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Vorrei essere immune al sogno della “casa-Pinterest”, ma la mia esistenza è un susseguirsi di fallimenti. Qualche anno fa mi sarei accontentata di avere la lavastoviglie. Ora, invece, sono diventata ambiziosa. Faccio incorniciare i quadri. Ho due stendini. Ho dei vasi con dentro delle piante non completamente decomposte. Possiedo almeno tre tovaglie diverse e un mollettone. Usare il mollettone è un rito di passaggio. Usare il mollettone ti trasforma automaticamente in una persona che ci tiene a casa sua. Visto che, in realtà, mi vergogno moltissimo di tutti questi incomprensibili afflati domestici, cerco di auto-sabotarmi con una certa regolarità. Mi rifiuto di imparare a stirare, semino il disordine, butto i calzini in lavatrice senza spallottolarli e dedico scaffali interi della libreria numero tre a dinosauri di plastica, tazze con i dinosauri, dinosauri di legno, artigli di dinosauro, libri pop-up con i dinosauri. Il colpo d’occhio è agghiacciante e io mi sento al sicuro da me stessa. Non so, però, quanto durerà. Perché – grazie al diabolico potere di Instagram, ormai ancor più temibile di Pinterest – ho scoperto che esiste un brand londinese che produce ogni genere di assurdità… con un’execution straordinaria. Perché il problema è quello, alla fine della fiera. Vorrei una casa piena di unicorni, ma i pupazzi che si trovano in giro fanno regolarmente schifo. Vorrei una lampada a forma di aragosta, ma so benissimo di non potermi aspettare un capolavoro del design. Ebbene, Silken Favours (qui il sitone/shoppone e qui il profilo Instagram che vi strapperà l’anima) riesce a coniugare l’immaginario francamente improponibile che popola la mia multiforme fantasia con la capacità di sfornare oggetti indiscutibilmente belli. Tanto per cominciare, usano solo seta. Vuoi un cuscino a forma d’ananas? Vuoi un cuscino a forma di cavolfiore? Vuoi un cuscino a forma di Grumpy Cat? Che problema c’è. Il disegno lo sappiamo fare. E il cuscino lo foderiamo di seta al 100%. Che cosa potrebbe mai andare storto? Niente di niente, diamine.
Teniamoci per mano e sbaviamo copiosamente.

E niente.
Divani pieni di animalini – un po’ mitologici e un po’ no. FÚLAR tempestati di gattini, corgi, coniglietti e puffin. Top ricoperti di piccolissimi cactus. Silken Favours mi capisce. Sopravvaluta le mie possibilità economiche, ma mi capisce. Seppellitemi sotto a una montagna di setosi melograni. E tanti auguri di buon Natale.

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Per seguire al meglio il glorioso Tegaminario dell’Avvento – e continuare a soccombere sotto il peso della bellezza delle altrui case di design -, ora c’è anche un versatile e funzionalissimo board Pinterest

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Strano ma vero, anche su Tegamini ci sono delle tradizioni. A Natale, per dire, c’è il paccozzo dei regali per voi adorabili e partecipi lettori – STEI TIUND, che fra poco succederà – e la wishlist surreale. Quest’anno attingeremo dal multiforme e improbabilissimo catalogo di Goolp!, e-store nato due anni fa dai folli neuroni di Micòl e Luca e ormai pronto a conquistare il mondo. Visto che ho una casa nuova da riempire di aggeggi inutili – ma assolutamente indispensabili – e numerose fissazioni da assecondare, ho graziosamente accettato il Goolp-invito e sono pronta a devastare la vostra psiche con doni fantastici e poco plausibili, roba che – diciamolo con fierezza – nessuna renna di Babbo Natale avrebbe il coraggio di trasportare.
Per fare le cose con ordine – che ho ben sempre una laurea in economia -, procederemo per macro-categorie: Animalini – per forza -, Wannabe casalinga – per convincere MADRE che anche per me può esserci speranza – e Strumenti utili per folli invenzioni – per diventare più produttivi, svegli e arguti.
Bene.
Cominciamo, che fra un po’ c’è da mettersi a tavola per il cenone della Vigilia.

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ANIMALINI

La vita ci mette di fronte a scelte difficili. Roba funzionale. E roba a forma di animalino. Nel dubbio, scegliete gli animalini. Per la cose a forma di cosa c’è sempre tempo, ma un animalino è fugace ed elusivo, bisogna catturarlo finché si può. E vale anche per i designer. Hai materialmente la possibilità di fare qualcosa a forma di bestia? Non esitare. Donaci della gioia.

