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Gli esseri umani contemporanei hanno smesso di affrontare le stagioni con il rassegnato fatalismo del villico timorato di Dio. Se il susseguirsi di climi e temperature diverse era, un tempo, un fatto incontrovertibile da accettare e mettere in saccoccia, oggi l’arrivo dell’inverno o dell’estate suscita virulente polemiche, alzate di scudi e battaglie più o meno epiche.

Perché mi sfuggi, infido palloncino!

Sarà che il cambio dell’armadio ci crea problemi organizzativi e furori generalizzati, sarà che forse il villico dell’Alto Medioevo – per quanto la sua esistenza fosse difficile e flagellata da pestilenze, carestie, signorotti prepotenti e superstizioni invalidanti – affrontava escursioni termiche meno drastiche e repentine delle nostre, sarà che ormai siamo rissosi e basta, ma poche cose al mondo hanno il potere di farci infervorare come il clima. E no, non parliamo del tempo atmosferico con l’aplomb dei britannici – che dopo secoli di pioggia finissima hanno elevato ad arte la conversazione a tema meteo -, macché. Le compagini che appoggiano l’estate o l’inverno sono assai più bellicose. Il primo giorno d’afa in giugno viene salutato da sentitissime sollevazioni – BRAVI VOI CHE AMATE L’ESTATE SIETE CONTENTI SI CREPA SUDO COME UNA BESTIA FACCIO SCHIFO SUI MEZZI PUZZANO TUTTI COMPLIMENTI EH CHE BELLE ROBE CHE VI PIACCIONO -, così come le prime nebbie autunnali – VENITEMELO A DIRE DI NUOVO QUANT’È BELLO L’INVERNO DAI SU SE AVETE CORAGGIO MA VI PARE LA NEBBIA SIETE DEGLI ASINI. E via così. Fino al successivo cambio di stagione.

Autunno, ho smesso di combatterti. Vago vestita da pescatore islandese. E bene che sto. 

Io, che di natura sono polemica in maniera generalizzata, ho deciso che la strategia migliore è trovare qualcosa di cui lamentarsi ad ogni stagione. Perché credo sia quello che in fondo ci preme davvero. E lo sappiamo tutti. Mica viviamo in un’area pseudotropicale dal caldone costante. Così come non dimoriamo in una distesa ghiacciata invasa da foche leopardo e narvali vendicatori. Lo sappiamo perfettamente che l’estate non durerà per sempre, o che l’inverno dovrà ben arrivare prima o poi. Ci lamentiamo perché ci piace lamentarci. E non dovremmo vergognarcene.

Qua son contenta perché ho interiorizzato la polemica.

L’estate, secondo me, è mirabile dal punto di vista della luminosità e della lunghezza quasi eterna delle giornate. E ci dona anche la possibilità di poltrire all’aperto sorseggiando cose. È pure più facile vestirsi in maniera interessante senza eccessivi sbattimenti. L’abbronzatura ci rende meno spettrali. In estate ci sono le vacanze.
Poi chiaro, per stare in piedi devo bere delle damigiane di Polase, le zanzare riemergono dai loro nascondigli per perseguitarci, fai venti metri e pezzi come un maratoneta, sui mezzi pubblici si soffoca (o si surgela), partono le guerre coi colleghi/i partner/i congiunti per la gestione dell’aria condizionata, vuoi andare in giro e basta e non lavorare mai più, sui Navigli c’è ressa, la miglior stampa persevera nel pubblicare articoli sulla cellulite delle star, truccarsi diventa impossibile e se hai i capelli lunghi passi due mesi col collo umido. Ma pure se te li tiri su.

