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Chris Hemsworth

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age of ultron

Joss Whedon, poverone, si è scelto un mestiere difficile. Joss Whedon è un uomo che si sveglia, beve il caffè ed esce di casa con la consapevolezza di doverci traghettare tutti quanti verso le Infinity Wars. Io, alla mattina, sto dieci minuti ad analizzare il cassetto delle mutande – che se scegli quelle con l’elastico molle finisce che ad ogni passo te le ritrovi in mezzo alle chiappe. Joss Whedon si alza dal letto e, da anni, ha il sacro compito di trovare le mutande giuste per un intero universo CINEMATICO.
Mettetele voi, le mutande a Groot, santo il cielo.
Nonostante queste palesi e comprensibili difficoltà, Joss Whedon – chissà poi come – è riuscito a sfornare un nuovo film degli Avengers, conservando addirittura il senno. A parte un candido “Sono un po’ stanchino”, l’ho visto piuttosto in sagoma. E il film? Partendo dal presupposto che è impossibile prendersi male davanti un’impresa degli Avengers, non posso fare finta che Age of Ultron sia una fulgida meraviglia. Anzi, è un film pieno di problemi. Somiglia un po’ a quei libri d’avventura in cui l’autore si impegna tantissimo a descrivere nel dettaglio ogni movimento dei suoi personaggi, dimenticando – spesso e volentieri – di piazzarli su una seggiola a dire due cose. Come ti senti, trafelato e tumefattissimo personaggio? Scommetto che ne hai pieni i coglioni di vagare da un continente all’altro senza un’anima che ti domandi come va. Tieni, bevi una birra e conversiamo come delle persone normali. Se poi non hai voglia di star qua con me, puoi sempre scambiare due parole coi tuoi compagni supereroi. Non vi farà male, giuro.
E invece niente.
Age of Ultron è un film ponte, suo malgrado. E sappiamo tutti che fine ha fatto il Bifrost. Manca un po’ di cuore, insomma. Non c’è l’alchimia bella-bella in modo assurdo del primo Avengers, non c’è la stessa tensione e, nonostante alcuni sporadici tentativi, questa gente non ha un mazza da dirsi. Quello che ne esce meglio, a livello di “perbacco, che personaggio interessante” è un arrabbiatissimo burattino alto tre metri che, guarda un po’ l’originalità, vuole distruggere il mondo.
Io mi chiedo, ma tutti questi qua che vogliono distruggere il mondo… ma dov’è che s’immaginano di vivere, dopo?
Comunque.
Quello che possiamo fare, per divertirci un po’, è parlare di che combinano i nostri beneamati supereroi, analizzandone baldanzosamente le gesta, le prodezze sentimentali, le sfighe e i fattacci loro. Che tanto si sa, siete venuti qui per perdere tel tempo, mica per fare un master in cinematografia.

CI SONO GLI SPOILER.
CI SONO GLI SPOILER.
CI SONO GLI SPOILER.

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IRON MAN

Tony Stark, profondamente segnato dalla battaglia di Manhattan e dal bordello infame accaduto in Iron Man 3, prosegue nella sua parabola discendente. C’è chi parla di introspezione, crescita, presa di coscienza, consapevolezza, senso di responsabilità, saggezza e illuminazione. C’è chi, invece, lo guarda e pensa a un Mocio Vileda volante. Tony Stark, incredibile ma vero, non ci regala uno straccio – LOL! – di soddisfazione, ma neanche quando indossa una specie di armatura frigorifero e picchia molto forte quel sacco di patate di Hulk. La roba che mi è piaciuta, di Iron-Frigo VS Hulk, è la faccenda del satellite pazzo. Quella roba è bellissima. È una specie di prigione telecomandata. E tutto funzionerebbe alla perfezione, se solo Hulk non fosse in grado di scavare. E se Iron Man ci regalasse, di tanto in tanto, un briciolo del suo sarcasmo.
Comunque.
L’unico “merito” di Tony Stark, in questo particolare frangente cinematografico, è l’accidentale creazione di Ultron. Travolto da un eccesso di zelo – e dimenticando quanto bene erano andate le cose l’ultima volta che aveva esagerato con l’assemblaggio di armature pazze che pensano da sole -, il buon Tony decide di costruirne una capace di proteggere tutta quanta la terra. Nonostante il saggio Banner passi ben il 23% dell’intero monte-dialoghi del film a spiegargli che è una solenne cazzata, Iron Man sbologna a Jarvis l’ingrato compito di concludere l’elaborazione-dati più importante della storia dell’umanità e si va a bere un Margarita.
Geppetto, almeno, era rimasto a carteggiare il suo pezzo di legno fino alla fine.

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ULTRON

Non ho avuto la fortuna di sentire Ultron che vaneggia con la voce di James Spader, ma mi è sembrato comunque un personaggio fascinosissimo. Certo, se avesse dichiarato all’improvviso di poter aprire uno Stargate mi sarei sentita molto meglio, ma ci faremo andar bene quel che c’è.
Ultron risponde, involontariamente, a una grande domanda: anche le intelligenze artificiali vivono malissimo l’adolescenza? Brufoli e ascelle pezzate a parte, Ultron è un teenager da manuale. Teatrale, rabbioso, irascibile e rissoso, Ultron detesta i suoi – Tony Stark e Jarvis -, si sente sommamente incompreso – MUORI, GENERE UMANO! -, frequenta cattive compagnie – ciao, giovani fenomeni da baraccone dell’Hydra, ci andiamo a pigliare un gelato? – e reagisce alle sfighe con plateale, sincero e autentico disappunto – OH, NO, ANCORA VOI!
La roba che avvantaggia Ultron, rispetto al sedicenne medio, è la capacità di mandare in orbita una città. Ma anche, lasciatemelo dire, l’incomprensibile necessità di procurarsi un corpo vero. Quella faccenda lì, devo essere sincera, non l’ho mandata giù. Per il resto, Ultron ha il mio benestare. Anche perché, con tutti i posti che ci sono al mondo, ha scelto di sedersi a blaterare sull’altare di una chiesa diroccata. Con una gloriosa coperta sulla testa.
Che qualcuno porti Ultron in vacanza a Formentera. È il momento giusto.

