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Settecento

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Francesca Sgorbati Bosi è la Lady Whistledown che meritiamo. Priva delle menate che affliggono il clan Bridgerton e dunque totalmente trasversale e generosissima nel distribuire stoccate e succosi retroscena, per Guida pettegola al Settecento inglese – in libreria per Sellerio ha setacciato con successo cronache mondane, missive e documenti storici per assemblare l’unico genere di compendio che riesco davvero ad assimilare: il mosaico aneddotico che, tessera dopo tessera, sa descrivere un’intera società, un “clima” culturale, la quotidianità che scorre e si ingarbuglia.

Dalla prostituzuone alle ipocrisie coniugali, dai re folli all’ubriachezza molesta, dalla moda ai duelli, quello che scandalizza o esce dai ranghi del decoro è sempre prezioso: indagare la trasgressione è uno dei numerosi modi per tracciare i confini di un sistema di valori e di potere, per leggere una società e radicare l’indagine storica nella sporcizia – ben lontana dall’irrilevanza – che si scopa di malavoglia sotto ai tappeti.

Procedendo per episodi, casi emblematici e stravaganze, Sgorbati Bossi utilizza il “piccolo” per costruire un universo intero, stratificando fatti minuti e aggiungendo contesto per guidarci con paziente divertimento.
Non sono una buona portinaia, in questo secolo… ma forse sarei stata una terrificante zabetta settecentesca. Un piccolo gioiello di curiosità e malignerie liberatorie – tanto tempo è passato… e possiamo finalmente donarci un po’ di cattiveria.

Allora, qua devono proprio piacervi molto le piante… ma se vi garbano e vi interessano vi troverete a meraviglia. Non vi prometto che vi ricoprirete di possenti boccioli, ma qualche germoglio di curiosità di certo spunterà.

Con La confraternita dei giardinieri – tradotto da Federica Oddera per Ponte alle Grazie – Andrea Wulf esplora, sviscerando le gesta di una manciata di personaggi indubbiamente attratti dal verdeggiare delle frasche, un momento rivoluzionario per la botanica globale, localizzando nell’Inghilterra del Settecento  il crocevia decisivo del cambiamento.
Nonostante la collettiva mitizazzione del “giardino all’inglese”, infatti, prima del  Settecento non è che la piovosa Albione potesse vantare delle gran punte d’eccellenza. Prati stupendi e curati con scrupolo estremo, certo, ma la varietà botanica era relativamente scarsa, le fioriture “poche” e concentrate in periodi specifici e a guidare davvero i trend paesaggistici per le grandi dimore erano Francia e Italia.
Un bel giorno, però, un vivaista intraprendente sfidò la collera di Dio e osò modificare la creazione dell’Onnipotente, producendo il primo ibrido floreale “intenzionale”… e da lì tutto cambiò, inaugurando anche la mania per il giardinaggio che non smette di contraddistinguere la Gran Bretagna moderna. Wulf parte da Thomas Fairchild e arriva fino a Linneo – che tra molte resistenze riuscì con gradualità a introdurre un sistema di classificazione delle piante universalmente utilizzabile e finalmente “razionale” -, intrecciando la storia della botanica come nascente e rigorosa disciplina scientifica alla storia commerciale e culturale dell’Impero (e del mondo).
Tra gentiluomini dilettanti, viaggi d’esplorazione, collezionisti, allievi ingrati (ma favolosi), semi e talee trasportati da una sponda all’altra dell’Atlantico, specie scoperte e specie importate, Wulf costruisce un’avventura del pensiero – nella nascente epoca dei Lumi – splendidamente documentata e rigogliosissima, mi viene da dire.

Indicazioni di potenziale fruizione? Eccoci. Ho ascoltato Wulf su Storytel con la splendida lettura di Ginestra Paladino – se serve è sempre attivabile il nostro tradizionale periodo di prova gratuito del servizio di 30 giorni -, ma nulla vi vieta di optare per il libro-libro.