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Ryan Reynolds

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Esordirei ribadendo il mio assoluto plauso per l’ultima uscita pubblica di Wolverine – che doveva essere anche la sua gloriosa uscita di scena… ma poi OPPALALÀ IL MULTIVERSO! Logan è un film talmente riuscito e mirabile che, in un contesto completamente metanarrativo come quello di Deadpool, diventa un pezzo della trama… anzi, una premessa “fondante”, capace di sgretolare addirittura una linea temporale.
Ciò detto, che accade?
Non ve lo spiattello con dovizia di dettagli per non produrre spoiler, ma facciamoci bastare questo: Deadpool pare ormai condurre una vita “normale”, ma la grigiastra routine viene ben presto sconvolta da un Prestigioso Incarico che si rivela all’istante una Gran Fregatura. Deadpool va dunque in cerca di un Wolverine – fra i tanti disponibili nelle linee temporali e nelle dimensioni alternative – da “usare” per salvare il suo mondo e per aiutarlo a diventare, finalmente, un eroe degno dei nobilissimi Avengers.

Il fatto che ci sia la TVA “operativa” e che ci sia ancora la Sacred Timeline da tenere in piedi aggiunge spasso e un utilizzo creativo delle varianti dei personaggi – con risultati INCREDIBILI. Credo sia la prima volta (dopo un Loki Coccodrillo) in cui ho pensato che l’introduzione del multiverso non fosse l’anticamera dell’inferno ma qualcosa che può mettersi al servizio del divertimento dello spettatore, senza ridursi a un mero espediente per impalcare trame improbabili o allungare il brodo.
E da cosa dipende? Dal tono.
L’umorismo greve di Deadpool è una cifra stilistica marcata e non posso dire di trovarlo particolarmente geniale, ma al di là delle battute sulle chiappe e dei doppi sensi da spogliatoio, la roba che mi fa divertire davvero è la quarta parete che va a farsi benedire. E un espediente che può risultare furbetto o diventare bellissimo: qua è come avere un personaggio che commenta quello che succede come se fosse parte della stessa fandom che guarda il film al cinema e che conosce le vicissitudini produttive delle saghe. E funziona.

Se nel multiverso vale tutto – e quindi niente ha più quell’aura di irreparabilità che ti fa credere fermamente che quello che stai guardando è significativo, serio e importantissimo -, il multiverso trattato come il paradosso matto che è diventa un gioco favoloso e “credi” ai personaggi perché sembrano al corrente del “tuo” mondo. Anche loro vengono da lì e lo sanno… e vogliono regalarti un bello spettacolo.

Ci sono camei EPICI, pernacchie continue alla Fox, una colonna sonora ragguardevole e combattimenti coreografati con la follia che solo due personaggi tecnicamente immortali possono reggere. È come guardare i blooper di 35 film di supereroi frullati insieme… e l’esagerazione è talmente iperbolica e sfacciata che tutto quanto trova un suo equilibrio e ti tira dentro. Una gioia? Una gioia.

Ci sono gli spoiler.
Fate voi.
Qua ce ne laveremo elegantemente le mani. Anzi, i moncherini.

deadpool

Pessimo Deadpool!

Detesto le mere storie di vendetta. Che vi devo dire, sono fatta così. Cominciano, finiscono e ti lasciano lì. Mi rendo conto che Wade Wilson abbia tutte le ragioni per avercela su moltissimo con Francis, sadico sbruffone (per nulla brutto), ma c’è comunque un vasto mondo che il nostro “eroe”, nella sua sacrosanta furia, finisce per ignorare. Certo, anche la solita solfa del mondo che sta per finire è un gran fracassamento di balle, ma una simile trama ha comunque il pregio di alzare la posta in gioco. Cielo, il destino dell’umanità! Insomma, Vanessa ci sta assai simpatica, ma mica è la mia fidanzata. Che farebbe Deadpool di fronte alla potenziale distruzione dell’universo? Per ora non ci è dato saperlo, anche se scoprirlo non sarebbe male. Dormirebbe, credo. O si gratterebbe il culo. Ma poco importa. È una questione di principio. Non se ne può più della gente che si vendica e basta. Rendiamo sterminati questi orizzonti. Anzi, sterminiamo questi orizzonti con la vastità delle nostre narrazioni!

Il fatto che Deadpool taccia raramente non sempre è positivo. Alcune GAGs sono riuscite a smuovere anche il mio cimiteriale senso dell’umorismo ma, per l’80% del tempo, mi sono sentita drammaticamente vecchia. C’è un limite al fascino che un insulto come SCOREGGIAMERDA può esercitare sulla mia antichissima corteccia cerebrale. E sentire quindici SCOREGGIAMERDATE al minuto non può che accrescere il mio senso di disagio. Non sarò Wittgenstein, va bene, ma non sono neanche una quindicenne piena di fiducia nel destino. E tu, scortesissimo Deadpool, non dovresti ricordarmelo con una tale spietatezza e caparbietà. E no, “avrò chiuso il gas” non è divertente… nemmeno se te lo domandi mentre cappotti una macchina. Che c’è da ridere. Che cosa. Spiegatemelo.