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THOR

Non riesco mai a capire se Thor vada regolarmente a trovare la sua fidanzata o se scelga deliberatamente di ignorarla per mesi interi, senza ragione. Sentimenti a parte, Thor sembra essersi ambientato un po’ meglio sul nostro pianeta… perdendo, dunque, l’unico aspetto che lo rendeva interessante: il fatto di essere un biondissimo e gigantesco pesce fuor d’acqua. Thor, che dal nulla blatera di pentapalmi e frantuma tazze di caffè sul pavimento. Thor, che non ha vestiti normali… ma in fondo gli va bene così. Un uomo grosso e grezzissimo, che si esprime come un monaco cistercense e si fa delle treccine stupende. Qua, tanto per integrarlo ancora meglio con la fauna terrestre, riescono anche a fargli dire un tragico “Si parla che…” – abbiamo capito, è un errore di doppiaggio, ma non posso fare a meno di costruirci su una gloriosa metafora.
E niente.
Nonostante io trovi Thor uno degli spettacoli più belli che la natura sarà mai in grado di regalarci, il suo principale Age of Ultron-merito è quello di innescare l’unica gag davvero carina del film… il mirabile gioco-aperitivo del “Martello nella roccia”. Va bene, è bello e imponente, scaglia fulmini e volta… ma dateci qualcosa in più, qualcosa che ci faccia seriamente felici, qualcosa di strabiliante. Dateci suo fratello, per dire.

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CAPTAIN AMERICA

Il buon Steve Rogers sta migliorando. The Winter Soldier, contro ogni pronostico, mi era assai garbato. Qui in Age of Ultron, nonostante la tracotanza dei superpoteri altrui, Joss-Mutandatore-di-Universi-Whedon trova anche il modo di fargli sfoderare un paio di prodezze assai pregevoli. A coronare questo incredibile filone positivo, Captain America – grazie alla sua anima pura e generosa – riesce anche a smuovere il benedetto Mjölnir di ben 2 micron. Non potendosi manco sbronzare, non mi sembra una gran soddisfazione… ma pazienza.
Nonostante i passi da gigante, però, il finale del film riesce quasi a ricordarci perché Captain America, in fondo in fondo, ci sta un po’ sull’anima. Sono tutti là, bloccati su questa città-asteroide pronta a schiantarsi al suolo. Sono là per aria, e hanno un mucchio di problemi. Il mondo sta per finire, ma Captain America non vuole sentire ragioni. DOBBIAMO SALVARE ANCHE L’ULTIMO SCOIATTOLO DI QUESTO TERRIFICANTE AGGLOMERATO URBANO. Prima salviamo questa gente – inclusi i loro animali da compagnia… i criceti, le cocorite, le tartarughe di terra, le cavie, i cincillà… TUTTI, DEVONO FARCELA TUTTI -, insomma, prima salviamo questa gente – blatte incluse – e poi, se ci resta tempo, salviamo il mondo. Che diamine, saremo supereroi, ma abbiamo pur sempre due mani. L’onore! La giustizia! Mica come quegli sconsiderati della DC, che radono al suolo Metropolis senza battere ciglio. Superman, vergognati! Qua alla Marvel c’è dell’etica, qua si distrugge con criterio! Stolti! E niente. Captain America vaga casa per casa, porgendo panini al prosciutto e bottigliette di minerale a grandi e piccini. Prego, accomodatevi sulla scialuppa. Fino a venti minuti fa, l’Hellcarrier di scialuppe non ne aveva, ma adesso ce ne sono in abbondanza. Mica come quei bastardi del Titanic! W la terza classe! Democrazia! Aiuti umanitari! Giustizia sociale! Rettitudine!
Che qualcuno gli trovi una fidanzata, prima che scateni una Civil War.

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OCCHIO DI FALCO

Per me, Occhio di Falco è un mistero. Sarò una persona poco sensibile, sarò un cuore di pietra… che vi devo dire. Per me, che Occhio di Falco ci sia o non ci sia, non fa alcuna differenza. Molti lo amano perché è un po’ lo Xander del gruppo. Anche Xander – pur non avendo alcun genere di potere sovrannaturale – era un fidato alleato di Buffy e passava le sue giornate ad aiutarla a combattere il male. Occhio di Falco, in più di Xander, ha un’ottima mira, sa guidare gli aerei, riesce ad ammazzarti con un foglio A4 stropicciato e ha dei riflessi fantastici. Chiaro, sono dei grandissimi meriti. Roba che schifo non ci fa. Ma lasciatemi protestare un attimo. Perché, tra tutti i personaggi che ci sarebbe piaciuto conoscere ancora meglio, Occhio di Falco è veramente l’ultimo della lista. Fantastico, Occhio di Falco ha una moglie gravida, tredici figli e una fantastica casetta nella prateria! La Vedova Nera non è la sua ragazza, è la sua migliore amica! Occhio di Falco, zitto zitto, è un animo sensibile! Fine osservatore delle dinamiche che stravolgono, frullano e scompigliano il fragile equilibrio degli Avengers, Occhio di Falco è un ingranaggio imprescindibile… senza di lui, i nostri adorati paladini si sarebbero già sfanculati da un pezzo!
Bravo.
Bene.
Bis.
…ma quindi, fatemi capire. Queste storie super interessanti. Ce le avete raccontate per farci capire che, in fondo in fondo, anche lui serve a qualcosa?

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LA VEDOVA NERA

La Vedova Nera si è ritrovata, suo malgrado, al centro di una spiacevole controversia. Durante il press-tour di presentazione del film, infatti, Jeremy Renner e Chris Evans si sono lasciati scappare una battuta non proprio argutissima, che si è presto trasformata in un caso interplanetario. Alla domanda “che ne pensate della Vedova Nera?”, infatti, i due brillanti attori hanno risposto come risponderebbe il vostro panettiere al secondo vodka-lemon: “LA VEDOVA NERA È UNA ZOCCOLA”.
Apriti cielo – con annessi CHITAURI.
E il sessismo. E vi pare il modo di parlare dell’unica ragazza del film. Zoticoni. Retrogradi. Maschilisti.
Mentre giornalisti di ogni latitudine si impegnavano al massimo per difendere il suo buon nome, Natasha Romanoff sfrecciava in motocicletta verso il più fulgido dei tramonti – raccattando, di tanto in tanto, uno scudo di purissimo vibranio dal centro esatto della carreggiata. Pure Natasha non ha superpoteri, ma nessuno si sognerebbe mai di considerarla uno Xander qualsiasi.
Mi piace tantissimo, la Vedova Nera.
Mi piace il fatto che scelga, ogni volta, da che parte stare. Mi piace molto la schiettezza assoluta che è capace di dimostrare a chi se lo merita… e il talento infinito con cui finge di essere un’altra persona, quando è necessario. Doma gli Hulk, non si spettina, non le manda a dire e riesce a indossare una tutina di pelle palesemente scomodissima senza perdere un briciolo di mobilità.
La verità è che le ragazze di ogni continente tifano per Natasha Romanoff, ma come se non ci fosse un domani. Possono darle della mignotta finché vogliono, ma se riuscisse veramente a sdraiarseli tutti a noi farebbe solo un gran piacere.
SPOLPALI, NATASHA, SPOLPALI!
La faccenda più bella, però, è che Natasha sa benissimo di non averne alcun bisogno.

