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Questo è il post che linkerò senza sosta per rispondere ai frequentissimi “ma da dove vengono quegli orecchini?”, “e l’anello che hai sul medio della mano destra?”, “mi ricordo che avevi fatto incidere una roba su un bracciale, mi ricordi che brand era?”. Ecco. Perché, in alcuni casi assai virtuosi, gli innumerevoli ME L’AVETE CHIESTO IN TANTE che popolano Instagram corrispondono a verità. Questo è il post per chi non ha screenshottato in tempo, per chi vuole chiedere ma ha paura di disturbare, per chi non frequenta gli agili circoletti coi contenuti in evidenza e per chi vuole ricoprirsi di monili come una statua della Madonna portata a spalla da un manipolo di nerboruti seminaristi.
Insomma, compagne gazze ladre, questo è per voi.

Ho raccolto qua di seguito un po’ di suggerimenti gioielliferi abbondantemente collaudati negli ultimi mesi. Sono quasi tutti brand artigianali che ho conosciuto su Instagram e di cui continuo a parlare molto volentieri, ben conscia di avere ancora parecchio di cui sdebitarmi. Spero che anche voi troverete il modo di supportarli.

Cominciamo?
Cominciamo.

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Emmevi

Ecco da dove ha origine la mia presente ossessione per gli earcuff, per i catenami vari e per gli orecchini a cerchietto con pendaglietti pazzi. Mi sono già regalata, tra le altre cose, questa collana a maglie rettangolari e le mie intenzioni sono sempre più bellicose.

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Halite

Un dinamico duo mamma-figlia, dalla Puglia con fulgido furore. Se amate le pietre, le perle, i materiali “importanti” e non vi siete ancora rassegnate al minimalismo, lanciatevi con trasporto. Se vi garba il genere, date anche un’occhiata alle borse-sacchettino.

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Ossi di seppia

Tecnica antica (anzi, archeologica) per pezzi unici. Ogni gioiello viene realizzato con la fusione in osso di seppia – si piglia un osso di seppia, lo si “scolpisce” per creare uno stampo in cui poi viene colato il metallo. E si ricomincia da capo, perché l’osso resiste per un po’, ma non si può riutilizzare per fare un altro gioiello. A parte il fascino generato dalla tecnica produttiva, fonte infinita di meraviglia è regolarmente il tema delle collezioni. Perché sono anelli spaziali, astronomici, mitologici e “alieni”, quasi, nella loro bellezza.

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Iccio

Beatrice mi ha donato, qualche tempo fa, uno di quegli anelli che decidi di non toglierti mai più. È sottile sottile, con una letterina punzonata su ogni medaglietta. Dice CESARE, mi è molto caro ed è un ottimo portabandiera per lo splendido lavoro di Iccio. Anche in questo caso, materiali pregiati e oreficeria degna di una fucina elfica.

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Eilish

COME POSSIAMO NON AMARE DELLE OTTANTENNI COI CAPELLI FLUO CHE INDOSSANO COLLANE PIENE DI DINOSAURI DICO IO. Alice è il mio riferimento folle nell’universo dei monili. L’ultima collezione – Jurassic Girl – è un ibrido tra il mondo dei giocattoli e la bigiotteria fotonica da SCIURA di qualche decennio fa. Il risultato finale è una combo assurda di vintage giocoso e un momento di autentica gioia penzolante.

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Giulia Lentini

Orafa dalle mani sante, Giulia si ispira alla natura per farci abbondantemente splendere… riabilitando pure le alghe e le spugne. Io sono la fiera proprietaria di una vasca da bagno in cui sguazza serafica una bellissima perla.

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Le Bandite

“Piccoli amuleti per donne magiche”, dichiarano loro. E hanno ragione. Che voglia di appendermi 600 cose al collo per emergere maestosa dalla spuma del mare.

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Malvina

Gli orecchini voluminosi sono pesanti? Non necessariamente. Il cavallo di battaglia di Malvina sono gli Airone, in ottone e ventaglietti di gomma crepla – un materiale leggerissimo, resistente e potenzialmente assai colorato.

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Laura Bassan

Forme minerali, vegetali, spugnose e cristalline.

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Officine Gualandi

Pazzissime ceramiche multicolori che potete utilizzare per adornarvi, ma anche per arredare le vostre deliziose abitazioni.

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Grandmother Lab

Sfavillanti collezioni pop. Ci sono anche accessori per capelli e pezzi degni di Wonderwoman… o di Jem con tanto di Holograms al seguito.

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Benbar

Forme geometriche in bronzo, ottone e argento – con un ottimo occhio per le pietre. Tutti fatti a mano.

