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Silvia Pareschi

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Ci siamo. Lo so, l’immagine di copertina di queste guide ai doni di Natale editorial-letterari diventa di anno in anno più grottesca, ma dispongo di un senso dell’umorismo davvero elementare e mi basta pochissimo per divertirmi. Parto con la solita tiritera delle premesse metodologiche.

Cosa troverete in questo listone? Le strenne. Le strenne si configurano come idee-regalo efficaci perché sono libri dal perimetro tematico molto chiaro e perché sono tendenzialmente degli oggetti “belli”. Insomma, edizioni curate che offrono una buona risposta a un interesse dichiarato e manifesto. Ogni anno faccio il possibile per coprire un ampio ventaglio di argomenti ma, in quanto frutto di una selezione soggettiva, tendono a finirci inevitabilmente dentro delle proposte che rispondono anche alle mie fissazioni e alle mie curiosità. Mi auguro possano coincidere con quelle delle persone a cui vi va di fare un regalo… o con le vostre.

Al fondo del post troverete ulteriori collegamenti per esplorare le liste degli anni passati e vi esorto a spulciare ben bene anche gli eventuali paragrafetti che concludono le singole “schede”, perché anche lì troverete suggestioni e indicazioni aggiuntive. Non sono stata lì a contare, ma quella di quest’anno è largamente la lista più nutrita che mi sia capitato di comporre. Spero possa essere d’aiuto.

[Sì, la lista contiene dei link di affiliazione. Nulla vi vieta di prendere nota dei titoli e di andare a procurarveli nella vostra libreria di fiducia o nei luoghi che frequentate abitualmente, ci mancherebbe altro.]

Procedo.


Hjörleifur Hjartarson & Rán Flygenring
Il libro segreto degli elfi d’Islanda
IPERBOREA

Traduzione di Silvia Cosimini

Per chi ha già esplorato gli sconvolgenti paesaggi vulcanico-ghiacciati e per chi continua a sognare d’andarci, una mattissima ricognizione di un pezzo molto significativo del folklore islandese: gli elfi. Che fanno, dove si nascondono, come interagiscono con gli esseri umani, di quali prodigi o iatture sono responsabili. Un curiosissimo viaggio che mescola racconto, illustrazione, meta-contributi, epoche e registri diversi per coltivare miti e comprendere come continuino a persistere nella storia culturale del presente.

Paesaggi gelati e incontri che squarciano il velo della realtà? Possiamo orientarci anche su Susanna Clarke – già dal mondo acclamatissima per Jonathan Strange & il signor Norrell (stupendo) e per Piranesi (lo dovrei leggere ma non ci sono ancora arrivata). Anche Il bosco d’inverno (Fazi) fa parte del medesimo universo e racconta di una ragazza inquieta – come tutte le sante – che comprende meglio la natura e le bestie di quanto capisca le persone. È smilzissimo ma deliziosamente illustrato e sia per formato che per copertina ricorda le fiabe di Coralie Bickford Smith.
Altre fantasticherie? L’Ippocampo sta creando una mini-collana illustrata per mappare le entità leggendarie: streghe, fate, mostri, draghi.


Laura Pasquini
Il diavolo | Storia iconografica del male
CAROCCI

La festività che celebra la nascita del Bambin Gesù potrebbe essere quella meno opportuna per presentarsi con un tomo riccamente illustrato che indaga la parabola iconografica del demonio, ma chi sono io per moralizzarvi. Anzi, sono prontissima ad accompagnarvi fino all’Albero della Conoscenza e a indicarvi la mela più matura. Pasquini parte dalla remotissima antichità per approdare al presente e, tra code puntute e lingue di fuoco, ricostruisce il percorso figurativo del diavolo e le molte facce che nel corso dei secoli ha deciso di “indossare” per tentarci. Una magnifica panoramica per il più temibile degli avversari.

Un corollario? Di diavoli Gustave Doré ne ha sicuramente raffigurati parecchi… e non solo nel “suo” Inferno dantesco. Per ritrovarli e per esplorare il vasto rapporto di Doré con il mitologico e il fantastico c’è un volumone notevole uscito per l’Ippocampo.


The Christmas Book
PHAIDON/MARSILIO ARTE

Tradizione, folklore, immaginario pop, giocattoli, addobbi, abeti, pacchetti, renne, musica… il Natale è un costrutto multiforme in cui convergono usanze, fede, riti turbocapitalistici e speranze umane d’ogni sorta. The Christmas Book – ideato da Phaidon e pubblicato qui in Italia in una co-edizione con Marsilio Arte – ambisce a raccontarci che cos’è (e che cos’è diventato) il Natale a partire da una sterminata molteplicità di contributi visivi commentati, dalla storia dell’arte alla pubblicità, dal cibo ai riti collettivi.


