Come ormai ben saprete, sto cercando di metabolizzare l’intricata faccenda della maternità. Sia chiaro, la felicità che provo è fiammeggiantissima e assoluta, ma sono parecchi anche i dubbi, le incertezze, le legittime preoccupazioni e le ansie da prestazione. Sono al quinto mese (abbondante) e comincio a domandarmi con una certa insistenza come sarà, davvero, provare ad allevare un Minicuore. Penso alle semplici azioni della nostra quotidianità e mi domando che cosa cambierà. Mi guardo intorno per casa, cercando di capire come lo spazio dovrà adattarsi al mini-umano che, fra qualche mese, si materializzerà fra noi. Riempio la lavastoviglie… e mi chiedo se ci potrò cacciare dentro un biberon. O un ciuccio. I ciucci vanno in lavastoviglie? A che temperatura posso serenamente lavare un bodino da neonato senza che si disgreghi? Di quanti bodini avrò ragionevolmente bisogno? Quale tra le cento possibili allacciature di bodini che esistono in questa galassia è la più pratica? E via così, in eterno.
Tutta questa roba super sconclusionata si può facilmente riassumere in un unico macro-quesito: sarò una madre orribile o, prima o poi, capirò che cos’è necessario fare? Cioè, l’ideale sarebbe incappare in una repentina illuminazione, tipo Mosè. Anch’io voglio arrampicarmi all’improvviso su per un dirupo e ricevere le tavole della legge e una fiducia incrollabile nella provvidenza.
Sarebbe funzionalissimo e particolarmente opportuno.
Pensateci. Domani salgo su un ponticello del Naviglio, il cielo si apre, una luce celestiale mi investe e, senza un perché, mi appare il sacro spirito della Chicco – avvolto in una nube di borotalco – per rivelarmi come si fa a scegliere un passeggino.
La vita.
Visto che la fede, diciamocelo chiaro e tondo, non è precisamente il mio cavallo di battaglia, ho deciso di procedere per gradi. Empiricamente e interattivamente. Facendo una cosa che mai al mondo, lo giuro sui velociraptor di Chris Pratt, avrei mai pensato di fare.
HO PARTECIPATO A UN EVENTO PER MAMME.
Anzi, ho pure un’aggravante.
HO PARTECIPATO A UN EVENTO PER MAMME IN QUALITÀ DI MAMMA BLOGGER.
Ma tenetevi forte, che non è mica finita.
E MI È PURE PIACIUTO.
Parliamone. Razionalmente.
Sabato scorso – quando era ancora estate, per intenderci -, mi sono levata il pigiama, mi sono vestita al meglio delle mie gravide possibilità, ho messo quattro carabattole in uno zaino con gli unicorni e mi sono presentata a #BabyShowerIT, una giornata di “istruzioni per l’uso” pensata per mamme in attesa (e volenterose neomamme) organizzata da Fattoremamma in collaborazione con Chicco, Envie de Fraise, Humana e Voihotels.
Il posto, lasciatemelo dire, non era malvagio.
Gli addobbi e le decorazioni – super minimal – mi hanno causato una sorta di vertigine iniziale, accompagnata da un’avvisaglia di coma diabetico. Dopo aver bevuto un sorso d’acqua, però, mi sono resa conto che, in determinate circostanze, abbandonarsi senza ritegno ai colori pastello e ai dolcetti a forma di orsacchiotto può essere liberatorio, salutare e assai rasserenante. Il mondo può ossere orribile, ma i biscotti per le feste dei bambini ci salveranno.
Oltre ad imparare il più possibile sugli infanti – seguendo uno dei millemila incontri supermultidisciplinari disponibili (dal massaggio neonatale ai consigli alimentari di Marco Bianchi, fino ai suggerimenti su come fare attività fisica anche con una pancia che va da qui a Gossolengo), uno dei miei felici compiti era quello di collaudare la nuova collezione di Envie de Fraise, un marchio francese specializzato in moda premaman. Visto che Minicuore arriverà a metà settembre e che, se tutto va bene, raggiungerò dimensioni vergognose proprio nel bel mezzo dell’estate, la faccenda dell’abbigliamento mi è sempre sembrata un problema non trascurabile. Ci sarà caldo e sarò una specie di orca assassina… che cosa diavolo dovrei mettermi, a parte un tendone circense? O un paracadute? O uno di quegli striscioni da Champion’s League che coprono una curva intera? O un lenzuolo queen-size? O un copridivano?
E invece no.
Ho scoperto che c’è speranza anche per le gravide.
