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Nonostante la mia scarsa sistematicità e con la matematica certezza d’aver di sicuro scordato entità valentissime, ecco qua una piccola lista di suggerimenti per i vostri regali di Natale. Sono tutti brand medio-piccolini che ho avuto la fortuna di incrociare e collaudare. No, non mi han chiesto loro di finire qua ma ce li sto mettendo con gioia perché ho speso volentieri i miei soldi dalle loro parti o, col mestiere che faccio, ho utilizzato altrettanto volentieri un regalo – finendo molto spesso per diventare una cliente affezionata. Insomma, spero troverete qualcosa in grado di risolvere eventuali dilemmi doniferi… di materiale mi pare ce ne sia. :3

E la lista dei libri per Natale? Arriva. Giuro.
Per ora, felici regali con questo elencone. 🙂


GIZZI

Berretti e accessori sferruzzati a mano su ordinazione. Tutto in lana merino super sofficiona – si può scegliere l’effettiva cicciosità del filo, oltre al colore da una campionatura di ragguardevole ampiezza – o in cotone organico, per i mesi meno rigidi.
Dove? Qua.

 


TIMIDESSEN feat. WOOD’D

Timidessen è un progetto artistico-disfattista che rivista il patrimonio condiviso di iconografia di marca – dai loghi ai prodotti di più larga diffusione – per raccontare lo scoramento contemporaneo. Fa molto ridere… ma fa anche molto riflettere. :3
Timidessen ha già uno shop “suo” – potete trovarci stampe, tazze, t-shirt, poster… – e pure un libro. Di recente, però, ha fatto squadra con Wood’d per sfornare una piccola collezione di accessori per lo smartphone, dalle cover ai porta Air Pods.
Dove? Qua.


EX LIBRIS ROOM

Bibliofile e bibliofili dall’indole un po’ desueta, gli ex libris vivono e lottano con noi. Clara De Lorenzi, graphic designer e illustratrice, ha in questi anni molto contribuito alla causa, disegnandone di bellissimi e costruendo timbri immuni dalle sbavature e magnificamente scenografici. Si possono ordinare quelli “già pronti” o farsene inventare uno personalizzato, sia per soggetto che per lettering.
Dove? Qua.


TATA BORELLO

Bijoux assemblati estrosamente a mano impiegando tonnellate di pietre variopinte e cristalli sbarluccicanti. Sono solidi, fanno una gran scena e si possono stratificare in mille combinazioni. Troverete collane, anelli, orecchini e bracciali declinati in diverse collezioni di frequente aggiornamento e grande creatività.
Dove? Qua.


WILDEN.HERBALS

Tisane, infusi, cibarie e tutto il necessario per godervi una bevanda alla temperatura che preferite. Mi sono sgarganellata tazzoni su tazzoni e, oltre all’innegabile bontà, adoro l’approccio “mirato”: ogni mix erbaceo risponde a uno scopo – darsi una svegliata, riposare meglio, smaltire l’hangover… Trovate tutto sfuso, in bustine e a sacchettate, che fare scorta è sempre utile.
Dove? Ecco.


SAYPAPER

Una mastodontica cartoleria virtuale pronta a soddisfare ogni vostra brama. La selezione è accurata e varia e, oltre ai prodotti “classici”, troverete anche giochi di carta, cornici “alternative”, set pazzeschi da ufficio, carta da lettere e tutto il necessario per scrivere, disegnare e organizzarvi. È proprio un posto felice.
Dove? Qui!


BRILLOCCHY

Un archivio di gioielli vintage pazientemente scovati tra mercatini e antiquari. Sono tutti in oro e pietre preziose – pezzi unici, per forza di cose – e vi arrivano in uno scatolino in velluto rosa degli anni Settanta. Sono esemplari preziosi, ma ogni drop contiene un buon assortimento di prezzi. Un progetto splendido.
Dove? ECCOLY.