Giulia Depentor
Dinastia | Alla ricerca della tua storia di famiglia tra segreti e misteri
FELTRINELLI

La ricerca autoriale di Giulia Depentor si è in prevalenza concentrata sui cimiteri e sulla valenza culturale dei riti funebri. Non sarà un tema particolarmente festoso, va bene, ma è senza dubbio curioso e ricchissimo di spunti, storia e sorprese. Anche Dinastia si occupa di memoria, incoraggiandoci però a ricostruire le gesta dei trapassati attraverso gli strumenti della genealogia e parecchio spirito investigativo. Insomma, in questo libro troverete Depentor che va volenterosamente alla ricerca dei suoi avi ma anche una guida pratica per far luce sulla vostra storia “dinastica”.


Jens Andersen
Lego | Una storia di famiglia
SALANI

A Ole Kirk Kristiansen, falegname di campagna, dobbiamo molte gioie, anche se la “sua” Lego era incomparabilmente più piccola di quella che conosciamo oggi. Tutto inizia in Danimarca nel 1934 e, tra innovazioni, invenzioni geniali e abbondante spirito d’adattamento, nasce un impero – rigorosamente fatto di mattoncini. Questo libro, autorizzato e benedetto dagli stessi Kristiansen, ricostruisce la storia delle tre generazioni che hanno contribuito al successo planetario della Lego, tra cronaca aziendale e saga di famiglia.


Sofia Coppola
Archive
MACK BOOKS

Dalle Vergini suicidePriscilla, questo tomone poderoso – curato dalla stessa Coppola – raccoglie i materiali più significativi che hanno accompagnato la regista durante la produzione dei suoi film. Alla conclusione di ogni lavoro, Coppola inscatolava tutto quello che le era servito in fase di sceneggiatura, riprese, definizione della scenografia, costumi, bozzetti, foto scattate sul set e memorabilia di ogni genere. Ecco, dopo aver accumulato parecchi scatoloni, ha deciso di aprire il suo notevole archivio e di riorganizzare i reperti più salienti in questo libro.

E in italiano cosa c’è? Potete orientarvi felicemente su Sofia Coppola: Forever Young di Hannah Strong, uscito per Il Saggiatore. 


Kate Strasdin
Il diario di Mrs Anne Skyes | Una vita in abiti e stoffe
FELTRINELLI

Traduzione di Mariagiulia Castagnone

Strasdin è una storica della moda e, nel 2016, ha ritrovato in fondo a un vetusto baule un album unico nel suo genere. Iniziato nel 1838 da una giovane donna inglese assai meticolosa, l’album conteneva numerosissimi scampoli di stoffa “commentati”. Tra annotazioni biografiche, viaggi, coordinate spaziotemporali e occasioni mondane ben catalogate, Strasdin ha studiato a fondo l’album per ricomporre in questo libro la parabola personale della sua proprietaria e lo spaccato sartorial-sociale di un’epoca intera.

Vogliamo intripparci ulteriormente con orditi, trame e filati? Da Gribaudo trovate anche La grammatica dei tessuti di Michela Finaurini. Potrebbe interessarvi un’incursione negli archivi inestimabili del Musée de l’Impression sur Étoffes di Mulhouse – già luogo di pellegrinaggio per chiunque crei abiti? Ci ha pensato Taschen con i due volumi di The Book of Printed Fabrics | From the 16th century until today
Ulteriore corollario: ci sono persone di vostra conoscenza che vogliono approcciarsi al lavoro a maglia? Perfetto, qua c’è Knit, knit, knit! di Sara Menetti (Feltrinelli), un manuale illustrato sull’arte di sferruzzare. Volete imparare a rammendare a livello squisitamente pratico ma volete anche assimilare i valori filosofico-conservativi legati al rammendo? C’è Con ago e filo. Un manuale per rammendare abiti, abitudini e cuori di Sonya e Nina Montenegro (Quinto Quarto).


Camilla Sernagiotto
Senza scadenza | L’intramontabile packaging made in Italy
ULTRA

Per il Team Nostalgia e per chi ama esclamare “ah, ai miei tempi saltavamo i fossi per il lungo!” ma anche per chi nutre un più che legittimo interesse per il packaging e per la grafica commerciale, Senza scadenza è un’avvincente enciclopedia visiva dei prodotti più caratteristici della storia industriale italiana.

