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Bianca Pitzorno

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Veleggiando splendidamente verso gli 80, Bianca Pitzorno decide di raccontarsi nel modo forse più azzeccato per una scrittrice dall’eredità così vasta, varia e avventurosa: che lettrice sono stata? Che posto hanno occupato nella mia vita i tantissimi libri che prima o dopo mi hanno accompagnata? Cos’hanno lasciato a me e cosa spero la lettura possa lasciare agli altri?
Alla vicenda personale di una bambina precoce, felicemente disordinata, curiosa e aperta a un sano conflitto si mescolano, in Donna con libro, ricordi, imprevedibili lessici famigliari e pure un bel pezzo di storia d’Italia – prima insulare e poi “continentale”.

Da Salgari a Mann, passando per la sconfinata BUR e le tante collane “inventate” decennio dopo decennio per ospitare storie e pensieri, Pitzorno ci accompagna alla scoperta di una biblioteca interiore che funziona come fucina inesauribile di identità e prospettive sul mondo, come polmone di formazione continua.
Non c’è la minima boria, in questo libro. Non c’è traccia di quella seriosità parruccona e arrogante di chi pare leggere più per farti pesare una posizione di presunta superiorità che per autentico trasporto e gioia privata. A Bianca Pitzorno frega pochissimo di leggere con quell’ansia strumentale di “posizionamento”. Legge – e ci spiega com’è leggere per lei – perché non può farne a meno, perché la fa felice e perché le piacerebbe trasmetterci il medesimo sentimento di soddisfatto abbandono e inesauribile stimolo alla scoperta.

Insomma, in un universo di tacchini da combattimento, siate il più possibile delle Bianche Pitzorno. Perché no, non è un caso che chi è capace di leggere e di parlare di libri con questo serafico affetto istintivo abbia anche scritto così tante storie che hanno contribuito in maniera decisiva a farci diventare lettrici e lettori.

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Un’altra signora ragguardevole che di recente ha deciso di auto-ritrarsi attraverso i libri – quelli che di “peggio” le hanno fatto nella vita, nel caso specifico? Daria Bignardi. Ecco qua Libri che mi hanno rovinato la vita (e altri amori malinconici).

Bianca Pitzorno patrimonio dell’umanità. Esordirei così.
Sortilegi è una raccolta di tre storie “magiche”. Andando in ordine troviamo: una presunta strega, una maledizione ricamata, dei biscotti irripetibili.

La strega è la versione espansa di un testo originariamente nato per accompagnare una narrazione illustrata – Ritratto di una strega di Ventura, uscito nel 1991. Racconta di una bambina piccolissima che sopravvive sola nella casa silvestre di famiglia. Tutti gli altri congiunti e i vicini muoiono di peste, ma lei ne esce illesa e cresce bellissima e biondissima nei boschi senza incontrare per anni anima viva… finché non la prendono per fattucchiera, le attribuiscono la responsabilità di ogni genere di sciagura naturale abbattutasi sul contado e chiamano allegramente l’Inquisizione. “Messer no, non sono una strega”, ma a poco valgono le sue sincere rimostranze.

Maledizione è ispirato a un reperto realmente conservato nel museo Sanna di Sassari: una tovaglietta da corredo con ricamato sopra un anatema destinato a una coppia di sposi. Pitzorno immagina l’origine di questo manufatto, producendo una favolosa rivincita per il karma ma anche una feroce indagine sulla gelosia e sul potere salvifico dell’innocenza.
Un pezzo della maledizione fa così:

GADONI* MUNDANU E TRAITORI TE PUEDES LAMARE.

*Gadoni era il nome del novello sposo.
Trovo sublime l’uso di LAMARE e sarebbe quantomai opportuno sostituire quel “Gadoni” con, che ne so, NINO SARRATORE.

Profumo parla di biscotti quasi mitologici, sempre in terra sarda. Sono biscotti che condensano nella loro apparente semplicità un intero luogo e una saggezza remota, la storia intera di una famiglia.

Per come funziono io, ho particolarmente amato il primo racconto. Oltre a ricostruire con minuzia e credibilità la vita “materiale” del Seicento, è anche una splendida esplorazione linguistica e la cronaca accurata – il caso di Caterina è raccontato dall’autrice assemblando una vasta documentazione storica – della sistematica eliminazione delle donne (relativamente) libere, disallineate, non conformi. Nel suo complesso, Sortilegi è un omaggio a un tempo non necessariamente lontanissimo in cui il prodigio era possibile, ma anche fonte di ingiustizia e arma potente. È anche un libro che parla di radici, di folklore denso e di magia che Pitzorno riesce ancora una volta a farci sentire concreta, viva, terribile.