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PERBACCO SONO FELICIONA.
Ecco, dovevo dirlo subito.
Ben giunte e ben giunti alla presentazione più o meno ufficiale di un’impresa folle e – almeno per noi – molto divertente. Anzi, credo non si tratti precisamente di un “progetto”, ma più che altro di un passettino ulteriore nella storia di un’amicizia nata su Instagram e in fase di gioiosa lievitazione. Siamo tre panettoni contenti, insomma, anche se con Elena e Francesca di République Fabrique non abbiamo ancora affrontato lo spinoso argomento. Magari a loro piace il pandoro – ragazze, vi piace il pandoro? A tutte e tre, comunque, piacciono indiscutibilmente le vestaglie. E abbiamo deciso di produrne un po’ per allietare il vostro Natale – e gli innumerevoli mesi a venire, perché di vestaglie c’è sempre bisogno.

Come?
Quando?
Perché?

Ho conosciuto Elena e Francesca grazie a uno dei numerosissimi DM che arrivano e che fanno all’incirca così: ciao Tegamini, possiamo mandarti uno dei nostri vestiti? Io non finisco sempre per accogliere tutti i vestiti (o inserisci qui oggetto casuale) che mi propongono, anzi. Nel caso di République Fabrique, però, è stato un po’ subito amore, forse anche per le somiglianze di percorso che son subito venute fuori. Anche Elena e Francesca hanno lavorato per tanti anni in “incognito”, coltivando nei ritagli di tempo quello che speravano di poter fare a tempo pieno. Cinque anni fa hanno aperto a Brescia il loro negozio/laboratorio/campo base per corsi di cucito, cercando di obbedire a una filosofia lodevole: inventare abiti unici – perché ogni pezzo è disegnato e cucito a mano con perizia e grande competenza da loro medesime –, portabili – perché cosa fai dei vestiti belli se poi possono stare bene a una tipologia umana molto ristretta – e poco inclini allo spreco – perché anche i ritagli più scalognati possono trovare una seconda vita. Oltre al negozio, si prendono indefessamente cura di uno shop online che ospita le loro collezioni stagionali e somiglia tantissimo a loro due – sono fan delle descrizioni di prodotto che sfornano. Conoscere il gatto Martino non è un’esperienza replicabile online, ma fidatevi. Sono andata a trovarle a Brescia e Martino è un aiutante prezioso.
Non mi ricordo bene come ci è venuta in mente la faccenda delle vestaglie. Forse scherzavamo. Forse abbiamo buttato lì un MA DAI SCUSA FACCIAMO LE VESTAGLIE. E poi ci siamo accorte che non era poi un’idea così bislacca – per i nostri standard, almeno. E me le sono ritrovate a Milano con una cartella di disegni e scampoli da selezionare. Abbiamo “stabilizzato” i due modelli, abbiamo fatto le necessarie prove a livello di tessuti e di vestibilità ed eccoci qua, con due vestaglie che spero possiate amare anche voi. Sì, sono bizzarre. Ma sono anche un’ottima sintesi di come siamo noi.

Le vestagline sono due.
La vestaglina di tartan.
E la vestaglina con le alucce.

Elena e Francesca raccoglieranno gli ordini sul sito e realizzeranno ogni vestaglia a mano – ricami compresi. Oltre al necessario “Team Vestaglia” – grido di battaglia d’elezione per la sottoscritta – si potrà aggiungere il ricamo che vi pare. Come potrete ben constatare dalle scemenze che ho scritto sul sito per presentare i due modelli, son vestaglie dotate di una spiccata personalità (anche se non prenderanno vita come il mantello del Dr Strange, non temete) e di materiali selezionati con attenzione. Facciamo sempre le pulci alle etichette di composizione dei maglioni… ecco, la vestaglia di tartan è di lana, per dire. Quella di tartan è un po’ più esuberante, mentre quella di felpa morbidosa è pronta ad assistervi con maggiore razionalità – dotandovi di aluccine per sostenervi durante la scalata delle menate quotidiane.

