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Ottobre 2011

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Come il borametz, la mandragora confina col regno animale, perchè grida quando la svellono; questo grido può far impazzire chi lo sente (Romeo e Giulietta, IV, 3). Pitagora la chiamò antropomorfa; l’agronomo latino Lucio Columella, semiuomo; e Alberto Magno potè scrivere che le mandragore figurano l’umanità, con la distinzione dei sessi. Prima, Plinio aveva detto che la mandragora bianca è il maschio e la nera è la femmina. Quelli che la colgono, aveva anche detto, le tracciano intorno tre cerchi con la spada, e guardano a ponente; l’odore delle foglie è così forte da lasciare ammutoliti. Sradicarla, era mettersi a rischio di spaventose calamità; nell’ultimo libro delle sue Antichità Giudaiche, Flavio Giuseppe consiglia di ricorrere a un cane addestrato. Sdradicata la pianta, l’animale muore; ma le foglie servono a usi narcotici, magici ed emollienti.
La presunta forma umana delle mandragore ha suggerito alla superstizione l’idea che crescano al piede dei patiboli.

La mandragora

Jorge Luis Borges e Margarita Guerrero
Manuale di zoologia fantastica
Einaudi – ET Scrittori

***

Non so da dove cominciare, con questo libro, “un’opera, come altre di Borges – scrive Glauco Felici nella prefazione – difficile da collocare all’interno di un genere determinato e concluso: un compendio di nozioni mitologiche, paragonabile a uno scolastico Dizionario delle favole per uso de’ fanciulli; o il dotto divertissement d’un appassionato di creature (e scritture) fantastiche; o, semplicemente, l’ennesima occasione per praticare la letteratura”.
Ma in fondo, che ce ne importa.

Quel che importa davvero è scoprire che l’anfesibena “è serpente con due teste, una al suo luogo e l’altra sulla coda; e con le due può mordere, e corre via con leggerezza, e i suoi occhi brillano come candele”. Ma anche che sia Keplero che Giordano Bruno pensavano ai pianeti come a grandi animali tranquilli, animali sferici dal sangue caldo e dalle abitudini regolari, dotati di ragione. Scopriamo pure che le antilopi dell’alba dei tempi avevano sei zampe invece di quattro e che, grazie a tutte quelle estremità, erano quasi impossibili da raggiungere. Per ripristinare un po’ di giustizia, il dio Tunk-poj decise di mettercisi d’impegno e, dopo aver costruito dei super pattini col legno di un albero sacro che scricchiolava molto, ne catturò una e le mozzò un paio zampe, perchè “gli uomini diventano ogni giorno più piccoli e deboli. Come potrebbero cacciare le antilopi a sei zampe, se io stesso appena ci riesco?”. Impariamo che le arpie sono schifose e pallide di fame, che l’ambra in realtà è la cacca dell’asino a tre zampe e che il Baldanders è un mostro “successivo”, perchè si trasforma continuamente in qualcos’altro. Al nutrito sottoinsieme delle creaturone appartiene il Bahamut, immenso e splendente, che regge il mondo sul suo dorso di pesce. E con discreta fatica, se pensiamo che sopra al pesce c’è un toro, e sopra il toro una montagna di rubino, e sopra la montagna un angelo, e sopra l’angelo sei inferni, e sopra gl’inferni la terra e sopra la terra sette cieli. Il basilisco del Medioevo era un gallo dalle piume gialle, con le ali coperte di spine e la coda di serpente. Quel che rimane costante nei secoli è però lo sguardo che pietrifica – ogni serpente che si rispetti è nato dal sangue di Medusa – e la capacità di rendere deserto e sterile ogni luogo stupido abbastanza da ospitarlo. Il borametz è un ibrido tra il vegetale e l’animale, una pianta con quattro o cinque radici e le fronde ricoperte di lana, è un albero-agnello, che i lupi divorano con grande passione. Il Cerbero ipotizzato da Esiodo aveva cinquanta teste, ma il numero fu ridotto a tre “per maggiore comodità delle arti plastiche”. Una roba che non mi ricordavo è che l’ultima fatica di Ercole consisteva nel cavare il Cerbero dall’Inferno e portarlo in superficie, alla luce del sole. Lucrezio argomentò l’impossibilità dell’esistenza del centauro osservando che un cavallo di tre anni è un cavallo adulto, mentre un bambino di tre anni è solo un “fantolino balbettante”. A mettere insieme due creature con tale disparità di ritmi di sviluppo, il pezzo di sotto del centauro morirebbe circa cinquant’anni prima del pezzo di sopra.

E via così, creatura dopo creatura, ripescando tradizioni mitologiche occidentali e orientali, richiamando testi classici e strampalate testimonianze di viaggiatori.
Insomma, fate un favore alla vostra immaginazione e leggetele questo libro.

