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Dopo aver trascorso un’altra estate sandalando comodamente in giro con Scholl – senza sviluppare bolle, tagli, sbucciamenti di talloni e tutto quel che di cruento vi può venire in mente -, è ora di rassegnarsi al sopraggiungere del gelo. La collezione primaveril-estiva mi è piaciuta tantissimo perché traboccava di glitter, ma avremo di che ben consolarci – riparando, allo stesso tempo, le nostre estremità dai rigori bagnaticci del clima.
Ecco qua la mia wishlist per gli inospitali mesi futuri.

Non possiedo un paio di stringate “maschili” perché, quando le vedo esposte da qualche parte, mi sembrano sempre DURISSIME. Le guardo e sento il calcagno che mi stramaledice, il mignolino che si comprime e il piede, in generale, che mi giura vendetta eterna. L’esperienza con Scholl, però, mi incoraggia… sia dal punto di vista dei materiali – sofficioni ma resistenti – che della calzata. Queste sono le Salemi, ci sono anche in altri colori e tutte sono dotate di suola Memory Cushion che ammortizza e avvolge bene.

Idem con patate per le Salandra, che però sono delle garrule slip-on. Credo diventeranno delle valide alleate sotto ai pantaloni a vita alta e gamba svolazzona.

Loafers? Ci sono pure quelle. E dovrei pensarci seriamente, visto che ho ben due kilt che attendono di essere indossati con qualcosa di plausibile. Anzi, più le guardo e più me le immagino con tutto… credo siano i cento punti a Grifondoro che ogni modello “classico” si porta in giro di default: hanno senso in generale. Queste sono le Syris… e anche loro militano nella prima divisione del battaglione Memory Cushion.

Non è obbligatorio indossarle con un foulard in testa, il Barbour e un corgi al guinzaglio, ma l’abbinamento è fortemente consigliato. Lunga vita pure alle Rudy. E teniamo duro, The Crown ricomincia fra poco. Olivia Colman, contiamo su di te.

Le Eve sono un gradito ritorno. Ho usato tantissimo il modello dello scorso inverno e posso garantire di aver sguazzato nelle pozzanghere senza rimediare reumatismi. Anche in questo caso, la suola sfugge all’effetto “piede in un sacchetto di plastica”. L’appoggio è bello “sostenuto” e non ve le scalcagnate via camminando, come spesso accade con gli stivaloni da pioggia. Altro motivo di gioia: il PVC lucidissimo, che continua a ricordarmi il cranio di Alien. Che l’universo ci assista.

Non posso vantare una vasta esperienza in tema ballerine. Non mi oppongo alla ballerina a livello filosofico, ma faccio fatica a metterle perché sono sempre estremamente piatte e, col tallone rasoterra e la suola sottilissima, vivo male. Il che è un peccato, perché mi precludo la risoluzione di numerosi abbinamenti spinosi che, con una scarpa semplice e beata tipo la ballerina, diventerebbero assolutamente elementari. A tal proposito, potrei affidarmi alle Julia, che hanno tre centimetri di tacco – salvifico ma non invasivo – e il Gelactiv, che ti risparmia la percezione di ogni sassolino del selciato.

Le Julia son troppo serie e morigerate? MA CHE PROBLEMA C’È. In caso di piogge persistenti e guadi più o meno urbani da affrontare, c’è anche un sobrio stivale leopardato. Sono piuttosto certa che, con dei calzettoni ben pasciuti, i New Vestmann vadano benone anche con la neve. Incredibile, sono diventata una persona che pensa anche alla funzionalità. Un tempo mi sarei accontentata di gridare MA CHE TI FREGA SONO DEGLI STIVALI CON LA VERNICE E IL NYLON LEOPARDATO e adesso eccoci qua, a gioire della presenza del Memory Cushion.

Per esplorare il resto della collezione invernale e/o regalarvi qualcosa di comodo, bello e assennato, vi consiglio di dare un occhio sullo shop di Scholl. E non perdetevi le pantofolazze, anche quelle ci doneranno gioia ed estrema poffosità.

Visto che, di solito, fate tesoro dei codici sconto e li utilizzate spesso e volentieri, Scholl ce ne dona uno anche a questo giro: con CUORONI20 ci sarà il -20% dal 5 al 19 novembre su tutta la collezione. Si può usare solo sull’e-commerce e non è cumulabile con le altre promozioni già in corso.

Buon inizio di autunno e buoni curiosamenti calzaturieri.