Delle amarene Fabbri vi intriga più il lettering che la confezione? Non c’è problema, pure quello è assolutamente fondamentale e potrete approfondirne numerosi aspetti in Thinking with type. Tipografia e progettazione grafica: una guida critica di Ellen Lupton per Quinto Quarto.


Fornasetti | Memorie del futuro
ELECTA

La bellezza devastante dell’immaginario fornasettiano non ha bisogno di particolari presentazioni. Piero fonda il marchio negli anni Quaranta e Barnaba, il figlio, ne raccoglie l’eredità, valorizzando gli archivi paterni e traghettando il marchio verso i vasti orizzonti internazionali. Tra arte, design, fantasia originalissima e soluzioni disallineate, quello di Fornasetti è un universo creativo unico. Questo librone è un po’ il “greatest hits” del marchio, una retrospettiva museale sfogliabile e anche un buon premio di consolazione, visto che le seggiole con lo schienale a forma di capitello io non me le posso ancora permettere anche se le amo di un amore puro, sconfinato e assoluto.


Matthew Shindell
La luna. Miti, scienza e mappe
EINAUDI
Traduzione di Daniele A. Gewurz

I Saggi Einaudi hanno una gabbia molto riconoscibile e codificata. Sì, sono dei libroni rigorosi e spesso sono accompagnati da apparati iconografici d’eccezione, ma capita molto di rado di imbattersi in un esemplare di questo tipo, sia per formato che per veste grafica “indipendente”. La luna è un compendio eclettico del sapere astronomico accumulato dall’umanità a proposito del nostro nobile satellite ma anche un viaggio nella leggenda e nel mito, una spedizione – corredata da mappe e da un notevole dispiegamento di forze visive – fatta di scienza, storia, arte e suggestioni popolari. Tifo indiavolato per i Saggi fuori formato.


Elizabeth Stamp
150 librerie da vedere almeno una volta nella vita
24ORE CULTURA

Qua vorrei dire SENTI ELIZABETH FAREMO IL POSSIBILE POTRESTI ANCHE NON METTERLA GIÙ COSÌ PERENTORIA ma la verità è che vorrei prendere in mano questa guida ragionata delle librerie più piacevoli e avvenenti del mondo e salire sulla prima metro per Linate. Turismo bibliofilo, ce lo meriteremmo.

Orizzonti geografici leggermente meno ambiziosi ma comunque suggestivi? C’è Andare per i luoghi dell’editoria di Roberto Cicala per “Ritrovare l’Italia”, meravigliosa collana del Mulino che molte peregrinazioni mirate potrebbe ispirare.


Peter Brown
Il robot selvaggio
SALANI

Traduzione di Dida Paggi

Non infilo quasi mai della narrativa-narrativa nei listoni delle strenne perché quelli sono suggerimenti che rispondono a tutto un altro ordine di criteri, per quanto mi riguarda. Può accadere nel caso di edizioni speciali di particolare pregio – spesso per i classici – o per libri che penso contengano una lucina eccezionale che può davvero far bene in maniera indiscriminata praticamente a tutti. Il robot selvaggio ci ha trasformati in fagotti singhiozzanti al cinema, ma vi farei volentieri notare che la storia comincia da qui. Per chi ha amato il film e vuole il libro da coccolare ma anche per chi non sa niente del film e ha semplicemente bisogno di una storia dotata di cuore.


A cura di Maria Luisa Frisa
I racconti della moda
EINAUDI

Mentre continuiamo a gridare NON È AZZURRO È CERULEO!11!!1 e cerchiamo di capire perché all’improvviso dobbiamo tutte quante rimetterci i mocassini, la moda sta già pensando a come dovremo vestirci l’anno prossimo. Di moda si parla per strada, nei camerini, sulla stampa più o meno specializzata, in ogni più remoto angolo dei social, alle conferenze sul clima, nei consigli d’amministrazione e nelle aule universitarie. Vuoi che non se ne parli nei libri? Frisa raccoglie in quest’antologia “tematica” una selezione di racconti – decisamente illustri -, contributi e inchieste che ben si collocano in uno dei tanti vortici propulsivi che rendono la moda una forza viva, pronta a investirci con la sua carica estetica, artistica e sentimentale.

Bonus track: Alessandro Michele che dialoga con Andrea Coccia e ci spiega da dove vengono tutti gli incantesimi che in questi anni ha disegnato.


