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Marte

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Qualche mese fa, ci siamo tutti presi molto bene con lo spazio. C’era Samantha Cristoforetti in orbita, c’era Fazio che la intervistava con domande stupidissime ogni venti minuti e c’era lei, idola incontrastata, che postava forsennatamente foto dalla stazione spaziale. Nel 95% del casi, aveva in mano la Guida galattica per gli autostoppisti, manovrava attrezzature del tutto incomprensibili ai comuni mortali, leggeva filastrocche di Rodari, calcolava a mente l’orbita di Nettuno o indossava un’uniforme di Star Trek. Non so voi, ma io la amo.

Quando Samantha Cristoforetti è tornata sulla Terra, però, il nostro entusiasmo per l’esplorazione dell’universo si è un pochino ammosciato. Eh, signora mia, con tutti i problemi che abbiamo in Italia. Ah, Renzi vuole metterci il canone RAI in bolletta. A Roma c’è l’asfalto pieno di buche. D’autunno bisogna vestirsi a cipolla. La verità, però, è che lo spazio continua ad essere incredibilmente interessante.  Va bene, sulla Luna non ci andiamo da un pezzo e chissà se – Matt Damon a parte – arriveremo mai su Marte, ma stanno comunque capitando faccende spettacolari. E la NASA non ha alcuna intenzione di mollarci. Anzi, è qui per raccontarci tutto con un insospettabile senso dell’umorismo.
Non tutti sanno, ad esempio, che il glorioso ente spaziale americano gestisce qualcosa come un centinaio di profili social. Volevo contarli, ma mi sono rotta le balle dopo i primi 24. Sono tanti, sono ovunque. Ogni missione, ambito di studi, astronauta o centro di ricerca è attivo su un canale dedicato. Twitter è obbligatorio per tutti, ma parecchie divisioni si divertono follemente anche su Facebook, Instagram, YouTube, Flickr e Vine, con risultati spesso adorabili o – alla peggio – super istruttivi e affascinanti.
Visto che orientarsi non è sempre immediato – e che, francamente, non so quanto vi garbino i pipponi di astrofisica applicata – mi sono permessa di spulciare un po’. E ho scoperto che c’è tantissima roba che possiamo seguire anche noi, senza che ci esploda il cervello. Non siamo mai stati abbastanza bravi in matematica per fare gli astronauti, ma i film di fantascienza e i tweet della NASA possiamo sempre goderceli, maledizione.
Che c’è sul menu?  

Asteroid Watch

Temete per la vostra incolumità o non vedete l’ora che Bruce Willis salvi il mondo con una trivella petrolifera? Molto bene, c’è Asteroid Watch – il profilo Twitter che informa i terrestri – con ragionevole anticipo – del passaggio più o meno ravvicinato di sassi e asteroidi, specificando il grado di minaccia per il nostro pianeta e smentendo (con doverosa sicumera) ogni genere di fandonia catastrofista. Utilissimo e rassicurante.  

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Mars Curiosity

Curiosity passeggia su Marte dal 5 agosto 2012. Più grande e “sofisticato” dei cuginetti Spirit e Opportunity, Curiosity scala montagne, scava buche, sminuzza rocce, analizza composti inorganici, fotografa formazioni geologiche e manda cartoline.

Curiosity, a quanto pare, è anche un grande fan di Star Wars – “Carbonite encased Han Solo, but carbonates didn’t trap enough atmosphere to account for ending Mars’ warm/wet era” – e del primo Matrix. Che poi era anche l’unico che valeva la pena guardare.

Nel tentativo – pienamente riuscito, per quanto mi riguarda – di diventare il primo Gianni Morandi a lasciare l’orbita terrestre, Curiosity ha anche cominciato a spararsi dei rispettabilissimi selfie (rispondendo con un pacato video dimostrativo a tutti gli HATERS che non riuscivano a spiegarsi dove diamine fosse il braccio meccanico con sopra la macchina fotografica).

