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L’estate è finita, è arrivato il momento di lamentarci perché non abbiamo niente da mettere. O perché abbiamo meno tempo per leggere e fare i pisolini. O perché abbiamo posticipato troppa roba all’autunno e adesso stiamo crepando male. La panacea universale a ogni genere di difficoltà, però, è coltivare sani desideri. Io, in tutta sincerità, sto già pensando al Natale. Perché in fondo sono un’ottimista.
Ecco qua un po’ di cose che ho apprezzato – e che magari vorrei pure comprarmi o fare in modo che mio marito me le regali – nell’ultimo periodo.

Come di consueto, può capitare che ci siano aggeggi che ho scoperto, amato e scelto grazie alla solerte sollecitazione di un ufficio stampa o di un brand con cui sto lavorando volentieri. Li trovate segnalati con un agile *.

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Buone nuove all’orizzonte (soprattutto per i miei piedi): Scholl* continuerà a volermi bene e a farmi passeggiare con le sue multiformi calzature anche quest’autunno. Per un agile riassunto delle puntate precedenti, ecco qua i primi due post che sono usciti: UNO e DUE. Accantonando i sandali estivi in vista del ritorno di temperature adeguate e più clementi, sto scegliendo le scarpe da collaudare nei prossimi mesi. C’è di tutto – stivali e stivaletti compresi -, ma penso che partirò dalle sneakers, un po’ perché tra le mie necessità c’è quella di rincorrere un bambino velocissimo, e un po’ per soddisfare una curiosità quasi scientifica: le scarpe da ginnastica sono già, praticamente per definizione, le scarpe più comode che ci sono. A quali assurdi livelli di comodità può arrivare una scarpa da ginnastica Scholl? Ecco, spero lo scopriremo. Sono assai tentata dalle Charlize. Ci saranno in grigio e in nero (con gli sberluccichi metallici) e, indipendentemente dal colore, saranno dotate della consueta e saggissima tecnologia Memory Cushion – la soletta, in pratica, è studiata per redistribuire bene il peso e ammortizzare in modo ottimale la pianta del piede. In attesa di passeggiare in loro compagnia, ecco qua i primi modelli disponibili della collezione autunno-inverno.

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Chronicle Books sforna, in generale, libri pazzeschi – senza mai trascurare il feticismo innato che lega una vasta porzione della popolazione dei lettori ai libri in quanto “oggetti fisici”, oltre che vascelli per ogni possibile meraviglia. Ebbene, è da poco uscito un tomo illustrato di Jane Mount che celebra questa nostre fissazioni per tutto quello che è libresco. Si va dai gatti che hanno deciso di vivere nelle librerie ai negozi più belli del mondo, in un susseguirsi di colori, scaffali meravigliosi e libri ritratti al massimo delle loro potenzialità – in pila, insomma. Per farti capire che li devi ancora leggere.
Date un occhio a Bibliophile qui – c’è qualche immagine degli interni – o mettetelo nel carrello qui.

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Il mio entusiasmo per i grandi rettili preistorici è ormai di dominio pubblico. Tra una maglietta di Jurassic Park e l’altra, però, non ho di sicuro dimenticato l’altra mia surreale passione: LE STAMPE PAZZE. Ebbene, sono felice di comunicarvi che sarà un autunno gloriosissimo per chi ha intenzione di andare in giro con addosso dei dinosauri.
Le stampe in concorso sono due (più svariati accessori).
Tanto per cominciare, ci sono le camicette e i vestiti FAVOLA (sia midi che lunghi) di Ottod’ame.

Ma sul treno dei dinosauri – che è pure un cartone animato per bambini, lo trovate su Netflix – c’è anche Lazzari. Ogni anno, all’interno della collezione “principale”, c’è anche una capsule affidata a un’illustratrice. E a questo giro l’incombenza è toccata a Carolyn Suzuki, che ha deciso di deliziarci con questa fantasia che, personalmente, mi fa venire voglia di stramaledire il meteorite per averci privati di animali così mirabili.

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Non va bene per il mio iPhone, ma sono comunque felice di segnalarvi una cover di Tiger a forma di pavone.

