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Zlatan Ibrahimovic

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Ma chi ce lo fa fare?
Perché ci infliggiamo volontariamente questa sofferenza?
Che cosa abbiamo che non va?
Ci pagassero, almeno.
Vieni, Tegamini, questa sera ti diamo 20 euro per guardare una serie tv. Si patisce, l’ingiustizia regna sovrana e i personaggi crepano malamente ogni venti minuti. Non ti affezionare a nessuno. Non credere a niente. Non t’invasare coi costumi: vivi in un mondo dove esistono i leggings fiorati e il vajazzle, non te li puoi  mettere i vestiti delle signore di Westeros. E non pensare di vedere i draghi a ogni puntata, che farli in CGI costa un botto e i soldi bisogna spenderli per il parrucchiere di Daenerys, che quando una è Nata dalla Tempesta ha sempre i nodi nei capelli.
E invece no. Il Trono di Spade lo guardiamo. A gratis. Con una costanza e una dolentissima empatia che non riusciamo a sprigionare in nessun altro ambito della nostra esistenza. E senza manco un rimborso per lo psicanalista. Siamo qui, a farci maltrattare da un vecchio ciccione irsuto, uno che si nutre dei nostri singhiozzi e gode come un cinghiale maremmano a sminuzzare, tritare e castrare i suoi personaggi. Orfani che vagano per i Sette Regni, mani mozzate, famiglie disgregate, pecore carbonizzate, zombie ghiacciati, vendette che non funzionano e nerissima disperazione. E noi qua, tutti contenti.
Abbiamo dei problemi, altroché.
Io adesso mi metterò a parlare dei miei traumi personali legati alla quarta stagione del Trono di Spade. Dopo il Keep Calm & Valar Morghulis. Quindi se non avete ancora visto tutto, non andate avanti che se no vi spoilero.

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Devo ammetterlo. La dipartita di quel piccolo bastardo sadico di Joffrey mi ha profondamente destabilizzata. Va bene, ero contenta… voglio dire, chi non lo sarebbe? Il mondo senza Joffrey è automaticamente un posto migliore. Ma è rimasto un vuoto. Chi odierò forsennatamente, adesso che Joffrey è morto? Ma soprattutto, perché sposarsi è così incredibilmente pericoloso? Non mi è neanche piaciuto com’è crepato. Per un tipo così spregevole ci voleva la combo pubblica umiliazione+spettacolare spargimento di sangue. Una roba tipo corona sciolta in testa. Quella sì che è stata una morte seria, da brutta persona che finalmente la paga per le sue immonde malefatte. E invece no. Nessuno ha avuto l’occasione di insultarlo platealmente di fronte a una folla oceanica. Nessuno ha potuto sputazzargli in faccia, scucirgli la giubba ricamata o prenderlo a pedate nel sedere. Nemmeno il prolungato primo piano sul suo volto cianotico e agonizzante è servito a rallegrarmi. È stato un bel colpo di scena, niente da dire (e centomila punti a nonna Tyrell, megera intrigante) ma Joffrey meritava di peggio. In realtà è tutta colpa di Batman. Doveva lasciarlo in mezzo ai fuggiaschi del manicomio di Arkham o consegnarlo alla Setta delle Ombre. Loro sì che sanno pigliarti a calci in culo.

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Sei un cretino, Batman.
‘fanculo.

Continuando sul filone “Mai una gioia”, poi, sono assolutamente e irrimediabilmente devastata dalla truculenta dipartita di Oberyn Martell. Cioè, ero CERTA che avrebbe sbudellato la Montagna con quella sua ridicola lancia da majorette anoressica. Ero felice. Speravo nella giustizia, nel trionfo del bene. Tyrion salvo, regine rancorose che non rompono più i coglioni, buonsenso, arcobaleni e amore spensierato. Errore madornale. Ho detto, che diamine, Inigo Montoya ce la fa, alla fine, a vincere il duello del millennio contro l’uomo con sei dita, che ha Oberyn di meno? È anche vestito meglio.

