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Leggere Infinite Jest non è troppo difficile, se sai come farlo

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Vi sentite in dovere di leggere Infinite Jest perché la gente generalmente reputata intelligente dice di saperlo a memoria e siete stufi marci di tutte queste vanterie?
Volete leggere Infinite Jest perché vi piace David Foster Wallace ma non ce la vedete dentro?
Eravate lì lì per leggere Infinite Jest ma poi un vostro carissimo amico vi ha detto che si è arenato a pagina 30 e vi siete scoraggiati?
Siete personcine tenaci e piene di buone intenzioni, ma la prospettiva di affrontare 1280 pagine in questo momento della vostra vita vi atterrisce e sgomenta?
Animo!
Leggere Infinite Jest non è troppo difficile, se qualcuno decide di incoraggiarvi un po’. Non dico che diventi una passeggiatona liscia liscia, ma non sarà nemmeno l’incubo quadridimensionale che potrebbero avervi raccontato. Le note hanno delle note! L’ho iniziato sei volte e volevo morire con la testa nel microonde! Per carità, in quel tempo lì leggo altre venti cose! Figurati, non si capirà nemmeno come finisce!

Obiezioni rispettabilissime. Ma siamo lettori, mica pavidi opossum, e si può fare.

In questo post – che ha il preciso intento di innalzare di una tacca il livello di meraviglia media contenuta nell’universo -, troverete alcuni utili mattoncini base per affrontare Infinite Jest con la serena caparbietà di una gigantesca nave rompighiaccio. Senza frottole e infiocchettamenti, ma con la sincera e autentica fierezza del lettore che ce l’ha fatta, tra innumerevoli OOOH e AAAH di gioia e divertimento. Perché se ci sono riuscita io, che ho lo span di attenzione di una locusta, non vedo perché non ci si possa riuscire in un po’ più di gente. Che così poi ne parliamo… o andiamo in riabilitazione tutti insieme.
Pronti?
Pronti.

L’Infinite-Guida è fatta così:
– Un confortante preambolo d’esperienza personale
– Spezzettiamo l’universo: mini-geografia di Infinite Jest
E le persone, come la prendono? Mini-sociologia di Infinite Jest
– Ma alla fin fine, di che parla?
– Facciamo amicizia: chi c’è dentro a Infinite Jest
Tutto chiaro. Ma PERCHE’ dovrei leggere una roba del genere?

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Un confortante preambolo d’esperienza personale

Ho letto Infinite Jest in un mesetto e mezzo. Ho cominciato in spiaggia (fase riposante della vita) e ho finito l’altra sera sul divano di casa (prolungata fase di spossatezza da lavoro che ricomincia). L’ho iniziato all’improvviso: dovevo andare in vacanza e l’ho buttato in valigia, gridando qualcosa tipo COWABUNGA. Ne avevo ben due edizioni, in attesa sulla polverosa lavatrice-libreria, e continuavo a passare di lì senza decidermi. Ma no, adesso sono troppo stanca. Ma no, non è ancora il momento giusto. Non ho tempo, non ho tempo. La verità è che non credo ci sia un momento giusto. È un’impresa che vi conviene intraprendere con una certa incosciente impulsività, e con grande fiducia. Il libro non vi renderà le cose troppo difficili, è bello da subito. E non ho detto chiaro e pieno di mappe TUSEIQUI con le freccione rosse, ho detto bello. Lasciatevi portare a spasso, anche se non sapete dove finirete.

***

Spezzettiamo l’universo: mini-geografia di Infinite Jest

Il mondo di Infinite Jest è, in buona sostanza, molto simile al nostro, solo peggiore. Tutto è familiare, ma deformato da una serie di catastrofi puntualmente accadute. Dall’inquinamento alle relazioni umane, tutto quello che poteva andare male è andato male. Il risultato è una specie di parodia triste e super geniale di quello che conosciamo.
Ma facciamo un po’ di cornice geopolitica.
Gli USA hanno “inglobato” il Canada e il Messico, dando vita a una bizzarra confederazione che si chiama ONAN (un nome, un perché), guidata da un presidente fanatico dell’igiene che, in tempi non sospetti, cantava a Las Vegas in mezzo alle paillettes. Per non offendere nessuno, sulla bandiera dell’ONAN campeggia l’aquila degli Stati Uniti con in testa un sombrero, una foglia d’acero in una zampa e una scopa nell’altra. La scopa ha senso, non temete. La crociata pro-pulizia assoluta del presidente Gentle, infatti, insieme allo sviluppo di un dannosissimo processo di produzione dell’energia (diciamo che l’idea di usare i rifiuti come combustibile ad alta efficienza va a farsi benedire e i rifiuti, sempre più tossici, aumentano invece di diminuire), finisce per devastare un’ampia zona di confine tra Canada e USA. La Concavità – così si chiama questo non-luogo – diventa una distesa fosforescente e inabitabile. La gente è costretta a fare fagotto e a scappare a gambe levate da questa spaventosa Concavità, che si trasforma in una gigantesca discarica. Per dire, nelle città ci sono delle CATAPULTE che sparano la spazzatura fin lassù. I costi ingentissimi per far funzionare tutta la baracca (e per traslocare quantità incredibili di persone dalla Concavità a zone meno letali, posti dove i fiumi sono blu cobalto ma ancora si tira il fiato) vengono coperti dall’amministrazione Onanita con un astuto stratagemma: gli anni non sono più anni coi numeri, ma diventano anni sponsorizzati. Un’azienda compra un determinato anno e lo battezza col suo nome o con il nome di un suo prodotto. Per farvi capire, ecco il calendario di Infinite Jest:

visore infinite jest

Non è fantastico?
L’anno più denso di avvenimenti, per la nostra storia, è quello del Pannolone per Adulti Depend, ma tenetevelo comunque lì, il calendario, che vi fa del bene quando vi sentite un po’ persi.
E non venitemi a dire che non siete già molto impressionati.

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E le persone, come la prendono? Mini-sociologia di Infinite Jest

Tornando alle storie geopolitiche di prima, è vero che c’è l’ONAN, ma non è che i canadesi siano proprio felicissimi della situazione, con tutta quella spazzatura che gli arriva in casa e annichilisce boschi e prospere fattorie di patate. I più arrabbiati e bellicosi sono gli abitanti del Quebec. E fra gli abitanti del Quebec, i più rancorosi e incazzati e vendicativi sono gli AFR – Assassins des Fateuils Rollents -, una cellula terroristica composta esclusivamente da assassini sulla sedia a rotelle che non solo combatte per l’indipendenza del Quebec (dall’ONAN e pure dal nativo Canada) ma ha anche una gran voglia di fare del male agli USA. Gli AFR sono così letali che l’espressione “udire un cigolio” (insomma, le ruote cigolano) è entrata nel linguaggio comune per indicare una morte imminente e cruenta.
Se invece vogliamo dare un occhio a tutti quanti gli altri, Infinite Jest è pieno zeppo di gente che beve, si droga, ruba borsette, picchia bambini, perde la dignità, guarda cartucce senza mai schiodarsi da casa e tenta con grande caparbietà di non deludere qualcuno. C’è solitudine e c’è un silenzioso andare alla deriva – prevalentemente dentro la propria testa e lontano dagli altri. Si può fare tutto, si può scegliere tutto quello che si vuole e si può disporre di una libertà sconfinata – all’apparenza – ma alla fine si cerca di scappare fortissimo. E le occasioni offerte dal mondo sono, anche qui, innumerevoli: vi farete una cultura sul funzionamento di ogni genere di stupefacente. Vi farete una cultura sull’offerta sterminata delle cartucce d’intrattenimento (l’era post-tv è intricata e avvincente). Cercherete di capire che cosa si può arrivare a sacrificare, in nome di queste felicità artificiali e solitarie, di questi bisogni onnipresenti che capottano il senso di quello che si fa. Che cos’è davvero il divertimento? E’ qualcosa che possiamo controllare? Come dare un senso alla propria vita, quando nulla di quello che ci circonda sembra avere un contenuto e un cuore?
Sono domande, gente.

***

Ma alla fin fine, di che parla?