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L’Atlante dei Bottoni

Vecchi dizionari o libri di scuola destinati al macero vengono recuperati per creare dei monilini parola-centrici. Ogni pezzo è unico ed è il risultato di un’esplorazione iconografica e testuale. Vastissimo fascino: io ho CHIMERA.

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Papaveri e Rondini

Che pace, che linee pulite, che gioia minimalista da ninfa dei boschi. Ogni tanto ci vuole.

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Gian Paolo Fantoni

Le collezioni sono numerose, ma io ho un debole per i giocosissimi gioielli personalizzabili con le letterine cubiche.

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Lindanera

Piccoli piccoli e Pitagora-approved. In più, materiali che di sicuro non mancano di originalità: cemento e corteccia.

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Tità Bijoux

Organizzazione matriarcale e pizzo come materia prima d’elezione – ma il pizzo si accartoccia? Macché. Viene trattato in modo da renderlo “solido” ma leggero. Bellissime anche le ultime collezioni a base di maglie e catene.

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Aspettaevedrai

Sara recupera vecchi piatti, tazze e teiere e con i cocci di ceramica più belli e strambi crea gioielli irripetibili. Ultimamente sta anche esplorando le vaste potenzialità dei fiori.

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Demodé Jewels

Volete appendervi una monstera alle orecchie? Ora si può. Silvia disegna tutte le grafiche dei suoi gioielli, stampa su una miscela di legno di recupero e taglia al laser. Si va dai pattern alle invenzioni più strambe.

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Rubinia

Per donini decisamente preziosi o per far personalizzare con punzonatura fatta a mano un bracciale o un anello – io ho fatto martellare un paragrafo intero di Borges su una fascetta d’argento, per dire.

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Mi sarò sicuramente dimenticata qualcosa, ma mi pare che ci sia materiale.
Concluderei con un’ulteriore indicazione pratica. Dove li ficchiamo tutti questi gioielli? Dopo molte peregrinazioni, mi sono comprata un armadietto portagioie che continuo a trovare molto comodo e funzionale. Eccolo qui.

Dopo aver appurato che non saremmo riuscite a incrociarci – come le vere donne di mondo, che hanno sempre degli impegni precedenti -, abbiamo elaborato un piano infallibile. Ilaria doveva lasciarmi allo stand di Compagine, al Salone, una preziosa copia con dedica del suo Vintagismi, che così poi passavo e me la compravo. Poi però si è dimenticata, ma fa niente, sono comunque successe delle coccole. Me l’hanno passata al telefono – super imbarazzo, che io non so telefonare – e sono stata accolta con grande affetto, in un tripudio di foto e tolleranza. Tolleranza e immenso garbo, anzi, perché sono riuscita a esclamare “Ma che carine queste noci! Ma perché avete un cestino di noci, qua in mezzo ai libri?”. Senza battere ciglio, mi hanno indicato il gigantesco logo appeso al muro. Che poi è questo qua.

Lo so, lo so.
Con me ci vuole un po’ di pazienza.
E forse vale la pena cambiare argomento… che siamo qua per commuoverci con Vintagismi.

È un librino tenero, pieno zeppo di ricordi,  scoperte e ciuffetti storti. Ci sono le lumache, le scarpe con gli occhi, un giardino con piantata in mezzo una pietra gigante, un papà iperattivo, i pomodori dell’orto, una nonna pettoruta e abilissima nel distorcere la realtà, un divano-nascondiglio, la foto di classe di prima elementare e la tragedia dell’abbigliamento anni Novanta. Sulla pagina dell’OUTFIT natalizio è come se ci fossi anch’io, con collettone di pizzo e calzamaglia rossa che prudeva tantissimo. MADRE contribuiva al folklore complessivo trasformando la gonna scozzese in una gonna-PANTALONE scozzese, tanto per farmi capire da subito che il mondo è un luogo tetro, ingiusto e inospitale. Vi torneranno in mente i passamontagna e gli inspiegabili fuseaux con le ghette, insieme a tutti gli sport che vi hanno fatto fare anche se non ne avevate voglia e pativate come dei cani. Poi ci sono i cantanti del cuore – che ve li immaginavate bellissimi ma poi erano tutt’altro – e le estati di noia, in cui si impara a leggere per divertimento e non ci si annoia mai più.

È proprio un librino felice. Si va in giro per i ricordi di un’altra persona e, senza neanche pensarci troppo, cominciano a venire a galla anche i tuoi. Fa nostalgia allegra, ecco, anche per le cose più surreali e le passeggiate di venti chilometri in salita – sia all’andata che al ritorno.
Poi quando capisco se sono più adorabili le illustrazioni o i testi torno indietro e ve lo dico.