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I testoni selvatici di Bibib

Il tricheco è il mio preferito. Ma ci sono praticamente tutti gli animali mai trasportati da Noè sulla sua sgangherata arca. C’è l’alce, la pecora, il cavallo, l’ippopotamo, l’elefante, il rinoceronte… sono mille. Sono morbidi e pupazzosi. E non fanno paura come le bestie impagliate.

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Kit-Cat Clock

Per lo skate fluttuante e le Nike che si allacciano da sole c’è ancora da aspettare un po’. L’orologio più inquietante della storia, però, vi aiuterà ad ingannare l’attesa, ipnotizzandovi fino all’azzeramento delle vostre funzioni cerebrali.

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Bicchieri Mad Cow

Non bevo latte e del latte non me ne frega niente, ma le bottiglie del latte mi piacciono un casino. Questi qua sono dei bicchieri strani a forma di mini-bottiglia del latte, con una giocosa decorazione a base di encefalopatia spongiforme bovina.

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Piatti a forma di pesce

Sono uno squalo, un branzino, un tonno e una spigola. E vanno in lavastoviglie, visto che sono pesci. Si attendono con ansia i piatti piani a forma di sogliola. Che qualcuno ci pensi, presto!

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Bunny Light

Coniglini dal deretano luminescente. Ripeto, CONIGLINI DAL DERETANO LUMINESCENTE.

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WANNABE CASALINGA

Invece di sviluppare delle vere capacità, compratevi della roba in grado di creare l’illusione del talento e dell’abnegazione domestica. 

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Cavapirata

Ormai in grado di interpretare il capitano Jack Sparrow molto meglio di Johnny Depp, il prode Cavapirata saprà valorosamente assistervi nelle vostre sconclusionate maratone alcoliche. Stavo per dire ‘sticazzi, ma poi mi sono accorta che sulla spalla sinistra (sinistra per noi, destra per il Cavapirata… e che non mi si dica che manco di precisione) ha addirittura il pappagallo. Che qualcuno gridi ARRRRRRRRR!

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Ortino

Ora che ho il balcone, mi è venuta la scimmia delle piante. Voglio dei fiori, dei vegetali vivi, voglio del verde. Voglio questa roba perché la gente normale riesce a far crescere le zucchine su dei terrazzini di un metro per 50 che affacciano direttamente sulla circonvallazione. E perché io no, allora? PORTATEMI DEI SEMI. MADRE! Sradica un ramo dalla siepe di rosmarino che c’è in campagna e insegnami qualcosa di utile, per una volta! Voglio fare il MOITO con la mia menta! Menta al popolo!

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Alberini portaspezie

Per passare il sale a qualcuno con autentica fierezza.

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Unplastic tray

Pensavo che ci fossero solo le robe di ceramica che fanno finta di essere cartone, ma il mondo delle stoviglie-camaleonte è vasto e ancora tutto da esplorare.

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Soapmarine

Per ritrovare la dignità e smetterla di usare il dispenser del Carrefour come se fosse la nostra ultima speranza. Dispenser carini! Dispenser marini!

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STRUMENTI UTILI PER FOLLI INVENZIONI

Lasciatevi aiutare… da oggetti che, in realtà, non faranno che distrarvi. O farvi perdere dell’altro tempo. 

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Biancateiera

Qua è interessante, perché Biancaneve è iper accessoriata. Intanto, la testa è una tazza. Sotto c’è la teiera vera e propria, con il cestellino per cacciarci dentro i vostri intrugli – se siete del partito del tè autentico ma un po’ sbatti – o buttarci la bustina – se siete del partito “voglio un tè, subito!”. La calotta cranica col fiocchetto non so bene come interpretarla, ma immagino serva a non far raffreddare il vostro beverone. Nel cestino, invece, metteteci dei coniglietti del bosco. O il mastro-teieraio giapponese che s’è inventato tutto.

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Kit da disegno

L’ho sempre voluto, il burattino-modello. E vorrei anche capire quali sono le vere intenzioni di quei personaggi che, al museo, si siedono a disegnare davanti ai quadri. Senza mai guardarli, poi. Che cosa fate, amici? Che cosa cercate di ottenere? …serve un burattino?