Infinite Jest è fatto a capitolozzi, più o meno omogenei. Il libro funziona a macchina del tempo, come un puzzle cronologico che ci spiega da dove arriva quello che sta succedendo ai personaggi e ai loro pensieri. Conosceremo genitori, nonni, dottori, vicine di casa matte, e sarà sempre per il nostro bene. E parecchio succede anche nelle note, quindi leggetele, se non volete scoprire dopo 200 pagine che qualcuno a voi molto caro, magari, è vivo invece che stecchito come sospettavate o se vi preme capire come faccia un innocuo giovane canadese in camicia a quadri a finire su una sedia a rotelle assassina.
Comunque.
Direi che ci sono tre tramone, due corrispondono ad altrettanti luoghi e l’ultima è il filo conduttore di tutto quanto. Che faccio, uso l’elenco puntato?

  • l’Enfield Tennis Academy (ETA) di Boston > l’ETA è un’accademia per giovani tennisti di eccezionale talento. E all’ETA abitano/giocano/lavorano/si aggirano i superstiti della famiglia Incandenza, che l’ETA l’hanno anche fondata. Senza di loro, non ci sarebbe Infinite Jest, e i nostri pallonetti sarebbero molto peggiori. Il libro segue, mese per mese, quello che succede all’accademia, che a me – poi magari sbaglio – è sembrata un piccolo laboratorio, una specie di simulazione controllata, di quello che capita nel resto dell’universo di Infinite Jest.
  • la Ennet House di Boston > la Ennet è una casa di accoglienza per tossicodipendenti. Visto che tutti hanno problemi di Sostanze – così si chiamano, le Sostanze – e svariati gradi di dipendenza da qualcosa, i centri di recupero e le riunioni degli Alcolisti Anonimi sono qualcosa di normale e diffusissimo. I residenti della Ennet vi regaleranno un mosaico di storie incredibili, orrende e tragiche, storie che portano alle estreme conseguenze tutte le riflessioni sul “che diavolo vogliamo ancora? Perché non è mai abbastanza?” del mondo di Infinite Jest. Alla Ennet imparerete a conoscere meglio tutti quanti, anche quelli che non ci abitano.
  • l’Intrattenimento > è una cartuccia letale. E’ un film così ipnoticamente rasserenante e felice che se lo guardi non puoi più smettere. E’ l’ultimo desiderio che si avvera, per l’eternità. Chi lo guarda non riesce più staccarsi, chi lo vede dimentica di mangiare, dormire, andare in bagno e parlare. E’ così bello che uccide e spiaccica il cervello.
    Ad un certo punto, l’Intrattenimento comincia a circolare. C’è chi cerca di controllarne la letale meraviglia, c’è chi vuole usarlo come un’arma, c’è chi non ne sa niente ma lo vorrebbe vedere, c’è chi ci ha recitato ma non l’ha mai visto (e ha già i suoi bei problemi) e c’è chi, tipo voi che leggerete Infinite Jest, ci finirà davanti.

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Facciamo amicizia: chi c’è dentro a Infinite Jest

Tutti i personaggi servono a qualcosa. Nessuno sprizza felicità e nessuno sembra fiero del proprio passato. C’è chi è lì per raccontare una nevrosi, c’è chi – per puro egoismo e incontrollabile irrazionalità – funge da motore involontario per eventi giganteschi, c’è chi si porta sulle spalle aspettative irraggiungibili, senza volere niente per davvero. Partendo dal fatto che incontrerete solo figure di una complessità terrificante – direi che c’è gente vera che è meno complicata e interessante di questi umani inesistenti di Infinite Jest -, i personaggi più importanti sono anche quelli più “utili”, quelli che fanno succedere le cose e che vorreste tenere con voi. Avrete la certezza della sorte di moltissimi di loro ma, proprio quando si tratterà di capire che cosa succede ai più cari, ci sarà di che lambiccarsi.
Facciamo un minimo di presentazioni?
Il nucleo di strabiliante follia di Infinite Jest è la famiglia Incandenza.
Il papà, Lui In Persona, era un genio alcolizzato e un uomo inconoscibile, alto due metri e passa. Pioniere dell’ottica e astruso regista – quasi sempre – incompreso, Lui In Persona ha fondato l’ETA e ha creato l’Intrattenimento – insieme a una montagna di altre opere filmiche che potrete leggere con soddisfazione immensa in una nota più che esaustiva. Da vivo non lo incontrerete mai.
La madre, Avril – detta la Mami – è una donna altissima e stranamente magnetica di origini canadesi. Perseguitata da ogni fobia al mondo, la Mami è così ossessionata dall’ordine da riuscire a riordinare anche le sue fobie più paralizzanti. E’ cortese ed empatica fino all’esasperazione ma mai davvero capace di un autentico gesto di amore assoluto.
I figli di Lui In Persona e della Mami sono tre – anzi, due e mezzo… ma più per vere origini che per morfologia. Il maggiore è Orin, ex promessa del tennis che, in maniera del tutto accidentale, diventa il più grande punter di tutti i tempi. I punter sono quei giocatori di football che calciano la palla e basta. Orin ha un rapporto quantomeno ambiguo con la verità (e una ripugnante strategia per rimorchiare le donne, sua personale Dipendenza), ma per molte cose dovrete contare sulla sua parola.
Hal Incandenza è il secondo miglior giocatore under 18 dell’ETA – e tipo il sesto dell’ONAN -, ha una memoria fotografico/enciclopedica e un’intelligenza labirintica che non gli servono a niente. Quello che impara e quello che ottiene giocando a tennis non gli procurano alcuna vera gioia. Hal è il nostro “protagonista”, credo, un personaggio che si svuota pagina dopo pagina. Lui ve lo confermerà, che è fatto di niente, ma voi e tutti quelli che gli stanno attorno – pronti cogliere ogni sua prodezza – faticherete ad accettarlo. Perché Hal non vi vuole deludere e, nel farvi felici, fingerà di non capire che cosa vuole davvero. Sempre che ci sia, qualcosa da desiderare.
Mario, l’Incandenza di mezzo, è deforme e minuscolo. La sua passione è fare riprese con una camera speciale, vuole bene a tutti – ricambiato – ed è incapace di mentire. Innocente, sempre felice, è il figlio che ha passato più tempo con Lui In Persona, senza poterci capire niente ma portandogli un casino di borse piene di attrezzatura da cinema.
Altre due creature (tra le mille) che vale la pena conoscere sono Don Gately e Joelle.
Don Gately è un ex tossico grosso come un armadio a muro. La sua storia vi aprirà le porte degli AA di Boston e della Ennet House, dove lavora come sorvegliante, dopo aver completato il suo percorso di riabilitazione da residente. Diventerà un po’ il vostro eroe e la vostra speranza per un futuro migliore. Vi farà fare fatica e vi farà preoccupare.
Joelle, La Ragazza Più Bella di Tutti i Tempi, è un enigma. Joelle sarà uno dei motivi che vi farà girare pagina. E’ ancora bellissima? Perché va in giro con un velo sulla faccia? Perché lei e Orin si sono lasciati? E’ colpa sua, se l’Intrattenimento è così letale?

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Tutto chiaro. Ma PERCHE’ dovrei leggere una roba del genere?

Per lo stupore.
Io non riesco ancora a credere che una persona vera abbia scritto questo libro. Gli incastri, l’immaginazione, il controllo, l’intelligenza nel trasformare la realtà in qualcosa di assurdo, ma plausibile. L’idea dell’Intrattenimento, la tristezza. Se mai nella vita siete stati tristi, capirete che cosa vi è successo per davvero. Se non vi è capitato, imparerete a rispettare le ombre.
Leggetelo per lo stupore. E perché non c’è niente di simile.
Leggetelo perché sarà il primo libro che vi farà stancare sul serio, e non perché è lungo, ma perché è un mistero che somiglia molto a quello che ancora non capite del mondo e di quello che dovreste farci voi, al mondo.
Non è facile. E non è sempre piacevole. Alla sesta pagina di una nota, vi verrà da gridare un legittimo “che palle!”, ma vi accorgerete che la frustrazione non dipende dal font corpo 4 della nota, ma dall’allegro desiderio di poter leggere più pezzi contemporaneamente.
Che nervoso.
Non so se si è capito.
Non so se vi ho INFUSO sufficiente curiosità.
Non so se ci sono riuscita, a tirarvi addosso qualche polpetta di Infinite-Meraviglia.
Comunque vada, però, e tenetemi informata sulle vostre decisioni e su come procede la lettura, insomma, comunque vada usate due segnalibri, che se no è un casino. E buona villeggiatura. E state alla larga dai neonati carnivori alti come palazzi che infestano la Concavità! E se avete problemi di scarafaggi, fatevi dare qualche buon consiglio da Orin, che almeno su quello è affidabile. E se qualcuno ha voglia di sfidare due gemelle siamesi in doppio, me lo faccia sapere, che porto a incordare la racchetta.