A cura di Michela Dentamaro
Crear sé stessa – Vol.I | Storia della moda raccontata dalle scrittrici

RINA EDIZIONI

Restiamo nel territorio della moda con un altro progetto antologico davvero fascinoso, frutto di un lavoro improbo d’archivio e arricchito dalla prefazione di Olga Campofreda, da numerose illustrazioni originali e da un inserto cartamodellistico. Questo primo volume (a cui ne seguirà un altro) raccoglie una selezione di scritti e articoli di moda firmati da autrici italiane usciti dagli anni ’70 dell’Ottocento agli anni ’20 del Novecento. Sibilla Aleramo, Mara Antelling, Contessa Lara, Rosa Genoni, Marchesa Colombi, Olga Ossani, Matilde Serao… tutte si sono cimentate con il racconto di stili, tendenze, abbigliamento e muliebri occupazioni. I giornali “da donna” erano relegati ai gradini più bassi della catena alimentare e giudicati privi di una vera rilevanza culturale – che novità, vero? – ma hanno configurato uno spazio d’azione inedito per l’affermazione professionale delle voci femminili, trasformandosi anche in un’arena di riflessione autentica sulla condizione della donna nella società. Testimonianze preziose e rivelatorie, che possono continuare a parlarci anche oggi.


Nick Pachelli
The Tennis Court | A Journey to Discover the World’s Greatest Tennis Courts
WORD UNITED

Dunque, da quando me lo sono regalato in settembre non pare sia uscita un’edizione italiana, ma facciamo che siamo tutta gente di mondo e possiamo apprezzarlo lo stesso. The Tennis Court è un progetto fotogiornalistico che raccoglie circa 200 ragguardevoli campi da tennis, che Pachelli ritrae e descrive dagli angoli più imprevedibili del pianeta. Ci sono gli stadi degli Slam ma anche i circoli celebri, i campi geograficamente remoti e i più insoliti. Il risultato è una celebrazione visiva del tennis come luogo d’incontro, impresa sportiva e atto estetico. Beccati questo, padel.

Altri suggerimenti per rallegrare chi apprezza questo sport? Il tennis come esperienza religiosa di David Foster Wallace, il tomone principesco che Roger Federer ha composto con Assouline come biografia visuale della sua carriera, un abbonamento al Tennis Italiano – storica rivista mensile ben rilanciata da Fandango -, Open di Andre Agassicosì non m’accusate di dimenticanze illustri e Vite brevi di tennisti eminenti di Matteo Codignola (Adelphi).


Miranda Smith
Un dinosauro al giorno
NORD SUD

Non ho la minima intenzione di confinare i dinosauri alle proposte editoriali per l’infanzia, soprattutto se possono farci compagnia per 365 giorni in tutta la loro multiforme varietà. Questo atlante illustrato ci farà fare amicizia, scheda per scheda, con un dinosauro al giorno per un anno intero. Sì, ne scoprirete di nuovi. Sì, quelli che già amate verranno a salutarvi.

Saggistica divulgativa in area dinosauresca? Vi rammento volentieri Steve Brusatte e il suo Ascesa e caduta dei dinosauri (UTET) o La storia della vita in 25 fossili di Donald R. Prothero (Aboca Edizioni). Oppure Dinosauri eccellenti. Da Ciro a Sophie, storie di celebrità estinte di Willy Guasti (Gribaudo).


Riccardo Falcinelli
Visus | Storie del volto dall’antichità al selfie
EINAUDI

Falcinelli prosegue nella sua godibilissima e autorevole operazione visivo-divulgativa con Visus, un’indagine (supportata dal consueto e abbondante apparato iconografico) sulla rappresentazione del volto in arte, scultura, fotografia e “nuovi” mezzi. I modi che scegliamo per raffigurare qualcosa sono sempre il prodotto di un contesto storico, di una deliberata decisione simbolica e di obiettivi precisi. E leggere le immagini con gli strumenti giusti non può che aiutarci a decodificare il mondo.

Cos’è uscito prima, sempre a cura di Falcinelli? Cromorama – dedicato al colore e ai suoi significati – e Figure – che decodifica l’immagine con occhio simbolico-compositivo.
Un valido corollario? Volti nel tempo. Una storia del ritratto fotografico (Einaudi) di Phillip Prodger.


Bram Stoker
Dracula
Illustrazioni di Christian Quesnel
L’IPPOCAMPO

Dopo aver ospitato diversi classici illustrati da Benjamin Lacombe, L’Ippocampo sta facendo spazio ad altri artisti, soprattutto sul fronte della letteratura “fantastica”. Disponiamo di Araya, insomma, ma eccoci qua anche con il Dracula di Quesnel – una strenna da manuale.

