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Sto per partire, incredibile ma vero. E quest’anno, forse, riuscirò anche a riposarmi vagamente – nonostante l’adorabile ma impegnativa presenza dell’erede. A grande richiesta (sul serio, mica racconto panzane), arriva dunque l’elenchino di libri che avrei l’ambizione di leggere in agosto. Fallirò? Ne leggerò uno in croce e mi sentirò scema come una roccia? È possibile. Ma non demoralizziamoci anzitempo. Ecco qua una lista ultra-aspirazionale di romanzi e/o vari prodotti editoriali accumulati negli ultimi mesi e inesorabilmente rimandati “a quando potrò finalmente buttarmi a pancia per aria”. Non li ho ancora letti, ma per una serie di ragioni vorrei farlo. E magari verrà voglia di farlo anche a voi. In chiusura, poi, troverete qualche fulmineo consiglio per letture estive già collaudate e dunque raccomandatissime.

Ma procediamo, che se no mi rubano il posto a bordo piscina e l’infante mi scappa prima che possa cospargerlo di protezione OTTOMILA.

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DIVERSI LIBRI CHE VORREI LEGGERE MOLTO

Beatrice Mautino
Il trucco c’è e si vede
(Chiarelettere)

Una biotecnologa e divulgatrice scientifica – molto istruttiva anche su Instagram – tenta di diradare le possenti nebbie del marketing sensazionalistico per aiutarci a decifrare meglio quello che ci spalmiamo in faccia. Dalla cosmesi al BIUTI, una piccola e rigorosissima guida per spendere soldi (spesso parecchi) in maniera più consapevole e saggia.

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Alan Rauch
Il delfino
(Nottetempo)
Traduzione di F. Conte

L’ultimo arrivato nel serraglio della collana Animalía di Nottetempo: un imprescindibile saggio zoologico-culturale sul delfino. Dalle doti acrobatiche ai risvolti mitologici, dalle leggende all’arte, una storia ragionata e super estrosa di una bestia acquatica che sembra meritarsi da centinaia di anni la nostra più sincera fascinazione.

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Simone Lisi
Un’altra cena
(Effequ)

Quattro amici e quattro atti per raccontare una cena. Chiacchiere quotidiane che diventano passettini verso una specie di abisso in cui le cose che non ci diciamo restano in agguato. Vorrei leggerlo anche solo per capire se i commensali, alla fine, riescono a digerire.

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Gail Honeyman
Eleanor Oliphant sta benissimo
(Garzanti)

Traduzione di S. Beretta

Mi pare di capire che Eleanor Oliphant sia piaciuto a tutti. Il che, di solito, è una roba che mi insospettisce. Comunque, la storia è quella di una ragazza un po’ svitata e solitaria che parla solo con una pianta in vaso e tiene tutti a debita distanza, convincendosi che l’autarchia emotiva sia la chiave per superare il grande trauma che l’ha segnata. Ma che succede quando qualcuno tenta finalmente di rompere il guscio? Non ne ho idea, ma vorrei scoprirlo… sperando che Eleanor non diventi la nuova Amélie Poulain.

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Michele Mari
La stiva e l’abisso
(Einaudi)

L’opera di recupero degli arretrati di Mari prosegue con caparbia gradualità. Tanti romanzi non sono stati ristampati per parecchio tempo ed erano praticamente introvabili… ma il vento pare essere cambiato. Anche se di vento, in questo libro, pare essercene ben poco. La storia si svolge su un galeone spagnolo inchiodato dalla bonaccia in un angolo remoto d’oceano. Il racconto segue la diffusione di una follia strisciante e misteriosa che si impadronisce lentamente dell’equipaggio, mentre il capitano – bloccato nella sua branda -, tenta di districarsi nei meandri di una realtà allucinatoria e sconosciuta.

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Michael Crichton
I cercatori di ossa
(Longanesi)

Traduzione di D. Comerlati

Che vi devo dire, Il regno distrutto è piaciuto solo ad Amore del Cuore. Chissà che cosa direbbe Crichton di Jurassic World e seguiti vari, CHISSÀ. Ma non soffermiamoci su domande che non avranno mai risposta. Leggiamo, piuttosto, il primo romanzo a base di dinosauri del compianto creatore di Jurassic Park. La storia è ambientata nel selvaggio West nel 1876. Qui, in mezzo alla polvere e a indiani battaglieri, un paleontologo si accinge a riportare alla luce una scoperta sensazionale, che gli verrà però contesa da una spedizione rivale, pronta a tutto per fargli le scarpe. E forse anche la pelle.
I cercatori di ossa è una specie di evento. Il libro, infatti, è stato “rinvenuto” – non si sa se sottoterra o no – dieci anni dopo la morte dell’autore e non era mai stato pubblicato da nessuna parte.

