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Amore del Cuore.
Eh.
C’è una roba che non ho mai capito.
..ma in che ambito?
Jurassic Park.
Ah, ok. Tipo?
Tipo la faccenda del tirannosauro guercio. Ogni volta che c’è in giro un tirannosauro, il professor Grant tappa la bocca di un nipotino di Hammond a caso e grida – sottovoce, però – STATE FERMI! SE NON CI MUOVIAMO NON CI VEDE! Ma come non vi vede. È un tirannosauro alto sei metri, come fa a non vedervi. È un predatore, vederti è il suo lavoro. Capisco che uno possa anche annusarti tantissimo, ma mi rifiuto di credere che il tirannosauro abbia dominato la terra per milioni di anni senza vedere un cazzo di niente. Da dove viene questa teoria del tirannosauro che non ti può vedere? Chi l’ha deciso? Com’è possibile?
Stai forse mettendo in dubbio l’autorevolezza del professor Grant? Anni di ricerche. Di scavi. Di devozione alla paleontologia. Di amore per i velociraptor. Quello che dice il professor Grant è DOGMA!
Ma come fanno ad esserne sicuri! Come l’hanno scoperto? Cioè, che cos’hanno trovato del tirannosauro? Il teschio. Un po’ di ossa. Un nido, magari. Dei dentoni. Delle orme. Com’è che, da un testone fossile, si arriva alla certezza dogmatica del tirannosauro che non ti vede se stai fermo? Non ci sono più neanche gli occhi, in quei teschi lì! Che ne sanno. Non capiamo neanche come funzionano le balene, che cosa vogliamo saperne di come ci vedeva il tirannosauro? E le balene sono ancora vive! Nuotano! Fanno quei versi lì a trombone, si spiaggiano. Ecco! Manco capiamo perché le balene si spiaggiano, e siamo qui a fare i fenomeni con i tirannosauri!
Avranno studiato gli scheletri, com’erano messi. I branchi. Le prede. Il territorio. La composizione delle ossa. Si capirà dalle dimensioni del cervello, dalla conformazione delle orbite, dalla struttura cranica…
Ma chi se ne frega! Non può essere vero! Con tutto il rispetto per la struttura cranica, ma proviamo un attimo a generalizzare… il tirannosauro vede solo la roba che si muove. Cos’è, se c’è un albero non se ne accorge? Come fa con il paesaggio? Mica si sposta. Tirannosauri che sbattono contro le montagne, che inciampano nei massi, che si sfracellano contro le piante. Tirannosauri che non capiscono dove si trovano, che vagano ciechi in una pianura desolata agitando forsennatamente le braccine! Ma è una solenne stronzata! È questo che vogliono farci credere? Io mi rifiuto categoricamente di ritenere anche solo accettabile questa-
Stai tranquilla, va tutto bene. Non preoccuparti. Vado a fare una camomilla…

Certi si fidanzano perché vanno tutti e due in curva del Sassuolo, certi perché si divertono a impennare con la moto, certi perché adorano catturare le farfalle col retino. E chi siamo noi per giudicare. Con Amore del Cuore siamo partiti da basi solide. Ci piacevano i libri, giocavamo a tennis (lui un po’ meglio di me), non sapevamo ballare e da piccoli eravamo invasatissimi coi dinosauri. Ci sono bambine che pettinano le Barbie e bambine che giocano con i velociraptor, che cosa devo dire. Le serate romantiche, all’inizio della nostra storia, consistevano in proiezioni domestiche della Valle Incantata. Ma con tanto di pianto iniziale – quando Denti Aguzzi trucida orrendamente la coraggiosa mamma di Piedino nel bel mezzo di un cataclisma vulcanico – e tifo sfegatato per Pidri, lo pterodattilo che non sa volare. Comunque, poi è successo che abbiamo deciso di sposarci e c’è stato da decidere il tema del matrimonio. Perché, a quanto pare, i matrimoni devono avere un tema. Non hai un tema?

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Ecco.
La faccenda del tema è un casino epico, perché bisogna che un sacco di scemenze si somiglino tra loro. Partecipazioni, TABLO’, segnatavoli, il menu, le bomboniere, l’etichetta delle mutande e pure le otturazioni che avete in bocca. Avremmo potuto stroncare sul nascere tutte le nostre tribolazioni decidendo che il tema era un eterogeneo minestrone ai cinque cereali, ma Regina George ha votato contro. Al che, l’abbiamo risolta brillantemente.