119 Comments

  1. «Se mai nella vita siete stati tristi, capirete che cosa vi è successo per davvero. Se non vi è capitato, imparerete a rispettare le ombre.»

    Chapeau. Centrato in pieno.

    • Bravo. E lancia grida di aiuto, se ti smarrisci, così corriamo tutti ad aiutarti.

      • Ho letto tante recensioni di Infinite Jest e credo che la tua sia indubbiamente la migliore.
        Si capisce che hai letto davvero il libro e ti sei appassionata.
        Ti scrivo anche perché sei l’unica che fa riferimento alla famigerata nota sul qualcuno non morto.
        Non so se posso fare spoiler ma mi piacerebbe avere uno scambio di opinioni a riguardo 🙂

  2. Sto leggendo “La scopa del sistema”, ma ho già pronto IJ sullo scaffale…ora non vedo l’ora di tuffarmici dentro! 🙂

    • La scopa del sistema è il mio preferito, credo. E penso dipenda da Vlad l’Impalatore 😀

    • Complimenti per l’articolo, Tegamini.
      Ho appena finito la lettura del libro, e leggere questo tuo articolo è stato come ricevere l’abbraccio da parte di un amico, con cui disperarsi e infondersi coraggio. Grazie!

  3. Marany (@marany72) Reply

    Cara Tegamini, grazie! Per la prima volta leggo qualcosa che parla di questo libro e riesco a intuire di che si tratta. Mi spaventa molto, soprattutto perché ho un problema con le Dipendenze (non nel senso che ne ho, nè, ma perchè parlarne/leggerne/pensarle è una cosa che mi fa stare male fisicamente). Forse non sono ancora pronta – ma no, tu dici che non esiste un momento giusto! Ah, insomma, non lo so, potrei iniziare a comprarlo o farmelo regalare (tra poco è il mio compleanno) per iniziare a familiarizzare…

    • Se stai male fisicamente con l’argomento Dipendenze qua c’è di che stare male. Cioè, per moltissimi personaggi avrai una cronaca dettagliata di quello che mandano giù e di quanto patiscono, senza giri di parole. Gately poi spiega per filo e per segno il suo percorso negli AA e tutti i meccanismi dei gruppi di sostegno. La Dipendenza è uno dei fili conduttori di tutto quanto il libro… ed è così realistico proprio perché Wallace sapeva di cosa stava parlando. A me ha fatto impressione.
      Niente. Volevo spiegarti meglio 🙂

      • Marany (@marany72) Reply

        ri grazie 🙂 … non so, no so… ma nel caso decida ti farò sapere 😉

  4. Oddio! Ma tu questo l’hai scritto per me! Ne stavo giusto discutendo qualche sera fa con amici – tra i quali quel Dave che ti scrive più su! E me lo sono portato a casa (non Dave, il libro, giusto per puntualizzare).

    Adesso che c’è questa tua fantastica guida, non posso più rimandare.

    E grazie per il consiglio del doppio segnalibro 😉

  5. Se ripenso a Don Gately mi viene da piangere e ridere allo stesso tempo. Indimenticabile, e gran bel post.

  6. Sul capitolo dipendenze, nulla potrà mai essere peggio di Pasto Nudo di Burroughs, cui se non sbaglio DFW dichiarò di essersi ispirato per questo particolare aspetto.

    Cioè, Burroughs provava le droghe su di sè e annotava l’effetto che gli facevano… Kerouac e Ginsberg lo recuperarono a Tangeri, sommerso di fogli di carta che divennero poi il libro.

    Tutto ciò per dire che, se vi piace IJ, non potete non leggere Pasto Nudo, al cui confronto DFW vi sembrerà una persona equilibrata. 🙂

    • …stavo pensando a Don Gately, povera stella – anzi, povera gigante rossa -, che cerca di scrivere come si sente mentre si imbottisce di Demerol.
      😀

      Grazie per il consiglio!

      • Marany (@marany72) Reply

        ho sempre saputo di dovermi tenere alla larga da Il Pasto Nudo (già solo il nome mi dà un po’ di nausea :-/) ciao!

  7. Giorgio Specioso Reply

    Ok, un pezzo che fa venire voglia di leggere IJ, ma anche un pezzo che fa venire voglia di rileggere IJ.

  8. Grazie per le indicazioni, ma non sono sufficienti a farmelo rileggere: continuo a pensare che Infinite Jest sia un volumone con dentro bellissime pagine ma di scarso costrutto complessivo. Penso pure che sia la tendenza generale della letteratura americana da qualche anno a questa parte, un grande sbrodolamento senza controllo, del tutto incurante della struttura, sicché continuo ad adorare “L’incanto del lotto 49” ma è inutile che mi diciate meraviglie di “Gravity Rainbow” o di “Mason-Dixon”. Persino il fantastico De Lillo di “White noise” è precipitato nell’eccessivo “Underworld”, che si poteva scrivere con metà della parole con grande guadagno per il lettore e la letteratura. Vale anche per Franzen. E per Giddis. Me ne torno a “Absalom, Absalom”, e sono certa che non me ne pentirò.

    • 🙂
      Io mi sono divertita proprio per l’aspetto “bulimico” e tentacolare del libro. Mi è davvero sembrato di essere dentro a un gigantesco scherzo che non poteva finire mai… ed è vero, ad un certo punto finisce anche, ma non è quello che dovrebbe capitare davvero. E ci credi pure, che in fondo non finirà sul serio, anche se vedi che le pagine diminuiscono. Ed è vero che è dispersivo e che lo scheletro generale è leggero, in confronto a tutta la carne che deve portare a spasso, ma quando i pezzi si incastrano, magari a centinaia di pagine di distanza, è un’immensa soddisfazione. Sono ancora in una fase in cui non mi dispiace farmi disorientare un po’, forse. Sarà che, come modo di procedere, il disorientamento mi somiglia di più 🙂

      • Perché no, se ti diverte? Il problema, secondo me, sta nel fatto che questi scrittori bulimici e destrutturati passano per giganti della letteratura. Vero è che in confronto a Volo e Moccia… Io credo che di questi tempi bisognerebbe prendere come metro di misura la sentenza del vecchio Callimaco: mega biblìon mega kakòn 🙂

    • Lascia perdere. Ho detto, ma ci metto anche Pemulis, nei personaggi? Ma se ci metto Pemulis poi come faccio a non parlare anche di John Wayne? E di Lyle? E delle gemelle siamesi che giocano il doppio?
      Ho lasciato perdere addirittura Eschaton!
      Bisognava contenersi un po’… che altrimenti diventava un marasma incontrollabile di gridolini felici 🙂 Mi perdoni?

  9. Domanda tecnica, chi può mi risponda: è auspicabile leggerlo sul kindle o le note potrebbero rappresentare un problema? Questa domanda non ha un granchè di senso, ma volevo partecipare 😀

    • io in persona Reply

      Invece no, la domanda non è affatto peregrina! Ho letto Infinite Jest su kindle, questo facilita di gran lunga le cose, considerando la mole dell’edizione cartacea. il problema è che non esiste una versione digitale su amazon, in italiano. Dunque le note rappresentano un problema. Dopo aver provato decine di file, ho finalmente trovato una versione con le note cliccabili e mi sono buttato a capofitto nello scherzo infinito. Quando ad un certo punto, tipo a nota 120 o giù di lì… ORRORE! il link mi rimandava sempre alla stessa nota! Roba da buttare tutto all’aria. Mi son fermato, ho riflettuto e… BINGO! Ho scaricato il file anche sull’iphone e ho cominciato a seguire le note da lì (facendo attenzione però a non sincronizzare le pagine tra i due device). Narrazione da kindle, note da iphone, kindle, iphone e così via. E’ folle, ma è l’unica soluzione e – per una incredibile metasovrapposizione tecnologica realtà/narrazione – alla fin fine è risultata la cosa più giusta e coerente per un libro del genere… Anche per questa strambo esercizio (inteso come ricerca della soluzione e conseguente messa in opera) arrivare alla fine è stato bello. Sono soddisfazioni. Buona fortuna.