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Elena Ferrante
L’amore molesto
(E/O)

Della Ferrante ho letto solo la quadrilogia dell’Amica geniale. E, onestamente, vorrei approfondire. E/O ha inaugurato da qualche mese una collana – Le Cicogne – che raccoglie i titoli più emblematici e “famosi” della casa editrice. E il libro che ha fatto conoscere la Ferrante al grande pubblico non poteva mancare. Sempre ambientato a Napoli, L’amore molesto è la storia del rapporto vastissimamente problematico tra una madre (che si ammazza) e una figlia che cerca di sottrarsi al potere soverchiante del loro rapporto.

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Teju Cole
L’estraneo e il noto
(Contrasto)

Traduzione di G. Guerzoni

Teju Cole è un intellettuale a tutto tondo. Fotografo, narratore, artista e viaggiatore, è una delle penne più eclettiche e curiose del panorama culturale contemporaneo. L’estraneo e il noto è una raccolta di articoli e piccoli reportage – mai comparsi in Italia – in cui Cole affronta temi diversissimi, toccando argomenti di pressante attualità (come il movimento Black Lives Matter) e rileggendo gli eventi più disparati attraverso la lente della creatività e della riflessione artistica.

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Isaac Bashevis Singer
Satana a Goraj
(Adelphi)

Traduzione di A. Dell’Orto

Un testo di rara potenza linguistica, fatto di foschi presagi e vasti misteri. Siamo nel 1666, tempo di fedi ferventissime, paesaggi desolati, maledizioni e catastrofi. Sprofondare nel peccato e nell’oscurità per riemergerne purificati: gli ebrei polacchi della piccola comunità di Goraj attendono l’arrivo (profetizzatissimo) del nuovo Messia, che porrà fine al loro Esilio e li condurrà nuovamente in Terra Santa. Peccato che a tirare le fila della sfrenata deriva morale di Goraj ci sia il diavolo in persona e che nessuna promessa, quando c’è di mezzo Satana, può dirsi sacra.

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Tristan Garcia
7
(NN)
Traduzione di S. De Sanctis

Qui basta proprio “il concept” del libro. Sul mercato c’è una nuova droga. Se la prendi avrai la possibilità di ritornare al tuo “schema cognitivo” dei trent’anni, dei venti o dei dodici. Non ho idea di come questa roba possa svilupparsi all’interno di una narrazione o che cosa diamine capiti partendo da queste premesse, ma sono già travolta dalla fascinazione.

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Piero Angela
Il mio lungo viaggio
(Mondadori)

L’autobiografia di Piero Angela. Non penso sia necessario aggiungere altro.

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Tara Westover
L’educazione
(Feltrinelli)

Traduzione di S. Rota Sperti

La vicenda di Tara Westover è così incredibile che, sulle prime, ero convinta che L’educazione fosse un romanzo e non un memoir. Cresciuta in una famiglia di mormoni in mezzo alle montagne dell’Idaho, Tara vive all’interno di un microcosmo completamente scollato dalla realtà. In casa non ci sono libri e non ci sono giornali. Andare a scuola è vietatissimo, la medicina “scientifica” è bandita e le uniche occupazioni possibili per lei e per i fratelli sono aiutare i genitori a mandare avanti il rottamaio del padre o bollire erbe per la madre guaritrice. A diciassette anni, però, Tara scopre un’alternativa… e sceglie di emanciparsi con l’unica arma su cui può ragionevolmente mettere le mani: l’educazione.

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C. S. Lewis
Lontano dal pianeta silenzioso
(Adelphi)

Classicone della fantascienza. Un professore di filologia viene rapito da due scienziati e trasportato su un altro pianeta, Malacandra. Il professore riuscirà a fuggire e partirà per una personalissima esplorazione del mondo su cui è coercitivamente capitato. Incontrerà le creature più impensabili che, condividendo con lui i segreti del loro pianeta, gli sveleranno in realtà il grande mistero della Terra, “pianeta silenzioso” che ha smesso ormai da millenni di comunicare con gli altri mondi.