Altri classici in “belle” edizioni? Sbizzarritevi comodamente con la collana Bur Deluxe – che sembra più un nome da elettrodomestici di fascia altissima, ma tant’è.
Un classico incendiario riproposto in una versione che è anche un bell’oggetto? Eccovi questo Fahrenheit 451 di Bradbury negli Oscar Cult, con il taglio colore e una fascetta da non buttare via dopo tre secondi. Che fa Einaudi? Il classico che torna quest’anno in una nuova traduzione e in versione Supercorallo-cofanetto è I demòni di Dostoevskij (a cura di Manuela Guercetti). Altri cofanetti? Ponte alle Grazie ha riunito Il racconto dell’ancella I testamenti qui, mentre E/O ha appena sfornato quello della quadrilogia dell’Attraversaspecchi – vi segnalo l’oggetto con fini di solerte informazione, perché io non mi sono mai imbarcata nella lettura – e trovate sempre anche i sei volumi della saga di Blackwater di McDowell per Neri Pozza.


Mariano Tomatis
Il mio libro di magia
TLON

Mariano Tomatis è un prodigio. Non avrei altro da aggiungere ma mi sento di produrre comunque un piccolo spiegotto su questa guida. Sì, contiene indicazioni pratiche su come cimentarsi nell’arte dell’illusionismo e propone anche una riflessione valente sul rapporto tra “performance” (più o meno magica) e pubblico di ricezione, per imparare a divertirsi con gli altri all’interno di una relazione di scambio e collaborazione – invece di propendere per l’approccio della presa per il culo. La magia può (e dovrebbe) essere “gentile”? Certo, se si basa sulla ricerca dello stupore e non della mera manipolazione della credulità altrui.

Vi appassionano le figure enigmatiche – e volete proseguire lungo magici sentieri? Francesca Diotallevi ha romanzato Gustavo Rol.


Wudz Factory
1997 | Il libro-game dei misteriosi anni Novanta
WUDZ

Un professore scompare e noialtri dobbiamo trovarlo. Siamo in una cittadina enigmatica e sì, siamo negli anni Novanta – con tutto quello che ne consegue a livello di immaginario musicale, cinematografico, pop e televisivo. Il fatto che un libro che omaggia gli anni Novanta – e che contiene un mistero da risolvere, irto di scelte difficili e decisioni da prendere – assuma la forma di un libro-game che somiglia a una VHS mi sembra più che ragionevole.

Vi piacciono i libro-game? Non posso non ricordarvi con grande affetto quelli di SioJohnnyfer Jaypegg e il tesoro degli alieni commestibili coloratissimiJohnnyfer Jaypegg e il problema dei tre corgi. Se vi è piaciuta la serie di Netflix e al posto dei corgi volete mettere dei corpi celesti, vi ricordo che la trilogia di Cixin Liu – che vale come una laurea onoraria in astrofisica – è disponibile anche in un unico volumone.


Sylvanian Families
Il mondo di Sylvanian Families
NORD SUD

Visto che abbiamo lambito l’Area Nostalgia, ne approfitterei per traslocare nel coccoloso universo delle Sylvanian Families, meticolosamente mappato ed esplorabile in ogni suo più recondito anfratto grazie a questo illustratone ufficiale. Sono più che sicura che al timone dell’azienda che produce queste bestioline da tempo immemore ci siano le bestioline stesse, che si fingono inanimate solo per confonderci.

Bonus track: c’è anche il libro gemello con gli adesivi e un’ambientazione natalizia molto garrula.


Ilide Carmignani – Elena Battista
Saltare nelle pozzanghere
Illustrazioni di Anna Godeassi
RIZZOLI

Imbattersi in uno di quei famigerati termini intraducibili dovrebbe essere l’incubo di ogni traduttore o traduttrice, ma Carmignani e Battista hanno deciso di prenderla con filosofia e hanno collezionato qui, attingendo dalle lingue straniere più disparate, una dadolata di parole “dense”, composite e guizzanti che, pur non avendo un diretto corrispettivo in italiano, hanno l’ambizione di catturare la felicità.

Vogliamo fare irruzione nello studio di una traduttrice? C’è Silvia Pareschi che ci invita volentieri nel suo.