Gli esseri umani contemporanei hanno smesso di affrontare le stagioni con il rassegnato fatalismo del villico timorato di Dio. Se il susseguirsi di climi e temperature diverse era, un tempo, un fatto incontrovertibile da accettare e mettere in saccoccia, oggi l’arrivo dell’inverno o dell’estate suscita virulente polemiche, alzate di scudi e battaglie più o meno epiche.

Perché mi sfuggi, infido palloncino!

Sarà che il cambio dell’armadio ci crea problemi organizzativi e furori generalizzati, sarà che forse il villico dell’Alto Medioevo – per quanto la sua esistenza fosse difficile e flagellata da pestilenze, carestie, signorotti prepotenti e superstizioni invalidanti – affrontava escursioni termiche meno drastiche e repentine delle nostre, sarà che ormai siamo rissosi e basta, ma poche cose al mondo hanno il potere di farci infervorare come il clima. E no, non parliamo del tempo atmosferico con l’aplomb dei britannici – che dopo secoli di pioggia finissima hanno elevato ad arte la conversazione a tema meteo -, macché. Le compagini che appoggiano l’estate o l’inverno sono assai più bellicose. Il primo giorno d’afa in giugno viene salutato da sentitissime sollevazioni – BRAVI VOI CHE AMATE L’ESTATE SIETE CONTENTI SI CREPA SUDO COME UNA BESTIA FACCIO SCHIFO SUI MEZZI PUZZANO TUTTI COMPLIMENTI EH CHE BELLE ROBE CHE VI PIACCIONO -, così come le prime nebbie autunnali – VENITEMELO A DIRE DI NUOVO QUANT’È BELLO L’INVERNO DAI SU SE AVETE CORAGGIO MA VI PARE LA NEBBIA SIETE DEGLI ASINI. E via così. Fino al successivo cambio di stagione.

Autunno, ho smesso di combatterti. Vago vestita da pescatore islandese. E bene che sto. 

Io, che di natura sono polemica in maniera generalizzata, ho deciso che la strategia migliore è trovare qualcosa di cui lamentarsi ad ogni stagione. Perché credo sia quello che in fondo ci preme davvero. E lo sappiamo tutti. Mica viviamo in un’area pseudotropicale dal caldone costante. Così come non dimoriamo in una distesa ghiacciata invasa da foche leopardo e narvali vendicatori. Lo sappiamo perfettamente che l’estate non durerà per sempre, o che l’inverno dovrà ben arrivare prima o poi. Ci lamentiamo perché ci piace lamentarci. E non dovremmo vergognarcene.

Qua son contenta perché ho interiorizzato la polemica.

L’estate, secondo me, è mirabile dal punto di vista della luminosità e della lunghezza quasi eterna delle giornate. E ci dona anche la possibilità di poltrire all’aperto sorseggiando cose. È pure più facile vestirsi in maniera interessante senza eccessivi sbattimenti. L’abbronzatura ci rende meno spettrali. In estate ci sono le vacanze.
Poi chiaro, per stare in piedi devo bere delle damigiane di Polase, le zanzare riemergono dai loro nascondigli per perseguitarci, fai venti metri e pezzi come un maratoneta, sui mezzi pubblici si soffoca (o si surgela), partono le guerre coi colleghi/i partner/i congiunti per la gestione dell’aria condizionata, vuoi andare in giro e basta e non lavorare mai più, sui Navigli c’è ressa, la miglior stampa persevera nel pubblicare articoli sulla cellulite delle star, truccarsi diventa impossibile e se hai i capelli lunghi passi due mesi col collo umido. Ma pure se te li tiri su.

L’inverno, di contro, spazza via insetti ed eccessive sudorazioni, ci propone soluzioni vestimentarie che ci mettono di fronte a crisi d’autostima di minor portata, c’è il Natale, c’è il fattore poesia della neve, le cose ricominciano a succedere, bere la cioccolata torna ad essere plausibile, raggomitolarsi sotto al piumone è bello, i gatti ti vogliono più bene perché hanno freddo e ti vengono vicino, risotti, polenta, anolini in brodo, pizzoccheri, bombardini sulle piste da sci.
Va bene, è pur vero anche che ci viene il raffreddore, ci si surgelano i piedi e che bisogna andare in giro con la cuffia, i guanti, la sciarpa e il demonio sa cos’altro e che quando arrivi in un posto ci vorrebbe un tavolo aggiuntivo solo per buttarci su tutto quello che hai addosso. C’è un’oscurità sconfortante e cimiteriale, i bambini si ammalano ogni ventisei minuti, se non possiedi tredici cappotti ti sembra di essere sempre vestita uguale, ci si impigrisce vergognosamente, bisogna vivere col burrocacao in mano o ti si crepa la faccia.