      • Io In Persona, sei un genio sia per la soluzione note e-book, sia per il nome.
        Grazie per aver risposto a Elena, che io l’ho letto di carta e non sapevo bene che dire 🙂

        • io in persona Reply

          beh, capirai, sono talmente fiero di una tale genialata, che quando ho visto la domanda non mi pareva vero… 😉 E complimenti, ottimo post!

          • io in persona

            caspita, hai ragione, finalmente hanno pubblicato la versione digitale, infatti era assurdo che non ci fosse fino a qualche mese fa! Allora ok, vai tranquilla, sei stata più fortunata di me… o forse no… 😉

          • ehehe… non mi spaventano i libri lunghi, e ho conosciuto Wallace con “la scopa del sistema” (un sacco di anni fa, prima che diventasse un autore cult). Ho in programma di leggerlo da un po’, ma sai quando ti metti in testa che iniziare questo libro deve essere legato a un momento significativo? Tipo “lo inizio il primo gennaio”, oppure “lo inizio il primo del mese prossimo”, robe così… vabè, son pippe mentali. Quando mi sarò scaricata con un bel po’ con robetta breve e leggera… mi butto anche io 😀

          • Tegamini

            L’ebook Einaudi è stato aggiustato! 🙂

      • Genio! Lettura da ebook reader e note da cellulare! Gli strumenti sono così diffusi adesso che è stupido non sfruttarli in questo senso; al tempo stesso è così semplice e geniale che potrebbe benissimo essere stato nelle trame di Wallace negli anni 90!
        Ma che fatica!? Non pesa nemmeno un libro e mezzo delle cronache del ghiaccio e del fuoco, e dovreste vedere le orde di unni che lo comprano!
        Più Wallace per Tutti, cari onaniti!

  10. Nutro una profonda Dipendenza verso questo libro. Dal primo momento in cui ne ho sentito parlare ho una sorta di profonda venerazione che ha molto a che fare con il misticismo. E più leggo Wallace, più lo voglio leggere (Wallace), più lo voglio leggere (Infinite Jest), più ne ho timore. E’ un libro mitologico e sono arrivato a capire che tutte le altre letture ora sono solo intermezzi preparatori.
    Conosco precisamente però il momento in cui lo inizierò e finalmente anch’io potrò inchinarmi davanti alla sua (duplice) opulenza.

    • E che momento sarebbe? Non ho mai visto una tale precisione pianificatoria di una lettura! 🙂

      • C’è chi si regala una moto, un mese in India, uno smartphone nuovo. Io per la mia laurea mi regalo Infinite Jest – ma anche perchè la moto ce l’ho già.

  11. Ho passato il 30% del libro a credere che l’Intrattenimento fosse lo stesso Infinite Jest.

    Comunque, vorrei svelare un aneddoto: la prima volta che entrai in casa di Tegamini e vidi DUE edizioni di IJ, impazzii. Capii che un giorno si sarebbe arrivato alle matrimoniadi. La conversazione?

    AdC: Wow, hai letto anche tu Infinite Jest!
    Tegamini: …
    AdC: Foster Wallace ti cambia la vita, è eccezionale, ho letto praticamente tutto di lui e il discorso ai laureandi del 2005 lo tengo sul comodino.
    Tegamini: Concordo. Hai letto La scopa del sistema?
    AdC: …

    Eravamo già complementari. Quell’estate lessi La scopa del sistema.

  12. Ciao, ho ripreso a leggere IJ ora dopo averlo abbandonato tre annetti fa per la nausea che mi provocava. Spero non ti offenderai se prendo spunto da alcune considerazioni sulla tua recensione. Intanto, ti faccio i miei complimenti perchè finora la tua è una delle recensioni più oneste e sincere che ho letto, è evidente che il libro lo hai letto a fondo tralasciando il fatto che per la sua stessa vocazione enciclopedica questo mattone con consente una lettura superficiale o posata. Il punto però è, perchè? Cosa porta un lettore a leggere 1200 e rotte pagine che non portano a nulla? Non mi fraintendere, non voglio farne una questione personale, ma l’impressione che ho avuto da tutti quelli che adorano spasmodicamente questo libro e lo incensano come se si trattasse di uno dei fondamentali della letteratura contemporanea, è quella di un bisogno viscerale di dimostrare di essere abbastanza intelligenti da capire il senso di questo libro considerato da tutti “difficile” per poi potersene fregiare e dichiararlo al mondo intero; e l’incipit del tuo articolo fa ironicamente riferimento proprio a questo. Mi sembra un po’ come – tanto per citare il libro – il profondo bisogno di Hal di compiacere il suo terapista del dolore, quello di svolgere egregiamente il task assegnato pena l’implosione di un esaurimento nervoso che nemmeno la visione della testa della Cicogna Folle che disegna un bel dipinto astratto all’interno di un microonde ha causato. Più mi avvicino alla fine, più continuo a convincermi che IJ sia un pessimo romanzo ma un ottimo materiale per costruire profili patologici da integrare in un DSM e mi stupisce come la maggior parte dei lettori sfugga da questo elemento e preferiscano considerare la prosa ipertrofica e fuori controllo di Wallace come il genio dell’artista piuttosto che un chiaro segno di delirio o peggio, una richiesta di aiuto di una mente irreversibilmente danneggiata. Il libro parla la lingua dei depressi e produce depressione (perlomeno a me) più che un articolato essay o abecedario della Dipendenza. Sembrerà assurda la seguente affermazione su un libro che conta 1200 e rotte pagine, ma mi chiedo anche come si faccia ad associare la parola creatività a questa opera quando soffre di una sostanziale mancanza di essa se non sbiaditi riflessi e sfumature che, per quanto illuminanti, sagaci e talvolta divertenti, sembrano forzati e pretestuosi. Le trovate fantascientifiche, ad esempio, anche per il lettore meno avvezzo al genere, appaiono abbozzate e poco originali laddove addirittura involontariamente assurde (le catapulte che tu appunto citavi ad esempio, oppure i terroristi in sedia a rotelle) e non riescono ad evocare un chiaro e plausibile immaginario distopico. Chi può dirsi sinceramente colpito dalla trovata degli anni sponsorizzati, dalle cartucce video, Wallace da l’impressione di non avere nemmeno contezza della direzione tecnologica che il mondo avrebbe preso di lì (parliamo del 96) a poco e già solo quattro anni dopo il libro sembra datato e comunque non azzeccare previsione alcuna. In particolare, questi sistemi a cartucce non hanno senso e stupisce come in questo romanzo manchi la rete e tutti i cambiamenti nelle dinamiche sociali che di lì a dieci anni si sono puntualmente verificati. IJ non è considerabile nemmeno un romanzo – nel significato letterale del termine – a dire il vero, è fin troppo evidente la giustapposizione di scritti diversi che vengono linkati a forza. Per carità, corrispondenze e relazioni non mancano, ma non c’è un amalgama solo l’alone di ciò che sarebbe potuto forse essere un giorno un buon romanzo se Wallace, invece di darlo in pasto all’editore, si fosse premurato di ultimarlo ma temo che alla fine la noia e il disgusto verso se stesso abbiano prevalso e abbia preferito vomitarlo via per il suo stesso bene.

