Collaborazioni

Weekly Wishlist #9

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Che avete comprato al Black Friday?
Io niente.
Ho solo accumulato desideri e frustrazioni, come al solito.

Prima di procedere con gli aggeggi che ho amato questa settimana, ecco una piccola nota metodologica – che si è resa necessaria a questo giro e che potrebbe servire anche nelle prossime puntate di questa PRODIGIOSA rubrica. Tutto quello che avete visto nelle puntate precedenti è frutto di desideri purissimi, spontanei e non sollecitati. Ma mi sta capitando, ormai spesso, di essere contattata per inserire questo o quel prodotto nei post di Weekly Wishlist. Non è successo, fino a questo momento, che mi garbasse davvero qualcosa di quello che mi veniva segnalato e, dunque, ho declinato con grazia. Di recente, però, sono stata più fortunata e ho effettivamente trovato roba sensata e coccosa, che poteva benissimo far parte di una Weekly Wishlist. Dato che non si tratta di “ritrovamenti autonomi” ma di una reazione positiva a uno stimolo proveniente da altre entità, i prodotti che approdano in Wishlist in questo modo verranno serenamente segnalati con un sobrio * accanto al nome del brand. E ogni Wishlist che conterrà uno o più prodotti di questo tipo finirà anche nella categoria “Collaborazioni”. Perché è una forma di pubblicità. E niente, va detto. Senza problemi.
Perdonatemi per il mammozzone burocratico, ma faccio del mio meglio per essere una pia donna e mantenere un rapporto di mutua comprensione e rispetto nei confronti di chi investe il proprio tempo per venire a leggere cosa scrivo.

Procediamo?
Forza e coraggio!

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Tra i numerosi accidenti che hanno funestato le mie ambizioni per il Black Friday c’è sicuramente anche questa nuova e GESTIBILISSIMA passione per la roba fatta di seta al 100%. E che sarà mai. Ma prenditelo un foulard di Silken Favours, capirai! E invece no. Bisogna procedere con cautela, perché le stampe pazze sono troppe e ci si mette un attimo a sviluppare una dipendenza. Silken Favours è un marchio londinese che produce anche cuscini clamorosi e abbigliamento stravagante, privilegiando i motivi complicati e gli animalini adorabili. Ci sono sciarpe tempestate di corgi reali, gattini, colibrì, ghepardi o ogni genere di creatura che l’onnipotente ha mandato in terra. In pratica sono riusciti a sintetizzare in camicioni e foulard tutto quello che adoro, premurandosi anche di pensare a un’eccezionale composizione tessile.
La sofferenza è grande.
VOGLIO DIRE, SONO CONIGLIETTI.

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Non so dove voglio andare d’inverno con dei fiori in testa – presto, che qualcuno mi porti su una spiaggia tropicale – ma nulla può impedirmi di voler bene alle coroncine di Mon Lisa. Sono fatte a mano, si annodano civilmente sulla nuca (o dove siete più comode) e possono finirci sopra gli aggeggi più disparati. Pon-pon compresi – perché fa freddo, ovviamente. E nulla scalda il cranio come una fila di pon-pon, si sa.

Un post condiviso da Mon Lisa (@monlisaofficial) in data:

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Ma torniamo per un attimo al pragmatismo. Pensiamo alle vestaglie. La vestaglia, come chiunque abbia avuto la pazienza di sciropparsi una mia giornata su Stories o su Snapchat sa bene, è in assoluto il capo d’abbigliamento che utilizzo con più frequenza – e con più amore. Ne ho solo due e finiscono forsennatamente in lavatrice a turno, perché non posso assolutamente affrontare l’inverno senza infagottarmici dentro e trovarmele entrambe da lavare sarebbe inaccettabile. Per limitare l’ansia, dunque, ho deciso di ampliare il parco vestaglie, lavorando sull’esperienza accumulata per trovare un modello a) pratico, b) poffoso, c) con le maniche non troppo largone (perché non posso continuare a travolgere roba e devo potermele tirare su senza troppi sbattimenti quando lavo culetti o riempio la lavastoviglie, d) calda come un piumone ma non voluminosa come un piumone, e) collo-friendly, perché sono vecchia e mi ci avvolgo fino al naso e amo sotterrarmi nella morbidezza fino agli zigomi VA BENE, d) dotata di tasche dove inserire bavaglini, biscotti, telefoni, calzini numero 21 che trovo in giro per casa, fazzoletti, ROBA CHE SERVE. Ebbene, frugando sul sito di Cotonella* ho trovato la terza vestaglia. Ha tutto. Potrebbe funzionare. È lei. Ha pure un gioioso motivo natalizio e le tasche a forma di CUORINI. Dobbiamo incontrarci, vestaglia. Cingimi! RALLEGRIAMO INSIEME IL FOCOLARE DOMESTICO.

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Ce l’hanno tutte. Ma la voglio comunque.

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La storia è semplice. Un coniglietto torna a casa con la sua mamma a sera tarda. La mamma lo porta in braccio, mentre lui sonnecchia e osserva quello che succede intorno a loro. I movimenti della città. Gli altri. Le luci. Le piccole azioni che accompagnano una giornata che finisce. Perché la domanda che dobbiamo farci, quando andiamo a dormire, è sempre la stessa: che cosa significa sentirsi davvero a casa, al sicuro? Com’è sentirsi amati?
Il libro si chiama The Way Home in the Night ed è scritto/disegnato da Akiko Miyakoshi. E io ho pianto solo a leggere la sinossi.

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Una lampada a forma di diplodoco. A chi non serve, dopotutto?

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L’ultimo oggetto del desiderio di questa settimana è qualcosa di glorioso. TheFabLab, in un momento di indubbio genio, ha deciso di sfornare degli umarell da scrivania. Per chi non vivesse a Milano o non avesse mai sentito questo termine, gli umarell sono i vecchi che guardano i cantieri. Quelli che si posizionano davanti a un qualsiasi scavo/ponteggio/transenna/opera urbanistica in fase di realizzazione e osservano i lavori in corso con le mani dietro la schiena, pronti a dispensare suggerimenti utili agli esasperatissimi operai. Ebbene, da oggi potrete piazzarvi un umarell sulla scrivania e avere anche voi un anziano – progettato e stampato in 3D – che vi fissa mentre lavorate. Sono in visibilio. E sono certissima che la mia produttività ne gioverebbe.

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Nell’impossibilità di trovare qualcosa che possa competere con l’umarell, direi di chiuderla qui. Alla prossima Weekly Wishlist e felici desideri a tutti! :3

5 Comments

  1. Attenzione. Il mio campanilismo della domenica mi impone di farti notare che il termine Umarell non è strettamente milanese, bensì mutuato da identica espressione in voga da millenni in quel di Bologna. Ci tengo a sottolinearlo per correttezza nei confronti della mia stirpe e della mia lingua che ormai nessuno più conosce. A Bologna siamo tutti un po’ umarell e ci abbiamo pure la card. Comunque la versione da scrivania è la vita e devo averla.

    • Hai fatto benissimo a dirmelo. Ero assolutamente convinta che fosse un gioioso termine milanese e/o milanesizzante!

  2. La vestaglia di Cotonella è ciò che non sapevo di bramare. Ha TUTTO. Già linkata al mio maritino che ormai è rassegnato alla non-sexitudine domestica.

    • Ps. Ho comprato pure il pigiama coordinato, che credo non toglierò mai piu, anche se tra 3 mesi devo partorire e poi allattare. È fantastico ♥️

    • È la perfezione. E secondo me fa il giro e diventa addirittura sexy. 😀