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NN
è una casa editrice nuova-nuova
. Hanno cominciato a marzo, proprio con questo titolo – tradotto da Francesca Novajra -, e spero di vederli trionfare abbondantemente. Nelle schede-libro c’è anche il backstage, per dire. Super gioia – e ottima idea!

Sembrava una felicità di Jenny Offill somiglia a una raccolta di pensierini, tutti estremamente bizzarri. Ogni frammento, in maniera indiretta e imprevedibile, ci fa fare un passettino in avanti nella testa della protagonista. Comincia senza chiamarsi in nessun modo e prosegue diventando Moglie, un personaggio che si racconta mentre cerca di venire a patti con una nuova vita che non avrebbe mai pensato di potersi conquistare. La testa della protagonista, infatti, non è mica un luogo ospitale. Anzi, è un posto spigoloso, pieno di vicoli ciechi, sabotatori invisibili e trappole pazze.
Con i pensieri di Moglie, la Offill racconta i primi passi di una famiglia, dalle difficoltà quotidiane – BED BUGS! BED BUGS DELLA MALORA! – ai traumi piccoli e grandi che potrebbero far crollare la felicità costruita pian piano. C’è una bambina che nasce, piange moltissimo per parecchio tempo e cresce, fino a diventare una personcina serissima che corre nei boschi e dice cose spiazzanti e portentose. C’è l’analisi precisa dell’amore, dei compromessi che siamo disposti ad accettare e della paura assoluta che tutto quello che conosciamo vada in pezzi. Più di ogni altra cosa, però, c’è il dubbio. Di non essere mai abbastanza bravi da meritarci di combinare davvero qualcosa. E, ancora peggio, di non riuscire mai ad essere sufficientemente facili da amare.
La Offill, insomma, ci mette di fronte a una gran quantità di sentimenti complicati, piccole gioie e diffuso scoramento, affrontando ogni frammento del puzzle con uno sguardo obliquo, quasi scientifico. È pieno di citazioni e di riferimenti imprevedibili, questo libro. Da un lato, somiglia a una cronaca in presa diretta. Dall’altro, è una collezione di ricordi, momenti, letture e metafore, dallo yoga all’esplorazione spaziale, dagli animali strani ai terrificanti tipi-umani che ci si trova di fronte quando si manda un marmocchio all’asilo.
E basta, mi è proprio piaciuto.

In bocca al lupo, NN editore! <3

Non so bene cosa piaccia a voi, ma io sono una grande fan dei punti di vista. Se mi piovesse in testa un superpotere, credo che sceglierei una roba alla Professor X, supremo aggeggiatore di pensieri altrui. Anche una spolveratina di telecinesi – garanzia di tette sodissime per tutta la vita – non sarebbe male, ma già col pacchetto Telepatia-Base mi sentirei più che a posto. Che cavolo, le altre persone sono interessanti. Quale enigma è più gigantesco dei frullaggi di cervello di chi ci sta attorno? Che cosa passa per la testa dei nostri congiunti? Che cosa sappiamo davvero? C’è qualcosa che ci nascondono? Di chi cavolo ci siamo innamorati? Il mondo che ci siamo costruiti è solido come pensiamo?
Che ansia, lo so. Ma che ti frega di come la pensano gli altri. Ma vai a mangiarti un gelato. E invece no, non si può. Non si può Perché Gillian Flynn non vuole. Gillian Flynn ha deciso di prendere la nostra serenità e di farci dei complicatissimi origami a forma di pernacchia. E noi, per questo, dovremmo addirittura ringraziarla. Perché Gone Girl in italiano si chiama L’amore bugiardo e lo pubblica Rizzoli – è un bellissimo giocattolo. E, faccenda estremamente succulenta, è anche un romanzo di punti di vista.

Non intendo tediarvi più del dovuto, ma due cose su come comincia questo benedetto libro ve lo devo anche dire. Nick e Amy si conoscono per caso a una di quelle feste per giovani professionisti del genere mega-creativi-YEA-Brooklyn-caput-mundi, fanno di tutto per conquistarsi reciprocamente, si innamorano molto, vanno a vivere insieme e si sposano. Nick scrive di film, tv e libri per una rivista. Amy, invece, si inventa quiz – tipo “metti una crocetta e ti dirò chi sei” per pubblicazioni un po’ meno nobili ma comunque rispettabili. I genitori di Amy, entrambi psicologi, si sono vergognosamente arricchiti con una serie di libri liberamente ispirati alle prodezze della loro perfettissima figlia che, nella stucchevolezza generale dei romanzi, sfiora quasi la santità. Nick, invece, è un ragazzone del Missouri con una famiglia incasinata alle spalle – con tanto di sorella gemella scaricata a rullo da fidanzati e datori di lavoro, e genitori separati che non li hanno certo tirati su a macarons e succhi macrobiotici. Comunque. Nick e Amy sono belli, brillanti e svegli, hanno una splendida casa, un ottimo lavoro e un sacco di cose da dirsi. L’universo li invidia. Il globo intero vorrebbe la loro vita. E poi niente, va tutto in vacca. Va tutto in vacca in Missouri, poi. Che se ti rovini la vita a New York ne possiamo ancora parlare, ma ritrovarsi col culo per terra a New Carthage, cittadina devastata della provincia profonda, è un bel problema. Lo sfascio matrimoniale, finanziario e professionale si trascina per qualche tempo, i due si allontanano, il risentimento si accumula e poi, nel giorno del loro quinto anniversario, Amy scompare. Ma così, senza senso.
Ta-daaaaa.
E chi sarà stato? Ma è morta? Ma è viva? Possibile che Nick non sospettasse niente? Non ce la racconti giusta, Nick. E non sembri neanche così dispiaciuto. Indaghiamo!
Allora. Io non sono una che si prende bene con i misteri, le investigazioni, le forze dell’ordine che raccolgono unghie dei piedi dal tappeto e le mettono dentro a delle bustine di plastica, i processi, gli avvocati, i vicini impiccioni e i tribunali. Anzi, non potrebbe fregarmene di meno. Crepa qualcuno? Sparisce della gente? Pazienza. Me ne dispiaccio, ma non impazzisco per scoprire chi è l’assassino. O il malvagio che trama nell’ombra. Con Gone Girl non puoi infischiartene. Devi sapere. E’ un libro fatto per creare dipendenza. C’è un capitolo raccontato da Amy. E c’è un capitolo raccontato da Nick. Ci sono piani temporali diversi – con sovrapposizioni super intelligenti di dettagli ed episodi – e una strabiliante analisi di quello che ci passa per la testa. Di come scegliamo di cambiare per adattarci ai desideri degli altri e del perché pensiamo che, così come siamo, non potremmo mai trovare qualcuno che ci ami davvero. La cosa veramente interessante, a parte la costruzione chirurgica della trama, è proprio l’alternanza dei punti di vista, lo strano crepaccio che si spalanca quando due persone raccontano – in maniera radicalmente diversa – la vita che condividono. Griderete a pieni polmoni NON CI CREDO! e vi partirà via la faccia più o meno ogni venti pagine. E mai, anche quando le cose prenderanno una piega piuttosto estrema, penserete che le motivazioni dei disgraziati personaggi siano prive di fondamento. Vi metterete lì, con una tazza di Nesquik in mano, e penserete che è vero, la realtà è uno strano specchio, che spesso deforma anche il nostro riflesso. Ma soprattutto, vi accorgerete che Gillian Flynn è riuscita a intortarvi alla grandissima. E che il libro, cascasse il mondo, non potete proprio metterlo giù. E mica capita spesso.

Per chi, fra qualche settimana, vorrà continuare a farsi fantasticamente prendere per il naso, ci sarà anche il film. Di David Fincher. Uscirà il 18 dicembre e sono piuttosto certa che sarà una gran bella cosa. E che il cielo protegga le nostre vite sentimentali.