MADRE – Guarda che vi dovete sbrigare, che fra un mese c’è da mandare le partecipazioni a tutta quella gente lì che avete invitato.
TEGAMINI – Se arrivano fra un mese e quindici giorni non crepa mica nessuno…
MADRE – Eh, proprio, sono tutti lì ad aspettare voi… ma almeno avete deciso che cosa fare? Il tema, dico.
TEGAMINI – Facciamo i dinosauri.
MADRE – ….
TEGAMINI – Pronto?
MADRE – I dinosauri? Ma non siete un po’ grandi?
TEGAMINI – Cos’è, la paleontologia non è sufficientemente nobile? Guarda che è una scienza come tutte le altre. E Jurassic Park è un capolavoro della letteratura e della cinematografia. E poi non vogliamo mica fare le minchiatine coi pupazzetti…
MADRE – MA COME TI ESPRIMI!
TEGAMINI – Dicevo, non vogliamo delle robe da bambini, coi mostricciattoli e quelle cazzate lì. Ci piacerebbe che somigliasse un po’ tutto a una pagina d’enciclopedia, sai quei frontespizi dei libri vecchi, con le illustrazioni tipo erbario o manuale di zoologia? Hai presente? Volevamo fare così, che non è tamarro e riusciamo a metterci i dinosauri con una certa eleganza. Così nessuno straccia le palle e siamo belli felici tutti quanti.
MADRE – Guarda, per me potete anche stamparci su il bue e l’asinello, basta che vi muovete.

Per puro culo – anzi, grazie all’impagabile consiglio della mamma della Pupa-gallina-Iginaci siamo imbattuti nella fatina buona della tipografia retrò. Perché uno pensa che a Rho ci siano solo la nebbia e i baracconi della fiera nuova, e invece poi si scopre che in quei posti lì esistono anche delle giovani donne che decidono di mettere su dei laboratori pieni di macchine centenarie, meravigliosi fogli di carta e caratterini mobili. Isabella – regina di Letterink – faccio fatica a descriverla, ma immaginatevi una persona di un metro e cinquanta che funziona ad energia di scoiattolo altamente concentrata. Anzi, prendete tutti gli scoiattoli d’Europa, fateci un mucchio, comprimetelo tantissimo e salutatelo. Ciao, Isabella. Io e Amore del Cuore vorremmo mettere dei dinosauri nel nostro matrimonio.
Qua, tanto per farvi capire, ci sono un po’ di cose che Isabella usa per lavorare.

Dopo averle fatto girare tutte le biblioteche della Lombardia in cerca di illustrazioni di dinosauri che somigliassero a quello che avevamo in mente noi, mi sono messa a raddrizzare i pupazzetti sulla mensola dei libri con le figure e mi è cascato l’occhio su un assurdo volume che possiedo dalla più tenera età e che, ovviamente, avevo completamente dimenticato. O meglio, il mio inconscio lo sapeva che intendevamo proprio quella roba lì, ma quando si ha la testa piena di batuffoli di cotone non c’è molto da fare. Mi sentivo pure una gran stronza, che Isabella ha cominciato a lavorare con noi che era all’ottavo mese di gravidanza e mi veniva l’ansia a pensare che si era girata centosei posti per cercarci dei dinosauri quando poi quelli giusti erano sempre stati lì a casa mia, sereni e paciosi. Voi direte, ma che ci vai a fare in biblioteca, che c’è l’internet? Ebbene, tutte le immagini pseudo-naturalistico-preistoriche che abbiamo trovato sull’internet erano piccole così e tragicamente scompagnate. Non ci puoi stampare niente, con quella roba. L’unica speranza, in uno dei momenti più oscuri e tormentati delle Matrimoniadi, era imbattersi per caso in un qualche atlante illustrato dall’aria un po’ polverosa e saccheggiarlo follemente. Per fortuna, però, James Gurney e Dinotopia ci hanno salvati dall’asteroide.

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Vorrei ringraziare Santa Lucia per avermi portato questo libro, suppergiù nel 1993. E vorrei applaudire il signor Gurney per aver disegnato, chissà poi perché, dei dinosauri così ben fatti e festosi. Niente, vi faccio vedere che cosa ci abbiamo combinato, con Dinotopia. Grafiche e olio di gomito made in Letterink.

