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Nives di Sacha Naspini è la cronaca in presa diretta di una  rivelatoria telefonata a sera tarda (con flashback incorporati) tra una neo-vedova di campagna e un veterinario alcolizzato. Telefonata pesantina, devo dire.

Nives, la nostra neo-vedova, chiama il veterinario perché la gallina che ha deciso di tenersi in casa per farle compagnia dopo la morte del marito si è imbambolata davanti a una pubblicità del Dash. Pietrificata. Ipnosi profonda. Catalessi. Coccolone? Non si capisce, ma per quanto la sventura della bestia aggiunga folklore, è di certo il minore dei problemi.

I due, gallina o non gallina, non impiegano molto a partire per una super tangente che copre tre decenni di rimpianti, amorazzi nei canneti, pettegolezzi di paese, corna e rancori funesti… e in qualità di zabetta mancata devo confessare di averlo trovato piuttosto spassoso anch’io.
Intrigo!
Maldicenza!
Bisbetiche!
Uomini pavidi!
Fiaschi di rosso!
Nessuno che si fa una bella saccocciata di fatti suoi!

 

Ebbene, anche oggi è una giornata magnifica per desiderare delle cose!
Procediamo con baldanza.

Mi sono recentemente resa conto di essere piena di buste, bustine e bustone che dovrebbero aiutarmi a tenere in ordine le borse, contenendo di volta in volta insiemi di oggetti di varia utilità quotidiana. Le mie borse, nonostante questo nobile sforzo classificatorio, restano però un casino e, invece di frugare una volta sola nelle vaste profondità della borsa principale finisco per frugare anche in tutte le bustine, non trovando comunque una mazza. Basta, mi sono rotta i coglioni di frugare. Voglio solo bustine trasparenti. Su Sticker Stack – sito specializzato in cancelleria asiatica (e in tutto quel vasto mondo che può circondare il termine CANCELLERIA) – ce ne sono diverse. Hanno un’aria superbamente funzionale e alcune sono addirittura carine.

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PBteen – sito che per motivi anagrafici non dovrei visitare, lo ben so – ha lanciato da poco una bellissima collezione di aggeggiame domestico disegnata da Anna Sui. È un tripudio di farfalle, cassettiere goticheggianti, specchi arzigogolati e pavoni. E c’è anche un cuscino con un unicorno sciantosissimo.

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Un sabato sono andata a lavorare alla libreria Open – perché sì, capita di lavorare al sabato – e, mentre andavo a sedermi al tavolone dei volenterosi COWORKERS, ho individuato una pregevole scatolina di Parole orrende magnetiche. Da ciaone ad apericena, nulla deve sfuggire all’odio. Sfogatevi sul frigo.

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Mi sto convertendo alle borse a tracolla. Se devi spingere un passeggino o maneggiare un infante sono decisamente più comode. Vado graziosamente in giro con roba che penzola nell’incavo del gomito solo quando sono in solitaria, ormai. E ci sta, ci si riadatta. E la cosa positiva è che puoi dichiarare di aver bisogno di borse nuove offrendo solidissime motivazioni. I miei entusiasmi più recenti si stanno riversando sulle tracolle tondeggianti di ban.do. C’è anche rosa.

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Odio le pagine Facebook con le robe che “fanno ridere”. Ma i Dinosauri Onesti sono la vita. E ho scoperto che ci sono anche le magliette. Le vorrei tutte – come rinunciare a SI SA CHE IL NUOTO È LO SPORT PIÙ COMPLETO – ma, per deformazione professionale, credo che sarebbe bello cominciare da questa.

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Il ritorno dalle vacanze è anche un po’ il ritorno alle nostre solite facce di pietra. Non so voi, ma io divento grigia appena rimetto piede in casa mia. Come una lapide in un cimitero bretone. Visto che amo moltissimo gli scrub e le acquette spruzzette di Caudalie (FANNO EFFETTIVAMENTE QUALCOSA) vorrei provare anche il Fluido Pelle Perfetta della linea Vinoperfect, che promette di resuscitare pure i sassi. Basterà? Spero di scoprirlo presto.