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Eleonora C. Caruso
Le ferite originali
(Mondadori)

Per la rubrica “Esperimenti arditi”, tuffiamoci nel groviglio della più subdola seduzione. Dunque, trattasi di complicatissimo triangolo sentimentale con devastante resa dei conti finale. Anzi, quadrangolo. Anzi, facciamo così: c’è un bellissimo ingannatore. Si chiama Christian. Christian sta, contemporaneamente, con Dafne – che studia medicina -, Davide – che studia ingegneria fisica – e Dante – un fascinoso quarantenne con famiglia e una RAL assai robusta. Nessuno dei tre, ovviamente, è a conoscenza della vastità delle panzane che Christian – tra un’ondata e l’altra di euforia/autodistruzione da disturbo bipolare – va loro spiattellando. Che accadrà? Ne usciranno mai? Ne usciranno interi? Chissà.

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LIBRI CHE HO GIÀ LETTO (PIÙ O MENO RECENTEMENTE) E CHE SECONDO ME SONO VACANZIERI E MERITEVOLI

Valeria Fioretta
Se tu lo vuoi
(Piemme)

Dunque, seguo Valeria ormai da qualche anno. Amo il suo blog e mi piace ascoltarla dai remoti albori di Snapchat. Sono molto contenta che sia riuscita a trovare il tempo di scrivere un romanzo e sono ancor più felice di averlo apprezzato. Perché quando qualcuno che “conosci” – anche solo virtualmente – scrive qualcosa la faccenda si fa sempre spinosa. Vorresti avere la possibilità di parlarne bene, ma mica è detto che escano sempre delle meraviglie. Niente, Valeria mi ha fortunatamente liberata dall’imbarazzo scrivendo un libro godibilissimo. È una storia di sentimenti, di cuori che si aggiustano e di avventure cittadine estive (in quel di Torino). La protagonista, Margherita, viene brutalmente mollata da un uomo che le piaceva parecchio – e che aveva cercato di irretire con ogni mezzo, fallendo -, evento che la fa sprofondare repentinamente in una specie di rabbiosa letargia da abbandono. Si riprenderà facendo una cosa lontanissima dal suo “personaggio”: la tata per una bambina sveglia ma molto riservata, figlia di un papà single. Già, l’impianto è da commedia romantica… perché sì, è una commedia romantica, alla fin fine. E funziona bene. È un libro leggero (nell’accezione più positiva del termine) e spigliato, pieno di battute sagaci e di sinceri interrogativi sullo stare al mondo. Si legge volentieri, Valeria ha una voce narrante molto caratteristica e si finisce per fare il tifo per Margherita… il che è un ottimo segno, perché ci si affeziona veramente solo ai personaggi che funzionano.
Portatevelo in spiaggia insieme a un bricco di Estathé. La morte sua.

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Marco Marsullo
Due come loro
(Einaudi)

Altro romanzo ad alto tasso di ombrellonabilità, con tanto di Dio in camicia hawaiana e Diavolo che stappa ottime bottiglie di rosso. Non è un libro che vi spalancherà reami inesplorati dell’interiorità, ma la storia è piacevolmente caciarona, nonostante la posta in gioco sia la salvezza eterna delle anime. Come funziona? C’è un tizio piuttosto derelitto e cialtrone – che risponde all’improbabile nome di Shep – che serve (a insaputa delle controparti) sia Dio che il Diavolo. Il suo compito, per entrambi, è quello persuadere gli aspiranti suicidi a gettarsi di sotto (un punto per il Diavolo) o a scendere dal cornicione (un punto per Dio), garantendo così l’equilibrio ultraterreno. Shep, che ancora non si è ripreso dalla rottura con l’amatissima Viola, si barcamena in questo scenario impossibile, facendo del suo meglio per non farsi stramaledire da nessuno dei due importanti committenti e cullando perennemente il sogno di riconquistare la fidanzata perduta – ormai instradata verso una nuova vita.
Portatevelo a bordo piscina – ma solo la piscina è piena di smandrappone come quelle che piacciono a Dio – o in cima a un vulcano. In ogni caso, non scordate il salvagente e non sporgetevi nel cratere.