 

Aspettiamo che la fotografa faccia la post-produzione, ho pensato. Scegliamo un po’ di foto, Amore del Cuore fa qualche prova di impaginazione, gliele ridiamo, lei ce le sistema tutte bene-bene e poi posso sventolarle di qua e di là. Solo che siamo ancora allo step uno, in pratica. Scegliamo le foto, Amore del Cuore? Ma c’è il Milan… di Pippo Inzaghi! Allora le guardiamo domani. Ma domani dobbiamo andare all’anteprima delle Tartarughe Ninja! Insomma, il disagio. Abbiamo una roba tipo seimila foto, in milioni di cartelle. Cartelle in bianco e nero. Cartelle a colori. Cartelle. Dopo numerosi tentennamenti, ci siamo messi lì ad appiccicare dei pallini digitali vicino a quelle che ci piacciono. I miei pallini sono verdi e quelli di Amore del Cuore sono gialli. I pallini sono stati copiosamente distribuiti, ma poi la vita ci ha sopraffatti ancora una volta e non siamo riusciti a cimentarci nell’organizzazione di un ipotetico album. Non ancora, almeno.
Visto che bisognava dare una svolta al processo creativo, qua ci sono un po’ dei nostri pallini colorati delle Matrimoniadi. Le mirabili foto sono opera di Emanuela Balbini, che vorremmo pure ringraziare con tutto il cuore per essere stata pazientissima, disponibile, invisibile, fantasticamente vigile e – tanto per sintetizzare – un casino brava. Ogni volta che passiamo davanti a una siepe o a un muro romanticamente sgarrupato pensiamo a lei che ci grida AMOREGGIATE! (e MENO LINGUA!, anche). Nel mio caso c’è stata anche una lunga serie di SALTA! che un po’ più giù riuscirete ad apprezzare meglio.
Pronti?
Pronti, valà, che sono già passati tre mesi.
Benvenuti al (sommamente frammentario) Fotoromanzo delle Matrimoniadi. Stavo per mettere tutte le foto che possediamo, ma vi ho risparmiato l’omelia di Don Giovanni, Amore del Cuore che si allaccia le scarpe con incredibile perizia, il buffet dei dolci, noi che limoniamo duro con centinaia di metri quadri d’edera alle spalle e tutti quanti i convenevoli. Il buffet dei dolci non l’ho visto nemmeno io, adesso che mi ci fate pensare.

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Qua c’è la mia adorata cognata Alice-Fenice che veste Amore del Cuore in una bizzarra camera d’albergo eletta a campo base della famiglia dello sposone. Si vocifera che Fenice sia la persona più brava della Lombardia ad abbottonare le camicie.
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Qua c’è Beatrice che cerca di capire come farmi somigliare a una persona.
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Un pregevole ricciolo-cannellone, forgiato dalle prodigiose mani di Elena.
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Ottone von Accidenti si è rifiutato di portarci le fedi, così ci siamo rassegnati al tradizionale cuscinetto.
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Vogue Piacenza – Luglio 2014.
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Qua è un po’ il momento in cui ci si domanda se i tacchi sono troppo alti. Certo che sono troppo alti, ma produrrete una tale quantità di endorfine da dimenticarvi delle vostre estremità. E anche di fare la pipì per un’irragionevole quantità di ore.
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Se ce l’ho fatta io, possiamo farcela tutte.
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Là sotto ci siete voi, ma prima o poi vi tireranno fuori.
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Le ragazze di Poesie Sposa non solo vi vestiranno, ma vi allieteranno anche con stupefacenti numeri di magia. Qui, per dire, un aggeggio di seta rosa scaturisce direttamente dalla mia generosa scollatura.
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EVVAI. Ci state ancora dentro. Non siete ingrassate all’improvviso come dei leoni marini!
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Questo, invece, è un po’ il momento in cui vi domanderete se vostro marito sarà in grado di slacciarvi il vestito, in un momento imprecisato della notte. E sarà anche l’ultima volta nell’arco della luminosa giornata del vostro sposalizio in cui sarete in grado di fare un respiro profondo, di quelli che coinvolgono l’intera cassa toracica, con spostamenti di costole e tutto il resto.
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Lì ero un po’ angustiata perché temevo di rossettarmi accidentalmente qualcosa di bianchissimo. Terrore che ha continuato ad accompagnarmi per il resto delle Matrimoniadi.
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Nel frattempo, all’accampamento dei Del Cuore si pensava alle cose importanti.
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Il perché al mondo esistano le occhiaie continua ad essere un mistero.
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Ma guarda. Siete addirittura arrivate.
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A livello di difficoltà, ho patito molto di più a scendere da quella macchina lì che a laurearmi. Anche perché ci sono arrivati tutti dopo a decidere di fare in là la stramaledetta portiera. Quella signora lì con la capoccia bionda è MADRE, Terrore delle Galassie. Ho avuto il divieto di pubblicare primi piani ravvicinati perché ha detto che è rugosa. Quindi ci si accontenterà di inquadrature vaghe e truffaldine.
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Il mio papà che tenta invano di comprendere come camminare di fianco a una persona avvolta in una tonnellata abbondante di organza di seta multistratificata senza causarle un danno permanente.
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Qua eravamo al “vai, papà. Conto fino a tre e vediamo cosa succede”. Nonostante le raccomandazioni, poi, ho continuato a impugnare il BUCHE’ come una Babolat.
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Questa è più o meno l’unica foto in cui non guardiamo entrambi per terra con un’espressione sommamente preoccupata. Si vede che a metà strada ci eravamo ormai convinti di essere capaci. Adesso posso anche chiudere la sfilata di Chanel, ma mangiando un panino con la salamella.
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FIGATA SPAZIALE! Siamo riusciti ad arrivare in fondo alla navata! Questo matrimonio sarà un successo!
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Attacco al Regno dei Cieli. Con due carrarmatini.
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Caspiterina, un anello!
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Amore del Cuore, lì fuori ci sono le persone che ci vogliono tirare il riso.
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Volée di dritto matrimoniale!
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Preparatevi all’irreparabile. Vi ritroverete chicchi di riso anche nelle mutande.
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Ricordate, amici. Tirate il riso pilaf, che non sporca lo sposo. E non scuoce.
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E usate il BUCHE’ per proteggere i vostri momenti di intimità.
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Fate anche un po’ le timide.
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E masticate con la bocca chiusa.
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Numerosi TVB.
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Amore del Cuore, mi si sono afflosciati tutti i capelli, ma è la prima volta che mangiamo insieme da sposati e sono molto contenta.
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L’unico giorno caldo dell’estate 2014. Il cielo ci protegge.
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Radiose giovani donne che non hanno paura di inciamparmi nello strascico. Amore del Cuore, al terzo UISCHI SAUAR, comincia a dare segni di cedimento. La provenienza delle rose giganti è ignota.
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Per rallegrarci come si deve della magnificenza del mio pizzo.
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La foto ufficiale con i CupidoS. A loro dobbiamo la nostra felicità. Manuela, per farmi una cortesia, è diventata all’improvviso poco fotogenica.
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Compito della sposa è vagare incessantemente per i tavoli, tipo ape operaia.
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MADRE, Flagello dei Mondi, spupazza Amore del Cuore con evidente soddisfazione. E Amore del Cuore sembra anche che ci stia.
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Una roba a metà tra uno SCIO’ PUSSA VIA e un saluto dalla carrozza. L’assurdità del gesto è sicuramente imputabile alla signorina a pois, l’iperattiva madamigella Gabbianella.
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Andrea Gentile non avrà fatto in tempo a leggere in chiesa perché si è dimenticato a casa i pantaloni, ma il discorso gli è venuto benissimo e ci siamo assai commossi.
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Cielo, la squadra di tennis di mio marito!
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SALTA!
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SALTA, MALEDIZIONE, SALTA!
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Ecco, andava bene anche se saltavo un po’ meno. Su TMZ titolerebbero “Bride flashes flancy embroidered thong”. Credo sia la mia foto preferita.
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Le due eroiche signore che hanno avuto la pazienza di spiegare ad Amore del Cuore com’è fatto un ufficio. Amore del Cuore, al tempo, aveva moltissimi capelli.
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Ecco, quell’energumeno col boccione di rosso è Cippo, l’artefice del nostro viaggio di nozze. Fatevi organizzare i viaggi dalla gente che è capace di divertirsi, che vengono meglio. Grazie Cippone! (Il giorno dopo si è scoperto che, per tornare a casa, Cippo ha attraversato in macchina un campo di mais).
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Può accadere che ad un certo punto qualcuno decida di issarvi su una seggiola. Se non c’era il papà di Amore del Cuore, però, col cavolo che ci salivo.
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Un assembramento di ovaie selvaggiamente felici. Ve le noleggio, se avete delle amiche un po’ menose.
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Può anche capitare che vostro marito venga sollevato da terra da un uomo che si fa chiamare Andres Diamond. Il medesimo uomo, poi, vi metterà della musica bella.
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La scandalosa avvenenza dei giovani Del Cuore.
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Le incomprensibili scapole appuntite della sposa.
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La torta alla fine era così. In cima ci sono i dinosauri acquistati da MADRE – Devastatrice di Orizzonti – chissà dove. Probabilmente è andata fino in Mongolia a scavarli via dalle pendici di un crepaccio. Lì, nel frattempo, ci siamo noi che accoltelliamo la torta. Più che un taglio è venuta fuori una pugnalata. Perché non sembra, ma non è facile capire come affrontare una torta nuziale. Quale sarà la consistenza? A che altezza bisogna intervenire? Che faccia c’è da fare? Un casino. I petali erano lì di default. Non avevo idea che avremmo avuto dei petali.
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Tiè, torta. Noi ci abbiamo provato. E adesso che ci pensino dei professionisti.
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In realtà facciamo così anche a casa. Ogni volta che apriamo una bottiglia la alziamo al cielo ed esultiamo.
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La torta era un po’ storta, secondo me. L’importante, però, è ridersela.
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Quel topo morto che ho lì davanti è il papillon di Amore del Cuore. Non mi ricordo perché fosse lì, ma mi sentivo molto importante. Quella roba bianca e tondeggiante a circa tre metri dal suolo, invece, è il mio bouquet da lancio. Ne avevo inspiegabilmente DUE. Uno per me – che MADRE (Valchiria Fiammeggiante) ha fatto essiccare come una reliquia benedetta di Santa Rita – e uno da scagliare alle le giovani donne in età da marito presenti alla cerimonia. Se vedete una cravatta, là in mezzo, è perché un conto è l’identità di genere e un conto è l’orientamento sessuale.
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E fatevi raccontare com’è andata la festa, perché voi avrete troppi parenti da salutare.

