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il Saggiatore

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Orbene, quest’anno non sono riuscita a organizzare i #LibriniRegalini, ma mi pare comunque opportuno sfornare una gioiosa lista di consigli per i doni natalizi. Mentre cerco di industriarmi per inventare qualcosa di divertente da combinare insieme nei primi mesi del 2020, ecco qua un po’ di suggerimenti per far felici voi e/o le vostre persone preferite. Sono stata poco sul romanzesco, privilegiando le pubblicazioni che vi faranno fare bella figura – oh, accidenti, che pregevole edizione! – o quelle meglio identificate da un tema – che son più facili da assegnare alla gente che ha già esplicitato un particolare interesse per qualche argomento specifico dello scibile umano.
Spero di generare utilità.
Partiamo!

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Alessandro Torcoli
In vino veritas
(Longanesi)

Editore e direttore di Civiltà del bere, Alessandro Torcoli è una delle personalità più autorevoli in Italia in materia di vino. Sta studiando per conquistare il titolo di Master of Wine – riconoscimento iperuranico internazionale che ancora nessun nostro connazionale è riuscito a guadagnarsi – e gestisce, insieme alla redazione della rivista, un’enoteca assai amena che organizza incontri di approfondimento e gradevoli chiacchiere periodiche col pubblico. In vino veritas è una panoramica accurata ma godibilissima della filiera produttiva del vino, dall’allevamento della vite (già, la vite non si coltiva – si alleva) allo scaffale. L’approccio è narrativo e gli obiettivi sono felicemente divulgativi: Torcoli ci racconta come funziona il mondo del vino con precisione e chiarezza, senza farci pesare la sua conoscenza enciclopedica. Anzi. Perché il vino è, prima di tutto, un tassello importante della nostra cultura.

A chi donarlo?
A chi beve con piacere e vorrebbe saperne di più. Ai fan dei “come è fatto”. A chi al ristorante ordina le bottiglie care per pavoneggiarsi ma in realtà ci capisce poco. A quelli che dicono sempre “io non ci capisco niente ma m’accorgo se un vino è buono”.

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Chiara Frugoni
Uomini e animali nel medioevo
(Il Mulino)

La sapienza di Chiara Frugoni si estende anche alla zoologia. In questo meraviglioso tomone illustrato, esploriamo la relazione tra gli animali e l’uomo del medioevo, che sulle bestie doveva per forza di cose fare affidamento (abitando una dimensione non ancora meccanizzata) e che nelle bestie trovava riferimenti allegorici capaci di assisterlo nella decodificazione di una realtà filtrata dalla lente di una fede pervasiva. L’uomo del medioevo contava sugli animali “addomesticati”, temeva quelli selvaggi (che rappresentavano un problema piuttosto concreto e pressante) e non esitava a considerare reali quelli mitologici. Era un mondo in cui l’asino e il drago non occupavano piani concettuali differenti, ma convivevano in una rappresentazione del creato al contempo trascendente e assai “pratica”. Un viaggio dotto e godibilissimo tra storia, simbologia e arte.

A chi donarlo?
Ai dotti estimatori della divulgazione storica. Agli appassionati di bestie e delle loro gesta. A chi ama esplorare i significati più o meno nascosti dell’arte.

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Lewis Carroll
Alice nel paese delle meraviglie
(L’Ippocampo)

Illustrato da Minalima

Bookcity mi ha donato una grande gioia, quest’anno. Ho avuto l’onore di chiacchierare con i Minalima in occasione dell’uscita dei due nuovi titoli che hanno curato, progettato e illustrato per L’Ippocampo. Il primo – Il giardino segreto – era uscito per il Salone del Libro e ora sono disponibili anche Alice Il libro della giungla. Per chi necessitasse di una rinfrescata, i Minalima sono i due designer – Miraphora Mina e Eduardo Lima – che si sono occupati di inventare l’identità visiva del mondo di Harry Potter. La Mappa del Malandrino? L’han fatta i Minalima. I manifesti WANTED dei Mangiamorte? Sono dei Minalima. Insomma, tutto quello che c’è di cartaceo o visuale nei film (Animali fantastici compresi) è roba loro. E sono dei geni. Le loro edizioni di questi grandi classici sono piene zeppe di soluzioni cartotecniche imprevedibili e interattive, oltre che di splendidi disegni e di una gabbia grafica preziosa. L’Ippocampo pubblicherà gradualmente tutta la serie – il prossimo dovrebbe essere Pinocchio. 

A chi donarli?
Ai piccoli (e ai grandi) che affrontano i classici per la prima volta. A chi colleziona edizioni preziose e insolite. A chi non ha più i libri dell’infanzia ma vorrebbe comunque mettere sullo scaffale una meraviglia. Ai feticisti dell'”oggetto libro”.

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Il meglio di Richard Scarry
(Mondadori)

Ho recentemente ripescato dai depositi sommersi di MADRE i miei vecchi libri di Richard Scarry e, lasciandomi travolgere da una grandiosa Operazione Nostalgia, li sto rileggendo con Cesare. Mondadori continua a tenere vivo il catalogo di Scarry e, se non disponete di una soffitta piena zeppa di antichi volumi, potete sempre lasciarvi sostenere dalle nuove edizioni. Il meglio di Richard Scarry è una raccoltona che contiene Il libro delle parole, In giro per il mondo, Il libro dei mestieri, Le più buffe storie e Tutto ruote.

A chi donarlo?
Ai bambini che vanno all’asilo. Ai genitori di piccoli lettori in cerca di efficaci strumenti per intrattenere la prole in maniera produttiva. A chi ha perso i “suoi” Scarry ma non ha mai smesso di amare Zigo Zago.

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Shirley Jackson
La lotteria
Adattamento grafico di Miles Hyman

(Adelphi)

Ne ho parlato poco tempo fa su Instagram. Ecco qua.