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Portatile postale… postatile?

Sto cominciando a rivalutare le custodie strambe per i portatili. Sarà che l’altro giorno al lavoro non trovavo più il mio perché sono tutte uguali… sarà che questa è fatta di tyvek – non ho idea di cosa sia, ma mi fa venire in mente il PYKRETE… sarà che da piccola scrivevo centinaia di letterine ad astruse penpals che mi riempivano di adesivi di Lisa Frank… sarà, sarà l’aurora. Ma le magibuste porta-portatile mi piacciono – nonostante servano a qualcosa.

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Trimphone

Non scordatevi il reggiseno a punta, le perle e il mezzo tacco.

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Fill’er Up

Questo salvadanaio ha finalmente capito come funzionano gli esseri umani. Ci serve uno scopo, dobbiamo renderci conto che stiamo combinando qualcosa, ci vogliono dei punti di riferimento. Che senso ha gettare tonnellate di denaro dentro a un insondabile affare a forma di scrofa? Ma così, senza una vaga idea di quanto ce ne sia già dentro, di quello che potremmo farci, di quando sarebbe più sensato fare a pezzi la cavolo di scrofa? I soldi si mettono via per qualcosa. Per comprarsi delle seggiole. Per adottare un gatto e farlo vivere serenamente. Per una Falabella. Per cambiare gli occhiali. Visto che risparmiare non è gratificante – no, guarda, ti ringrazio ma non posso proprio venire. Sai, o la cena di stasera o le vacanze a luglio -, pigliatevi almeno un salvadanaio in grado di apprezzare i vostri sforzi.

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Molti evviva.
Spero che la strampalata Tegamini-selezione vi abbia ispirato a sufficienza… e coraggio, anche quest’anno riusciremo a uscire quasi indenni dalle festività. Buono shopping su Goolp!, intanto. E che gli animalini vi assistano!

Quest’anno c’è disorganizzazione.
Devo ancora occuparmi di doni e impacchettamenti, non abbiamo fatto l’albero (OTTONE VON ACCIDENTI), non ho in casa manco una lucetta sbarluccicosa e c’è, in generale, una certa carenza di spirito festivo. Nel tentativo di tenere alla larga il Fantasma del Natale Futuro – quello con la falce, per intenderci -, ho però deciso di occuparmi di voi. Perché è stato un anno molto felice per Tegamini. Sono riuscita a fare una quantità di cose davvero splendide, mi sono divertita a raccontare un mucchio di stupidaggini e a condividere anche parecchie novità cambiavita, roba di cui – di solito – si chiacchiera con autentica gioia soltanto con gli amici più cari. E tutto questo succede perché, sparsi qua e là, ci sono esseri umani adorabili che continuano a venire a vedere che cosa combino, che leggono, commentano, condividono e incoraggiano. E io sono contentissima. E che fa una persona contenta a Natale? Fa dei donini.

Ora.
Volevo fare una di quelle belle foto coccose con i colorini caldi e amichevoli, da pubblicità dell’Ikea con Babbo Natale che viene a casa tua perché gli hai offerto la cioccolata. E invece no. È uscita una roba degna di quel pezzo di Nightmare Before Christmas con tutti i mostri che fabbricano i giocattoli coi ratti decomposti.

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È proprio tremenda, non sto scherzando:

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Immagini lugubri a parte, però, tutte quelle cose lì finiranno in una capiente busta che sarà recapitata a un fortunato lettore di Tegamini. Vi spiego i donini che ho amorevolmente raccolto per voi e poi vi spiego anche come si vincono (al solito, servirà un PhD).

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I Tegamini-regalini

  • Un disegno prodotto da me medesima quando ancora disegnavo. È la nuvoletta-lampadario. Se non ci fosse lei, col cavolo che vedremmo le stelle.
  • Un prezioso DVD: Il gatto che veniva dallo spazio. Un film di disarmante ingenuità che ho adorato da piccola e che l’universo tutto dovrebbe vedere a rullo. In pratica, c’è un gatto alieno con un collare di strass che fa dei prodigi.
  • Gli adesivi dei Barbapapà che fanno finta di essere delle bestiole dello zoo.
  • L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono, una storia di rara grazia che vi spappolerà il cuore.
  • Harry Potter e la pietra filosofale. Non l’avete letto? Eresia! Cominciate subito. L’avete già letto? Regalatelo a qualcuno che ancora brancola nelle tenebre.
  • Un indispensabile pulisci-schermo a forma di pesce palla.