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Sul fronte lettura, invece, vorrei mettere le mani il prima possibile sul nuovo romanzo di Peppe Fiore – da me già molto apprezzato qualche tempo fa, quando uscì Nessuno è indispensabile. Dimenticare mi pare un po’ diverso, come toni – un cupo mistero, una storia di solitudine e di ricordi che riaffiorano per chiedere il conto -, ma sono molto fiduciosa. E curiosona.

dimenticare

Ciao, sono Gallina. Volevo finire di scrivere il mio articolo molto prima, ma ho avuto delle difficoltà con la tastiera. Non capivo bene se dovevo usare le zampe o le ali, per schiacciare i bottoni. Nel dubbio, ho usato il becco, ma è stato complicato e ci ho messo una vita a correggere tutti gli errori. Mi è anche venuto un mal di testa terribile. Forse non sono portata, per questa storia dei reportage. Che ne so io. Sono un animale da cortile. E Tegamini non ha voluto che le dettassi niente. Ti ho già fatto le foto, Gallina, non posso mica scriverti anche il post. Che cos’è un post? Perché si chiama così? Non c’era un nome più ruspante? Mi fa ridere anche REPORTAGE, ma mi hanno spiegato che quando un articolo ha dentro tante immagini conviene dire che è un REPORTAGE. Lo fa diventare più importante. Ci ho messo un’ora a scrivere “reportage” tutto maiuscolo. Poi ho scoperto che bastava tenere schiacciato un bottone grosso che c’è qui a lato. Ero così arrabbiata che ho fatto tre uova. Già sode.
Comunque.
Sono la gallina che vive al negozio Ikea di via Vigevano. Siamo in due. Ma io mi chiamo Gallina. E il negozio non è un negozio. È un temporary store. Mi hanno spiegato che quando un negozio non ha dentro tanta roba ma serve a far vedere che un’azienda è molto creativa e al passo coi tempi bisogna dire che è un temporary store. Io non sono svedese, ma sono stati carini con me. Trasferirmi in città era il mio sogno, anche se adesso tutti dicono che è più bella la campagna e che per essere felici bisogna aprire un agriturismo. Sarà. A me, però, non interessa. Perché sono una gallina.
Un paio di settimane fa, Tegamini è venuta a trovarmi al temporary store di via Vigevano e abbiamo fatto amicizia. C’erano dei bambini svedesi che preparavano da mangiare e delle persone che parlavano di giocattoli. Mi hanno spiegato che, quando succedono queste cose, bisogna anche dire l’hashtag della serata. L’hashtag era #YESTOPLAY. Che cos’è un hashtag? Tegamini non me l’ha detto. In compenso, però, mi ha portata a spasso.
Questo qua è il mio reportage. In foto vengo davvero bene. Tegamini mi ha detto che potevo cambiare un po’ il colore delle immagini. Con i filtri. Ho messo dei filtri molto colorati, perché quando una cosa è molto colorata vuol dire che è anche più allegra delle altre.
Tutta questa introduzione forse non serviva, ma l’ho fatta lo stesso.
Ecco qua le foto che abbiamo fatto io e Tegamini.

 

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Questa sono io con Canino. Canino è arancione e le persone lo usano per metterci dentro la roba da mangiare. Canino non capisce perché, ma ubbidisce perché è un bravo cane. Foto di Tegamini.

 

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Mangiare la frutta è importante, soprattutto nei mesi caldi. Questa sono io con un cesto di frutta svedese. Che bontà. Foto di Tegamini.

 

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Razzolare in un giardino ben curato è molto piacevole. I miei fiori preferiti sono le margherite. Questa sono io con un vaso di margherite. Foto di Tegamini.

 

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Non ho capito tanto bene che cosa c’è nel piatto, ma tutti mi hanno fatto un sacco di complimenti. Questa sono io che ci penso su. Foto di Tegamini.

 

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Andare per funghi è molto divertente. Non so se i funghi sono una verdura, ma immagino di sì. Le cose che crescono per terra sono verdura. Questa sono io con un cestino di porcini. Qualcuno sa come cucinarli? Vorrei conquistare Gallo con una ricetta speciale. Foto di Tegamini.

 

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Questa sono io con Gallo. Credo di amarlo. Faremo dei pulcini stupendi. Spero che diventino alti come lui. Foto di Tegamini.

 

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Questa sono io che mi preparo per fare la doccia. Tenere pulita la cresta e le piume è fondamentale. Voi usate il balsamo? Foto di Tegamini.

 

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Ogni tanto mi sento dispettosa. E se bucassi un palloncino? A che cosa servono i palloncini? A noi galline piacciono solo le cose utili. Foto di Tegamini – che mi ha impedito di bucare i palloncini. A lei le cose utili non piacciono mai.