Prima di Battle Royale e degli Hunger Games c’era La lotteria di Shirley Jackson, una delle short stories più celebri della letteratura americana.
Pubblicato per la prima volta sul New Yorker nel giugno del 1948, il racconto scatenò un putiferio mastodontico e i lettori subissarono la rivista di lettere più o meno indignate. Perché? In estrema sintesi, La lotteria condensa in una manciata di pagine serratissime sia la crudeltà cieca del destino che l’emersione repentina, all’interno di un contesto di apparente civiltà, degli istinti umani più brutali. La lotteria annuale è un’esperienza catartica collettiva, un rito di passaggio che convoglia il male quotidiano su un unico bersaglio. Non si capisce bene che cosa faccia più paura, in fin dei conti. L’approccio estremamente pratico e funzionale alla faccenda? L’esito agghiacciante del sorteggio? I bambini che ammucchiano allegramente i sassi? L’ordinato svolgersi degli eventi? La lotteria ha visto anche una nutrita schiera di trasposizioni. L’ultima versione è una graphic novel firmata da Miles Hyman – nipote di Shirley Jackson e artista eccelso. La sua narrazione per immagini ci mostra i silenzi e tutto quello che si nasconde negli spazi bianchi del testo e fa, se è possibile, ancora più spavento. Bellissimo.

A chi donarlo?
Ai fan di Shirley Jackson. Agli amici della graphic novel d’autore. Ai coraggiosi.

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Merda
Colora e rilassati – 
40 insulti da colorare con gattini severi ma giusti
(Magazzini Salani)

La serie dei libri da colorare ingiuriosi si arricchisce di un nuovo pregevole capitolo: i gattini sboccati. Teneri e spietati, i gattini che popolano questo album sono pronti a soccorrervi nei momenti di furore più acuto. Le pagine possono all’occorrenza essere staccate e donate a chi più vi sta sull’anima. Tiè, piglia un gattino, infame che non sei altro.

A chi donarlo?
Qua le opzioni sono molteplici. Potete regalarlo a qualcuno che ha bisogno di sfogarsi un po’ e di smaltire la tensione… ma anche a qualcuno che vorreste spellare vivo – così, come SOTTILISSIMO messaggio subliminale. O anche a chi cerca invano di rasserenarsi colorando paesaggi e vasi di fiori, senza ricavarne il minimo sollievo.
Concludo evidenziando l’ovvio: no, non sono libri da colorare per bambini. Cioè, se volete esortare i vostri figli a correre in giro gridando COGLIONAZZO ai passanti vanno benissimo, ci mancherebbe. Chi sono io per intromettermi nei vostri progetti educativi.

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Phoebe Waller-Bridge
Fleabag. The Scriptures

E qua scateniamo della fandom. Credo che nulla possa battere l’amore che ho sprigionato quest’anno per Fleabag. Sogno di andare a vedere lo spettacolo a teatro e non so bene se tifare per una terza stagione della serie (pare improbabile) o godermi quello che c’è, in tutta la sua complessa assurdità. Sono felice per Phoebe Waller-Bridge e per il grande consenso che il suo lavoro è riuscito a raccogliere. Fioccano premi e fioccano applausi… e secondo me se li merita tutti. The Scriptures è una sorta di compendio di Fleabag. Ci troveremo dentro la sceneggiatura completa, un nuovo scritto dell’autrice e le “stage directions”, mai pubblicate prima. Auspico un’edizione accresciuta con statuetta ignuda in allegato ma, per il momento, sono contenta anche così.

A chi donarlo?
A chi ha apprezzato la serie e/o lo spettacolo – non solo per la presenza dell’Hot Priest. Ai porcellini d’India. A chi legge in inglese – perché non mi risulta che sia già disponibile una traduzione italiana.

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I quaderni Fandango
Scrittura creativa – 20 grandi autori e 70 esercizi
(Fandango Libri)

Tra i battutoni che si continuano a sentire quando si parla di editoria dobbiamo sicuramente annoverare l’immarcescibile “Ah, signora mia… ormai ci son più scrittori che lettori!”. Come tutti i tormentoni, si basa su un vago fondo di verità. Al di là delle ambizioni letterarie che possiamo nutrire, scrivere meglio e riflettere su quel che si scrive è un’iniziativa meritoria perché, a mio modesto parere, ci rende più consapevoli e più bravi a spiegare quello che sentiamo. Questo Quaderno è un ibrido. Venti grandi autori vengono presentati in efficaci schede tematiche – tra la biografia e l’analisi dell’opera – e, a seguire, troviamo un ampio ventaglio di esercizi di scrittura che si allacciano alle tecniche più emblematiche dei singoli autori. È un’opportunità di apprendimento letterario e una palestra pratica per provare a scrivere riflettendo davvero su quel che facciamo.

A chi donarlo?
Agli aspiranti Nobel del domani, a chi subisce (giustamente) il fascino dei grandi autori e vorrebbe riportare alla luce gli strumenti del loro lavoro, a chi ha voglia di far funzionare il cervello o migliorare la propria scrittura senza dover per forza vincere lo Strega.

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Susan Harlan
Fare i bagagli
(Il Saggiatore)

Un’altra vecchia ma valente conoscenza. Ecco i pensierini:

Dall’ultima valigia sputata fuori dai nastri di riconsegna all’aeroporto – la vostra, ovviamente – ai bauli inestimabili dei passeggeri di prima classe del Titanic, Susan Harlan esplora le implicazioni pratiche e filosofiche del fare i bagagli. Il risultato è un saggio insolito e piacevolissimo, una specie di indagine sull’idea stessa di viaggio e sull’identità del viaggiatore, la cui storia si sovrappone a quello che decide di trascinarsi dietro, avvalendosi dei “recipienti” più disparati. Zaini scassati! Salmerie! Bauli della macchina che diventano succursali itineranti di casa nostra! Trolley spietatamente misurati dal personale di terra! E via così. Il multiforme universo della valigeria viene analizzato, in epoche diverse, dal punto di vista “industriale”, culturale e letterario, senza trascurare il cinema e l’ossessione (talvolta giustificatissima) per l’ottimizzazione degli spazi. Siamo quello che mettiamo in valigia? Chi lo sa. Forse somigliano di più a quello che ci dimentichiamo… e a quello che finiamo per riportare a casa – dogana permettendo.

