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Ogni volta che mi imbatto in un progetto che riguarda la sostenibilità mi sento automaticamente in colpa: quanto può dirsi “sostenibile” la mia gestione domestica? Quanto sono responsabili le mie scelte di consumo? Che cosa posso fare per diminuire la forbice tra quello che potrei fare e quello che effettivamente faccio? Non sono domande da poco e il tema merita una riflessione – sia individuale che collettiva. Ben sapendo di essere lontana anni luce dall’ottimo, mi destreggio caparbiamente nel vasto regno della raccolta differenziata e cerco di orientarmi verso acquisti più ponderati, accogliendo anche con grande interesse le iniziative che possono contribuire a ridurre la mia ignoranza e, allo stesso tempo, a diffondere un messaggio incoraggiante e innovativo.
Perché quando i domandoni che possiamo porci individualmente se li fa anche una grande azienda in possesso di leve significative, un pezzettino di consapevolezza in più può balenare all’orizzonte. E mi piace parlarne, perché anche quello è un buon modo per attivarsi.

Autogrill si arrovella da un po’ sulla questione, all’interno di una strategia di innovazione che cerca di privilegiare la cultura del riutilizzo e di ridurre l’impatto del gruppo sull’ambiente. Lo sforzo sarebbe apprezzabile già solo a livello teorico, ma diventa un segnale ancor più positivo se trasportato sul piano delle dinamiche concrete. Autogrill ha individuato, in poche parole, una “materia prima” simbolica e rilevante (anche in termini di volumi) e ha cercato di darle una nuova vita. Ogni anno, in Italia, Autogrill serve più di 100 milioni di caffè. Perché non trasformare questo tassello fondamentale dell’offerta dell’azienda in un esperimento virtuoso?

Con il supporto di CMF Greentech, Autogrill ha deciso di riutilizzare i fondi degli innumerevoli caffè serviti nei suoi punti vendita – tra cui quello del Puro Gusto di Milano Linate che abbiamo visitato per farci ben raccontare tutta la storia – per inventare WASCOFFEE®, un nuovo materiale “da costruzione”, naturale al 100% e già pronto a trasformarsi in tavoli, banconi, pannellature e arredi per tanti locali Puro Gusto e Bistrot in Italia e in Europa – locali dove si mangia pure bene. Posso testimoniarlo, nel caso non bastasse la benedizione del Gambero Rosso (che ha selezionato parte delle specialità di cui potrete nutrirvi) o il caffè tostato quotidianamente sul posto.

Ma non divaghiamo, che col cibo è un attimo.

Bello WASCOFFEE®, bravoni. Ma che succederà in futuro?
Autogrill si sta impegnando per ampliare il progetto e per rendere gli arredi “di caffè” disponibili nei suoi punti vendita. Ma, cosa ancora più incoraggiante, si sta anche industriando verso nuovi obiettivi, sempre in ottica di riciclo e di riutilizzo intelligente di altri materiali di scarto. L’idea è sempre quella di far incontrare il concetto di sostenibilità con i processi reali di gestione operativa, partendo da quello che c’è e si fa per arrivare a un miglioramento concreto dell’impronta che il gruppo lascia sull’ambiente. Sperando, anche, di poter essere d’ispirazione. Un po’ come Bernulia, che abbiamo visto in azione in un live-painting di rara meraviglia, tutto a base di caffè.

 

Da orgogliosa proprietaria di ben due alberi di mango, sono molto contenta di tornare ad occuparmi di Treedom. Per chi si fosse perso le puntate precedenti, Treedom è una piattaforma che permette a tutti di finanziare la nascita e la crescita di piante di ogni genere in ben quattro continenti, a sostegno delle popolazioni locali (che si prendono cura di tutti questi spavaldi vegetali e ne beneficiano a livello economico e “materiale”) e del benessere del pianeta. Perché sì, anche due manghi in più possono fare la differenza. E scusate se è poco.
Ma perché siamo qui.
Gli alberi di Treedom, come è giusto, si possono anche regalare e, in occasione del SANTO NATALE, la faccenda si è fatta ancor più seria. Anzi, realistica. Mentre grandi e piccini di ogni latitudine si ostinano a diffondere il mito di un anziano signore obeso che ti entra in soggiorno passando per una canna fumaria, Treedom ha scelto la concretezza, portandoci a fare un giro in uno dei suoi vivai più rigogliosi. Il domandone è semplice: che cosa succede quando scegliamo un alberino di Treedom? Succede che in Kenya c’è una persona vera che lo pianta e che, giorno per giorno, lo aiuta a diventare alto sei metri.

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Se anche voi, travolti dalla necessità di donare o di donarvi un vegetale, volete fare un giro in Kenya e scoprire i primi passi di un alberino di Treedom, potete dare un occhio qui: troverete delle nuove piante e potrete accedere spavaldamente al vivaio con una serie di video 360° assolutamente adorabili e assai didattici.
Che cosa si può piantare questo Natale? Alberini di mango (il mango non manca mai, grande festa per il mango), guava, avocado (se vi sentite fashion blogger e/o avete fashion blogger a cui regalare qualcosa da mettere su Instagram) e markhamia. I primi tre sono alberi da frutto, mentre la markhamia è un albero utile: serve a fare ombra alle altre colture. E ha dei bellissimi fiori gialli. Come faccio a saperlo? Me l’ha raccontato il ragazzone con la salopette mentre giravo su me stessa con un visore sulla faccia.

Direi che sapete tutto. Industriatevi e andate a piantare i vostri alberini. Anzi, inalberatevi… ma in senso buono, per una volta.