    • NO Pessimo no. Ma incompiuto sì. Ho scritto altrove che w. si è ammazzato per non essere stato capace di dominare la materia INCANDEsceNte della sua scrittura. Descrizioni e personaggi senza un intreccio capace di reggere il tutto.
      ma chiunque non fosse stato un onesto protestante educato nel credo della grammatica prescrittiva, chiunque non fosse stato lui, avrebbe gigioneggiato con questo capolavoro dei quasi capolavori.
      Che l’impossibilità di narrare l’oggi senza frammentare l’identità del romanzo e il suo stesso Io, fragile e depresso, l’abbia spinto a uccidersi?
      Sono uno scrittore. Comprendo e condivido la critica di fondo a I.J. ma ne riconosco una profondità, una complessità che non mi fa paura nemmeno per un cazzo di nulla. Io l’ho letto in una settimanella, e poi ancora e ancora. Ripeto il più grande scrittore, per completezza, genialità, precocità, sincerità, costruisce un monumento che nasce scheggiato, sfregiato. I suoi punti di riferimento erano i grandi russi più che i suoi connazionali, ma scoprì che non poteva farcela perché il romanzo non è più una forma espressiva capace di rappresentare i nostri tempi. Oppure non lo scoprì. Lo sapeva già-

  13. come spiegarmi a modo? ho comprato la prima copia di IJ perché stavo cercando di uscire da una Dipendenza (la Dipendenza nei confronti di una persona, per inciso) ed ero tanto immersa nella Tristezza che anche l’idea di un Intrattenimento letale, in quel momento, mi pareva allettante.
    è finita che l’ho letto quattro (sì, quattro) volte (sì, non ho vita sociale); ne ho parlato a tutti i miei amici fino ad ammorbarli; ne ho regalato una copia per natale al moroso, che è ancora a pagina 15; ho comprato l’edizione ebook e adesso me la porto dietro nel tablet ovunque io vada.
    insomma, è finita che IJ è diventato una Dipendenza, e non ci sono riunioni NA che me ne tireranno fuori.

  14. L’ho acquistato in formato elettronico per Kobo e seguendo le note mi ritrovo a saltare dal 22% al 61% e non riesco a capire da dove passare e quando, per leggere la parte saltata. O il libro elettronico ha dei buchi o davvero mi ci vuole la mappa TUSEIQUI. Ah non ho letto le tue anticipazioni perché non volevo guastarmi il gusto della scoperta.

    • Cara,
      purtroppo non ti so aiutare sul fronte e-book. C’è qualcuno che sta KOBANDO con Infinite Jest e che può dare una mano?

  15. Pingback: » Baggianate di variegata quotidianità

  16. io HO COMPRATO il libro dopo questo post. Wallace ovunque tu sia, ringrazia tegamini. Fai qualcosa per lei, dall’alto dei cieli. O per lo meno falle i grattini sotto i piedi mentre dorme.

  17. Ottimo articolo, mi hai fatto venire voglia di rileggerlo per la settimana volta.

    • Sette volte? L’hai letto sette volte?! Dovevi scriverlo tu, un articolo! 😀

  18. IJ l’avevo letto nel 2006/2007 – circa 2 mesi (leggo molto lentamente anche quando lo faccio a mente) – e girando a caso tra blog e siti sono arrivato qua. In effetti è un libro senza senso ma mi ricordo che non riuscivo a smettere di leggerlo. A volte non ha capo ne coda ma vuoi sapere dove vuole andare a finire. Ovviamente dopo sei anni non mi ricordo tutto quello che avevo letto (come le gemelle siamesi), ma non mi ricordo nenche tutte le battute di film che ho visto decine di volte.
    Quindi perchè leggere IJ? Non lo so, ma la “Leggere Infinite Jest non è troppo difficile, se sai come farlo” mi ha fatto voglia di rileggerlo.

  19. Credo che alla fine il mio preferito sia Povero Tony.
    E concordo assai per la necessaria impulsività pro-inizio della lettura: fletto i muscoli e sono nel libro!

  20. Pingback: 5 grandi libri da leggere prima di morire (che dopo è un po’ fatica) | Gazduna

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  23. Grazie, stavo per mollare a pagina 100.
    Ci metterò il tempo che ci metterò
    ma va beh adesso credo di potercela fare.
    Barbara

  24. Alessandro Reply

    Eccezionale il tuo supporto.. Sta a casa da anni. Lo leggerò! Grazie.

  25. L’ho finito oggi, Infinite Jest, dopo un anno. A metà stavo mollando.. ma tra le salvezze e gli appigli c’è stato anche questo tuo post. Una volta finito la letteratura non sarà più come prima 🙂 Stupendissimo! Qui ho raccontato la mia esperienza, spero possa servire a chi si approccia.

    http://bit.ly/1p5VybE

  26. Premetto che non leggerò mai questo libro, perché sono troppo maturo oramai – lo dico con un po’ di rammarico – per regalarmi una mortificazione del genere. Voglio però dire che è DFW era sicuramente un bello spirito e aveva la sensibilità giusta per arrivare a produrre con la maturità qualcosa di buono invece che questa spazzatura per un pubblico ingenuo che evidentemente si vuole iniziare alla soggezione e alla malafede. Beninteso, credo che l’autore sia stata la prima vittima di questa degenerazione. Chiedo in conclusione agli estimatori di DFW, almeno a coloro che hanno avuto la percezione di quello che avrebbe potuto dare, di non vilipenderne la memoria con queste ciance sul genio, sull’intelligenza, sulla difficoltà di comprensione e altre sciocchezze che sarebbero più appropriate alle teorie di Einstein. Purtroppo una società e un’editoria balorde hanno voluto fabbricare un Einstein della letteratura (una cosa ridicola solo a pensarsi) portando un bello spirito a fare scempio di sé, al delirio e probabilmente infine anche al suicidio.

      • Non ho molto da aggiungere né saprei spiegare in altro modo quello che ho detto credo in modo abbastanza chiaro. Ti rendi perfettamente conto del livello medio del pubblico effettivo di DFW e questo lo dico perché questa pagina esprime qualcosa di più, come peraltro testimoniato dal riscontro ottenuto nei commenti. Questa pagina che hai scritto se uno sa leggere tra le righe in sostanza dice: ok questo IJ è un bubbone, una cisti del sistema letterario, contiene solo acqua ma non fatevi impressionare basta un ago e ce lo togliamo dai piedi: possiamo ancora abitare il mondo delle lettere. Credo sinceramente sia l’atteggiamento vincente perché un po’ di paraculaggine è il sale della vita. Meglio ancora se uno si risparmia il tempo e la fatica di leggere 1200 pagine inutili perché è sufficientemente chiaro a tutti che DFW per la sua vanità e per l’idiozia della generazione che l’ha prodotto non ha potuto maturare un vero pensiero e uno stile per la fretta di consegnarsi al mondo come genio prima ancora di essere un uomo fatto. Il risultato è l’immagine di una sensibilità profonda ma immatura che brancola nel buio dell’intelligenza e della gloria senza venire a capo di niente. Tutto questo può essere una chiacchiera da caffè letterario ma purtroppo è qualcosa di più serio perché ha portato all’annientamento di un talento e di una persona e non ha prodotto niente se non una bolla di marketing intellettuale in cui ovviamente c’è chi sguazza e chi annaspa, ma nessuno porta a casa qualcosa.

        • Volevo mettermi lì a spiegare e a rispondere con ragionevolezza, ma non mi viene. Il libro non l’hai letto, che stiamo qui a fare? Una tale sicurezza, nel commentare qualcosa che non si conosce, è stupefacente. Se è inutile è inutile, insomma. E hai letto pure male tra le righe, ma sono certa di essere io quella che non ha capito che cosa voleva dire. E spero di diventare orba per non vedere più cose tipo “livello medio del pubblico effettivo” di qualcuno.

          • AntonioD

            Per carità incasso quello che c’è da incassare senza battere ciglio, è giusto così. Per quanto riguarda il libro è forse il caso di precisare che non l’ho letto ma me ne sono interessato abbastanza per farmene un’idea. D’altra parte questa retorica del “non l’hai letto” può essere un luogo comune quanto mai stantio: non me lo devo mica sposare DFW per capire a un certo punto di che roba si tratta. D’altra parte si parva licet capitava a Borges di recensire libri che dichiarava di non aver letto, prendendoci in pieno; la stessa celebre recensione di Montale dell’opera di Gozzano che lo fece passare per un suo cultore era dichiaratamente frutto di una veloce occhiata dell’opera dopo che gli chiesero la cortesia di scriverne. Quanto alla mia lettura tra le righe, voleva essere un apprezzamento che sono sicuro hai colto al di là di schermaglie eristiche sul politically correct di cui poco me ne fotte. D’altra parte è pur vero che hai aperto il pezzo con una serie di considerazioni – ironiche ma significative – sulla natura di quest’opera che per qualche ragione sembra essere diventata un vaccino che bisogna farsi a tutti i costi. Verrebbe onestamente da chiedersi il perché.