A chi donarlo?
A chi non è alla ricerca di un manuale sul COME fare i bagagli ma è più propenso a indagare il PERCHÉ facciamo i bagagli. A chi ama i saggi storici “pop”. A chi viaggia cercando di farlo in modo il più possibile consapevole.

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Guida tascabile delle librerie italiane viventi
(Edizioni Clichy)

Per il titolo potevano ricorrere a “esistenti”, “aperte” o “attive”. Invece hanno scelto “viventi”. E funziona molto bene. Anzi, è un termine adattissimo se il tentativo è quello di mappare – per quanto possibile – le librerie italiane che rifiutano di scoraggiarsi e continuano ad animare i quartieri di città piccole e grandi. Sono fari dalla portata preziosa – per chi legge sono un riparo e un posto felice, ma “servono” a tutti, perché l’oscurità che può distorcere pensieri e sentimenti non fa distinzioni e punta alla massima diffusione… ma si attacca meglio dove il buio è già profondo. Tifiamo per voi, librerie viventi.

A chi donarlo?
Un libro che parla di librerie va inevitabilmente consegnato a chi ama sia i libri che le librerie, creando un terzo livello di INCEPTION. Va benissimo anche per chi ha la propensione alla letteratura e al viaggio… che ne sapete, potrebbe nascerne un tour mirabolante delle librerie italiane.

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Anna Starmer
I Love Color – L’arte di scegliere e abbinare i colori di casa
(Rizzoli)

Anna Starmer e Rossella Migliaccio si conosceranno? Chi può dirlo. Qua torniamo a parlare di colori, ma lo sforzo immaginifico è orientato all’arredamento domestico. Quando Pinterest incontra l’editoria, all’incirca. Il libro è un catalogo di suggestioni cromatiche suddivise per tinte dominanti e, oltre a suggerire abbinamenti creativi e anche decisamente appaganti dal punto di vista visivo, è anche una ricca collezione di “case belle” che, oltre a suscitarvi un’invidia funestissima, potrebbero anche fungere da ispirazione per risistemare o pensare da zero i vostri spazi.

A chi donarlo?
Ai campioni e alle campionesse dell’home decor, a chi deve ristrutturare e vuol solo morire, alla fandom di Paola Marella, a chi arreda anche con i libri perché ha dei tavolini stupendi in salotto su cui appoggiarli.

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Carlo M. Cipolla
Allegro ma non troppo
(Il Mulino)

Ridanciane annotazioni di qualche tempo fa:

Un gioiellino umoristico in due parti. Anzi, in due mini saggi. Il primo rilegge la storia europea – a partire dalla caduta dell’Impero Romano – mappando le conseguenze geopolitiche del commercio del pepe. Il secondo, invece, mira a fornirci gli strumenti per riconoscere “gli stupidi” come forza nefasta all’interno della nostra civiltà, senza relegarli all’ultimo gradino della scala di potere ma riconoscendo loro un ruolo di primo piano all’interno di ogni “livello” della struttura delle nostre società, indipendentemente da soldi, studi, prestigio, classe. Un testo nato quasi per scherzo – e passato di mano in mano fino a trasformarsi, dopo qualche revisione, in questo piccolo libro – per ghignarsela amaramente senza sentirsi Dio in terra. Chi è lo stupido? Chi si danneggia da solo (in maniera sistematica e felicemente inconsapevole) danneggiando, allo stesso tempo, anche chi ha intorno. Spesso in maniera irreparabile. In bocca al lupo!

A chi donarlo?
Non a uno stupido… perché non capirebbe. E no, non capirebbe nemmeno una frecciatina trasversale, quindi risparmiatevi i tentativi di ironia.

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Huw Lewis-Jones
Le terre immaginate – Un atlante di viaggi letterari
(Salani)

Narnia, Westeros, la Terra di Mezzo… e mille altri luoghi dell’immaginario fantastico. In questo robusto atlante illustrato, Huw Lewis-Jones raccoglie sapienti e illustri contributi – da Miraphora Mina a Philip Pullman – per mappare l’inestitente con precisione e fascino. I romanzi che iniziano con una mappa sono garanzia di avventura, ma ogni mappa presuppone la costruzione di un mondo “altro”. Ogni capitolo corrisponde a un luogo ed è affidato a un narratore che ne esplorerà insieme a noi i golfi, gli anfratti, i mari e le vette più scoscese.

A chi donarlo?
Ai cartografi più o meno dilettanti, a chi a cena vi fa abitualmente una testa così con Mercatore, a chi ama la letteratura fantastica e a chi non si accontenta di stazionare entro i confini del reale.

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Douglas Adams
Guida galattica per gli autostoppisti
(Mondadori)

Consiglio la Guida galattica perché la Guida galattica è sempre un buon consiglio – soprattutto in questo caso… da una parte c’è la raccolta di tutti i romanzi e, dall’altra, c’è un saggio di Neil Gaiman sull’argomento -, ma quel che mi preme dire è che, se vi va di donare un’edizione pazza e preziosa di un classico fantasy, fantascientifico, gotico o tenebroso, vi conviene spulciare negli Oscar Draghi. Son dei tomoni assai curati e di sicuro impatto scenico.
Ah, è da poco uscito anche Piccole donne.

A chi donarlo?
I Draghi sono amici dei feticisti dell’oggetto libro e dei collezionisti accaniti. Ma anche un po’ dei signori delle tenebre, dei delfini e di chi non esce di casa senza asciugamano.