game of thrones oberyn

Che brutta roba. Ho proprio gridato. E Amore del Cuore ha buttato giù un bicchierone di vino, ma così al colpo, tipo Cersei in fase alcolismo-pesante. Ho cercato di gettarmi a terra, ma non ce l’ho fatta. Mi sono accasciata sul divano, in pigiama, balbettando una cosa tipo “basta,  io questa serie non la voglio più vedere. Non ci riesco, non si può. Lasciatemi qui, come un cavallo zoppo”.
Oberyn era una meraviglia. Oberyn Martell era lo Zlatan Ibrahimović dei Sette Regni… magari Oberyn con Piqué ci sarebbe andato giù un po’ più deciso, ma è comunque un validissimo paragone. Oberyn ha portato un po’ di festa ad Approdo del Re. Bei dialoghi, spocchia, odio sacrosanto per i Lannister, giubbe di ottimo taglio. Mi piaceva un casino, Oberyn Martell. E sono ancora incazzata come una biscia. Con tutti gli inutili che ancora respirano, ma proprio lui doveva morire? E quei pollicioni giganti, non me li dimenticherò mai. Pollicioni giganti che guizzano e spiaccicano occhi. Non ci meritavamo nulla del genere. La vita è dolore. Le tenebre hanno vinto.
‘fanculo.

OBERYN MARTELL: THE RED VIPER VERSUS GREGOR CLEGANE: THE MOUNTAI

A furia di parlare di morti – E DI CHE ALTRO DOVREMMO PARLARE, È IL TRONO DI SPADE, SANTISSIMA LA POLENTA -, mi è venuto in mente che sono molto triste anche per Ygritte. Ygritte è scomparsa da tutte le serie che guardo. In Downton Abbey è andata a fare la segretaria, mentre qua nel Trono di Spade è andata a scagliare frecce nelle verdi praterie del Paradiso dei Bruti, senza aver mai imparato a battere a macchina. La morte di Ygritte mi fa fare un passo indietro sul fronte Jon-babbacchione-Snow. Ora che non c’è più lei, tornerò a fregarmene altamente di lui. Finché c’era Ygritte, potevo sperare in una riconciliazione romantica. Mi piacevano, insieme. Ma adesso? Chi se lo piglia su, uno così? Che ce ne facciamo del suo musone corrucciato? Lo spogliassero un po’, almeno. Macché, è il più vestito dell’universo. Ha su dodici strati di pellame e lanine. Ma soprattutto, Sam Bombolone non poteva farsi gli affaracci suoi? Piccolo manovratore dell’ascensore della barriera, proprio tu, adorabile frugoletto. Lo so che non hai mai preso in mano un arco in vita tua, ma è il momento di farsi valere. Fai come me, sono imballato come un pitone che digerisce, ma ho tanto buon cuore. Lo so che hai le mutande piene, ma fai come me e impegnati al massimo, dobbiamo scacciarli questi Bruti, o sbudelleranno la ragazza che mi piace. Non ha il mento e ha fatto un figlio con suo padre, ma io la trovo celestiale. E che fa, quel piccolo derelitto? Trafigge la nostra indomita Ygritte, ma al primo colpo. Uno di sette anni che passa le giornate a far funzionare un ascensore ghiacciato nel singolo posto più triste del mondo. Come dovremmo reagire? Non sono impazzita solo perché ero anestetizzata dalla noia mortale della puntata della Battaglia della Barriera, ma c’era da prendere a ciabattate la tv. Anzi, altroché ciabatta, serviva un bello scarpone da sci.
‘fanculo.

Jon-SnowYgritte è morta.
Ma forse Ghost è una femmina!

Proseguendo nella veglia funebre, direi che i tempi in cui Tywin Lannister irrompeva nella sala del trono in groppa a un cavallo cagone sono ormai lontani. E pure lui, di cacca non ne farà più. È morto in un luogo inglorioso, va bene, ma se l’è anche un po’ andata a cercare. Il momento Apocalypse Now di Tyrion mi ha lasciata un po’ perplessa, ma con la dipartita di Nonno Lannister si aprono scenari caotici e potenzialmente molto interessanti. Coso, lì, Tommen, l’amico dei gattini, sarà un re vagamente normale? Come farà a cavarsela senza i malvagi consigli del nonno meno affabile dei Sette Regni? La sempre astuta Marjorie – Natalie Dormer, un’attrice condannata a interpretare per sempre Anna Bolena -, riuscirà a tenersi un marito? Io avrei paura a fidanzarmici, che diamine, porta una sfiga nera. E nel caso Tommen riesca a raccogliere il coraggio, le permetteranno di riciclare quella meravigliona di abito da sposa tutto rose e spine?

