C’è chi passa le giornate su Youporn e chi, invece, prova un piacere quasi fisico nell’osservare, collezionare e catalogare la cancelleria. Le due categorie umane potrebbero ipoteticamente incontrarsi in uno di quei filmini con la studentessa bionda (con codini, gonna scozzese e calzettoni) che piglia vigorose ripetizioni di matematica da un professore maiale, ma preferisco non approfondire. L’unica cosa molto bella di questi porno, secondo me, sono le lavagne.
Io, comunque, tifo per la cancelleria.
La mia passione segreta – per quanto immotivata – sono i cofanetti.
Da piccola, per Santa Lucia, ricevevo regolarmente una scatola bellissima di pastelli – di quelle con la custodia di legno e tutti i colorini ben disposti in ordine cromatico – e, se proprio quell’anno lì non arrivavano dei Minipony, i pastelli erano decisamente il regalo che aspettavo di più. Un tempo li usavo anche, i pastelli. Poi sono diventata una persona incapace di gestire le sfumature e per secoli ho disegnato in nero e rosso, con le penne schifose che trovavo nell’astuccio. Ora, mio malgrado, non solo non disegno più, ma sull’agenda scrivo a matita perché sono una pasticciona. Anzi, sono piena di blocchetti bellissimi e quaderni che non oso utilizzare perché sono troppo belli e ho paura di rovinarli con le mie zampe sconsiderate.
Come mi consolo?
Sbavando su invenzioni cartoleristico-artistiche sfrenatamente lussuose tipo il box condominiale ad edizione super limitata – ben 2.500 esemplari alla modica cifra di 2.500€ l’uno – di Karl Lagerfeld per Faber-Castell.
Mettete momentaneamente da parte la razionalità e lasciatevi travolgere dalla gioia mistica che questo benedetto cofanetto irradia.
Cioè, avete forse mai visto qualcosa di più meraviglioso?
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Mi viene da piangere. Pur senza nutrire una particolare simpatia per Karl Lagerfeld.
KARLBOX.
Accidenti a lui.
Comunque. Ci sono i pastelli acquerellabili, i pastelli bellissimi “normali”, i gessetti, i pennarelletti, le matite, i carboncini e un casino di altra roba che mi mette addosso una commozione che non vi so spiegare. 350 aggeggi in totale. Non solo ci sono dentro delle cose che se le sai usare sei l’eroe del mondo, ma arreda pure. Ti riconcilia col cosmo. Riesci a farti apprezzare ogni delicata tinta del creato. Vedi un Karlbox e poi muori. Vedi un Karlbox, trovi il pennarello più fotonico e vai a cercare quella smorfiosa di Choupette per scarabocchiarle il pelo.
Per esplorare ulteriormente (e con una qualche serietà) i meandri del Karlbox vi consiglio di fare un giro sul patinato sito ufficiale – con tanto di pretenziosa Karl-quote d’apertura. Io, alla fin fine, ho deciso di parlarne perché ho il mal di denti da due giorni e avevo bisogno di guardare qualcosa di bello. Mentre cerco di capire quante Tachipirine posso ragionevolmente inghiottire mentre aspetto di essere ricevuta da un qualsiasi dentista del capoluogo lombardo, vi auguro col cuore di trovare 2.500€ da investire in un oggetto di pura armonia e perfezione che non avrete mai il coraggio di toccare – ma che migliorerebbe di molto la vostra esistenza.