Ti ho afferrato, accidenti!

Però, che rivelazioni.
Che indagine!
Che osservazioni sagaci e assolutamente rivoluzionarie.
Ecco, il punto è proprio quello.
Lo sappiamo che funziona così. 
Cercare di prevalere sulla compagine opposta è del tutto inutile. Non ci farà sudare di meno d’estate così come non ci metterà al riparo dai terrori della sinusite d’inverno. Non ci farà risparmiare cerette nei mesi caldi così come non ci restituirà ore di luce a gennaio.
Perché accapigliarci, quando possiamo semplicemente unirci nel sacro hobby della lamentela? Lamentiamoci simmetricamente di tutto quello che ci pare.
Esercitiamo il diritto di detestare – sempre e comunque – gli aspetti più nefasti del clima stagionale, senza accusare il nostro prossimo di scarsa coerenza.
Sventoliamo vestitoni fiorati in allegria e spiaccichiamo zanzare con autentico furore. Godiamoci la tisana alzando al cielo i pugni pieni di fazzoletti smoccolati.
E appena ci saremo abituati a infastidirci collettivamente per quel che merita fastidio, la stagione cambierà di nuovo. E potremo ricominciare da capo.
Non è questione di schierarsi col Team Estate o col Team Inverno. Gli estremi meritano di essere combattuti da un fronte compatto di polemica. Alleniamoci a concordare sulle discordie, mentre ancora possiamo andare in giro col giacchino e basta. Winter is coming. E, per quanto gli alberi di Natale possano rallegrarci, i White Walkers non stanno simpatici a nessuno. Ammettiamolo, maledizione. Che ci costa. Team Polemica, per salvare i Sette Regni!

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Afferrare il nulla.

Le scarpine di questo post fanno parte della collezione autunno-inverno 2018 di Scholl, che mi sorregge sin dai primi caldi con le sue saggissime calzature – del tutto immuni alle polemiche, date le loro caratteristiche di spiccata comodità e suprema comprensione delle difficoltà strutturali di ogni stagione. Gli stivaletti si chiamano Peyton: sono super confortevoli – la mini-zeppa di 4 cm è provvidenziale, almeno per la mia schiena -, sono equipaggiati con la consueta tecnologia Memory Cushion (che li rende pantofolosi e ammortizzati, nonché caldissimi dentro) e i materiali sono ottimi (w il Nabuck).
Per dare un occhio a tutte le scarpe invernali, per trovare un negozio o per comprare cose direttamente online, ecco qua il sito di Scholl.
E buone battaglie stagionali a tutti.

Salto, che saltare fa sempre ottimismo. 

 


MADRE s’inerpica col fido bob

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Ormai ho capito: senza di me, i miei genitori si divertono pazzamente.
Danzano di fronte al fornello mentre aspettano di buttare la pasta, passeggiano in cerca di animalini del bosco, vanno in mezzo a un campo per veder passare la stazione spaziale, mangiano gelati e approdano al mare solo in settembre, quando il turismo diventa leggermente più civilizzato.
Ecco. Se la ridono, alla faccia mia… e col frigo pieno di culatello.
Ho anche capito che a voi MADRE piace tantissimo, ma che dico, preferite MADRE a me. E non vi biasimo. Anzi, per non farvi sentire in colpa per questa disdicevole faziosità, vi dimostrerò, una volta e per sempre, che MADRE merita ogni vostro sentimento.
Che sportività. Ho un cuore grande così.
È con orgoglio, dunque, che vi regalo qualcosa di epico, roba da proiettare al cinema e sulle facciate dei principali monumenti del nostro bel paese. Vi dono MADRE che va sul bob, con tutti e sessantaquattro i suoi anni. Grazie al coraggio di Padre – che all’inizio vi allieterà con le dita sull’obiettivo, cosa bizzarra per un mago dell’audiovideo ma giustificabile dato il principio di assideramento che probabilmente l’attanagliava -, la festosa discesa di MADRE è ora a disposizione del mondo. E vi prego di notare la toccante esortazione di Padre alla prudenza, con quel “VAI PIANO” allegramente ignorato dalla mia genitrice, che anzi, affronta l’insidia delle curve con la baldanza di una nobile zarina in slitta a cavalli.
Amate MADRE – senza smettere di aver paura -, perchè se lo merita.

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E se vi sembra che MADRE vada piano, siete degli stolti. Non solo è più veloce della vostra Clio, ma anche immensamente più contenta.

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MADRE umilia i veicoli motorizzati

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