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shushu che dorme

Sono una ragazza fortunata. Anzi, una BLOGGHER fortunata. Perché partecipate tantissimo. Mi mandate i cartoni della pizza (Taschen, mi leggi? È una ricerca iconografica di rara rilevanza! Facciamoci qualcosa, cavolo), mi girate link di una fuffosità impagabile, mi rammentate di mettere i ghiaccetti nel freezer e, soprattutto, vi piace farmi conoscere i vostri animali domestici. Sono meglio di San Francesco, ormai: nel tempo libero mi siedo lì e benedico le vostre bestiole da compagnia. Ho visto passare cani, innumerevoli gatti, pesci (quasi sempre morti), un paio di cavie e qualche uccellino. Mai al mondo, però, avrei pensato di imbattermi in un branco di cincillà domestici. Perché uno può decidere, un bel giorno, di pigliarsi in casa un po’ di cincillà. Ma così, all’improvviso. Butti la pasta, passi l’aspirapolvere, ti fai un caffè e ti prendi un cincillà, gli dai un nome e cominci ad amarlo di vero amore, mentre ti saltella attorno senza motivo. Affascinata oltre ogni immaginazione dagli imprevedibili cincillà di Chiara – http://www.laurachiara.com, dunque, ho deciso di intervistarla. Come sono i cincillà, nella vita privata? Che fanno? Cosa sognano? Sono scemi, sono intelligenti? Fabbricano allegria? Uno si fa delle domande, quando si imbatte in una Signora dei Cincillà. E sente anche il bisogno di inaugurare un nuovo capitolo-verità per la rubrica Gli animali ti guardano.
Procediamo dunque con l’intervista più utile del ventunesimo secolo.

I nostri omaggi, Chiara.
Partiamo dalle basi. Presentaci in maniera fulminea i tuoi cincillà.

Le creature in questione sono:
Shushu AKA Signore di Male Mobbido AKA Il Malvagigio AKA Tsathoggua AKA Dr Giuseppi Cicciomale Responsabile del Servizio Clienti.
Poi c’è Rinn che è la moglie adorata mentalmente labile.
Seguono il primogenito bellissssssimo di nome Mochi che è intelligente come un budino e la piccola molestissima Luz.

cincifamily

Ma come è successo? Un cincillà è un acquisto d’impulso o è il risultato di un vasto e ben pianificato progetto-cincillà? Eri una bambina che desiderava dei cincillà (crudelmente circondata da compagni di scuola che chiedevano cagnolini e cocorite a Babbo Natale) o li hai scoperti in età più tarda?

Quando abitavo con i miei genitori c’era un orrendo incrocio di Yorkshire di nome Rudy dalle zampe lunghe e il pelo da punkabbestia che girava per casa. In teoria sarebbe dovuto essere il cane di mio fratello ma dopo una settimana dall’arrivo della sgraziata bestiola lui decise che dopotutto non gli interessava e anzi gli faceva ( giustamente) un po’ schifo. Quindi il “cane” divenne l’ ombra di mia madre.  Sviluppando una serie di nevrosi peculiari. La mia preferita è che Rudy non iniziava a mangiare se prima non gli si apriva e chiudeva la porta finestra. Non chiediamoci perché. Menti più brillanti hanno tentato di spiegare l’ arcano e hanno fallito. Per me post-adolescente rognosa barricata nella mia stanza la scelta di animaletto da compagnia era pertanto  ridotta a bestiole di piccolo formato.
Quindi partii dalle basi. Primo passo: criceto russo.
Poi una volta defunto il suddetto ho pensato: perché fermarsi al criceto grasso dalle guancine deformi (che pure regala grandi momenti di ilarità) quando c’è una bestia surreale come il cincillà? E così andai in un negozio e portai a casa Shushu. Senza avere la benchè minima idea di che cosa stessi facendo.
Questo accadeva dodici anni fa.
Poi vedendo Shushu sospirare nel tramonto e cercare di montare il mio peluche di marmotta gli procurai Rinn, contando sulla scarsa prolificità del cincillà in cattività. Fu AMORE a prima vista. Adorazione totale di quelle che noi tutte da adolescenti sfigate abbiamo sognato almeno una volta.
Dopo tre anni c’erano anche il bellisssimo Mochi e la molesta Luz.

bacinci

Quanto diamine costa un cincillà? 