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HULK

Bruce Banner è qui per ricordarci che il mondo è complicato. Sul fronte anger-management, il dottor Banner sembra starci un po’ più dentro… almeno fino al minuto venti del film. Funziona così. Gli Avengers liberano Hulk. Hulk spacca il nemico. Hulk mastica alberi, si sfonda montagne sul cranio, abbatte edifici e sputa pallottole. Al momento della ritirata, qualcuno spedisce la Vedova Nera a un metro da Hulk e, contravvenendo ad ogni buonsenso e legge naturale, Hulk si tranquillizza. Che vi devo dire, il mondo è strano. La storia d’amore tra Banner e Natasha è una faccenda che mi garba, a livello concettuale. Hanno un casino di problemi in comune. Entrambi, tanto per cominciare, cercano di stare al mondo nascondendo chi sono davvero. Non sono due personcine che si lasciano andare facilmente. E sanno per esperienza che gli errori non si dimenticano. Mi piace, la loro storia. E la troverei addirittura sensata e commovente, se solo non ci fosse piovuta in testa all’improvviso. Quando mai la Vedova Nera e Banner si sono parlati, nel resto del Marvel-universo? State cercando di farmi credere che “Bruce! Bruce! Ascoltami! Andrà tutto bene!” nella stiva dell’Hellcarrier possa creare un precedente sufficientemente solido per raccontare uno affetto che sboccia tra mille difficoltà? Ma che è. Ah, dimenticavo, è la Vedova Nera che ha reclutato Banner in India! Deve pur significare qualcosa!
Bah.
IL CUORE. DATECI DEL CUORE, BESTIE!
Nonostante lo scetticismo, però, sto dalla loro parte. Sarebbe bellissimo, se Banner e Natasha riuscissero a volersi bene in santa pace. Dove sarà atterrato, lo stramaledetto aereo di Hulk? Tornerà mai? Si sarà portato i calzoncini di ricambio?
Ci scommetto i mignoli che, per puro caso, Hulk si è schiantato su una Gemma dell’Infinito. Ma così, mentre cercava un tabaccaio.

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I GEMELLI DEL DESTINO

Quicksilver e Scarlet Witch, in questo universo, sono figli dell’Hydra. Prima che gli Avengers facessero irruzione – grazie alla scena d’azione più confusa di sempre – nella ridente base surgelata del barone Von Strucker, Pietro e Wanda passavano le loro giornate a bisbigliare abbracciati dietro agli stipiti delle porte. Come il 79% dei personaggi di questo film, i gemelli ce l’hanno a morte con Tony Stark. A parte quello, non sanno una mazza di niente. Uno corre velocissimo – sentendosi perciò in dovere di vivere in tuta -, l’altra genera incubi, campi di forza e altra roba rossiccia incredibilmente devastante – soffrendo, come ogni supereroe con quelle magiche capacità, di una pesantissima sindrome di Jean Grey. Inserendosi a casaccio nell’intreccio narrativo, i Maximoff prendono circa un migliaio di decisioni – contraddicendosi ogni quindici minuti, fino a schierarsi dalla parte dei buoni. Verso la fine, Pietro crepa e a nessuno frega niente – …cioè, tipo, lo conoscevamo appena, che cosa dovremmo dire? Wanda e le sue manine a uncino, in compenso, strappano il cuore a Ultron, ci regalano un classico grido di dolore – NOOOOOOOOOOOOOHHHHHHHHHH! – e marciano con decisione verso la nuova base degli Avengers, una specie di stabilimento Ferrari da qualche parte in mezzo ai prati.
Su di me, in tutta franchezza, Pietro e Wanda hanno generato lo stesso impatto emotivo della cassiera del supermercato. Wanda m’è piaciuta un po’ di più, però. Facciamo che Wanda è la cassiera del supermercato che si dimentica accidentalmente di batterti un filetto.

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VISIONE

Rendendosi improvvisamente conto che Paul Bettany è troppo bravo e bello per limitarsi a fare la vocetta di Jarvis, Joss Whedon ha improvvisamente deciso di dipingerlo di rosso e di regalarci Visione. Non ho ben capito come sia nato e nemmeno che cosa possa fare di preciso, ma Visione è una meraviglia. Mi piacerebbe legargli un filo alla caviglia e tirarmelo dietro come un palloncino. I personaggi completamente “alieni”, legnosissimi, mantellati e dotati di eccellenti zigomi con me funzionano sempre. Spero che lo caccino in ogni scena dei prossimi ennemila film. Fate fare tutto a lui. Fategli dire delle cose. Fateci capire che cos’è. Visione mangia? Può cambiare colore a piacimento? Gli garbano i gattini? Dove abita? Thanos gli spaccherà il cranio? Fa la pipì? Ha bisogno di una fidanzata?
CHE DIAMINE, VISIONE HA ANCHE VINTO IL GIOCO-APERITIVO DI THOR, È IL CAPO DEI GALLI! Mettetegli un fiocco in testa e recapitatemelo sulla porta di casa!
VISIONE PER LA PRESIDENZA DELL’UNIVERSO!
SCONFIGGI L’INSENSATEZZA: VOTA VISIONE!