L’inverno, di contro, spazza via insetti ed eccessive sudorazioni, ci propone soluzioni vestimentarie che ci mettono di fronte a crisi d’autostima di minor portata, c’è il Natale, c’è il fattore poesia della neve, le cose ricominciano a succedere, bere la cioccolata torna ad essere plausibile, raggomitolarsi sotto al piumone è bello, i gatti ti vogliono più bene perché hanno freddo e ti vengono vicino, risotti, polenta, anolini in brodo, pizzoccheri, bombardini sulle piste da sci.
Va bene, è pur vero anche che ci viene il raffreddore, ci si surgelano i piedi e che bisogna andare in giro con la cuffia, i guanti, la sciarpa e il demonio sa cos’altro e che quando arrivi in un posto ci vorrebbe un tavolo aggiuntivo solo per buttarci su tutto quello che hai addosso. C’è un’oscurità sconfortante e cimiteriale, i bambini si ammalano ogni ventisei minuti, se non possiedi tredici cappotti ti sembra di essere sempre vestita uguale, ci si impigrisce vergognosamente, bisogna vivere col burrocacao in mano o ti si crepa la faccia.

Ti ho afferrato, accidenti!

Però, che rivelazioni.
Che indagine!
Che osservazioni sagaci e assolutamente rivoluzionarie.
Ecco, il punto è proprio quello.
Lo sappiamo che funziona così. 
Cercare di prevalere sulla compagine opposta è del tutto inutile. Non ci farà sudare di meno d’estate così come non ci metterà al riparo dai terrori della sinusite d’inverno. Non ci farà risparmiare cerette nei mesi caldi così come non ci restituirà ore di luce a gennaio.
Perché accapigliarci, quando possiamo semplicemente unirci nel sacro hobby della lamentela? Lamentiamoci simmetricamente di tutto quello che ci pare.
Esercitiamo il diritto di detestare – sempre e comunque – gli aspetti più nefasti del clima stagionale, senza accusare il nostro prossimo di scarsa coerenza.
Sventoliamo vestitoni fiorati in allegria e spiaccichiamo zanzare con autentico furore. Godiamoci la tisana alzando al cielo i pugni pieni di fazzoletti smoccolati.
E appena ci saremo abituati a infastidirci collettivamente per quel che merita fastidio, la stagione cambierà di nuovo. E potremo ricominciare da capo.
Non è questione di schierarsi col Team Estate o col Team Inverno. Gli estremi meritano di essere combattuti da un fronte compatto di polemica. Alleniamoci a concordare sulle discordie, mentre ancora possiamo andare in giro col giacchino e basta. Winter is coming. E, per quanto gli alberi di Natale possano rallegrarci, i White Walkers non stanno simpatici a nessuno. Ammettiamolo, maledizione. Che ci costa. Team Polemica, per salvare i Sette Regni!

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Afferrare il nulla.

Le scarpine di questo post fanno parte della collezione autunno-inverno 2018 di Scholl, che mi sorregge sin dai primi caldi con le sue saggissime calzature – del tutto immuni alle polemiche, date le loro caratteristiche di spiccata comodità e suprema comprensione delle difficoltà strutturali di ogni stagione. Gli stivaletti si chiamano Peyton: sono super confortevoli – la mini-zeppa di 4 cm è provvidenziale, almeno per la mia schiena -, sono equipaggiati con la consueta tecnologia Memory Cushion (che li rende pantofolosi e ammortizzati, nonché caldissimi dentro) e i materiali sono ottimi (w il Nabuck).
Per dare un occhio a tutte le scarpe invernali, per trovare un negozio o per comprare cose direttamente online, ecco qua il sito di Scholl.
E buone battaglie stagionali a tutti.

Salto, che saltare fa sempre ottimismo. 

 

L’estate è finita, è arrivato il momento di lamentarci perché non abbiamo niente da mettere. O perché abbiamo meno tempo per leggere e fare i pisolini. O perché abbiamo posticipato troppa roba all’autunno e adesso stiamo crepando male. La panacea universale a ogni genere di difficoltà, però, è coltivare sani desideri. Io, in tutta sincerità, sto già pensando al Natale. Perché in fondo sono un’ottimista.
Ecco qua un po’ di cose che ho apprezzato – e che magari vorrei pure comprarmi o fare in modo che mio marito me le regali – nell’ultimo periodo.

Come di consueto, può capitare che ci siano aggeggi che ho scoperto, amato e scelto grazie alla solerte sollecitazione di un ufficio stampa o di un brand con cui sto lavorando volentieri. Li trovate segnalati con un agile *.