Da un robot geologo col pallino del reportage non potevamo aspettarci nulla di meno. Per chi fosse interessato al rullino completo delle esplorazioni dell’adorabile robot, poi, la NASA aggiorna una pagina specifica con tutti gli scatti raw che Curiosity spedisce a casa al termine di ogni Sol (= giorno marziano). Prima o poi, ne sono certa, ne troveremo uno in cui abbraccia Marte. Tutto intero.

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Mars Rovers

Spirit e Opportunity erano stati costruiti per funzionare sulla superficie di Marte per 90 giorni. Erano atterrati grazie a un folle sistema di cuscini gonfiabili nel gennaio del 2004. Spirit si è arenato nel 2011, senza più dare segni di vita. Opportunity, in barba al buonsenso e ai bookmakers, continua a funzionare e ha da poco festeggiato il traguardo dei 42 chilometri percorsi sulla superficie marziana. La NASA, per l’occasione, ha organizzato una maratona aziendale.

Anche se Spirit e Opportunity rimarranno per sempre i miei rover preferiti, devo ammettere che Curiosity ci sa fare di più. Diciamo che i tweet di Spirit e Opportunity finiscono con [staff], mentre quelli di Curiosity sono tutta roba sua. La cosa veramente stupenda, comunque, è assistere alle conversazioni tra robottini esploratori. Tifano per il trionfo della scienza, danno il benvenuto ai nuovi orbiter e usano anche le GIF.

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Voyager

Il Voyager è pacato perché, di mestiere, fa l’ambasciatore. È stato lanciato nel 1977 e, al momento, è l’aggeggio umano più avventuroso dell’universo. In realtà, la missione Voyager comprendeva due navicelle, partite per esplorare il sistema di satelliti di Giove e gli anelli di Saturno. Il Voyager 1, dopo aver portato a termine la sua missione principale, è stato “riprogrammato” per partire alla scoperta dello spazio interstellare, approfittando del magico effetto-fionda dei pianeti giganti che era andato inizialmente a visitare. Il Voyager 1 – cosa mirabile – è equipaggiato con il famoserrimo Golden Record, un disco che racconta la provenienza della navicella e trasporta immagini e suoni del nostro pianeta. Lo scopo del Golden Record – curato da Carl Sagan in persona – è di farci fare bella figura con gli extraterrestri. Se mai accadrà, ne verremo prontamente informati su Twitter. E, per ingannare il tempo, possiamo sempre ascoltarci il Golden Record

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Robonaut

Come ci insegna Sandra Bullock, lo spazio è oscuro e insidioso. Per tenere al sicuro i suoi astronauti e sollevarli dai compiti potenzialmente letali, la NASA ha sviluppato un servizievole robot vagamente antropomorfo e l’ha spedito sulla Stazione Spaziale Internazionale, dove tutti sembrano ormai considerarlo una persona vera. Robonaut, dal canto suo, è un tipo molto diligente. Attende con pazienza gli aggiornamenti del software, si esercita per migliorare coordinazione e destrezza, si sciroppa con grande sportività lezioni chirurgiche di ogni genere e non si offende quando lo trattano come un giocattolo gigante.

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Nasa History

Perché qualcuno dovrà pur darvi una mano a vincere a Trivial Pursuit. Questo account è un vulcano di fatti, ricordi ed eventi memorabili del programma spaziale. Dal lancio del primo satellite canadese (l’hanno chiamato ALOUETTE… Maria, io esco) al compleanno di Luca Parmitano, Nasa History non se ne perde una. Un posto stupendo per i nostalgici, una gioia per i curiosoni e una miniera d’oro per i veri invasati – tipo il mio papà.