Spin-off
Approfitto di quest’area mondadoriana per segnalare un’altra impresa. Non penso di dovermi diffondere in spiegazioni sulle Storie della buonanotte per bambine ribelli… ecco, la piccola novità è che le Bambine ribelli esistono anche in forma più approfondita e hanno trovato rinnovato respiro in una collana dedicata. Non sono più “schede” ma piccoli romanzi illustrati che si soffermano, di volta in volta, su una donna che a suo modo ha combinato qualcosa di assai incisivo per cambiare il mondo – e per ispirare le generazioni future.

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Petunia Ollister
Cocktail d’autore
(Slow Food)

La letteratura pullula di personaggi che bevono cose – con esiti più o meno infausti. Con la sua superba abilità fotografica, Petunia Ollister – ciao, amica! – assembla per noi un’esplorazione delle bevande “da romanzo” che sono ormai entrate a far parte dell’immaginario collettivo. Ogni scatto è accompagnato da un approfondimento sull’autore e dalla ricetta per riprodurre per conto vostro un cocktail degno di Gatsby. O di BONDJAMESBOND. E di moltissimi altri. Bibliotecarie, sfoderate gli shaker!

A chi donarlo?
A chi ha un bel mobile bar e non ha paura a usarlo. A chi legge e si diverte a sconfinare. A chi ama osservare oggetti ben disposti su un tavolo (con perfetti abbinamenti cromatico-concettuali). A chi brama un ricettario per fare cocktail favolosi.

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Akiko Miyakoshi
La strada verso casa
(Salani)

Una mamma coniglia prende in braccio il suo coniglietto e lo porta a casa mentre scende la sera. Animali di ogni forma e dimensione chiudono bottega e preparano la cena, le finestre si illuminano, il mondo cambia forma e l’ombra avvolge – invece di far paura. Un’autrice giapponese super premiata, disegni semplici e delicati, come l’istinto di coccolare un coniglietto assonnato.

A chi donarlo?
Ai bimbi che si addormentano sulle spalle dei papà e delle mamme che conoscete, agli amici dell’illustrazione e della narrazione giapponese, a chi ha bisogno di un sorriso rassicurante e pacioso.

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Leo Ortolani
Luna 2069
(Feltrinelli)

Leo Ortolani ha sfornato 46 libri, quest’anno. Potrei comodamente consigliarveli tutti, ma Luna 2069 – la storia di una fascinazione per lo spazio e per le sue promesse – mi pare speciale. L’astronauta Fortunato ha preso in prestito la faccia da Luca Parmitano e il fumetto è stato realizzato in collaborazione con l’Esa e con l’Agenzia Spaziale Italiana. Di che si parla? Si parla della colonizzazione della Luna – in un immaginario centesimo anniversario dallo sbarco di Neil Armstrong -, degli sforzi congiunti per continuare a superare l’atmosfera terrestre, di futuro e di scienza. Lo si fa ridacchiando – perché Rat Man torna in versione Mr Mask, un incrocio tra uno scienziato visionario e un presentatore da televendita -, ma senza rinunciare a confidare nel potere dell’ingegno umano.

A chi donarlo?
A chi tifa per la colonizzazione del nostro satellite – e di Marte -, a chi vorrebbe una Tesla, ai fan dell’esplorazione del Sistema Solare e ai vecchi amici di Leo Ortolani.

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Alberto Madrigal
Pigiama computer biscotti
(Bao)

Uno dei miei fumetti preferiti dell’anno. Ne avevo già parlato su Instagram, ecco qua.

Alberto Madrigal ha il raro dono di raccontare l’ansia senza fartela venire troppo. Non te la fa passare, intendiamoci, ma la sfuma e la scompone, ci pensa su insieme a te e la gestisce un pezzettino alla volta. In questo fumetto – che si costruisce sotto ai nostri occhi, perché dentro al fumetto c’è anche Madrigal che cerca di capire che fumetto fare – si parla di creatività, dei compromessi della vita adulta, di case che non si puliscono da sole, di traslochi – perché aiutiamo sempre tutti a traslocare e poi quando tocca a noi arrivano quattro gatti? -, di paternità, mal di testa inevitabili e colazioni al bar la domenica. È un magnifico distillato di quotidianità e dilemmi, di equilibri impossibili tra le esigenze della sopravvivenza e il lusso di poter perdere tempo. In questo libro c’è, soprattutto, la strada tortuosa che dobbiamo imboccare per riconciliarci con l’idea di responsabilità. C’è la frustrazione che spesso ci accompagna quando cerchiamo di far crescere un’idea che, spessissimo, si modifica sotto ai nostri occhi e cambia pelle quando pensiamo di averla ormai afferrata – un po’ come le abitudini dei bambini, che sono abitudini per due giorni e poi diventano altro e tu devi ricominciare da capo con tutti i tuoi processi di adattamento. C’è la routine che mangia le energie, ci sono quei due secondi limpidi di ispirazione e di gioia che ti convincono a non gettare via tutto – o magari sì. E c’è un bimbo che nasce e che, nel mondo nuovo che crea per te, attira nella sua orbita tutto quello che stai cercando di capire e te lo restituisce un po’ masticato e morbidino, ridimensionato ma anche spaventoso. Che vogliamo fare? Si procede. Inventando una pagina alla volta. Saggi e lievi, pacifici e preoccupati.

A chi donarlo?
Alle neo-mamme e ai neo-papà. A chi cerca di diventare grande senza perdere il cuore. A chi fa del suo meglio per affrontare con passione e dignità un lavoro creativo.

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Lilin Yang, Leah Ganse, Sara Jiménez
Beauty Secrets
(Vallardi)

Il mito moderno delle coreane con la pelle meravigliosa va affrontato in maniera strutturata. Nei momenti di pigrizia più acuta mi piace pensare che la pelle bella delle coreane sia una faccenda strutturale. Hanno la pelle bella perché, geneticamente, hanno la pelle bella. Nei momenti di maggior speranza, poi, cerco di convincermi che la pelle bella delle coreane sia, in realtà, frutto di una cura particolarmente assennata e replicabile anche a latitudini diverse. Ebbene, dev’esserci una via di mezzo… e l’intero pianeta pare averlo recepito. In questo libro, le tre fondatrici di Miin Cosmetics – istituzione sbarcata ormai un annetto anche a Milano per benedirci con la cosmesi coreana – sviscerano i dieci celeberrimi step della beauty routine coreana con piglio pratico e diretto, suggerendo prodotti e metodi, smascherando false convinzioni e, in generale, fornendoci qualche dritta per calibrare le nostre abitudini in modo da tirar fuori risultati più solidi dalla roba che ci spalmiamo ostinatamente in faccia.