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Nemmeno quest’estate sono riuscita a procurarmi una borsa di paglia. Ma la fissa per gli intrecci non mi è sicuramente passata. Mentre inizio a domandarmi se mai me ne libererò, ho deciso di appassionarmi agli accessori di Studio Sarta, un brand nato nel 2017 a Palermo. La “struttura” delle borse ricorda le sedie di paglia di una volta, ma in versione super minimal. I secchielli sono i miei preferiti. Ci sono diverse combinazioni di colori e sono tutti fatti in Italia con rattan, velluto (per il sacchettino-fodera) e pelle (per fibbie, manico e tutto il resto). Lui si chiama Pablo.

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Primark Beauty ha sfornato una linea di spazzole per capelli con le cattive Disney.
Ciao.
Addio.
Sogno di una vita.
Pettinami, Ursula. PETTINAMI.

Altroché arricciaspiccia!

Orbene, anche questa volta abbiamo finito.
Al prossimo tornado di desideri!

Sebbene io sia consapevole delle mie oggettive difficoltà nella gestione dello shopping, ecco qua una nuova carrellata di desideri e brame più o meno insensate.

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BlackMilk è una bottega creativa che sforna accessori di stoffa fatti a mano, super personalizzabili. Si può scegliere un modello di borsa, ad esempio, e richiederlo in una particolare fantasia, pescando tra quelle a disposizione. L’assortimento di stampe è saggio – ce ne sono tante “classiche”, ma si trovano anche quelle pazze. Ho adocchiato due cose: i segnalibri di stoffa da mettere sugli angolini dei libri e la borsa Pancia – che ha una forma intelligente e adattabile e si può portare anche a tracolla.

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Per il sessantesimo anniversario di Biancaneve, Disney e Asics hanno unito le forze per sfornare una microcollezione di scarpe da ginnastica Gel-LYTE dedicate alla fioccosa principessa mangiatrice di mele avvelenate e alla Regina Cattiva. Nonostante la mia tradizionale propensione a parteggiare per i malvagi, devo arrendermi alla meraviglia vellutata del modello di Biancaneve.

[La fotina viene da qui].

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“I Maverick”. Perbacco, non mi ero minimamente accorta dell’esistenza di questa nuova collana einaudiana. Probabilmente stavo perdendo tempo su internet – pratica che Kenneth Goldsmith sembra però riabilitare. In questo breve saggio, Goldsmith analizza il comportamento del navigatore medio, evidenziando le esternalità positive e i risvolti socio-esperienziali che derivano da una fruizione e produzione di contenuti che potrebbe apparire superficiale, disordinata e puramente ludica. Troppo ottimismo – in un libro che parla di umani che USANO L’INTERNET? Forse sì. Ecco perché sono curiosa.

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Francesi folli che creano cancelleria surreal-rétro e una vasta gamma di oggettistica per la scrivania (e la casa) degna di un manicomio vittoriano. Ci sono distinti signori con la bombetta e le orecchie colme di orate, fermacarte di vetro con insetti variopinti, pecore con gli stivali, pugili con dei carciofi al posto delle mani e duchesse dotate di tentacoli. Io mi sono affezionata al pollo-lampione, ma sono certa che Gangzai sarà in grado di assecondare brillantemente anche alle vostre più insolite fissazioni. I quaderni sono INCREDIBILI.

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Già qualche tempo fa mi interrogavo sull’offerta standard dei corsi in palestra – corsi che, in nessun modo, sembrano in grado di soddisfare la mia esigenza di diventare la Vedova Nera. Ma poco male, perché ho scoperto l’accademia di spada laser. Anzi, di LIGHTSABER COMBAT SPORTIVO. E sto impazzendo. Ludosport, si chiama. L’idea è venuta nel 2006 a tre amici milanesi ed è poi stata esportata con crescente successo in tutto il mondo. Si va, si piglia una spada laser – gli attrezzi sono stati studiati e progettati appositamente da una specie di fucina di premi Nobel per un utilizzo “reale”, senza tralasciare lucine ed effettoni a noi tanto cari – e si imparano i rudimenti della tecnica e del duello. Seriamente, io DEVO iscrivermi. Sarei magnifica. Compio gli anni a marzo, Amore del Cuore. Questo è un appello ufficiale.