wedding dress

Sono anche un attimo agitata per la regina della friendzone, Daenerys Cento Epiteti Targaryen. Daenerys ha messo al mondo tre draghi. I tre draghi, finalmente raggiunta l’età dell’adolescenza, sono diventati tre spaventosi e stronzissimi mostri apocalittici. Divorano quadrupedi, inceneriscono bambine, non le danno retta manco per sbaglio e, in generale, le fanno fare pessime figure. Uno è pure scappato di casa perché voleva il motorino. Io non so come funzionino i draghi, come si faccia ad addomesticarli, dove si possano tenere, se è saggio rinchiuderli in una catacomba. Io non lo so, ma Khaleesi ha un bel problemone. A Daenerys piacerebbe diventare una sovrana saggia e amata dal suo popolo di ex-schiavi sgobboni, solo che non è capace. Crocifigge gente a caso, corre ai ripari invece di dedicarsi a solide riforme strutturali, pesta una merda al giorno, parla parla e non conclude niente e, in sintesi, sta lì piantata senza sapere troppo bene il perché. Sembra il Movimento Cinque Stelle. Qualcuno deve aiutare questa benedetta ragazza. Lei s’impegna, ma la vedo assai male. E non ha nemmeno più Jorah-Casaleggio! Guarda che tristezza, non è neanche più capace di sedersi su una roccia.

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Persa ogni fiducia nella Madre dei Draghi – anche se si continua a parteggiare per la storia d’amore piuttosto difficoltosa (a livello di hardware, temo) tra Fighissima Ancella Poliglotta e Verme Grigio Immacolato -, fermamente decisa a fottermene con sportività di quello che succede ai piccoli Stark superstiti e prontissima a rimanere salda nel mio odio per Stannis e per la sua maga piromane, non mi resta che parteggiare per un unico e strabiliante eroe-canaglia: quella serpe di Lord Baelish. Un uomo che ci ha fatto la cortesia di gettare in una spaventosa voragine la nevrastenica sorella di Lady Catelyn – una che trova normale allattare ragazzini viziaterrimi alti un metro e settanta -, trasformando Sansa in una rispettabilissima dark lady. Sansa, è riuscito a scuotere Sansa dal suo torpore di santa martire. E’ come se Suor Germana avesse all’improvviso deciso di fare la spogliarellista, cacciandosi tortellini da tutte le parti. Non so neanche per che cosa dovrei tifare di preciso, ma tifo per Lord Baelish. Tifo per l’intelligenza e per le vendette trasversali a lento rilascio. E per le storie d’amore un po’ così. Amavo tua madre come la vita stessa… che dici, limoniamo?
Ma non importa.
Perché Lord Baelish è uno di noi. Lord Baelish SPOILERA. E merita il Trono di Spade.

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Ebbene, ho detto anche troppe stupidaggini. La verità è che nulla ha senso, perché Martin potrebbe decidere di squartare chiunque in qualsiasi momento. E noi qui a fare i cuoricini a Lord Baelish. Non abbiamo imparato niente, e continueremo a farci prendere per il naso come giganteschi vitelloni rincoglioniti. Non so perché ci piaccia così tanto, ma  siamo arrivati in fondo anche a questa quarta stagione, indomiti e coraggiosi. Abbiamo fronteggiato traumi inenerrabili, senza riportare danni permanentissimi. Qualche livido, dei graffietti, distorsioni al ginocchio. Insomma, congratulazioni vivissime a noi, abbiamo vinto uno stuzzicadenti in acciaio di Valyria. E non resta che una sola cosa da dire. La più importante:

H O D O R

Dovrebbe finirci lui, sul Trono di Spade. Poche balle.

I libri divertenti sono molto necessari. Almeno, a me i libri divertenti servono moltissimo. Mi riposano. Mi fanno delle sorprese. Mi scarrozzano in posti improbabili. Si fanno leggere in fretta e lasciano quella piacevole sensazione di contentezza cicciottella che, di solito, sopraggiunge appena dopo aver mangiato uno di quei cioccolatini giganti al RUM. Dovrei leggerne di più, di libri divertenti, dovrei mettermi in piedi su una bianca scogliera e gridare alla vastità degli elementi una roba tipo “leggetevi un libro divertente, ogni tanto!“.
Ecco.
Vi griderei anche qualcosa sull’Atletico Minaccia Football Club di Marco Marsullo, che è uscito da poco per Einaudi Stile Libero rallegrandomi quasi quanto mille foto di cuccioli molto piccoli. Potevo mettermi qua a far fatica, ma poi ho pensato che magari era più bello per tutti quanti se a dirvi delle cose ci veniva il Marsullo in persona. E allora gli ho fatto un po’ di domande. Qualcuna è seria, qualcuna per niente. Lui però è sempre impeccabile. Insomma, divertitevi qua e divertitevi col libro.