          • Tegamini

            Non bisogna saperlo di certo a memoria per discuterne. Io sarò fatta in un altro modo, ma se dico che un libro è inutile, frutto di vanità, tragicamente sopravvalutato e fonte di sciagura per l’intera civiltà occidentale, insomma, se sviluppo una posizione così netta e battagliera mi sentirei almeno a disagio a dire che ho evitato di leggerlo. E tirare in ballo Borges diventa anche un po’ comico.
            Ho iniziato con le considerazioni ironiche per riassumere allegramente i luoghi comuni che tutti quanti abbiamo sentito su Infinite Jest. E sicuramente me ne sono anche dimenticato qualcuno. L’idea era di raccontare cosa succede quando una persona pacifica, normalissima e serena prova a leggere un marchingegno così strano, superando proprio le menate della premessa. Che a me, onestamente, di farmi bella perché leggo 1200 pagine tende a fregarmene molto poco. Nel post c’è quello che ci ho trovato dentro io. E il post esiste perché ci ho trovato dentro qualcosa che mi ha affascinata e dato da pensare. Mica è obbligatorio, poi. E non è obbligatorio neanche partire per le Crociate, in ciabatte.

          • Franco 1953 A.S.

            Brava, un’ottima recensione e un bell’invito a leggere IJ. Io sono quasi a metà e in effetti ho cominciato come hai fatto tu: con un pizzico di incoscienza e molta curiosità. Non è facilissima la partenza ma quando si comincia a tirare qualche filo e a connettere qualche trama ti accorgi che DFW ti sta guidando in un mondo allucinante che (stupore!) assomiglia terribilmente al nostro. Solo due altri appunti:
            – La scopa del sistema mi è sicuramente piaciuto, ma mi sembra che IJ sia più geniale e terribile; e comunque Underworld è molto molto intrigante!
            – La dipendenza è forse solo qualcosa di più di una delle chiavi di lettura… probabilmente è LA chiave di lettura (e non parlo ovviamente solo dalla dipendenza dalle sostanze…)
            – E’ un mistero di come si faccia a giudicare un qualcosa (o un qualcuno) senza conoscerlo, ma forse è proprio l’dea di GIUDICARE che per me resta un mistero… parlare, discutere, anche essere perplessi, perché no… ma giudicare proprio non mi appassiona

  27. Dio ha sicuramente questo libro sul suo kindle. Oppure DFW è Dio, non so. Bellissima recensione, complimenti 🙂

  28. Ti ringrazio per l’attenzione che hai voluto dedicare a quella mia osservazione di cui in qualche modo mi onoro avendo molto apprezzato il tuo post. La mia opinione l’ho detta e la sottoscrivo, poi ognuno può pensare che sia una crociata in ciabatte, una più o meno livorosa giustificazione al fatto che non ho alcuna intenzione di sciropparmi quel libro, oppure che semplicemente sono scemo etc. Va bene tutto, io posso assicurare solo sulla sincerità della mia opinione in tutti i suoi punti, in particolare sulla simpatia e la stima per DFW e sul vero dispiacere che provo a vedere lo scempio e l’involontario ridicolo di questa falsa gloria che purtroppo getta un’ombra su quello che la mia generazione (sono del ’76) e gli anni ’90 potevano essere e non sono stati. Infine, non metto in dubbio la bontà dei presupposti del tuo pezzo e della tua lettura di IJ, anche se so bene che è necessariamente in gioco anche il condizionamento culturale che hanno costruito intorno a quest’opera (una cacata, senza scomodare Borges su cui mi hai sanzionato un po’ troppo facilmente) e che a questo punto sarebbe troppo ingenuo e corrivo da parte mia non rilevare.

  29. Grazie per aver scritto tutto questo. Per l’ironia e per la cura.
    Io l’ho iniziato due anni fa in vacanza. In 10 giorni ne avevo lette 350 pagine. Poi è rimasto in sospeso per un anno e mezzo. E ora l’ho ripreso in mano da un mese. Sono a pagina 800. Ho smesso di comprare altri libri, per aiutarmi a tenere la bussola. E’ un’esperienza. Che voglio che duri più tempo possibile.

    • Mi piace un casino quando riesco a dare consigli pratici che servono davvero a qualcosa 😀

  30. Ho finito di leggerlo poche ore fa, ora sono a letto con l’influenza e cosa c’è di meglio che leggere questa enciclopedia?
    Non so… il motivo per cui sono arrivato qui è che ho digitato in google “Infinite Jest Significato” e credo che questo sia abbastanza eloquente. Leggo sopra che molta gente è perplessa quanto me… detto questo forse sono il primo a considerare questo libro un mix tra capitoli che mi hanno esasperato e pezzi storici (quando dico storici è perché penso che certi ricordi, scene e personaggi me li porterò per tutta la mia storia).
    Il motivo per cui ho fatto questa ricerca è che negli ultimi giorni (ho impiegato quanto te, circa un mese e mezzo) mi avvicinavo al finale e questo non ne voleva sapere di arrivare, la narrazione procedeva come se rimanessero ancora almeno 500 pagine. Alla fine non l’ho capito…
    Qua mi è arrivata in aiuto la tua recensione e forse riesco a capire che il bello è proprio nel perdersi nei meandri di personalità forti e contorte, nell’affezionarsi a Don e in quei personaggi “di passaggio”… manca uno scheletro, questo è vero, ma certi capitoli come quello della videofonia sono avanti anni luce. In altri tratti segue una narrazione più commerciale (che forse gradisco di più poiché più scorrevole). Non so… confermi o io mi son perso qualcosa?? Aiutami!!
    Unica pecca e proprio non riesco a mandarla giù, sono le venti pagine sulla partita di Eschaton! Volevo prendere il libro e gettarlo per strada, ma ho resistito.
    Mi mancherà Mario, forse il personaggio più profondo nella sua silenziosa presenza.

  31. Concordo sul momento giusto inesistente: non credo esista, soprattutto per opere come questa. Mi ricorda il procrastinare che si usa con la palestra, per alcuni.

    Sul calendario degli anni sponsorizzati: comincio a pensare che il concentrare la maggior parte degli avvenimenti nell’Anno del Pannolone per Adulti Depend (oltre alla parola stessa di “Depend”) sia per sottolineare come molte cose terribili accadano quando si è adulti che devono ricorrere ad altro per andare avanti, e che queste cose da cui dipendiamo possono essere sia naturali (una donna meravigliosa che si piega su una culla) o terribili (sostanze).

    A chi si domanda se questo libro abbia un senso, mi viene da dire che ce l’ha, ma non sta in un finale. Come per la chiusa di “La Scopa del Sistema”, Wallace penso avesse bisogno di creare tutto quel turbinio lessicale (mi viene da chiamarlo sensoriale ma coinvolge solo la vista e leggermente il tatto – almeno, leggermente in più di un normale libro) e poi infilarci un’assenza proprio per esprimere una sua idea di essere umano, che quasi dostoevskianamente (e Wallace ama D.) potrebbe essere: “Hai tutto ma c’è un buco in te, quindi anche avendo tutto mai contento sarai”. I tossici riempiono quel buco con le sostanze (dio mio: non le chiamo più “droghe” per colpa di questo scrittore 🙂 ), quelli sani invece con cose magari più sane o magari non hanno il buco. O magari il buco è la noia (vedi “Il re pallido”). E penso che tutto il libro sia un oscillare tra pieni e vuoti, tra gioia e dolore: moltissime pagine ti fanno ridere a crepapelle, ma a volte sono risate smorzate la pagina seguente perché ciò che si sta narrando è terribilmente triste (il tizio col cuore nella borsetta: possa dio averlo in gloria). Questo pieno/vuoto, piano/forte mi ricorda i Nirvana e la loro formula sonora mutuata dai Pixies, quindi il passo successivo è parlare di zeitgeist degli anni Novanta ma meglio di no. Il senso di IJ è (anche, ma non solo) nella domanda: come si può stare così bene e così male allo stesso tempo? Siamo noi i ciclotimici o lo è la vita?