 

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Non sono ancora una cuoca bravissima, ma mi impegno tanto. Cosa non si fa per amore di Gallo? Foto di Tegamini.

 

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Usare il computer è un po’ complicato, ma sto imparando moltissime cose nuove. Questa sono io che progetto un nuovo pollaio. Quando avrò dei pulcini, voglio che vivano in un bel pollaio comodo. Mi hanno anche detto che è importante che sia LUMINOSO. Le persone amano le case LUMINOSE. Anche il mio pollaio sarà così. Foto di Tegamini.

 

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Coltivare da soli le proprie granaglie è molto gratificante. E si risparmiano tanti soldi. Volete mettere la soddisfazione, poi? Questa sono io vicino alle mie piante. Devo ricordarmi di innaffiarle più spesso. Con questo caldo potrebbero seccare. Foto di Tegamini.

 

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Vorrei tanto che un artista mi facesse il ritratto. Ho un proprio un profilo nobile. Foto di Tegamini.

 

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Ho scoperto che cos’è l’aperitivo. È un’usanza simpatica. Purtroppo, però, il vino non mi fa bene. Mi fa perdere l’equilibro e mi confondo. Mi hanno detto che si possono chiedere anche delle bevande alla frutta. Mi sembra una soluzione intelligente. Basta dire ANALCOLICO e ti portano delle cose che non ti fanno rotolare per terra. Foto di Tegamini.

 

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Questa sono io che imparo ad andare in bicicletta. Non è stato molto facile perché ho le zampe un po’ corte, ma è stato un vero spasso. Vorrei un campanello più rumoroso, però. Foto di Tegamini.

 

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Pedalare fa venire molta fame. Questa sono io con del cibo un po’ strano che hanno cucinato dei bambini svedesi. Gli svedesi fanno lavorare i bambini sin da piccoli. Mi sembra una buona idea. Così stanno fuori dai guai e imparano a cavarsela da soli, una volta usciti dal nido. Foto di Tegamini.

 

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Vivo in Via Vigevano da tanto tempo, ma non mi ero mai tuffata nella piscina delle palline. È stato veramente bellissimo. Se anche voi siete delle galline, buttatevi quando c’è poca gente e fate attenzione a non sprofondare. Potreste spezzarvi un’ala. Nessuno lo sa, ma ho fatto anche un uovo. Chissà se riusciranno a trovarlo. Foto di Tegamini.

 

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Visto che siamo state così bene insieme, abbiamo deciso di concludere la serata con una foto ricordo. Questa sono io con Tegamini. Lei non è fotogenica come me, ma non diteglielo. Non voglio che ci rimanga male. Foto di Manuela Rossi. Anzi, foto di @manurossi.

 

Spero tanto di essere stata abbastanza brava.
Coccodè.
W Gallo.
Grazie per aver letto il mio reportage.

Con affetto,

Gallina

 

 

Accecata e sbilanciata nelle mie più profonde convinzioni dallo strabiliante successo di Dillo con una bestiola, ho capito di aver fatto – finalmente – qualcosa di utile per la collettività. Un post d’impegno civile, un post capace di migliorare davvero la vita lavorativa e umana – distinguiamo, perché per chi ha bisogno di dire cose con le bestiole la vita lavorativa e quella di essere umano sono faccende molto diverse – dell’utente medio di Tegamini. Utente che, meraviglia delle meraviglie, è anche alle prese con il magnifico periodo post-elettorale, rammentiamolo accuratamente. Insomma, vi servono degli altri animalini, ora più che mai.
Ed ecco perché ho deciso di produrre questo nuovissimo e indispensabile EXPANSION-PACK pieno di altre bestiole che vi capiscono. Anzi, vi capiscono così bene che vogliono andare a dire al mondo come vi sentite.
Ma prima di tuffarci in questo vortice di zoologia e sentimento, riappiccico la necessaria premessa, il cuore pulsante del Dillo con una bestiola.

Anche nei piccoli/giganteschi problemi che scaturiscono dalla posta dell’ufficio, gli animali possono accorrere in nostro aiuto, come fanno abitualmente con le principesse Disney. Basta avere a disposizione le bestiole giuste. E di sicuro, là fuori c’è almeno una bestiola che può ergersi a splendida metafora dei sentimenti che v’ingorgano l’anima, ma che non potete mettere per iscritto.