A chi donarlo?
Alle fanatiche conclamate della beauty routine coreana, a chi è più in cerca di una metodologia che di una lista universale di prodotti da comprare, a chi ama informarsi per potersi trasformare in una “consumatrice” più consapevole.

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Kassia St Clair
La trama del mondo – I tessuti che hanno fatto la storia
(Utet)

Kassia St Clair, giornalista culturale britannica, ricostruisce la storia del mondo a partire dai tessuti che hanno ricoperto, di epoca in epoca, un ruolo emblematico. Dal merletto alle tute da astronauta, dalle origini della tessitura alla seta dell’antica Cina, quello che abbiamo scelto di indossare per coprirci o per raccontare chi siamo genera, da sempre, significati e implicazioni vastissime. Questo saggio – tradotto da Claudia Durastanti e arricchito da uno splendido apparato iconografico – analizza i tessuti in base all’impatto culturale, economico e sociologico che hanno generato, ricostruendo di volta in volta il quadro complesso di un preciso momento storico. Una lettura ricchissima, colta e suggestiva.

A chi donarlo?
A chi ama approfondire la storia in modo trasversale, a chi ama la moda e la concepisce come il prodotto di un’epoca o come il punto di convergenza di tante diverse componenti della storia umana, a chi analizza ossessivamente le etichette degli indumenti.

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Neil Gaiman
Questa non è la mia faccia
(Mondadori)

Neil Gaiman ha sempre avuto parecchio da dire. L’ha fatto nei suoi romanzi e nei suoi fumetti, ma anche in una miriade di saggi, articoli, diari, post e – probabilmente – pure sui tovaglioli di carta. Questa non è la mia faccia è una poderosa raccolta di scritti sparpagliati in cui Gaiman affronta all’incirca tutto lo scibile umano. Dal suo lavoro ai film, dal fascino delle librerie all’arte di raccontare storie, Gaiman costruisce un autoritratto per accumulo, aprendoci le porte del suo studio, del suo cervello e del suo cuore.

A chi donarlo?
A chi già venera Gaiman,agli adepti del moderno genere fantastico e a chi cerca ispirazione e vorrebbe farsi spiegare “come si fa” – possibilmente da uno che è già molto bravo a inventare mondi.

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Nick Caruso & Dani Rabaiotti
Fa le puzze? – La guida definitiva alla flatulenza animale
(Vallardi)

Questo l’ho tradotto io, ma è l’informazione meno rilevante. Quel che vi sarà utile sapere è che non tutti gli animali scoreggiano e che, quando capita, la flatulenza è un fenomeno dalle numerosissime sfaccettature. Le sardine comunicano tra loro scoreggiando ad alta frequenza. I lamantini utilizzano i peti per gestire il galleggiamento. Ci sono animali che esplodono e serpenti che intimoriscono i predatori a suon di strombazzate posteriori. Questo libro, curato da due eminenti zoologi, è un’indagine spassosa ma rigorosissima su un fenomeno non ancora particolarmente esplorato dalla scienza. Per ogni bestia c’è una fascinosa scheda di approfondimento che ne indaga le abitudini digestive, comportamentali e scoreggifere. Che benessere.

A chi donarlo?
A chi si interessa di zoologia – in ogni sua manifestazione -, a chi scoreggia volentieri, a chi vuol farsi quattro risate e/o accumulare gustosi aneddoti da sciorinare in compagnia (meglio non a cena).

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La collana Ritrovare l’Italia
(Il Mulino)

Utile segnalazione di collana, perché Ritrovare l’Italia offre un vasto bacino di argomenti. Dai luoghi di Ulisse agli stadi, dalle stazioni ferroviarie alle città etrusche, Ritrovare l’Italia è una piccola biblioteca di viaggio che può sostenerci nella riscoperta di mete poco battute e/o può illuminare per noi rotte avvincenti. L’idea è quella di assemblare, di volta in volta, un itinerario tematico – attingendo dal grande bacino della storia, dell’enogastronomia, della natura… – capace di farsi espressione di un pezzettino della nostra cultura condivisa. Al di là delle indicazioni più pratiche, ogni percorso è accompagnato da un approfondimento che ci permetterà di affrontare le nostre mete con consapevolezza.

A chi donarlo?
A chi vi ripete sempre “ah ma cosa vai all’estero che qua da noi ci sono delle meraviglie” – ecco, piglia, parti -, a chi ama le esplorazioni alternative, a chi pensa che i viaggi siano anche (e forse soprattutto) cultura.

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Funzionale suggerimento conclusivo: un bell’abbonamento per gli audiolibri. Ecco qua la pagina di Storytel dedicata ai regali.

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Questo post potrebbe continuare all’infinito, ma non ambisco a sfidare la biblioteca di Borges. Spero di essere riuscita a tirare fuori dal cilindro qualcosa di utile e di avervi risolto anche un paio di “regali impossibili”. :3
Cuoroni!

Archiviato il 2017 – che parecchie cose belle ci ha portato – è arrivato il momento di guardare al futuro. Perché il tempo sarà comunque poco, ma le ambizioni restano vaste. Ora, sicuramente verrò sorpresa in corsa da novità imperdibili che sconvolgeranno ogni mio progetto, ma ci sono un po’ di libri che so già di voler leggere. E, all’incirca, sono questi qua.