    La parte in cui ho riso di più: scorrere non so quante pagine per una nota che dice solo “Sigh”.
    Che poi mi viene da pensare che IJ è forse il più divertente da leggere di Wallace (sicuramente meglio di “Verso Occidente…” e meno catacombale di “Brevi interviste…”), ma io forse non faccio testo visto che nel 2008 su sto libro ci feci la tesi. Saluti.

  32. Premetto che non ho ancora letto niente di DFW, e stavo proprio cercando un libro per iniziare.
    E volevo iniziare da IJ.
    Poi mi sono ricordata che ne avevi parlato qui, sul tuo blog.
    E niente, ti volevo dire che l’ho preso e non vedo l’ora di iniziarlo.
    Grazie per avermi chiarito le idee. ^_^ <3
    L.

  33. Un serpentello niente male il tuo testo… la tentazione di mangiare la mela me l’ha fatta venire eccome! Al punto d’aver l’impressione che, se tu avessi trattato, che so?, di Tre metri sopra il cielo, mi sarebbe venuta la voglia di leggere pure quello (al di là del paradosso, è un sincero complimento rivolto alla tua fluente densità di scrittura). Aggiungo un fattore che mi spinge ad affrontare l’impresa: dopo aver cercato di rimediare in parte alla mia cosmica e quasi comica ignoranza, ho appreso che Wallace ha festeggiato la consacrazione tributatagli dalla critica, impiccandosi. Corro in libreria. Glielo devo. E te lo devo. P.S. Un saluto a Ottone.

  34. Fantastica recensione!
    Mi hai terrorizzato, avevo IJ nella zona alta della lista dei libri da farmi regalare, e dopo il tuo articolo penso di spostarlo molto più giù, in zona Fabio Volo.

    …almeno fino a quando non avrò un mese di ferie filate. 😉

    • Guarda che non c’è bisogno di ferie: se sei disposto a prendertela un po’ più comoda, puoi farne un compagno di viaggio per un paio di anni. Io ho fatto così: ho iniziato a leggerlo a fine 2008 e ho finito nella primavera del 2010. L’unica controindicazione è che, in effetti, in questo modo, ogni tanto l’idea che “infinite Jest” sia “Infinite Jest” (l’intrattenimento che ti tiene legato a se’ per sempre) ti conquista…
      Buona lettura!

      ps: non riesco ancora a parlarne tranquillamente, ma credo sia il libro che ha cambiato non la mia vita, ma la mia percezione del mondo. Tanto che ancora adesso, a 5 anni dalla fine della lettura, cerco ogni tanto qualcuno che ne parli. Questo scritto di Tegamini l’ho apprezzato molto!

  35. ho appena iniziato a leggerlo, Infinite Jest, e da qualche parte tra gli scarafaggi di Orin e le prime note a fin di libro mi sono ricordata di questa tegamini-guida, anche perchè cercavo una lista cronologica degli anni sponsorizzati. Ora con nuova forza si ritorna al mattone (che comunque dopo solo una cinquantina di pagine mi ha già irrimediabilmente affascinato). Che libro.

  36. esseperesse Reply

    Una delle cose migliori su IJ che abbia letto. Grazie.
    Che poi parliamo di un libro sicuramente dalla struttura articolata (e io ho una memoria pessima per i nomi: figuriamoci come me la cavavo coi personaggi), ma la narrazione in sè non è così difficile, anzi… io sono rimasta più volte commossa dalla semplice umanità con cui DFW è riuscito a toccare certi argomenti.

    Ci vuole pazienza, semplicemente. E magari ad una certa bisogna riguardarsi i primi capitoli, per collocare bene i tasselli che a primo impatto non si capiva come mai fossero stati tirati in mezzo.
    E poi lasciarsi prendere dalla lettura. E innamorarsene.

  37. ehi, grazie per la guida! ma lo segui ancora questo blog? e la foto con la racchetta da tennis non fa un po’ troppo poser? comunque concordo con tutto ciò che dici, se presa con leggerezza a dire il vero la lettura è anche molto scorrevole, è una lettura scorrevole ma lunga, che comunque è sempre assai meglio di una lettura non scorrevole breve. e per di più è come mangiare tanta verdura, si sente che è qualcosa che ci fa bene (in questo caso al cervello più che ai bassi organi interni).

    • E per chi lo sta leggendo e ha mollato le note a pagina 500? Esiste una specie di condono letterario o per punizione deve tornare indietro e riprendere l’utilizzo del doppio segnalibro? Se non altro ero partito bene 😉

  38. Il testo a blocchetto non agevola la lettura del tòmone.

  39. Pingback: Infinite Winter | Vladinerie.

  40. Dici che sia troppo difficile da leggere in inglese per una madrelingua italiana che studia lingue da un anno (ma inglese da 7!) all’università?
    Mi hai fatto venire voglia di leggerlo!

    • DFW l’ho sempre letto in italiano, quindi non posso darti un consiglio particolarmente informato. Di certo non ha una scrittura agevolissima… potresti fare un po’ di allenamento con qualche altro suo libro prima di lanciarti nell’impresa. Ne vale la pena, ma non è un libro facile. 🙂

  41. Sono arrivato a pagina 300, ho iniziato a sentire un po’ la fatica e mi serviva qualcuno che mi incoraggiasse ad andare avanti. Questo post c’è riuscito. Grazie!

  42. Buongiorno a Tutti!

    Chiederei cortesemente il permesso di introdurmi in questa discussione solo per raccontare la mia esperienza in merito a questo libro ed esporre qualche considerazione.
    Ho iniziato a leggere Infinite Jest ma ho smesso quando ho capito che le contaminazioni letterarie sulle quali è fondato il romanzo in realtà si possono definire propriamente ” scopiazzamenti “. La digressione scientifico-tecnologica
    concernente gli studi del padre riguardo l’Ottica Fisica ricordano i riferimenti fisici insiti nel libro ” L’arcobaleno della Gravità ” di Pynchon. In un qualsiasi saggio in merito a quest’ultima Opera è riportato il fatto che l’arcobaleno altro non è che la metafora della parabola ” disegnata ” da un missile dal momento in cui parte il razzo a quando colpisce il bersaglio. In realtà, dato che Pynchon studiò ad Itacha sia ingegneria che fisica ( delle particelle ) arcobaleno e gravità stanno ad indicare la possibile unione tra cromodinamica quantistica e teoria della gravità che insieme darebbero come risultato la ” Teoria del Tutto “.
    Andando a ritroso con la memoria ( non più eidetica, ahimè, offuscata dall’età e dall’esomoprazolo), ricordo il passo riportato in Infinite Jest che recita più o meno così :-” […]l’Eta è disposta come una Cardioide, con i quattro principali edifici volti all’interno, convessamente arrotondati nel retro […]”.
    Una simile descrizione, come anche altri riferimenti, questa quasi ossessione nella descrizione geometrica degli ambienti la si può riscontrare nel libro di DonDeLillo ” La Stella di Ratner” e nella quasi coetanea Opera di John Barth ” Giles- Il Ragazzo Capra” di cui conservo una preziosissima copia trovata ad una bancarella a Milano e pagata 2 euro!! Grazie, auguro un buon proseguimento. Andrea

    • Lei suggerirebbe dunque di lasciar perdere la lettura perché una perdita di tempo che non intrattiene e lascia altresì intendere che il povero Dave Wallace altro non sia che un ignobile plagiario?