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Jean Echenoz
Inviata speciale
(Adelphi)

Traduzione di F. Di Lella e L. Di Lella

Echenoz ha una scrittura che, lì per lì, potrebbe anche risultare fastidiosa. Perché è perennemente arguto. In maniera quasi sfiancante. Ogni frase è un piccolo mondo in miniatura dove ogni nevrosi, stramberia o dettaglio insolito vengono amplificati fino ad ottenere un festival dell’assurdità umana. Ciò detto, è così bravo che stai lì e ti sciroppi tutto. Questo libro è una specie di spy-story surreale, che si apre con il sequestro di una bella donna – con poco senso pratico – e si sviluppa in maniera ancor più imprevedibile, trasformandosi in un tentativo di destabilizzazione della Corea del Nord. Lo so, sembra una barzelletta, ma Echenoz vi tira scemi fino alla fine, nonostante le estenuanti descrizioni della vastissima rete metropolitana parigina.

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Temo di essere stata eccessivamente ambiziosa. Ma il buonsenso è palesemente una virtù che non mi appartiene. Quindi metto in valigia… e parto. Sperando di aver scelto bene.
La vostra brama di mamozzi da leggere non si è ancora placata? Date un occhio alle numerose liste e recensioni che popolano coraggiosamente la categoria Libri e il video-archivio dei #LibriniTegamini. E godetevi delle corroboranti vacanze all’insegna della miglior nullafacenza.

Reduce dall’aspra battaglia con 4321, mi sono resa conto di aver bisogno di un solido periodo di decompressione e disintossicazione dai tomi troppo voluminosi. Perché, diciamocelo con sincerità, finire un libro in un giorno o due ha sempre il suo fascino e continua a rappresentare una grande forma di soddisfazione. Ecco, dunque, qualche breve impressione su romanzi altrettanto brevi che ho letto nell’ultimo periodo per ripigliarmi da Paul Auster.

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Gianluca Morozzi
Gli Annientatori

I libri di Morozzi generano su di me il fascino degli animali spiaccicati sulla statale. Sono rivoltanti, ma mi viene anche voglia di avvicinarmi per guardare meglio. Anzi, ogni volta che leggo Morozzi mi convinco sempre di più di non volerlo conoscere, perché se una persona riesce a concepire robe così contorte, inquietanti, spaventose, orribili e contro natura non è possibile che stia benissimo. E Morozzi, come se non bastasse, è anche in grado di produrre sortilegi. Perché, se apri uno dei suoi libri, senti di non poterti alzare finché non l’hai finito. Tutto ciò, come da tradizione, è vero anche per Gli Annientatori. Racconta la storia di uno scrittore quasi fallito che vive a scrocco a casa di una fidanzata che non ama. La cornifica spudoratamente e si approfitta di lei, perché non ha più una lira e non saprebbe dove altro andare. Comunque, un bel giorno la fidanzata scopre l’ultima tresca e lo butta fuori. Maspero, però, viene inaspettatamente salvato da un conoscente – un illustratore volgare e perverso – che gli offre la sua mansarda in un palazzo isolato, abitato da un’intera famiglia di gente un po’ stramba e invadente. Io devo partire, vai a stare da me finché ti serve. E il Maspero, da opportunista qual è, non se lo fa ripetere due volte… commettendo l’errore più tragico della sua vita.
SANTO IDDIO SANTO.

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Madeleine Bourdouxhe
Marie aspetta Marie
(Traduzione di G. Cillario)

Per la rubrica “riscoperte editoriali”, Adelphi ci ha ripescato la Bourdouxe. E non possiamo che rallegrarcene, soprattutto per la presenza di un personaggio femminile così poco “docile”. Marie aspetta Marie è, in soldoni, la storia di una donna che pensa di essere felicemente sposata e soddisfatta della vita che conduce. Durante una vacanza in Costa Azzurra, però, un giovane riuscirà a sconvolgere la serenità posticcia di Marie, ricordandole come ci si sente quando è il desiderio – puro e impossibile da contrastare – a prendere il sopravvento. Un romanzo che racconta il tradimento? Non solo. Un ritratto di donna? Non basta nemmeno quello. È una storia che ci accompagna, pian piano, alla scoperta dei meccanismi che si innescano quando smettiamo di ingannarci da soli e, smascherandoci, ritroviamo noi stessi… preparandoci con fierezza ad accettarne le conseguenze.