In un moto di fiducia assolutamente inedita nelle mie possibilità, ho accettato di indossare una jumpsuit rosso fuoco (la prima jumpsuit mai provata nella vita) e di zampettare su e giù per una sala piena di portatrici sane di megapancioni. A parte l’autostima totale che solo una roba tipo fare la (PSEUDO)modella nel momento di massimo gonfiore mai raggiunto nella vita può regalarti, ho scoperto che le tute sono meravigliose. E che Envie de Fraise può, effettivamente, salvarmi dal disagio del Ferragosto.
Durante la giornata mi sono anche resa conto che tutto quello che dovrò comprare per Minicuore potrà, potenzialmente, essere a forma di animaletto. Tale consapevolezza, come potrete ben immaginare, sarà il mio imperituro sostegno. Tipo. I bavaglini di silicone con pratica vaschetta raccoglimastichini e raccoglimangiarini esistono anche a forma di gufo, giraffa, ippomaiale e cento altre bestie. TUTTO, NEL MONDO DEGLI INFANTI, PUÒ AVERE SEMBIANZE DI BESTIOLA.
Sono raggiante.
Comunque.
Sentendomi ormai molto padrona della situazione, ho deciso di iscrivermi con piglio e decisione al laboratorio di decorazione di bodini per neonati. Funziona così: la Chicco ti fornisce un minuscolo body di cotone purissimo e assolutamente immacolato – alto, ve lo giuro, circa sei centimetri – e tu, armata di pennarelli, colori per stoffa e formine, devi fare del tuo meglio per rovinarne irrimediabilmente la candida armonia. La cosa molto confortante, comunque, è che tuo figlio potrà venire a rinfacciartelo solo dopo aver raggiunto l’età della ragione… e che voi potrete infallibilmente contrattaccare giocandovi la carta dell’abnegazione materna: “Minicuore, io ci ho messo tutto l’impegno possibile. È il gesto che conta. È l’amore”.
Ecco.
Un’altra cosa che ho adorato del laboratorio di decorazione di bodini è l’impegno che ci abbiamo messo tutti quanti. Mi sono ritrovata a un tavolo con un vasto gruppo di future madri ormai del tutto adulte che, con la massima serietà, hanno trascorso un’ora a domandarsi vicendevolmente roba di questo tipo: “Non è che là da voi c’è lo stampino a forma di gatto?”. “Mi passi il pennarello rosso, quando hai finito?”. “DOV’È IL BLU”. “Ho combinato un casino. Cosa dici, fa schifo? Si capisce che è una nave?”. Il mio personalissimo contributo è stato il seguente: “LO STAMPINO A FORMA DI DINOSAURO. MA ORA ME LO DITE. C’ERA UNO STAMPINO A FORMA DI DINOSAURO! MA HO FINITO, ORMAI. NON LO POSSO USARE. COME FACCIO. MI SENTO MALE! LO RUBO. NON MI INTERESSA. IO LO RUBO”.
In compenso, con l’amore, ho prodotto questa roba qua. Spero basti.
Forse con la tuta rossa ero un po’ buffa. E forse il mio bodino non è precisamente un capolavoro. Forse potevo imparare più cose, seguire più lezioni, ascoltare meglio e imparare a memoria l’intera tabella nutrizionale dei biscotti Humana (senza olio di palma!). Forse andrà sempre così: cercherò di capirci il più possibile e avrò sempre la sensazione di non essere mai brava abbastanza.
Per questa settimana, però, credo vada bene così.
Ho cominciato.
Ho fatto qualche piccolo esperimento.
Ho capito, guardandomi intorno, che posso riuscirci anch’io.
La cosa davvero bella, credo, è proprio questa.
Dopo quasi sei mesi di *Insert coin – Loading Minicuore*, non mi sono sentita stramba. O un po’ sola. O spaesata. O la prima femmina al mondo a sperimentare un certo tipo di mal di pancia. Mi è sembrato di aver trovato un piccolo branco di voluminose dinosaure con cui continuare a brucare verdura rigorosamente sterilizzata col bicarbonato. O bollita. O cotta al forno. O precedentemente surgelata.
Cioè, capite quanto è complicato?
Uno mica scherza.
Neanche la verdura puoi mangiare in pace.
Una vita a sentirti dire che la verdura fa bene… poi sei gravida e ci metti due ore a disinnescare un’insalata.
Ma che vita è.
DATEMI UN BODINO. MI CALMO SOLO SE DECORO UN BODINO.
Grazie per l’ospitalità, #BabyshowerIT. C’è ancora molto da fare, ma è stato adorabile iniziare insieme a voi. 🙂