SCUPPOZ

Liquori! Amari! Spiriti! Date una qualsiasi radice ritorta a Scuppoz e ci tireranno fuori qualcosa di ottimo da bere. Io devo dichiararmi particolarmente fan della Ratafià, ma non c’è ricetta della tradizione abruzzese che non venga presidiata con onore e sapiente gestione degli ingredienti. Cheers!
Dove? Qui.


SPATÙ DESIGN

La mia fissazione per le ceramichine plasmate e dipinte a mano si esaurirà mai? Spero di no. Uno degli arrivi più recenti sul mio scaffale delle bellezze è uno dei musini fogliolosi di Spatù. Troverete vasi, bricchi, ciotoline, tazze e molta tenerezza.
Dove? Ecco.


LATTE The Label

Intimo minimal ad alto tasso di comodità. Due colori – bianco e nero -, un numero funzionale ma fortunatamente non sconfinato di modelli, tutto prodotto oculatamente in Italia in piccole quantità. Materiale? Fibra di bamboo – confortevole e morbidissima, resiste con inflessibile ardore anche ai miei lavaggi sconsiderati. Mi sto mettendo praticamente solo questi? Sì.
Dove? Qua!


COUCOU SUZETTE

Un piccolo brand francese specializzato in kitsch allegro e accessori strampalati. Troverete calze matte, mollettoni di ogni possibile forma – da quelli geometrici alle papere, dai tulipani ai bulbi oculari – e un assortimento di spillette, gioielli e oggettistica.
Dove? Et voilà!


JIMMY LION

Materiali degnissimi, ottima fattura e ricerca iconografica a dir poco peculiare. Menzione d’onore per i pack tematici e per le capsule cinematografico-pop: calzini di Ritorno al futuro, di Jurassic World e con l’artwork delle locandine di Hitchcock… insomma, vi imbatterete in un vasto orizzonte immaginifico-tessile.
Dove? Qua.


ICCIO

Il laboratorio orafo di Beatrice Pagani è un piccolo scrigno di meraviglie. Pietre dure, coralli, metalli nobili e perle si incontrano in ghirlande di fragoline, pendenti inaspettati e forme perfette. Molti pezzi si possono personalizzare e tutto viene realizzato a mano con certosina maestria.
Dove? Ecco qua.


ADOTTA UNO SCARTO

Che succede quando una storica azienda vicentina di marmi incontra un brillante studio d’architettura? Si trovano nuovi modi per ridare vita agli scarti di lavorazione, tutto quel materiale che quando si taglia una lastra resta “escluso” dal prodotto finale. Che farne? Oggetti di design versatili, pensati per potersi combinare fra loro in una miriade di potenziali geometrie e concepiti con una particolare attenzione alla funzionalità. Dal travertino romano al bardiglio nuvolato – che già è bello da dire, BARDIGLIO NUVOLATO, figuriamoci da vedere -, un magnifico progetto di recupero creativo.
Dove? Qui.


THE GIN WAY

Subscription-box? Eccoci. Uno dei doni credo più riusciti che mi sia mai venuto in mente di escogitare per Cuore: l’abbonamento al gin. Ogni mese vi arriverà uno scatolo con una bottiglia selezionata di produzione italiana (e dimensioni regolamentari, mica le mignon), toniche e bevande per mettere insieme un cocktail, un oggetto “da bar” per assistervi nella preparazione, una ricetta, un magazine e delle cibarie da sgranocchiare.
Dove? Qua.


STUDIO SARTA

Borse fatte a mano a Palermo con materiali d’alta qualità e un felice gusto per la rielaborazione di forme e “componenti” antichi – come la rafia dei secchiellini Pablo. Colori neutri, linee semplici ma di grande impatto e numerose potenzialità per il sereno abbinamento con tutto quello che vi pare.
Dove? Eccoci.


ATELIER HABIBI

Tessuti wax (spesso pezzi unici, rari e non “ripetibili”) provenienti da un archivio personale cresciuto negli anni e confezionati artigianalmente per creare accessori, abbigliamento facile da portare e home decor. Ogni stoffa racconta una storia e risponde a una simbologia ricchissima.
Dove? Qui!