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Roberto Camurri
A misura d’uomo

Mi sto appassionando agli scrittori italiani che raccontano la vita nei paesini di provincia. Questa volta ci spostiamo a Fabbrico, piccolo centro emiliano che ospita i protagonisti di questo esordio molto dolente ma anche pieno di piccole speranze di riscatto. È un romanzo strutturato a racconti, con piani temporali differenti e personaggi che si sovrappongono o riappaiono per regalarci un altro punto di vista – o, più spesso, l’illusione che le cose non stiano poi andando così male. I tre protagonisti – affiancati sempre da comprimari non meno incisivi – sono Davide, Anela e Valerio, legati da un’affetto perennemente in bilico tra amicizia e amore. Le loro sono parabole di umanissima rovina e di dolore raccontato senza fronzoli e senza il compiacimento del cinismo. Sono personaggi che preparano continuamente il caffè, che si addormentano ubriachi sui divani altrui, che giocano coi cani quando tornano a casa. O che girano per il paese in bicicletta e affrontano a piedi nevicate molto abbondanti. L’atmosfera è fatta di dettagli minuscoli che contribuiscono a renderli vivi, ad avvicinarci ai loro dilemmi… e ai grandi slanci di pietà e tenacia di cui sono capaci.

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J. G. Ballard
High-rise

Con mia grande sorpresa, sono già riuscita a leggere ben quattro cose che mi ero prefissata per il 2018 – la lista dei buoni propositi libreschi è qui, per la cronaca. Non so se le operazioni proseguiranno con il medesimo impeto, ma per ora sono assai felice di essermi fatta terrorizzare con il meraviglioso ed elegantissimo senso della misura di Ballard. Il condominio è una riflessione sugli impulsi più primordiali ed egoistici che si nascondono sotto la superficie del vivere civile. E di come occorra pochissimo, spesso, per far riemergere la bestialità che cerchiamo caparbiamente di nascondere. Ci troviamo in un condominio di nuovissima costruzione, dotato di ogni automatismo tecnologico e ogni comodità. Piscine, supermercati, ristoranti, parrucchieri, una scuola. Gli abitanti – suddivisi in mille appartamenti – sono perfetti rappresentanti della civilizzatissima classe media dei professionisti, dei medici e dei docenti universitari o del gruppo dei dichiaratamente ricchi, fatto di attori, architetti geniali e orafi di lungo corso. L’allocazione degli inquilini rispecchia, all’interno del condominio, la “posizione sociale” di ciascuno, la loro importanza, lo status di cui possono fregiarsi. I più “poveri” e meno importanti ai piani bassi. I ricchi e i potenti ai piani alti. Tutto è regolato dal decoro, dalla misura, dalla raffinatezza e dalla cortesia. Ma basta un pretesto per far sprofondare l’intero condominio in una spirale di violenza, ambizioni meschine e istinti bassissimi. Un libro affascinante.

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Amélie Nothomb
Colpisci il tuo cuore
(Traduzione di I. Mattazzi)

Un’altra lettura rassicurante. È il primo romanzo della Nothomb con cui mi cimento – già, tutti abbiamo le nostre lacune, dopotutto – e non mi aspettavo di riscontrare anche qui un conclamatissimo “effetto-Morozzi”. Dai, leggo qualche pagina mentre pranzo. E niente, l’ho finito. È una storia di donne: madri e figlie, figlie e amiche, figlie e “madri sostitutive”, figlie e figlie. Ma è anche la storia di una bambina che cresce con la consapevolezza di non essere amata e che, con il passare del tempo, si arma di ogni possibile strumento per riuscire ad affrontare il futuro all’ombra di questo immenso disastro. È un romanzo fatto di crudeltà più o meno consapevoli, di tradimenti che si svelano pian piano, della cecità di fronte al male che possiamo infliggere agli altri per placare le nostre insoddisfazioni, o per rifarci delle ingiustizie che pensiamo di aver subito. Ma parla anche della velocità con cui dimentichiamo quel male, nascondendocelo o negando, compensando o ignorando.
Benvenuta, madame Nothomb.

