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Più per ordine mentale mio che per presunti slanci di utilità nei confronti del mondo, benvenute e benvenuti a questa prima Settimanini, un angoletto con ambizioni ricapitolesche che dovrebbe aiutarmi a mappare, raggruppare e rendere comodamente ricercabili i numerosi spunti che lancio qua e là. Nelle mie troppo ottimistiche ambizioni, dovrei periodicamente raccogliere in questi spazi quello che leggo, vedo e bramo (o mi compro con soddisfazione). Si fa prima a fare che a spiegare, quindi tenderei a procedere e buonanotte al secchio.

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GUARDARE

Dunque, abbiamo concluso con trepidazione e buon gradimento La regina degli scacchi – una serie che ha suscitato in me una solidarietà sconfinata per la produzione, che ogni cinque secondi doveva imbastire partite a scacchi realistiche e super intricate, girando ogni roba 800 volte (sospetto) perché se qualcuno sbagliava a muovere il cavallo bisognava rifare tutto da capo – e abbiamo iniziato Workin’ Moms, altra serie che segue le peripezie di un coraggioso manipolo di neomadri che tentano di abitare il mondo come delle persone normali (o come le persone che erano) anche se hanno figliato. E che sarà mai, direte voi. E che sarà mai UN CORNO. Nel guardarlo, oscillo tra il pianto e una veemente sensazione di sorellanza, invidiando a morte quelle che dispongono di una babysitter efficiente.

Area Pixar.
Non so bene cosa non vada più nel mio cervello, ma Soul ha generato una scarsissima presa su di me. Che il filone necrofilo-filosofico abbia esaurito il suo potenziale? La musica non mi piace abbastanza? Sarò satura di vedere ore di film che tentano di indagare i nostri sogni più reconditi per poi risolverla con massì, il senso della vita è nelle piccole cose? Tiè, pigliati una fetta di pizza! Non lo so. Sono diventata arida. Ho adorato il trattamento visivo del aldilà (o dell’aldiprima) e il broker che a un certo punto scaglia il monitor per terra e ricomincia a campare ci offre un istante di pura e limpida felicità, ma resto tiepida. Un film intero su 22 che maltratta i suoi mentori, però, lo guarderei all’istante.

Il film della Pixar “Onward” è stato vietato in quattro paesi mediorientali per la presenza di un personaggio omosessuale, dice Deadline - Il Post

Su Onward, invece, avevo aspettative scarsissime. La gestione delle nostre aspettative credo sia una delle sfide più monumentali che la Pixar dovrà affrontare nel futuro. Siamo stati ben abituati e questo felice bagaglio di esperienze cinematografiche condivise mi rende di sicuro una spettatrice fidelizzatissima, ma è anche vero che posso guadarmi un Onward in pace senza pretendere che mi appaia Santa Teresa che va in estasi per gli unicorni randagi. Comunque. Nella mia testa doveva essere una cazzata inutile (non so perché), ma Onward è riuscito a intrattenermi abbondantemente e anche a farmi piangere senza il minimo ritegno. Esperimento riuscito! Datemi delle creature mitologiche a caso e mi farete felice! W la manticora!

Death to 2020: uscita, cast, trama e streaming su Netflix

Su Netflix ho trovato anche Death To 2020, una sorta di speciale dedicato all’anno infame che abbiamo appena attraversato. Girato sotto forma di mockumentary con interpreti blasonatissimi che si prestano a cialtronate più o meno riuscite, è di una cattiveria corroborante e scacciapensieri.

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LEGGERE

Con il supporto della mia fida Mirella – la topa di biblioteca – un romanzo e la seconda puntata di un manga già amato. Se siete in vena di leggere saggi socio-tecnologici, invece, ecco qua dove recuperare qualche pensiero su La valle oscura.

Nives di Sacha Naspini
(Edizioni E/O)

 

La taverna di mezzanotte (vol. II) di Yaro Abe
(BAO Publishing, traduzione di Prisco Oliva)

 

Per riassumere un tema che appare ricorrente: CORNA.

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SPERPERARE

Niente, ho scoperto che Lego ha deciso di darsi alla botanica e adesso voglio costruire dei bouquet di fiori da piazzarmi sul tavolo. Non appassiscono. Non vengono assaltati dagli insetti. L’acqua nel vaso non vi si impaluda. Una soluzione durevole e graziosa. Che favola! 😀

These Beautiful Lego Flower Bouquets and Bonsai Tree Sets Are Perfect for People Who Always Kill Plants | Travel + Leisure

 

Il titolo di questa rubrica mi fa molta tenerezza. È quel “weekly”, proprio. Ma magari fosse una rubrica WEEKLY, signora mia. Magari, accidenti! Nonostante la scarsa periodicità dell’impresa, però, le mie brame e i miei desideri sono solidi e duraturi. E qui ci sono le ultime cose che ho scovato e amato. E che vorrei ardentemente nell’armadio, nella scarpiera o, più in generale, nella mia vita.
Come di consueto, può capitare che ci siano aggeggi che ho scoperto, apprezzato e scelto grazie alla solerte sollecitazione di un ufficio stampa o di un brand. Li trovate segnalati con un agile *.
Procediamo?
Procediamo, orsù!