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Messenger

Lanciato nel 2004 e giunto a destinazione nel 2011, Messenger è stato il primo velivolo spaziale a orbitare intorno a Mercurio. In tutta franchezza, non ho idea di che cosa abbia scoperto laggiù, ma mi piacerebbe comunque assegnare a questo piccolo e coraggioso eroe l’ambito Premio Lacrime del programma spaziale americano. Dopo dieci anni di onorato servizio, infatti, Messenger è andato in pensione… schiantandosi sulla superficie di Mercurio. Tipo la MIR, no? Non ci servi più, stazione spaziale. Aggiusteremo la tua orbita e ti faremo precipitare senza tante cerimonie. Ecco, la medesima sorte è toccata al povero Messenger. Il problema è che Messenger ha avuto tutto il tempo per rendersene conto. I suoi Tweet di addio sono più tragici dell’inizio di Up. Più struggenti della morte lenta e inesorabile di Hal9000. Ben più devastanti e sbudellosi di Non lasciarmi. Rendiamo onore alla sua memoria.

 

Non ti dimenticheremo, piccolo Messenger. Ci rivedremo… là dove nessun cosino orbitante è mai giunto prima.
E basta. Ho finito. Felice spazio a tutti.

…cioè, speriamo che Alberto Angela legga questa roba. Ti voglio bene, Alberto Angela. Portami con te in una catacomba interstellare! Anche tu, signora Cristoforetti. Vieni a bere una cioccolata con me. Ci scambieremo le magliette dell’Ipnorospo e declameremo poesie Vogon! Guarderemo Alien! Ci lamenteremo di Prometheus! Inventeremo un progetto per lanciare Magalli nello spazio! CUORI A TE, SAMANTHA!
Già. Fangirlare con gli astronauti è possibile.

tié, ti sferzo col fuoco, Dio dall’ingombrante copricapo!

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Va detto che siamo arrivati in ritardo e abbiamo perso per sempre i primi dieci minuti. È successo perchè ci siamo andati a sedere nella sala sbagliata, quella del Re Leone 3D. E niente, ce ne siamo accorti solo quando il sole è sorto sulla savana. Quel cinema ha seri problemi di segnaletica, non ci sono i numeri sulle porte, non c’è uno straccio di foglio di carta appeso, i tizi che ti rifilano gli occhialini indicano la direzione molto vagamente… e che dovevamo pensare, siamo andati dritti dritti da un’altra parte. E in quattro, che se c’eravamo solo io e Amore del Cuore capirai, era tutto normale. Arrivati nel posto giusto, però, il film ci ha accolti bene: un traditore – compaesano di Teseo – siede a gambe divaricate con la schiena appoggiata contro il muro. L’hanno frollato e seviziato ben bene, ha pure la faccia sfigurata da tre sfregi verticali, dalla fronte al mento. Davanti a lui, un energumeno con una struttura cornuta in testa si prepara ad assestargli una martellata nelle palle. Perchè Iperione non gradisce i guerrieri di dubbia moralità e ancor meno gradisce la loro eventuale progenie.

fate luogo, sono la Dea Atena, la mia chioma splende di saggezza!

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Coglioni spiaccicati a parte, Immortals racconta della lotta tra l’eroe Teseo – atletico contadino, figlio di chissà chi – e il malvagio re Iperione – uomo dalla faccia disastrata – intenzionato a liberare i Titani, nemici giurati degli Dei dell’Olimpo. I Titani sono rinchiusi nelle viscere del monte Tartaro, dentro a una gabbia che sembra un po’ un biliardino e un po’ una di quelle lavapiatti cubiche dei bar. Per infrangere le catene che imprigionano i Titani, all’affabile Iperione occorre un arco supersonico, forgiato da Marte e diventato esageratamente leggendario, così leggendario da essere finito non si sa dove. E chi mai potrà ritrovarlo? Il segreto è custodito da quattro gnocche veggenti, sacerdotesse illibate col dono della profezia. O meglio, una sola è il vero oracolo, le altre tre fungono da scudi umani, in un gran turbinio di vesti scarlatte con lo spacco.