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Il mercato delle magliette con delle cose disegnate ad altezza tette – anzi, con un disegnino per ogni tetta – è ormai saturo. Per la prima volta, però, sento il bisogno di comprarmene una. Perché ho scoperto che sulle tette possono starci felicemente anche dei triceratopi disegnati da Happycupstudio.

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Downton Abbey è finito – e ok, stanno girando il film, ma che dobbiamo fare nel frattempo? Possiamo guardare The Crown, ma nemmeno la nuova stagione è in grado di accompagnarci in eterno. Ma Julian Fellowes è comunque qui per soccorrerci, perché ha anche scritto dei libri all’apparenza gradevolissimi. Belgravia – polpettone romantico-storico di rara piacevolezza – mi aveva tenuto compagnia due estati fa sotto l’ombrellone, facendomi venire voglia di scovare i suoi altri romanzi. Il primo che vorrei leggere è Snob, arguta cronaca delle peripezie della nobiltà inglese contemporanea alle prese con l’orda rampante dei nouveaux-riches. Il cuore della contesa, in questo caso – anzi, OVVIAMENTE -, sarà il matrimonio tra la fascinosa ma relativamente “umile” Edith e un ultra-nobilissimo conte con madre ingombrante. Somiglia a Downton Abbey? Certo. Ed è questo il bello.

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Casa mia è un inferno, a livello Instagram-fotografico. Non ci sono superfici ben illuminate e, quando sono ben illuminate, sono troppo cupe. Legni scurissimi. Tappeti cupissimi. Roba che riflette. Ora, non sono una foodblogger che deve ritrarre fette di torta perfettissime e nemmeno una di quelle che va a compare i fiori freschi all’alba per fare la foto con la tazza di caffè e una pletora di deliziosi biscottini incredibilmente simmetrici, ma un fondo chiaro mi farebbe comodo – soprattutto per i libri o per le foto di cose “piccole”. Ebbene, l’universo ha elaborato una soluzione. C’è un sito, ad esempio, che smercia una vasta gamma di fondi “finti” – di vinile – da utilizzare per le foto più disparate. Ci sono quelli colorati, quelli coi pattern e pure quelli che riproducono materiali di ogni genere, dal legno al marmo. Si chiama MiniBackdrops… ed è tutto qui.

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E per questa settimana abbiamo desiderato a sufficienza, direi.
Felice sperpero!

Una delle mie più longeve fissazioni è Cléo Ferin Mercury. Torno periodicamente sul sito per sincerarmi che la meraviglia sia ancora tutta lì e per scoprire quali nuovi animalini sono stati aggiunti alla collezione. Il brand è specializzato, infatti, in sciarpe di seta (e/o altri materiali altrettanto meritevoli) a forma di bestiole… con tanto di zampine e codine. La mia più recente passione è il giaguaro albino. Ma amo molto anche le maglie in seta e cotone con le maniche piene di felini. Per chi odia i gatti, comunque, ci sono cerbiatti, lupi, panda, roditori, bassotti e un intero serraglio.

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White+Cat+Blouse+In+Black+-+Cat+Print+Top+-+Womens+-+Cotton-Silk+(flat)

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Ma addentriamoci ancor di più nel tunnel zoologico! Minna Parikka fabbrica ormai da anni delle scarpe da ginnastica provviste di orecchie da coniglio e codino poffosino. Ce ne sono di centomila tipi – inclusi i mocassini e gli anfibi -, ma sono dell’idea che, se decidi di comprarti un paio di sneakers da coniglio, il minimo che puoi fare è sceglierle glitterate e puntare alla massima assurdità.

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Mi sto invasando con Italian Stories. È una sorta di mappa/catalogo di workshop artigianalissimi, contro il logorio della vita moderna. Si può scegliere l’area geografica da raggiungere e il materiale con cui lavorare (vetro, ceramica, oro, lana e che ne so, CARAMELLE GOMMOSE)… e sfogliare le esperienze prenotabili in un sacco di laboratori artistici e artigiani. C’è di tutto. Crea il tuo timbro personalizzato! Crea un piccolo arazzo! Scolpisci una polena per il tuo vascello fantasma! La vita, veramente. I laboratori sono più o meno avventurosi, potrete fare il burro in malga o imparare la serigrafia in contesti urbanissimi. Dipende un po’ da voi. Io inizierei con il giro alla fattoria degli alpaca e il mini-corso sulla tintura della lana di queste bestie prodigiose che amo ormai da tempo immemore. Anche se l’ideale, devo dirlo, sarebbe imparare una cosa nuova tutte le settimane. Ci attrezzeremo.