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Una delle missioni di quest’estate sarà il rinnovo del parco-costumi. Perché non ho praticamente più materiale per riempire il pezzo sopra e tutti i bikini che possiedo sono ormai impraticabili. Per consolarmi della dipartita penso irreversibile della mia terza abbondante, ho deciso di dedicarmi con attenzione anche ai parei, ai caftani scenografici da nobildonna della Versilia e alle ciabattine. L’ambizione massima sarebbe l’abbinamento costume-pareo-ciabatta da declinarsi sull’intero guardaroba spiaggiaiolo. Non so se ce la farò, ma voglio crederci. Anche perché, facendo amicizia con Scholl*come forse avrete già avuto modo di vedere – ho scoperto lo sterminato universo delle Bahia. Ci sono centomila colori diversi (molto allegri e saltellanti), sono comode, sono leggerissime, hanno la magica suola Bioprint (come molte altre scarpine della collezione) e pure i laccetti regolabili. Inizierei da quelle rosse. Poi vediamo come si mette.

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Altra missione estiva di importanza quasi intergalattica: la sporta di paglia. Perché tutte le sporte di paglia che piacciono a me costano minimo cento euro? Non mi pare normale. Sono belle, va bene, ma è pur sempre paglia. Capisco il valore dell’handmade, ci mancherebbe, ma cento bombe per della paglia mi pare comunque un po’ eccessivo. Mi sto dunque dedicando a puntigliose ricerche, nel tentativo di individuare commercianti di accessori non vergognosamente esosi ma comunque in grado di sfornare borse piacevoli, solide e pratiche. Le meravigliose ragazze di Vita su Marte hanno già fatto un pezzo del lavoro, rivelando al mondo l’esistenza di La Petite Sardine, ma non voglio accontentarmi. Ed eccoci qua con Gioseppo. C’è un po’ di tutto, da Gioseppo – e i prezzi sono un po’ più alti, ma senza diventare inaccettabili. La rafia viene spesso combinata con nappine, intrecci e tessuti variamente annodati, ma anche rifinita con manici, bordi e chiusure in pelle (almeno all’apparenza). Insomma, ci sono borse di paglia-paglia e accessori di paglia che potrebbero funzionare bene anche per chi le ferie le ha ad agosto e deve comunque sciropparsi due mesi di caldo in città e brama una borsa non troppo spiaggiaiola o contadinesca, ma comunque estiva.

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Vecchi amici che continuano a fare cose belle: Le Palle. Mi è bastato un giretto allo stand al Salone del Libro per ricordarmi la genialità del progetto – e il suo inesauribile potenziale. Perché le menzogne che possiamo raccontare agli altri per renderci la vita meno insopportabile sono praticamente infinite. Sto pianificando l’acquisto della valente maglietta NON HO MAI NIENTE DA METTERMI, ma anche della gamma completa dei quaderni con le panzane lavorative (spesso dolorosamente web-related).

E visto che siamo in tema, vi segnalo con gioia anche l’apertura di un piccolo shop di cancelleria – anzi, di cose di carta, cose per scrivere e cose utili. Si chiama Pencil Panda e auguro loro ogni successo. Se il tema vi appassiona, date anche un occhio a questa listona.

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L’ESA, tra le altre cose, fa anche delle magliette adorabili (e molto minimal) con su i pianeti.

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Dunque, su Literary Emporium spenderei volentieri tutto quello che ho, ma sto cercando di razionalizzare. E iniziare da una spilla dell’Ancella mi sembra una buona idea (anche perché dovrò pur abbinare qualcosa di altrettanto incisivo alla mia felpa). Se vi sentite particolarmente refrattari all’autorità, poi, potete anche orientarvi sulla micro-collezione delle spillette distopiche.

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Che a Milano esista un negozio dedicato ai prodotti BIUTI coreani ormai lo sanno anche le lucertole dell’isola di Pasqua. Si chiama Miin ed è in Corso Magenta, più o meno. Sono andata a farci un giro per l’evento di apertura e ho cercato di assimilare più nozioni possibili, nella speranza – che mai morirà – di trovare il modo di migliorare la mia faccia. Non ho avuto il tempo, purtroppo, di farmi costruire una BIUTI RUTIN coreana personalizzata, ma ho esaminato con perizia gli scaffali e mi sono fatta spiegare lo spiegabile. Partendo dal presupposto che avrei bisogno di tutto, ho però deciso di concentrare i miei desideri – per il momento – sulla famigerata e pluripremiata Beauty Water di Son & Park. Perché? Perché riempirebbe, in effetti, una lacuna. Io la faccia me la lavo, la mattina, ma una specie di tonico da passare per preparare la pelle al trucco e alle altre creme e cremine non mi pare una cattiva idea, soprattutto se promette anche di esfoliare e uniformare un po’. Quanto costa? Un botto. Ecco perché è qua in wishlist e non nell’armadietto del bagno.

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Sono andata a vedere Jurassic World – Il regno distrutto. Il film è un po’ un pastrocchio, secondo me, ma in questo momento abbiamo altre priorità. Perché là fuori esiste un pacco formato famiglia di Lego Brick Headz con Owen e Blue. E per constatarne la magnificenza non ci serve essere spettatori pensanti e/o critici. Basta aver visto i video di Owen che si aggira per la nursery dei velociraptor. LEGATEMI ALL’ALBERO MAESTRO E TURATEMI OCCHI E ORECCHIE. HO BISOGNO DI QUESTI COSINI.

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Avrò desiderato a sufficienza? Giammai, lo ben sappiamo. Ma per questa settimana direi che possiamo concludere. Felice sfondamento di salvadanai a tutti quanti!