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Partecipazioni

Il lato-illustrazione è felicemente stato stampato in digitale – così come l’interno della busta. Il lato-testo, invece, è uscito da quella macchina là gigante che vi ho messo prima. Abbiamo usato una carta spessotta, giallina, con la grana visibile e un po’ di puntinini. Se dobbiamo far finta che sia roba vecchia, facciamolo al meglio delle nostre possibilità, insomma.

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Nel mondo vero, ecco come sono.

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C’è pure il prezioso timbrino. Non avete idea che ansia sia timbrare a mano delle partecipazioni. Mi scuso con chi ne abbia ricevuta una particolarmente storta, credo di averlo fatto di notte.

Per la rubrica “La posta del cuore di Alfonso Signorini”, dovete sapere che Isabella ha eroicamente messo al mondo Niccolò mentre ci stampava le partecipazioni. Ha fatto le buste, ha stampato a mano il lato del testo, ha partorito e ha stampato l’illustrazione. Niccolò – che durante le fasi di progettazione di tutta questa roba qua era ancora noto col nome di Fagiolino – è un bambolotto. Isabella, dalle ultime notizie in mio possesso, sta ancora cercando di far capire all’anagrafe che Niccolò si scrive con la ò e non con la o’. Sarà una lunga battaglia.

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Bomboniere

Un po’ per deformazione professionale e un po’ perché non ho mai capito che farmene delle bomboniere degli altri – e il vasino, e il gingillino, e il piattino e il soprammobilino -, abbiamo deciso di regalare un libro. Diamine, tutti dovrebbero andare a una festa e tornare a casa con della roba da leggere. Grazie a Minimum Fax – che ci ha fatto un casino di sconto -, abbiamo distribuito con immane orgoglio Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace. Ricopertinato e inconfettato. I confetti non li sopportiamo, ma speriamo di essere riusciti a farli diventare tollerabili.

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I menu

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Si mangia. Vuoi non mettere niente sul tavolo? La gente ha bisogno di sapere che ci sarà per cena. Alla fine ci siamo dimenticati di sostituire WEDDING CAKE con un più sobrio TORTA NUZIALE. Non l’ho neanche mangiata, la mia benedetta WEDDING CAKE. L’ho tagliata, ma non so altro. Chissà se era buona. Non ho manco mai visto la fontana di cioccolato. La leggenda narra che ci fosse una fontana di cioccolato! Al mio matrimonio! Ma qualcuno l’ha fotografata? Sono affranta. Ma dov’era, dove! Ma non potevate portarmici? Comunque, questi sono i menu. Siamo così coglioni che non ne abbiamo tenuto neanche uno.

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Segnatavolo e tableau

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Un dinosauro per tavolo e passa la paura. Si ringraziano i premurosi invitati che hanno deciso di condividere su Instagram il loro segnatavolo perché altrimenti non avevo un cavolo da farvi vedere di un po’ più concreto. Io, che tengo anche gli scontrini del gelataio, sono qua senza i miei menu e i miei cartoncini intelligenti che li pieghi come delle casette e stanno in piedi da soli. Non riuscirò mai ad accettarlo.

Un giorno vi inviterò a casa, ci berremo un bicchiere e srotoleremo il tableau. Adesso, con Ottone von Accidenti a piede libero, se lo tiro fuori diventa un sacchetto di coriandoli preistorici. E poi ho sempre desiderato far capire a chi ci vede bene che cosa significa essere miopi e avere una lavagna davanti.

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Ecco qua, insomma. Per completare l’opera, posso dirvi che ogni mezz’ora partiva il tema di Jurassic Park. MADRE, conquistata dall’assurdità della situazione, ci ha addirittura fornito due romantici brontosauri di ceramica da mettere in cima alla torta. Volevamo anche un paio di veri brachiosauri da far pascolare in piscina, ma John Hammond li aveva finiti. In compenso, però, sono certa che i brontosauri di MADRE siano vivi. Stanno solo fingendo di essere delle statuine.

E niente, ancora grazie di cuore a Isabella per il lavoro meraviglioso, la resistenza fisica e l’immane pazienza. Mettetelo al mondo voi un Fagiolino, mentre partecipate alle Matrimoniadi. Visto poi che i blogger si dice abbiano questo incalcolabile potere di farsi ascoltare dalla gente perché sono simpatici, sinceri e ragazzoni della porta accanto, ecco, se dovete farvi stampare qualsiasi cosa o farvi inventare della grafica veramente IEA per le vostre cose, parlate senza indugio con madama Letterink. Tegamini-approved da capo a piedi, con tutta la gioia del mondo.