MISSION BAMBINI

Che vi vada di donare una prelibatezza o di fare rifornimento di bigliettini d’auguri, date un occhio alle festose proposte di Mission Bambini. I regali solidali faranno felice un fortunato destinatario ma contribuiranno anche alle attività della Fondazione – come forse già saprete, qua si sostiene con veemenza il progetto Cuore di Bimbi.
Dove? Ecco qua. 

 

Ho battuto così tanto la fiacca con la Weekly Wishlist che alcune cose che desideravo hanno addirittura avuto il tempo di trasformarsi in un acquisto concreto. Incredibile! Prodigioso! Un processo decisionale che giunge a compimento! Non si era mai visto! Ma non crogioliamoci nell’autocompiacimento e proseguiamo con baldanza. Ecco un po’ di vari ed eventuali aggeggi (ed esperienze) che sto bramando in questo periodo o che ho già incamerato con soddisfazione.

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Sono riuscita ad andare al cinema a vedere Captain Marvel. E ora voglio il maglioncino di cotone di Carol Danvers. Questo è di Musterbrand, che sforna con grande efficienza indumenti “portabili” ispirati ai costumi dei nostri personaggi cinematografici e videoludici preferiti, da Star Wars a Zelda. Tempo fa mi sono regalata il cardigan lungo di Kylo Ren e ho felicemente constatato che i materiali sono buoni e anche la lavorazione. Insomma, l’obiettivo finale è andare in giro con un intero guardaroba da supereroe quasi in borghese. E non potendo disporre di un flerken, inizio dal maglioncino.

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A Ferrara, fino al 2 giugno a Palazzo dei Diamanti, c’è una mostra che credo potrebbe rimettermi al mondo: “Boldini e la moda”. Tra dipinti, abiti d’epoca e oggetti emblematici, la mostra esplora il rapporto tra Boldini, l’alta moda parigina e la Belle Époque. Perché il ritratto di una signora chic è anche il ritratto di un preciso e vasto mondo di riferimento.

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Mi sto riconvertendo gradualmente – e con successo – alle borse più piccole, da portare possibilmente a tracolla. La rivoluzione è partita dalla necessità di rincorrere un bambino senza ritrovarmi impicciata dai valigioni che di solito mi portavo in giro. Ebbene, le bottiglie d’acqua “classiche” ci stanno, nelle mie nuove borse? A volte no. E a volte sì, ma con immane fatica. Visto che la geometria solida non è un’opinione, ho dato retta alla mia amica Gabriella e mi sono presa una bottiglia piatta. Me la riempio prima di uscire e la caccio praticamente ovunque. Sì, somiglia a una fiaschetta da maestro di sci con una pesante dipendenza da grappa, ma è comodissima. Questa qua è la Memobottle formato A6 (375 ml), ma ce ne sono anche di più/meno capienti.

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La compagine europea di Hello Kitty mi ha donato, un po’ di tempo fa, una spazzola Tangle Teezer. Prima usavo le spazzole di legno e mi trovavo anche bene. Sapevo dell’esistenza delle Tangle Teezer, ma temevo fossero dei plasticoni inutili. Ebbene, facevo piuttosto male a partire prevenuta e, in tutta onestà, ho scoperto che con la Tangle Teezer faccio la metà della fatica, mi strappo meno capelli, sono assai più rapida e me li pettino pure meglio. Ho scoperto che esiste una Tangle Teezer con i denti più lunghi e solidi per i ricci e le chiome assai folte come la mia. E credo che procederò presto con l’investimento.

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Lavidriola è un brand spagnolo che sforna mirabolanti gioielli “artistici” dall’estremo potenziale pop. Sono robe giganti, stravagantissime e super dettagliate. Ci sono spille, collane che fanno provincia, orecchini e assurdità di ogni tipo. Si va dalla zoologia all’esplorazione spaziale, senza tralasciare Luna Lovegood con il copricapo da leone. Mi sento capita come poche volte al mondo.