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Agnese Grieco
Atlante delle sirene

Mi è arrivato durante le vacanze di Natale e ho salutato l’evento agitando un arricciaspiccia verso il cielo. Da appassionata di creature mitologiche, iconografia del fantastico e leggende più o meno metropolitane, un Atlante delle sirene è una specie di sogno che riemerge dalle profondità del mare. Da Omero a Splash – passando per infinite declinazioni letterarie, musicali, artistiche e drammaturgiche -, questo saggio ricchissimo di immagini e aneddoti traccia una mappa super eclettica delle apparizioni sirenesche più emblematiche, risalendo alle origini del mito e decifrando per noi simbologie, trasformazioni e riferimenti culturali.

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Alex Alice
Il castello delle stelle
1869: la conquista dello spazio

Lo steampunk alla conquista dello spazio! Una graphic-novel (di formato piuttosto monumentale e ricca di tavole veramente strabilianti) per raccontare il viaggio un figlio alla ricerca della madre scomparsa durante una spedizione in mongolfiera verso gli strati più rarefatti dell’atmosfera, per verificare l’effettiva esistenza del misterioso etere. Siamo nell’Età del Progresso, dopotutto, l’epoca delle scoperte geografiche e delle avventure per mare e per terra. Perché non spingersi anche verso le stelle?

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Lev Tolstoj
La felicità domestica

Vorrei riprendere un po’ di slancio per tornare ad affrontare i MEGAROMANZONI russi. Perché, su quell’impervio fronte, mi sono proprio arenata. La felicità domestica dovrebbe tratteggiare il breve ma profondissimo ritratto di una coppia alle prese con i primi accadimenti della vita matrimoniale. Pare sia anche la storia di un progressivo allontanamento, dei cambiamenti che si verificano all’interno di un rapporto che transita inesorabilmente dalle gioie dei primi tempi felici fino a un’indifferenza insuperabile, passando per tutte le minuscole sfaccettature che caratterizzano le relazioni umane più complicate, dettagli che Tolstoj è sempre stato in grado di cogliere e di restituirci con una sensibilità devastante.   

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J. G. Ballard
Il condominio

Visto che l’ultima stagione di Black Mirror non è riuscita ad appagarmi particolarmente, ho deciso di farmi dare una mano da Ballard. Il romanzo è ambientato in un immenso condominio ipertecnologico – un mondo in miniatura, a tutti gli effetti – che, a causa di un blackout, diventerà teatro di una lotta per la sopravvivenza capace di sovvertire gerarchie sociali, norme del vivere civile e il concetto stesso di umanità. Una di quelle letturine distopiche lievi e rassicuranti, insomma.

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Leo Ortolani
Oh! Il libro delle meraviglie

Pochi esseri umani al mondo mi fanno ridere come Leo Ortolani. Ho amato molto Il buio in sala, la sua raccolta di recensioni cinematografiche – che ho comprato anche se le avevo praticamente già lette tutte sul blog – e ho già ordinato Oh!, perché le “Meraviglie della Natura e della Tecnica” che Ortolani ha sfornato nell’arco di vent’anni (e che ritroviamo in questo volume con l’aggiunta di parecchi inediti) me le sono effettivamente perse. Non vedo l’ora.

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Ursula K. Le Guin
The Lathe of Heaven

Un romanzo del 1971 – tradotto in Italia con il titolo di La falce dei cieli e, da quel che ho capito, abbastanza irreperibile – di un’indiscussa regina della fantascienza e del fantastico. Non ho mai letto nulla della Le Guin e sono molto curiosa di cominciare l’avventura. Il libro indaga il rapporto tra sogno, verità tangibile e potere attraverso lo “scontro” tra due personaggi: George Orr (un tizio che si accorge di sognare cose che poi diventano vere) e il dottor Haber, che intende utilizzare Orr per modificare la trama della realtà a suo piacimento.

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Paul Auster
4321

L’ho già iniziato. Ero curiosa, ma anche molto riluttante, visto che di romanzo imponentissimo trattasi. Sono però già molto felice di aver spazzato via i tentennamenti. 4321 racconta tutte le vite possibili di Archie Ferguson, nato nel 1947 a New York e destinato ad attraversare – nelle sue diverse emanazioni – il Novecento dei grandi eventi storici, delle grandi città e dei grandi movimenti… ma anche della più spicciola quotidianità. È la storia di un uomo comune, rappresentato simultaneamente mentre si sposta lungo quattro sentieri diversi che lo porteranno a vivere quattro vite altrettanto distinte, ma accomunate da alcuni affascinanti punti fermi. Un’opera monumentale e vivacissima che (e lo dico soprattutto per chi è intimorito dai libroni) scorre con grande naturalezza.
Una delle mie solite profezie, visto che con Exit West ci avevo visto giusto, l’estate scorsa: credo sia già un po’ il mio libro preferito dell’anno.

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Roberto Bolaño
Lo spirito della fantascienza

Ho rinunciato a orientarmi in maniera razionale nel mondo di Bolaño. Per cogliere ogni rimando, ogni citazione e ogni indizio che appare nelle sue storie, legandole le une alle altre, ci vorrebbe una specie di dottorato. Non ci riuscirò mai, ma non per questo i suoi libri smetteranno di affascinarmi. Lo spirito della fantascienza è stato scritto da un Bolaño non ancora trentenne e racconta, in un intreccio come al solito labirintico e ricco di divagazioni e ingarbugliamenti surreal-picareschi, l’iniziazione alla vita di un poeta ventunenne che, in quel di Città del Messico, condivide una stanzetta con uno scrittore agorafobico perennemente preda di allucinazioni, deliri e manie.

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Elizabeth Strout
Tutto è possibile

La farò breve. Lucy Barton mi era piaciuto. Cosa faccio, non leggo il “seguito”? Ambientato ad Amghast (Illinois), paese natale dell’aspirante scrittrice fuggita a New York lasciandosi alle spalle fratture difficili da saldare, il romanzo esplora gli effetti del tempo e delle illusioni sfumate sugli abitanti della cittadina, riportando anche Lucy – per la prima volta dopo quasi due decenni – nella casa di famiglia, insieme al fratello (trasformatosi in una specie di grosso bambino il cui unico scopo è preservare quel che era dei Barton) e alla risentitissima sorella Vicky.