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Buone nuove all’orizzonte (soprattutto per i miei piedi): Scholl* continuerà a volermi bene e a farmi passeggiare con le sue multiformi calzature anche quest’autunno. Per un agile riassunto delle puntate precedenti, ecco qua i primi due post che sono usciti: UNO e DUE. Accantonando i sandali estivi in vista del ritorno di temperature adeguate e più clementi, sto scegliendo le scarpe da collaudare nei prossimi mesi. C’è di tutto – stivali e stivaletti compresi -, ma penso che partirò dalle sneakers, un po’ perché tra le mie necessità c’è quella di rincorrere un bambino velocissimo, e un po’ per soddisfare una curiosità quasi scientifica: le scarpe da ginnastica sono già, praticamente per definizione, le scarpe più comode che ci sono. A quali assurdi livelli di comodità può arrivare una scarpa da ginnastica Scholl? Ecco, spero lo scopriremo. Sono assai tentata dalle Charlize. Ci saranno in grigio e in nero (con gli sberluccichi metallici) e, indipendentemente dal colore, saranno dotate della consueta e saggissima tecnologia Memory Cushion – la soletta, in pratica, è studiata per redistribuire bene il peso e ammortizzare in modo ottimale la pianta del piede. In attesa di passeggiare in loro compagnia, ecco qua i primi modelli disponibili della collezione autunno-inverno.

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Chronicle Books sforna, in generale, libri pazzeschi – senza mai trascurare il feticismo innato che lega una vasta porzione della popolazione dei lettori ai libri in quanto “oggetti fisici”, oltre che vascelli per ogni possibile meraviglia. Ebbene, è da poco uscito un tomo illustrato di Jane Mount che celebra questa nostre fissazioni per tutto quello che è libresco. Si va dai gatti che hanno deciso di vivere nelle librerie ai negozi più belli del mondo, in un susseguirsi di colori, scaffali meravigliosi e libri ritratti al massimo delle loro potenzialità – in pila, insomma. Per farti capire che li devi ancora leggere.
Date un occhio a Bibliophile qui – c’è qualche immagine degli interni – o mettetelo nel carrello qui.

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Il mio entusiasmo per i grandi rettili preistorici è ormai di dominio pubblico. Tra una maglietta di Jurassic Park e l’altra, però, non ho di sicuro dimenticato l’altra mia surreale passione: LE STAMPE PAZZE. Ebbene, sono felice di comunicarvi che sarà un autunno gloriosissimo per chi ha intenzione di andare in giro con addosso dei dinosauri.
Le stampe in concorso sono due (più svariati accessori).
Tanto per cominciare, ci sono le camicette e i vestiti FAVOLA (sia midi che lunghi) di Ottod’ame.

Ma sul treno dei dinosauri – che è pure un cartone animato per bambini, lo trovate su Netflix – c’è anche Lazzari. Ogni anno, all’interno della collezione “principale”, c’è anche una capsule affidata a un’illustratrice. E a questo giro l’incombenza è toccata a Carolyn Suzuki, che ha deciso di deliziarci con questa fantasia che, personalmente, mi fa venire voglia di stramaledire il meteorite per averci privati di animali così mirabili.

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Non va bene per il mio iPhone, ma sono comunque felice di segnalarvi una cover di Tiger a forma di pavone.

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Nemmeno quest’estate sono riuscita a procurarmi una borsa di paglia. Ma la fissa per gli intrecci non mi è sicuramente passata. Mentre inizio a domandarmi se mai me ne libererò, ho deciso di appassionarmi agli accessori di Studio Sarta, un brand nato nel 2017 a Palermo. La “struttura” delle borse ricorda le sedie di paglia di una volta, ma in versione super minimal. I secchielli sono i miei preferiti. Ci sono diverse combinazioni di colori e sono tutti fatti in Italia con rattan, velluto (per il sacchettino-fodera) e pelle (per fibbie, manico e tutto il resto). Lui si chiama Pablo.

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Primark Beauty ha sfornato una linea di spazzole per capelli con le cattive Disney.
Ciao.
Addio.
Sogno di una vita.
Pettinami, Ursula. PETTINAMI.

Altroché arricciaspiccia!

Orbene, anche questa volta abbiamo finito.
Al prossimo tornado di desideri!