      • Buonasera a Tutti!

        scusate per il ritardo nella risposta.
        Madame, si, più o meno. Ho letto molti libri di scrittori americani, tralasciandone altri ( ahimè ). Nonostante molti temi ricorrano spesso in Pynchon, Don DeLillo, in Faulkner come in Steinbeck e Caldwell, pur annoiandomi talvolta ho continuato la lettura per farmi un’idea storica del periodo in cui vivevano questi scrittori , della filosofia alla base del loro modo di scrivere. Sovente queste analogie mi sono servite per stabilire dei collegamenti. Ad esempio, ho letto Libra di Don DeLillo, per poi leggere il libro di William Manchester ” Morte di un Presidente “. Ho letto “la Repubblica delle Stragi impunite” del giudice Ferdinando Imposimato per scoprire che John Connally , il governatore del Texas che si trovava nella stessa macchina di JFK era conoscente di Licio Gelli e appartenevano entrambi alla P2. Ecc. Di Opere lunghe ve ne sono di migliori con le quali cimentarsi: Il Placido Don, la Saga dei Forsyte che hanno molto di più da insegnare.
        Oggettivamente, i temi trattati da Wallace invece sono triti e ritriti ( patologia, li definirebbe il fisico Premio Nobel Landau, come quando giudicava alcune opere scientifiche ). Si fa leva sulla poca memoria della maggior parte delle persone, nel ritrattare certi arogmenti.
        Sono disposto a far girare il mio libro ” Il Ragazzo Capra ” tra di Voi pur sapendo che, data la mole, lo rivedrò fra cinque- sei anni, per cercare di far comprendere ciò che intendo.
        . Fatemi sapere cortesemente dove e quando spedire tramite corriere. Grazie, auguro una buona serata e buon week end,
        Andrea

        • Lei tratta l’intertestualità come un complotto, mi sembra, oltre a vivere la lettura come un’attività agonistica. Questo almeno traspare dai suoi commenti. La ringrazio per i suggerimenti, se cortesemente ci fa presente presso quale casa editrice possiamo reperire la sua opera non la disturbo ulteriormente.

  43. Buonasera,

    Il libro ” Giles ragazzo capra ” è praticamente introvabile. È stato pubblicato dalla Rizzoli nell’ottobre del 1972 e poi mai più. Traduzione Luciano Erba. Grazie, buona serata,
    Andrea

  44. Bell’articolo che leggo vedo dopo parecchio dalla pubblicazione……..Ho amato moltissimo IJ e sono prossimo a rileggerlo, la prima volta ci ho messo più di sei mesi. Non ho più letto niente che a me personalmente entusiasmasse tanto quanto. Mi ha aperto la porta a tutta l’opera di DFW essendo il suo primo che ho letto.

    • Piero M. Grassi Reply

      Grande Tegamini, complimenti per quello che ha fatto.
      Ho finito da poco la seconda lettura di IJ (la prima vi aveva lasciato una grande confusione ma anche una serie di impressioni slegate ma molto positive).
      La seconda lettura mi ha fatto apprezzare l’opera in modo più completo (all’inizio prendevo anche appunti di quello che accadeva in ogni “capitolo”, ma dopo un po’ ho rinunciato).
      E’ una “Tragedia Umana” (dopo la Divina Commedia e la Commedia Umana) che esaspera la difficoltà di ogni persona di comunicare con gli altri.
      Adesso il libro è sempre sul comodino, in riposo sabbatico, ma prima o poi intero o a pezzi sarà ripreso.

  45. Tegamini, il tuo post mi ha emozionato.
    Sono orfano delle vite di tutti i personaggi di IJ da quattro giorni, dopo la rilettura, questa volta in inglese, di questo scherzo infinito, e mi sento un po’ perso.
    Stamperò il tuo post e lo consegnerò al mio compagno che ha il mio IJ in italiano sul suo comodino da più di un anno, e ancora nicchia. Se non lo convinceranno queste tue (splendide) parole, non credo riuscirà a farlo niente altro di quanto scritto su IJ.
    Commosso, ringrazio.

    • Ma grazie a te. L’hai letto due volte, ne saprai di certo più della sottoscritta! 🙂

      • Ha ha! Forse è così, ma sicuramente no.
        Tu sei riuscita a (de)scriverne i punti chiave con l’emozione, e l’entusiasmo, di chi l’ha letto per davvero, altro che le solite sterili critiche letterarie e stilistiche.
        Io porto IJ dentro di me, ma altro è sapere raccontarne o scriverne; forse dovrei provare un cincinìn di Demerol… uhm…
        Bravissima 😉

  46. Qua tra poco salta fuori che sono piu quelli che lo hanno letto che quelli che non lo hanno letto. Ho visto da qualche parte una dicitura in inglese che recitava: “The world is divided into two types of people; who has read Infinite Jest, and who has not read it.” Nulla mi pare più appropriato.

  47. Non so se leggi ancora i commenti, ma devo rispondere perché questo articolo è bello vero, e va detto. Sono a pagina 410 all’incirca e ho iniziato pure io così, di botto. È straordinario e svilente al tempo stesso perché ti lascia la Consapevolezza che non potrai mai fare qualcosa di altrettanto bello, intelligente, centrato, ricco. Boh, io non smetto di meravigliarmi manco dopo 20 pagine rompipalle sulla partita di Escathon (si scriverà così?)

  48. Ti seguo da un pezzo qui e sui social ma ho scoperto questo tuo post per caso, cercando notizie su IJ. Non ho letto nulla di DFW e me ne è venuta curiosità nei giorni scorsi per tutta una serie di strane coincidenze.
    Avevo acquistato tempo fa l’ebook su kindle, a futura memoria. E anche grazie a te ho deciso: stasera lo comincio. E non lo so se è il momento giusto, perché sono stanca stanca stanca per infinite ragioni pratiche e logistiche, perché su carta sto leggendo i Cazalet e forse aggiungere “mattone” a “mattone” non è una genialata, e per mille altre ragioni, ma stasera lo inizio.
    Grazie

    • Per Infinite Jest non esiste il momento giusto. Vai e tenta! :3

  49. Ciao, sono le 16.05 di domenica 7 luglio e – leggendo a voce alta questo post – sono riuscito a far cominciare la lettura di Infinite Jest a mia moglie.
    Grazie

  50. Sono capitato su questo blog per caso, in una pausa dal lavoro, scrivendo “infinite Jest” sul motore di ricerca.
    Ho iniziato il romanzo da pochi giorni, acquistato su Kindle, stimolato dal fatto che, su un sito di letteratura che seguo, un altro partecipante ne avesse intrapreso la lettura.
    I “mattoni” non mi hanno mai spaventato, se possono essere di un certo interesse ( non mi sognerei mai di imbarcarmi nell’impresa di affrontare Ken Follet o Il Trono di Spade ).
    Da ragazzo ho letto in pochi giorni Il Signore degli Anelli ( uno dei libri più belli mai letti ) e da adulto maturo in un paio d’anni mi sono sciroppato tutta La Recherche ( alternandola con letture più “leggere” ).
    Dell’autore ho letto solo, proprio prima di iniziare IJ, “Una cosa divertente che non farò mai più”, che mi ha deluso.
    Invece IJ, dopo le prime pagine, mi ha catturato. Non tanto per la trama, ancora incomprensibile, ma per lo stile di scrittura, certe descrizioni, la sensibilità per determinati argomenti ( toccante, conoscendo la biografia dell’autore, la situazione della giovane paziente depressa che ha tentato 5 volte il suicidio ).
    La tua recensione è molto utile e molto ben scritta.
    Leggerò anche altre tue recensioni a questo punto nei prossimi giorni.
    Grazie e complimenti.

  51. Davide Longo Reply

    L’ho ordinato, dopo aver cercato invano l’edizione fandango. Mi sono accontentato di un usato Einaudi del 2006.
    Domani mi arriva per posta.
    La domanda è: perché usare 2 segnalibri??

    • Perché nell’edizione Einaudi che ho io le note sono in fondo. Puoi ogni volta cercare il segno o passare il tempo con un dito nelle pagine, ma io mi son trovata meglio usando un secondo segnalibro.

  52. David Bianucci Reply

    Sto leggendo adesso. Non preoccupatevi degli spoiler (almeno nei miei confronti). Chi è il personaggio che è vivo invece che morto? Devo rileggermi per bene le mille pagine a cui sono arrivato??? 😀

  53. Sono capitata per puro caso a leggere questo post di 8 anni fa, da anni Infinite Jest cerca di attirare la mia attenzione ma non l’ho mai calcolato. Ora però le coincidenze e i richiami iniziano a diventare numerosi e questa guida mi ha incuriosito troppo! Perciò non vedo l’ora che sia sabato per tuffarmi in libreria ed acquistare la mia copia, spero di non diventare una di quelli che si sono arenati a pagina 30.

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