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Michele Mari
I demoni e la pasta sfoglia

L’implausibilità dell’impresa mi appare già con molta nitidezza, ma I demoni e la pasta sfoglia è un testo quasi mitologico – e da lungo tempo praticamente introvabile. Il massiccio volume raccoglie una serie di saggi-ossessione che Mari ha dedicato alla tradizione letteraria che più ha influenzato e alimentato la sua ricerca narrativa. È una galleria di mostri, demoni, indimenticabili protagonisti, incubi ricorrenti e realtà deformate. Da Lovecraft al Richiamo della foresta, Mari costruisce un labirinto di rimandi e riflessioni, consegnandoci una lente per esaminare la struttura e le deviazioni imprevedibili del suo cammino di scrittore (e di lettore).

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Antoine Volodine
Terminus radioso

Una steppa contaminata dalle radiazioni nucleari di una Seconda Unione Sovietica prossima al collasso. Una pila atomica semisepolta governa la vita di un kolchoz sopravvissuto – il Terminus Radioso – abitato da un manipolo di superstiti che la radioattività ha variamente maledetto con una serie di doni quasi sovrannaturali. Un romanzo visionario e bizzarro che squaglia i confini dello spazio e del tempo per creare una specie di epica del disastro.

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Jeff Vandermeer
Borne

Il nuovo romanzo di Vandermeer, dopo la favolosissima Trilogia dell’Area X – se è garbata anche a voi, ci vediamo al cinema per Annientamento di Alex Garland. Anche qui, una misteriosa Compagnia biotecnologica governa una città in rovina, popolata da creature mutanti condannate alla pazzia o ad evolversi in modo imprevedibile. Il nuovo enigma è Borne, un grumo di materia verdognola destinato a diventare la chiave per decifrare i segreti più inconfessabili della Compagnia.
Il romanzo uscirà presto anche per Einaudi – con un’altra bellissima copertina di Lorenzo Ceccotti.

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Daniel Clowes
Patience

Un uomo arrabbiatissimo che cerca di salvare la sua storia d’amore. Viaggiando nel tempo. Non so nient’altro. Ma stiamo parlando di Daniel Clowes… e quindi mi basta.

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Adam Haslett
Imagine Me Gone

John viene ricoverato per una depressione inaffrontabile e Margaret, la sua fidanzata, deve decidere se “procedere” con il matrimonio – ora che conosce la malattia dell’uomo che ama e le potenziali difficoltà di una vita insieme. Margaret sceglie di sposarlo e Imagine Me Gone è la storia della famiglia che nascerà da questa decisione difficile ma fondamentale. La storia è raccontata da cinque narratori diversi – Margaret, John e i tre figli – e segue le peripezie del “clan” per decenni, esplorando gli effetti del dolore sulle persone che più ci stanno a cuore e interrogandoci su quello che saremmo disposti a fare per salvare chi amiamo, nonostante tutto.

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 China Miéville
Embassytown

Non so bene da dove provenga questo afflato fantascientifico, ma eccoci qua con China Miéville – uno dei “nuovi” maestri del genere – e con un pianeta alieno di nome Arieka, colonizzato dalla nostra specie in un remotissimo futuro. Gli indigeni parlano una lingua incomprensibile e strambissima. Solo pochi umani sono in grado di decifrarla (gli Ambasciatori), mentre altri vengono utilizzati dagli alieni come “vascelli” per convogliare concetti complessi e altrimenti inesprimibili. Ma gli intrighi politici infuriano, il nuovo Ambiasciatore rischia di incrinare il fragile equilibrio che lega le due comunità e il cataclisma è prossimo…
Sarà che mi è piaciuto Arrival, ma la faccenda del linguaggio e della comunicazione – al cuore di questo romanzo – mi intriga moltissimo. Facciamo amicizia, China Miéville. Vediamo che cosa succede.

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Gianluca Morozzi
Blackout

Tre persone rimangono intrappolate in un ascensore il giorno di Ferragosto a Bologna. Una studentessa che si paga l’università facendo la cameriera, un tizio che abita nel condominio e un sanguinario serial-killer che passa di lì quando ha una vittima da torturare nel suo pied-à-terre. Nessuno può sentirli. Nessuno riesce a comunicare con il mondo esterno. Nessuno può prevedere che cosa si sarà inventato Morozzi.

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Gonzalo Torné
Una relazione borghese

L’antefatto è favoloso: due coniugi vanno alle terme per salvare il loro matrimonio. Joan-Marc, il marito, ripercorre la storia della loro unione infelice rievocando le tappe fondamentali della sua vita “borghese”, riflettendo sul tempo – che deforma e incrina le nostre certezze -, sull’approssimarsi della morte e sul valore (crescente) dell’esteriorità. Una commedia dell’inettitudine e dell’incomprensione, una meditazione ironica e tagliente sulle relazioni umane, sul potere dell’autoinganno e sul fallimento che ci aspetta sempre al varco.
Allegria!

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John Williams
Augustus

Vogliamo fermarci a Stoner? Giammai! Perché John Williams ha scritto anche un romanzo storico – all’apparenza affascinantissimo – sul principato di Ottaviano Augusto, servendosi di un vasto e ramificato intreccio di documenti, trovate letterarie, epistole e diari. Perdonami, Alberto Angela. Ma non è che dell’antica Roma puoi scrivere solo tu.

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Virginia Woolf
Le tre ghinee

La prevenzione della guerra, un’università femminile, un fondo per supportare le donne che vogliono esercitare una professione. Tre “buone cause” che Virginia Woolf analizza in questo scritto, immaginando di aver ricevuto altrettante lettere che richiedono il suo ipotetico sostegno economico. Le tre ghinee, scritto all’approssimarsi del 1938 – e della guerra – è un’indagine sul potere e sul ruolo ricoperto dalla donna in una società che tende(va) a confinarla in una sfera limitata – e strettamente privata.