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E niente, questo è quanto.
Age of Ultron è un solenne pastrocchione strombazzante.
Le scene d’azione sono un bordello. Ogni cosa succede troppo in fretta. Non ci sono procioni che parlano. Tony Stark è diventato un tristone. Captain America è riuscito a regredire. Loki non s’è visto, ma ci siamo dovuti sorbire suo fratello per due ore e passa. Qualsiasi tentativo d’infondere un po’ d’anima a questa gente non ha fatto che accrescere il già poderoso fattore-WTF dell’intera vicenda. La Vedova Nera riesce a malapena a limonare, Occhio di Falco finisce sempre le frecce e l’angoscia infinita di Joss Whedon – COME FACCIO A CACCIARCI DENTRO TUTTA QUESTA ROBA, È IMPENSABILE! STO MALE. STO SOFFRENDO. MA PERCHÉ A ME? VOGLIO ANDARE IN VACANZA PER IL RESTO DELLA MIA VITA! TEAM-THANOS! SAPETE COSA VI DICO? NON GIRO NEMMENO LA SCENA POST-CREDITS, COSÌ IMPARATE, STRONZONI! – è percepibile ad ogni scena. Ultron, in compenso, vuole il Booster rosso.
Age of Ultron è un gran casino, ma ho nove anni e me lo andrei a rivedere domani.

loki thor

Thor – The Dark World è, senza dubbio, il film più rispettoso della mitologia norrena che mai vedremo al cinema: se non c’è in mezzo Loki, non succede un Mjolnir di niente. Ok, ok. Va bene, tecnicamente qualcosa succede. C’è una stirpe di elfi fantasticamente abili nel farsi le trecce che vuole far sprofondare l’universo nell’oscurità e nella tenebra più disperante. Addormentati da qualche migliaio di anni dietro a un paio di asteroidi, gli elfi dai fascinosi capelli si svegliano all’improvviso quando Jane Foster – alla faccia di Natalie Portman e del suo appello “più femmine senzienti e interessanti per la Marvel e per il cinema tutto” – decide di infilare una mano tra due monoliti fluttuanti che irradiano malvagità e terrore a ettametri di distanza. Ed è una scienziata, Jane Foster, mica una sciampista in stage. D’accordo, le garbano i deltoidi gibbosi e le barbe incolte, ma è comunque una luminosa rappresentante dell’eccellenza del sapere astrofisico internazionale. E vede una roba rossa tutta schifosa e sibilante che si agita in mezzo a due menhir magici sull’orlo di un precipizio, e ci caccia dentro le mani. Ma santa pace, Jane Foster, ma da piccola non li hai presi due sganassoni, quando cercavi di raccogliere le schifezze dal marciapiede? Se MADRE potesse dire qualcosa a Jane, le suggerirebbe di tagliarsele, quelle manacce di merda.
Ma ci stiamo già perdendo per le radici di Yggdrasil.
Quel che volevo davvero dire – mettendo incidentalmente il Cono della Vergogna a Jane Foster – è che questi nostri polpettoni del cuore dovrebbero cercare di far procedere la narrazione indipendentemente dalla stupidità dei loro protagonisti. Perché non posso accettare che l’universo rischi l’oscurità eterna solo perché la fidanzata di Thor è pirla. E nemmeno posso accettare che, limonando cretinamente per un prato di Greenwich, due comprimari altrettanto inetti contribuiscano a salvare il benedetto universo, e senza manco capire perché. Insomma, le motivazioni sono importanti. Per i buoni e un sacco di più per i cattivi.
BU! Sono un elfo oscuro! Esisto da prima del mondo! Ho questa roba rossa che solo io so controllare! I miei capelli sono strabilianti! E stamattina mi sono svegliato male: meritate di sprofondare nel buio!
Molto piacere, elfo oscuro. Noi qua non conosciamo a memoria la storia di ogni mondo governato da Odino, ma ci sembra proprio di averti incontrato per caso. Ti vuoi vendicare perché novemila anni fa gli asgardiani hanno sterminato la tua gente? Capirai. Saremo insensibili e ottusi, ma non ci siamo preoccupati neanche per un momento, e non perché polpettone-Thor sia un pozzo di strategia o una forza inarrestabile della natura. Non ci interessa niente perché la gente che vuole solo vendicarsi e fare qualcosa di definitivo e irreparabile al mondo è una roba che abbiamo già visto ennemila volte. E un po’ meglio, anche. Ecco, allora, prendi il numerino al banco salumeria e mettiti in fila dietro alla signora Franca, che vuole sciogliere la calotta polare col phon.
E’ per questo che ogni volta che fan fare qualcosa a Loki sembra che entri in scena, che ne so, una versione sorniona e piacevolmente malvagia di Immanuel Kant. GENIO! IRONIA! UNO SCOPO PRECISO! UNA SACROSANTA VENDETTA! L’IRREFRENABILE IMPULSO DI CAVARE A ODINO PURE L’ALTRO OCCHIO! UMORISMO! UN PIANO! ESPRESSIONI FACCIALI!

The Marvel Studios: "Thor: The Dark World" And "Captain America: The Winter Soldier" - Comic-Con International 2013

E via, poi tutti a stupirsi per il tornado di mutandine che Tom Hiddleston è costretto a schivare ogni volta che decide di uscire di casa. 
Sbaglio? Perché è vero, credo. Ero seduta lì, coi miei pop-corn e una sana e robusta propensione ad apprezzare i manzi armati di martello che piombano sul mio pianeta all’improvviso solo perché Idris Elba s’è per un attimo cecato, ma niente. Noia. Fastidio per Natalie Portman, ULTRAODIO per l’invadentissima Darcy – che è ovunque… e dovrebbe far ridere, senza mai riuscirci – e tanta comprensione per la povera Lady Sif, che sa andare a cavallo al contrario bevendo alla goccia un litro di idromele ma nessuno se la fila. Mi sono un po’ ripigliata quando Frigga del cuore ha preso a calci in culo l’elfo oscuro cantandogli le bionde trecce, ma poca roba. Per il resto è stato tutto un dov’è Loki? Dov’è Loki? Che fa? Legge? Spacca i tavolini? Si sarà pettinato un po’? Lo liberano? Non lo liberano? Che dice? Ma quindi? Che tramerà? Adesso capisco perché gli hanno fatto fare un mucchio di scene aggiuntive, in mezzo a questo sfacelo! E a Thor, ma gli vorrà un po’ bene? Ma un ceffone glielo possiamo mollare pure noi della quinta fila? Avrà bisogno di un lancio di mutandine, così, tanto per incoraggiare?
Nel dubbio tirategliele. Anche voi ometti. Che se ne accumuliamo una montagna sufficientemente alta e scoscesa magari riusciamo anche a farcelo venire fuori, un Loki-film-solista. ANT-MAN, fanno. Mi vien voglia di mettere una mano in mezzo a dei macigni malvagi. O di andare a raccogliere personalmente tutte le gemme dell’infinito, o come si chiamano, per regalarle a Loki, che sicuramente troverebbe qualcosa di strabiliante da farci.

Insomma. Tenetevi Polpettone-Martellone.
Qua si tifa per la megalomania, l’inganno e il capello unto.

…stavo per gridare SERPEVERDE, ma poi ho capito che la stavo pigliando troppo alla larga.