Archiviato il 2017 – che parecchie cose belle ci ha portato – è arrivato il momento di guardare al futuro. Perché il tempo sarà comunque poco, ma le ambizioni restano vaste. Ora, sicuramente verrò sorpresa in corsa da novità imperdibili che sconvolgeranno ogni mio progetto, ma ci sono un po’ di libri che so già di voler leggere. E, all’incirca, sono questi qua.

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Agnese Grieco
Atlante delle sirene

Mi è arrivato durante le vacanze di Natale e ho salutato l’evento agitando un arricciaspiccia verso il cielo. Da appassionata di creature mitologiche, iconografia del fantastico e leggende più o meno metropolitane, un Atlante delle sirene è una specie di sogno che riemerge dalle profondità del mare. Da Omero a Splash – passando per infinite declinazioni letterarie, musicali, artistiche e drammaturgiche -, questo saggio ricchissimo di immagini e aneddoti traccia una mappa super eclettica delle apparizioni sirenesche più emblematiche, risalendo alle origini del mito e decifrando per noi simbologie, trasformazioni e riferimenti culturali.

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Alex Alice
Il castello delle stelle
1869: la conquista dello spazio

Lo steampunk alla conquista dello spazio! Una graphic-novel (di formato piuttosto monumentale e ricca di tavole veramente strabilianti) per raccontare il viaggio un figlio alla ricerca della madre scomparsa durante una spedizione in mongolfiera verso gli strati più rarefatti dell’atmosfera, per verificare l’effettiva esistenza del misterioso etere. Siamo nell’Età del Progresso, dopotutto, l’epoca delle scoperte geografiche e delle avventure per mare e per terra. Perché non spingersi anche verso le stelle?

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Lev Tolstoj
La felicità domestica

Vorrei riprendere un po’ di slancio per tornare ad affrontare i MEGAROMANZONI russi. Perché, su quell’impervio fronte, mi sono proprio arenata. La felicità domestica dovrebbe tratteggiare il breve ma profondissimo ritratto di una coppia alle prese con i primi accadimenti della vita matrimoniale. Pare sia anche la storia di un progressivo allontanamento, dei cambiamenti che si verificano all’interno di un rapporto che transita inesorabilmente dalle gioie dei primi tempi felici fino a un’indifferenza insuperabile, passando per tutte le minuscole sfaccettature che caratterizzano le relazioni umane più complicate, dettagli che Tolstoj è sempre stato in grado di cogliere e di restituirci con una sensibilità devastante.   

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J. G. Ballard
Il condominio

Visto che l’ultima stagione di Black Mirror non è riuscita ad appagarmi particolarmente, ho deciso di farmi dare una mano da Ballard. Il romanzo è ambientato in un immenso condominio ipertecnologico – un mondo in miniatura, a tutti gli effetti – che, a causa di un blackout, diventerà teatro di una lotta per la sopravvivenza capace di sovvertire gerarchie sociali, norme del vivere civile e il concetto stesso di umanità. Una di quelle letturine distopiche lievi e rassicuranti, insomma.

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Leo Ortolani
Oh! Il libro delle meraviglie

Pochi esseri umani al mondo mi fanno ridere come Leo Ortolani. Ho amato molto Il buio in sala, la sua raccolta di recensioni cinematografiche – che ho comprato anche se le avevo praticamente già lette tutte sul blog – e ho già ordinato Oh!, perché le “Meraviglie della Natura e della Tecnica” che Ortolani ha sfornato nell’arco di vent’anni (e che ritroviamo in questo volume con l’aggiunta di parecchi inediti) me le sono effettivamente perse. Non vedo l’ora.

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Ursula K. Le Guin
The Lathe of Heaven

Un romanzo del 1971 – tradotto in Italia con il titolo di La falce dei cieli e, da quel che ho capito, abbastanza irreperibile – di un’indiscussa regina della fantascienza e del fantastico. Non ho mai letto nulla della Le Guin e sono molto curiosa di cominciare l’avventura. Il libro indaga il rapporto tra sogno, verità tangibile e potere attraverso lo “scontro” tra due personaggi: George Orr (un tizio che si accorge di sognare cose che poi diventano vere) e il dottor Haber, che intende utilizzare Orr per modificare la trama della realtà a suo piacimento.