P.S.
Per apprezzare a pieno la maestosità del tema di Jurassic Park, non possiamo dimenticare la visita di Peter Griffin al bagno dei dirigenti.

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Insomma, fra dieci giorni mi sposo. Fra dieci giorni diventerò la signora Del Cuore. Il regno è in festa, anche se non ho la più vaga idea di che aspetto avrà la nostra torta. Anzi, non mi ricordo neanche più che cosa ho chiesto. E pensare che avevo un plico di foto sfarzosissime, biecamente stampate da Pinterest. Chissà che roba era. Me ne vergogno, ma ormai è tutto nelle mani del rubicondo pasticcere, uno che davanti al negozio ha un cartello vandalizzato con scritto “parcheggio riservato ai condom”. Sarà un successo senza precedenti. La sorpresa meglio riuscita della storia. UNA TORTA! …ma è la mia! Che figata! Ma pensa un po’!
Tra le cose importanti che mi sto dimenticando c’è anche la valigia – gigante ma versatile – per il glorioso viaggio. Devo per forza andare alla Rinascente – epicentro terrificante dell’entusiasmo da saldi – perché sono stata costretta a restituire al corner La Perla un orrendo reggiseno a fascia color carne che non ha saputo comportarsi con sufficiente incisività. A un reggiseno da mettere sotto a un corpetto non è che si chieda molto. Reggiseno, sostieni e minimizza la dispersione laterale, non è che devi applicare senza indugio il teorema di Ruffini. Niente, il reggiseno era una pataccata molliccia e sbilenca, ma ho 141 euro di buono da utilizzare per il bagaglio dei miei sogni. Com’è ovvio, mi piacciono le Samsonite che se fischi ti vengono dietro da sole, quelle con l’incantesimo levita-baule di Harry Potter.
Valigia o non valigia, però, l’acquisto coatto di un reggiseno a fascia color carne è una disgrazia che non augurerei neanche alla più spregevole delle arpie.
Nel frattempo – e  con immensa apprensione – si consultano opuscoli intitolati La messa degli sposi, nel vano tentativo di individuare due letture (più bonus-track Vangelo) in cui non ci siano femmine sottomesse che passano la giornata ad impastare pane azzimo, nel terrore di venire ripudiate. Paralizzati dallo sgomento, abbiamo deciso di puntare tutto sull’interpretazione: la lettura uno l’ha vinta il nostro amico scrittore – nonché zio principale di Ottone – che è tipo Vittorio Gassman, mentre la lettura due verrà declamata dalla mia adorata compagna dell’università che nella vita fa l’attrice.
A chiunque ci chieda qualcosa, poi, rispondiamo come risponderebbe Wolverine.

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La verità è che vorremmo starcene a casa, nudi e addormentati, mentre la nostra immaginaria assistente litiga con l’agente di Annie Leibovitz per l’organizzazione di un servizio fotografico così fantastico da far chiudere Instagram. Perché noi siamo contentissimi, nonostante la costante spossatezza. Ci saltelliamo vicendevolmente attorno lanciandoci il gatto. Produciamo gioia per osmosi. Per dire, l’altro giorno MADRE è entrata in un negozio non meglio identificato e ci ha comprato due dinosauri di ceramica. Uno è azzurro – col papillon – e uno è rosa – con un fiocco sulla coda e il culo vezzosamente per aria. MADRE, capite? La stessa donna che ha tagliato l’erba di un campo intero con UNA FORBICE. MADRE che si abbandona a un gesto di assoluta tenerezza, MADRE che acquista qualcosa di adorabile ma inutilissimo. Vuol proprio dire che stiamo facendo giusto. Annichiliti dalla commozione, abbiamo deciso di collocare i due dinosauri in cima alla torta… sempre che la torta abbia una cima. Per quel che ne so potrebbe anche essere una specie di tavolo da ping-pong ricoperto di frutta e ciuffetti di panna. Avrei dovuto chiederne una a forma di tirannosauro e buonanotte. Salve pasticcere Condom, mi fabbrichi un cucciolo di tirannosauro, realistico e tridimensionale!
Dov’è la mia carrozza.