 

Il mio rapporto con gli autoveicoli è pessimo.
In macchina ci stavo bene quand’ero alta un metro e mezzo e potevo dormire comodamente sul sedile posteriore, lunga e distesa a pancia per aria. Poi ho iniziato a dover piegare le ginocchia o a rannicchiarmi di lato, magari umiliando l’illustre pupazzo Coniglio Mabiglio relegandolo al triste ruolo di cuscino, e da lì ciao, le macchine hanno cominciato a indispettirmi. All’esame della patente, su un cavalcavia con riga continua e categorico divieto di sorpassare, mi sono trovata davanti questo camioncino del rudo  – per tutti quelli che ignorano il colorito idioma del Piacenzashire, il RUDO è la spazzatura – che, all’improvviso, si è messo a seminare scatole di cartone per la carreggiata. Visto che non c’era molto altro da fare – morire nella corsia opposta o devastare la macchina della motorizzazione scartavetrando il GUARDRAIL -, ho preso in pieno uno scatolone, trovando anche il modo di inveire orrendamente contro lo sbadato spazzino. In tutta la vita, credo di aver parcheggiato sul serio al massimo tre volte. Con la Uno Hobby ereditata da mia zia, una macchina viola, senza servosterzo, con le ventole dell’aria piene di foglie secche – in qualsiasi stagione – e il riscaldamento finto, fare delle manovre raffinate era impensabile. Un mal di braccia. Una fatica. La roba più bella, però, succedeva nei giorni di pioggia. Perché quando pioveva, la Uno non partiva. Devi andare da qualche parte? Mi vuoi mettere in moto? Fottiti, piove.
Insomma, detesto guidare e mi rompo le balle quando mi trasportano, anzi, mi rompo le balle e, certe volte, mi abbandono a comportamenti folli. A maggio, per dire, abbiamo vagato come delle trottole tra la provincia di Gela e quella di Catania. Del tutto annientata dalla festa di matrimonio della sera precedente, disperatamente bisognosa di dormire e ormai furibonda per il continuo ciondolamento del mio cranio, ho deciso di legarmi la testa al sedile con una sciarpa.

Comunque.
Brummm!

È con questo spirito di totale disinteresse misto a ostilità per l’universo delle automobili e dell’automobilismo competitivo che mi sono presentata al cinema per vedere Rush di Ron Howard. Il film in cui Thor, dopo parecchi problemi col test a crocette, riesce finalmente a prendere la patente. Il film in cui tutti gli italiani, a parte il signor Ferrari che fa lo spocchioso con le sue calzette rosse, sono brava gente. Un film in cui il Giappone somiglia alla Desolazione di Smaug e, se fai l’autostop da qualche parte in provincia di Trento (se ho capito bene), a caricarti sono due indomiti, improbabili e calorosissimi scugnizzi. Io non ho ben capito se Rush mi sia piaciuto, perché somiglia a tantissime rivalità cinematografiche che ci siamo già abbondantemente sciroppati, solo che qui sono rese con ancora meno sottigliezza. E uno scopa il mondo. E l’altro non ha cuore nemmeno di andare a una festa. E uno lo abbracciano tutti. E l’altro lì, nell’angolo, incazzato nero che pensa a mettere il magnesio negli ingranaggi. E uno dentro una limousine piena zeppa di gnocche totali, sbronze come foche leopardo, e l’altro che smanetta con il carrello dell’aereo, tutto ustionato e derelitto ma equilibrato e geniale. È come se ci fossero i sottotitoli, in questo film. Và, qua c’è Lauda che decide così perché ha capito che la sua bella moglie con lo SCIGNOGN, quella signora alta ed elegante che non parla mai per tutto il film, ecco, forse ha capito che la signora silenziosissima è più importante delle infide pozzanghere giapponesi e buonanotte, non vale la pena crepare per dimostrare ancora qualcosa. E lì, toh, c’è Hunt che fa lo spavaldo coi giornalisti ma gli rode un casino che la moglie l’abbia lasciato per andare a farsi regalare tonnellate di diamanti da Richard Burton… e insomma, fuori ride ma dentro piange.
Non l’avrei mai pensato, ma i pezzi che mi sono garbati di più sono proprio quelli con le macchine che sfrecciano e le gomme che si disfano e tutta quella roba meccanica che fa su e giù e s’infuoca. Ed è stata una fortuna non sapere com’era andato a finire, poi, il lunghissimo campionato del mondo che racconta il film. Che se sapevo chi vinceva c’era da spararsi, non mi passava più. Insomma, mi viene da dire che Rush è “fatto bene” (“sai no, quel tuo amico… non è figo, però è un tipo, dai…”, ecco), che è un giocattolone piacevole, è da mi siedo lì e mi faccio imbottire di frasi plateali con una buona disposizione d’animo, ma volentieri. Che sia EPICO, ispirato e geniale no, però. E va già bene che non mi sono addormentata come davanti ai gran premi alla tv, che dopo due curve sono già sotto a una coperta che russo. Una squillante nota di totale entusiasmo, però, vorrei emetterla: ad un certo punto, c’era una macchina da corsa con SEI RUOTE. SEI. Sembrava un millepiedi cromato. Se le avesse avute la mia Uno Hobby, sei ruote, forse la mia vita sarebbe stata diversa. E oggi sarei una di quelle pilotesse Nascar col completo di Victoria’s Secret sotto alla tutona ignifuga. Una persona che si prende bene coi film della Formula 1 e parcheggia senza nemmeno spettinarsi. E invece.

 

***

Voi magari non avete sette anni, ma io sì. E qua in seconda elementare siamo tutti contentissimi per la magica apparizione del primo trailer del nuovo film di Thor, l’indomito polpettone di Asgard. Solo che non si chiamerà “Thor – Asgard’s Meatloaf” ma “Thor – The Dark World”. E si dovrebbe poter vedere in autunno, perché adesso va così, ogni sei mesi c’è un giro in giostra con un supereroe.
Direi di fare un po’ come la volta scorsa, con il trailer di Iron Man 3 – che esce il 24 aprile, tanto per ricordarlo a chi vive su Caronte, sassoso e ghiacciato satellite binario dell’ex-pianeta Plutone. Qua c’è il trailer e sotto c’è quello che ci ho capito io, più un diffuso e meritatissimo disprezzo per Jane Foster, il personaggio femminile più insipido e piagnucoloso del mondo. Che Sleipnir la sfiguri con tutti e otto i suoi zoccoli.