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Paul Auster
4321

L’ho già iniziato. Ero curiosa, ma anche molto riluttante, visto che di romanzo imponentissimo trattasi. Sono però già molto felice di aver spazzato via i tentennamenti. 4321 racconta tutte le vite possibili di Archie Ferguson, nato nel 1947 a New York e destinato ad attraversare – nelle sue diverse emanazioni – il Novecento dei grandi eventi storici, delle grandi città e dei grandi movimenti… ma anche della più spicciola quotidianità. È la storia di un uomo comune, rappresentato simultaneamente mentre si sposta lungo quattro sentieri diversi che lo porteranno a vivere quattro vite altrettanto distinte, ma accomunate da alcuni affascinanti punti fermi. Un’opera monumentale e vivacissima che (e lo dico soprattutto per chi è intimorito dai libroni) scorre con grande naturalezza.
Una delle mie solite profezie, visto che con Exit West ci avevo visto giusto, l’estate scorsa: credo sia già un po’ il mio libro preferito dell’anno.

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Roberto Bolaño
Lo spirito della fantascienza

Ho rinunciato a orientarmi in maniera razionale nel mondo di Bolaño. Per cogliere ogni rimando, ogni citazione e ogni indizio che appare nelle sue storie, legandole le une alle altre, ci vorrebbe una specie di dottorato. Non ci riuscirò mai, ma non per questo i suoi libri smetteranno di affascinarmi. Lo spirito della fantascienza è stato scritto da un Bolaño non ancora trentenne e racconta, in un intreccio come al solito labirintico e ricco di divagazioni e ingarbugliamenti surreal-picareschi, l’iniziazione alla vita di un poeta ventunenne che, in quel di Città del Messico, condivide una stanzetta con uno scrittore agorafobico perennemente preda di allucinazioni, deliri e manie.

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Elizabeth Strout
Tutto è possibile

La farò breve. Lucy Barton mi era piaciuto. Cosa faccio, non leggo il “seguito”? Ambientato ad Amghast (Illinois), paese natale dell’aspirante scrittrice fuggita a New York lasciandosi alle spalle fratture difficili da saldare, il romanzo esplora gli effetti del tempo e delle illusioni sfumate sugli abitanti della cittadina, riportando anche Lucy – per la prima volta dopo quasi due decenni – nella casa di famiglia, insieme al fratello (trasformatosi in una specie di grosso bambino il cui unico scopo è preservare quel che era dei Barton) e alla risentitissima sorella Vicky.

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Michele Mari
I demoni e la pasta sfoglia

L’implausibilità dell’impresa mi appare già con molta nitidezza, ma I demoni e la pasta sfoglia è un testo quasi mitologico – e da lungo tempo praticamente introvabile. Il massiccio volume raccoglie una serie di saggi-ossessione che Mari ha dedicato alla tradizione letteraria che più ha influenzato e alimentato la sua ricerca narrativa. È una galleria di mostri, demoni, indimenticabili protagonisti, incubi ricorrenti e realtà deformate. Da Lovecraft al Richiamo della foresta, Mari costruisce un labirinto di rimandi e riflessioni, consegnandoci una lente per esaminare la struttura e le deviazioni imprevedibili del suo cammino di scrittore (e di lettore).

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Antoine Volodine
Terminus radioso

Una steppa contaminata dalle radiazioni nucleari di una Seconda Unione Sovietica prossima al collasso. Una pila atomica semisepolta governa la vita di un kolchoz sopravvissuto – il Terminus Radioso – abitato da un manipolo di superstiti che la radioattività ha variamente maledetto con una serie di doni quasi sovrannaturali. Un romanzo visionario e bizzarro che squaglia i confini dello spazio e del tempo per creare una specie di epica del disastro.

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Jeff Vandermeer
Borne

Il nuovo romanzo di Vandermeer, dopo la favolosissima Trilogia dell’Area X – se è garbata anche a voi, ci vediamo al cinema per Annientamento di Alex Garland. Anche qui, una misteriosa Compagnia biotecnologica governa una città in rovina, popolata da creature mutanti condannate alla pazzia o ad evolversi in modo imprevedibile. Il nuovo enigma è Borne, un grumo di materia verdognola destinato a diventare la chiave per decifrare i segreti più inconfessabili della Compagnia.
Il romanzo uscirà presto anche per Einaudi – con un’altra bellissima copertina di Lorenzo Ceccotti.