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Li leggerò? Non li leggerò? Ne leggerò altri e me li dimenticherò tutti? Mi scriverò la lista su un pezzo di carta e li depennerò con cura maniacale man mano che li affronto? Quanti me ne sarò dimenticati?
Non ne ho la più vaga idea.
Ma lo sforzo di progettazione, almeno quest’anno, l’abbiamo fatto.
Speriamo bene.
:3

Gli abitanti del mondo civilizzato hanno cominciato a leggere Joan Didion circa mezzo secolo fa. E hanno fatto proprio bene. Noialtri, amici del fashionably-late, ci siamo arrivati parecchio dopo. Un po’ per questioni anagrafiche e un po’ per negligenza. Visto che non si può fare granché per riavvolgere il tempo – come The Year of Magical Thinking ampiamente dimostra -, accontentiamoci di questa felicità a scoppio ritardato, che riempirà il nostro futuro di meraviglie ancora sconosciute. Ormai ho deciso di prenderla così: non sono l’ultima della Terra, sono una che ha ancora un sacco di bei libri da scoprire. E ciao.
Joan Didion, lo so per certo, non ha per niente bisogno dei miei evviva. Creatura mitologica dal caschetto infrangibile e dall’intelligenza portentosa, a ottant’anni suonati ha anche deciso di fare la modella, innalzando di circa millemila punti il suo già considerevole livello di LEVATEVI.

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Non potendomi permettere un guardaroba Céline – roba che, con ogni probabilità, mi starebbe pure malissimo -, ho allegramente ordinato The Year of Magical Thinking – in italiano può soccorrervi il Saggiatore – e Play It As It Lays – idem come sopra -, preparandomi a un supremo sbudellamento. L’anno del pensiero magico, infatti, nasce da una tragedia improvvisa e terrificante. La Didion e il marito – sposati (e innegabilmente simbiotici) da quarant’anni – si siedono a tavola come tutte le sere. La Didion si inventa qualcosa da mangiare, c’è il camino acceso, la tavola è apparecchiata. Niente di che… a parte John che ci rimane secco. Ma così, senza un lamento. Arresto cardiaco e morte subitanea, con buona pace di paramedici, infermieri, portieri e dottori. E già ci sarebbe panico a sufficienza. Ma mica finisce lì. Mentre il padre stramazza sulle piastrelle, Quintana Roo – l’unica figlia della Didion e del fulmineamente scomparso messer Dunne – è in coma in ospedale, in preda a una mostruosa setticemia dovuta all’imprevedibile degenerazione di un’influenza apparentemente banale. Ed è pure la settimana del santo Natale.
Aiuto.
Quando ho scoperto per bene di che parlava questo libro, devo ammetterlo, un paio di domande me le sono fatte. Ma voglio leggerlo davvero? A te le storie – più o meno autobiografiche – dove la gente soffre, si dispera e rantola non piacciono mica, gioiosa Tegamini. Non ti fanno bene. Le malattie, per carità. Un libro intero sullo star male, santo il cielo. Il lutto, il rimorso, il terrore dell’ignoto. L’impotenza e la solitudine. Mariti che crepano, figlie in fin di vita. Funerali, cremazioni.
Ma chi te lo fa fare. A te garbano i gattini.
…i gattini, però, possono anche decidere di cavarti gli occhi.

The Year of Magical Thinking, pur mettendoci addosso una paura infinita, è una lettura di rara bellezza. Dopo Livelli di vita di Julian Barnes mi ero quasi convinta che si potesse parlare della morte della persona che più amiamo solo costruendo delle metafore ariose e leggere. Palloni, mongolfiere, corteggiamenti leggendari, cadute e risalite. Anche in Barnes c’è una storia di quotidianità, c’è l’incapacità di accettare un evento troppo enorme per essere mai compreso davvero. Ma tutto questo arriva dopo, come se il dolore più tremendo avesse bisogno di un cuscinetto incredibilmente robusto. Te lo racconterò, ma prima ho bisogno di scavarci attorno un fossato. Che il fossato sia fatto d’aria, poco importa. Joan Didion non fa niente di tutto questo. Ci sono fatti, diagnosi, date, luoghi precisi. Da subito, da sempre. C’è la meccanica di un cuore che smette di battere. E c’è l’ingranaggio di un dolore che si mette in moto, tirandosi dietro i ricordi di una vita intera. Ci sono le domande che ci facciamo tutti – ho apprezzato abbastanza questo momento? Ho davvero capito che cosa volevi dirmi? Abbiamo fatto le scelte giuste? Che cosa resterà di noi? -, portate alle estreme conseguenze… visto che, dall’altra parte, non c’è più nessuno che potrà risponderci. Ci sono silenzi, panico, aerei da prendere e hamburger da condividere su una pista d’atterraggio. Ci sono nuove emergenze e speranze da nutrire. E ogni angolo diventa una trappola, perché anche il minimo dettaglio può far riemergere qualcosa che non possiamo controllare: la memoria dei momenti felici. Il ricordo di una fiducia assoluta, la consapevolezza di aver scacciato la solitudine.
Porca miseria.
Quanto diamine fa patire, questo libro.
E quanto ti fa venire voglia di prendere per mano qualcuno e ricordare alla perfezione ogni passo che si farà insieme, dai pezzetti che si perdono per la strada ai discorsi che ci insegnano qualcosa. I dettagli giganti e le stupidaggini piccolissime. Il perché ci sembrava di essere al posto giusto, per una volta. Vorrete tenervi tutto. E portarlo con voi… come una cassetta degli attrezzi che vi augurerete di non dover mai usare.

Ecco.

Passatemi un gattino – anche uno di quelli cavaocchi -, che devo soffiarmi il naso. Di nuovo.