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Visto che siamo già in ambito “sobrietà”, credo valga la pena soffermarci su Krukrustudio e sul suo catalogo di borse che somigliano a oggetti e creature vicine al sentire comune (dalle taniche di benzina alle sogliole). In più, c’è una gamma assai nutrita di pochette – con tracollina inclusa – a forma di libro. I titoli disponibili sono numerosi (dai grandi classici ai libri di testo di Hogwarts) e c’è una vasta scelta anche in termini di dimensioni. Diciamo che si può scegliere una borsa-libro paperback o una borsa-libro Treccani.

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Bene, mi fermo qua. La lista potrebbe proseguire fino all’orizzonte, ma teniamoci qualcosa anche per le prossime puntate. Nel frattempo, felici scoperte a tutti.

Direi di cominciare subito con l’oggetto più inspiegabile della wishlist di questa settimana. Perché nemmeno io so bene da dove provenga questo irrefrenabile bisogno di piazzare sulla mensola dei DVD il cofanetto completo delle sette gloriose e indimenticabili stagioni di Buffy l’Ammazzavampiri, il telefilm che rimarrà – temo – il mio preferito di sempre. Me lo voglio riguardare tutto, dalla prima all’ultima puntata. Voglio continuare a detestare Angel e a tifare tantissimo per Spike. Ci sono mille cose che non mi ricordo più – le prime stagioni le avrò viste quand’ero ancora alle elementari, fra un po’ – e lo trovo intollerabile. VOGLIO QUESTI BENEDETTI DVD PERCHÉ NON C’É UNO STRACCIO DI COSO ONLINE TIPO NETFLIX DOVE POSSO VEDERE BUFFY. E VA BENE CHE È COMINCIATO NEL 1997, MA MI PARE ASSURDO CHE NON ESISTA UN BLU-RAY RESTAURATO! È UNO SCANDALO, NON CI MERITIAMO LE PETTINATURE FAVOLA DI SARAH MICHELLE GELLAR! DOVEVI LASCIARCI SPROFONDARE ALL’INFERNO, BUFFY! GUARDA CHE ROBA, FA SCHIFO PURE L’IMMAGINE DEL COFANETTO. TUTTO QUESTO È UN SACRILEGIO BELLO E BUONO!

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Bene.
Sono calma.
Riprendiamo.

Nonostante La bella e la bestia con Emma Watson e il buon Matthew di Downton Abbey mi abbia fatto sbadigliare come nulla al mondo – seriamente, la noia che ho provato era solo parzialmente mitigata dalla continua necessità di domandarmi perché mai la povera Belle dovesse andare in giro con la gonna mezza tirata su da una parte -, comunque, il film non mi è piaciuto, ma ho scoperto che la Disney ha incaricato Christopher Kane di sfornare una costosissima capsule collection tematica, assai tamarra. E mi sono immediatamente invaghita della felpa col faccione pietrificato della Bestia. Il vero amore è orbo, no?

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È da poco uscita per Fandango una graphic-novel politicamente scorrettissima e molto ben documentata dal punto di vista storico, sociologico e scientifico dedicata all’organo sessuale femminile e alla storia della rappresentazione del corpo della donna. Si chiama Il frutto della conoscenza ed è opera di un’autrice svedese di nome Liv Strömquist che, con un grande senso dell’umorismo e una sacrosanta voglia di mandare tutti a quel paese, si è incaricata di demolire secoli di teorie strampalate e assurdi pregiudizi. Grande curiosità.

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La fashion week milanese è passata e su Instagram ho visto parecchie cose belle. Diverse tra le mie donne preferite sono andate felicemente in giro con le 289 by Saragiunti, delle borsine dall’aspetto assai coccoso e piene di trovate utili. Per dire, dentro c’è una fila di piccoli LED che si accendono per non farvi frugare invano alla ricerca dei vostri effetti personali (problema che continua ad angosciarmi non poco) e di un gioioso collegamento Bluetooth che vi farà vibrare fortissimo la borsa quando vi telefonano o vi arrivano notifiche assortite – io mi spavento con le suonerie e non mi accorgo mai della vibrazione, quindi UTILITÀ. Mi piace tanto la Cecile (qua sotto), ma approvo assai anche la Gaelle. I colori pastellosi della collezione estiva erano la vita, ma anche i neutri della nuova stagione, con la stampa con i ventaglietti d’ordinanza, mi garbano parecchio.