MADRE – flagello dei mondi – e Padre – maestro zen in levitazione – sono in visita-lampo nel capoluogo piemontese per recapitare alla loro unica figlia una preziosa scarpiera. Che a Torino le scarpiere non le vendono. Comunque, molte meraviglie sono capitate… e tutte nell’arco della mia sontuosa ora di pausa pranzo.

***

MADRE mi scorge all’orizzonte, dopo due settimane di lontananza.

TEGAMINI – Mamma! Ciao!
MADRE – Hai in casa delle ragnatele che non ci si può credere. Sono tutte nell’angolino in alto a destra, ma non ce l’hai più lo Swiffer? Te li avevo presi, l’altra volta. Grosse così sono, devi tirarle via!
TEGAMINI – ….mamma! Ciao!

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Corpi estranei assalgono Padre.

PADRE – Ma che diavolo è questa roba rosa.
TEGAMINI – Credo che siano pelucchi della sciarpa della mamma, ti hanno colonizzato.
PADRE – …e non si tolgono.
TEGAMINI – Diventerai il Tenerone!

***

MADRE, Padre e Tegamini si siedono al ristorante. MADRE dà le spalle al tavolo vicino.

MADRE – Tieni la mia giacca, mettitela lì dietro sulla tua spalliera della sedia.
TEGAMINI – Cos’ha che non va la tua spalliera?
MADRE – Sono troppo vicina a questi qua dietro.
TEGAMINI – Tienti la tua benedetta giacca come fanno tutti quanti.

Mezz’ora dopo, i due del tavolo dietro a MADRE assestano un manrovescio a un bicchiere d’acqua. Alcuni schizzi colpiscono di striscio la giacca di MADRE.

MADRE – Ecco, te l’avevo detto.
PADRE – Vedi, con tua madre succedono continuamente cose di questo genere.
TEGAMINI – Ha i poteri.
PADRE – Sono spaventato.

***

C’è coerenza. E c’è anche ostruzionismo.

MADRE – Francesca, ma guarda che collino secco che hai. Ma mangi? Sei tutta pelle e ossa. Ma stai bene? Devi mangiare, anche la frutta.
TEGAMINI – La probabilità che io muoia d’inedia è remotissima. Prenderò la carbonara.
MADRE – …ma che schifo, è grassa! Mangia il rollé di coniglio.
PADRE – Io mangio il persico con le verdure.
MADRE – …per carità, guarda che il persico lo pescano in quel golfo con dentro il piombo.

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Si rimpiangono i bei tempi andati.

PADRE – Valeria, te lo ricordi Eta Beta?
MADRE – Certo, che mangiava quelle palline… ma cos’erano.
TEGAMINI – Naftalina.
PADRE – Naftalina! …erano belli i nostri fumetti, mica come quelli che ci sono adesso.
TEGAMINI – Vabè papà, adesso non venirmi a dire che uno che mangia la naftalina è il genio del secolo…

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Con un rispettabile pezzo di pane, faccio la scarpetta nel sughetto di coniglio.

MADRE (in dialetto piacentino – che non so nemmeno trascrivere -, mentre mangia patatine con le mani) – FRANCESCA! COSA FAI ANCHE IL PUCCIO? IN PUBBLICO?

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Si affrontano difficoltà indicibili.

MADRE – Tuo padre ne ha fatta subito una delle sue. Abbiamo parcheggiato davanti al portone e non riuscivamo ad aprirlo.
PADRE – Eh, pensavo che fosse il mazzo di chiavi nuovo, son stato lì un bel po’ e non andava bene neanche una chiave.
MADRE – Certo che se andiamo al 35 invece che al 33…
PADRE – Ma sono i portoni. Sono assolutamente identici.
MADRE – Tuo padre sta perdendo colpi. Ci manca solo che si perda sotto casa e poi le ho viste tutte.

***

Una cosa l’ho imbroccata.

MADRE – Ho visto che stai coltivando una zolla d’erba.
TEGAMINI – Già.
MADRE – …brava!

***

Ci fermiamo al semaforo per fare la lista della spesa.

PADRE – Adesso ti andiamo anche a fare un po’ di spesa, che se no qua.
TEGAMINI – Ma ho tutto, papà, non imbarcatevi in sbattimenti assurdi.
PADRE – La carta da cucina ce l’hai? E la cartaigienica? E la birra?
TEGAMINI – …mah, la birra è finita. Se proprio passi davanti al supermercato…

***

Padre mi telefona alle sei di sera.

TEGAMINI – Papà, siete arrivati?
PADRE – Macchè, siamo appena partiti.
TEGAMINI – Ah, ma avete fatto un giro?
PADRE – Eh sì, magari.
TEGAMINI – Ma perchè no?
PADRE – Tua madre ti ha sterilizzato la casa.
TEGAMINI – Dovevi fermarla, in qualche modo.
PADRE – …e come? Davvero, come?

***

Basta, li amo immensamente.