L’universo, quando ti riproduci, cerca sistematicamente di metterti addosso un’ansia intollerabile. Alcune sono paranoie indotte dalla comprensibilissima sensazione di non sapere bene che cosa stai facendo – “Sono a casa con un neonato… riuscirò a non ucciderlo?” – mentre altre, invece, sono frutto di anni di sedimentazione e, col tempo, si sono praticamente trasformate in temibili archetipi.
Tipo.
Ho vissuto fino ai vent’anni con una donna che credeva fermamente nell’onnipotenza della canottiera. Ma in qualsiasi stagione. Ci sono 36 gradi? Fa niente. Francesca, ti sei messa la canottiera? Mettitela, che se no t’ammali. Sei in Groenlandia è c’è -20? PERFETTO. Francesca, ce l’hai la canottiera pesante? Fammi vedere. Con questo freddo ti prendi un accidente! La canottiera: il campo di forza in grado di proteggerti da ogni avversità, germe, spiffero o morbo.
Sotto la giurisdizione di MADRE, dunque, ho docilmente indossato canottiere di ogni genere – ma mi sono ammalata comunque, come s’ammalano tutte le persone di questa terra. Il risultato finale della faccenda, però, è interessante. Perché la canottiera è solo la punta dell’iceberg, l’ambasciatrice di una vasta serie di preoccupazioni devastanti – che sono riuscita ad ereditare perfettamente. Possiamo riassumere tutto in un comodo quesito che mi perseguita sin dalla dimissione dall’ospedale: IL BAMBINO AVRÀ FREDDO?
Minicuore mi sembra un neonato sveglio, ma ha un mese e mezzo. E non posso pretendere che mi risponda. E non posso neanche tenerlo perennemente in casa sotto a due tonnellate di copertine. Equipaggiarsi. Quello che conta è essere equipaggiati, come le forze speciali, come Tony Stark. Il problema, all’inizio, è che non sai bene quello che ti serve. Anzi, non sai neanche che certe cose esistono e che sono fatte apposta per risolverti parecchie menate. Guardi fuori dalla finestra, t’accorgi che c’è la nebbiolina e che viene buio presto. E capisci che WINTER IS COMING e che ti devi ingegnare. Perché puoi anche non avere alcuna fiducia nei poteri delle canottiere, ma sui sacchi termici per minuscoli esseri umani si può tendenzialmente contare.
Con il prezioso aiuto di Minicuore (nonostante russasse come un cinghiale) e il patrocinio di Picci, ho collaudato un adorabile sacco termico Mucki, un aggeggio morbidoso a prova di intemperie, glaciazioni, tempeste di stalattiti, titubanze da neomadre e broncio da lunedì di novembre. Nulla è peggio di un lunedì di novembre, fidatevi. #HateMonday per sempre (pure se c’è il sole).
Che cosa c’è di bello e che cosa c’è da sapere.
I Mucki sono prodotti in Italia e sono molto poffosi. Sono fatti con materiali anallergici e godono di un alto indice di avventurosità – dovete andare in macchina? Mucki nell’ovetto (ci sono dei bucozzi trasformabili dove far passare le cinture di sicurezza. E se l’ho capito io, potete farcela pure voi). Dovete vagare a piedi? Mucki nella navicella o nel passeggino. La cosa intelligente – soprattutto per chi ha messo al mondo un bambino che si agita come un’anguilla elettrica – è la cerniera sul davanti. Aprite il sacco e ci ficcate dentro il vostro luminoso erede senza dover impazzire con maniche, muffole, piedini e soluzioni labirintiche di scarsa praticità. Vi rifugiate al chiuso a mangiare una fetta di torta? Aprite il sacco e lasciate sgambettare Minicuore senza che sudi come un maratoneta etiope. Vi rimettete in marcia? Chiudete il sacco e ciao. Le cerniere non vi piacciono perché temete che vostro figlio possa sfigurarsi e passare il resto della vita a terrorizzare gli abitanti di Gotham City? Le cerniere del Mucki sono foderate e perfettamente in grado di arginare l’effetto-Joker.
Ma veniamo alla cosa più importante: i Mucki sono pieni di giganteschi orsacchiotti sorridenti.
Ecco.
Potevo dirlo subito e risparmiarmi tutta questa fatica.
Per chi volesse documentarsi ulteriormente, qui trovate il sito di Picci e qui la pagina dedicata ai sacchi termici Mucki. L’esperimento, per noi, è riuscito. Non so se il Mucki basterà a farmi passare l’onnipresente angoscia da MIO FIGLIO POTREBBE SURGELARE, ma Minicuore ha apprezzato. Perché un bambino che ronfa mentre lo porti a spasso è un bambino felice. Pure di lunedì.
Potere agli orsetti coccolosi!