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E concluderei con un’altra eterna ambizione: una faccia normale. Ho provato con successo e discreta commozione la BB Cream dell’Erborian (una delle rare BB e/o fondotinta che non mi facciano diventare gialla come un omino del Lego, sgradevole faccenda che capita regolarmente con qualsiasi prodotto abbia un qualche tipo di colore) e mi piacerebbe collaudare anche la CC alla centella asiatica. Promette di illuminare e rianimare la pelle, idratando e pigmentando in maniera non troppo invasiva. Skincare koreano, soccorrimi.

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Non sarò una FESCIONBLOGGHER con tesserino di riconoscimento e cane ripugnante al seguito ma, se permettete, le borse piacciono pure a me. E quindi mi impiccio – e a gratis, mossa dal puro e semplice entusiasmo, che tanto se faccio finta ve ne accorgete subito.
Dunque, grazie a uno dei bellissimi Almeno tre cose di Zeldawasawriter, ho scoperto che al mondo c’erano le cartelle di le grenier de vivi. Mai al mondo avrei pensato che potesse piacermi una cartella, ma credo sia perché ne ho sempre viste di orribili. Fosforescenti, con le borchie, piene di pirolini e teschi, squadrate e dure come il mattone. Tutte uguali, noiosone e spigolose. Che siamo, degli ufficiali della Gestapo?
Ecco. Qua no, qua sboccia la poffosità. Il logo di le grenier è un cavallino a dondolo. Ci sono colori pastello, forme tondeggianti, ghirigori da piattini delle bambole. E mi sono subito sentita molto a mio agio. Anzi, pure incuriosita: ma da dove verranno? Chi se le sarà inventate? In un giorno di particolare risolutezza, dunque, ho gettato il cuore oltre l’ostacolo e ho mandato qualche domanda a Valentina D’Amato… e sotto le adorabili cartellette-rosette potete leggervi l’intervista.

Non sono molto da cartelle. O meglio, non lo ero. Sarà che non mi garbano i colori fluo o la pellaccia dura dura da anfibio Dr Marten’s (le mie non si sono MAI ammorbidite. Al solo pensiero ancora mi si spellano i calcagni). Poi, però, saranno i cavallucci a dondolo, saranno le fantasie da teiera della nonna, saranno i colori, ma mi sono convertita. Come si sceglie la stoffa per una cartella-fiaba? Perché è così che le vedo io, sono borse-fiaba.

È una questione di cuore, occhio, istinto. Ho sempre amato quel mondo segreto che sanno creare e vivere i bambini, fatto di stupore, curiosità, il perdersi nella ricerca di qualcosa che colpisca e attiri l’attenzione. Ecco, questa è la stessa cosa che accade a me quando inizio la ricerca di un tessuto.

Sempre parlando di stoffe, dov’è che si trovano delle meraviglie del genere? Anzi, facciamo che ci racconti anche il luogo di approvvigionamento più bizzarro, che fa poesia.

In Italia siamo pieni di bravissimi tessutai che hanno archivi che nascondono meraviglie. Uno dei più magici per me si trova in un piccolo paese in provincia di Como: varchi la soglia di un magazzino in una strada isolata e ti si apre un mondo!

Dieci anni dieci da Moschino, e poi un marchio tutto tuo. Ci vogliono sogni, ci vuole coraggio, ci vuole della sana incoscienza, insomma, cosa ci vuole per iniziare un’avventura così?

Non so se si tratta di coraggio, ma dell’istinto che ognuno di noi ha e dalla decisione di assecondarlo o meno. Per me è stato fondamentale decidere di fermarmi e ascoltarmi, è una sensazione bellissima che ripaga degli sforzi che ne conseguono nel decidere di cambiare rotta.