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Daniel Clowes
Patience

Un uomo arrabbiatissimo che cerca di salvare la sua storia d’amore. Viaggiando nel tempo. Non so nient’altro. Ma stiamo parlando di Daniel Clowes… e quindi mi basta.

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Adam Haslett
Imagine Me Gone

John viene ricoverato per una depressione inaffrontabile e Margaret, la sua fidanzata, deve decidere se “procedere” con il matrimonio – ora che conosce la malattia dell’uomo che ama e le potenziali difficoltà di una vita insieme. Margaret sceglie di sposarlo e Imagine Me Gone è la storia della famiglia che nascerà da questa decisione difficile ma fondamentale. La storia è raccontata da cinque narratori diversi – Margaret, John e i tre figli – e segue le peripezie del “clan” per decenni, esplorando gli effetti del dolore sulle persone che più ci stanno a cuore e interrogandoci su quello che saremmo disposti a fare per salvare chi amiamo, nonostante tutto.

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 China Miéville
Embassytown

Non so bene da dove provenga questo afflato fantascientifico, ma eccoci qua con China Miéville – uno dei “nuovi” maestri del genere – e con un pianeta alieno di nome Arieka, colonizzato dalla nostra specie in un remotissimo futuro. Gli indigeni parlano una lingua incomprensibile e strambissima. Solo pochi umani sono in grado di decifrarla (gli Ambasciatori), mentre altri vengono utilizzati dagli alieni come “vascelli” per convogliare concetti complessi e altrimenti inesprimibili. Ma gli intrighi politici infuriano, il nuovo Ambiasciatore rischia di incrinare il fragile equilibrio che lega le due comunità e il cataclisma è prossimo…
Sarà che mi è piaciuto Arrival, ma la faccenda del linguaggio e della comunicazione – al cuore di questo romanzo – mi intriga moltissimo. Facciamo amicizia, China Miéville. Vediamo che cosa succede.

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Gianluca Morozzi
Blackout

Tre persone rimangono intrappolate in un ascensore il giorno di Ferragosto a Bologna. Una studentessa che si paga l’università facendo la cameriera, un tizio che abita nel condominio e un sanguinario serial-killer che passa di lì quando ha una vittima da torturare nel suo pied-à-terre. Nessuno può sentirli. Nessuno riesce a comunicare con il mondo esterno. Nessuno può prevedere che cosa si sarà inventato Morozzi.

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Gonzalo Torné
Una relazione borghese

L’antefatto è favoloso: due coniugi vanno alle terme per salvare il loro matrimonio. Joan-Marc, il marito, ripercorre la storia della loro unione infelice rievocando le tappe fondamentali della sua vita “borghese”, riflettendo sul tempo – che deforma e incrina le nostre certezze -, sull’approssimarsi della morte e sul valore (crescente) dell’esteriorità. Una commedia dell’inettitudine e dell’incomprensione, una meditazione ironica e tagliente sulle relazioni umane, sul potere dell’autoinganno e sul fallimento che ci aspetta sempre al varco.
Allegria!

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John Williams
Augustus

Vogliamo fermarci a Stoner? Giammai! Perché John Williams ha scritto anche un romanzo storico – all’apparenza affascinantissimo – sul principato di Ottaviano Augusto, servendosi di un vasto e ramificato intreccio di documenti, trovate letterarie, epistole e diari. Perdonami, Alberto Angela. Ma non è che dell’antica Roma puoi scrivere solo tu.

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Virginia Woolf
Le tre ghinee

La prevenzione della guerra, un’università femminile, un fondo per supportare le donne che vogliono esercitare una professione. Tre “buone cause” che Virginia Woolf analizza in questo scritto, immaginando di aver ricevuto altrettante lettere che richiedono il suo ipotetico sostegno economico. Le tre ghinee, scritto all’approssimarsi del 1938 – e della guerra – è un’indagine sul potere e sul ruolo ricoperto dalla donna in una società che tende(va) a confinarla in una sfera limitata – e strettamente privata.

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Li leggerò? Non li leggerò? Ne leggerò altri e me li dimenticherò tutti? Mi scriverò la lista su un pezzo di carta e li depennerò con cura maniacale man mano che li affronto? Quanti me ne sarò dimenticati?
Non ne ho la più vaga idea.
Ma lo sforzo di progettazione, almeno quest’anno, l’abbiamo fatto.
Speriamo bene.
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