***

Messer Marsullo, direi di procedere con ordine e precisione. Che faceva prima di diventare un giovane scrittore?

Studiavo con scarso profitto all’università, facoltà di giurisprudenza: media del 21.9. Un salasso dell’anima. Poi una mattina Einaudi mi ha chiamato e sono diventato, automaticamente, un giovane scrittore.

Lo sa, vero, che sarà considerato un giovane scrittore fino ai cinquant’anni (indipendentemente da come se li porta)?

Lo so, da queste parti è così. Infatti io mi definisco, talvolta, uno “scrittore liquido amniotico”, a 27 anni giovane è pure troppo.

Il suo libro è pieno zeppo di gente che piglia a calci il pallone. Lei come se la cava?

Sono un difensore centrale senza fronzoli. Per me palla e gamba sono la stessa cosa. Chiaro: non entro mai duro per far male apposta, però può capitare. Diciamo che ho dovuto sopperire con il cuore ciò che madre natura non mi ha dato nei piedi. Ah, e sperdo (quasi) sempre il pallone fuori dal campo quando faccio un tiro al volo.

Scusandomi in anticipo per lo sfoggio di stereotipi, c’è una vicenda che mi stupisce. Che cosa spinge un napoletano a tifare Milan con travolgentissima passione?

Quando ero piccolissimo (5 anni) mio zio mi chiese quale fosse il mio calciatore preferito. La risposta fu Van Basten. La conseguenza fu AC Milan. E per fortuna, amo la mia squadra in modo viscerale. PS: Forza Lotta / Vincerai / Non ti lasceremo mai!

Come devo comportarmi con la mia maglietta di Ibrahimovic, ormai obsoleta?

Be’, io Ibra lo rispetto. Nel senso: lui è un mercenario, lo ammette, lo ha sempre dimostrato. Ma mercenario non in accezione negativa, come tanti calciatorini che si baciano la maglia e il giorno dopo trattano con altre squadre per guadagnare il doppio. Zlatan è così: non fa promesse, non si innamora, in campo dà tutto per i suoi colori del momento. Poi dopo un paio d’anni se ne va, cambia. Devo tanto a lui e ai suoi gol. Gli voglio bene, possiamo dirlo.

Continuo ad essere invaghita di Zvonimir Boban, dovrei preoccuparmi? È bello pure il nome: ZVONIMIR.

Anche io ho un problema con Zvonimir “Zorro” Boban. Era un numero 10 fantastico, un giocatore geniale. Lo amo ancora, infatti quando lo becco a commentare in tivù mi impallo lì davanti a fissarlo. Grazie, Zorro.

Un giorno si è svegliato – magari anche un po’ tardi – e ha deciso che avrebbe scritto un libro. Insomma, da dove viene l’Atletico Minaccia?

Viene da un’intuizione. Una sera guardavo Mourinho in televisione e in venti secondi si è materializzato Vanni Cascione (il mister sfigato dell’Atletico Minaccia). Il resto è venuto fuori in tre mesi, una storia che si è davvero scritta da sola. E poi l’Atletico è la squadra che tutti vorrebbero vedere in campo: non ortodossa ma piena d’onore, un’accozzaglia di pazzoidi con i tacchetti ai piedi.

Giocatore preferito dell’Atletico Minaccia. (Io adoro il quarantenne che in carriera ha superato la metà campo solo tre volte).

Voglio bene a tutti, però ne ho due. Peppe Sogliola, il centravanti, perché lui è il vero trascinatore, quello che più di tutti salva la panchina di Cascione in più riprese. E Sasi Mocciardi: il numero 10 arrogante e presuntuoso, col suo tatuaggio del “Pocho Lavezzi che si ammocca (bacia, per i non napoletani, ndr) con la Madonna” che gli ricopre la schiena. Ecco, lui mi è piaciuto proprio scriverlo, quando lo rileggo rido io per primo di gusto.