 

***

Perbacco, dopo tutto questo tempo chissà che cosa vi aspettavate. Io vorrei comunque ringraziarvi un’altra volta per averci accompagnati in questi mesi di scleri e felicità. Organizzare delle Matrimoniadi è un po’ come mandare della gente su Marte, ma con qualcuno che ha voglia di riderci un po’ su insieme a te si fa molto meglio.
Grazie, insomma. Qua ci si ama sempre molto.

 

Certi si fidanzano perché vanno tutti e due in curva del Sassuolo, certi perché si divertono a impennare con la moto, certi perché adorano catturare le farfalle col retino. E chi siamo noi per giudicare. Con Amore del Cuore siamo partiti da basi solide. Ci piacevano i libri, giocavamo a tennis (lui un po’ meglio di me), non sapevamo ballare e da piccoli eravamo invasatissimi coi dinosauri. Ci sono bambine che pettinano le Barbie e bambine che giocano con i velociraptor, che cosa devo dire. Le serate romantiche, all’inizio della nostra storia, consistevano in proiezioni domestiche della Valle Incantata. Ma con tanto di pianto iniziale – quando Denti Aguzzi trucida orrendamente la coraggiosa mamma di Piedino nel bel mezzo di un cataclisma vulcanico – e tifo sfegatato per Pidri, lo pterodattilo che non sa volare. Comunque, poi è successo che abbiamo deciso di sposarci e c’è stato da decidere il tema del matrimonio. Perché, a quanto pare, i matrimoni devono avere un tema. Non hai un tema?

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Ecco.
La faccenda del tema è un casino epico, perché bisogna che un sacco di scemenze si somiglino tra loro. Partecipazioni, TABLO’, segnatavoli, il menu, le bomboniere, l’etichetta delle mutande e pure le otturazioni che avete in bocca. Avremmo potuto stroncare sul nascere tutte le nostre tribolazioni decidendo che il tema era un eterogeneo minestrone ai cinque cereali, ma Regina George ha votato contro. Al che, l’abbiamo risolta brillantemente.

MADRE – Guarda che vi dovete sbrigare, che fra un mese c’è da mandare le partecipazioni a tutta quella gente lì che avete invitato.
TEGAMINI – Se arrivano fra un mese e quindici giorni non crepa mica nessuno…
MADRE – Eh, proprio, sono tutti lì ad aspettare voi… ma almeno avete deciso che cosa fare? Il tema, dico.
TEGAMINI – Facciamo i dinosauri.
MADRE – ….
TEGAMINI – Pronto?
MADRE – I dinosauri? Ma non siete un po’ grandi?
TEGAMINI – Cos’è, la paleontologia non è sufficientemente nobile? Guarda che è una scienza come tutte le altre. E Jurassic Park è un capolavoro della letteratura e della cinematografia. E poi non vogliamo mica fare le minchiatine coi pupazzetti…
MADRE – MA COME TI ESPRIMI!
TEGAMINI – Dicevo, non vogliamo delle robe da bambini, coi mostricciattoli e quelle cazzate lì. Ci piacerebbe che somigliasse un po’ tutto a una pagina d’enciclopedia, sai quei frontespizi dei libri vecchi, con le illustrazioni tipo erbario o manuale di zoologia? Hai presente? Volevamo fare così, che non è tamarro e riusciamo a metterci i dinosauri con una certa eleganza. Così nessuno straccia le palle e siamo belli felici tutti quanti.
MADRE – Guarda, per me potete anche stamparci su il bue e l’asinello, basta che vi muovete.

Per puro culo – anzi, grazie all’impagabile consiglio della mamma della Pupa-gallina-Iginaci siamo imbattuti nella fatina buona della tipografia retrò. Perché uno pensa che a Rho ci siano solo la nebbia e i baracconi della fiera nuova, e invece poi si scopre che in quei posti lì esistono anche delle giovani donne che decidono di mettere su dei laboratori pieni di macchine centenarie, meravigliosi fogli di carta e caratterini mobili. Isabella – regina di Letterink – faccio fatica a descriverla, ma immaginatevi una persona di un metro e cinquanta che funziona ad energia di scoiattolo altamente concentrata. Anzi, prendete tutti gli scoiattoli d’Europa, fateci un mucchio, comprimetelo tantissimo e salutatelo. Ciao, Isabella. Io e Amore del Cuore vorremmo mettere dei dinosauri nel nostro matrimonio.
Qua, tanto per farvi capire, ci sono un po’ di cose che Isabella usa per lavorare.

Dopo averle fatto girare tutte le biblioteche della Lombardia in cerca di illustrazioni di dinosauri che somigliassero a quello che avevamo in mente noi, mi sono messa a raddrizzare i pupazzetti sulla mensola dei libri con le figure e mi è cascato l’occhio su un assurdo volume che possiedo dalla più tenera età e che, ovviamente, avevo completamente dimenticato. O meglio, il mio inconscio lo sapeva che intendevamo proprio quella roba lì, ma quando si ha la testa piena di batuffoli di cotone non c’è molto da fare. Mi sentivo pure una gran stronza, che Isabella ha cominciato a lavorare con noi che era all’ottavo mese di gravidanza e mi veniva l’ansia a pensare che si era girata centosei posti per cercarci dei dinosauri quando poi quelli giusti erano sempre stati lì a casa mia, sereni e paciosi. Voi direte, ma che ci vai a fare in biblioteca, che c’è l’internet? Ebbene, tutte le immagini pseudo-naturalistico-preistoriche che abbiamo trovato sull’internet erano piccole così e tragicamente scompagnate. Non ci puoi stampare niente, con quella roba. L’unica speranza, in uno dei momenti più oscuri e tormentati delle Matrimoniadi, era imbattersi per caso in un qualche atlante illustrato dall’aria un po’ polverosa e saccheggiarlo follemente. Per fortuna, però, James Gurney e Dinotopia ci hanno salvati dall’asteroide.

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Vorrei ringraziare Santa Lucia per avermi portato questo libro, suppergiù nel 1993. E vorrei applaudire il signor Gurney per aver disegnato, chissà poi perché, dei dinosauri così ben fatti e festosi. Niente, vi faccio vedere che cosa ci abbiamo combinato, con Dinotopia. Grafiche e olio di gomito made in Letterink.

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Partecipazioni

Il lato-illustrazione è felicemente stato stampato in digitale – così come l’interno della busta. Il lato-testo, invece, è uscito da quella macchina là gigante che vi ho messo prima. Abbiamo usato una carta spessotta, giallina, con la grana visibile e un po’ di puntinini. Se dobbiamo far finta che sia roba vecchia, facciamolo al meglio delle nostre possibilità, insomma.