Vi risparmio i dettagli tecnici perché di quelli si sono già occupate egregiamente loro sul sito, ma spero di essere riuscita a convogliare davvero la fierezza che provo. La vestaglia è diventata la mia uniforme lavorativa e un po’ pure la mia bandiera, ma è anche il mio bozzolo contro le avversità. Il fatto che due ragazze così brave abbiano deciso di strutturare con me quest’impresa assurda e di “prestarmi” il loro talento, il loro tempo (ce n’è voluto e ce ne vorrà ancora di più) e il loro appoggio organizzativo è un regalo che potrebbe comodamente bastarmi per tutte le festività a venire. Insomma, spero amerete. E spero vi vestaglierete con foga.

Note conclusive all’insegna della praticità.

Per ogni quesito stilistico/logistico (es. Voglio donare una vestaglia alla mia amica Mariuccia per Natale, ma riusciamo a farla arrivare in tempo e a ricamarci anche su MARIUCCIA e magari a prevedere già una confezione da mettere sotto l’albero?) vi consiglio di leggere bene quel che c’è sul sito – vestaglina di tartan e vestaglina con le alucce. e di chiacchierare con Elena e Francesca, anche su Instagram.

Ho affidato alle cuorone un po’ di regalini cartaceo-libreschi che verranno infilati randomicamente nei pacchetti in partenza. Insomma, diversi ordini avranno anche un pensierino molto tangibile da parte mia.

Se volete usufruire di République Fabrique nel suo complesso, ecco qua un codice da utilizzare sullo shop.
Con TEGAMINIPARTY ci sarà il -15% su tutto lo shop – tranne le vestagline. In più: spedizioni gratuite con ordine di minimo di 100€.

Tutte le immagini che trovate in questo post (e troverete sul sito di Fabrique e sui nostri social) sono state scattate dalla sempre meravigliosa Eleonora Proietti, che mi tollera anche se sono infotografabile perché a) continuo a muovermi e b) non sto mai zitta – e non sto mai zitta perché le devo dire che secondo me in foto vengo male, creando una specie di circolo vizioso dell’assurdità.

Che altro aggiungere.
Spero di vedervi aderire con entusiasmo al Team Vestaglia.
Per me è un’avventura nuova. E sono vergognosamente felice di aver trovato due compagne di viaggio (più il gatto Martino) con cui condividerla.
E c’è posto anche per voi. 🙂

Che avete comprato al Black Friday?
Io niente.
Ho solo accumulato desideri e frustrazioni, come al solito.

Prima di procedere con gli aggeggi che ho amato questa settimana, ecco una piccola nota metodologica – che si è resa necessaria a questo giro e che potrebbe servire anche nelle prossime puntate di questa PRODIGIOSA rubrica. Tutto quello che avete visto nelle puntate precedenti è frutto di desideri purissimi, spontanei e non sollecitati. Ma mi sta capitando, ormai spesso, di essere contattata per inserire questo o quel prodotto nei post di Weekly Wishlist. Non è successo, fino a questo momento, che mi garbasse davvero qualcosa di quello che mi veniva segnalato e, dunque, ho declinato con grazia. Di recente, però, sono stata più fortunata e ho effettivamente trovato roba sensata e coccosa, che poteva benissimo far parte di una Weekly Wishlist. Dato che non si tratta di “ritrovamenti autonomi” ma di una reazione positiva a uno stimolo proveniente da altre entità, i prodotti che approdano in Wishlist in questo modo verranno serenamente segnalati con un sobrio * accanto al nome del brand. E ogni Wishlist che conterrà uno o più prodotti di questo tipo finirà anche nella categoria “Collaborazioni”. Perché è una forma di pubblicità. E niente, va detto. Senza problemi.
Perdonatemi per il mammozzone burocratico, ma faccio del mio meglio per essere una pia donna e mantenere un rapporto di mutua comprensione e rispetto nei confronti di chi investe il proprio tempo per venire a leggere cosa scrivo.

Procediamo?
Forza e coraggio!

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Tra i numerosi accidenti che hanno funestato le mie ambizioni per il Black Friday c’è sicuramente anche questa nuova e GESTIBILISSIMA passione per la roba fatta di seta al 100%. E che sarà mai. Ma prenditelo un foulard di Silken Favours, capirai! E invece no. Bisogna procedere con cautela, perché le stampe pazze sono troppe e ci si mette un attimo a sviluppare una dipendenza. Silken Favours è un marchio londinese che produce anche cuscini clamorosi e abbigliamento stravagante, privilegiando i motivi complicati e gli animalini adorabili. Ci sono sciarpe tempestate di corgi reali, gattini, colibrì, ghepardi o ogni genere di creatura che l’onnipotente ha mandato in terra. In pratica sono riusciti a sintetizzare in camicioni e foulard tutto quello che adoro, premurandosi anche di pensare a un’eccezionale composizione tessile.
La sofferenza è grande.
VOGLIO DIRE, SONO CONIGLIETTI.