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Ho scoperto che Soviet Visuals ha anche un negozio e ora voglio tutte le magliette del programma spaziale russo. Questa è quella dello Sputnik.

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Non so cosa facciate voi, ma io mi strucco con l’acqua micellare. Ieri ho fatto un giro all’eventone di Sephora per la presentazione delle novità natalizie – già, sono molto efficienti – e ho scoperto che FaceD ha inventato un’acqua micellare in spray. Il flacone è gigante – 200 ml – e l’acqua si spruzza direttamente in faccia. Rimuove anche le matitazze più nere e, in teoria, dovrebbe rendere più efficienti le operazioni, riducendo anche un po’ lo spreco – il dischettino di cotone non si berrà più i 3/4 del prodotto, per dire. C’è dentro anche un po’ di acido ialuronico, che male non fa mai.

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Minimum Fax, di questi tempi, sforna saggi molto interessanti. Il 12 ottobre esce La gente di Leonardo Bianchi, una specie di viaggio nel risentimento collettivo, un’indagine sull’indignazione e sulle sue derive – quasi sempre grottesche e completamente disgiunte da un qualsiasi principio di realtà. Una riflessione sulla rabbia perenne e sull’incapacità ormai conclamata di indirizzarla in maniera costruttiva.

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Succede che, di tanto in tanto, mi scambiano per una fashion blogger e m’invitano ai Press Day
. I Press Day sono quelle cose che te vai, ti mettono in mano un bicchiere di bianco e ti portano in giro per degli spazi allestiti con infinita carineria per farti vedere quello che i più disparati brand – e/o maison, stilisti, sartine di quartiere, designer, scarpari, case cosmetiche, ciabattini o multinazionali del lusso interplanetario – hanno intenzione di proporre per la stagione che verrà. Te vaghi, guardi tutte queste belle cose, fai le fotine artistiche e pensi, più che altro, che non hai i soldi per comprarti manco il tonno – se proprio non è in offerta -, figuriamoci i meravigliosi abitini rosa di Christopher Kane a forma di ventaglio. Quindi cerchi di non infervorarti troppo – si sa, poi, infervorarsi è da plebei, mica da fashion blogger altolocate -, ti rifai gli occhi, ti comporti al meglio delle tue possibilità e non tocchi niente. Io che vengo dalla campagna, però, ho visto degli animalini e mi sono subito invasata. E ho anche scoperto che la carta da parati è ancora di grande attualità, sempre che sia made in London, esosissima e palesemente arrivata su questa terra dal Paese delle Meraviglie.

 

 Perché esistono delle Puma assurdamente ricoperte di bestiole del bosco e di creaturine fiabesche piene di piume, codine poffose e pellicciotte dai colori pastello. Le nobilissime calzature, la Puma se le è fatte foderare da House of Hackney, che è questo brand britannico che produce arredamento superposh-artistico. Stampe meravigliose. Paralumi. Divani. Lampade a forma di pappagallo. Cuscini con le felci.
Ammazzatemi.

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E niente.
Gli animalini di House of Hackney, oltre a decorare milioni di cuscini che inonderei volentieri di lacrime e tazze che userei ogni secondo della mia vita – anche per mangiarci dentro la pastasciutta -, sono andati a finire anche sulle Puma più Puma. Me sono anche scritta i modelli: le Puma con i piccoli tassi, i pennuti inglesi e il gessato bianco e nero da splendidi squilibrati sono le Basket, le Slipstram e le R698. Usciranno con la collezione autunno/inverno – perdonatemi: FW14 -, quindi avrò ancora un po’ di tempo per gettare delle monetine di rame dentro a un secchio, nella vana speranza di accumularne a sufficienza.
E lo so, sono assurde.
Ma sono gloriose.
E quelle nere sono pure pelusciose-cinigliose!

 
 
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