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Se queste cosine vi piacciono e volete provare a farvele regalare, lasciate un commento pieno d’ispirazione a questo post. Scriveteci possibilmente due cose: UNO) perché sentite di meritarvi moltissimo i Tegamini-regalini, DUE) consigli per migliorare Tegamini (cosa vi piace, cosa non vi piace, cosa manca, cosa ha stufato grandemente… insomma, tutto è utile). Visto che sorteggio sempre, questa volta non si sorteggia. Con l’aiuto di Ottone von Accidenti – nell’inedita veste di presidente di giuria – sceglierò un commentatore del cuore e gli catapulterò a casa tutto quanto. Non arriverà mai per Natale, ma magari per l’anno nuovo sì. La raccolta-commentini finisce domenica 22 dicembre allo scoccare della mezzanotte.

Ci piace?
Spero tanto di sì.

Grazie ancora per tutto l’affetto che sprigionate, in bocca al lupo e tanta biada per le renne.

Per chi si forse perso l’imprevedibile antefatto, c’è addirittura un post di pura esultanza che si chiama Charlie e la fabbrica del Martini. Per gli altri che magari non hanno voglia di risalire alle origini del mondo, sarà sufficiente sapere che il 19 settembre avevo una cena al circolo bocciofilo Caccialanza, ma poi non ci sono andata perché Vanity Fair ha deciso di donarmi un invito per il festone totale dei 150 anni della Martini, a Villa Erba sul lago di Como. Cenerentola può lucidarmi le scarpette quando le pare.

Ebbene, che diamine sarà mai accaduto?
Com’era, chi c’era, cos’è successo?
Che cosa ci abbiamo capito?
Ma soprattutto, saremo riusciti a mimetizzarci con dignità?

Benvenuti alle avventure dei Tegamini del Cuore al SUPREMO party-Martini. Ci tenevo a dirlo subito, che è stato supremo.

***

Il tutto è cominciato con noi che trascinavamo i valigini fino all’albergo. Con nostra grande sorpresa, all’albergo c’era della gente che festeggiava un matrimonio. Alle cinque di un giovedì pomeriggio. Con uno scaldapubblico chiaramente prelevato di peso da un villaggio turistico e portato lì sulle maestose pendici del lago di Como a gridare a squarciagola OLLELLE’-OLLALLA’, FACCELA VEDE’-FACCELA TOCCA’. Io ero là, col mio lapin nella custodia-sacco-da-morto e i riccioli appena fatti che non sapevo bene che cosa dire. Per fortuna, una madamigella ci ha accolti calorosamente, sospingendoci nell’ascensore fino alla nostra cameretta. E nella cameretta c’erano dei doni. E già ti senti spaventosamente figo, se non fai in tempo a levarti le scarpe che già ti hanno regalato qualcosa.

Che poi è incredibile, quanto poco tempo ci vuole a prepararsi se non abiti insieme a un gatto. Alle sette e dieci precise precise eravamo giù, tutti pieni di brillantini (io) e di farfallini (Amore del Cuore). Sulla sbodenfia terrazza dell’albergo faceva già un freddo povero, ma ero troppo contenta per ammetterlo. O meglio, contavo con tutte le mie forze sull’effetto-Capodanno: due bicchieri e tutti fuori in canottiera, anche se infuria la tormenta.
Ora, vorrei ribadire all’universo che non sono una persona fotogenica. Non solo non sono fotogenica, ma non dispongo nemmeno di un fidanzato particolarmente interessato a fotografarmi con un po’ di sensibilità e accortezza. Amore del Cuore ha moltissime ottime qualità, ma di farmi le foto non gliene frega una beata mazza. E quando me le fa è perché lo obbligo, quindi ne sforna sei di fila a caso (piedi tagliati, sfocamenti, luci che inghiottono teste e arti) e ciao. Quindi, insomma, faremo con quello che c’è e con la limitata fotogenicità che la natura mi ha concesso. A me e basta, ovviamente, perché lui è bello anche quando sbatte il mignolino in uno spigolo.


Tegamini in Vivienne Westwood Anglomania (Halton dress + Melissa pumps) and vintage MADRE clutch.
Credits: Amore del Cuore for Getty Images.
E questa, tanto per farvi capire, è la foto dell’AUTFIT più chiara che ho.