In tutto questo, sono anche sopravvissuta con onore a un addio al nubilato. Anzi, due. Nel primo ho ricevuto in dono una confezione formato famiglia di GLORIOSI M&Ms con su Amore del Cuore – una roba che mi ha rimesso in pace con la creazione tutta, inclusi i bambini che gridano sul treno alle 8 della mattina. Nel secondo, invece, ho finalmente messo piede sulla Riviera Romagnola – tratto costiero da me mai visitato in precedenza – e ho sgallinato per due giorni con una formazione di femmine agguerritissime ma assai aggraziate. Le magliette, avevamo anche le magliette tegaminiche. E un velo! E una bacchetta magica! Ho vagato in spiaggia con un velo in testa e un bicchiere rosa che diceva SPOSA. Alle 21.54 ero già da buttare nell’umido, ma poi è finita che alle 4 e un po’ ci siamo ritrovate in macchina con questo taxista davvero sinistro che, all’improvviso, ci ha rivelato di saper parlare con la Madonna. In tutto ciò, poi, si è scoperto che la mia testimone non aveva capito che era la testimone. A quanto pare, mi sono scordata di comunicarglielo. Me lo sono deciso per i fatti miei e, felice come uno scoiattolo volante della Siberia, ho proseguito per la mia strada, uno splendido sentiero lastricato di sottintesi. L’avrò magari detto alla Madonna, vai a sapere.

Insomma, continuo ad odiare furiosamente qualsiasi genere di attività matrimonial-organizzativa, ma resisto e mi rifiuto di soccombere. Mancano dieci giorni. Il trionfo è vicino. Uno sterminato futuro di coccole ci attende. Ci terremo per mano davanti ai leoni marini di San Francisco e tenteremo caparbiamente di sopravvivere ancora per un po’ nella casa più piccola del mondo. Spazzoleremo Ottone e valuteremo l’opportunità di acquistare un’automobile. Ci metteremo circa un lustro, ma sarà comunque più agevole dei preparativi per un matrimonio. E per favore, che i vegetariani dell’ultimo minuto mi confermino che sono veramente vegetariani, che dobbiamo farvi preparare le benedette verdure sostitutive. E che nessuno si aspetti di ricevere una tonnellata di confetti celebrativi. Noi li detestiamo, i confetti. Ma adoreremo diventare una piccola famiglia.
Sono anche un po’ emozionata, in effetti.

Ci sono momenti in cui sentiamo il bisogno di veder trionfare la giustizia. Ma con enfasi. Con incisività. Con clamore.Non sto parlando di condanne agli arresti domiciliari in una villa sontuosa. Sto parlando della luminosa e selvaggia gioia che si prova quando il cattivo muore – possibilmente soffrendo – in una qualsiasi opera di fantasia prodotta dall’ingegno umano.

Escludendo i vegani in odore di santità e i personaggi pubblici con uffici stampa particolarmente puritani, la gente di ogni latitudine ambisce alla coltivazione del disdicevole sentimento della vendetta, come forza capace di riequilibrare il cosmo. Non c’è da andarne fieri, per carità, ma ci sono ben poche cose spontanee di cui vantarsi in giro. Insomma, in questa faglia – piena di smottamenti e pietre che rotolano – che separa quello che sarebbe educato pensare e quello che, invece, ci sgorga puro ed incandescente dal cuore, a metterci una pezza sono da sempre accorse le arti.
I libri, i fumetti, i film – e il resto di quello che è bello ma finto – ci forniscono efficacissimi stratagemmi per rallegrarci delle disgrazie altrui senza che arrivi un capo Scout a dirci che siamo dei mostri. Dobbiamo ammettere che, di tanto in tanto, abbiamo bisogno di qualcuno che impali la strega Ursula con la prua acuminata di una nave. È importante che Edward trafigga coi forbicioni l’ignorantissimo fidanzato di Winona Rider. L’imperatore Palpatine non può passarla liscia, deve arrivare uno che lo solleva di peso e lo scaraventa giù dalla passerella, perché se lo merita, santo cielo, ha soggiogato la galassia per decenni, ha rovinato la vita di Anakin Skywalker, ha contribuito a spettinare la principessa Leia… ci deve finire, giù per quel pozzo, poche balle.
Bene.
Tra gli eroi dispensatori di giustizia, numerosi come le stelle del cielo, capita, ogni tanto, che si verifichino disdicevoli episodi d’immeritato oblio. Perchè Iron Man sarà anche un fenomeno, ma nessuno è ancora riuscito a riportare ordine sulla bilancia del karma con la sublime efficacia dimostrata dal dimenticatissimo dilofosauro di Jurassic Park.