In questo post, che tutti i capitani d’industria dovrebbero inoltrare ai propri dipendenti, verrà messo a disposizione del mondo un coraggioso manipolo di creaturine da utilizzare in una basilare gamma di situazioni elettropostali. Smettiamola di reprimere i nostri sentimenti: diciamolo con una bestiola!

Ci siamo? Tutti pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo?
Bene.

***

BESTIOLE INTIMIDATORIE

Ah sì? Ah sì? Per quando ci sarebbe bisogno di sfondare la porta e spaccare nasi a colpa di padella, arrivano gli animalini trucidi, aggressivi e antipatici.

più arrabbiati che mai!

Il cervo-ragno, credo.
Piccolo, preciso, discreto e maneggevole: divorerà le anime dei vostri nemici, come il migliore dei cecchini. E poi consuma poco.

Il granchione peloso dell’abisso.
Allegatelo alle vostre mail come se fosse una preziosa testa di Gorgone.

Lo starfish, una delle prove più solide della non-esistenza di Dio.

La sula dai piedi azzurri.
Da creatura ridicola e dissennata ad autorevole portavoce di tutto il vostro funestissimo sdegno.

Per chi è costretto a fronteggiare un’intera armata delle tenebre – e non un unico e isolato individuo nefasto – si può sempre contare sul banco di pesci-troll e sul loro pronunciato cipiglio.

Un rapace come si deve riesce a sollevare un vitello… che insomma, non è poi tanto più leggero di una persona. Fatelo presente, quando deciderete di allegare questo giovinotto qua.

***

BESTIOLE DELL’INDIFFERENZA

Perché di tanto in tanto, l’agghiacciante processo dello scaricabarile va arginato.
And not a single fuck was given that day.

ora con l’upgrade-sfottò!

 

Mi appello a voi, programmatori che tutto possono. Mi appello a voi affinché il deretano gigante di questa scimmia nasuta possa essere allegato in automatico al SI’ che siamo costretti a schiacciare ogni volta che ci arriva qualcosa con l’odiosa notifica di ricezione del messaggio. E come ben saprete, la notifica di ricezione ve la piazzano sempre sulla roba più inutile.
Già, ho letto la tua mail, l’ho letta, va bene? E l’ho fatta leggere anche al sedere del macaco.

Guarda, aggiungerei proprio qualche bella clipart.

Serve per domani? E me lo dici alle 18.23? No, no, tranquillo, ce la facciamo.

Si è inceppata di nuovo la stampante? Ma è assurdo, dovrebbe funzionare anche con la tua carta riciclata. Insomma, che cos’hanno che non va quei fogli lì? Va bene, sono un po’ stropicciati, sono in terra da quattro mesi e ogni tanto ci finisce in mezzo anche un sacchetto del pane, ma che cavolo, la tecnologia dovrebbe facilitarci la vita!

Guardi, non le posso passare l’altro interno. Sa, ho il telefono vecchio.

 

***

BESTIOLE DELLO SCONFORTO

Basta. Siete demoralizzati come un copertone sgonfio. E in ufficio non si può neanche bere.

sono ancora più tristi!

Se fosse uno struzzo cercherebbe di mettere la testa sotto la sabbia. Ma è uno sconclusionatissimo piccione. E vuole annegarsi.


Innocenti cuccioli abbandonati. Come voi.


Il gatto della routine impiegatizia.


Investiteci. Vi supplichiamo, investiteci.

***

BESTIOLE PER TEMPOREGGIARE

Ti assillano, ma non hai ancora tutte le necessarie informazioni per rispondere con quel minimo di razionalità che il tuo amor proprio pretende? Ti assillano, ma magari sei te – capra – che hai perso dei pezzi per strada? In entrambi i casi, serve tempo, tempo per finire di fare un buon lavoro o tempo per rimediare.
Che bestiola mandare, dunque?
Bestiole assurde. Meno si capisce che diavolo sta succedendo, meglio è: il destinatario avrà qualcosa su cui arrovellarsi mentre aspetta voi.

ancora più incomprensibili!


E il problema non è il gatto, ma l’improponibile accostamento tra la borsetta rosa e l’accoppiata cappellino-occhiali.

La brughiera. Ci hanno sempre detto che la brughiera è desolata e sconfortante. E invece.

Buona musica per uova più tonde.