Poi è arrivato un pullman gigante e siamo partiti. Memori delle gite delle superiori, ci siamo messi in fondo. Anche perché eravamo molto imbarazzati e non ci è venuto da fraternizzare con l’altra gente che era tutta affiatatissima e batti un cinque, ciao grandissimo e col cavolo che alle 9 e mezza domani mattina vado a vedere Blumarine. Ecco, spaventati ma baldanzosi (e con mezzo colletto fuori), abbiamo deciso di immortalare il momento con un video inutile ma dolce. O almeno credo.

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Villa Erba è un luogo favolosamente meraviglioso. C’era tutta questa super passerella scarlatta con le macchine da corsa, le luci, dei rampicanti ordinatissimi, la gente che ti rincorreva lateralmente sul lato per capire se eri famoso per davvero o se ti eri soltanto vestito abbastanza bene da suscitare il sospetto, ghiaietta perfettamente calpestabile, il tramonto rosa-pesca, insomma, arrivavi ed eri già contento di stare al mondo.

All’ingresso, sotto a un milione di bolle di cristallo che penzolavano dal soffitto, dei gentili signori ci hanno graziosamente cacciato in mano un bicchiere di RUAIAL e niente, l’abbiamo considerato come un “bene, giovani, andate con Dio. Qui davanti c’è la sala con il pianoforte e le luci interessanti, laggiù c’è il salotto con gli specchi, ai lati ci sono i bar. A destra c’è il bar simil-metropoli-sfarzosa, mentre a sinistra c’è il bar da Don Draper con le poltrone di pelle e il caminetto. Uscite in terrazza, mi raccomando. Vedrete bene il palcoscenico galleggiante, l’orchestra e i giardini. Abbiamo fatto in modo che, da qualunque punto della villa, la distanza tra voi e un barman campione del mondo nella categoria Cocktail Spettacolari sia al massimo di sei metri. Buon divertimento”.
Cheers, buon uomo.

Se volete vedervi delle foto serie della LOCHESCION, c’è anche l’album di Martini, visto che è praticamente impossibile maneggiare un attrezzo in grado di immortalare l’ambiente con una maledetta POSCETT in una mano e un bicchiere nell’altra. Ad un certo punto abbiamo scoperto un sontuoso buffet e non mi sono potuta alimentare degnamente perché avevo finito gli arti. Escludendo categoricamente di potermi privare del bicchiere, avrei anche gettato la borsa nel lago, se solo non fosse stata una borsa appartenuta a MADRE, in un lontano passato di cui poco so e ancor meno voglio sapere. “Amore del Cuore, prendi un po’ di grana, te ne prego, mi farei un piattino, ma con che cosa lo tengo! Il barman di Don Draper ci ha messo dieci minuti a prepararmi questa divina bevanda, non posso mica piantarla lì, sarebbe offensivo, non siamo mica in Colonne!”

 

Grazie al cielo, però, qualche genio del party-planning ha pensato anche alla gente come me. Gente non mangia in piedi, gente che s’impiccia ai buffet e che ha l’atavico bisogno di appoggiare i propri oggetti su altri oggetti. Così, felici come pasticcini, ci siamo seduti sotto a questi alberi giganteschi sopra a dei cubi rossi fosforescenti – che secondo me volevano essere grossi ghiaccetti – e abbiamo atteso fiduciosamente l’arrivo di un gentile signore con dei regali garganelli ai gamberi, noi e il nostro piattino.

E mentre lottavamo con la borsetta e ci divertivamo sotto agli alberi tutti illuminati, c’era l’Orchestra Italiana del Cinema che suonava le colonnone sonore arroganti e, dentro la villa, c’era anche un uomo dietro a una tenda (contrassegnata da un cartello con un grosso “?”) che preparava bastoncioni di zucchero filato ai coraggiosi che osavano avventurarsi nell’ignoto. Il perché fosse dietro a una tenda non mi è chiaro, ma credo si sia fatto delle gran risate.

TEGAMINI – Zucchero Filato Man, are you ok? Here, all alone…
ZFM – I’m good, I’m good. Don’t worry.
TEGAMINI – Ok, then. We’ll be back, so you don’t get lonely.
ZFM – Thanks guys, see you later!