Come certamente ricorderete, l’unico personaggio da disprezzare con autentico e funesto sdegno era Dennis Nedry, programmatore panzone, incaricato di sottrarre con l’inganno gli embrioni dei dinosauri e di fuggire, dopo aver mandato a puttane l’intero sistema di sicurezza e controllo del parco. Detestato sin dalla prima scena dal sempre affabile Samuel L. Jackson – e giustamente -, l’avido contrabbandiere avrebbe meritato ogni male anche se non fosse stato prescelto come unico e autentico cattivo del film. Il signor Hammond, ideatore e finanziatore di tutto il baraccone era, in fondo, animato dalle buone intenzioni dei sognatori ed evidentemente incapace di prevedere la devastazione che si sarebbe abbattuta sull’isola tutta intera. Ed era anche un po’ rincoglionito, oltre che bonario sognatore, valà.
Quindi, se ben ci pensiamo, è tutta colpa di Nedry.
Dalla prima all’ultima disgrazia.
È Nedry che spegne i recinti, uccide i telefoni, spalanca le porte, ferma le macchine e rapisce i dinosaurini in provetta. Dalle sue scellerate azioni – a scopo di lucro, per altro – scaturiscono sfighe colossali: i velociraptor fuggono – mettendoci ansia a ripetizione -, i tirannosauri mangiano la gente, i grossi erbivori abbattono le piante, bambini finiscono sulle cime degli alberi, i gallimimus vengono azzannati e nessuno pensa al triceratopo col cagotto, ancora convalescente dopo l’intervento della dottoressa Sattler.

Subdolo e unto, Nedry approfitta dello scompiglio per darsi alla fuga col malloppo – ficcato in una latta di schiuma da barba refrigerata, perché è avanti -, senza incontrare la minima resistenza. Nessun ostacolo, nessuno che si fosse accorto di quant’era stronzo, nessuno che facesse caso a lui. Capire se Nedry fosse un genio del crimine o se fosse solo un delinquente di bassa lega circondato da babbei non è al momento rilevante. Quel che ci interessa è ben altro, perché qualcuno, nel folto della foresta, aveva capito… ed era pronto a fare giustizia.
Il dilofosauro, diamine.
Il dilofosauro è un fenomeno, è come un ninja col premio Nobel
.
Coraggioso e indomito, si fa trovare al posto giusto nel momento giusto… e non per caso: il dilofosauro sapeva che Nedry si sarebbe impantanato proprio là e sapeva pure che ci sarebbe stata una violentissima tempesta tropicale. Ma che dico, il dilofosauro ha provocato la tempesta tropicale, senza spiegarci come, perchè non potremmo in ogni caso capire. Dimostrando uno spiccato senso del teatro, poi, il nostro eroe appare per la prima volta quando si tratta di fare sul serio – comodi gli altri, con la capretta lì pronta per essere mangiata – e, puntuale come una maledizione, svolge con impareggiabile perizia la seguente sequenza di attività:

– ingannare e raggirare il malvagio (apparendo tenero e totalmente innocuo)
– terrorizzare all’improvviso, su più livelli percettivi (visivamente e sonoramente)
– sputazzare roba velenosa e acida in faccia al malvagio (schifo totale più immenso dolore)
– scomparire in silenzio
– osservare con compostezza mentre il malvagio si dibatte cieco nel fango
– osservare con compostezza (questa volta anche un po’ divertita) il malvagio che per un commovente attimo culla l’illusione della salvezza
–  ricomparire dove nessuno s’aspettava
– divorare con inaudita ferocia e stridore di denti il malvagio accecato

Bellissimo. Elegante. Tattico. Il dilofosauro è un maestro.
È l’eroe che spazza via il male, mettendoci la cattiveria che ci metteremmo noi se solo fossimo indignati dinosauri fittizi. Quando ogni speranza è persa, quando la luce è lontana e l’equilibrio karmico è sfasciato e pericolante, il dilofosauro ci salva, fiammeggiando nell’oscurità. Vota DILOFOSAURO, per un mondo finalmente giusto!