Il cincillà costa sugli 80 euri. 100 se vuoi le varianti fighe col pelo di altri colori tipo beige e nero (no  purtroppo non li fanno in rosa e viola) MA quando porti a casa la prima creatura probabilmente finirai col sottovalutare il suo potenziale di danno.
Perché se non hai una gabbia grande come un box per il SUV in cui tenerlo, il cincillà necessità di sgranchirsi le gambette in giro. E le ridicole palle di pelo saltano come delle gazzelle.
A me nel primo anno Shushu costò:
300 euri di monitor del computer causa pipì e cortocircuito globale.
50 euri di riparazione stampante intasata da sostanze di produzione cincillesca.
Sostituzione di svariati volumi di libri e fumetti rosicchiati.
Sostituzione di vari cavi elettrici.
Le conseguenti svariate spese veterinarie per svuotare il topo intappato.

mochi

Come si divertono, le benedette bestiole? Condividono le abitudini dei roditori plebei – tipo correre sulla ruota, ammassare bambagia e imbottirsi le guance di scemenze – o prediligono divertimenti più altolocati? Tipo, non lo so, il badminton.

I cincillà (non per niente detti anche “gioielli dell Ande”) snobbano i divertimenti del roditore standard. Appena vengono liberati dalla loro gabbia-residenza corrono via ebbri di libertà e si nascondono sotto il divano. Per stanarli basta collocare sul pavimento oggetti potenzialmente letali se ingeriti, tipo gommapiuma, tubetti di colore, cavi in cui passa la corrente, sigarette e altre sigarette. Oppure oggetti di valore. Molto gradite le banconote. Da 50 euro in su. Ogni tanto colti da raptus di non si sa bene quale origine escono improvvisamente correndo da sotto il divano e rimbalzano su vari oggetti e mobilia prima di fermarsi con aria stupita. Altre volte girano la stanza curiosando alla ricerca di qualcosa da danneggiare. Immaginate un po’ dei gremlin carini come prima di aver mangiato dopo mezzanotte ma con la stupida  molestia dei gremlin brutti dopo la trasformazione.
La massima passione di Shushu, che più che un divertimento è una vocazione da capitano Ahab, è cercare di uccidere il mio compagno, incurante dell’ impari stazza. Sono anni che sta perfezionando la strategia che consiste nell’accerchiarlo (Shushu è talmente figo che è in grado di accerchiare da solo), recidergli i garretti e una volta steso a terra strappargli la giugulare. Confido che un giorno ci riuscirà.

ShushueRinn

Fai del tuo meglio per descrivere la morbidezza sovrannaturale del cincillà. Insomma, come ci si sente a coccolare un cincillà?

E qui sta la fregatura. Perchè il cincillà ODIA farsi coccolare.
“Lasciami stare bruto con quelle mani che mi rovini il pelo!”
Puoi o ghermirlo senza pietà come un cono gelato e coccolarlo che lui lo voglia o meno fino a che divincolandosi come una trota salmonata non riuscirà a liberarsi, oppure fargli i grattini sotto il mento che gradisce assai. Da un paio di anni Shushu si lascia fare le carezzine sul suo morbidissimo e tondo pancione da Totoro. E questa si che è una soddisfazione.
Il pelo di cincillà è più morbido di una nuvola del mondo dei minipony.
La coda del cincillà che sembra super fluffy è tipo di paglia.

Capiscono qualcosa o sono stupidissimi?

La seconda.

shushuninjanascosto

A livello pratico – domanda per gli amici a casa, come direbbe Barbara D’Urso – che cosa bisogna fare per accudire un cincillà?

Non abbassare mai la guardia. La scemenza autolesionista del cincillà è sempre dietro l’angolo.