A cura di Margaret Atwood e Douglas Preston
Quattordici giorni
PONTE ALLE GRAZIE

Traduzione di Guido Calza

Allora, qua c’è una gustosa spiegazione “strutturale” da fornire. Quattordici giorni è un romanzo collaborativo. Anzi, un romanzo che produce una cornice che contiene dei racconti. È stato idealmente paragonato al Decameron, anche perché è ambientato durante la (nostra) pandemia e i personaggi che si riuniscono per raccontarsi delle cose sono tutti inquilini del medesimo palazzo. Siamo a New York e una portinaia appena entrata in servizio trova il “registro” compilato dalla custode che l’ha preceduta, una sorta di cronaca della vita e delle tribolazioni dello stabile. Decide di proseguire l’opera, registrando le storie che i condomini si scambiano per quattordici settimane ritrovandosi sul tetto. Conflitto! Mistero! Dramma! Le storie del volume sono state affidate a penne illustri – tra cui Emma Donoghue, Dave Eggers, Diana Gabaldon, Tess Gerritsen, John Grisham, Erica Jong, Celeste Ng, Meg Wolitzer… Non saprete chi ha scritto cosa, lì per lì, perché tutto contribuisce alla costruzione corale e la curatela di Atwood e Preston assicura fluidità e incastri efficaci.


Feltrinelli ha scandagliato il suo vastissimo catalogo per assemblare due cofanetti prepotentemente regalabili.

Il primo ambisce a fornire le basi per la costruzione di una biblioteca personale ed è stato battezzato Ritratto del lettore da giovane. 10 libri per affacciarsi al mondoIl secondo risponde al nome di Amore scuote l’anima mia. 10 libri per leggere il proprio cuore ed è zeppo di classici che esplorano il sentimento amoroso.


Un angolino per prodotti che non son proprio dei libri-libri ma possono esservi utili per organizzare quello che leggete o la vostra esistenza? Eccoci!
Il reading journal escogitato da Ilenia Zodiaco è qua. Mentre qua c’è quello progettato da Blackie Edizioni – nel loro territorio trovate pure l’agenda 2025. Un’altra agenda letteraria? C’è sempre quella di Clichy.
Ve lo dico un giorno sì e l’altro pure ma per amor di completezza ribadiamolo: si possono donare anche gli abbonamenti a Storytel.

Non avete trovato niente di utile? Potrei scusarmi per non aver perfettamente mappato tutto lo scribile umano e potrei dispiacermi per non essere stata d’aiuto. Ma potrei anche dirvi:

Abbiamo finito? Abbiamo finito, ma vi piazzerei qua le edizioni passate dei listoni natalizi – che è anche un osservatorio interessante a livello “macro”:

Qui c’era una lista dedicata ai piccoli e alle piccole, anche. Se cercate narrativa, fumetti e saggistica e avete bene in mente gusti e inclinazioni potete spulciare con gioia la sezione libri, mentre qua nella vetrina c’è (quasi) tutto quello che man mano leggo, segnalo o ho approfondito sul blog.

Non litigate coi parenti e se vi sembra di non essere capaci di fare i pacchetti pensate sempre ai miei. Sono più brutti dei vostri, ve lo garantisco.
Felici doni libreschi e grazie ancora per l’attenzione. :3

Inizi a tradurre e, come romanzo d’esordio, ti assegnano Le correzioni di Jonathan Franzen. Anzi, non proprio. Silvia Pareschi aveva firmato un contratto per Il guardiano del frutteto di Cormac McCarthy – un altro signore di scarsa rilevanza, insomma – e si era messa di gran lena a lavorarci, ma poi era spuntato Franzen e Marisa Caramella – l’editor Einaudi che aveva preso Pareschi sotto la sua ala durante il “praticantato” – le aveva intimato di piantare tutto lì e di cominciare subito a occuparsi delle splendide rogne della famiglia Lambert. Dev’essere andata più che bene, perché sono passati venticinque anni e Pareschi può fregiarsi di aver tradotto alcuni dei nomi più illustri della narrativa angloamericana contemporanea, mostri sacri e classici compresi. Visto che è dalle più brave che conviene industriarsi per imparare qualcosa, mi sono immediatamente procurata Fra le righe – in libreria per Laterza – e ci ho trovato dentro del confortante pragmatismo, insieme a un vivacissimo amore per una professione resa spesso ingrata da condizioni “ambientali” non proprio auspicabilissime ma sempre strabiliante per inventiva, rigore, sensibilità e cocciutaggine.