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Non so dove voglio andare d’inverno con dei fiori in testa – presto, che qualcuno mi porti su una spiaggia tropicale – ma nulla può impedirmi di voler bene alle coroncine di Mon Lisa. Sono fatte a mano, si annodano civilmente sulla nuca (o dove siete più comode) e possono finirci sopra gli aggeggi più disparati. Pon-pon compresi – perché fa freddo, ovviamente. E nulla scalda il cranio come una fila di pon-pon, si sa.

Un post condiviso da Mon Lisa (@monlisaofficial) in data:

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Ma torniamo per un attimo al pragmatismo. Pensiamo alle vestaglie. La vestaglia, come chiunque abbia avuto la pazienza di sciropparsi una mia giornata su Stories o su Snapchat sa bene, è in assoluto il capo d’abbigliamento che utilizzo con più frequenza – e con più amore. Ne ho solo due e finiscono forsennatamente in lavatrice a turno, perché non posso assolutamente affrontare l’inverno senza infagottarmici dentro e trovarmele entrambe da lavare sarebbe inaccettabile. Per limitare l’ansia, dunque, ho deciso di ampliare il parco vestaglie, lavorando sull’esperienza accumulata per trovare un modello a) pratico, b) poffoso, c) con le maniche non troppo largone (perché non posso continuare a travolgere roba e devo potermele tirare su senza troppi sbattimenti quando lavo culetti o riempio la lavastoviglie, d) calda come un piumone ma non voluminosa come un piumone, e) collo-friendly, perché sono vecchia e mi ci avvolgo fino al naso e amo sotterrarmi nella morbidezza fino agli zigomi VA BENE, d) dotata di tasche dove inserire bavaglini, biscotti, telefoni, calzini numero 21 che trovo in giro per casa, fazzoletti, ROBA CHE SERVE. Ebbene, frugando sul sito di Cotonella* ho trovato la terza vestaglia. Ha tutto. Potrebbe funzionare. È lei. Ha pure un gioioso motivo natalizio e le tasche a forma di CUORINI. Dobbiamo incontrarci, vestaglia. Cingimi! RALLEGRIAMO INSIEME IL FOCOLARE DOMESTICO.

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Ce l’hanno tutte. Ma la voglio comunque.

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La storia è semplice. Un coniglietto torna a casa con la sua mamma a sera tarda. La mamma lo porta in braccio, mentre lui sonnecchia e osserva quello che succede intorno a loro. I movimenti della città. Gli altri. Le luci. Le piccole azioni che accompagnano una giornata che finisce. Perché la domanda che dobbiamo farci, quando andiamo a dormire, è sempre la stessa: che cosa significa sentirsi davvero a casa, al sicuro? Com’è sentirsi amati?
Il libro si chiama The Way Home in the Night ed è scritto/disegnato da Akiko Miyakoshi. E io ho pianto solo a leggere la sinossi.

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Una lampada a forma di diplodoco. A chi non serve, dopotutto?

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L’ultimo oggetto del desiderio di questa settimana è qualcosa di glorioso. TheFabLab, in un momento di indubbio genio, ha deciso di sfornare degli umarell da scrivania. Per chi non vivesse a Milano o non avesse mai sentito questo termine, gli umarell sono i vecchi che guardano i cantieri. Quelli che si posizionano davanti a un qualsiasi scavo/ponteggio/transenna/opera urbanistica in fase di realizzazione e osservano i lavori in corso con le mani dietro la schiena, pronti a dispensare suggerimenti utili agli esasperatissimi operai. Ebbene, da oggi potrete piazzarvi un umarell sulla scrivania e avere anche voi un anziano – progettato e stampato in 3D – che vi fissa mentre lavorate. Sono in visibilio. E sono certissima che la mia produttività ne gioverebbe.

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Nell’impossibilità di trovare qualcosa che possa competere con l’umarell, direi di chiuderla qui. Alla prossima Weekly Wishlist e felici desideri a tutti! :3