Ai cincillà si fa il bagno o si portano a lavare in pellicceria?

Il cincillà per pulirsi il pelo si impana come una cotoletta alla milanese nella sabbia.
Non ho ancora avuto il coraggio di sostituirgli la pregiata sabbia di fiume di sticazzi in cui si rotolano con una secchiellata di glitter perché non ho ancora scoperto se questo possa in qualche modo essere dannoso ma non so quanto ancora potrò resistere. Se qualche veterinario leggesse e avesse LA RISPOSTA mi faccia sapere.
Se no comunque hanno avuto una vita lunga e piena… Ci sono morti peggiori che morire di glitter…
Nella pellicceria un giorno ci libererò Shushu e giustizia sarà fatta.

A parte tutto, un cincillà regala la felicità?

In dodici anni che bazzico i cincillà posso dire che non c’è stato un singolo momento, per quanto grigio, anche quando il lavoro, il parentado e la vita congiurano per farti avere un esaurimento nervoso, in cui guardandoli fare le loro cose sceme non mi sia trovata a sorridere.

:3
Lunga vita e prosperità.
Anzi, lunga vita e cincillà.

CompleLuz

 

Come ormai sanno anche le lumache senza guscio, mi sto caoticamente facendo crescere i capelli in vista delle Matrimoniadi. Un paio di settimane fa sono anche tornata a Piacenza per fare amicizia con una potenziale acconciatrice – che lavora in un atelier di sconvolgente bellezza, un posto che somiglia a un mini-museo di carinerie vintage – e sto cercando (nonostante l’inettitudine, la pigrizia e il sonno perenne) di prendermi un po’ cura della mia criniera. Perché è una criniera, in pratica. O un covone, se la giornata è particolarmente infausta. Ho quindi accolto con trasporto – e discreta commozione – l’invito di Testanera a farmi acconciare l’esuberante cranio in questo loro magico cubo (#StylingCube, si chiama, con l’#… senza # non vale) piazzato in mezzo a Via dei Mercanti per la Fashion Week. Non potendo ancora deliziarvi con dei post da aristocratica stanca di vivere – tipo “Come superare la Fashion Week senza farsi venire i calli e l’ulcera” o un  “Povera me, la Fashion Week è un calvario” o un imprescindibile “Santi numi, se vedo un’altra sfilata vomito champagne” -, vi allieterò con i miei sublimi boccoli. Se non vi va bene, andate a leggervi le didascalie di Instagram di Chiara Biasi.

Ciò detto, mi sono molto divertita. Sono arrivata lì con la mia sciarpa a forma di cigno, la BB Cream in faccia e della roba sugli occhi che, almeno per i miei standard, era pure messa bene. E invece no. Vieni, Tegamini, che ti diamo una sistemata al trucco, che ce n’è proprio bisogno. E io mi sono seduta su uno sgabello e ho tentato in tutti i modi di giustificarmi: piccola truccatrice gentile, con il cinturone pieno di pennelli, devi sapere che sono gravemente astigmatica. Ti trucchi un occhio, ma sull’altro occhio puoi solo ipotizzare vagamente quel che succede. E non importa se ti metti le lenti o no, sono riflessi condizionati. Io so che dal sinistro non ci vedo, e lo chiudo. Mi trucco il destro al buio, così, freestyle. Capiscimi.
Ma cosa faccio? Direi che si può dare la precedenza al video, così poi vi racconto quello che hanno tagliato, che è più divertente 😀

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Perdonatemi, ho un faccione largo così. Ma sono piena di buone intenzioni.
Lì in mezzo alla strada, oltre a dare una confusa definizione di Tegamini – che è la cosa più difficile al mondo da descrivere, per me… la prossima volta me la preparo: TEGAMINI E’ UN WUNDERKAMMER. Bam. Ciapa – ho anche dichiarato che alle sfilate non mi invitano perché sono strana. Poi ho raccontato che la sciarpavolpe e la sciarpacigno sono grandi amiche, anche se preferisco la sciarpacigno perché la sciarpavolpe lascia un sacco di pelucchi arancioni fotonici sulle cose.

testanera tegamini stradaNon potete immaginare l’astio delle SCIURE lì fuori. In fila da tre ore per farsi fare la piega e io che arrivo tutta saltellante e mi fanno anche delle domande. M’avrebbero impalata, altroché.