Tra autobiografia professionale e collezione di dilemmi (risoltissimi), Pareschi condensa in questo saggio parecchio di quello che succede quando si traduce un’opera letteraria nel “mondo reale” – dai giochi di parole agli ibridi linguistici, dall’addomesticamento ai dialetti, dall’approfondimento delle più minute circostanze fattuali all’importanza della revisione e, quando si può, del dialogo con autrici e autori. Non c’è scelta che non affiori sulla pagina come la minuscola puntina di un vasto iceberg sommerso, che resta invisibile ma deve esistere per consentire a ogni decisione “strategica” di non colare tragicamente a picco, trascinandosi dietro il resto del libro. La traduzione è una pratica guizzante, fatta di innumerevoli micro-decisioni a loro modo SEMPRE campali. Si fa il possibile per restituire quello che c’è scritto – la componente letterale del testo – ma anche come suona quello che c’è scritto, sia a livello stilistico che di contesto culturale, spostandosi lungo un continuum di senso molto più ingarbugliato, ricco e fascinoso della tritissima dicotomia che contrappone graniticamente una traduzione “bella” ma infedele o una “brutta” e fedele. E come si fa? L’unica risposta può essere un bel DIPENDE. Pareschi, qui, si fa le pulci da sola e ci dona una carrellata di gustose gatte da pelare incontrate nel corso della sua carriera, dalle freddure lapidarie all’arduo compito di ritradurre un classico – Il vecchio e il mare, in origine curato da Fernanda Pivano… una passeggiata di salute, ancora una volta.

Se il tema v’incuriosisce e se siete in cerca di riferimenti che ben bilanciano la teoria a un approccio “pratico”, il laboratorio di Pareschi potrà rivelarsi un ottimo punto di partenza. Magari continuerete a lamentarvi a caratteri cubitali delle traduzioni che “fanno schifo!111!!11”, ma prima di esprimere indignazioni così perentorie vi verrà voglia di ripensare al processo… e ci guadagnerete qualche riferimento critico in più, oltre a utili red flag per distinguere una traduzione “umana” da quella prodotta da una macchina. Perché sì, come ci racconta anche Pareschi nella sezione conclusiva del libro, le macchine sono abbondantemente qui. Spesso con risultati comici e maldestri… ma per quanto ancora? Ci raccontiamo storie per spiegarci il mondo e, per trasportarle lontano con amore, buonsenso e rispetto, potrebbe ancora aver senso sedersi qui e procedere con la calma che si deve alle cose preziose e importanti… una parola alla volta.

Ogni tanto saltano fuori quegli articoli coi consigli di viaggio a tema, con le stanze d’albergo ispirate ai grandi capolavori della letteratura o con la mappetta delle residenze-museo di scrittori e scrittrici che ogni bibliofilo degno di rispetto dovrebbe visitare. Ecco, in queste occasioni non posso fare a meno di pensare a Shirley Jackson. Un po’ perché, oltre a scrivere, Jackson mandava avanti il tran tran domestico praticamente da sola – con numerosi figli irruenti in un’epoca che non ancora poteva fregiarsi di Dyson superpotenti e infallibili sgrassatori universali – e un po’ perché tanta della sua abbondante produzione letteraria fa dello spazio domestico il teatro ombroso di un abisso strisciante. Le case di Shirley Jackson sono edificate sulla promessa di una minaccia costante e spesso inafferrabile: sono posti in cui ci si illude di essere al sicuro, labirinti relazionali che nascondono il terrore di un “fuori” dal quale difendersi, ambienti di conflitto mentale e personificazioni di un’instabilità individuale in bilico tra pazzia e rituali rassicuranti.

Insomma, il focolare domestico di Shirley Jackson somiglia più al falò di un sabba in grado di evocare incubi, diffidenze che intaccano la trama stessa del reale e, in questo specifico caso, un’apocalisse conclamata.
“La meridiana” potrebbe essere il degno gradino preparatorio per Hill House – la residenza stregata per eccellenza, nella vasta fantasmagonia di Jackson – ma ha anche i tratti di una partita di Cluedo disputata da giocatori svagatissimi e inclini agli esperimenti divinatori, per quanto amatoriali.