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Dunque.
Inizia con dei bambini che fanno fluttuare un tir. Non sappiamo perché, ma siamo molto contenti per loro. L’avessi fatto fluttuare io, un camion, quand’ero piccola. E invece no, al massimo facevo la rondata sulla trave alta.
Dopo i piccoli autotrasportatori telecinetici, Odino ci informa che prima della creazione non c’era il nulla, ma c’era l’OSCURITAH. Al che presumo ci mostrino il cattivo. Che forse è quello lì, un tizio tutto incatenato in una camera buia, con una specie di casco-tagliola in testa. Ma che fa, sta lì piantato come un monumento perché qualcuno deve ancora risvegliarlo? E chi mai sarà il supergenio? Ma soprattutto, che vuole?
Poi niente, un’immensa (e bellissima) nave nera a forma di accetta rovesciata solca le acque di un qualche posto grigissimo per andarsi a incastrare nel pratone all’inglese di un college. Ad accogliere l’evento con moderato sconcerto troviamo l’amica di Jane Foster, quella con le tette grosse e l’attitudine per la scienza di una commessa di Kiko. Gente che scappa, finestroni inestimabili che esplodono in un milione di pezzettini, fogli che volano. Misericordia, perché la gigantesca nave nera a forma d’accetta è venuta a rompere i vetri proprio a noi? Temo sia perché in quel posto lì c’è anche la nostra Jane. E ovviamente, come ogni personaggio inutile e imbranato, avrà bisogno di essere salvata.
Arriva Thor! I mantelli svolazzano!
Bene. Thor atterra, afferra la sua umana del cuore e, senza manco salutare, si smaterializza con lei verso Asgard. Così a vedere dal mare, sembrerebbe che il regno degli Asi sia leggermente migliorato… c’è sempre una doverosa maestosità, ma ben poche cose sono rimaste a forma di cannellone. Nel primo Thor, ogni palazzo era una composizione di cannelloni dorati. Ma si sa, il tocco magico del modesto Kenneth Branagh…
Comunque!
Thor regala un vestito asgardiano a Jane e se la porta a spasso. Lady Sif, interpretando un po’ i sentimenti di tutti, la incenerisce con lo sguardo. Anzi, la guarda con un disprezzo talmente meraviglioso e plateale che mi viene quasi da pensare che sia innamoratissima di Thor e megagelosa. Secondo me ci fanno qualcosa di interessante, con questa rivalità tra femmine.
Nel frattempo, i capelli di Thor – con treccina, grande innovazione – diventano più strabilianti e luminosi ad ogni inquadratura. Beato lui.
Distruzione ad Asgard, distruzione in un bosco, distruzione a Midgard, accorati appelli interventisti presso il trono di Odino e martelli fosforescenti che sfrecciano. Polpettone in posa plastica e onda energetica ribalta-nemici.
Poi vediamo una treccia bianca e minacciosa, molto più imponente della treccina di Thor.
La mamma di Thor, contrariatissima, piglia un pugnale e fa fare due passi al suo bel vestito, che mi pare un Vivienne Westwood Anglomania metallizzato.
Lady Sif fa uno di quei movimenti a scatto con la testa, quelle robe girachioma da guerriera indomita. Il fatto che ci rifacciano vedere Lady Sif vorrà forse dire che è diventata un personaggio importante? In ogni caso, ha uno scudo molto carino.
Ma ci sono moltissime femmine in questo trailer, che cosa sta succedendo.
Thor finisce in un polverone tempestoso e c’è un mostricciattolo blu mezzo sfigurato dall’acido muriatico che gli sventola davanti la sempre indifesa Jane Foster, crocifissa per aria. Thor, stracciato, stanchissimo e pesto, crolla sui ginocchioni gridando un inevitabile NNOOOOOOOOH.
Titolone di Thor.
E poi succede quello che qua in seconda elementare volevamo vedere sul serio.
Thor, nello sterco di Sleipnir fino al collo, si appropinqua a una di quelle solite gabbie di vetro per supercattivi e va a chiedere aiuto a Loki che, giustamente, lo prende per il culo ancor prima di vederlo arrivare.
La felicità è grande.
E se proprio dobbiamo proseguire nel filone “commento-capelli”, è ormai chiaro che Loki ha passato buona parte degli Avengers a farsi la piega. Qua è in camicione verde tutto stropicciato e ha in testa più o meno quello che mi ci ritrovo anch’io quando mi asciugo col FON con troppa esuberanza. Qualcuno gli porti del balsamo e un bel costume. Ridategli tutti i suoi giocattoli. E fategli prendere un po’ di sole, santo il cielo. Fate quel che vi pare, ma mettetelo in ogni inquadratura.
Più Loki! Più cattiveria! Più elmi cornuti! Più lavoro per gli psicanalisti! Forza!

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Diamine, se è brutto.

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Non so voi, ma sono positivamente impressionata.

E con questo, vado a stendere la maglietta di Ironman, che domani al cinema ci vado con quella. C’è pure il triangolo-Ark-cuore che si illumina al buio!

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La verità è che i supereroi sono la cosa più bella del mondo. I supereroi e la fantascienza. I minipony e un po’ anche l’Happy Meal. Datemi una qualsiasi saga caciaron-avventurosa e mi divertirò per mille anni… ma anche se fa schifo tipo i Fantastici Quattro, Daredevil o Lanterna Verde, perchè se il film è brutto oltre ogni immaginazione sarà comunque bellissimo parlarne male. Insomma, i supereroi hanno uno scopo ben preciso e molto nobile: farci divertire come felini che rincorrono gomitoli di lana. E con me funziona tutto quanto. Gente dalla personalità strabordante vola in giro, fa esplodere le cose e passeggia per scenografie esteticamente strabilianti dicendo spacconate. Mantelli. Armature. Spadoni. Costumi complicati. Dimensioni parallele. Cuori grandi così. È tutto mescolato in una gigantesca cospirazione per farmi contenta. E ciao cultura (?!), addio saggezza (???) e saltiamo su un trenino per Asgard.