E poi mi hanno tutta arricciolata. Ero molto contenta perché con Max, l’EIRSTAILIST, abbiamo chiacchierato piacevolmente del Plastic. Il Plastic è l’unico posto dove mi piace andare a ballare. Ovvio, ci puoi andare una volta al mese, ma massimo, perché ti scotenna nel corpo e nello spirito, ma è sempre una gioia. Mentre mi faceva degli assurdi boccoloni, gli ho raccontato di quando ho ordinato a Stefano Gabbana di farmi un gin-tonic (la prossima volta gli chiedo se mi invita alla sfilata, che lui secondo me ha un concetto molto elastico e amichevole di “stranezza”) e abbiamo ricordato con allegria di quando la resident-drag-queen s’è lamentata dei calli, esordendo con un “ve lo voglio e ve lo devo dire”.
Comunque, ecco un po’ dell’arricciamento.

testanera tegamini zero doppie punteQuesta è per dimostrare che non ho le doppie punte. Se volete vi faccio pure vedere la foto 3.200 pixel che mi hanno mandato. Ho pianto, quando mi sono vista le punte. 

testanera tegamini specchioOh, le meta-cose mi piacciono. Inception dal parrucchiere.

testanera tegamini schienaMai al mondo m’era capitato di vedermi il dietro del cranio con una tale chiarezza.

testanera tegamini leoneScar, non avrai il mio regno!

testanera tegamini roarE allora? Dov’è la mia carrozza?

Alla fine c’è stato grande imbarazzo, perché mi dovevo girare verso sinistra di ben novanta gradi e sorridere alla telecamera. Magari intonando una breve frase di Baby One More Time. Ce l’hanno fatta tutte. Io mi sono girata, ma ho anche battuto le mani un po’ di volte. E ho sgambettato. E credo anche di aver gridato EVVIVA e di essermi ficcata le mani in testa. E infatti nel video superglam non c’è nulla di tutto ciò. E alla domanda “e adesso a che evento andrai?” – che l’idea era “ora che hai dei capelli tutti ricci e belli dovrai pur partecipare con fierezza alla Fashion Week” – non sapevo bene cosa dire, che dovevo tornare a casa a finire di inserire le correzioni alla traduzione che dovevo consegnare il giorno dopo… altroché Arco della Pace e fashion blogger senza calze con -12 gradi. Per non sprecare la pettinatura, dunque, ho chiamato Amore del Cuore e siamo andati a fare un BRUNCH. Cosa c’è di più ICONICO di un brunch.

 

Ah, signora mia! Alle sfilate non mi invitano perché sono strana. E perché faccio le smorfie.

Una foto pubblicata da Francesca Crescentini (@tegamini) in data:

 


Io figurati, mi emoziono quando mi regalano una chiavetta USB, figurati quando mi fanno diventare carina. E’ bello, quando si prendono cura di te. Quando interviene qualcuno che ti arriccia con criterio. Fare i leoni non è mica da tutti, bisogna avere un casino di lacca. E mettersi la maschera dopo lo shampoo. E chi lo sapeva, che esiste la lacca. Credo di averne in testa ancora un po’, ma a distanza di una settimana. Insomma, non mi capita mica ogni quarto d’ora… tutte queste coccole le affronto quasi con sospetto. Credo sia colpa di MADRE: quando le racconto che devo andare a fare delle cose incredibili perché mi invitano – “che ho il blog” -, l’unico e universale commento è “occhio, che magari alla fine ti chiedono di pagare”. E’ questo l’ottimismo con cui affronto l’esistenza. Grazie MADRE. E grazie a Testanera per la sciantossisima esperienza. Se mi abituo è un casino. Che ho talento, per la vita da ricca principessa riccioluta.
🙂