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Nel mondo vero, ecco come sono.

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C’è pure il prezioso timbrino. Non avete idea che ansia sia timbrare a mano delle partecipazioni. Mi scuso con chi ne abbia ricevuta una particolarmente storta, credo di averlo fatto di notte.

Per la rubrica “La posta del cuore di Alfonso Signorini”, dovete sapere che Isabella ha eroicamente messo al mondo Niccolò mentre ci stampava le partecipazioni. Ha fatto le buste, ha stampato a mano il lato del testo, ha partorito e ha stampato l’illustrazione. Niccolò – che durante le fasi di progettazione di tutta questa roba qua era ancora noto col nome di Fagiolino – è un bambolotto. Isabella, dalle ultime notizie in mio possesso, sta ancora cercando di far capire all’anagrafe che Niccolò si scrive con la ò e non con la o’. Sarà una lunga battaglia.

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Bomboniere

Un po’ per deformazione professionale e un po’ perché non ho mai capito che farmene delle bomboniere degli altri – e il vasino, e il gingillino, e il piattino e il soprammobilino -, abbiamo deciso di regalare un libro. Diamine, tutti dovrebbero andare a una festa e tornare a casa con della roba da leggere. Grazie a Minimum Fax – che ci ha fatto un casino di sconto -, abbiamo distribuito con immane orgoglio Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace. Ricopertinato e inconfettato. I confetti non li sopportiamo, ma speriamo di essere riusciti a farli diventare tollerabili.

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I menu

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Si mangia. Vuoi non mettere niente sul tavolo? La gente ha bisogno di sapere che ci sarà per cena. Alla fine ci siamo dimenticati di sostituire WEDDING CAKE con un più sobrio TORTA NUZIALE. Non l’ho neanche mangiata, la mia benedetta WEDDING CAKE. L’ho tagliata, ma non so altro. Chissà se era buona. Non ho manco mai visto la fontana di cioccolato. La leggenda narra che ci fosse una fontana di cioccolato! Al mio matrimonio! Ma qualcuno l’ha fotografata? Sono affranta. Ma dov’era, dove! Ma non potevate portarmici? Comunque, questi sono i menu. Siamo così coglioni che non ne abbiamo tenuto neanche uno.

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Segnatavolo e tableau

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Un dinosauro per tavolo e passa la paura. Si ringraziano i premurosi invitati che hanno deciso di condividere su Instagram il loro segnatavolo perché altrimenti non avevo un cavolo da farvi vedere di un po’ più concreto. Io, che tengo anche gli scontrini del gelataio, sono qua senza i miei menu e i miei cartoncini intelligenti che li pieghi come delle casette e stanno in piedi da soli. Non riuscirò mai ad accettarlo.

Un giorno vi inviterò a casa, ci berremo un bicchiere e srotoleremo il tableau. Adesso, con Ottone von Accidenti a piede libero, se lo tiro fuori diventa un sacchetto di coriandoli preistorici. E poi ho sempre desiderato far capire a chi ci vede bene che cosa significa essere miopi e avere una lavagna davanti.

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Ecco qua, insomma. Per completare l’opera, posso dirvi che ogni mezz’ora partiva il tema di Jurassic Park. MADRE, conquistata dall’assurdità della situazione, ci ha addirittura fornito due romantici brontosauri di ceramica da mettere in cima alla torta. Volevamo anche un paio di veri brachiosauri da far pascolare in piscina, ma John Hammond li aveva finiti. In compenso, però, sono certa che i brontosauri di MADRE siano vivi. Stanno solo fingendo di essere delle statuine.

E niente, ancora grazie di cuore a Isabella per il lavoro meraviglioso, la resistenza fisica e l’immane pazienza. Mettetelo al mondo voi un Fagiolino, mentre partecipate alle Matrimoniadi. Visto poi che i blogger si dice abbiano questo incalcolabile potere di farsi ascoltare dalla gente perché sono simpatici, sinceri e ragazzoni della porta accanto, ecco, se dovete farvi stampare qualsiasi cosa o farvi inventare della grafica veramente IEA per le vostre cose, parlate senza indugio con madama Letterink. Tegamini-approved da capo a piedi, con tutta la gioia del mondo.

P.S.
Per apprezzare a pieno la maestosità del tema di Jurassic Park, non possiamo dimenticare la visita di Peter Griffin al bagno dei dirigenti.

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Insomma, fra dieci giorni mi sposo. Fra dieci giorni diventerò la signora Del Cuore. Il regno è in festa, anche se non ho la più vaga idea di che aspetto avrà la nostra torta. Anzi, non mi ricordo neanche più che cosa ho chiesto. E pensare che avevo un plico di foto sfarzosissime, biecamente stampate da Pinterest. Chissà che roba era. Me ne vergogno, ma ormai è tutto nelle mani del rubicondo pasticcere, uno che davanti al negozio ha un cartello vandalizzato con scritto “parcheggio riservato ai condom”. Sarà un successo senza precedenti. La sorpresa meglio riuscita della storia. UNA TORTA! …ma è la mia! Che figata! Ma pensa un po’!
Tra le cose importanti che mi sto dimenticando c’è anche la valigia – gigante ma versatile – per il glorioso viaggio. Devo per forza andare alla Rinascente – epicentro terrificante dell’entusiasmo da saldi – perché sono stata costretta a restituire al corner La Perla un orrendo reggiseno a fascia color carne che non ha saputo comportarsi con sufficiente incisività. A un reggiseno da mettere sotto a un corpetto non è che si chieda molto. Reggiseno, sostieni e minimizza la dispersione laterale, non è che devi applicare senza indugio il teorema di Ruffini. Niente, il reggiseno era una pataccata molliccia e sbilenca, ma ho 141 euro di buono da utilizzare per il bagaglio dei miei sogni. Com’è ovvio, mi piacciono le Samsonite che se fischi ti vengono dietro da sole, quelle con l’incantesimo levita-baule di Harry Potter.
Valigia o non valigia, però, l’acquisto coatto di un reggiseno a fascia color carne è una disgrazia che non augurerei neanche alla più spregevole delle arpie.
Nel frattempo – e  con immensa apprensione – si consultano opuscoli intitolati La messa degli sposi, nel vano tentativo di individuare due letture (più bonus-track Vangelo) in cui non ci siano femmine sottomesse che passano la giornata ad impastare pane azzimo, nel terrore di venire ripudiate. Paralizzati dallo sgomento, abbiamo deciso di puntare tutto sull’interpretazione: la lettura uno l’ha vinta il nostro amico scrittore – nonché zio principale di Ottone – che è tipo Vittorio Gassman, mentre la lettura due verrà declamata dalla mia adorata compagna dell’università che nella vita fa l’attrice.
A chiunque ci chieda qualcosa, poi, rispondiamo come risponderebbe Wolverine.

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La verità è che vorremmo starcene a casa, nudi e addormentati, mentre la nostra immaginaria assistente litiga con l’agente di Annie Leibovitz per l’organizzazione di un servizio fotografico così fantastico da far chiudere Instagram. Perché noi siamo contentissimi, nonostante la costante spossatezza. Ci saltelliamo vicendevolmente attorno lanciandoci il gatto. Produciamo gioia per osmosi. Per dire, l’altro giorno MADRE è entrata in un negozio non meglio identificato e ci ha comprato due dinosauri di ceramica. Uno è azzurro – col papillon – e uno è rosa – con un fiocco sulla coda e il culo vezzosamente per aria. MADRE, capite? La stessa donna che ha tagliato l’erba di un campo intero con UNA FORBICE. MADRE che si abbandona a un gesto di assoluta tenerezza, MADRE che acquista qualcosa di adorabile ma inutilissimo. Vuol proprio dire che stiamo facendo giusto. Annichiliti dalla commozione, abbiamo deciso di collocare i due dinosauri in cima alla torta… sempre che la torta abbia una cima. Per quel che ne so potrebbe anche essere una specie di tavolo da ping-pong ricoperto di frutta e ciuffetti di panna. Avrei dovuto chiederne una a forma di tirannosauro e buonanotte. Salve pasticcere Condom, mi fabbrichi un cucciolo di tirannosauro, realistico e tridimensionale!
Dov’è la mia carrozza.