Ma la cosa più fastidiosa e invasiva è forse un’altra.
Deadpool, abbiamo ben compreso che il tuo film non è il solito film di supereroi. Ma credimi, puoi rilassarti. Non è necessario che ce lo ripeti ad ogni cambio di scena. Che vuoi, una pacca sulla spalla? Un posto all’ufficio marketing? Ti vogliamo bene, nostro malgrado. Non romperci l’anima continuando a puntualizzare l’ovvio. E non abusare della breccia nella quarta parete. Di tanto in tanto è piacevole, ma il film devi lasciarmelo vedere. Non ho bisogno dei sottotitoli. Ma neanche se ti guardassi in lingua originale – cosa che, per mia sfortuna, non è stato possibile fare.

deadpool different movie

I cattivi, che scoramento. Va bene, la versione britannica – e atletica – di Mengele dovrebbe inquietarci assai, ma il fatto che dichiari apertamente di non provare alcun genere di emozione è una brutta faccenda. Sai già che la scelta tra vivere e morire finirà per non tangerlo un granché… e come fai ad interessarti a un personaggio del tutto indifferente alla sua permanenza al mondo? Se non frega a te, Francis, figurati quanto frega a noi.
La manzona manesca che mastica i fiammiferi è praticamente un cartonato. Un cartonato 3D. Un modellino. Un’infrastruttura. Ha suscitato in me un vaghissimo fremito quando ho scoperto che è stata la fidanzata di Henry Superman Cavill, ma capirai. Era meglio se sfoderava anche la seconda mammella e scappava con Colosso. E buonanotte al secchio.
Insomma, cattivi approssimativi. Che ci sta, quando il protagonista è un chiacchierone megalomane immortale, ma è una roba che mette sempre un po’ di tristezza. Mi piacciono le lotte ad armi pari. O almeno un po’ difficili. Fatecelo penare, questo lieto fine. Anche ai quindicenni farebbe bene. Gli sbattimenti formano il carattere.

Ottimo Deadpool!

Sono positivamente impressionata dalla vivacità sessuale dei protagonisti di questo film. E anche dall’allegra e sconclusionata verosimiglianza della loro storia d’amore. Credo fermamente che i supereroi debbano accoppiarsi con disinvoltura e serenità, invece che ammazzarci di chiacchiere e fare bruscamente ritorno ad Asgard. O tediarci con problemi che non esistono ancor prima di andare a convivere – vedi Natasha Romanoff e Bruce Banner – o piangere come vitelli ogni venti minuti – vedi Spiderman e Gwen… “Cielo, non posso metterti in pericolo! Ti amo troppo per stare con te!”. L’approccio Deadpool è molto più sano: mi caccio in questo grosso guaio perché non posso vivere senza di te, Vanessa. Qualcuno ti minaccia? Che problema c’è. Sbudellerò i malvagi dal primo all’ultimo.
Cioè, c’è di che commuoversi.

Altrettanto corroborante è il furore assolutamente legittimo sprigionato dal buon Wade. Le cose vanno male? Ho tutto il diritto di incazzarmi come una locusta e inveire contro i santi. Siamo naturalmente portati ad aspettarci il peggio da Deadpool e, in una situazione simile, ogni azione sensata e “retta” diventa ancora più preziosa. Il fatto che, ogni volta, Deadpool decida se essere una persona spregevole o pestare a gratis un pizzaiolo stalker – agendo, di fatto, nel nome della giustizia più cruda – è molto interessante. E di certo aggiunge una sfumatura meravigliosa a un personaggio che sembra piacerci per i motivi sbagliati. Non deve piacerci perché manda a cagare tutti, trasforma la gente in kebab e si fa le seghe coccolando pupazzi a forma di unicorno. Deadpool dovrebbe piacerci perché ha deciso di essere libero. Tutto il resto è una conseguenza di questa scelta, nel bene e nel malissimo.

xmen shit

Colosso e Testata Mutante Negasonica sono adorabili. Così come gli altri comprimari. Dalla vecchia cieca che monta a caso i mobili dell’Ikea al barista un po’ codardo, ho amato molto i personaggi secondari. Non finiscono per essere delle complete macchiette e, nel loro piccolo, hanno comunque una storia da raccontare. Chissà che fine ha fatto il tassista indiano, poveraccio. Sono un po’ in pena per lui.

Lo sfondamento della quarta parete ha anche dei vantaggi. Perché Deadpool può permettersi di vedere le cose come le vediamo noi. Il che, spesso, produce momenti di ottima autoironia – vedi le battute su Lanterna Verde, sulla bella faccia di Ryan Reynolds e sulla sparuta presenza del vasto contingente degli X-Men nel film – e spunti comici in grado di far ridere pure me. Un’altra conseguenza positiva della quarta parete fatta con la carta da forno è la flessibilità super divertente del racconto. Deadpool “manovra” gli SLOMO, i flashback, il ritmo e la sequenza di quello che stiamo vedendo, trovando il tempo di fare e dire quel che gli pare anche nei momenti più improbabili – tipo mandare cuorini a Vanessa… con un coltello piantato nel cranio e la morte che incombe. Il fatto che un “eroe” condivida i nostri stessi riferimenti pop – insultando generosamente i Limp Bizkit -, poi, non fa che aumentare il potenziale surreale di quello che stiamo vedendo. E non so cosa piace a voii, ma è molto raro che la roba surreale si riveli noiosa, banale e poco interessante.
Quindi. Quarta parete con Deadpool che mi ammorba facendosi i complimenti da solo: male! Quarta parete con Deadpool che invoca un atterraggio da supereroe: bene!

Insomma… cazzata o figata?
L’adolescente che è in me sta cucendo un costume da Deadpool. La rispettabile signora che avete di fronte, invece, conserva un certo scetticismo… pur amando fortissimo l’unicorno dei titoli di coda.