Diario

Affilate bene i coltelli

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C’è un problema di tristezza, in diversi recipienti.
Tristezza a pozzanghere. O a salti di cascatelle. Fatta a lago fermo. Oppure a ondine di mare. Tristezza in bicchieri, brocche, bacinelle o vasi con dentro i sassi bianchi. Volendo, anche a gavettoni.
Indipendentemente da dove la si trovi a galleggiare, succedono dei naufragi tristi.
E non è che te la vai a cercare.
A volte sei per strada, ti soffiano addosso delle bolle di sapone e sei improvvisamente un po’ accigliato. Ti accigli, torni a casa, ti accorgi che ti è marcito un limone in frigo e non ti capaciti del tempo che passa. Anzi, non ti spieghi nemmeno come ci sia arrivato quel limone in frigo, non sei uno che compra i limoni perchè non hai modo di spremerli su niente. Marciscono delle cose che neanche sapevi di avere. Si decide che Plutone non è più un pianeta, perchè ha un’orbita ellittica troppo irregolare e sbalestrata rispetto alle orbite degli altri. E anche le comete, che ti sembrano belle se le vedi da lontano, poi se le guardi un po’ meglio vedi che sono solo delle rocce giganti piene di ghiaccio che gorgoglia via e si stacca, friggendo per la velocità. Pensi che stai ammucchiando delle cose per vedere se alla fine esce fuori la sensazione corretta di casa. Poi entri e sai che non ti è riuscita bene. Passano delle settimane. Passano dei mesi. Passa il treno e passa pure qualche uccellaccio migratore, che sarà piccolo e nevrastenico, ma ha una vaga idea di dove va. In ogni caso, lamentarsi è disdicevole, perchè da qualche parte qualcuno sarà sempre impegnatissimo a morire di fame, in mezzo a delle mucche che sarebbero magre anche se mangiassero interi girasoli. Fai delle costruzioni tondeggianti con le occhiaie. Però si dorme moltissimo, con una super sensazione di sollievo. Va bene anche senza sogni, che stancano. I miei sogni sono impegnativi, hanno la trama. E se non c’è una particolare storia, sono sogni di movimento. Si fluttua parecchio, si corre come razzi. Non sogno mai le facce precise delle persone. Ci sono delle sagome un po’ sfocate, un po’ come vedo la gente quando non ho gli occhiali. Anche se la faccia è indistinta, nei sogni so sempre chi è che incontro. Molto spesso, per capire che cosa si prova ad essere miopi, amore del cuore mi domanda se somigli a guardare sott’acqua con gli occhi aperti. Io non so mai cosa dire, perchè quando guardo sott’acqua uso i miei occhi miopi mentre lui usa i suoi occhi che ci vedono tantissimo. Una volta mi ero scordata di togliere le lenti a contatto e la mattina da sveglia ci vedevo, poi mi sono resa conto che non era successo un miracolo. Ecco, quella sì che è una cosa che ti fa arrivare una secchiata di tristezza. Ci sono le illusioni minuscole e gli interi film. Per fortuna, tutte le volte che compravo l’ovetto kinder non mi aspettavo di trovarci dentro la ranoplà. Perchè su tanto e parecchio sono piena di stelle filanti, ma poi mi ricordo che devo andare a pagare la luce e il gas e sono davvero puntuale. Non mi piace mettermi l’orologio perchè lo guardo solo quando sto facendo le cose degli altri. E’ anche vero che ci sono degli ottimi momenti in cui te ne potresti mettere sei e non ti accorgeresti di averli.
Ci vuole del tempo, ma serve anche che lo spazio in mezzo non sia così vasto.
L’altro giorno sono scesa dal treno e non mi ricordavo più la strada. Ho poco senso dell’orientamento anche quando tiro fuori la mappa e vedo che sono il puntino blu. Non va bene nemmeno nelle città a pianta ortogonale, con le strade numerate da sinistra a destra, cascasse il mondo. Ma davvero, la cosa che mi preoccupa sono i momenti in cui arrivo a destinazione. Perchè può capitare di tirarsi dietro un po’ di zavorra, magari una briciola. La volta dopo puó essere un sasso piccolo. Poi hai un sacchetto di sassetti. Parti e riparti, ed è un trolley pieno di rocce. E finisce in una montagnetta che ti segue, tutta da sola, attaccata con una catenella al tuo orecchio.
Ecco.
Vorrei capire se devo tagliare l’orecchio.

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