In tutto questo, sono anche sopravvissuta con onore a un addio al nubilato. Anzi, due. Nel primo ho ricevuto in dono una confezione formato famiglia di GLORIOSI M&Ms con su Amore del Cuore – una roba che mi ha rimesso in pace con la creazione tutta, inclusi i bambini che gridano sul treno alle 8 della mattina. Nel secondo, invece, ho finalmente messo piede sulla Riviera Romagnola – tratto costiero da me mai visitato in precedenza – e ho sgallinato per due giorni con una formazione di femmine agguerritissime ma assai aggraziate. Le magliette, avevamo anche le magliette tegaminiche. E un velo! E una bacchetta magica! Ho vagato in spiaggia con un velo in testa e un bicchiere rosa che diceva SPOSA. Alle 21.54 ero già da buttare nell’umido, ma poi è finita che alle 4 e un po’ ci siamo ritrovate in macchina con questo taxista davvero sinistro che, all’improvviso, ci ha rivelato di saper parlare con la Madonna. In tutto ciò, poi, si è scoperto che la mia testimone non aveva capito che era la testimone. A quanto pare, mi sono scordata di comunicarglielo. Me lo sono deciso per i fatti miei e, felice come uno scoiattolo volante della Siberia, ho proseguito per la mia strada, uno splendido sentiero lastricato di sottintesi. L’avrò magari detto alla Madonna, vai a sapere.

Insomma, continuo ad odiare furiosamente qualsiasi genere di attività matrimonial-organizzativa, ma resisto e mi rifiuto di soccombere. Mancano dieci giorni. Il trionfo è vicino. Uno sterminato futuro di coccole ci attende. Ci terremo per mano davanti ai leoni marini di San Francisco e tenteremo caparbiamente di sopravvivere ancora per un po’ nella casa più piccola del mondo. Spazzoleremo Ottone e valuteremo l’opportunità di acquistare un’automobile. Ci metteremo circa un lustro, ma sarà comunque più agevole dei preparativi per un matrimonio. E per favore, che i vegetariani dell’ultimo minuto mi confermino che sono veramente vegetariani, che dobbiamo farvi preparare le benedette verdure sostitutive. E che nessuno si aspetti di ricevere una tonnellata di confetti celebrativi. Noi li detestiamo, i confetti. Ma adoreremo diventare una piccola famiglia.
Sono anche un po’ emozionata, in effetti.

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Sposarsi dovrebbe essere un’esperienza gioiosa, rilassante e amena. Una sposa contenta dovrebbe svegliarsi alle 11, mettersi i cetriolini sugli occhi e affidarsi all’indiscutibile saggezza di decine di minuscole fate glitterate che ti smaltano le unghie, ti arricciano i capelli e ti sistemano il velo, in un tripudio di fiori freschi e bestioline che trillano. E poi niente, la sposa contenta arriva in chiesa – abbagliando i presenti con il biancore della sua candida e riposatissima carnagione – e via, baci, abbracci, amore che trionfa e festa in qualche luogo ben addobbato e splendidamente illuminato dalla romantica luce delle candele. Una bella giornata, col sole, un sacco di persone che ti ispirano affetto e simpatia, solenni momenti di commozione, sopracciglia impeccabili, risate e neanche un po’ di mal di piedi.
E tutto questo splendore è molto probabile che si verifichi davvero – anzi, ne ho l’assoluta certezza -, solo che bisogna sopravvivere a quello che capita prima. Perché organizzare un matrimonio è orribile. Orribile, a tratti umiliante e, in generale, assolutamente esasperante. Ora capisco perfettamente a che cosa servono i wedding planner… capisco la necessità e l’inestimabile valore della loro professione ma, perdonatemi, non riuscirò mai e poi mai comprendere chi diamine glielo faccia fare. Pensateci: una vita a organizzare matrimoni. Degli altri, poi. Wedding planner, ma perché vi piace? Che ci trovate? Insegnatemi a tirare avanti fino al 19 di luglio. Spiegatemi come arrivarci con la leggiadria e la maestosa tranquillità di un monarca assoluto.
Perché bisogna porsi dei problemi assurdi. Bisogna sprecare delle mezz’ore della propria vita a discutere di cose che non ti interessano e che manco dovrebbero entrarci, nella tua orbita cognitiva. Mezz’ore a parlare di menate. Coi parenti, con gli addetti ai lavori, con gli amici che – teneramente e senza sapere cosa rischiano di scatenare – fanno l’errore di chiederti come procedono i preparativi. Menate insopportabili, sbattimenti, problemi che non hanno senso.
Tipo, non lo so, la passatoia della chiesa. 
La passatoia della chiesa è quel tappeto che ricopre la navata centrale, dall’entrata fino all’altare. Ogni chiesa ha una sua passatoia d’ordinanza, che – da quanto ho capito – viene srotolata alla bisogna durante particolari giornate di festa. M’immagino che la passatoia venga fatta ruzzolare sulle piastrelle della Casa del Signore per prime comunioni, battesimi, cresimi e riti di natura collettiva. Ebbene, chi se ne importa, della passatoia della chiesa. E invece no. Perché, se ti sposi in una determinata chiesa, dovrai sincerarti del colore e della composizione organolettico-tessile della suddetta passatoia della malora e, in base a queste caratteristiche cromatiche e strutturali, dovrai stabilire se il diamine di tappeto del cavolo SI INTONA ai fiori con cui intendi addobbare la chiesa. I fiori. Che fiori? Dovete deciderlo voi. Vi presenterete di fronte a una professionista dell’allestimento e dell’addobbo che vi chiederà “Francesca, che cosa aveva in mente? Su quali tinte pensava di orientarsi? Che fiori intendeva utilizzare?”. E io che ne so. So identificare otto tipi di fiori: margherite, tulipani, ciclamini, viole, papaveri, orchidee, rose e mimose. Otto, va bene? Mi verrebbe anche da aggiungere CACTUS, ma non credo sia pertinente. Io non ho idea di quali siano le consuetudini e gli standard in fatto di addobbi per cerimonie e vasti ricevimenti. Non so che aspetto abbia una peonia. Non so quanto è grande, quando cresce spontaneamente e quando devi comprarla surgelata, non so quanto costa e non so neanche perché è necessario darle tutta questa importanza. Ma non c’è un catalogo fotografico? Allestimento chiesa, sbam, 10 possibilità. Centrotavola, sbam, 15 possibilità. Bouquet, sbam, 22 possibilità. Con le foto, i nomi dei vegetali coinvolti, le varianti decorative possibili e le implicazioni economiche. Mica che ti devi sedere lì a sfogliare album fotografici – realizzati con uno spregiudicato utilizzo del flash – delle chiese altrui. Di abbazie, addirittura. Di cattedrali che speri di non dover mai visitare nella vita. Bisogna decidere cosa mettere SOPRA l’altare, ai LATI dell’altare e AI PIEDI dell’altare. Bisogna decidere con quale frequenza distribuire degli assurdi mazzetti di fiori e nastri sulle panche. Panca fiorita – panca – panca fiorita – panca. O panca fiorita – panca fiorita – panca fiorita – panca fiorita. O una sì e due no. O nessuna, ma se non addobbi manco una panca poi fai la figura del pezzente. Ebbene, solo dopo aver pensato a tutte queste cose, avrete il diritto di occuparvi veramente della passatoia della chiesa. La vorrete simile alla peonia – anche se non sapete com’è, la stramaledetta peonia – e, proprio quando vi sembrerà di esservi finalmente levate dai coglioni una delle settecento scemenze che contribuiranno alla buona riuscita del vostro matrimonio – almeno dal punto di vista strettamente estetico -, vostra MADRE introdurrà l’ennesima incognita immotivata. “Ma Francesca, guarda che io l’ho vista la passatoia della chiesa, è molto bella. Le piastrelle sono di cotto e l’altare è tutto di marmo. La passatoia è rossa, arabescata. Al Don piace molto la sua passatoia, io userei quello che abbiamo già, no?”. “MADRE, io entrerò in chiesa, darò fuoco alla passatoia e arriverò all’altare camminando tra le fiamme. Darò fuoco alla passatoia per il bene della prossima sposa che dovrà porsi il medesimo problema, così farà come ne ha voglia, visto che non esisterà più una resident-passatoia con la quale confrontarsi. Ancora non lo può sapere, questa sposa, ma mi ringrazierà. Come io ringrazierò il Don e gli dirò rispettosamente che la sua spelacchiata passatoia vecchia, che la usa ai funerali e per la Lavanda dei Piedi, se la può pure mettere in saccoccia, se non vuole che gliela mandi in orbita insieme a tutte le peonie del continente”.
SANTISSIMO IL CIELO.
L’allestitrice, prima di rivelarvi quanti soldi vuole e come è più opportuno procedere, vorrà visitare la chiesa insieme a voi. Idem per la villa dove si svolgerà il vostro ricevimento. Perché per capire come illuminare il giardino dove cenerete, bisogna capire com’è il giardino di sera. UN GIARDINO DOVE HA GIA’ ORGANIZZATO CIRCA VENTISEI FESTE. Vogliamo usare il riflettore sull’albero? Cielo, potrebbe essere troppo violento, tipo San Siro. Vogliamo mettere candele e lanterne? Visto che è molto grande, bisognerà scegliere dove concentrare lanterne e candele, che non possiamo mica sparpagliare lumicini a casaccio. Anche sui tavoli, oltre alle composizioni floreali, bisognerà sistemare dei punti luce. Vogliamo le candele dentro a dei vasi? Vasi tondi? Vasi quadrati? Vasi ottagonali? VASI A FORMA DI MADONNA, va bene? VASI! FACCIAMO DEI FALO’, CON LE OSSA DEI NOSTRI NEMICI, maledizione.
Ed è così che passerete i vostri sabati a vagare per la provincia di Piacenza parlando di cose che non conoscete e cercando di quantificare i metri di pizzo che vi serviranno per infiocchettare le bomboniere, sempre che si voglia usare del pizzo, perché si potrebbe optare per raso, cotone, cordino, tulle, organza o CAPPI DA PATIBOLO. Dovrete trovare il modo di presentarvi alla villa di sera, possibilmente in un giorno infrasettimanale, magari quello successivo all’incontro-cinema del corso prematrimoniale, dove vi faranno vedere Casomai con Fabio Volo e Stefania Rocca – con tanto di dibattito finale sul significato della responsabilità e dell’importanza della comunità. Ma perbacco, ma proponimi qualcosa che non mi faccia patire, qualcosa dove l’espediente narrativo del “tutto quello che hai visto in questi 3/4 di film in realtà non è vero” non ti faccia venir voglia di alzarti in piedi e invocare il Cavaliere Senza Testa. Qualcosa che non coinvolga Fabio Volo. Fammi vedere The Family Man, cazzo. No, guardiamo una tragedia costellata di tradimenti, amici malvagi, neonati che ti annientano, aborti e lunghi silenzi. Avevate l’aria un po’ troppo spensierata, o giovani sposi, ma ricordate: la vita è sofferenza. E invece LA VITA E’ NICOLAS CAGE CHE TI AMA ANCHE SE GLI MANGI L’ULTIMO PEZZO DI TORTA. Va bene?
E’ per questi – e altri innumerevoli motivi – che ho deciso di evocare Cthulhu per affidargli il resto dei preparativi del mio matrimonio. Non tutto quanto, sia chiaro. Voglio che Cthulhu si occupi delle cose più demenziali, perché è lì che ci si impantana nell’indecisione e nel tentennamento. Cthulhu mica esita o rallenta. Lui è fatto così. Emergerà dall’abisso e deciderà i miei centrotavola. Se qualcuno, nel processo, dovrà essere sacrificato, Cthulhu provvederà di conseguenza. E io potrò serenamente trovare una persona che mi trucchi, finire di pensare alla mia acconciatura, accompagnare Amore del Cuore a provare un bel completo, fare un post per parlare del viaggio di nozze – che il mini-sito dell’agenzia diciamo che informa, ma non convince -, cercare una macchina fotografica o un qualche altro aggeggio per documentare tutte le cose meravigliose che ci accadranno, occuparmi di quello che si stampa – perché credo di essermi imbattuta in una piccola tipografa molto speciale – e trovare il modo di trasformare le menate in qualcosa di istruttivo e piacevole. Che aspettiamo allora? Non c’è un minuto da perdere: prendiamoci per mano ed evochiamo Cthulhu, con convinzione e autentica fiducia. Perché Cthulhu è il mio wedding planner. E nulla potrà più ostacolarci.

Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn!

Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn!

Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn!

Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn!

Che cavolo.

Ebbene. Le Matrimoniadi procedono. Cioè, ho addirittura trovato il vestito. Avrò tutto. Pizzo, tulle, organza di seta, velo, coprispalle, tutto. Farò provincia. Attirerò stormi di candide colombe (opportunamente provviste di pannoloni e di spade laser anti-gabbiani), l’intera corte di Asgard precipiterà sul sagrato della chiesa surfando sul Bifrost e una carrozza trainata da dodici alpaca cotonati ci porterà dove ne abbiamo voglia. Mi piacerebbe da matti sbandierare un po’ di foto dell’adorato abito, ma non posso. Amore del Cuore è un assiduo visitatore di Tegamini, dopotutto. E poi, anche volendo ignorare la leggenda – se lo sposo vede il vestito della sposa prima del matrimonio, la sposa dovrà passare il resto dei suoi giorni con l’herpes, la pellagra, il tifo petecchiale, la depressione e una gamba di legno -, dicevo, anche volendo non potrei far vedere niente a nessuno, perché il mio papà – aizzato dalla superstiziosissima MADRE – si è categoricamente rifiutato di mandarmi i DAGHERROTIPI scattati nel mirabile atelier. Insomma, dovrete avere pazienza. Quello che mi preoccupa, sul fronte abito, è che ho cambiato pillola e le tette mi sono aumentate di volume. Ma in un mese. BAM! Non ho idea delle ripercussioni che questa faccenda avrà sul mio abito su misura di stellare sartoria, ma – alla bisogna – risolverò ogni cosa con una plateale crisi isterica tipo Abito da sposa cercasi, e buonanotte. Insomma, avrò diritto a un esaurimento-nervoso-lampo. Sono la sposa meno stracciapalle del mondo, fatemi agitare un po’, che vi costa.
Comunque, questa domenica ci siamo cimentati con la prova-catering, nel piovoso e sempretetro Piacenzashire invernale. C’eravamo noi Tegamini del Cuore, il mio papà+MADRE e Il Maurizio e La Paola, gli adorabili futuri suoceri. MADRE, dopo un millisecondo di affabilità, si è immediatamente offesa perché le ho detto che si era messa in testa una molletta che somigliava a una cozza gigante. Nonostante tutto, però, ci siamo dilettati assai. Ci hanno portato svariate tonnellate di tortelli, spassosi risotti, pezzi di carne di gran bontà e badilate di gnocco fritto col salume. Sono fiera del mio autocontrollo: quando ho mandato la mail al Signor Catering indicando quello che volevamo assaggiare, non ho scritto solo GNOCCO FRITTO E SALUMAZZO. E, col senno di poi, ho fatto bene.

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Lo so, è pessima.

Comunque. Ci sarà questo allegro buffet con le isole dei cibotti diversi, e poi si andrà tutti a tavola. MADRE – che non ama mangiare, non ama bere e, in generale, non ama la gente che si diverte – ha immediatamente devastato un’affabile cameriera con la seguente risposta:

AFFABILE CAMERIERA – Signora, per lei acqua naturale o frizzante?
MADRE – Leggermente frizzante.

A intervalli regolari, poi, qualcuno interveniva per ordinare ad Amore del Cuore di tagliarsi i baffi – in momenti del tutto incongrui:

SIGNOR CATERING – Se non volete l’isola degli stuzzichini, possiamo fare solo un po’ di bruschette al pomodoro.
IL MAURIZIO – E magari l’antipasto di pesce lo serviamo al tavolo.
SIGNOR CATERING – Esatto. E possiamo aggiungere dell’altro salume, volendo.
LA PAOLA – Sì, ma Marco deve tagliarsi i baffi.