Carino! Adorabile! Awww! Tenerello! Nicolas Cage. Poffosone! Pallottina!

Va bene, è un mostro inesistente. Ma non potranno smettere di guardarlo.

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NEW! – BESTIOLE DELLA FUGA

E’ troppo. Anche per voi. Dovete scappare, dovete salvarvi. E vi servono animalini coraggiosi pronti a dare il buon esempio, alla faccia di ogni legge naturale.

 

Il gatto palombaro. Ha esplorato gli abissi, ha nuotato con le sirene. E se solo i suoni si propagassero bene sott’acqua, vi miagolerebbe di tuffarvi.

In un mondo dominato dai cani-astronauti, la gallina-spaziale – caparbia e anticonformista – vi saluta dalla sua maestosa orbita geostazionaria. E vi ordina di bardarvi per bene e salire su un razzo, per accompagnarla alla scoperta del cosmo. Che poi è sempre meglio che lavorare.

 

 

Le galline nate e cresciute in campagna fanno le uova meglio. La gallina di campagna fa delle uova piene di tuorlo, ma moltissimo. Ed è anche un tuorlo più arancione del tuorlo dell’uovo del supermercato, che è un po’ giallino, stinto e stentato. E lo dico con autorevolezza, visto che ho passato una settimana nella natura, con la vicina che continuava a portarci pomodori giganti e le uova sante dei suoi polli. C’è da dire, però, che i polli che non abitano negli allevamenti sono sempre spelacchiati. La gallina che ha deposto le uova che ho mangiato ieri, per esempio, era stata azzannata da un cane due giorni prima, azzannata al culo. Ora va in giro senza le penne del didietro e sembra una mezza gallina, così, per metà esposta al vento e agli elementi. Mi sono subito chiesta che cosa fosse capitato alle uova che conteneva… se un cane morde il culo di una gallina e la gallina lì ci mette le uova da deporre, che cosa succede a quelle uova? Si rompono? Si schiacciano? Non si sa. Le uova che ho mangiato io non erano strapazzate. Ho mangiato uova sode, non frittatine. Ma la vera domanda è ben altra… che uova è lecito aspettarsi da una gallina di plastica?

Dopo aver pranzato nel palazzo che ospitò la serafica scena della sega elettrica di Scarface e aver pericolosamente sonnecchiato sotto un ombrellone multicolore in mezzo all’infinita sabbia bianca di South Beach, ho fatto quel che l’America si aspettava da me: ho comprato una stronzata.
E ora, ho una borsa a forma di gallina.

Oltre a posizionarmi un gradino sopra a Chiara Ferragni, la borsa a gallina si è subito rivelata un oggetto stimolante.

Intanto, se il vostro amore del cuore, come il mio, ama zavorrarvi con i suoi oggetti personali invece che tenerseli in tasca, la gallina trasformerà tutto in un spasso pazzo. All’inevitabile domanda “cucciolotta, ma dov’è il mio telefono?” ora potrete rispondere con uno squillante “è nella gallina”, invece che con un trito e noioso “è nella mia borsa”, roba che rende subito palese il vostro scazzo di trasportatrici di ciarpame altrui.
Se poi la vostra vocazione è più quella del Konrad Lorenz della porta accanto, una borsa a gallina sarà il vostro asso nella manica nello studio del comportamento degli animali, perchè la gallina può infiltrarsi là dove l’uomo non può andare.

La galline che abitano le paludose Everglades, per esempio, non sono note per la loro ospitalità. Hanno un bel piumaggio, è vero, sanno difendersi dagli alligatori, è vero, ma non sono per niente inclini a fare nuove conoscenze. Galline territoriali, molto scontrose.

La gallina, poi, è sempre l’anima della festa.

Porta la gallina al ristorante, sarà di grande conforto mentre ti disidrati in attesa di un Apple Martini… bevanda che non disseta, è vero, ma fa contentezza.

Porta la tua gallina in albergo. Sarà una gallina, ma puoi insegnarle ad apprezzare un letto king-size, invece del solito pollaio.

Tieni sempre una gallina al tuo fianco, ti accompagnerà con devozione, come un vero animale da compagnia.

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Perchè una borsa zoomorfa, è per sempre.

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PS – Poi ricordatemi di raccontare un agghiacciante aneddoto d’infanzia su Madre e un pollo.

PS II – Amore del cuore, scherzavo, prima. Le porto volentieri le tue cose nella mia gallina.