Tifoso preferito dell’Atletico Minaccia. (Io voto Renetta. E deve anche sapere che ero in treno, quando mi sono imbattuta nella meravigliosa storia del soprannome del Renetta. Ero in treno e ho riso da Asti a Milano Centrale, suscitando la curiosità di tutti i consulenti incravattati che mi circondavano e facendole così vendere almeno dieci copie, controllore compreso).

Michele Caputo: l’ex ultrà del Benevento che, senza nessun motivo, comincia a diventare folle dell’Atletico Minaccia Football Club. Però a Renetta e Caracas voglio proprio bene, come due amici.

Mourinho l’ha ricevuto, un Atletico Minaccia?

Gliene abbiamo mandata una copia, sì. Sono quasi sicuro che quando l’ha ricevuto, ha detto: “Marsullo? Non lo cunosco. Io cunosco Marzulo, presentatore tivù, marsupio, borza per purtare ojetti, ma Marsullo non lo cunosco”.

Consigli un bel libro alle nuove generazioni.

“I frutti dimenticati”, di Cristiano Cavina. Commovente e sincero ritratto del rapporto padre-figlio, e delle sue difficoltà. Oh, anche io riesco a essere serio, ogni tanto.

Lei da cucciolo che cosa leggeva?

Ho letto poco, e questo, seriamente, è il più grande rimpianto della mia vita. Ho iniziato con Paulo Coelho a 17 anni (!!!), poi ho incontrato (il primo) Ammaniti. Non proprio due cose accostabili. Da lì ho capito cosa mi piaceva.

Ma i calciatori, scrivono e basta o leggono anche qualcosa?

Non saprei, credo qualcuno legga, non sono così capre come sembra. Mi piace immaginare che qualcuno prenda (o gli venga regalato, va’) il mio Atletico Minaccia. Si farebbero un sacco di risate.

Fifa o PES? Ma soprattutto, che ci trovate in quelle robe lì?

Fifa, rigorosamente Fifa. Da più piccolo ero un accanito giocatore di PES (l’allora: Winning Eleven), ma da un paio d’anni (da quando, in pratica, ho preso l’Xbox) Fifa ha divorato il suo concorrente. Non c’è più partita. In “quelle robe lì” ci troviamo la cosa più sacra e forte che fa di noi uomini, Uomini: la Sfida. È tutto lì.

Fornisca alla popolazione italica qualche buon motivo per leggere il suo romanzo.

Fa ridere, fa pensare, fa appassionare alla vicenda, umana e non solo calcistica (le migliori recensioni le ho avute da donne, ad ora!), di questo allenatore scalcagnato, Vanni Cascione, un po’ canaglia e un po’ sognatore. E poi c’è il rapporto con sua figlia 14enne, che in tutto il romanzo è una specie di filo di Arianna che condurrà alla fine con una soluzione. Ma soprattutto, e vi parlo col cuore: l’ho scritto con tutta l’onestà e la sincerità del mondo. Volevo solo raccontare una storia, ho provato a farlo nel modo più vero possibile.

E ora, che cosa accadrà? Il tour promozionale le spezzerà per sempre le gambe o ha già in mente delle nuove storie?

Dopo i primi giorni in libreria posso dire solo una cosa: non ci sto capendo niente, e non me lo aspettavo. Ricevo ogni giorno messaggi via mail, su Twitter, su Facebook, dove tantissimi sconosciuti (gli amici l’hanno già preso, eh) mi fanno i complimenti e dicono di aver letto/preso il romanzo. Uau. È tutto stupendo. Poi sono stato a “Quelli che il calcio” e mi sono divertito un sacco. Diciamo che è una lavatrice, per ora. Ma detto questo: sto scrivendo il romanzo di dopo, sono a un ottimo punto, non dimentico mai una cosa: io sono uno che racconta storie. È la cosa che più mi piace fare. Non smetterò facilmente.

Per concludere, vorrei ricordarle che una volta, su Twitter, mi ha mandato un DM che così recitava: FIDANZIAMOCI IA’! Così, senza nemmeno un ciao.

Ti risponderò con una citazione finale di uno dei miei film (e romanzi) preferiti: “Mi hai conosciuto in un momento molto strano della mia vita”. E in ogni caso, Francesca: “Fidanziamoci, ià!”. E il “Ciao” lo aggiungo ora. A te e ai tuoi lettori. Stare su Tegamini è il mio sogno fin da quando non ero ancora un giovane scrittore einaudiano. Adelante! E grazie.

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