Ma il dialogo definitivo l’ha prodotto Amore del Cuore. Prima, però, c’è stato l’adorabile LAIV di Lily Allen, che ha fatto qualche canzone fluttuando su un assurdo palco galleggiante delle meraviglie scusandosi moltissimo perché “I’ve got a chest infection and tonight my voice is horrible”. Mica vero, madamigella Lily, io ero contentissima. E nei pressi del divanone-terrazzato dove avevo preso la residenza cantavo solo io. O forse non bisogna cantare, quando si è ricchi e famosi e si va a una festa? Temo non lo scopriremo mai. Comunque, poi è successo tutto un brindisi generale con Federico Russo che incitava ad agitare per aria i calici insieme ad amministratori delegati e fondatori della Bacardi. Voi non lo sapete, ma Mr Bacardi esiste davvero. E’ un pacioso signore di nome Facundo Bacardi, uno che al lavoro credo abbia la seguente mail: MRBACARDI@BACARDI.WORLD.
Ma cosa stavamo dicendo… il dialogo vincitore della serata è stato quello tra Amore del Cuore e Joseph Fiennes.

TEGAMINI – Amore del Cuore! Guarda che quello lì che hai davanti, seduto sul tavolino, quello lì secondo me è Joseph Fiennes.
AMORE DEL CUORE – Ma va là.
TEGAMINI – E’ lui, è lui! Quello del Nemico alle porte! Quello mega geloso di Vasilij Zajcev perché Zajcev si trombava Rachel Weisz, quella della Mummia, e lui no. Ha fatto anche Shakespeare in Love! E’ più bello adesso, però… sì, sì, è lui.
AMORE DEL CUORE – E chiediglielo, no?
TEGAMINI – L’ultima volta che ho parlato con una celebrity è stato terribile. Ho chiesto a Jonathan Franzen se gli potevo fare una foto, così la twittavamo con l’account della casa editrice. Ho parlato di Twitter. A Franzen.
AMORE DEL CUORE – Cristo!
(Tegamini si volta un secondo per soffiarsi rumorosamente il naso in un volgare fazzoletto di carta. Quando si ricompone, la scena è la seguente):
AMORE DEL CUORE – Excuse me, are you an actor?
JOSEPH FIENNES – Yes.
AMORE DEL CUORE – You played against Jude Law in The Enemy At the Gates, right?
JOSEPH FIENNES – Yes.
AMORE DEL CUORE – Because I didn’t think it was you, but my girlfriend was sure.
JOSEPH FIENNES – She won.
TEGAMINI – Awesome! …sorry if we bothered you, have a good night.
AMORE DEL CUORE – Sono stato bravissimo!
TEGAMINI – Grazie al cielo. Ora possiamo dire di non aver visto soltanto Melissa Satta, di famosi.

Ecco, questo qui vestito come un pistacchio gigante è Mark Ronson. Che io scusate molto ma non sapevo chi era (e anche adesso non ho proprio le idee chiarissime). Comunque, Mark Ronson ci ha fatto ballare. E noi abbiamo danzato al meglio delle nostre capacità, in mezzo a gioconi di luce super strabilianti e lampeggiosi. Per la contentezza mi sono scelleratamente tolta le mollette dai capelli trasformandomi in un incrocio tra Jem e Chewbacca.

E poi?
E poi è arrivata la carrozza per portarci a nanna, prima che ci trasformassimo in zucche lì davanti a tutti. Io il red carpet l’ho fatto alla fine, con le luci un po’ spente e manco più un cane a dirmi dove dovevo andare. Mi sembrava più appropriato. Avessi avuto un panino con la coppa l’avrei incluso nello storico ritratto. E’ stato mirabile, e anche davvero surreale. Gente che ti apre la porta quando vai in bagno e rimane lì fuori per sincerarsi che nulla di male ti stia capitando. Cubetti di ghiaccio che non sono cubetti di ghiaccio, sono ICEBERG picconati via da blocchi di ghiaccio ancora più grossi, tutti accatastati in giro. Bicchieri che, ve lo giuro, pesano sette etti. Gente con lo strascico. Gente che si scusa perché il UISCHI che sta per versare nel tuo cocktail è invecchiato solo 14 anni e non 18 perché quello da 18 è finito. Persone incapaci di avere male ai piedi. Io non ci sono mica abituata, ai comitati di benvenuto che mi salutano con calore ogni volta che entro in una stanza. E quando chiedevo un ROYALE mi veniva voglia di dire “un RUAIAL CON FROMASG, grazie”. Però, dalla faccia fluttuante e felicemente smarrita che sono riuscita a fare qua sotto (un’altra grande prova fotografica per Amore del Cuore), secondo me mi sono divertita sul serio.