Il mio papà ha passato buona parte del pranzo a ricordare a tutti che i nostri parenti sono in larga parte defunti, MADRE ha reso noto ai presenti che lei il burro nei tortelli non lo può tollerare e, cosa ancor più sacrilega, Amore del Cuore – ad un certo punto – ha incautamente deciso di aprire uno dei video che Ermanno, il suo ex-compagno di banco, aveva allegramente condiviso con il gruppo Whatsapp dei gagliardi compagni di classe delle superiori. In questo video c’è un pupazzo che bestemmia. Fortissimo. E senza ragione. Immaginatevi questo ristorante vuoto e immacolato, coi sottopiatti d’argento e sei bicchieri a cranio. Ci siete voi – piene di boccoli -, con i vostri genitori e i futuri suoceri. E il vostro fidanzato – in giacca, camicia immacolata e scarpe da ragazzo serio regalate dalla sottoscritta a Natale – vede un pupazzo apparentemente innocuo e schiaccia PLAY.
Pure il cuoco si è affacciato, pallido come un grembiule nella tempesta.
MADRE ha esclamato Perbacco!
Il mio papà ha commentato a tono, con un deciso E la Madonna!
Il Maurizio ha riso un sacco.
E La Paola ha ordinato a suo figlio di tagliarsi i baffi.

Insomma, video di Ermanno a parte, ci siamo divertiti e abbiamo deciso miriadi di cose utili. C’è affetto, reso ancor più sincero e fiammeggiante dalle assurdità. E, faccenda importante, alle Matrimoniadi ci sarà da mangiare. Compresa la spaghettata delle due del mattino:

TEGAMINI – Le volevamo chiedere, poi, se si poteva portare ancora qualcosa più tardi, verso fine serata.
AMORE DEL CUORE – Che si balla, magari bevono un po’ e uno spuntino ci sembrava ragionevole.
SIGNOR CATERING – Non c’è problema. Due pennette all’arrabbiata. Un’aglio e olio…
TEGAMINI – Perfetto, molto bene.
MADRE – …ma che schifo.
TEGAMINI – MADRE, te sono trent’anni che non esci di casa. Le persone si muovono, si divertono, si agitano. Ti viene fame, a un certo punto, ma anche se hai cenato. Siamo in campagna, non è che possono andare dalle Luride a farsi un panino. Facciamo portare due spaghetti, che la gente non viene mica per patire, al nostro matrimonio.
MADRE – …IABBO’.
TEGAMINI – E’ inutile, non ti si può spiegare niente. Finirai nel Girone del Kebab. Anzi, del Kebab CON TUTTO.
MADRE – Marco, ma la senti?
AMORE DEL CUORE – Eh, signora, lo so.
MADRE – …devi proprio tagliarteli, quei baffi.

Tutta la mia vita è una menzogna.
Credevo di avere la verità in pugno, ma brancolavo nelle tenebre.
Credevo di sapere, ma affondavo in una vischiosa ignoranza.
I dogmi si fanno cenere.
Gli incubi si disgregano come Polaretti al sole.
Perché ora so.

PROVARSI I VESTITI DA SPOSA È BELLISSIMO.

E chi l’avrebbe mai detto.

Lo scorso weekend, ammantata dal più cupo pessimismo, sono tornata a Piacenza per il primo appuntamento di prova-abiti-da-sposa. Con MADRE. 
Ecco, visualizziamo per un attimo il mio scoramento pre-Vestitiadi come un grosso fiume minaccioso, alimentato da due arcigni affluenti:

UNO.
Dopo aver visto da vicino un certo numero di abiti da sposa ed essere riuscita ad esaminarne un campione statisticamente significativo rispetto alle indispensabili variabili “qualità”, “arroganza” e “meraviglia” – per dire, dalla fetida fiera al Forum di Assago alla boutique gne-gné di via Montenapoleone, passando per gli aperitivi superfashion da Pronovias -, sono arrivata alla seguente conclusione: gli abiti da sposa sono orribili. E se proprio non sono orribili, sono fatti di cartone. O sembrano delle lussuose sottovesti.

DUE.
Fare shopping con MADRE, fosse anche per dei calzini di spugna, è traumatico. MADRE è il Gordon Ramsay dei negozi di abbigliamento. E voi, nonostante una provvidenziale quanto insperata metamorfosi fisica,  sotto sotto vi ricordate molto bene del vostro impervio passato di voluminosa adolescente coi capelli a spazzola e le sopracciglia martoriate. E MADRE c’era, in quel momento della vostra vita. Uscivi dal camerino e te la trovavi lì davanti, più tignosa di Anna Wintour, pronta a sventrare la tua già esigua autostima con commenti tipo “Tremendo. Sembri un orso marsicano”.

Immaginate dunque il mio entusiasmo: anche questi abiti da sposa saranno ridicoli e fatti di lana di vetro! E c’è pure MADRE, che in un negozio non mi ha mai detto una parola gentile (o anche solo neutra)!
Alé.
Trenino.
Mi sposo con la maglietta di Ironman.

Poi sono arrivata in questo posto qua:

tegamini abiti sposa

Vi dico subito che, ad un certo punto, ho chiesto di brandire l’unicorno e sono stata accontentata. Ma senza problemi. Vuoi l’unicorno? Ecco, tieni l’unicorno.
Le adorabili madamigelle di Poesie Sposa mi hanno fatto provare circa centoventi abiti. La cosa sorprendente è che non ce n’era uno che mi stesse male-male. Cioè, se guardi una puntata di Abito da sposa cercasi, la percentuale di obbrobri è elevatissima. E alla fine arriva quel tizio che somiglia al pupazzo di un ventriloquo e ti fa scegliere il meno peggio. Con quei vestiti lì no. Morbidi, fluentoni, coi corpettini tutti interessanti. Si oscillava da “bene” a “strabiliante”, ma pure coi mollettoni sulla groppa. Ad un certo punto mi hanno fatto provare un nuvolone di poffosità di sedici metri di diametro con tutti i lacci sulla schiena. Ero aggrappata a questo stipite della porta che gridavo “Vai! Stringi, stringi! Come Rose sul Titanic!”. Avevo molta paura di cadere dalla pedana o di inciampare in un orlo, o di starnutire facendo scoppiare tutti i bottoncini, ma nulla di male è capitato. Una serenità. Un tornado di cose belle. Un sacco di lampadari dipinti di bianco appoggiati per terra. Rotoloni di pizzo in ogni angolo. Pace! Pulcini!
Se ci ripenso mi rallegro all’istante.
Comunque, abbiamo trovato una buona base di partenza. E la cosa fantastica è che ci potremo inventare delle cose insieme. Sarà un gigantesco e felice Giralamoda. Più gonna, un po’ di rosa, fiocchetti… si può fare tutto, e potrò partecipare e rompere i coglioni come non mai. L’abito-ipotesi aveva così senso che mi hanno addirittura messo in testa il velo, quello lungo. Stavo là in mezzo, su questo tappeto sofficione a forma di luna piena, col mio strascico e il mio velo e mi sembrava di essere quasi plausibile, con su un costume da sposa.

E MADRE?
MADRE non si è messa a piangere come in tv. Non si è scomposta, non mi ha gettato le braccia al collo e non ha ululato malvagità irripetibili. Era moderatamente soddisfatta. Anzi, se c’era qualche corpetto che mi schiacciava le tette si lamentava con veemenza. Non siamo mica delle Fantaghirò, vogliamo sposarci con le tette al loro posto. Fiere e spavalde. C’è da dire, però, che ho scelto la strada della prevenzione: alla prima smorfia di disappunto ho impugnato l’unicorno, ho sistemato la gonna e mi sono vendicata come un’adolescente.  “Taci, MADRE, che te ti sei sposata con una gamba ingessata”. E da lì tutto è andato meglio.

Purtroppo per tutti quanti, l’universo non è ancora equipaggiato a far succedere diverse meraviglie.
Non vedremo mai degli unicorni che brucano.
Gli orsacchiotti persevereranno nel non rivolgerci la parola.
La velocità a curvatura non saremo in grado di farla funzionare nemmeno a calcioni.
Salame e torta fritta continueranno a far ingrassare.
E i pesci rossi moriranno sempre senza ragione.
Ma sono qua per dare speranza al creato. Perché si è da poco verificato il più improbabile tra gli eventi improbabilissimi. E se succedono cose del genere, allora dobbiamo prepararci ad affrontare un’epoca di immani prodigi. Che ne so, vi sveglierete la mattina e saprete l’islandese. Si scoprirà che le lucertole sono solo dei draghi liofilizzati. MADRE vi dirà che saper stirare non è importante e le lontre ci riveleranno che si tengono per mano perché si vogliono bene, mica per non andare alla deriva se c’è corrente.
Ecco.
Tutto questo inizierà a capitare perché mi sposo.

AAAAAAAAAAAAAAAAA!

