ne so, un amichevole pop-up con una dettagliata descrizione dei poteri magici di cui possiamo disporre. Cosa ne so che con la tutina-castoro-bianco sono invulnerabile. Che ne so che se tocco un fantasma MUOIO all’istante. Stimabile gioco, io so a malapena saltare, non puoi pensare che io possa introiettare  la meccanica del tuo universo in dieci minuti. Fai così perché pensi che tutti quanti siano cresciuti con Super Mario, ma ti posso assicurare che non è così. Non costringermi a leggere il libretto delle istruzioni, ho trent’anni, è umiliante. 

RedFairy

Le difficoltà sono numerose. Quelle più frustranti sono legate alla mia incapacità di ricordare che cosa fanno i bottoni. Devo saltare? Corro. Devo correre? Graffio, o sparo, o scodazzo (se mi trasformo chissà perché in un castoro). Devo graffiare? Parto a razzo, mi schianto contro il nemico e muoio. Muoio? Non me la prendo. Non me la prendo affatto.
Ma cuchina, cos’hai combinato?
MA CHE CAZZO NE SO! NON SI CAPISCE UN CAZZO IN QUESTO GIOCO DI MERDA! NON HAI UN SECONDO DI PACE, CONTINUANO AD ASSALIRTI E POI DIVENTI PICCOLO, E POI RIDIVENTI GRANDE, E POI CASCHI DALLE PIATTAFORME GIREVOLI PIENE DI PIANTE CARNIVORE E NON TI PUOI ARRAMPICARE E SI SPOSTA TUTTO E C’È ANCHE QUELL’OROLOGINO STRONZO CHE TI METTE L’ANSIA E NON SO QUANTE MONETE DEVO RACCOGLIERE E NESSUNO MI HA DETTO A CHE COSA SERVE NIENTE E CONTINUANO A SALTARMI ADDOSSO UN MILIONE DI AFFARINI CATTIVI, SONO DA TUTTE LE PARTI, MA CHE VADANO A FARSI FOTTERE! VAFFANCULO! VAFFANCULO!
Cuchina, stai tranquilla. È un gioco. Non l’hai mai fatto, è normale che ti confondi un po’, all’inizio.
MA NON ROMPERE I COGLIONI, SON QUA DA DUE GIORNI E NON SO ANCORA COME SI ENTRA NEI TUBI VERDI! NON C’È NEANCHE LA STORIA! A ME CHE COSA ME NE FREGA DI VAGARE PER QUESTI LIVELLI, CHE NON MI RACCONTANO NIENTE! MA CHE FATINE INUTILI SONO? CHE NON RIESCONO NEANCHE A USCIRE DA UN BARATTOLO? MA CHE POTERI HANNO? STRONZE! ESTINGUETEVI, FATINE DI MERDA! NON AVETE NEANCHE I PIEDI!
Amore, ci sono dei giochi con la storia e dei giochi…
DEI GIOCHI DEL CAZZO! BASTA! MI SONO ROTTA LE PALLE! PIGLIATI QUESTO CONTROLLER E CIAO. SEMBRA UNA PADELLA ANTIADERENTE, TRA LE ALTRE COSE, MA CHE BISOGNO C’ERA DI FARE UN CONTROLLER COSI’ GROSSO? MA VAI A PESCARE, SUPER MARIO, VAI A PESCARE. E PEACH NON TE LA DARA’ MAI!

E mezz’ora dopo sei di nuovo lì. Che cerchi invano di introdurti in un tubo. Sei di nuovo lì, ipnotizzata dalle musichine allegre, dai colorini vivaci, dai fiorellini, dai livelli pieni di tortine. Sei lì e detesti tutto quello che ti si para davanti, ma senti un’inspiegabile bisogno di proseguire.
Anzi.
Scopri addirittura di nutrire dei sentimenti per le cavolo di fatine. Le vuoi salvare per davvero. Arriverò in fondo, e le libererò dalla loro ingiusta prigionia! …ma non perché vuoi indiscriminatamente del bene alle fatine in difficoltà. Le vuoi salvare per poter essere tu a spiaccicarle con uno scarpone da sci.
È quello il segreto: trovare le giuste motivazioni. E imprecare moltissimo.