Grazie, allora.
Grazie a Martini per l’ospitalità e per il corso accelerato di sfarzo. E grazie a Vanity Fair per avermici mandato senza un perché.
Ma soprattutto, gloria e onore allo Zucchero Filato Man! Solitario e indomito! Brinderemo a te coi bicchierazzi che ci hanno regalato… e non ti dimenticheremo mai.

***

Bonus-track
Tegamini feat.MADRE

TEGAMINI – Eh, stasera vado alla festa.
MADRE – Mi raccomando, NON BERE!
TEGAMINI – MADRE, ma di cosa stiamo parlando. Vado alla festa del Martini, non vado mica a un compleanno di quinta elementare! Mi cacciano fuori, se non bevo niente.
MADRE – NON BERE!
TEGAMINI – Berrò responsabilmente. Per onorare l’ospitalità che mi verrà dimostrata. Perché sono educata. Perché sei tu che mi hai cresciuta così, posata e a modo.
MADRE – …smettila di prendermi per il culo. E stai attenta, con la mia borsetta.

 

TEGAMINI – Cosa dite allora, apriamo i regali?
PAPA’ – Ma che regali? Guarda che noi non te ne abbiamo mica fatti.
TEGAMINI – Eh, fa niente. Ve li ho portati io. Guarda che roba. Tò papino.
PAPA’ – Oh vacca, che bello. Ma che bello. La biografia di Newton!
TEGAMINI – Lo sapevo che ti piaceva. Volevo prenderti l’ultimo di Stephen Hawking ma poi ho pensato che ami comunque di più Newton. Poi hai visto il sottotitolo? Cos’è, “genio, alchimista o psicopatico?”
PAPA’ – Grazie, guarda, hai proprio fatto bene.
TEGAMINI – MADRE, vieni qua che c’è il tuo regalo.
MADRE – Ecco, ecco. Cosa lascio, tutti i piatti nel lavandino?
TEGAMINI – Ma se non abbiamo ancora finito di mangiare, DIOSANTO. Tò, tieni, eccoti un dono.
MADRE – Chiara Frugoni. La voce delle immagini.
TEGAMINI – Lei è bravissima. In questo libro qua ci sono tutte le storie sull’iconografia medioevale, con le illustrazioni belle, i santi e compagnia. E scrive così bene che vedrai che ti diverti, non è mica un mattone.
MADRE – Oh, ma pensa. Ma mi piace già.
TEGAMINI – Hai sentito, papà? Le piace!
PAPA’ – Incredibile.
MADRE – Te taci, che hai due regali. C’è anche il mio. Tieni, tieni.

Padre apre il suo regalo. È inequivocabilmente un pigiama. Di quelli beige, felpatini ma comunque leggeri, con la casacca a righe BORDO’ e blu. Tre bottoncini e taschino. È un bel pigiama. Niente da eccepire.

PADRE – Oh, ma che bello, grazie!
MADRE – È una tuta da casa.
PADRE – Bellissima. Ne avevo proprio bisogno.
TEGAMINI – Una tuta da casa? Ma cosa stai dicendo. Ci vedete? Ma è un pigiama, cazzo.
MADRE – Ma come ti esprimi!
TEGAMINI – Ma MADRE, come fai a dire che è una tuta da casa? È un pigiama!
MADRE – Non è vero. Guarda che bei colori da giovane.
TEGAMINI – MADRE, potrebbe anche essere a fiori hawaiani, ma quello lì è un pigiama, santo il Dio! Ma non lo vedi? È sottile, non è mica di felpa. È così un pigiama che non riesco nemmeno a spiegarti perché è un pigiama!
MADRE – Mimmo, ma la senti?
TEGAMINI – Papà, anche tu, è un pigiama! Vi prego, accettiamolo!
PADRE – Io non lo so. Mi piace.
TEGAMINI – Non ho detto che è brutto. Ho detto che è un pigiama! È un bel pigiama.
MADRE – Sà Mimmo, provatelo.

Mio padre si denuda in mezzo al salotto e indossa il suo nuovo pigiama. Poi torna comodamente a tavola per il panettone.