Vulcani che eruttano cuccioli!
Fuochi d’artificio glitterati!
Caleidoscopi pieni di alpaca!
Libri gratis per tutti!
Cormorani immuni ai disastri petroliferi!

Ma pensa te. Diventeremo la famiglia Tegamini del Cuore. Mi vestirò come una torta gigante, getterò un mazzo di fiori incredibilmente costosi a delle altre femmine e sarò costretta a decidere il ripieno dei confetti. Io li odio, i confetti. Ma non possiamo fare che si regalano gelatine di frutta a tutti?

Procederei però con ordine.
In occasione del terzo anniversario della nostra fulgida LOVSTORI, Amore del Cuore – simulando noncuranza – mi ingiunge di vestirmi bene e mi porta al messicano buonissimo buonissimo vicino a casa che ormai ci andiamo spesso perché ci siamo affezionati. Ecco, il messicano è l’unico luogo in cui pare legittimo tirare avanti a capiroska e margarita senza manco ordinare l’acqua. Cento punti per te, messicano. Comunque, Amore del Cuore esordisce inghiottendo uno di quei margarita lì in ventisette secondi netti, senza però perdere la tranquillità. Mangiamo delle cose superbuone e facciamo anche qualche picci-picci, che l’anniversario è sempre l’anniversario. Poi niente, usciamo in strada con le nostre sciarpette e i nostri impermeabilini – che al 15 di maggio c’era ancora la Grande Glaciazione – e Amore del Cuore sprofonda in un bizzarro mutismo. Prende traiettorie strane, quasi finisce sotto un autobus e manco mi risponde. Ma Amore del Cuore, tutto bene? Sei arrabbiato con me? Le fajitas, le hai digerite le fajitas? Si. No. Si. Sospinti da questa trionfale sequenza di monosillabi, arriviamo in un’anonima traversa di quel vialone grosso che va da Centrale a Repubblica – ciao, vivo a Milano da un anno e non so come si chiama niente – e Amore del Cuore si arena di fronte a un portone pieno di cartelli AFFITTASIVENDESIAFFITTASILOCASI e si inginocchia, così, in mezzo al marciapiede, senza sapere bene dove mettere l’ombrello ma pieno di buona volontà e insolitissima goffaggine. Ora, fossi la principessa ereditaria di Naboo, non mi scomporrei più di tanto ad avere degli Amore del Cuore che si inginocchiano al mio cospetto. Essendo però io nient’altro che una Tegamini, non è che ho risposto subito SI. Ho risposto ALZATI e mi sono riempita di giganteschi lucciconi. Amore del Cuore ha poi estratto il meteorite di fidanzamento dal serissimo astuccino e me l’ha cavallerescamente infilato al dito. Ma non temete, ci siamo comunque domandati quale fosse la mano giusta.

Ma la gioia. La gioia. E proprio a me. E chi se l’immaginava.

Si è poi scoperto che Amore del Cuore era in possesso del mirabile gioiello già da Natale e che il 98% dei suoi amici era al corrente del folle progetto, tra pacche sulle spalle e virilissimi incoraggiamenti. L’unica che continuava a vagare ignara per il mondo, come una scimunita torta di mele, ero io. L’aveva capito persino Ottone von Asgard, tra un criceto-pupazzo e l’altro. Che vi devo dire. La pasta per la pizza lievita al mio passaggio, i passerotti trillano, i pomodori verdi diventano rossi e le ciglia s’incurvano senza bisogno del mascara. Insomma, un miracolo.

Ma che succede, dopo che un Amore del Cuore manifesta il desiderio di fare di voi delle donne oneste?

Passerete le vostre giornate a fissarvi la mano sinistra, accecate da tanto splendore. E ogni volta che siete in giro e dovrete lavarvi le mani, cercherete di capire se il lavandino che state usando sia facile da smontare. Abolirete ogni movimento scrolla-scrolla per eliminare l’acqua in esubero ma, anzi, vi dirigerete con le dita serrate verso il più vicino rotolone di carta, terrorizzate e circospette.

Andrete in edicola e comprerete assurdi giornali da sposa. Poi andrete in libreria e comprerete assurdi prodotti editoriali da sposa. Per il momento possiedo un Vogue Sposa, uno Sposabella e un White. Più un tomo – con pratiche tasche in plastica, schede da compilare e diagrammi didattici – intitolato Wedding Planner. Il tuo matrimonio da sogno! Più lo guardo e più mi vien voglia di chiedere a Enzo Miccio se verso giugno 2014 ha qualcosa da fare.

I giornali da sposa sono qualcosa di incredibile. L’oroscopo non è un oroscopo. O meglio, non è un oroscopo per voi, ma per il giorno del vostro matrimonio. Per dire. PESCI: Protette da una pioggia di benedizioni celesti, vi avviate alla cerimonia con il fascino della vostra seducente e un po’ misteriosa femminilità. Assicurato il successo dei vostri fiori d’arancio, vi proiettate verso un viaggio di nozze che promette la realizzazione di un sogno d’amore. Plutone vi annuncia presto un lieto evento. E se lo annuncia Plutone, metteremo probabilmente al mondo un cane a tre teste. Sto poi scoprendo cose incresciose. Esistono degli M&M’s personalizzabili. Ci potete stampare sopra la vostra faccia, delle frasi affettuose, delle fedi intrecciate, delle colombe. Esistono degli anelli con scritte in Comic Sans inneggianti all’amore: IO E TE PER SEMPRE. CIAO PRINCIPESSA. Omino maschio + bambolina femmina = casetta (con dei sapienti ideogrammi). Ma che è, si diventa all’improvviso coglioni, quando ci si sposa?

Comunque. MADRE ha accolto la notizia con insperato entusiasmo. Anzi, forse pure troppo. Ha già visitato tutti gli atelier di abiti da sposa di Piacenza – passandomi al telefono ogni singola proprietaria e causandomi imbarazzi cosmici – ed è riuscita a formulare la seguente domanda: “Ma Francesca, e la LOCHESCION? Guarda che c’è da prenotare! C’è da andare a vedere, chiedere. Non è che ce ne sono mille, di LOCHESCION, e se poi è tutto occupato?”. Stiamo parlando dei colli piacentini, il luogo al mondo con la più alta densità di castelli, cascine, agriturismi, ville e tenute coi giardini pieni zeppi di pavoni albini e levrieri argentati. Roba col ponte levatoio e il fantasma nella torre. E abbiamo un anno. Se dopo dieci giorni dal magico annuncio MADRE è riuscita a dire LOCHESCION non oso immaginare quali mostruosità ci riserveranno i mesi a venire.

Per quel che mi riguarda, sto cercando di imparare come si chiamano i fiori e ho inaugurato questa cartella aspirazionale piena di cose che non mi posso permettere, cose che non c’entrano niente o cose troppo assurde. Ecco qualche prezioso esempio.

Lee Pace che fa il re degli elfoni nella Desolazione di Smaug (drago che mi ostino chiamare SMEG). Comunque, Lee Pace-elfone sta nella cartella perché se mai troverò qualcuno in grado di donarmi una luminescenza cutanea anche solo paragonabile alla sua mi sposerò contenta. Và che pelle, che boria.

Per l’acconciatura ho già fatto arrabbiare Amore del Cuore. “Amore del Cuore, io vorrei una cofana da Maria Antonietta, con i nastri, le perle e degli uccellini. Ti piace, no? Cioè, mica mi metto in testa un veliero… ma insomma, un po’ di roba sì, con tutti i capelli che ho! …Amore del Cuore?”.

Poi ho salvato Alexander McQueen per Givenchy HC 1998/1999. Perché il realismo è quel che conta.

E ho pure l’imperatrice Maria Aleksandrovna. Perché un tempo vestirsi a strati/a cipolla voleva dire fare così.

Ci ho anche messo una gallina di Mitch Payne. Così, in nome della poffosità della mia futura gonna. A me, in realtà, piacerebbe un vestito un po’ rosa, ma c’erano solo galline bianche.

Insomma. Preparatevi alle Matrimoniadi. Il mondo non è pronto, non avremo mai abbastanza tempo e DANARI per il viaggio di nozze (coast-to-coast con tappa finale in villaggio della riviera Maya, di quelli che hanno il bar in mezzo alla piscina) e Abito da sposa cercasi non sarà nulla in confronto al selvaggio caos che riuscirò a scatenare. Sarà un casino, ma la felicità che sprigiono ha la potenza di una supernova che scoppia.