Com’era la prima borsa che ti sei inventata?

In realtà era uno zaino… ed è in programma l’idea di  realizzarlo per farvelo conoscere, quindi stay tuned!

Ma abiti davvero in campagna? Anatroccoli e tutto?

Sì, tra i cavalli, che sono il mio mondo, e tanti altri animali.

Che cosa hai in mente per il futuro delle tue cartelle e del fido cavallino a dondolo?

Continuare a rimanere in questo mio mondo un po’ fiabesco e preppy con nuovi modelli che verranno aggiunti in futuro.

 

Le galline nate e cresciute in campagna fanno le uova meglio. La gallina di campagna fa delle uova piene di tuorlo, ma moltissimo. Ed è anche un tuorlo più arancione del tuorlo dell’uovo del supermercato, che è un po’ giallino, stinto e stentato. E lo dico con autorevolezza, visto che ho passato una settimana nella natura, con la vicina che continuava a portarci pomodori giganti e le uova sante dei suoi polli. C’è da dire, però, che i polli che non abitano negli allevamenti sono sempre spelacchiati. La gallina che ha deposto le uova che ho mangiato ieri, per esempio, era stata azzannata da un cane due giorni prima, azzannata al culo. Ora va in giro senza le penne del didietro e sembra una mezza gallina, così, per metà esposta al vento e agli elementi. Mi sono subito chiesta che cosa fosse capitato alle uova che conteneva… se un cane morde il culo di una gallina e la gallina lì ci mette le uova da deporre, che cosa succede a quelle uova? Si rompono? Si schiacciano? Non si sa. Le uova che ho mangiato io non erano strapazzate. Ho mangiato uova sode, non frittatine. Ma la vera domanda è ben altra… che uova è lecito aspettarsi da una gallina di plastica?

Dopo aver pranzato nel palazzo che ospitò la serafica scena della sega elettrica di Scarface e aver pericolosamente sonnecchiato sotto un ombrellone multicolore in mezzo all’infinita sabbia bianca di South Beach, ho fatto quel che l’America si aspettava da me: ho comprato una stronzata.
E ora, ho una borsa a forma di gallina.

Oltre a posizionarmi un gradino sopra a Chiara Ferragni, la borsa a gallina si è subito rivelata un oggetto stimolante.

Intanto, se il vostro amore del cuore, come il mio, ama zavorrarvi con i suoi oggetti personali invece che tenerseli in tasca, la gallina trasformerà tutto in un spasso pazzo. All’inevitabile domanda “cucciolotta, ma dov’è il mio telefono?” ora potrete rispondere con uno squillante “è nella gallina”, invece che con un trito e noioso “è nella mia borsa”, roba che rende subito palese il vostro scazzo di trasportatrici di ciarpame altrui.
Se poi la vostra vocazione è più quella del Konrad Lorenz della porta accanto, una borsa a gallina sarà il vostro asso nella manica nello studio del comportamento degli animali, perchè la gallina può infiltrarsi là dove l’uomo non può andare.

La galline che abitano le paludose Everglades, per esempio, non sono note per la loro ospitalità. Hanno un bel piumaggio, è vero, sanno difendersi dagli alligatori, è vero, ma non sono per niente inclini a fare nuove conoscenze. Galline territoriali, molto scontrose.

La gallina, poi, è sempre l’anima della festa.

Porta la gallina al ristorante, sarà di grande conforto mentre ti disidrati in attesa di un Apple Martini… bevanda che non disseta, è vero, ma fa contentezza.

Porta la tua gallina in albergo. Sarà una gallina, ma puoi insegnarle ad apprezzare un letto king-size, invece del solito pollaio.

Tieni sempre una gallina al tuo fianco, ti accompagnerà con devozione, come un vero animale da compagnia.

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Perchè una borsa zoomorfa, è per sempre.

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PS – Poi ricordatemi di raccontare un agghiacciante aneddoto d’infanzia su Madre e un pollo.

PS II – Amore del cuore, scherzavo, prima. Le porto volentieri le tue cose nella mia gallina.