Di Laurent Binet avevo già apprezzato moltissimo HHhH – una ricostruzione romanzata dell’Operazione Antropoide, l’attentato a Praga a Heydrich – ma me l’ero poi un po’ perso per strada. Nonostante le mie negligenze, mi pare che non abbia mai smesso di dilettarsi con la storia (più o meno lontana) e di collaudare generi diversi. Prospettive – in libreria per La nave di Teseo con la traduzione di Anna Maria Lorusso – mi ha allegramente ripescata da una palude estiva di letture non proprio brillantissime per depositarmi nella velenosa Firenze dei Medici. Qualcuno ha ammazzato il Pontormo e tocca a Giorgio Vasari – solertissimo servitore di Cosimo I – scoprire chi è stato….. e magari anche com’è davvero il muro di San Lorenzo a cui l’artista si è dedicato in gran segreto per più di dieci anni.
Visto che a contare non è solo la materia narrativa ma anche l’esecuzione – così come ai pittori tocca imbroccare il soggetto ma anche dimostrare d’avere una buona mano -, Binet s’inventa una struttura epistolare vivacissima e polifonica, mettendo in piedi un esperimento manieristico che ben si sposa con gli interrogativi “metodologici” della Firenze del tempo – Dürer ha corrotto il nostro sguardo! Savonarola aveva ragione!!1!!1!! Che fine ha fatto il salubre rigore prospettico!!1!
Il Pontormo, in realtà, non è stato assassinato da nessuno e il giallo che Binet confeziona è farina del suo sacco. Si serve però con disinvolto divertimento delle beghe politiche, dell’atmosfera cittadina, delle istanze del popolo minuto, dei conflitti e delle ingerenze fra poteri e butta tutto nel mortaio insieme a un “cast” illustre – da Michelangelo a Cellini -, spaccato da divergenze spirituali, dispetti, vendette e convinzioni profonde (e non sempre conciliabili) sul ruolo dell’arte. Si dipinge per rendere gloria al Creatore o per compiacere il mecenate di turno? E quanto “nude” dovrebbero essere, le creature dell’Onnipotente?
Il ciclo di San Lorenzo del Pontormo è andato perduto, ma Binet ha saputo scovare (e rimaneggiare) un garbuglio avvincente. Il risultato è piacevolissimo, ricco di dettagli e di umani patemi – per quanto la risoluzione del giallo sia un tantinello estrema. Vasari, che vide davvero gli affreschi, li giudicò orribili, sguaiati e inopportuni e solo in una seconda stesura delle Vite si convinse a inserire il Pontormo fra i suoi grandi – voi, però, non aspettate il benestare di Cosimo I per leggere quel che vi pare. 😎