Il palcoscenico della vicenda è questo villone inaccessibile ai cittadini “comuni”, abitato dai superstiti della famiglia Halloran e da un manipolo di scrocconi che fungono da dame e damerini di compagnia – sono lì pure loro, ma nessuno pare davvero ricordarsi quale dovrebbe essere la funzione che svolgono, sempre che ci sia. La villa, con i rispettivi terreni e giardini di rappresentanza e un impenetrabile muro perimetrale, è stata progettata da un estroso patriarca a testimonianza imperitura della posizione raggiunta, per fungere da ipotetica isola felice per una stirpe di eletti rivelatasi poi scarsamente all’altezza delle aspettative. Attorno alla villa orbita una cittadina come tante – per quanto dotata di una ex scena del crimine trasformatasi in attrazione turistica -, che gli Halloran osservano con condiscendenza e che onorano di tanto in tanto ordinando provviste all’emporio locale, mantenendo però il doveroso distacco che immaginano debba ammantare una classe superiore.

Che succede? Succede che zia Fanny, figlia del costruttore della villa e relegata dalla “vera” padrona di casa – la tirannica moglie del fratello – al ruolo ancillare di vecchia bisbetica, riceve una visione mistica: il mondo sta per finire, me l’ha detto mio padre! Mi è apparso mentre vagavo nel labirinto! Nessuno si salverà, soltanto noi! Dobbiamo restare qui dentro, solo in casa nostra saremo al sicuro!
Stranamente, tutti sembrano prendere sul serio zia Fanny – un evento che già di per sé ha dell’eccezionale, dato il poco peso che le viene di solito attribuito. La prendono sul serio perché, forse, il suo vaticinio pare confermare in maniera finalmente “ufficiale” – cosa può esserci di più importante di una profezia? – il destino di prescelti che gli Halloran si attribuiscono sin dalla costruzione di quella casa eccessiva e surreale. Solo noi verremo risparmiati, perché solo noi siamo speciali e meritevoli. Ci faremo carico del reset della civiltà e da noi dipenderà la nascita di un mondo nuovo! ANDIAMO BENE.

Il libro, di fatto, copre con diabolica ironia ed esplorazioni di interiorità minate da vanaglorie e fissazioni l’arco temporale che separa la famiglia dall’arrivo di questo ipotetico armageddon. Non occorre precisare che non c’è un solo abitante di casa Halloran che non scaraventerei in una fossa colma di furetti mannari, ma nel loro insopportabile snobismo e nella loro insensibilità patologica – tratto caratteriale che non esitano a scatenare anche nei più basilari rapporti di convivenza, con esiti spesso esilaranti e godibilissimi per chi legge – si intravede un interrogativo tragico, che poi ci accomuna tutti quanti: che diamine ci facciamo qui? Perché siamo vivi? Che cosa mai ci si aspetta da noi? Possiamo ambire alla felicità?

Gli Halloran accolgono la prospettiva dell’apocalisse quasi come un diversivo, un avvincente passatempo, un grande evento che finalmente donerà loro la prospettiva dell’attesa: anche noi ora abbiamo un traguardo da raggiungere, una promessa (per quanto potenzialmente orrenda per il resto degli abitanti del pianeta) di rilevanza e futuro. Non si agitano più di tanto perché vivono già in un dramma conclamato fatto di tangibilissima inutilità e mancanza di scopo. Nemmeno l’apocalisse farà la differenza, perché l’insoddisfazione meschina che provano nell’oggi – tra screzi futili e nessun vero interlocutore che possa farli sentire realizzati nella loro presunta superiorità – è la maledizione che si trascineranno in qualsiasi altra emanazione del mondo.

Il futuro apparterrà davvero a questo manipolo di personaggi spregevoli, opportunisti e sprezzanti, che fondamentalmente si sono inventati di essere più “su” degli altri per risparmiarsi la fatica di un confronto vero con una realtà che indubbiamente li smentirebbe? Shirley Jackson – che nell’edizione Adelphi trova magnifico specchio nella traduzione di Silvia Pareschi – ci lascia liberi di immaginarlo, avendo già ben tessuto la sua trappola. Che può esserci di peggio del continuare ad abitare nella villa degli Halloran, potendo contare solo sulla compagnia di altri Halloran, con i loro dispetti e le loro manie? Lasciatemi fuori, buttatemi oltre il muro – sempre che si possa davvero scappare: la vera apocalisse è un’eternità insieme a voi. Insomma, in uno splendido ribaltamento di prospettiva – che somiglia di più a una restituzione d’equilibrio all’ordine delle cose – non sono gli Halloran che si arroccano in una villa per sfuggire alla “gente”, ma la “gente” che ha trovato il modo di confinarli là dove possono nuocere il meno possibile – e auspicabilmente estinguersi, una buona volta. Shirley Jackson, signore e signori: regina del karma a lento rilascio e della più sublime cattiveria dialogica. Tiè!