Bene.
Non era detto che con gli Avengers sarebbe andata a finire bene. Troppa ciccia da arrostire, un regista che si era principalmente cimentato solo con film poco capiti e serie tv (anche se gli sarò eternamente grata per Buffy, gioia sfavillante della mia infanzia) e aspettative irragionevoli di geek già pronti a scendere in piazza coi fucili laser. Poteva venir fuori un polpettone ripugnante e senza senso, ma per fortuna sono accadute manciate di cose belle. Ovvio, non è la perfezione e il 3D potrebbe anche andare a farsi benedire, ma è davvero uno dei film più divertenti e boriosi che mi sia capitato di vedere.
Ora, quello che non sospettavo – e che ho scoperto in un sabato di pioggia torrenziale e colpevole lontananza di Amore del Cuore – è che c’è tutto un mondo là fuori. Te vai al cinema, torni a casa, magari decidi che vuoi un bel figliolo coi superpoteri come sfondo nuovo del computer, ti riprometti di leggere un po’ più di fumetti e di recuperare decenni di conoscenza Marvel che ti sei persa per strada – più per ragioni anagrafiche che per negligenza -… e all’improvviso ti imbatti in una galassia d’amore infinito. Anzi, di sentimenti che sfiorano lo stalking. La fangirl moderna non ha più bisogno d’affannarsi vagando per edicole e rincorrendo apparizioni televisive, non sarà più emarginata perchè fa battute che nessuno capisce. Perchè ora c’è TUMBLR, con la sua armata di maestri della gif animata… e meno male che ho finito di studiare.

In questo post – già eccezionale ancor prima di cominciare – vi renderò partecipi dei prodigi che orbitano intorno al già ingombrante universo degli Avengers. Perchè c’è gente generosissima, psicotica e molto creativa che passa le sue giornate a cercare e ad assemblare spassosità, espandendo a dismisura le potenzialità di sollazzo del genere umano tutto.
Visto che non possiamo passarci la vita – o così mi ha raccomandato il dottore -, andremo per temi e applicheremo un criterio di selezione che sono certa sia il migliore tra tutti i possibili: ci dedicheremo a quello che ha fatto ridere me.

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ROBERT DOWNEY JR, GENIO, MILIARDARIO, PLAYBOY, FILANTROPO

Dunque. Superman è uno dei pochi supereroi che si traveste da umano. Se vogliamo estendere il concetto senza pensarci troppo su, anche Batman è un po’ così… Bruce Wayne è più un fastidio che un aiuto, per Batman – escludendo i trascurabili benefici: maggiordomo, molti soldi, giocattoli tecnologici. Sia Superman che Batman, però, la vivono male. E gli occhiali, e Lois Lane che inspiegabilmente non riesce a capire chi ha di fronte, e le cene di gala che sottraggono tempo prezioso alla lotta al crimine, Gordon che si fa il sangue marcio, miriadi di nemici molto ben caratterizzati.
Ecco, anche Tony Stark è continuamente costretto a fronteggiare il medesimo dilemma identitario, solo che a lui piace moltissimo essere Robert Downey Jr. Insieme si divertono come coniglietti festanti e, dopo le percentuali sugli incassi degli Avengers, sono finalmente riusciti a far collidere i rispettivi patrimoni in un fantastilione di dollari, da investire in completi su misura, scarpe un po’ alte, costruzioni, macchine e barbette accuratamente disegnate. A Robert Downey Jr non scrivono nemmeno il copione, lo chiamano in scena all’ultimo momento, gli dicono più o meno cosa deve capitare e lo lasciano lì a fare come vuole. E se si dimentica qualcosa c’è comunque Jarvis, sempre pronto a offrire pacati suggerimenti.
Lo sappiamo tutti che è così.
E come farebbe ogni sbruffone amico della coerenza, poi, lo splendido Downey Jr non si nasconde… perchè essere Iron Man è semplicemente troppo meraviglioso.

Salutare folle adoranti fa parte della job-description di Iron Man. E che problema c’è.


Probabilmente a causa di un qualcosa di scritto in piccolo in un contratto, Robert Downey Jr è di tanto in tanto costretto a insinuare il dubbio nell’opinione pubblica, ridacchiando sotto i baffi.

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HULK SPACCA, MA E’ COMUNQUE CONSIDERATO UN AUTOBUS

Hulk è stato la vera rivelazione degli Avengers. Gli avranno fatto magari comodo i mezzi fiaschi delle precedenti trasposizioni cinematografiche, ma dobbiamo battere le mani all’adorabile Mark Ruffalo, al suo stropicciato Bruce Banner e al motion-capture, che l’ha fatto diventare il primo mostro verde ad essere davvero comandato da un attore, anche se l’han tutti preso in giro perchè gli toccava ruggire con addosso una tutina strana, ma è andata a finire bene. Applausi a scena aperta per Hulk, applausi. Parla una volta sola e dice la battuta più divertente del film, senza mai dimenticare di percuotere Thor con costanza e gran scricchiolare di nocche. Per quanto mi riguarda, poteva anche picchiarlo di più, ma sono già piuttosto soddisfatta.
Purtroppo, non essendo Mark Ruffalo bello bello in modo assurdo ma, più modestamente, solo bello, Hulk è diventato il campo giochi degli illustratori, che amano fargli trasportare e prendere al volo qualsiasi cosa, dagli Avengers non volanti/non saltanti all’intero maledetto cast, che gli campeggia sulla schienona schiacciando pisolini. E inizio anche a pensare che, come tutti gli autobus di questo mondo, Hulk abbia anche un bottone da pigiare quando c’è bisogno di scendere.

L’ultima è di Scott C, illustratore sopraffino che credo abbia già disegnato il mio intero immaginario fantastico. Qua, come al solito, ci regala un’efficacissima metafora dell’intero film.

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THOR, IL POLPETTONE DI ASGARD

Non ne farò mistero, Thor è un personaggio che m’immagino geniale nei fumetti, ma che Chris Hemsworth fa sembrare uno stupidone. Uno che si mette le braghe al contrario e mangia la minestra rumorosamente, l’amicone grosso e scemo, tanto per intenderci. E no, non sono impressionata dai suoi immani arti superiori – che credo comprendano muscoli non ancora del tutto capiti dalla moderna anatomia – o dalla sua chioma fluente, mi piace solo quando tira giù i fulmini dal cielo col martello. Il martello è parecchio avvincente, anche se non credo venga utilizzato al pieno delle sue potenzialità… e no, non sto facendo del triviale umorismo. In Thor, a casa dei giganti di ghiaccio, il nostro Polpettone di Asgard si era cimentato in un’onda d’urto di tale meraviglia da far sprofondare mezzo pak, aveva trapassato a martellate un mostro orrendamente battagliero… ma negli Avengers poca roba, a parte irritanti discorsi sul bene dell’universo. Thor sta lì in piedi e si massaggia le braccia, con aria trasognata e una faccia di pietra che nemmeno la miglior Monica Bellucci. Gli hanno anche scritto tre cose crocifisse, è vero… non lo vediamo entrare in un negozio di animali per farsi dare un cavallo o almeno un cane sufficientemente grande da essere cavalcato e non si esibisce quasi per niente nell’umorismo involontario che è anche un po’ l’unica cosa che potrebbe mai fare per noi, tipo questa perla immortale – che non mi ricordo nemmeno se sia capitata davvero o se sia scomparsa con la traduzione italiana:

Insomma, Chris Hemsworth non si impegna abbastanza. E’ solo incredibilmente grosso e variamente inopportuno:

E maledizione, volevo tantissimo che ricapitasse qualcosa di anche solo lontanamente paragonabile, ma niente:

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STEVE ROGERS LO VA A DIRE ALLA MAESTRA

Captain America è stato per me difficile da digerire… il personaggio, anche se al compianto agente Coulson piaceva da matti, lo trovo migliorato, anche se sempre mortalmente retorico. Sarà che è rimasto in coma criogenico per diversi decenni, non ha ancora avuto modo di vederla, manca totalmente di senso dell’umorismo e ha sempre l’aria preoccupata di chi non ci sta capendo niente, ma il buon Rogers m’indispettisce e mi fa al contempo venire in mente la Torcia Umana. Insomma, se c’è in scena Captain America vivo con la segreta speranza che decida all’improvviso di prendere fuoco. E lo so, non dimostro una gran sensibilità, date la drammatica situazione della sua carriera militare:

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AVENGERS, GET THE FUCK TO SLEEP

Tutto quello che potrei mai dire su Nick Fury, per quanto arguto e interessante, non riuscirebbe comunque ad eguagliare la gloria dei memo che manda in giro. E no, non ci sono serpenti sulla portaerei volante dello SHIELD:

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LOKI, UN ESERCITO DI GATTINI E UN BELLISSIMO ESAURIMENTO NERVOSO

Pensavo di essere originale… e invece no, l’intero etere fangirlico adora Loki. Non credo ci sia personaggio che sia riuscito a scatenare una simile – e assurdissima – ondata di gridolini scomposti. Nel tentativo di capire come sia potuto accadere, ho elaborato uno sparuto drappello di teorie:

– secco, pallido, sveglio e interessante, Loki è cresciuto nell’ombra di un tizio che non fa altro che frantumare le cose e azzannare cinghiali, tra gli applausi dell’intero regno di Asgard.
– in Thor scopre cose orrende, piange e s’arrabbia. E poi gli mettono un martello addosso.
– gli sono toccati i costumi belli. Dalla tenuta da divinità ai cappottini con la sciarpetta, Loki ha stile. E non ha bisogno di perdere tempo con bottoni e cerniere, i vestiti gli si materializzano addosso.
– avrà anche la pettinatura delle nostre vecchie zie, ma il capello unto e l’attaccatura a metà cranio non ne scalfiscono il fascino. Sta comunque meglio con l’elmo cornuto.
– afferra al volo dardi letali, con aria scocciata.
– alterna momenti di magnifica arroganza a pessime figure, roba degna delle tribolate adolescenze di tutti quanti noi.
– gli zigomi. Ottimi zigomi.
– è cattivo, ma con riluttanza. Capito da nessuno e ignorato dai più, vaga per i mondi alla ricerca di qualcuno che l’abbracci e che gli faccia capire che sapere di chi è figlio non è poi così rilevante. E chi se ne importa del trono di Asgard, il palazzo reale sembra un ammasso di cannelloni dorati.
– tra gli innumerevoli personaggi che incontra sul suo cammino, Loki è l’unico in grado di produrre una gamma di espressioni normali, molte delle quali risultano adorabili. Frigna, ride a sproposito e ci detesta con grande duttilità… proprio come Thor.
– viene percosso da tutti, più e più volte. Nel caso di Hulk vale doppio, ma se lo meritava.
– sforna discorsi di ragguardevole perfidia, ma sa anche lui che è solo per farsi coraggio.
– Tom Hiddleston ha un suo bel perchè. Soffre della sindrome d’immedesimazione di Tony Stark, ma fatta meglio: dialoga abitualmente su Twitter con l’account del dio Loki, grida cose da macchine in corsa e va in giro a dire a tutti che ha un esercito.

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Nel vano tentativo di far comprendere al mondo la portata della Loki-Hiddleston follia, appiccico cose a caso. Tanto fanno ridere tutte.

I mortali vanno presi a bastonate:

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Bastava cooperare:

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Loki si vendica del Ridiculously Photogenic Guy:

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Loki si vendica di Punk’d… perchè han cercato di rubargli in lavoro:

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Loki insegna idiomi sconosciuti alle folle:

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L’ennesima menzogna:

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Gli attori, i veri martiri del nostro tempo:

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Se il figlio di Mark Ruffalo ti preferisce a Hulk (come uno scoglionatissimo Ruffalo ha più e più volte affermato), sei a posto:

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Se bambini che passano per caso vogliono utilizzarti come giostrina, sei a posto:

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Se Iron Man ama farsi gettare dai finestroni da te, sei a posto:

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Se Hulk non ti stritola, sei a posto:

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Se qualcuno decide che sei pronto ad essere disegnato insieme a dei gattini, sei a posto:

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Se capisci l’importanza dei gattini e ti lanci in spericolate analogie, sei a posto:

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Esosi giocattolai ti riproducono senza sfigurarti:

E la gioia è grande.

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Credo di non aver mai prodotto nulla di così fotografico e guizzante. Un post al passo coi tempi. Un post che dovrebbe spingermi ad aprirmi un Tumblr per sfogare lontano da qui i miei istinti più bassi. Ma è stato tutto per amore dell’esegesi della cultura pop… e perchè ho comunque un Hulk che ha giurato di proteggermi in caso di proteste. E comunque vorrei capire, ma la scena alla fine della fine dei titoli di coda, con gli Avengers che mangiano robaccia, voi l’avete vista? Perchè in fondo alla mia pellicola non c’era, ho controllato due volte.

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Tutte le corbellerie grafiche vengono da questi posti. Posti di gente presa bene.

http://fuckyeah-avengers.tumblr.com/
http://fuckyeahrdj.tumblr.com/
http://stacyjacks.tumblr.com/
http://thisisnthappiness.com
http://9gag.com
http://memosfromfury.tumblr.com
http://ren-ne-rei.tumblr.com
http://joannaestep.tumblr.com

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Per chi, invece, volesse donarmi la sublime statuina da collezione di Loki – che ha cento mani intercambiabili e più accessori della Barbie -, la può ordinare qui. Mi arriverebbe a Natale, così vi togliete anche il pensiero del regalo.

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