TEGAMINI – Senti, adesso che ce l’ha su è inequivocabile! Siamo tutti qua, e il papà è in pigiama!
MADRE – Gli sta benissimo, la sua tuta.
TEGAMINI – AAAAAAAHHHHHHH!!! Dov’è il gatto? Solo lui mi capisce!
MADRE – Lascialo stare, mio nipote, che stava dormendo.
TEGAMINI – …aspetta, però. Forse ho capito, MADRE. La tua astuzia non conosce confini!
MADRE – È una tutaaaaaa.
TEGAMINI – È una mistificazione! Sappiamo benissimo che il papà odia i pigiami e creperebbe piuttosto di dormirci dentro.
PADRE – Solo all’ospedale me lo sono dovuto mettere.
TEGAMINI – Ecco. Quindi tu, MADRE, subdola e scaltra, gli hai rifilato un pigiama spacciandolo per tuta da casa, sperando che un giorno si converta! Papà, fuggi, è una trappola!
PADRE – …
MADRE – Oca.
TEGAMINI – Quando mi insulti vuol dire che ho ragione.

 

***

Quel che è chiaro a molti è che non conviene offrirmi da bere. Offrirmi da bere è un investimento – ovviamente ripagato da momenti di straordinario spasso -, ma è pur sempre una mossa coraggiosa e intrepida. Non tutti possono ambire a un tale impegno di risorse e tempo, giorni feriali inclusi, non tutti scelgono consapevolmente di rompere il porcellino coi risparmi di una vita e invitarmi all’aperitivo. Ma poi, magicamente, succede che qualcuno tenti l’impresa. Ieri, per dire, i prodi di Fernandito hanno deciso che se la sentivano… e mi hanno mandato un pacco-dono per collaudare una bevanda festosa. E, visto che MADRE mi ha ben educata, non posso di certo non ringraziare, anche perchè abbiamo allegramente gradito.
Valà, che paccozzo:

Non so bene che cosa sia, la benedetta mezcla, ma non ci siamo formalizzati. Anzi, Amore del Cuore – altro noto astemio -, ha quasi rovinato la coreografia.

AMORE DEL CUORE – …ma l’hai già fatta la foto? No, perchè, insomma, l’ho bevuto praticamente tutto… lascia un bel freschino in gola.

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Ecco, grazie del regalo, cari Fernanditi. E cin-cin-pepperepé. E la bottiglina, attenzione, l’abbiamo messa nel vaso dei tappi che ci piace ricordare con affetto. Le mignon sono tanto carine.

 

Mi hanno regalato un estintore.
L’ho sempre voluto, sin da bambina. A Santa Lucia si chiedevano solo pony ed estintori, perchè se il pony correva troppo e s’incendiava, poteva comunque essere salvato dal provvidenziale strumento spegnifiamme.
E poi arreda, l’estintore arreda. È allegro, di un bel rosso vivo. Ti ci difendi anche, metti che ti arrivi in casa un malfattore, non c’è niente di più versatile di un estintore se si decide di sfondargli la mandibola con un colpo ben assestato. E non parliamo di quell’aria un po’ industrial-chic che si porta dietro: l’estintore è un oggetto di design senza tempo, capace di trascendere la mera funzionalità per sorprendere con le sue forme accattivanti, sempre attuali.
Perchè non è un caso se nei musei c’è pieno di estintori appesi. E poi, ammettiamolo una buona volta: che Natale è, se non ti viene da dar fuoco a qualche consanguineo.

A casa mia c’era snobismo, quindi non si aspettava Babbo Natale ma avevamo Santa Lucia, una portatrice di regali di nicchia. E io credevo a Santa Lucia con una fervida, incrollabile e cieca fede, cieca almeno quanto lei.

Fondamentalmente, ci credevo così tanto perchè non avevo ben chiari i meccanismi dell’economia di mercato. Esempio lampante: ero una bambina convinta che il bancomat regalasse i soldi, ma allo stesso tempo non riuscivo a dare un valore a quello che c’era nei negozi, che mi sembrava assolutamente fuori dalla nostra portata. Di conseguenza, non era plausibile che ricevessi tutti quei giocattoli in una botta sola senza un aiuto sovrannatural-divino… tutti quei giocattoli avrebbero rovinato noi e la nostra discendenza, rendendo arida la terra, sterili gli armenti e secche le fonti.
Il fatto è che il denaro mi trascinava nella più assoluta confusione.